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Racconti Erotici Etero

Il libro

By 13 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

IL LIBRO

Seduta al solito locale, scelto per i dolci più buoni di tutta la città, mentre leggevo un insulso romanzetto di moda in quel periodo, ebbi la netta sensazione di avere un paio di occhi fissi su di me.
Ruotai la testa verso quella direzione e vidi un uomo, unico altro cliente, seduto ad un tavolo che, come me, stava leggendo.
Tornai al mio libro e non ci pensai più.

‘Mi scusi se la disturbo.’ Diressi lo sguardo verso la voce e incrociai quello dell’uomo, occhi color nocciola che sembravano scavarmi dentro.
‘Vedo che le piace leggere, mi permetta di lasciarle questo’. Teneva la mano sul libro che mi aveva offerto in modo da coprirlo quasi interamente.
‘La ringrazio ma non credo…’ Non finisco nemmeno la frase che l’uomo è già fuori dal locale.
Incuriosita sbircio il titolo e immediatamente impallidisco. Proprio quel libro!
Lo conosco bene, ne ho una vecchia copia letta mille volte, è stato artefice dei miei orgasmi solitari e a volte di coppia.
Forse dovrei scandalizzarmi per un tale regalo (anche se so perfettamente che ‘lo scandalo’ non fa parte del mio DNA) eppure, al ricordo delle avventure dell’eroina francese e dello strano modo in cui ora quel libro è arrivato nelle mie mani, comincio a percepire il vuoto tra le gambe e una umida sensazione si fà strada.

Guido fino a casa con il libro seduto accanto a me. Sdraiata sul divano lo apro alle mie pagine preferite.
Dentro trovo un biglietto con scritto: ‘Ti ho vista nella mia mente. Eri nuda, legata, piegata a me, soddisfatta.’ segue un numero di telefono.
Quelle parole accendono un fuoco, penso all’uomo che le ha scritte, non l’ho guardato abbastanza da ricordarmi il suo volto, ma ho incrociato i suoi occhi e questo mi basta per capire cosa ha visto lui in me.
Ho il bigliettino in una mano e il telefono nell’altra, giro per la stanza indecisa.

Risponde ai primi squilli. La mia voce tremante prova a dire:’Buonasera io sono….’ ma ancora una volta non mi fa finire la frase: ‘So chi sei. Dimmi perchè hai chiamato.’
Mi viene da rispondere una frase sciocca ma sarebbe inutile, dico:’ Ho letto le parole sul biglietto. Voglio che tu mi veda nella realtà esattamente come mi hai immaginata.’.

Ci incontriamo nel locale dove mi ha dato il libro.
Mentre cammino sento che mi guarda e allo stesso modo io posso finalmente guardare lui.
Ha ordinato per me lo stesso dolce che mangiavo prima.
Ne taglia un pezzo con la forchetta e la avvicina alle mie labbra. Apro la bocca per lui, la prima di altre volte, il sapore del cioccolato è meraviglioso e in quel modo lo è ancora di più.
Con il dito sfiora le mie labbra ed è come una scarica elettrica che si propaga in tutto il corpo.
Ho i miei occhi azzurri spalancati su di lui, il volto rosso e il respiro corto, sa che il corpo gli ha dato il permesso di farmi ciò che vuole. Dice soltanto ‘Bene’, mi dà la mano per alzarmi.

Mi porta nel suo appartamento, in una stanza con poca luce, c’è il letto, una scrivania, sedie e una poltrona di velluto rosso dove è seduto lui, è un Re sul suo trono, si accende una sigaretta e il fumo riempie l’aria.
‘Spogliati’
Obbedisco all’ordine, tolgo maglia e gonna, rimango con il reggiseno, il perizoma di pizzo nero, le autoreggenti con la fascia che stringe la coscia di pizzo rosso, anche le scarpe con il tacco sono rosse.

Continua a fumare, ma con un gesto del capo sembra approvare ciò che vede. Mi chiede di togliermi tutto, lasciare solo le calze e le scarpe.
Ora siamo l’uno di fronte all’altra, ha la sigaretta tra le dita mentre la avvicina alla pelle bianca tra i seni, ne sento il calore, penso che con un solo gesto potrebbe procurarmi sul ventre una cicatrice di fuoco, una scossa di paura mista al desiderio del suo marchio irrompe nelle viscere.
La getta in terra, guida le mie braccia dietro di me, mi gira.
‘Ferma così’, quasi all’istante sento una corda legare le braccia all’altezza dei gomiti e da lì andare a chiudermi i polsi, una morsa stretta dalla quale non posso e non voglio sottrarmi.
Quasi non respiro, le gambe, che dovrebbero essere il mio legame con la terra, diventano molli, sono creta per le sue mani, carne da segnare per le sue corde, puttana per il suo sesso.
Mi gira nuovamente, lo guardo, chiedendo senza parlare.

Ha ascoltato la mia richiesta, mi spinge verso il basso. Come è nell’ordine delle cose sono in ginocchio di fronte a Lui, slaccia i pantaloni, mi prende per i capelli e li tira, istintivamente apro la bocca. Tiene in mano il suo cazzo eretto, quella meraviglia dell’anatomia umana è merito mio.
Lo prendo in bocca, lo lecco sulla punta, ne faccio entrare una parte, poi fino in gola a sentire come lo stringo, inizio a fare su e giù spingendo con le labbra e più delicatamente con i denti.
Adoro sentire quella carne dura e calda in mio potere, guardarlo da sotto mentre con gli occhi chiusi fatica a mantenere l’equilibrio, sapere che gode della mia bocca.

Mi alza poco prima di venirmi in bocca, lasciandomi priva di quel nettare che già pregustavo in gola.
Mi porta verso la scrivania.’Togli le calze, lascia ancora le scarpe’ Faccio ciò che chiede.
‘Piegati’
Ho il seno poggiato sul ripiano della scrivania, la testa voltata da una parte senza poter sapere cosa succede dietro.
‘Allarga le gambe’
Le spalanco intuendo dalle sue mani sulle caviglie cosa voglia fare.
Le lega alle gambe della scrivania.
Ora sono oscenamente aperta di fronte a Lui.

La fica è un lago gonfio, rosso, non ancora toccato, il culo è alto e mostra il suo buco senza la protezione delle natiche.
E’ dietro di me, le sue dita sono dentro di me, comincio a godere, mi muovo nei limiti del possibile pur sentendo la corda sui gomiti che stringe e mi impedisce di trovare una posizione comoda.
Le costole sbattono sul ripiano di legno…domani avrò i lividi come testimoni della mia lussuria.
Mi penetra e il peso del suo corpo mi spinge ancora di più contro la scrivania, le spinte fanno sbattere il mio bacino contro il bordo, è un dolore sordo ma ripagato dal piacere di sentire il cazzo duro che sfrega le pareti interne e ad ogni affondo mi spacca.

Esce di scatto. Mi scioglie le caviglie e ancora legata mi porta verso il letto.
Libera le mani e le fissa nuovamente alla testiera del letto. Con le braccia alte sopra la testa lo guardo, ha occhi forti, senza timori, spalancati sul mio corpo, percorre i seni con le mani, stringe i capezzoli ormai sensibili e mi lascio andare ad un gemito che sa di animale.
Mi toglie le scarpe e le lascia cadere sul pavimento. Piega le mie gambe verso il mio tronco. Infila nuovamente il cazzo nel buco bollente.
Mi scopa con forza, sento che arriva allo stomaco tanto spinge, invade tutto lo spazio disponibile.
I muscoli dell’orgasmo cominciano a contrarsi tutti insieme, scoppiano luci nel cervello.
Vengo urlando a pieni polmoni.

Esce da me un secondo prima di venire, punta il cazzo sul mio seno e lo disegna di bianco latte.
Ne raccolgo delle gocce e, ingorda, le porto alla bocca.

Con calma mi guarda, carezza piano i miei fianchi , rimango su quel letto ad occhi chiusi.
Quando li riapro gli sorrido dicendo ‘Ora la tua immagine è completa. Sono nuda, legata, piegata a te, soddisfatta’.

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