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Racconti Erotici Etero

Il giardino di zio Giulio

By 29 Luglio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

IL GIARDINO DI ZIO GIULIO

Molti anni dopo, da sposata, tornai con mio marito a trovarli, era passato del tempo, mia zia ancora arzilla s’era incurvata un po’, mentre mio zio Giulio, i capelli quasi tutti bianchi, solo le tempie erano rimaste grige, conservava un aspetto quasi giovanile, la carne del viso ancora soda, con le guanciotte rossicce e soprattutto pimpante e felice di rivedermi. Stetti da loro, dietro loro insistenza, due giorni , il sabato e la domenica, percorsi per intero il giardino, rimasto immutato, con gli alberi di limoni che emanavano un dolce profumo, e il pensiero correva, a quei anni da adolescente, prima e signorina poi. Mi veniva in mente tutto di quei anni, le corse tra gli alberi, i dispetti che facevo a mia zia, il clisterino che lei mi fece, la pipì che facevo sempre al solito albero ecc. ecc., sembrava di viverli quei momenti.
Mio zio non era cambiato, ancora mi guardava con insistenza, ora trovandosi davanti una donna’, una bella donna prosperosa e morbida, il suo sguardo non l’avvertivo più disinteressato.., ma lo sentivo addosso con malizia, mi guardava da uomo desideroso e interessato.., sembrava che volesse spogliarmi con gli occhi. Pensavo forse di esagerare, era pur sempre mio zio, il fratello di mia madre, ma’., ma non mi sbagliavo. Domenica pomeriggio, dopo aver consumato un bel pranzo, mio marito come al solito va a fare il pisolino, si addormenta sul letto che una volta era mio.
Dopo aver aiutato mia zia in cucina, decido di andare a fumare una sigaretta in giardino, li lascio ambedue in sala e vado giù. Percorro lentamente il viale centrale fumando languidamente, guardo ai lati, gli alberi che mi videro crescere sessualmente, e arrivo al pozzo con il secchio e la catena, ancora funzionante, ci giro intorno guardandoci dentro, poi mi siedo su un grosso tronco d’albero secco, che prima non c’era, finisco la sigaretta e tiro il mozzicone nell’apertura del pozzo centrandolo, mi rilasso, contenta e felice di stare in quel posto. Mi viene la pipì, che faccio?
Vado dentro in bagno o’, o la faccio qui! Decisa, la faccio qua, cerco con lo sguardo l’albero che da adolescente ho annaffiato più volte, con la mia urina, mi alzo e mi ci reco vicino. Disinvolta, ma guardinga, una occhiata in giro se c’è qualcuno mi viene spontanea, poi con la schiena rivolta all’albero mi alzo la gonna ai fianchi, perché mi stà stretta, mi abbasso la mutandina nera e mi accovaccio, la mia fica si rilassa e le prime gocce di pipì bagnano la terra sotto. Guardo l’urina che esce dalla mia passerina, e colpisce la terra formando un piccolo laghetto, il ricordo di quando la facevo da adolescente mi venne subito, tutto come allora, guardare il laghetto di pipì a terra.
Stavo terminando la pisciatina, pronta per scuotermi con i fianchi per far cadere le ultime gocce, alzo gli occhi e con grande stupore vedo mio zio davanti che mi osserva..! Ohh’!!!, zio esclamai!!!!, un violento rossore mi avviluppò il viso, e un senso di vergogna mi entrò fin dentro le ossa’.! Mi alzo bruscamente, mostrando la mia splendida fica, curata nei particolari, rasata al punto giusto, pochi peli sul pube, depilata nell’inguine e intorno alle labbra fino al perineo, un vezzo a cui tengo molto, lascio sempre i peletti intorno all’ano, mi piace, in piedi cerco con le mani di tirare giù la gonna per coprirmi, ma non và, mi scuoto e ancheggio per farla scendere, invece fuoriescone le ultime gocce di pipì, che si posano all’interno delle cosce. Riesco a coprire mezza fica con la gonna, ho ancora la mutandina abbassata a metà cosce, le gocce di pipì che scendono lentamente lungo le gambe, sono tremendamente impacciata, non riesco a coordinare i movimenti, quando finalmente mio zio Giulio si fa sentire. Gioia mia, (mi ha sempre chiamata così) aspetta che ti aiuto!!! Rimasi immobile, non riuscivo più a muovermi e a parlare’, vidi mio zio avvicinarsi, chinarsi davanti a me, e toccarmi con le sue mani ruvide da contadino.
Mise le mani sulle cosce, e avvicinatosi con la testa su di loro, iniziò a leccarmi tra le gambe, proprio sulla pipì, con la lingua raspava e asciugava il rivolo di urina fino alla sorgente’.! La punta della grossa lingua lambiva la mia passera, dolcemente aprii le labbra.., e leccò sul forellino da dove era uscito il liquido. Presa da questa inusuale situazione, chiusi gli occhi e non mi sottrassi alle voglie di mio zio, prima poggiai le mani sui miei fianchi, poi visto che ci godevo, le poggiai sulla sua testa accarezzando i suoi capelli bianchi. Con le mani mi divaricava le gambe per raggiungere meglio il mio ‘fiore’ , allargai un po le cosce per favorirlo, e subito la sua lingua cercò il clitoride, sommergendolo di dolci bacini. Stavo tutta eccitata, il piacere era intenso, forse anche per il fatto che era mio zio, e quindi il ‘profumo’ d’incesto si mescolava con quello reale.
Il grilletto ‘molestato’ dall’abile lingua, mi trasmetteva forti sensazioni per tutto il corpo, sentivo la fica in ‘fiamme’ e bella lubrificata, lo zio porco, mi teneva le mani sul culo, attraendomi alla sua bocca e penetrandomi con la lingua dentro la vagina. Mi rovistava all’interno splendidamente, io partecipe e lasciva, mi lasciavo fare, gemendo e ancheggiando per meglio offrire il mio ‘frutto’ aperto all’uomo che con grande avidità succhiava il nettare della fica che sentivo in grande quantità.
Come una ventosa ‘prosciugava’ i miei umori con ingordigia, mentre con un dito mi tartassava il buchetto posteriore, cercando di forzarlo con la punta, ma’., con le chiappe strette, appoggiate all’albero, non c’era molto spazio per tale ‘manovra’. Dopo aver ‘scaricato’ un po di sborra vaginale in bocca a mio zio, come per incanto, ovvero in perfetta sintonia mi girai offrendogli il culetto. Il mio splendido culo, vanto del mio corpo, e oggetto di attenzione di tutti gli uomini che mi passavano vicino, in balia di mio zio, Giulio lo sporcaccione, che ‘abusava’ della mia ingenuità di nipotina, amata e desiderata. Io, giovane sposa, con mio marito a pochi metri di distanza che dormiva, ‘offrivo’ il mio corpo per lucrare piacere.., solo piacere, e mio zio era l’uomo che in quel momento me lo dava. Protesa con il bacino all’indietro, arcuata e a gambe divaricate, con le mani poggiate all’albero, mi offrivo in tutto il mio splendore, le forti mani sul mio corpo, il tempo di togliere definitivamente la mutandina gettata ai piedi dell’albero, la gonna stretta, sollevata alla vita e il suo viso insinuarsi tra le mie ‘grazie’ posteriori. Zio Giulio, notò subito i peletti lasciati intorno all’ano, cosa che parve approvare molto, e la lingua senza indugio lambì il mio buchetto del culo, che gioia’, sentirsi leccare il culo..!!!!! Ad ogni colpo di lingua sull’ano, roteavo il bacino e quindi il culetto, costringendo l’uomo a seguire con la testa i miei movimenti sinuosi e troieschi’, lui chino dietro di me.., con il viso affondato completamente tra le chiappe e la mano sul davanti cercando la passerina. Ero tutta un fuoco’, tirata con violenza una tetta fuori dal reggiseno, me la menavo, e con le dita stringevo il capezzolo duro e ricettivo, il tutto, mentre ricevevo la punta della lingua nel buchetto.., e la mano che mi esplorava la fica senza riguardo, introducendo, non so quante dita dentro la vagina. Non pensavo reagivo agli impulsi del corpo con il massimo godimento possibile, il desiderio di essere presa, posseduta, umiliata e sottomessa si faceva sempre più pressante.., sono sicura che non avrei opposto nessuna resistenza, se fossi stata inculata, lì con violenza.., anzi lo desideravo’! Vergine di culo, poiché mio marito non me lo chiedeva, ero pronta a darlo’, via al mio caro e depravato zietto, istintivamente ‘mi aprivo’ per far si che ciò si verificasse, ma la leccata andava ancora avanti con decisione e abnegazione. Esplorata, in profondità’, davanti e di dietro, sommersa dal più profondo piacere, pareva di stare in paradiso’, sentivo delle voci, angeli.., probabilmente, i quali invocavano ‘Giulio, Giulio’, ma’, fattosi più insistente, somigliava molto alla voce di mia zia Rita. Infatti la moglie di mio zio, era in giardino e cercava suo marito chiamandolo a squarciagola’, appena in tempo per non essere sorpresi sul fatto’., l’uomo si staccò dal mio culo, raccolse lo slip da terra e messeselo in tasca, andò incontro a sua moglie.., mentre io’, con sveltezza, tiravo giù la gonna coprendo le mie intimità, protetta da mio zio che per l’appunto andando incontro a lei, impedì che questa si avvicinasse al luogo del peccaminoso incesto.
A sera, come se nulla fosse successo, salutammo i nostri zietti e con mio marito tornammo a casa, a Napoli. In macchina, durante il percorso, ebbi un senso di rimorso su ciò che era successo in giardino con mio zio, mi chiedevo perché lo avevo permesso.., ma il corpo e la mente non sempre vanno d’accordo, questa è la spiegazione, poi non sono una stinca di santa, per cui basta poco per andare’.., a cento.., duecento o trecento all’ora’!! Lo ammetto sono una troia, una bella troiona, mi piace il sesso e tutte le sue manifestazioni., l’unica cosa, che mi dissi tra me, mentre mio marito guidava, è di evitare il contatto con mio zio, non ci dovevo più andare’, era troppo rischioso e soprattutto imperdonabile se si fosse scoperto. Cercai di non pensarci più, quello che è stato è stato, ma’., sempre questi maledetti ma’.! Insomma non finì lì, la storia in seguito ha avuto un ulteriore e definitivo sviluppo, come se avessi contratto un debito a cui non potevo sottrarmi.
Era passato quasi un mese dal ‘piacevole’ evento, ci pensavo spesso, non riuscivo a toglierlo dalla mente, perfino quando facevo l’amore con mio marito, si faceva spazio in me l’incestuosa idea, tuttavia ero decisa a non dare più alcun seguito.., coi fatti.., a una eventuale possibilità.
Mercoledì, intorno alle dieci, ricevo una telefonata, rispondo, dall’altro capo del filo, una voce familiare si presenta: ciao gioia mia; maledizione..!!!, dico tra me, è lui’, zio Giulio!!!! Hoo!!!!, zietto.., come va’.!!! Sono alla stazione, vengo a trovarti’., posso’? Non potevo certo dire di no, almeno non me la sentivo, sarebbe stato un sgarbo imperdonabile per me, a malincuore risposi: si certo’, ti aspetto!!!! Ok tra un po’ sono da te’! Stavo sola in casa, e lui certamente lo sapeva, cosa fare? La mente rifiutava quell’incontro, pensavo di metterlo a posto con le buone maniere una volta per tutte, ma intanto, istintivamente mi adoperavo, per farmi trovare in ordine. Stavo ancora in vestaglia, mi lavai il viso, feci il bidet, mi truccai alla meglio e profumai il corpo come di solito faccio tutte le mattine, non mi rasai il pube, perché lo faccio quando so di mostrami, poi indossai un normale intimo, sopra misi i pantaloni pensando di essere meno attraente.., e quindi non seducente, come avviene sempre con le mie gonne attillate, e le cosce belle in mostra, con il generoso seno che mi ritrovo, traboccante dalle vistose scollature’, insomma pensavo di rendermi eroticamente insignificante. Puntuale, bussa alla porta, lo apro e subito ci scambiamo il bacino di circostanza, con i saluti dei parenti tutti’, poi lo faccio accomodare in salotto, ricevendo i complimenti per la bella casa e vado in cucina a preparargli il caffè, perché so che gli piace molto. Lui mi guarda sorridendo e non parla, aspetto che il caffè sia pronto per serviglielo, ma si alza dalla poltrona e viene in cucina sedendosi al tavolo, dicendo che preferisce stare lì sentendosi a più suo agio. Con la tazzina in mano intenti a sorseggiare il liquido caldo, trovo la forza di dire quello che mi ero promesso di fare; senti, zio, posso sapere cosa hai in mente’., niente.., niente, fù la risposta’.! Mi sono trovato a Napoli per un servizio, e ho pensato di venirti a trovare.., poi’, poi ti ho portato la’.., mettendo una mano in tasca tira fuori lo slip nero, mio, che avevo lasciato a terra quel giorno nel suo giardino, e prima di porgermelo lo annusa nella parte di contatto con la passera, estasiandosi come un porco in calore. Sai, continuò sotto il mio sguardo stupefatto, non l’ho lavato apposta, per sentire oltre il tuo delizioso profumo, anche una sensazione di vicinanza’, come se tu fossi stata vicino a me’! Abbassai gli occhi, per pudore di fronte a tanta sfrontataggine, presi la mutandina e la poggiai sul tavolo, poi con calma dissi: a parte che sono una donna felicemente sposata, e rispettata, non ti pare che è anormale.., contro natura.., che un zio e una nipote facciano sesso!!!! Pensi a tua sorella (mia madre) morirebbe dalla vergogna se lo sapesse’! Deciso, non lo saprà mai’, a meno che non sei tu a dirglielo, poi ti ho sempre vista nuda.., da piccola.., ti ho visto crescere, i primi peli sulla tua fichett’., le tettine’, diventate tettone’, il tuo c’, didietro favoloso e irrinunciabile, infine il giardino.., un mese fa., mi hai stravolto’, ho bev’.., si’, ho bevuto il tuo afrodisiaco nettare, alludendo alla mia fica’.! Mi aveva preso le mani nelle sue, appoggiate sul tavolo, mi guardava in viso con fare un po.., pietoso.., anch’io lo guardai apertamente negli occhi, e venutomi un’idea lampante sussurrai: senti, facciamo un patto, lui mi guardava interessato, aspettando cosa avessi da proporgli. Decisa, come lui, abbiamo spericolatamente e vigliaccamente, fatto.., delle cose sconce, che non avremmo dovuto fare, a te magari sembra un lavoro incompiuto’, mentre per me è concluso..! Mi guardò guardingo, poi aggiunsi: tuttavia sei’, venuto qui con la scusa della mutandina per riprovarci di nuovo con me, ecco.., se.., io ti faccio.., ci stò’, cioè ti faccio sfogare.., sul mio corpo.., tu’, mi prometti di non provarci mai più’.! Di non vederci più da soli dovunque? Gioia mia, sei un angelo, attirandomi con le mani a se’, aspetta; dissi devi giurarmelo sui tuoi cari! Su mia madre, la zia e me che comunque mi hai sempre voluta bene. Non perse tempo mio zio Giulio a giurare su tutto, ora mantieni la promessa!!!! Con spirito di sacrificio, mi alzai per accontentarlo, pensando così di porre fine a questo sporco affare’! Andai lentamente nel soggiorno, dandogli la schiena, mi slacciai il jeans sotto i suoi occhi lussuriosi, scoprendo il culo coperto dalla mutandina posizionatomi vicino al divano, mi girai con la testa per invitarlo a raggiungermi, lui si alzò e venne verso di me, poi, mi rigirai verso la poltrona, abbassai lo slip bianco, a metà cosce insieme ai pantaloni, mi poggiai con la pancia sul bordo del divano, curvata in avanti, praticamente offrendogli il culo per farne ciò che voleva. Chiusi gli occhi, con la testa tra le mani aspettavo la ‘festa’, sentii prima il rumore dei suoi passi, poi lo slacciamento della grossa cintura di cuoio, lo strofinio dei suoi pantaloni che si abbassavano e le mani che mi palpavano le chiappe. Mossa azzardata la mia, senza alcuna richiesta specifica, donavo la mia verginità anale all’uomo dietro di me, forse anche per evitare che in fica…, potessi rimanere incinta. Si chinò sul mio culo, me lo baciò come già conoscevo, cioè da favola, mi unse per bene l’orifizio anale con la saliva, mi introdusse un dito per dilatarlo un po, al che spontaneamente dimenai il culetto in segno di totale approvazione, pronta per ricevere qualcosa di più consistente. Il mio amato e odiato zietto, afferrò le chiappette della sua graziosa nipotina, le allargò all’uopo, e indirizzò deciso il suo cazzo sul buchetto, non conoscevo il membro di mio zio, non l’avevo mai visto, se piccolo, grosso o normale, ma ne sentivo il contatto con il mio culo.
Premette con garbo cercando di non farmi male, ora è vero che ero vergine di cazzi, ma nel mio delizioso culetto c’era già entrato il manico della spazzola, quando da sola mi masturbavo nel bagno prima e dopo il matrimonio, e anche una bella zucchina verde che sceglievo apposta dal verdummaio, quindi il mio ano era di suo già avvezzo alle penetrazioni, anche consistenti. Perciò vuoi per il peso del corpo di mio zio che premeva su di me, vuoi perché mi sentivo pronta, fatto stà che il suo cazzo lento e continuo scivolò tutto, dalla cappella all’asta per intero, nel mio culo. Lo accolsi bene, un lieve bruciore sopportabile, meno male, pensai adagiata mollemente e indifferente, aspettando che mi eiaculasse dentro, muovevo un po il culetto più per abitudine che per godimento, mentre lui sbuffando come una locomotiva stantuffava, come se mi volesse farci entrare pure le palle. Non doveva essere un grosso cazzo, quello che tenevo nel culo, riuscivo a stringere lo sfintere attorno all’uccello, mentre scivolava ‘avanti indietro’ con la speranza che venisse presto. Infatti da lì a poco mi sottrasse il membro dall’ano, e tenendolo puntato sulle natiche, spruzzò il suo sperma inzaccherandomi il culo e le cosce, un ultimo contatto, quasi a cazzo moscio strofinandolo un po sulle chiappe pose fine all’inculata. Mi girai ad osservarlo, feci in tempo a vedere quel ‘coso’ moscio che veniva riposto nella mutanda, senza muovermi così, com’ero, dissi a mio zio: hai avuto il tuo premio, sei stato il primo a mettermelo nel culetto, ora rivestiti e va via, soprattutto mantieni la promessa. Seguivo i suoi movimenti senza alzarmi, vidi che passò in cucina, afferrò il mio slip nero dal tavolo, se lo rimise in tasca e uscendo dalla stanza disse: gioia mia ti porterò per sempre nel mio cuore, ti auguro tanta fortuna, il rumore della porta che si chiudeva terminò definitivamente l’avventura erotica con mio zio. Cercando di non far colare la sborra tra le cosce, ne presi un po con un dito dal solco delle natiche e nella mia più profonda intimità volli assaggiarla, pensando che comunque era sangue del mio stesso sangue. Mentre mi sistemavo il culetto profanato con garbo dal membro di mio zio, pensavo che tutto sommato non avevo tradito mio marito, non lo avevo preso in fica, quindi era rimasta inviolata, da quando mi sono sposata con lui, poi non avendomi mai presa dietro, non poteva accorgersi che ormai pure io avevo il culo rotto. fiordinorma@virgilio.it

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