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Racconti Erotici Etero

il mio professore ed io

By 16 Gennaio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

eri sera sono andata alla cena organizzata in onore di un mio vecchio professore, per festeggiare il suo trasferimento all’estero. Inizialmente non ci volevo andare, perché avrei rincontrato tutti i compagni del liceo, sposati, con figli eccetera. Non che io non sia soddisfatta della mia vita, di ciò che faccio, ma ero sicura che mi avrebbero fatto pesare il fatto che sono l’unica a non avere una fede al dito… Chiesi a Marco di accompagnarmi, ma oggi doveva partire per lavoro e doveva svegliarsi presto. Poi lo capisco… sarebbe stata una rottura colossale! Il suo consiglio è stato di farmi forza perché sono la sola di quella classe a essersi laureata a pieni voti, a avere un lavoro interessante, non tutto ruota attorno al matrimonio. Pensai che in fondo aveva ragione.
Mi preparai con cura, indossando un abito corto nero non scollato, calze lavorate nere con delle rose, trucco non pesante. Mi sembrava l’abbigliamento adatto per quel genere di occasioni, poi non volevo che qualche ex compagna di scuola pensasse che andavo lì per rimorchiare.
Arrivai in pizzeria presto, come al solito non so calcolare bene i tempi, e incontrai subito il nostro professore.
‘Jasmine! Come stai? Ah tu non sai come sono felice di avervi qui questa sera. Siete stati davvero i miei allievi migliori’. Era sempre lo stesso: alto, capelli ormai brizolati, affascinante e autorevole. Lo salutai e iniziammo a parlare di questi anni, gli raccontai dell’Università, del lavoro. Sembrava contento, soprattutto perché avevo seguito le sue orme studiando lettere. In realtà le sue lezioni al liceo non erano così stimolanti, le trovavo sempre troppo formali: mai una battuta, un momento di relax. I miei ex compagni iniziaziono a arrivare e ogni volta che ne salutavo uno la mia reazione era di stupore! Non sono passati più neanche dieci anni e il loro aspetto era trascurato, li vedevo tristi, ingrigiti. Ci sedemmo a tavola, ordinammo le pizze e inziammo a parlare tra noi. Io ero seduta in mezzo a due mie compagne: Stefania e Sara, entrambe sposate, con figli, una già separata. Ai tempi della scuola era bellissime ragazze piene di vita, le vidi così tristi e spente. Arrivammo a un certo punto della cena in cui mi resi conto che ero invidiata e idolatrata da tutti: ‘Brava che hai studiato’, ‘Ma come sei diventata bella’, ‘Chissà quante soddifazioni…’. Io non sono il genere di persona che ama questi complimenti eccessivi. Mi sentivo a disagio, troppo e decisi di andare fuori con la scusa di fumare una sigaretta (in realtà ho smesso da anni, ma dovevo uscire di lì). Andai nel cortile della pizzeria e mi sedetti su una panchina, mandai un sms a Marco per descrivergli il mio imbarazzo. In più i miei cari ex compagni stavano esagerando con l’alcol, anche questo a me non piace particolarmente. Bere e divertirsi va bene, ma non uscire per bere e bere… lo trovo squallido. Mi stavo pentendo a morte di essere andata a quella cena, quando vidi arrivare il mio professore.
‘Mia cara Jasmine cosa fai?’.
‘Guardi… mi sento a disagio, desidero restare un po’ da sola’.
‘Ti capisco, anche a me dipiace vederli ridotti così male. Avevano tanti progetti per le loro vite e guardali’. Continuammo a parlare, a scherzare… incuranti dell’allegra compagnia che avevamo lasciato a bere e mangiare, piangendo sulle loro esistente.
A un certo punto lui si è avvicinato a me, ci siamo guardati e… baciati. Tra me pensavo che era una situazione surreale, non mi piaceva quando avevo quindi anni. Ora cosa stava succedendo?
‘Jasmine io ti desidero da quando ti ho vista stasera…’ mi disse mentre mi accarezzava una gamba. Non potevo, davvero… pensai a Marco, poi al fatto che lui era stato il mio professore a liceo. Mi ha conosciuta quando ero una ragazzina. Non so, la cosa un po’ mi disgustava. Cercai di allontanarmi, ma lui mi strinse a sé e mi baciò il collo, mi accarezzava ovunque con delicatezza, come solo un uomo maturo sa fare. Le sue mani arrivarono al mio seno, si fermò e mi guardò sorridendo. Andammo mano nella mano in un ripostiglio in fondo al cortiletto del locale, ci ribaciammo… le nostre lingue si incrociavano con dolcezza e passione e io mi stavo bagnando sempre di più. Lo toccavo e sentivo il suo pene diventare duro nei pantaloni. La voglia cresceva in me…. mi accarezzava i capezzoli da sopra il leggero vestito e questi diventavano turgidi, mi piaceva e mi eccitava che lui mi stesse toccando in quel modo. La mia pelle bruciava di desiderio, volevo che lui mi strappasse l’abito di dosso, ma quei tocchi e quelle carezze erano unici. Si concentrò sul mio capezzolo sinistro, la stoffa tirava tantissimo…. ero vicina a un orgasmo mammellare… che ebbi in poco tempo. Lo guardai stupita e affascinata da ciò che sapeva fare. Si inginocchiò e infilò la sua lingua tra le mie gambe, spostanto il perizoma fradicio. Gli tenevo la testa, mi muovevo con passione a ogni sua leccata…. penso davvero che nessun uomo abbia mai gustato la mia figa in quel modo. Con calma, dolcezza e attenzione a ogni parte del mio sesso mi stava procurando un piacere unico… sentivo in me il calore aumentare, il clitoride era durissimo, continuavo a produrre umori che lui leccava. Le sue mani mi accarezzavano il culo, ma senza penetrarmi…. a ogni suo colpo gemevo sempre di più, le mie gambe tremavano… le mie mani lasciarono la sua testa e inziai a toccarmi i seni… dopo altri cinque o sei leccate venni urlando…. A fatica riuscivo a restare in piedi, tremavo ancora e l’orgasmo mi aveva procurato un piacere e un calore unico…
‘Sei bellissima… ti andrebbe di…. voglio fare l’amore con te’.
A queste sue parole gli slacciai i pantaloni, tirai fuori il pene durissimo e me lo misi dentro senza dire nulla. Ero dilatatissima per il suo lavoretto orale…. in quella posizione ci sdraiammo a terra, io sopra. Lo cavalcai, lui mi guardava con aria soddisfatta e dolcezza…. mi accarezzava il culo, la schiena, a un certo punto feci una leggera torsione, mi voltai senza permettere al suo pene di uscire… rimasi di schiena sopra di lui. A quel mio gesto sentivo in me il suo membro che si ingrossava ancora di più, mi sfondava con forza e io stavo di nuovo per godere. Mi prese i seni, ora liberati da me, e mi stuzzicava i capezzoli. Lo sentivo gemere, io gemevo… ero prossima all’orgasmo… il suo pene in me che entrava, usciva, io ero un lago…. venni… lui non era ancora venuto… continuai dopo il mio orgasmo a muovermi, mi chinai in avanti, così lui poteva avvarezzarmi la schiena. Mi tirava i capelli, ci giocava e non veniva ancora…. il suo pene era sempre durissimo in me, aveva una resistenza pazzesca per l’età…. io mi muovevo accarezzandogli le gambe, su e giù, ancora per un po’…. Stavo si nuovo godendo…. ero al limite…. rifeci la torsione e tornai nella posizione inziale…. volevo baciarlo mentre era dentro di me, mentre mi stava facendo godere ancora. In pochissimi secondi mi trovai di nuovo vicina all’orgasmo…. anche lui questa volta e siamo venuti insieme urlando.
‘Jasmine…. sei fantastica, ma con quelle tue torsioni me lo hai quasi staccato… vorrei averti ancora sopra di me altre volte’. Lo baciai e mi rivestii.. Chissà cosa stavano pensando i compagni e se fuori dal ripostiglio ci fosse stato qualcuno?
Uscimmo e lui mi andrò a prendere la borsa, andai via… disse che non stavo bene, non volevo più rientrare e non volevo affrontare i loro sguardi, nuovamente di invidia….
Arrivata a casa trovai un messaggio in segreteria di Marco: ‘Buona notte, ti amo e ti chiamo domani quando il mio aereo atterra’. Mi sentii una puttana, per la prima volta… avevo gli indumenti pieni di umori miei e del mio professore, avevo goduto tantissimo e soprattutto avevo permesso al mio partner serale di lasciarmi il suo numero…

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