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Racconti Erotici Etero

Il lavoro appaga..

By 11 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Era ormai il primo pomeriggio, Giorgio ed io avevamo fatto appena colazione con un caffè e dopo una nottata e mattinata come quelle, passate a fare sesso, la fame incominciava a farsi sentire. Avevamo quindi deciso di preparare qualcosa con ciò che c’era già in casa, non avendo nessuna voglia di rompere l’atmosfera che si era creata vestendoci e uscendo per andare a fare la spesa. In realtà io avevo fatto davvero poco, visto che uscita dalla doccia il pranzo era già quasi pronto. Nonostante non fosse caldissimo in casa si stava bene e quindi eravamo tutti e due piuttosto svestiti, cosa che di certo non ci aiutava a stare lontani, però eravamo sfiniti. Io avevo una maglietta che mi copriva appena un pezzo di coscia e ogni piegamento lasciava ben in mostra le mie culotte, mentre Giorgio si era vestito con dei pantaloni molto leggeri e una maglietta. Non si era ancora fatto la barba e quell’aria un po’ sciupata, con l’aggiunta degli occhiali e del look casual, gli stava davvero bene.

Naturalmente appena arrivata anch’io in cucina, eravamo andati avanti per un po’ con baci e carezze e provocazioni, dalle più culinarie alle più banali, ma vedermi mangiare una carota in un modo un po’ equivoco l’aveva divertito molto. Pronta la pasta ci eravamo seduti a tavola, sazi di noi, ma affamatissimi e avevamo mangiato di gusto. Verso la fine del pasto mi era già tornata la voglia di stuzzicarlo, e allora allungando il piede sotto il tavolo, l’avevo infilato tra le sue cosce, prima accarezzandolo solo in modo tranquillo, per poi avvicinarmi sempre di più verso l’interno, mentre continuavamo a parlare facendo finta di nulla.

Nel frattempo avevamo ricevuto entrambi alcune telefonate: a quanto pare tutti e due avremmo dovuto lavorare un po’ nel pomeriggio e per il  bene e la concentrazione comune avevamo deciso di separarci, lui in soggiorno, sulla sua scrivania, e io in cucina. Avevamo trascorso cosi alcune ore, il lavoro impegnava entrambi, avevamo mangiato tardi e quindi per cena ci eravamo limitati ad uno spuntino tranquillo, ovviamente insieme e come contorno tante tante coccole.

Io avevo finito un po’ prima col lavoro, ma mi sembrava che lui indugiasse un po’ troppo e poi ero stufa di aspettare, in tv non c’era nulla di interessante e avevo di nuovo voglia di lui. Mi ero avvicinata tranquilla, dietro di lui, massaggiandogli un po’ le spalle, sembrava gradire. E allora finalmente si era accorto di me. Mi aveva avvicinata a lui cingendomi il fianco con un braccio e iniziando un lento massaggio sul mio culetto, che aveva innescato il risveglio dei miei ormoni, eccitandomi subito. L’avevo pregato di spegnere il pc, ma continuava a leggere tranquillamente e allora ci avevo pensato io, abbassando lo schermo fino a chiuderlo..avevo voglia di provocarlo. Mi aveva guardata un po’ sorpreso, avevo spostato il pc e mi ero seduta sul tavolo al suo posto, appoggiando i piedi sulle sue gambe, fissandolo dritto negli occhi, con le gambe leggermente socchiuse e un faccino che cercava di essere innocente, ma credo fosse tutt’altro.

Mentre lo accarezzavo con i piedi mi aveva cinto il sedere, guardandomi il viso e tirandomi dolcemente verso di lui per baciarmi pieno di voglia. Le sue mani si stavano aprendo, passando dal culetto sempre più in avanti fino ad arrivare alle mie gambe, che aveva aperto accarezzandomi, mentre io mi appoggiavo sui gomiti, visto che la situazione iniziava a piacermi. Mi stava accarezzando sopra la stoffa degli slip, che sentiva già umida, baciandomi con sempre maggiore foga l’interno delle cosce, fino ad arrivare all’inguine e sfilarmi le mutandine. Sentivo la barba un po’ ispida a contatto con la mia pelle, ma anche quello mi faceva salire dei brividi di eccitazione lungo tutta la schiena, fino al contatto con la sua lingua. Mi leccava all’esterno, con lunghe e lente lappate, partendo dalla mia fessurina fino ad arrivare al monte di Venere, dandomi delle sensazioni fantastiche.  Ormai l’eccitazione mi aveva fatta completamente aprire davanti al suo viso e mi ero finalmente rilassata, abbandonandomi con la schiena sul tavolo e godendomi quel fantastico lavoretto. Era passato a torturarmi il clitoride, dando dei colpetti con la lingua, prendendolo tra le labbra per succhiarlo o mordicchiarlo e facendomi godere a ripetizione. Ogni tanto cambiava “tecnica”, facendomi sentire per un attimo la mancanza del contatto con la sua lingua, fino a sentirla entrare dentro di me, mentre con il pollice mi stimolava di nuovo il clitoride ormai sensibilissimo facendomi aumentare la voglia di lui a dismisura.

Dopo questa tortura si era alzato, mi aveva avvicinata a lui abbassandosi i pantaloni e i boxer in un colpo solo, rivelando un’erezione pazzesca che avrei voluto subito dentro di me, ma che invece mi stava facendo desiderare, accarezzandomi, passandola con una lentezza estenuante lungo tutta la mia fighetta fino ad arrivare all’altro buchino. Si era poi chinato su di me, baciandomi il collo, leccandomi e succhiandomi il lobo, sussurrandomi all’orecchio:

“mi piaci tantissimo..ho voglia di scoparti..”

Mentre continuava ad accarezzarmi col suo cazzo,  che non avevo mai sentito così duro e gonfio..stimolandomi il clitoride con la cappella pulsante e bagnata dei miei umori…

“dove lo vuoi?”

“dove ti pare, basta che me lo dai, non ce la faccio più!”

E dopo questa risposta l’aveva tolto da me, non lo sentivo più e mi sembrava di impazzire. Avevo invece sentito subito due dita penetrarmi, complice l’abbondante lubrificazione erano entrate senza problemi e quel contatto mi aveva portata direttamente al limite di un orgasmo. Sentivo i miei umori che colavano sulle cosce, mentre con la mano libera lo sentivo armeggiare nei dintorni del mio culetto. Un attimo dopo, mentre incurvava le dita nella mia fighetta a tastare ogni centimetro dentro di me, avevo sentito il pollice della stessa mano forzare l’”apertura” posteriore entrando anche lì senza difficoltà, prima immobile, per poi iniziare a muovere tutte le dita dentro di me, due davanti e una dietro..e io stavo impazzendo nel sentirle che si toccavano, penetrandomi con velocità e forza mentre con il viso si stava riportando fra le mie gambe, leccandomi ancora per poi lasciarmi, tornare in piedi davanti a me, alzarmi le gambe mettendo le sue braccia sotto le miei ginocchia ed entrare nella mia figa cosi, con un colpo deciso e profondo, aiutato dai miei umori. Lo sentivo duro e potente dentro di me ed ero scoppiata in un orgasmo fortissimo, aggrappandomi alle sue braccia facendogli quasi male.

Ma lui non era ancora venuto. Mi aveva lasciata appena riprendere, quando avevo sentito il suo cazzo, ancora duro e incandescente come un pezzo di ferro appoggiarsi sul mio culetto, anche lui fradicio e già aperto dal lavoretto precedente e ancora più rilassato grazie all’orgasmo. Io cercavo di premere col bacino, mentre lui entrava piano piano, con delicatezza, prima solo la cappella, che sentivo enorme, mi sembrava di non aver mai preso nulla del genere, mi sentivo allargare, ma mi stavo abituando. Un volta dentro, lo sentivo pulsare, fermo, finchè vedendo la mia espressione più rilassata aveva iniziato a scoparmi il culo con un ritmo lento e costante, spinte forti, mentre mi strizzava i capezzoli aggiungendo ancora un misto di dolore e piacere.

Sentiva che non avrei resistito ancora per molto ed aveva preso ad incularmi quasi furiosamente, assestando colpi sempre più forti che mi facevano muovere sul tavolo, dandomi l’impressione che se non mi avesse tenuta come stava facendo per le gambe, sarei caduta. Le sue mani mi toccavano ovunque, finchè non era tornato a sfiorarmi il clitoride e ciò aveva dato il via ad un orgasmo interminabile, seguito da un altro, che aveva preceduto di poco il suo.

Eravamo stremati, sentivo il suo peso sul mio corpo, si era sdraiato su di me, sfilandosi da me solo dopo qualche minuto e mi stava dando una serie di piccoli bacetti su tutto il viso, mentre cercavo di riprendermi. Fuori era già buio, non ce ne eravamo accorti, ma era notte inoltrata. Ci siamo trascinati a fare una doccia e poi a letto. Sfiniti, ma soddisfatti.

 

 

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