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OrgiaRacconti Erotici Etero

Il mare di maggio

By 31 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

A maggio cominciano le giornate calde, la voglia di mare aumenta a dismisura e cattura le ragazze che vogliono prepararsi per le vacanze e sfoggiare un’abbronzatura dorata per fare invidia alle amiche.  Shy e Tom stavano insieme ormai da parecchi mesi, ma era già cominciata la fase del disincanto che arriva dopo l’innamoramento. Certo Shy amava Tom come il primo giorno, ma avrebbe desiderato maggiore passione, più desiderio d’intimità da parte di Tom. Lui, invece, si accontentava del piacere rubato e veloce ed era felice di esibirla e provocare l’invidia dei suoi amici, ma aveva ormai solo pulsioni affievolite e il suo desiderio si soddisfaceva rapidamente. Quel giorno incontrarono in centro due amici di lui, amici di calcetto e di sbevazzate di birra. Erano due fratelli molto bravi al gioco del calcio, affiatati e dalla forte intesa, che giocavano in attacco e segnavano molti gol. Sebbene si somigliassero poco, erano noti come i gemelli del gol.

“Fa proprio caldo, sembra cominciata l’estate e sabato andiamo al mare. Voi non fate la prova costume?“ disse Michele, uno dei due gemelli.

“Noi la prova costume la facciamo a casa. Dove andate di bello?” chiese Tom

“Andiamo al villaggio, dove i miei hanno una casa per le vacanze. Loro non ci vanno ed è libera – rispose Andrea – Perché non venite con noi? C’è posto per tutti!”

Shy moriva dalla voglia di andarci, ma non conosceva così bene i due fratelli per insinuarsi nella discussione. Rispose ancora Tom: “Ah! No. Grazie, ma non è possibile! Sabato sera abbiamo organizzato una pizza con Mario e Teresa. “

“Bè? Che problema c’è? Invitiamo anche loro. Abbiamo tre stanze da letto. Una matrimoniale e due camere doppie con letti singoli. Voi prendete la matrimoniale, Mario e Teresa andranno in una delle camere a letti singoli e noi due nell’altra!”.

Tom, che non ama il mare, avrebbe voluto rifiutare, ma i gemelli chiamarono immediatamente Mario e organizzarono.

Sabato mattina alle dieci erano già al villaggio. Era una bella giornata di sole e l’aria si stava riscaldando. La casa dei gemelli non era troppo grande ma aveva un ampio giardino. Aprirono le finestre per far cambiare aria e immediatamente andarono in spiaggia. La spiaggia era deserta come il villaggio. I ragazzi stesero i teli per terra e si misero tutti a prendere il sole. Dopo un’oretta, i quattro ragazzi cominciarono a dare segni d’insofferenza e andarono a fare il bagno. Le due ragazze, imperturbabili, rimasero stese al sole. L’acqua era ancora un po’ fredda, troppo fredda per una nuotata ma trasparente e calma, ideale e invitante per giocare a palla. Mario tirò fuori un pallone di rugby e i quattro cominciarono a giocare sulla riva, dove l’acqua non era più alta di una ventina di centimetri. Due contro due. Correvano con il pallone tra le braccia, se lo passavano l’un l’altro per sfuggire ai placcaggi degli avversari e andare a meta. Gridavano festosi per richiamare l’attenzione del compagno o per disorientare l’avversario. Sembrava che si divertissero tanto.

Arrivarono anche le ragazze e furono immediatamente coinvolte dai gemelli per giocare insieme. I gemelli dovettero insistere parecchio ma, alla fine, le ragazze accettarono. Il gioco, per rispetto al sesso debole, divenne meno duro, ma quando un avversario era vicino alla meta, gli interventi tornavano della solita durezza. E fu proprio in due o tre occasioni che Shy, vicina alla meta, subì altrettanti placcaggi seguiti da vere e proprie ammucchiate: lei sotto e gli altri sopra. Nella confusione che ne seguiva, Shy sentì distintamente le mani di uno dei ragazzi che le stringeva le tette e le pizzicava i capezzoli. Ne fu molto eccitata e, per vergogna, non disse nulla.

Quando furono troppo stanchi per rincorrersi e contrastarsi tornarono ai teli, stesi al sole come lucertole, a riposare. Shy tentò di dimenticare quelle palpatine che le avevano esplorato il corpo, e ci riuscì solo quando si ripromise di richiamare Tom al dovere di fidanzato per la notte.

Il resto della giornata passò tranquillamente, ma a metà pomeriggio si alzò un venticello e divenne troppo freddo per rimanere in spiaggia e tutti ritornarono alla villa. Tutti fecero la doccia calda per riscaldarsi e i gemelli tirarono fuori un paio di bottiglie di prosecco da bere mentre preparavano la cena. 

Shy indossava una gonna leggera, quasi trasparente, che le copriva le gambe fino a metà coscia, e una camicetta intonata e un po’ larga, senza reggiseno, che lasciava libere le tette di muoversi permettendo che le tette, nel muoversi, disegnassero con i capezzoli giochi di linee sulla camicia. Shy aveva in animo di fare l’amore con Tom tutta la notte e voleva, per questa ragione, suscitare un certo appetito sessuale utilizzando tutta la sua arte seduttiva.

Mangiarono tutto senza fretta e con allegria alimentata dal vino fresco e frizzante. Dopo mangiato rimasero ancora seduti al tavolo chiacchierando del più e del meno. Shy ripensava alle mani sconosciute che gli avevano stretto una tetta. Il ricordo le procurava ancora un po’ di piacere e cercava di capire chi potesse essere stato.

Forse fu il vino, forse il sole ma Tom si spostò sul divanetto a dondolo e si addormentò. “Che rabbia – pensò tra se Shy – quello stronzo di Tom si è addormentato proprio questa sera che avevamo un letto matrimoniale e una stanza tutta per noi, per tutta la notte! Per stasera, addio al sesso. Ne avevo proprio bisogno!”

Dopo un po’ Mario e Teresa salutarono e andarono a dormire. Shy, sebbene assonnata, cercò di resistere. Voleva capire chi avesse approfittato per palparle il seno e poi l’atmosfera si era fatta molto simpatica e i tre ragazzi scherzavano tra loro amabilmente. Un liquorino, che Andrea aveva tirato fuori, aveva reso la serata molto piacevole. Shy andò a sedersi su una panchina a un paio di metri dal tavolo dove avevano cenato. Ora il tavolo della cena impediva a Shy di vedere Tom. Dopo un po’ anche Andrea andò a sedersi sulla panchina, di fianco a Shy. Michele, invece, si alzò e cominciò a sparecchiare la tavola e a portare i piatti sporchi in cucina.

Shy e Andrea parlottavano amabilmente e di tanto in tanto Shy scoppiava in potenti risate a stento trattenute. Shy si sentì a suo agio e pensò che fosse il momento buono per scoprire chi fosse il palpatore marino. “Se mi prometti di dire la verità, ti faccio una domanda un po’ indiscreta” chiese Shy ad Andrea.

“Chiedi pure” rispose Andrea

“Chi è stato, questa mattina, a stringermi le tette mentre giocavamo a rugby?”

“Ahahaha !! Ti hanno palpato le tette? E qual è il problema? Forse è stato Tom! – disse Andrea mentre allungava una mano sulle tette di Shy – ti è piaciuto? “

“Ehi! “ gridò Shy

“Shhhhhh Non gridare che svegli Tom – disse Michele che era comparso improvvisamente – Se mi promettete di restare buoni, vado a lavare i piatti”. e ritornò in casa.

E Andrea: “Te la sei presa? Perché se te la sei presa, te le tocco di nuovo…..” e così dicendo scoppiò di nuovo ridere.

“Non fare lo sciocco e non fare rumore – sorrise Shy – Tom non ha bisogno di palparmi mentre gioca a rugby”

“Te le palpa? allora ti piace…..!”

“Certo che mi piace, perché Tom è il mio ragazzo……”

“Che sciocchezza! Le tue tette si accorgono che è la mano di Tom? Secondo me, a te è piaciuto più di quanto sia piaciuto al palpatore! – disse Andrea e mentre lo diceva estrasse il suo cazzo in tiro fuori dai pantaloni – guarda questo, è evidente che se ci fosse una ragazza che me lo stringe, proverei molto più piacere della ragazza stessa.”

Shy era imbarazzata. Non se lo aspettava e per nascondere l’imbarazzo scoppiò a ridere. “Cosa fai? Rimettilo dentro“ disse fra le risate.

Ma Andrea non ne ebbe ad intendere “Ti piace? È bello grosso, vero? E poi, guarda che bella cappella lucida” disse mentre lo scappellava.

Shy era turbata. Osservava il cazzo di Andrea e non poteva negare che fosse più grande e più bello di quello di Tom. E magari sapeva usarlo meglio. L’emozione di quella vista le blocco la risata e, nel tentativo di sembrare indifferente, simulando lo scherzo, disse: “Dai, rimettilo dentro. È quasi un arma e qualcuno potrebbe farsi male…..”

“Dimmi, è un bel cazzo? Shy, ti piace?”

“Dai Andrea, non fare lo stronzo! Certo che mi piace, ma tu non sei il mio ragazzo! Rimettilo dentro” rispose Shy incerta e ammirata.

“Dai, Shy! Voi ragazze siete sempre le solite. Non dite mai la verità. A te piacerebbe stringerlo per sentirne la durezza, così come a me piacerebbe stringerti le tette. Che problema hai se lo tengo fuori?”

“Nessun problema, Andrea, nessun problema”

“Dai, stringilo. Renditi conto di quanto è duro!”

“Sei matto?”

“Avanti, stingilo!”

Shy aveva davvero voglia di sentirlo. Era curiosa e lo prese in mano. “Davvero. È proprio duro. Ed è anche bello grande. Chissà come è contenta la tua ragazza! – disse dissimulando la soddisfazione che provava nello stringerlo in mano – si, si, proprio bello “

Shy diceva di volerlo lasciare ed invece, con noncuranza, lo teneva ancora nella mano. “Bello grande, eh? Dovresti vedere quello di Michele che è più grande del mio. Dai, scappellalo “ disse Andrea. E lei lo scappellò. “Hai visto quanto è lucida. Sembra uno specchio! Dagli un bacio”

“Un bacio? Scherzi? Sono la ragazza del tuo amico Tom!” rispose Shy risentita della proposta.

“Ma su, dai! Cosa sarà mai un bacetto ……. Solo per gioco, tra di noi……. tanto per sentirne il profumo. Non credo che Tom si arrabbierebbe per un bacetto innocente ………e poi non lo saprà mai nessuno”

“Cosa vuoi farmi fare, Andrea? …… Va bene. Solo un bacio….però”

“Un bacio ed un leccata! Vedrai, ti piacerà”

Shy si abbassò sul cazzo di Andrea per baciarlo. Lo baciò e lo leccò e non riusciva proprio a staccarsi da quello spettacolo della natura. “Brava Shy. Vedi? Che male c’è? – disse Andrea, ponendole una mano sulla testa – ora apri la bocca bene bene. Vedrai come è bello sentirlo pulsare sulla lingua e sul palato”

“Cosa vuoi farmi fare. Stronzo – disse Shy, lasciandosi spingere dalla mano di Andrea e, senza nessun accenno di resistenza, aprì la bocca – te lo prendo e te lo stringo solo per un attimo e poi lo rimetti a posto. Per farti contento. Va bene?”

“Va bene, Shy. Ora prendilo e succhia più forte che puoi……”

Shy eseguì, ma proprio quando stava succhiando al massimo, la mano di Andrea le spinse la testa e il cazzo entrò fino in gola…… “Brava, brava Shy. Ti piace vero? È un vero piacere avere tra le labbra un signor cazzo!”

A Shy le piaceva tenerlo tra le labbra, sentirlo premere sulla lingua e poi scendere giù fino a lambire le corde vocali. Poiché, però, non voleva fare la figura della zoccola, di tanto in tanto, quasi violentando se stessa, tirava su la testa per liberare la bocca. Andrea la lasciava fare, ma quando il glande arrivava sul limitare dalla bocca, con la mano spingeva la testa di Shy di nuovo verso il basso ed il suo cazzo rientrava prepotente fino in fondo alla gola. In questo modo Shy si sentiva meno in colpa e Andrea aveva cominciato a gemere di piacere.

Dopo una ventina di su e giù Andrea aveva il cazzo che le stava scoppiando e disse:” Ora, dimmelo sinceramente: ti è piaciuto prenderlo in bocca, vero?”

“ Solo perchè era il tuo, Andrea, altrimenti non lo avrei fatto. Bè…si, si, mi è piaciuto, hai un bel cazzo…..e mi piaceva sentirlo pulsare nella mia bocca. “

“Ora, però, basta giocare, Shy. Scosta le mutandine per liberare la figa e senza togliere la gonna, siediti su di me e lo infiliamo dentro. Voglio venire insieme a te. Deve essere meraviglioso…..! Vorresti scopare anche tu, vero?”

“Sei matto? Potrebbe svegliarsi Tom” – disse Shy mentre si voltava per vedere se Tom dormisse ancora e poi, tranquillizzata dal sonno pesante di Tom, tornò a guardare Andrea.

 “Rispondimi troia che non sei altro, vorresti scopare adesso vero? “

“Siii Andrea, voglio che mi scopi, ma non voglio che ci scopra Tom.” Rispose Shy, con voce profonda e sognante.

“Non ci scoprirà, faremo piano, senza gridare, piano piano. Dai, siediti su di me, non c’è nemmeno bisogno di spogliarci. Se per avventura si sveglia, vedrà solo che tu sei seduta su di me.”

“Andrea, sei un diavolo tentatore. Cosa mi fai fare. Vorrei, mi piacerebbe molto, ma è rischioso.”

“Non fare la verginella, Shy, lo desideriamo entrambi. Dai, siediti su di me.”

Shy si alzò in piedi, sfilò le mutandine, poi sollevò la gonna e si mise a cavalcioni ad Andrea, badando di dirigere il cazzo nella figa che era morbida e piena di umori lubrificanti e profumati. “Scopami, Andrea, scopami. Facciamo in fretta, prima che Tom si svegli”

“Sei una zoccola, Shy, una meravigliosa zoccola! Ti piace e se ti piace, lasciati andare completamente. Dillo che vuoi scopare, dillo che vuoi essere scopata“

“Scopami, si, scopami, non aver pietà. Sono una vera zoccola, scopami” 

“Sono dentro di te, Shy, e ti fotto, ti spacco in due, come una mela”

“Siii, siii Andrea, spaccami la figa, riempimi del tuo sperma “ rispose Shy, quasi a bassa voce per paura di svegliare Tom.

Cominciò la lunga cavalcata di Shy, quasi in silenzio, tra il piacere estremo che provava e la paura di svegliare Tom ed essere scoperta. Si muoveva con quel cazzo dentro di se e godeva e per resistere alla tentazione di gridare il suo piacere al cielo, finì con il mordere la spalla di Andrea che ebbe come un surplus di adrenalina che lo fece eiaculare abbondantemente dentro la figa gonfia di piacere di Shy che, tra urla strozzate in gola e gemiti di piacere, gli restituì un orgasmo galattico.

Shy, esausta, si lasciò cadere sulla panchina e Andrea, raccolte le sue forze, con due dita raccolse lungo le cosce di Shy un po’ di sperma che le usciva dalla figa e offrì quel liquido profumato alla sua bocca. Shy succhiò vorace le dita, deglutì, poi riaprì gli occhi e le si parò davanti il cazzo marmoreo di Michele.

 

Non ci volle molto perché Shy capisse cosa era successo. Michele lo aveva davvero enorme e rosso come un peperone. Aveva atteso pazientemente il suo turno e ora, con il cazzo denudato, esigeva il suo compenso. Da parte sua, Shy era molto soddisfatta della scopata che aveva appena terminato con Andrea, ma avrebbe volentieri fatto il bis a causa del lungo digiuno con Tom. In altre circostanze avrebbe certamente approfittato di quel bel cazzone grosso, nodoso e duro di Michele, ma temeva di passar per gran zoccola e che Tom potesse svegliarsi e sorprenderla in flagranza. Nel dubbio rimase muta.

 

“Succhialo!” disse Michele rivolto a Shy.

 

“Ascolta Michele, hai davvero un bel gingillo e, ti assicuro, non mi farei pregare nemmeno un po’ a servirmene, ma sono esausta, non ne ho la forza, tuo fratello mi ha ripassata fino in fondo e non ho più nemmeno un po’ di fiato. Inoltre non voglio che Tom si svegli e ci sorprenda.  Domani. Domani, Michele”

 

Intervenne anche Andrea: “Dai Shy…… è piaciuto anche a te, vero? Non puoi nasconderlo, ti ho sentito mentre godevi come una cagna in valore. Ora ce n’è ancora per te. Vedrai, Michele ti scoperà certamente meglio di me. È il cazzo più grosso di tutta la regione. Vedrai, ne sarai soddisfatta”

 

“Oh, Andrea, dai, smettila, mi fai arrossire. È chiaro che ho goduto, non sono mica frigida! Con quel tuo arnese è difficile rimanere insensibili.”.

 

Andrea, dopo essersi sistemato la maglietta e i pantaloni,  cercò di perorare ancora la causa del fratello: “E allora, dai, assaggia quello del mio fratellone!”

 

“No, Andrea, mi hai distrutto, sono a pezzi e ho paura che Tom si svegli ….. come potrei giustificarmi con lui?”

 

“Abbassa la voce, Shy! Se continuare a gridare così, Tom si sveglia per davvero!” replicò Andrea.

 

“Siediti qui a fianco a me sulla panchina, Michele, e rinfodera l’arma che è pericolosa.“ disse Shy conciliante rivolta a Michele.

 

Michele era piuttosto contrariato. L’aveva vista scopare con suo fratello con tanta passione un attimo prima e ora, che toccava a lui, era incomprensibilmente fredda. Sì, certo, c’era il pericolo che Tom si svegliasse, ma avrebbero potuto far piano. In ogni caso, decise di fare buon viso a cattivo gioco e non mostrò la sua contrarietà. Sedette sulla panchina a fianco di Shy che nel frattempo si era ricomposta in modo che se si fosse svegliato Tom, non avrebbe avuto nessun sospetto.

 

Shy voleva difendere la sua reputazione. Un conto era cedere in un momento di debolezza, un conto era lasciarsi andare a due fratelli marpioni. Ripresero quindi a chiacchierare come se non ci fosse stata nessuna parentesi di sesso tra Andrea e Shy, da buoni amici, in totale relax. Discorrevano, scherzavano e ridevano in tutta tranquillità. Michele, però, era troppo eccitato per lasciar perdere quel bocconcino e continuando a parlare si alzò e si mise in piedi alle spalle di Shy tuttora seduta accarezzandole i capelli. Poi, dai capelli, con le mani, scese ad accarezzarle il collo e le orecchie. Shy era certamente piacevolmente appagata da quelle carezze non era certo, si disse, una situazione compromettente e lasciò fare. Anzi languidamente si lasciò andare, appoggiando le spalle sulla spalliera della panchina e lasciando libere le gambe che si aprirono un po’. Quelle gambe, così belle ed così aperte, erano un vero richiamo per Andrea che, con una perfetta manovra di aggiramento, si avvicinò a Shy e si inginocchiò davanti a lei.

 

Andrea, pur avendo goduto abbondantemente delle grazie di Shy, non avrebbe disdegnato una nuova cavalcata di quella bella puledra. Appoggiò la testa sulle ginocchia di Shy, quasi come se volesse riposarsi.

 

“Che cosa fai Andrea?” chiese Shy.

 

“Hai delle gambe affusolate e lisce….. quasi di seta ……sono bellissime…… voglio posare la testa sulle tue gambe e dormire per l’eternità”. E così dicendo Andrea appoggiò la testa sulle gambe di Shy.

 

Shy pose le mani sulla testa di Andrea accarezzandogli i capelli ed il viso. Piano piano, però, tra i discorsi che s’intrecciavano tra loro, Andrea aveva cominciato ad accarezzare i polpacci di Shy e saliva sempre più su, fino a quando, alzata la testa, divarico le gambe di Shy e continuò ad accarezzare le cosce. Shy se ne rese conto solo quando Andrea era già piuttosto vicino all’inguine. Le mani di Michele, invece, erano entrate, furtive, sotto la camicetta e ormai accarezzavano le tette e strizzavano i capezzoli di Shy. Si era proposta la stessa scena di un’oretta prima e, come allora, Shy si era languidamente lasciata andare e non riusciva a opporre una reazione efficace alle mani dei suoi amici.

 

“ No! No … no, ragazzi, no …… vi prego ……. non voglio ……. lasciatemi stare” disse Shy poco convinta con l’aria sognante e una voce flebile. Michele si era ormai impossessato dei capezzoli di Shy e Andrea, aveva completamente divaricato le gambe di Shy e, scostato il perizoma, era entrato con le dita tra le grandi labbra. Andrea, non sentì nessuna reazione a quelle avances e osò ancora avvicinando la lingua alla passerina di Shy gonfia di umori e cominciò a leccare e succhiare avidamente. Shy rispondeva umidamente alle sollecitazioni e gemeva di piacere sperando che Andrea non si fermasse. Le grandi labbra della passerina di Shy erano gonfie e i suoi umori profumati cominciavano a fluire delicatamente lungo la zona perineale.

 

“Oh…! .. si … si… siiii …. Andreaaa…..ma cosa mi fai? Cosa mi state facendo? ” Shy aveva smesso di lamentarsi perché la lasciassero, aveva messo da parte le remore di essere scambiata per una vera zoccola e le paure che Tom si svegliasse e ora aveva cominciato ad eccitarsi e a fremere di piacere. Si lasciava torturare i capezzoli da Michele mentre con la testa all’indietro gli schiacciava il pacco e sperava di essere brutalizzata da quel cazzo meraviglioso che aveva solo potuto ammirare in un flash.

 

Michele, accortosi di questo stato di grazia di Shy, ne approfittò per tirar fuori la bestia dai pantaloni e presentarla davanti alla bocca chiusa di Shy. “Apri la bocca Shy, fammi sentire il calore della tua lingua, voglio riempirti di sperma caldo e profumato”.

 

Shy, aprì gli occhi e con un rigurgito di onestà verso Tom, pur afferrando il cazzo con la mano libera e stringendolo, disse: “No…no… Michele… ti prego… così si sveglierà Tom…. cosa vuoi farmi fare…..no, no….”

 

“Adesso basta, stronza! – disse Michele afferrandole i capelli, tirandola verso di se e facendola trovare di fronte al suo gigantesco cazzo – apri la bocca, fai spazio per questo siluro”.

 

L’azione energica di Michele, prese alla sprovvista Shy che non poté fare altro che lasciarsi guidare dalla forza bruta di Michele, ma mantenne la bocca chiusa.

 

“Allora non hai capito, Shy. Ti sei fatta scopare da Andrea mentre Tom dormiva. Non vuoi che io glielo riferisca, vero? Apri la bocca, stronza, aprila o m’incazzo” minacciò Michele.

 

A quelle parole, Andrea smise di leccarle la figa abbandonando quello splendido, intenso, puro e delicato succo della passerina di Shy e alzò la testa a guardare suo fratello.

 

Non furono le minacce di Michele, né il timore che Andrea smettesse di leccarle la passerina, ma l’odore acre e forte del suo cazzo che ebbe la meglio. Era vero, il cazzo di Michele era più bello, più grande e più duro di quello di Andrea. Bastò poco per vincere la resistenza di Shy che, da quel momento, si lasciò andare alla ghiotta occasione. Certo, Michele era un po’ brusco, meno accomodante di suo fratello e Shy non aveva ancora capito se quel carattere, così forte e indubbiamente seducente, le piacesse o meno. Era fuori di dubbio che l’arnese di Michele la affascinasse. Shy lo prese fra le mani, aprì la bocca e con la lingua cominciò a leccargli il grande, poi scese giù lungo l’intera asta e tornò su a sollecitare il glande. Michele riprese la situazione in mano, afferrò di nuovo la chioma di Shy e approfittando della bocca aperta, la penetrò.

 

Andrea aveva ricominciato a leccare l’interno cercando le parti più morbide e bagnate. Tra gli umori di Shy e la saliva di Andrea, tra le grandi labbra c’era un piccolo laghetto di acqua salata. Andrea, con molta nonchalance, le sfilò del tutto il perizoma, facendole alzare le gambe una alla volta. Shy eseguì docilmente, in preda ad un fremito preorgasmico. Ciò che apparve ad Andrea fu quasi una scena mistica: il clitoride turgido e pulsante e le grandi labbra nella loro massima espansione, bagnate, dilatate e vogliose. Andrea tornò a leccarla, con molta intensità, entrandole dentro con la lingua e muovendola in modo rotatorio. Shy era in un’estasi senza eguale.

 

Shy aprì la bocca quanto più poteva per favorire l’ingresso di quel mostro. “Apri, apri bene, quanto più puoi, stronza! Non è il cazzo di Tom, questo. Davanti al cazzettino di Tom, puoi sognarlo questo.“ Disse, Michele, con voce calma e autoritaria, mentre con la mano attirava a se la testa di Shy. Il cazzo di Michele entrava lento ed inesorabile nella bocca di Shy e, arrivato circa a metà asta, toccò il fondo ma Michele continuava a tirare la testa di Shy, che faceva fatica a respirare, per penetrarla ancor di più, senza riuscire ad andare più in giù: era solo a metà asta. Non poteva durare a lungo. Un po’ per le abrasioni al cavo orale, un po’ per i frequenti conati di vomito che prendevano Shy quando Michele spingeva troppo violentemente, consigliarono Michele a fermarsi.

 

Ma non ad arrendersi.

 

Tenendola saldamente per i capelli Michele cominciò a guidarla su e giù scopandole la bocca. Lei, da parte sua, si lasciò guidare (come avrebbe potuto opporsi?) e a gustare quell’enorme affare che le entrava fino in fondo alla gola e poi ne usciva come per magia. Un attimo prima che il suo cazzo uscisse completamente, Michele tornava a tirare a se la testa di Shy e a penetrarla di nuovo. Lentamente ma inesorabilmente il cazzo scendeva giù nella gola, guadagnando ogni volta un paio di centimetri in profondità. Michele, che era abituato ai problemi che le dimensioni del suo uccello gli procuravano, lo estraeva e di nuovo lo spingeva dentro senza sosta e ogni volta spingeva un po’ di più e, un po’ di più, il suo cazzo entrava. Shy si sentiva una vera regina del cazzo.

 

“Brava. Brava, Shy. Così, apri più che puoi. Ti scopo la bocca e te la riempirò di sperma” diceva Michele esortandola.

 

Shy era completamente nelle sue mani. Lacrimava per lo sforzo e le lacrime scioglievano quel po’ di trucco che Shy aveva sugli occhi, disegnando due righe nere che, dagli occhi, scendevano fino al mento. E dalla bocca la saliva fuoriusciva lateralmente e scendeva anch’essa verso il mento. Ora Shy sembrava una maschera infernale. Michele era riuscito a farle entrare quasi tutto il cazzo nella piccola bocca e Shy lo sentiva e si sentiva orgogliosa e vogliosa di farlo sborrare nella sua bocca, di regalare a quello splendido esemplare la sua bocca calda e accogliente.

 

Michele disse: “È tutto in bocca, Shy. La prossima volta che mi fai un pompino, voglio che entrino anche i coglioni. Tutto dentro la tua piccola bocca. Ora, però, t’inondo di sperma, puttanella”

 

Fu allora che Michele cominciò ad accompagnare le spinte del suo cazzo, tirando a se la testa di Shy in senso contrario alle spinte del cazzo. Shy gemeva di piacere mentre sentiva aumentare il ritmo e la pressione del cazzo di Michele sulla sua gola. Lo sentiva gonfio e duro, sentiva il respiro di Michele sempre più affannoso, sentiva che si avvicinava il gran momento. Le sembrava che quell’enorme cazzo stesse per squartarla, per aprirle l’esofago, per aprirla come una scatoletta di tonno e queste sensazioni, unite alle sapienti leccate di Andrea sulla passerina, la stavano conducendo inesorabilmente e inequivocabilmente verso un orgasmo multiplo.

 

Shy era veramente eccitata ai massimi livelli e Andrea, accortosene, cominciò a risucchiare il clitoride come un bastoncino di liquirizia e, molto delicatamente, lo tratteneva tra le labbra sollecitandolo con la lingua. E poi ripeteva la stessa operazione succhiando le grandi labbra e infilandole due dita dentro mentre continuava a leccare. Con le dita, Andrea, le premeva contro la zona del fantomatico punto G.

 

Michele continuò a cavalcarla fino a esplodere in una violenta eiaculazione nella sua bocca, quasi affogandola di sperma. Shy tossì più volte ed ebbe un violento stimolo di vomito chele fece espellere il cazzo dalla bocca, ma sperimentò un orgasmo biblico provocatole dalla lingua di Andrea e si raggomitolò su stessa in preda a violente scariche orgasmiche.

 

Michele estraendo il cazzo dalla bocca, trattenendola a se con ferma dolcezza, diresse gli ultimi spruzzi di sperma calda e profumata sul viso di lei e le disse: “Sei stata splendida Shy, semplicemente splendida!”

 

Ora il volto di Shy era una maschera si sperma e lacrime, ma lei era sorridente e si sentiva felice ed orgogliosa per l’impresa compiuta. Diede uno sguardo verso Tom. Dormiva beato. Shy si tolse la camicia e si asciugò il viso.

 

 

 

Quando si furono ripresi tutti, Andrea, rivolto a Shy, le disse: “Porta Tom a dormire in camera e poi raggiungici qui, che ci facciamo un po’ di coccole.”

Shy prese i lembi della sua camicetta e si asciugò il volto ancora pieno di lacrime e sperma, poi si avvicinò a Tom e lo prese per un braccio per farlo alzare.

 

“Andiamo, Tom. Sei caduto addormentato come un pera. È tardi, basta dormire su una panchina, andiamo a letto! Su…… non mi far spaccare la schiena …. sei pesante!”

 

Tom, mise i piedi a terra e si ritrovò seduto sulla panchina, poi raccolse le forze e tentò di alzarsi. “ Oh … che mal di testa ….. che ora è? Quanto ho dormito …..? ”

 

Shy era determinata a chiudere la serata con Tom, il suo ragazzo, del quale era tanto innamorata e abbandonare le proposte oscene dei due fratelli. Prese Tom per un braccio e se lo fece passare attorno al collo come per sostenerlo e si incamminò verso la casa. Sentiva il peso di quello ch aveva fatto con i due fratelli e sentiva montare i sensi di colpa che le prendevano lo stomaco. Giunsero alla casa ed entrarono e senza esitazioni si diressero verso la camera dei genitori dei fratelli dove Shy intendeva sedurre Tom per lenire i sensi di colpa. Shy aiutò Tom a spogliarsi e quando fu nudo, lo fece sedere sul letto, poi spogliò se stessa e rimase con i soli slip e si sistemò di fianco a Tom e, mentre gli accarezzava le gambe per raggiungere il suo sesso, gli strusciava i capezzoli sulla bocca. Voleva risvegliare i sensi del suo ragazzo, voleva accendergli il desiderio per spegnere i suoi rimorsi. Tom reagiva. Tutto lasciava sperare che si sarebbe completamente svegliato e avrebbe approfittato di quel pezzo di figliola servita su un piatto d’argento.

 

Invece, non successe nulla.

 

Quando Shy infilò la mano tra le gambe di Tom per prendergli il cazzo che sperava bello gonfio di desiderio, si ritrovò con la solita polpetta informe di carne flaccida, mentre lui le diceva: “Oh no, Shy! Ho mangiato come un maiale …. sono morto di stanchezza e stavo praticamente dormendo e tu ……. Tu hai sempre le stesse voglie. Sei assatanata! È notte, vedi? Dormiamo, ti prego, dormiamo!”

 

Shy non se lo fece ripetere due volte. Piena di rabbia mista a una profonda delusione per ciò che Tom aveva detto, si alzò in piedi e pensò tra se: “Se credi che io cada ai tuoi piedi, ti sbagli di grosso. Ora ti metto a dormire e vado a procurarmi ciò che mi spetta dai due fratelli.”.

 

Mentre faceva questo ragionamento, pensò che non fosse giusto che Tom occupasse un letto matrimoniale per dormire e lei e i due fratelli avrebbero dovuto accontentarsi di due lettini singoli e senza pensarci su due volte fece alzare di nuovo Tom e lo accompagnò nella stanza più piccola scaricandolo sul lettino più vicino alla porta. Tom si lamentò un attimo, ma in meno di venti secondi stava già ronfando. Poi, con indosso solo il perizoma, tornò fuori e annunciò ai due fratelli: “ Ragazzi, ho messo Tom in un lettino singolo, così teniamo il letto doppio per noi. Ora faccio una doccia e poi vi raggiungo nella stanza dei vostri genitori …… per le coccole!”.

 

I due ragazzi fecero un grido gutturale di esultanza mentre osservavano Shy che senza aspettare risposta andò a fare la doccia.

 

Shy andò a fare la doccia e già pregustava ciò che la aspettava, ma mentre s’insaponava, sentì i gemiti di piacere di Teresa che, nella camera adiacente, stava scopando alla grande con Mario. L’atmosfera idilliaca tra i due, e l’evidente intesa sessuale che c’era, fecero riaffiorare i sensi di colpa e i rimorsi di Shy. Aveva avuto abbastanza sesso clandestino per quella sera ed era meglio che Tom, al momento del risveglio, l’avesse trovata dormiente nella sua camera.

 

Fu così che dopo la doccia, indossò una maglietta che la copriva fino al collo e un pantaloncino di maglina aderente che avrebbe scoraggiato chiunque. Con quella mise Shy andò nella camera dei fratelli per annunciare loro che sarebbe andata a dormire.

 

Entrò nella stanza decisa a salutari e andar via, ma, entrando, li trovò che chiacchieravano tra di loro in costume da bagno e Michele metteva in bella mostra i suoi muscoli addominali. Quella visione la fece, per un attimo, vacillare nelle sue intenzioni, ma sedendosi sul letto era nuovamente decisa a salutarli e andare a dormire.

 

“Ragazzi siete stati grandi questa sera. Mi avete scopato come dio comanda e come non mi era mai successo, ma ora sono stanca morta e ho bisogno di andare a dormire” Non sfuggi a Shy la faccia dei due amici tra l’incredulo e il deluso. Temendo una reazione violenta di Michele si allontanò da lui, sedette sul letto, si trascinò fino ad appoggiare la schiena alla spalliera del lettone e incrociò le gambe alla maniera indiana. In quella posizione si sentiva al sicuro. Michele, il quale, invece, già pregustava la succulenta preda, fu più svelto di lei e, allungando le braccia, senza nemmeno parlare, le  afferrò le caviglie e la tirò verso di se, trascinandola sulla schiena fino a che i piedi di lei toccarono le sue gambe. Dopo di ché, con mossa fulminea, la prese con le braccia e la girò facendola stendere con la pancia sul letto. Prima ancora che Shy potesse capire cosa stesse succedendo, Michele posò la sua mano sinistra sulla testa di Shy schiacciandola per tenerla bloccata sul lettone e con il braccio destro la afferrò per i fianchi per sollevarla e riposizionarla sulle ginocchia, come inginocchiata. Senza fermarsi nemmeno per un attimo, infilò le dita della mano destra nei pantaloncini di maglina di Shy e li abbassò fino a metà coscia, lasciandole il bellissimo culo completamente scoperto. Poi, con fare deciso ed autoritario, le assestò un sculaccione fragoroso sul culo nudo.  Shy fece appena in tempo a dare un urlo che Michele le aveva già appoggiato la punta del suo cazzo sul buco del culo.

 

Shy era piegata con il culo all’aria sul letto e Michele le aderiva al corpo e la teneva ferma con il suo peso e con la forza delle mani. Shy sentì la forza del cazzo che premeva sull’ano. Era Michele che stava cercando di forzarle l’ano. Shy ebbe un brivido di desiderio, sentiva la seduzione del corpo muscoloso di lui e sentiva prepotente l’istinto di cedere, di lasciarsi andare alle cure di un ragazzo così forte e così premuroso, di lasciarlo penetrare.  Sentiva incontenibile il desiderio di prendere dentro di se quel cazzo mostruosamente grande e rigido. Al tempo stesso, però, Shy aveva paura. Era ancora vergine di culo e temeva che lui l’avrebbe squarciata, di sentire troppo dolore con quel cazzo fuori misura.

 

“No, nooo …. Michele, no, ti prego, nel culo no. Sono ancora vergine, non voglio” Gridava come un’aquila e, nello stesso tempo, temeva e sperava che Michele non si sarebbe arreso nel suo proposito, che non si sarebbe fatto commuovere dalle sue suppliche.

 

“Sei vergine? Sei troppo cresciuta per rimanere vergine ancora. È tempo che tu diventi adulta e cominci a prenderlo nel culo come tutte le ragazze sane. Vedrai ti piacerà moltissimo”

 

“Noooo, no Michele! L’hai troppo grosso” strillò Shy che doveva mostrar vergogna e sostenere la parte della ragazza pudica, sperando di prenderlo comunque.

 

Fu di nuovo Andrea che convinse Michele: “Dai, Michele, lasciala stare ……. non senti che non vuole? Devi sfondarle il culo per forza? Avanti, su, ha una figa meravigliosa da scopare ….. cosa aspetti? “

 

Michele si fermò sulla soglia del culo di Shy. Non entrò, ma smadonnando spostò il cazzo sulla figa che, nel frattempo, si era abbondantemente allagata di umori. Shy smise di gracchiare e tra se pensò di essere salva, ma anche di aver perso una grande opportunità per liberarsi della odiosa verginità anale che cominciava a pesarle.

 

“Per questa volta sei salva, Shy. Non andrà così la prossima volta. Sei una gran zoccola e devi imparare a comportarti da zoccola e non puoi avere il culo vergine. Stasera va così. Ti sfondo l’utero e ti riempio di sperma.”.

 

Shy, con la testa schiacciata sul letto trovò la forza per replicare: “Scopami! Scopatemi, scopatemiiiii!”

 

Michele scivolò nella passerina di Shy fino in fondo. Shy sentì le sue palle sbatterle sulle cosce e le si fermò il respiro. Nello stesso tempo Michele lasciò la presa sulla sua testa e le afferrò le braccia in modo che rimanesse nella stessa identica posizione: testa schiacciata sul letto e culo all’aria. Poi, senza perdere nemmeno un secondo, cominciò a pomparla con furia e con passione. Michele non aveva nulla da invidiare a un martello pneumatico e cominciò a scoparla, utilizzando le sue braccia per tenerla ferma e non farla scappare quando le assestava dei formidabili colpi pelvici. Ben presto Shy cominciò a gemere di piacere. Aveva il respiro che le aumentava di frequenza e con esso anche i battiti del cuore. Frustate di fremiti le percorrevano tutto il corpo, ogni volta che quel mostruoso cazzo giungeva in fondo alla sua corsa.

 

“Ti piace, zoccola, ti piace? Sei una vera intenditrice di cazzi” le diceva Michele ansimando, mentre la fotteva con foga.

 

Andrea, ammaliato da quello spettacolo, sentiva salire la sua eccitazione. Suo fratello lo notò e cercò di coinvolgere anche lui. Lasciò le braccia di Shy e afferrò i capelli, tirando la testa all’indietro. Shy per assecondare Michele, piegò la schiena e tentò di alzare il busto e reclinando la testa all’indietro aprendo oscenamente la bocca. I suoi gemiti si elevavano come i barriti di un elefante impaurito e continuava a godere come una cagna in calore. Lesto come il fulmine, Michele lasciò i capelli e infilò le dita delle mani nella bocca di Shy afferrandola con decisione per opporsi ai colpi del suo tremendo cazzo.

 

Ora Michele con le dita nella bocca di Shy, la tirava in direzione opposta alle spinte pelviche mentre Shy gridava di dolore. Shy sentiva la saliva colarle lungo la bocca unirsi alle lacrime copiose che scendevano dagli occhi dopo aver disciolto quel filo di trucco e sentiva i suoi umori scendere lungo le cose. Sentiva mescolarsi dentro di se piacere estremo e dolore estremo, non riusciva a pensare a nulla se non ad assaporare quanto più possibile quei momenti di estasi pura. Sentiva la passerina aprirsi e spaccarsi in due. Si ripetevano orgasmi profondissimi e avrebbe voluto che non finisse mai. E più Michele tirava le sue labbra, più le sembrava che il piacere fosse intenso e profondo e quando Michele le liberò la bocca per afferrarla con una mano dalla gola e tirare ancor di più, e con la altra spingendo sulla schiena perché non si sollevasse, spaccandole la schiena, fu colta da un orgasmo simile a uno tsunami del pacifico che tutto coglie e tutto spazza via. Shy sentiva il suo corpo vibrare, si sentiva attraversata da correnti ad alta tensione, il cuore a mille e l’aria che le mancava. Ggridò il suo dolore e, soprattutto, gridò il suo piacere.

 

Michele non aveva proprio l’aria di volersi fermare e mettendocela tutta continuava ad affondare il suo cazzo nelle interiora di Shy. Anche lui aveva il respiro affannoso e godeva del proprio piacere e del piacere di vedere Shy così gaudente. Poi, rivolto a suo fratello, disse: “Andrea …..  non esser scortese con …… Shy ……… non vedi che ha aperto la bocca….. ha bisogno che tu la riempia di qualcosa di duro.”

 

Andrea non si fece pregare e in un attimo liberò il suo randello che era già rigido e duro e messosi in ginocchio sul letto, lo avvicinò alla bocca di Shy. “Succhialo Shy. È tutto tuo”.

 

Shy che aveva di nuovo la faccia impiastricciata di sudore e lacrime, non appena le mani di Michele liberarono la sua bocca, lasciò che Andrea le penetrasse la bocca. Ora si sentiva come una maialina allo spiedo, presa, come era, da due splendidi pali che la infilavano da parte a parte. Come se fosse inanimata, lasciava che i due ragazzi la usassero per il proprio piacere,  sicura che gliene avrebbero riversato anche nel suo gracile corpo. Michele la tirava a se per le braccia e l’accoglieva con portentosi colpa pelvici che la rispedivano al fratello che, afferratala per i capelli, la trascinasse a se introducendole il cazzo sempre più in fondo.

 

Dopo qualche minuto, che a Shy sembrarono infiniti, di palleggiamento tra Michele e Andrea, quest’ultimo al colmo della resistenza estrasse il cazzo dalla bocca di Shy e le rovesciò sul viso tutta lo sperma che aveva accumulato. Gli schizzi di sperma colpirono Shy tra i capelli, sul naso e sugli occhi che cominciarono a bruciare.

 

Shy era distrutta: “Vi prego, ragazzi, fatemi prendere un po’ di fiato. Mi avete sfondata tutta, sono a pezzi. Facciamo una pausa”

 

 

 

Si fermò anche Michele. Andrea, quando ebbe finito di schizzarle il viso, con la mano le spalmò il suo sperma, misto a sudore e lacrime su tutto il viso, sui capelli. Shy guaì di piacere e si accasciò sul letto e nell’accasciarsi vide che in camera era entrata Teresa e, presumibilmente, si era goduto lo spettacolo.

Shy raccolse le sue forze e si avviò a fare una doccia. Ne aveva un gran bisogno! Nell’uscire dalla stanza, passò accanto a Teresa che le sorrise, ma lei non ricambiò il sorriso. Cosa significava quel sorriso? Complicità? Competizione? Solidarietà? Si infilò sotto la doccia con questo interrogativo che le martellava nella testa. Ogni testimone delle sue intemperanze sessuali era una possibile spia, una possibile crepa nella rete di omertà che copriva le sue “scappatelle”. Certo, era possibile che Teresa fosse lì per la stessa ragione per la quale c’era anche lei, ma l’aver sentito i suoi gemiti di piacere mentre faceva la doccia qualche ora prima, toglieva ogni speranza che potesse essere una sua alleata. Ma se non era una alleata era un pericolo concreto.

Shy terminò la doccia, si asciugò e tornò nella camera del piacere, la camera del lettone grande. Aveva bisogno di saperne di più.

La situazione era cambiata. Ora Andrea sedeva sul letto, nudo e con una erezione notevole. Teresa era accanto a lui anche lei seduta e completamente nuda, di fronte a Michele che, invece, era in piedi. Teresa masturbava distrattamente Andrea con la mano sinistra e con destra teneva il cazzo di Michele, così come un bambino terrebbe, quasi appeso, la maniglia di una porta più alta di lui. Con la bocca e con la lingua giocava con i testicoli di Michele. Improvvisamente cambiava idea e raggiunto il corpo di Andrea, apriva la sua bocca e vi infilava il cazzo di Andrea. Lo ciucciava, lo leccava e lo richiudeva tra le labbra, mentre masturbava il povero Michele.

Poi tornava al cazzo di Michele e ripeteva gli stessi gesti, le stesse movenze, mordicchiando l’enorme glande e sollecitando il frenulo.

Poi, aprì la bocca e indirizzò il cazzo verso la sua bocca. Michele, quasi come un automa, accompagnò i movimenti di Teresa e cominciò a spingere il bacino verso Teresa, in modo da infilarla in bocca. Poiché era davvero un cazzo gigantesco, Teresa mise fuori la lingua per facilitare la penetrazione e non appena il glande tocco la sua lingua si sforzò per aprire la bocca quanto più possibile. Lentamente, come un film al rallentatore, il siluro cominciò ad entrare centimetro dopo centimetro e Teresa, insieme alla bocca spalancata, spalancò anche gli occhi e la narici del naso, mentre aumentava la sensazione ed il piacere di sentirlo tutto suo dentro di se. Una sensazione nuova, una sensazione strana sentire quel siluro che non finiva più. Sentiva le vene rigonfie del cazzo di Michele, attraversarle tutto il cavo orale e scivolando sulla sua lingua introdursi nell’esofago, fino a toccare le sue corde vocali. Le sembrava di morire per l’eccitazione e per la mancanza di aria che il grosso cazzo le impediva. Teresa si accorse che ormai era entrato tutto, perché improvvisamente sentì i coglioni di Michele sbattere sul suo mento. Coglioni di piombo, a giudicare dal peso. Quindi cominciò la marcia indietro per uscire

Non appena Michele si accorse di Shy, si voltò verso di lei e le sorrise: “Grande Shy, sei arrivata al momento giusto! Teresa si sta impegnando, ma ha bisogno di un aiuto”

Anche Teresa vide Shy entrare e, come presa dalla paura che le potesse sfilare il cazzone di Michele, mollò la prese di quell’enorme cazzone e si lasciò cadere sul letto. Immediatamente Andrea sollevò il busto dal letto piegato su Teresa cominciò a baciarla mente con le mani le torturava le sue grandi tette. Lo stesso Michele si piegò su Teresa, infilandole due dita nella figa che colava umori profumati. Michele ci sapeva fare. Roteava le dita e poi le richiudeva come un gancio e, come un gancio, premeva sul punto “G” di Teresa.  In pochi secondi Teresa cominciò a guaire e gemere forte di piacere sfuggendo ai baci di Andrea, il quale spostò la sua attenzione sui capezzoli induriti di Teresa sollecitandoli con la sua forte lingua. Con le due dita di Michele nella figa, la lingua guizzante di Andrea che premeva sui capezzoli e la morsa ferrea della sua mano che stringeva le belle tette, Teresa si sentiva come presa da una macchina infernale che le suscitava le più forti suggestioni. Teresa si sentiva posseduta, posseduta da due uomini cazzuti, posseduta dal diavolo, sentiva che nel suo corpo ospitava l’inferno ed il paradiso insieme.

Shy, non si fece pregare. Si portò alle spalle di Michele, si inginocchiò e divaricate le chiappe dell’amico, affondò la lingua sullo sfintere anale di Michele. Mentre spingeva con la lingua sullo sfintere come a volere entrare, infilò la mano tra le sue gambe e afferratogli il cazzo enorme cominciò a mungerlo coscienziosamente. Shy usava la lingua come una scavatrice. Tenendo le chiappe di Michele ben divaricate, dava le gran leccate con la lingua appiattita dal perineo fino al buchino e poi, giunta sul buco, con la lingua accartocciata e a punta, tentava di entrare spingendo con forza e con perizia.

Poco a poco, anche Michele cominciò a gemere. Shy sentiva il suo respiro divenire sempre più pesante ed affannoso. Sentiva che i gemiti seguivano il ritmo delle spinte della lingua sullo sfintere, combinate con i movimenti di su e giù della mano. I suoi gemiti, piano piano, si stavano trasformando in piccoli ululati. Shy mungeva il suo cazzo tirando la pelle fino a richiudere il glande rosso come un peperone e poi lo scappellava e tirava su la pelle fino a colpire, con la mano, i coglioni pieni di sperma profumato e a strappargli un gridolino di piacere misto a dolore. Fu questione di qualche attimo. Michele lanciò un urlo alla Tarzan ed un potente getto di sperma fuoriuscì dalla cappella infiammata andando a colpire la pancia nuda di Teresa che ne fu deliziata. Poi un secondo urlo ed un secondo getto che colpì il petto ed il collo e poi ancora e ancora più su fino a quando colpì le belle labbra di Teresa.

Teresa continuava a gemere, probabilmente aveva avuto un orgasmo cui aveva contribuito lo sperma di Michele che ora cominciava a colarle lungo il corpo. Portò la mano alla bocca e con le dita raccolse lo sperma che le ornava il viso e lo depositò sulla lingua rossa di fuoco. Spinse il dito insieme alla lingua nella bocca e richiuse le labbra attorno al dito succhiando con forza per non perdere nemmeno un grammo di sperma e ingoiandolo con gran gusto.

Shy era orgogliosa di se e mentre sorrideva, portò il cazzo di Michele verso la bocca e ripulì le ultime gocce. Poi si alzò e disse: “Sono stanca ragazzi, vado a dormire! E tu, Michele, ricordati che mi hai promesso di sverginarmi il culo domani!!!”

Shy entrò nella stanza che le era stata assegnata e dove il povero Tom dormiva della grossa. Faceva caldo e lui si era scoperto e mostrava il ventre muscoloso e le gambe forti. Tom era davvero un bel ragazzo e Shy ne era perdutamente innamorata. Fu presa da qualche rimorso. Nonostante fosse stanca, quasi a pezzi, nonostante avesse avuto una razione gigantesca di sesso extra large, avrebbe desiderato entrare nel suo letto e stringersi a lui per esser presa e scopata. Come sarebbe stato bello se Tom fosse stato anche all’altezza del suo appetito sessuale. Ma non era così, Tom non le permetteva di essere protagonista della propria sessualità e doveva calmare la sua sete ad altre fonti.

Guardò fuori dalla finestra e vide che il cielo si stava rischiarando. Di lì a poco sarebbe stata l’alba. Mise da parte i suoi rimorsi e stanca morta si coricò per dormire.

Dormì poche ore, forse tre o quattro non di più e fu svegliata da Tom che le si stese al suo fianco. Aveva ancora molto sonno ed il suo primo impulso fu di mandarlo al diavolo. Ma il ricordo di quanto era successo la sera prima le diedero un vera a propria scarica di adrenalina pilotata dai suoi rimorsi e, raccolte tutte le forze, si girò verso Tom con gli occhi ancora chiusi di sonno ma con un sorriso a trentadue denti. “Oh, amore, cosa c’è? Non hai più sonno? – disse mentre allungò la mano e tastargli il pisellino – Ohh, ma che bella sorpresa. Mi desideri, vero? Mi desideri tanto, vero amore?”

Tom avrebbe voluto chiederle cosa aveva fatto, senza di lui, la sera prima ma fu difficile per lui resistere alle mani di Shy che lo toccavano dappertutto e, in quasi istantaneamente, gli procurarono una erezione formidabile. Shy, tuttavia, sapeva perfettamente che quella erezione sarebbe durata veramente poco, forse nemmeno il tempo di penetrarla. Per non parlare poi delle dimensioni, davvero vergognose se raffrontata a quelle di Andrea o, peggio, a quelle di Michele.

“Oh, amore, ho voglia di te, ho voglia di prenderti e di portarti alle stelle. Apri le gambe, apri le gambe per il tuo amore” disse Tom

Shy, conosceva Tom da troppo tempo. Se avesse rallentato il ritmo della stimolazione, il cazzo di Tome le sarebbe crollato tra le mani. Se avesse accelerato il ritmo, Tom le avrebbe innaffiato le mani. Decise per questa seconda ipotesi.

“Si, si amore mio! Prendimi, prendimi, sono tutta tua! – disse Shy mentre teneva lontano la passerina da Tom – ti voglio, voglio che tu mi chiavi come solo tu sai. Voglio che mi fai godere come solo con te mi è mai successo!”

L’eccitazione di Tom cresceva e con essa anche il respiro sempre più affannoso. Shy lo segava e lo baciava e poi lo leccava e poi con l’altra mano gli strizzava i coglioni. Il trattamento di Shy era davvero molto efficace. Tom godeva come un maiale e nemmeno si accorse che, invece che nella figa, stava per venire nelle mani di Shy. Fu questione di pochi colpi ancora e Tom grufolando come una maiale vero, disseminò le poche gocce del suo sperma nelle mani di Shy.

Shy ebbe un moto di stizza. Non riusciva proprio ad abituarsi all’idea che il suo magnifico ragazzo, non potesse soddisfarla sessualmente. Era rabbiosa. Ma era anche certa che scopando con altri ragazzi avrebbe da un lato realizzato le proprie aspettative erotiche e dall’altra avrebbe portato una benefica stimolazione per il loro rapporto di coppia, rilanciando il desiderio e ravvivando la complicità tra loro due. Ma la rabbia rimaneva. Portò la mano sporca di sperma alla bocca di Tome e gli spalmò lo sperma sulle sue labbra: “Bevi amore mio, questo è il frutto del nostro amore e bevendolo diventerai sempre più potente ed io sarò sempre più tua.”.

Poi calmata la propria rabbia, ancora prima che lui se ne fosse accorto, riacquistata la sua dolcezza di sempre e quel timbro di voce di ragazza innamorata. “Oh, ma è meraviglioso, amor mio, …….un nuovo miracolo. Mi hai riempita del tuo sperma profumato. Ma quanto ne avevi nelle palle, amore? E quanta voglia di scoparmi avevi? …….. Sei il mio maialino…. – diceva Shy mentre Tom cercava di recuperare un po’ di fiato – tu mi fai sentire una vera donna, ……… desiderata ……..e appagata. Cosa può chiedere di più una ragazza? Non ho mai ……..goduto tanto nel far l’amore  come godo con te, con il tuo cazzo formidabile ……..”

“È perché ti amo, amore! Io quando faccio l’amore con te sono un toro perché ti amo e perché tu ami me – farfugliò Tom – Anche io non ho mai goduto tanto……”

Non appena Tom ebbe recuperato la forza ed il fiato per respirare, si alzò dal letto e ricompose la maglietta che non aveva nemmeno avuto il tempo di togliere. “È tardi, amore, andiamo al mare, abbiamo un’intera giornata per abbrustolirci”

“No, amore, ho ancora tanto sonno. Comincia ad andare tu, vai avanti e scegli il posto più bello dove potrò stendermi al tuo fianco ed abbronzarmi. Va pure, amore, ho bisogno di dormire ancora un paio d’ore.”

“Va bene, amor mio, vado avanti e ti aspetto in spiaggia. Ma non farmi aspettare tanto, voglio fare il bagno con te.”

“Okkey, ma ora va, va, va”

 

Shy si riaddormentò quasi istantaneamente e Tom finì di vestirsi e si incamminò verso il mare  lasciandola sola a dormire. 

Shy si svegliò due o tre ore dopo ed era quasi l’ora di pranzo. Era ancora un po’ addormentata e andò a fare una doccia per svegliarsi del tutto e raggiungere ‘tutti gli altri in spiaggia. Era sola in casa e questo le consentiva di non preoccuparsi troppo della formalità. Sbadigliò a bocca piena un paio di volte prima di entrare sotto il getto caldo della doccia. Rimase un paio di minuti ferma, sotto lo scroscio d’acqua, con gli occhi chiusi. Sentiva l’acqua che le accarezzava la pelle. Si insaponò con cura, accarezzandosi e si risciacquò. Uscì dalla doccia che era già più sveglia. Si asciugò e mise della crema profumata su tutto il corpo. Pur essendo sola in casa, indossò le mutandine ed una maglietta scollata che le arrivava fin quasi il ginocchio e tornò in camera per sistemarsi ed andare in spiaggia dagli altri. Sotto la maglietta le tette le ballavano sciolte, dandole un senso di libertà.

Fu nell’entrare in camera che si accorse di non esser sola. Mario era appoggiato al muro vicino al letto. Non proprio un comportamento da gentlemen farsi trovare nella camera da letto della ragazza di un amico.

“Ciao Mario! Buongiorno. Credevo di essere sola in casa, credevo che foste tutti al mare.” disse Shy ostentando tranquillità.

“Buongiorno Shy. In effetti al mare c’eravamo tutti. Poi ho pensato che tu eri qui in casa, sola …… e allora sono tornato”

La risposta, franca e diretta, preoccupò un po’ Shy che si sforzò ancora di non mostrare allarme.

“Eri preoccupato per me? – disse ridendo – ti ringrazio! Ho dormito a sufficienza ed ora sto proprio bene”

“No, non ero preoccupato per te, ma ho pensato che fosse un peccato che tu fossi qui sola…..”

Così dicendo, Mario si avvicinò a Shy e le poggiò la mano sulla spalla nuda. Ora Shy era veramente allarmata e rispose in fretta: “Sei impazzito? Sono amica della tua ragazza, tu sei amico di Tom, non ho mai fatto nulla che potesse incoraggiarti….. Come ti salta in mente? Vattene Mario ed io farò finta che non è successo nulla”

Ma Mario non si scoraggiò e continuò ad accarezzarle la spalla, salendo verso il collo.

Shy continuò a parlare, guardando Mario con la faccia cattiva: “Mario, toglimi le mani di dosso. Potresti pentirtene! Potrei raccontarti cose spiacevoli……”

“Non dirmelo! ‘- rispose sarcastico Mario – Vuoi raccontarmi delle avventure di Teresa di questa notte? Di come si è fatta scopare da Michele fino a rimanrne stesa, mezza morta? Vuoi raccontarmi di come Teresa gridava e reclamava di essere sfondata? Mi spiace! So già tutto. Teresa ed io siamo una coppia aperta e a me sta bene che lei faccia le esperienze che più l’appassionano. Così come sono libero io. So tutto quello che Teresa ha fatto questa notte e quindi la tua minaccia non mi fa paura, non mi preoccupa. Tu, invece, dopo la scorpacciata di sesso che hai fatto questa notte, dovresti preoccuparti di Tom. “

Shy si spaventò molto di quella nemmeno tanto velata minaccia. Abbassò lo sguardo e capì che doveva scegliere: concedere qualcosa a Mario o rischiare che il suo amore bellissimo fosse rovinato dalle delazioni di Mario.

“Cosa vuoi da me, Mario? Cosa vuoi in cambio per il tuo silenzio?”

“Tu sei molto bella, Shy. Io ti desidero dal primo giorno che ti ho conosciuta. è da allora che ti desidero. è da allora che invidio Tom. Lo sanno tutti che ha una cazzetto da bambino e lo usa come un neonato. Però riesce a stare con te, riesce a scoparti anche se non è il solo. è un ragazzo fortunato, ma mi domando: non sei stanca di lui? Non ti piacerebbe fare esperienze di vita più significative? Un uomo che sia alla tua altezza, che ti ami e ti faccia sentire donna, che ti riempia di attenzioni e di ….. sesso. Io voglio solo regalarti un po’ di piacere. Lasciati andare, Shy, vedrai, non te ne pentirai!”.

Così dicendo, guardando Shy diritto negli occhi, con il timore di essere rifiutato, avvicinò la mano alla bocca di Shy e appoggiò un dito sulle labbra disegnandone il contorno e piano piano riuscì a penetrare tra le labbra e raggiungere i denti serrati. Mario cercò di entrare in bocca, ma insisté poco e tornò ad accarezzare le labbra e poi ancora tentò di entrare, ma trovò ancora i denti serrati.

Mario le disse con un tono di voce dolcissimo: “Fammi entrare, Shy. Voglio solo farti felice”.

Shy era impaurita quanto basta per tentare la fuga, ma si trattenne. Non voleva dimostrargli di aver paura e socchiuse la bocca. Lui infilò l’indice, esplorò la bocca di lei e cominciò a giocare con al sua lingua. “Hai una bocca bellissima e nemmeno il più bravo artista del mondo potrebbe disegnarne una uguale per forma e per colore. – le disse – ma soprattutto non potrebbe riprodurne la sensualità di questa bocca”. Il dito di Mario entrava nella bocca di Shy lento ed inesorabile come l’ingresso di una corazzata in un porto amico in un mattino di un giorno d’estate, per poi uscirne con la stessa silenziosa sicurezza. Con il dito le stava scopando la bocca.

Shy sosteneva lo sguardo di Mario con un pizzico di sfida e con la lingua rispose al gioco del dito, poi, con gli occhi chiusi, cominciò a succhiare forte per trattenerlo.’ Con la lingua accarezzava quel dito come se fosse un piccolo membro emulando i movimenti di un amorevole pompino e Mario rispondeva entrando ed uscendo dalla bocca.

Quel dito che le esplorava la bocca era un gioco straordinariamente sensuale. Shy sperava che si sarebbe fermato lì, avrebbe voluto resistere, ma il tono suadente della voce e quel dito che, senza ferirla, mostrava tutta la forza di volerla penetrare, la fecero cedere e aprì la bocca quel tanto che bastò a Mario ad introdurre le altre dita per giocare delicatamente con la lingua di lei, per accarezzarle le labbra. Shy languidamente, a tratti, succhiava. Mario, senza smettere di giocare con la lingua di Shy, portò una mano sulla passerina e cominciò a giocare anche con essa. Shy era molto sorpresa di quanto stava avvenendo e assai turbata. Mario le fece scivolare la maglietta scoprendole il petto. “Hai delle tette bellissime – disse Mario mentre gliele palpava e stringeva i capezzoli con la mano libera – sono gonfie e color del latte, con due ciliege rosse di passione in cima ” Shy trasse un profondo sospiro di desiderio.

La dolcezza si era impadronita di loro e Mario le mise una mano tra le gambe, salì su fino alla passerina, scostò le mutandine e cominciò a accarezzarle le figa che cominciò a secernere i suo liquido profumato. Shy sospirò forte e con un gemito si abbandonò alle carezze di Mario che cominciò a masturbarla. Di tanto in tanto, Mario portava la mano alla bocca di Shy, lasciando che ella succhiasse i suoi propri umori.

Ora Mario, scostandole una gamba, si era aperto un varco verso la passerina di Shy e leccava e succhiava con gusto gli umori più dolci e profumati. Nel nello stesso tempo aveva inserito uno o due dita nel sederino di lei ed aveva preso a spingerle fino in fondo per poi ritirale fuori e ripetere. In questo modo aveva impresso al corpo della ragazza un movimento lento ma deciso che faceva ondeggiare le sue tette.

Poi, improvvisamente, Mario prese le mani di Shy le blocco dietro la schiena. Shy, presa di sorpresa, con l’eccitazione ormai alle stelle, perse l’attimo buono per fermarlo e il respiro cominciò ad essere corto ed affannato ed un sottile piacere saliva impedendole di protestare.

Shy divaricò leggermente le gambe e Mario portò la mano libera tra le gambe di lei e scostò le mutandine. ‘Shy era già in un lago di umori profumati e Mario cominciò a titillarla e a masturbarla furiosamente. Shy fu colta da un tale piacere che le si piegarono le ginocchia, poi lei stessa si piegò accasciandosi sul corpo di Mario. In pochi minuti Shy fu travolta da un piacere tanto intenso quanto inaspettato. Per non cadere, Shy abbracciò Mario con tutte e due le braccia e appoggiò la testa sul suo petto. Saliva l’eccitazione e saliva il piacere.

Shy si lasciava fare, godendosela enormemente. Mario riusciva a’ toccare tutti i tasti di una virtuale tastiera di pianoforte. Shy seguiva con il respiro e con il diaframma i movimenti impressi da Mario lasciandosi sfuggire gridolini e lamenti. Shy seguiva i suoi ritmi ed il suo corpo flessuoso seguiva i movimenti delle mani di lui in un tuttuno armonico.

Piano piano le carezze si trasformarono in una vigorosa vibrazione che le scuoteva la passerina. Il respiro affannoso aumentò il ritmo strappandole forti grida e Shy, languidamente, si lasciò scivolare sul letto. ‘Ma Mario non mollò la presa e continuò a masturbarla facendola sobbalzare al ritmo delle sue dita.

“Fai la brava. Rilasciati. Fa la brava ragazza e lasciati andare ad un sano orgasmo.”‘ Le disse mentre lei, abbandonandosi al piacere reclinava la testa all’indietro, con gli occhi chiusi, assaporava il senso profondo della vita e con la bocca spalancata cercava di bere tutta l’aria che l’orgasmo montante le aveva strappato.

Dopo le prime violente scosse orgasmiche, altre ne seguirono. Mario non le dava tregua, né diminuì il ritmo, ma stringeva la passerina di Shy, come una tenaglia, con tre dita al suo interno ed il pollice in opposizione sul pube. Con crescente frequenza forti scossoni di piacere facevano sobbalzare Shy che, con gli occhi chiusi, emetteva vigorosi lamenti di piacere, mentre le tette rimaste libere e fuori dalla maglietta, ballavano con lei .’

Ora Shy era a quattro zampe sul letto. Lui era in piedi di fianco a lei e le sollecitava il punto G e, di tanto in tanto, le assestava uno schiaffo sulle chiappe amplificandole il piacere con potenti fremiti che le’ attraversavano tutto il corpo. Il respiro diveniva sempre più grosso, rotto da profondi gemiti di piacere.

Infine Mario fece sedere Shy sul bordo del letto, semisdraiata e appoggiata sui gomiti. L’inguine ancora protetto dalle mutandine. Mario era piegato su di lei con la fronte appoggiata sulla fronte di lei e la fissava negli occhi con aria di sfida e con due dita stimolava la vagina di Shy sollevandola di pochi centimetri e facendola ricadere sul letto. Shy cercava di assecondare e seguire i movimenti impressi da Mario sollevando ed abbassando il bacino senza tentare di dissimulare l’intenso piacere: “Non ti fermare…….non ti fermare, ti prego, non ti fermare…..continua così….. fino alla morte” sussurrava Shy con un fil di voce.

E così dicendo, alla scoperta della posizione migliore per sentire quelle dita che scavavano come un caterpillar nella figa in fiamme, Shy sollevò le gambe e le portò strette al suo petto mentre Mario, senza smettere di stimolarle la passerina, la baciava con passione.

“Ti piace questo trattamento brutale, puttanella? Ti piace come ti manipolo questo gioiello della natura? Tu sei troppo bella per essere di un uomo solo ed oggi sei anche mia” diceva Mario

“Si, si……..si ….. mi piace…. non ti feeeermaaare…….” rispondeva con voce tremula.

“Ti piace tanto perché sei una gran zoccola ….. vero?”

“Si, siiii … si, sono la tua zoccola”

“Noooo … sei la ragazza di Tom e sei anche la zoccola di tutti ……”

“Si ….si … la zoccola di chiunque mi vuole …. ma ….. no, non ti fermare ….. ti pregooo … non ti fermare …… vengoo”

Ora Shy, distesa sul letto, aspettava un orgasmo che come la marea stava montando e che tutto avrebbe sommerso. Aveva le gambe sollevate e completamente divaricate mentre Mario con le dita le agitava la vagina. Shy, allungò il braccio e infilò la mano nel costume da bagno di Mario dove trovò il suo il cazzo duro come il marmo. Lo afferrò come ci si afferra a qualcosa in grado di sorreggerci e, saggiandone la consistenza, emise un gemito ancor più forte

“Scopami, prendimi, infilami con questo tronco d’acciaio! Chiavami la figa, sfondami il culo. Fammi venire, fammi venire con te”

E l’orgasmo arrivò, come uno tsunami che in pochi minuti spazza tutto via. Shy si lasciò andare e con un gemito fortissimo simile ad una sirena, annunciò il suo sospirato orgasmo. Mario le teneva la testa sul suo braccio sinistro, mentre lei, con le gambe completamente aperte e sollevate, presa da tremori e forti scosse, con una mano continuava a segarlo e con l’alta si accarezzava le tette e stringeva i capezzoli.

Tra sussulti e guizzi di Shy, Mario muoveva ritmicamente le dita nella figa continuando a sollecitarle il punto G. Shy, come un lungo orgasmo senza fine era scossa da forti tremori di piacere tra gli spasmi dell’orgasmo cercava di stringere le gambe contorcendo il corpo, resistendo alla mano di Mario.

Quando Shy si fu calmata, il respiro le tornò regolare, ed il sorriso ricomparse sul suo bel viso, Mario la fece distendere sul letto e sedette di lato a lei. Lei, per pudore, unì le gambe, si risistemò le mutandine e la maglietta. Lui le baciò dolcemente le labbra e con una dolcezza infinita le accarezzò il collo, poi scese sulle tette e, infine le accarezzò l’interno cosce e le divaricò le gambe e infine tornò sulla passerina stretta nelle mutande e disse: “Sei già soddisfatta? Posso bere anche io a questa fonte?”

Afferrò con due mani le mutandine e lentamente le fece scivolare lungo le gambe. Shy, per favorire lo smutandamento, sollevò il sedere in modo che da non ostacolarlo, poi sollevò le gambe in verticale, perché Mario potesse sfilarle completamente.

Shy era sul letto, gambe completamente aperte e gli occhi socchiusi. “Scopami! Scopami e regalami tutto il piacere di cui ho bisogno. Sono la tua troia, sono la tua zoccola e ho la figa in fiamme per te.”

Mario le fece piegare le gambe fino a portare le ginocchia sul petto, avvicinò la bocca alla passerina ormai esposta, e cominciò un meraviglioso lavoro di lingua. Non appena Shy sentì quella lingua calda e forte spingere e schiacciare il clitoride, chiuse nuovamente gli occhi ad assaporare quella esplorazione e rispose con un profondo gemito di piacere. Fu allora che Mario si liberò del proprio costume da bagno si avvicinò procedendo in ginocchio sul letto, divaricò le gambe di Shy e piegandosi su di lei le appoggiò l’uccello sulla passerina piena di umori caldi. L’uccello di fuoco non ebbe ostacoli e scivolò dentro senza sforzi. Non appena Shy si rese conto di quel che stava accadendo, aprì gli occhi e la bocca, sollevò la testa e lanciò un grido entusiastico.

Bastarono pochi colpi per i due giovani per raggiungere il piacere del climax. Il respiro di Mario divenne sempre più affannato , interrotto da spasmi di piacere. Mario, un attimo prima dell’eiaculazione, estratta la spada di fuoco, la diresse verso il viso di Shy. Di li a poco caldi fiotti di sperma profumato la colpirono come staffilate di una frusta di cuoio. Il primo schizzo di sperma le colpì il viso. Il secondo schizzo le colpì il labbro superiore ricadendo sul naso e sull’occhio sinistro. Il terzo schizzo arrivò dritto in gola. E così il quarto. Altri schizzi colpirono gli occhi e finirono in quantità tra i capelli.

Mario cercò di dirigere altri schizzi, direttamente nella bocca che Shy teneva spalancata, con la lingua stesa fuori per poterne riceverne quanto più possibile. Shy ingoiava e riapriva voluttuosamente la bocca per averne ancora. Lo sperma finito in bocca cominciò a colarle nella gola riscaldandole il respiro ancora affannato e causandole qualche leggero colpo di tosse che non riuscì a cancellarle il bel sorriso di soddisfazione dipinto sul suo viso. Shy avvicinò le labbra al cazzo sgocciolante e lo infilò tutto in bocca a succhiare le ultime gocce. Una parte considerevole di sperma, si raccolse sul mento e cadde sulle tette.

Terminata la pioggia di seme, con l’aria sognante, Shy dischiuse la bocca e, con la lingua, cercò di raccogliere lo sperma che le impiastricciava il viso. Mario con le dita raccolse lo sperma distribuito sul viso e lo portò prima nella propria bocca e poi nella bocca di lei.

Con gli occhi chiusi ed il viso disteso e ancora pieno di macchie di sperma, Shy era serena e intimamente felice, più bella che mai. Era cominciata bene la giornata per Shy.

Dopo un’altra doccia corroborante, Shy si avviò verso la spiaggia. Era in ritardo, ma anche molto soddisfatta. Nelle ultime dodici ore ne aveva presi più di quanti ne aveva presi nei mesi precedenti e, per di più, anche Tom era felice grazie a quella magica sega che gli aveva somministrato al risveglio.

Era una giornata calda e Shy ripensò alla promessa che le aveva fatto Michele, di liberarla dalla schiavitù della verginità anale. Ora era così soddisfatta che non le sembrava più così importante. Giunta in spiaggia, Shy trovò che Tom e Andrea erano già andati via per far la spesa e preparare per il pranzo. Ebbe solo il tempo di sistemare il suo telo sulla sabbia, vicina agli atri, quando anche Teresa e Mario andarono via lasciandola sola con Michele.

Shy, stesa al sole, si sentiva in paradiso.

Fu Michele che ruppe il silenzio: “Sei sempre dell’idea di farti deflorare il sederino, bellamia? Sai che sono un grande estimatore delle qualità del tuo culo e mi piacerebbe essere il primo.”.

“Oh, no! Grazie Michele! Sei molto gentile, ma ora voglio solo prendere un po’ di sole.”. Rispose svelta Shy con una punta di sarcasmo.

“Ah, bene! Vuol dire che apprezzerai fare un giro in barca. Fra un po’ passerà di qui un mio amico, con una bella barca, per andare insieme a quello scoglio poco distante da qui. Meno di un miglio.”

“Una gita in barca? È magnifico!” rispose Shy pregustando un’abbronzatura uniforme aiutata dal riverbero del mare.

“Bhè, è un po’ tardi per una gita, ma un giro di un’oretta ci sta comodamente. Arriviamo a quello scoglio, facciamo il bagno e torniamo indietro”.

Arrivò Gianni, l’amico di Michele, con una barca a motore di una decina di metri, con una cabina coperta, grande a sufficienza a contenere il pilota, e un’ampia prua con annesso materasso per stendersi a prendere il sole. Gianni si avvicinò ad un pontile di legno e cominciò a gesticolare per richiamare l’attenzione di Michele.

“Eccolo! È arrivato. Andiamo, presto “ Disse Michele rivolto a Shy.

Salirono a bordo. Gianni, un uomo sulla cinquantina con un fisico asciutto e i capelli che cominciavano a imbiancarsi, lasciò il timone a Michele e si stese sul materasso di prua. Shy, invece, rimase timidamente in piedi vicina alla cabina, felice come una pasqua per l’opportunità di abbronzarsi. La sua tranquillità, però, durò pochi minuti.

Gianni guardava le belle gambe marmoree di Shy solo parzialmente coperte da un leggero pareo. Due gambe che avrebbero fatto tremare i polsi a chiunque. Gianni, guardando negli occhi di Shy, con una tranquillità quasi eroica, scambiò due battute con Shy per conquistare un po’ di familiarità con la ragazza. Dopo qualche battuta, spinto da un’eccitazione senza pari, trovò il modo di accarezzarle le gambe con noncuranza e la invitò a sdraiarsi.

Gianni si rivelò un gran simpaticone parlando amabilmente con Shy del più e del meno. Nel frattempo Gianni, conquistata familiarità con Shy, si fece più audace e, facendo finta di nulla, cominciò ad accarezzarle le gambe e poi le cosce dalla parte interna e, piano piano, salì su fino al costume da bagno. Gianni sollevò il pareo, strinse le cosce e lambì il sesso di Shy, come se volesse dare forma alla creta. Shy era turbata da quelle carezze, da quelle attenzioni palesemente sessuali. Le piaceva, ma allo steso tempo pensava che non avrebbe dovuto permettere una simile licenza a un uomo che aveva conosciuto solo pochi minuti prima.

Per interrompere quelle attenzioni troppo intime, Shy, con tranquillità, si sdraiò anche lei sulla prua, di fianco a Gianni, dichiarando che voleva continuare ad abbronzarsi.

La barca procedeva verso lo scoglio con un’andatura lenta. Le onde del mare, che cominciavano a crescere, facevano rollare la barca e i due, distesi al sole, seguivano gli sballottamenti, fino a che Gianni non finì addosso a Shy.

“Scusami – disse prontamente Gianni e poi, rivolto a Michele, – per fortuna sono atterrato sul morbido. È molto carina la tua amica. Dove l’hai rimediata?”

“Sai che io ho solo merce buona ……” rispose Michele con l’aria dell’intenditore.

Shy fu piuttosto seccata dai discorsi tra i due.

Gianni, cambiando repentinamente approccio, rivolgendosi a Shy disse: “Non c’è che dire! Questa poi è di prima qualità – e afferrato e tirato il mento di Shy verso di se – fammi vedere gli occhi, bambolina. Togli gli occhiali”

Shy, nella speranza che Gianni si contentasse degli occhi, abbassò gli occhiali e lo guardò negli occhi con aria di sfida.

“Uhhu! – gridò entusiasta Gianni – ha gli occhi di fuoco. Un bel bocconcino che sarà difficile domare”.

“Hai ragione – rispose Shy – impossibile da domare: io mordo ……. a sangue!”

“Non è cattiva! – intervenne Michele – Il fatto è che tromba poco”. 

Quella risposta non placò l’animo di Gianni, anzi suonò alle sue orecchie come una sfida: “Bhè, se tromba poco, possiamo rimediare subito”.

Shy cercò di resistere agli attacchi e alle avances di Gianni, ma quando questi tentò di infilare una mano sotto il pareo che Shy, prudentemente, si era lasciata attorno alla vita, si alzò di scatto per allontanarsi e liberarsi da quell’ingombrante vicinanza. Gianni, però, fu lesto quanto lei ad alzarsi e a lanciarsi al suo inseguimento che durò due o tre passi. Poi, Gianni lo afferrò per i capelli.

Quella reazione fulminea di Gianni e la violenza con la quale l’aveva presa per i capelli, presero Shy di sorpresa. Sentì un dolore lancinante alla testa e si bloccò. Tuttavia anche il dolore intenso non dispiacque del tutto a Shy che si sentì lusingata per aver provocato quella reazione libidinosa. “Dunque – si chiedeva – è questo l’effetto che faccio sugli uomini?”

Gianni la teneva saldamente per i capelli mentre, tornando verso il materasso, la costringeva a seguirlo. Con il tremore tipico della paura, Shy lo seguiva eccitata e terrorizzata allo stesso tempo, chiedendosi cosa le sarebbe successo. Nel seguirlo, però, Shy inciampò e cadde in ginocchio. Gianni continuò a tirarla e lei a seguirlo, camminando sulle ginocchia più per il terrore che per il dolore. Quando lui si fermò e la costrinse ad avvicinarsi a lui, Shy era all’altezza del suo cazzo di lui.

Senza smettere di tirarla per i capelli, Gianni con voce perentoria le disse: “Tiralo fuori e serviti il pasto, zoccoletta”.

Shy non poté fare a meno di eseguire l’ordine e, una volta tirato fuori, le apparve una bestia di ragguardevoli dimensioni, ma soprattutto duro come il marmo. Shy prese il cazzo di Gianni alla base e aprì la bocca mentre, seduta sui suoi talloni e con le gambe divaricate, sentiva un po’ di umido tra le gambe. Era straordinario vedere con quanta delicatezza e quante attenzioni Shy, dopo il trattamento prepotente e un po’ violento di Gianni, lambiva il glande di Gianni con colpetti leggeri della lingua.

“Ora basta di cesello, troia. Fammi un pompino sul serio!” disse Gianni con aria minacciosa. Shy, con la sua bocca minuta che, nonostante fosse completamente spalancata, con difficoltà conteneva quel siluro, fece di tutto perché vi entrasse tutto. E durante l’operazione, non smise nemmeno per un attimo di guardare Gianni negli occhi.

Gianni, seduto sulla paratia della barca, lentamente tirava a se la testa di Shy e il cazzo entrava, entrava in profondità. Quando la cappella toccò il fondo della gola, la discesa si fermò, ma non la pressione di Gianni. Piano piano, il cazzo scivolò e piegando verso il basso e s’infilò nell’esofago. Per lo sforzo più di una lacrima scese piano sulla guancia di Shy. Quando il naso di Shy batté contro il pube di Gianni, questi continuò a premere sulla nuca di Shy tenendola ben stretta contro di se.

“Devi prenderlo tutto dentro, stronzetta! Anche le palle …. tutto dentro”

Shy si sforzò di aprire la bocca quanto più poteva e con la lingua cercò di tirar dentro anche i coglioni di Gianni. Ma non c’era niente da fare: i coglioni rimanevano fuori.

Shy rimase ancora un po’ ferma in attesa di liberare l’esofago che le impediva di respirare. Vedeva Michele, di là del vetro della cabina, che placido continuava a condurre la barca verso lo scoglio. Quando Shy sentì mancarle l’aria, cominciò a dimenarsi con le braccia e con la testa per vincere la forza bruta di Gianni e liberare l’esofago. Terribili strepiti di soffocamento provenivano da shy ma Gianni non mollò la presa.

“Devono entrare anche le palle, stronza. Devi allargare la bocca” gridava Gianni mentre lei si dimenava. Improvvisamente le lasciò libera la testa e Shy si tirò indietro liberando la bocca dal cazzo e riprese a respirare. Gianni non era sazio e, approfittando di Shy che cercava di riprender fiato, le infilò nuovamente il cazzo in gola e ricominciò a spingerle la testa per scoparle la bocca. Shy riprese immediatamente a dimenarsi per tornare a respirare.

Dopo quattro o cinque di questi su e giù, Gianni, che la teneva per i capelli, improvvisamente le allontanò la testa da se e le disse: “Non sei buona a niente, non riesci nemmeno a prenderlo tutto in bocca. Sei una troia. Una troia che si sta divertendo, non è vero? Sei una gran zoccola, lo sai? Ma ora basta! Ora mi diverto io”.

Shy era in una situazione di totale prostrazione. Dalla bocca le colava la saliva e i muchi esofagei che erano stati tirati fuori dal frenetico su e giù di Gianni: era una maschera. Gianni la fece mettere a quattro zampe sul materasso e, portatosi alle sue spalle, senza smettere di tirarle i capelli, le alzò il pareo quel tanto che bastava, le abbassò le mutande per scoprire l’ingresso al suo sesso e la penetrò con violenza. Shy ebbe un sussulto. Emise un grido sordo che esprimeva, ancora una volta, il suo terrore e il suo piacere. Si sentiva piena, si sentiva esaltata dall’aver suscitato quella furia, quell’esplosione di energia e non aveva nessuna remora a gridare il suo piacere. Gianni la fotteva con colpi forti e secchi mentre dai i capelli la tirava in senso opposto, con il risultato che Shy piegava violentemente la testa all’indietro, ma i colpi penetravano più in profondità. Shy temette che le sfondasse la figa mentre si lasciava sfuggire forti grida di dolore.

Accortosi che Shy gradiva molto sia lo sfondamento della figa con la violenza spicciola, Gianni cominciò ad assestarle dei gran ceffoni sul culo e sul collo mentre le gridava: “Zoccola, sei una zoccola, t’insegno io come ci si comporta!”. Shy cercò con le mani di parare i colpi che, però, riuscivano ad andare a segno e ogni ceffone le procurava un rilassamento muscolare che le faceva liberare la tensione dei muscoli vaginali. Percosse che si ripercuotevano a onde progressive lungo tutto il corpo procurandole orgasmi multipli.

L’ultimo schiaffo spinse Shy lateralmente e rischiò di cadere giù dal materasso. Gianni, tenendola saldamente per i capelli, la mantenne eretta. Poi, continuando a usare la presa sui capelli, la fece alzare in piedi e la spinse violentemente contro il vetro della cabina.

Shy era in piedi, appoggiata sul casotto, con le tette schiacciate sul vetro. Era lì di fronte a Michele che poteva osservare la scena e il viso di Shy che esprimeva un piacere profondo ma anche dolore per il colpo ricevuto. Gianni le fece divaricare le gambe e senza nessun preambolo le infilò di nuovo il cazzo nella figa e cominciò pompare. Shy, con le mani a dita aperte, cercava di ammortizzare i formidabili colpi che Gianni le assestava per evitare di finire schiacciata contro il vetro. A ogni colpo, la bocca di Shy si spalancava di piacere e le tette si spiaccicavano ancor di più sul vetro. Shy aveva i denti stretti per resistere ai colpi e le labbra aperte in una smorfia di piacere misto al dolore. Michele si gustava questa scena osservando le trasformazioni plastiche del corpo di Shy.

Shy gemeva forte e gridava al vento e al mare il suo profondo piacere per quel cazzo marmoreo che le riempiva la figa. Gianni, cercando di mantenere quell’equilibrio precario, spingeva feroce e le baciava il collo, le mordeva i lobi delle orecchie e, senza fermare il violento su e giù, dai capelli le tirò indietro la testa, poi afferrò le braccia di Shy portandole dietro la schiena e le fece inarcare il corpo riprendendo a pompare con maggior vigore. Ora Shy era completamente abbandonata tra le braccia di Gianni e godeva quel trapano instancabile che le tormentava la figa.

 “Si, si …. ti prego …….. ancora, dammene ancora, più forte, non ti fermare, ancora ……..” supplicò Shy che passava da un orgasmo all’altro e temeva si fermasse sul più bello.

Gianni fotteva Shy con un’energia inaudita e lei, per aumentare il piacere, spingeva il bacino all’indietro per aumentare l’impatto di Gianni dentro di lei. Le onde generate dall’impatto su Shy, si ripercuotevano su tutto il suo corpo, procurandole fremiti di piacere.

“Ti ha mai scopata così, il cazzetto del tuo moroso? Cominci a capire cosa vuol dire essere chiavata?” Le chiese Gianni con il fiatone. Poi la prese di nuovo e la rivoltò depositandola con la schiena sul materasso. Le allargò le gambe e sollevò la gamba sinistra appoggiandola sulla sua spalla. Le infilò di nuovo il suo cazzo marmoreo e mentre con la mano sinistra si teneva ancorato alla barca, con la destra stringeva il collo di Shy, come se volesse strozzarla, facendole mancare l’aria.

Come il pistone di un motore, Gianni stantuffava la figa di Shy che sbuffava di paura e di piacere. “Ti sfonderò la figa, ti aprirò come una mela e dopo di me potrai ricevere anche il cazzo di un elefante” continuò Gianni mentre Shy faticava a respirare ma godeva come una baldracca.

Shy godeva assaporando continue ondate di piacere che la sconquassavano. Godeva e non si rendeva conto che era ormai in sua balia. Lui, di tanto in tanto, le assestava uno schiaffone sonoro e con la mano sulla gola le bloccava la respirazione amplificandole il piacere.

Quella mano che tentava di strozzarla le procurava momenti di goduria pura e attimi che le sembrava di star precipitando all’inferno. Tra un orgasmo e l’altro, lei riusciva ad alzare lo sguardo verso di lui con aria amorevole e sguardo vendicativo, ma lui accelerava il ritmo, le sue tette, ondeggiando, si frantumavano sul mento, facendola precipitare in un vortice di libidine.

Più pompava e più stringeva la mano attorno alla gola e più lei godeva e allungava le braccia per prendergli la testa, portarla verso di se e baciarlo. Gli era enormemente riconoscente, un amante eccezionale sul filo del rasoio in bilico tra dolore e piacere, tra morte e orgasmo. Ora capiva perché i francesi chiamano l’orgasmo “la piccola morte”!

Shy era schiacciata dalle sue gambe ripiegate sul petto e spinte con forza dal peso di Gianni. Lui, pompava la passerina e continuava a stingere e rilasciare la gola, facendole provare il terrore puro quando stringeva e il piacere più profondo quando lasciava che l’aria le gonfiasse i polmoni.

La scopava e, mentre la scopava, le centellinava l’aria per respirare. Shy non aveva mai provato quelle sensazioni forti. Tom era sempre stato come un burro con lei.

E fu in questa frenetica corsa che, sbuffando come la ciminiera di una vecchia locomotiva, anche Gianni si lasciò andare e, estratto il cazzo, cominciò a innaffiare il petto e il viso di Shy di caldo e profumato sperma.

 

Quando Shy e Gianni si riebbero, entrambi si accorsero che, mentre loro avevano dato l’anima, erano giunti allo scoglio, Michele aveva gettato l’ancora e si era tuffato nelle chiare e fresche acque del mare di maggio.

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