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Racconti Erotici Etero

Il padre del mio migliore amico

By 6 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono a casa di Francesco il mio migliore amico, nonché migliore amico del mio ex.
Lui è andato a prendere qualcosa da mangiare e mi ha lasciato a casa da sola, così mi diverto a giocare con il computer.
Sua madre è morta qualche anno fa e il padre di solito passa tutto il sabato in ufficio.
Sento la porta aprirsi dietro di me -Hai fatto presto, lo sai che ho ancora voglia del tuo cazzo.- non risponde, mi volto e mi trovo difronte suo padre, Paolo.
Ci conosciamo, di solito è lui che va a prendere le pizze quando resto qui il sabato a cena, a volte parliamo anche di sesso, in genere provoco Francesco, non mi permetterei mai di provocare un vero uomo. E’ capitato che qualche volta mi massaggiasse le spalle mentre io trattenevo a stento i mugolii, oltre a questo null’altro.
Qualche attimo di silenzio, per fortuna sento la voce di Francesco -Sono arrivato, questa sera cinese.- La sua voce si fa sempre più vicina -E’ arrivato mio padre?- – Si sono in camera tua con Emma, arriviamo. – gli risponde il padre.
Lui esce dalla porta, il mio sguardo perso nel vuoto, riappare sulla porta -Tu non vieni?- – Arrivo- gli dico alzandomi dalla sedia e dirigendomi in cucina.

Francesco come sempre è un angelo, l’unico uomo che ricordi alla perfezione i miei gusti, involtini primavera, riso all’ananas, pollo alle mandorle.
Sembra che la mia frase non abbia scosso Paolo, che si comporta naturalmente.
Iniziamo a mangiare, alla mia destra Francesco e di fronte a me Paolo, come al solito intingo gli involtini primavera nella salsa agrodolce e poi imbocco Francesco guardandolo negli occhi.
Parliamo del più e del meno per tutta la durata della cena.
-Sono le nove, c’è la partita, vi spiace se vado di la a vederla.- dice Francesco
-Non sono convito che a Emma vada bene che tu veda la partita.- risponde suo padre.
-Perchè?- gli chiedo io, per me non c’è nessun problema a sistemare la cucina, Francesco ha lo stesso sguardo interrogativo.
Si rivolge a me con voce ferma -Tu prima non avevi ancora voglia del suo cazzo.- e io che speravo di passarla liscia. Francesco si mette a ridere, va in soggiorno e accende la TV.
Cala un velo di silenzio tra me e Paolo, mentre sparecchiamo la tavola. Di solito a me non piace guardare le partite di calcio, nemmeno lui è un appassionato, quindi ci troviamo in cucina a parlare, ma oggi credo che sarà meglio sopportare quei 22 cretini che corrono sul campo, piuttosto di rimanere qui.
-Spero non ti sia offesa.- Mi dice mentre mi avvio verso il soggiorno.
Mi fermo e lo guardo -No, è che…. –
-Quando sei qui provochi costantemente Francesco, anche quella era una provocazione….-
-Un po’ troppo esplicita.- lo interrompo. Non riesco a sostenere il suo sguardo quindi guardo il pavimento.
-Stai tranquilla non è successo nulla. Vedi come l’ha presa bene lui.-
Annuisco, ma il mio imbarazzo non diminuisce.
-Visto che non ti piace il calcio, mi daresti una mano con i verbali nel mio studio.- chiede.
-Certo.- Gli sorrido, ha capito il mio imbarazzo ed è assolutamente gentile.
Passiamo per il soggiorno e dico a Francesco che andiamo nello studio, di passare di la durante la pausa, non so nemmeno se mi abbia sentito visto che è così impegnato a guardare la partita.

Entriamo nello studio, mi fa accomodare sulla sua poltrona accendo il pc, lui si siede su una delle due sedie girevoli davanti alla scrivania e tira fuori una cartellina con degli appunti. Il mio sguardo cade sulla chaise longue che è difronte a me, lui lo nota.
-Quante volte avete fatto sesso lì?- la sua voce è sempre così calma.
Oggi non è giornata, penso. -Scusi?- dico
-Io e Francesco parliamo tanto, credo che tra me a lui ci siano ben pochi segreti…. Se non sbaglio l’ultima volta la settimana scorsa.- dice
-A dire il vero, l’ultima volta circa due ore fa.- So che mi sta provocando, ma non riesco a stare zitta.
Procediamo alla stesura dei verbali.

Siamo a buon punto quando guardo l’orologio sono le 22.30 passate, probabilmente Francesco si è scordato si passare di qui, credo sia cominciato anche il secondo tempo.
Piego il collo a destra e a sinistra, Paolo se ne accorge, si alza, si mette dietro di me, comincia a massaggiarmi il collo, il movimento è difficile perché la poltrona ha lo schienale altissimo.
-Facciamo una pausa, vado a prendere qualcosa da bere. Rilassati un po’.-
Mi stendo sulla chaise longue, con le mani incrociate sotto la testa, guardo il soffitto.
Lui arriva con due birre già aperte, me ne porge una, avvicina la sedia e si siede vicino a me. Dopo un paio di sorsi mi alzo prendo l’altra sedia, mi siedo al contrario appoggiando le braccia conserte sullo schienale e guardandolo negli occhi, gli chiedo -Potrebbe continuare il massaggio?- faccio girare la sedia e appoggio la testa sulle mie braccia.
Le sue abili mani scivolano sul mio collo, sulle spalle -Posso dirti una cosa?-
-Certo- rispondo
-Tu lo sai, che Francesco vorrebbe qualcosa di più da te.-
-Cosa vorrebbe?- volto la testa per guardarlo. Un attimo di silenzio.
-Il tuo culo.-
Mi metto a ridere -Cosa? Scusi? Francesco? Nooo…. Non me l’ha mai detto….. Non può essere.-
Non è possibile che lui parli di questo con suo padre e non con me.
-Non te l’ha mai detto perché sa che non ti piace.- ‘Ecco la scoperta dell’acqua calda’ penso, lui continua -Sono certo di poterti dimostrare che ti può piacere.-
Ma ci sta provando? Non è possibile.
Abbasso di nuovo la testa sulle braccia, le sue mani scivolano lungo la mia schiena, mi sfugge un mugolio. Le sue labbra si avvicinano al mio orecchio -Se non mi credi, passa nel mio ufficio un pomeriggio, ti dimostrerò che ho ragione.- mi bacia il collo.
Vedo la porta aprirsi, è Francesco, gli sorrido. -Vi lascio soli?- Chiede.
-Lo sai che sarei in grado di gestirvi entrambi.- lo provoco, mentre le mani di suo padre scivolano sui miei fianchi.
Si avvicina, mi bacia sulla fronte, è dolce estremamente dolce.
-Ti porto a casa, dai è tardi.- annuisco.

In macchina continuo a pensare alle parole di suo padre e non capisco perché, si confidi con lui e non con me, mentre bacio il suo collo provo a vedere se quello che mi ha detto suo padre è vero.
-Ma tu mi vorresti inculare?- Riesco a trattenere a stento le risa, detta così mi sembra una battuta, lui invece è serio, non risponde. La mia mano scende sul cavallo dei suoi pantaloni.
Credo di capire che la risposta sia ‘SI’, lo guardo con aria dubbiosa.
-Hai parlato con mio padre vero?- dice.
-Avrei preferito saperlo da te, non da lui.- rispondo quasi offesa
-So che non ti è mai piaciuto, e non te l’avrei mai chiesto.-
Mi fa una immensa tenerezza, apro i pantaloni, lo prendo in mano, mi chiedo come fa ad essere così dolce con il cazzo in tiro.
Lo predo in bocca, mentre lui continua a guidare, comincio un lento su e giù, per poi farlo uscire e giocarci un po’ con la lingua, voglio fargli capire che non sono arrabbiata con lui.
Lo guardo, gli sorrido, passo la lingua lungo tutta la lunghezza, mentre le sue mani cercano di infilarsi nei miei jeans, li sbottona, fa scendere la zip, me li sfilo.
Abbandono un attimo il suo cazzo dandogli prima un bacetto sulla punta, prendo la sua mano, lecco e succhio le sue dita.
Ritorno sul suo cazzo, lo lecco piano, lo prendo completamente in bocca, la mia testa si muove piano, veloce, per poi ritornare a leccarlo.
La sua mano mi accarezza leggermente il clitoride, sa che adoro quando mi coccola così, gemo con il suo cazzo di nuovo in bocca.
Manca poco a casa mia, aumento il ritmo, la sua mano si sposta sul mio gluteo lo stringe quasi fino a farmi male, lo sento pulsare nella mia bocca, lo appoggio alla lingua appena sento che sta per venire, deglutisco piano. Poi lo lecco dolcemente prima di rivestirmi.
Apro lo sportello della macchina
-Emma, aspetta! Ma tu lo faresti con mio padre?-
Lo guado, gli do un bacio sulla fronte prima di andarmene.
Continuo a pensare alle parole di Paolo per tutta la domenica.
Non so se andare o meno, non so se la sua sia una semplice provocazione o cosa.
Le sue parole risuonano nella mia testa. ‘ ti dimostrerò che ho ragione’, difficile non credergli, penso alle prime volte che ho fatto sesso, le definirei parecchio insoddisfacenti, quando ripenso al mio primo pompino mi viene da ridere, le sensazioni sono state tra lo soffocamento e i conati di vomito, insomma nemmeno quello inizialmente era piacevole.
Poi le cose sono cambiate, molto cambiate, ma è passato parecchio dal mio primo rapporto anale, ma resta comunque fastidioso.
Sono di natura curiosa e assolutamente affascinata da qualsiasi cosa riguardi il sesso, quindi mal che vada cosa potrebbe mai succedere?
Mi metto le scarpe, prendo la macchina e mi dirigo verso il suo ufficio.

Impiego quasi un ora, per arrivare, parcheggio poco lontano, appena scendo dall’auto comincio ad agitarmi, arrivo al citofono, non so se suonare.
Sospiro, suono il citofono e il portone si apre.
Appena entro la segretaria i dice di aspettare qualche minuto, è impegnato.
Continuo a passeggiare nervosamente.
Quando apre la porta del suo ufficio ho il cuore in gola, si gira verso di me -Ciao, Emma, vieni pure.-
Entro nel suo ufficio, una stanza grandissima molto illuminata con delle ampie vetrate.
Alla mia sinistra noto un divano, due poltrone, un tavolino in cristallo con appoggiati sopra due bicchieri, gli sorrido e dico -C’è pure l’angolo relax?-
Si mette a ridere e si siede sull’angolo della scrivania.
-Come mai sei qui?- Mi chiede.
Cos’è una domanda retorica? Non lo sa perché sono qui? -Non mi doveva dimostrare qualcosa?-
faccio finta di essere sicura di me, mentre vorrei scappare.
Prende il telefono -Non mi passi nessuna telefonata.- Apre un cassetto della scrivania e prende qualcosa. Si alza, va verso la porta, la chiude a chiave – Così nessuno ci disturberà – ho il cuore in gola, mi chiedo che cazzo sto facendo.
Apre un piccolo frigo bar e prende una bottiglia di vino, appoggia sul tavolo un piccola bottiglietta, credo sia un olio per massaggi, apre la bottiglia di vino e lo versa nei due bicchieri.
Si siede sul divano, mi fa cenno di avvicinarmi -Non ti mangio mica.-
Mi siedo accanto a lui, un piede appoggiato a terra, mentre l’altra gamba piegata e appoggiata sopra il divano, in modo da poterlo guardare. Prendo il bicchiere di vino, ne bevo un sorso, lo appoggio sul tavolino.
-Cosa devo fare?- gli chiedo.
-Come prima cosa direi che ti devi rilassare un po’, perché sai i miracoli non li so ancora fare.-
Se era una battuta non l’ho trovata divertente, comunque sorrido.
-Dai stenditi, cominciamo da dove siamo stati interrotti.- dice

Allenta la cravatta, sbottona la camicia e la appoggia sulla poltrona vicina.
Tolgo le scarpe e mi giro dandogli le spalle, sento le sue mani, sotto la maglietta, me la lascio sfilare, credo che tra meno di mezz’ora sarò nuda davanti a lui, da qualche parte bisognerà pure cominciare.
Mi stendo, appoggio la guancia sul divano, lui si mette a cavalcioni sopra di me, sento cadere qualche goccia d’olio sulla pelle, sposta i miei capelli. Sento le sue mani aperte risalire la schiena partendo da poco sopra l’elastico dei pantaloni, chiudo gli occhi, passa alla nuca, poi il collo, i pollici scendono lungo la spina dorsale applicando una lieve pressione, per poi risalire, torna sulle spalle.
Mi sciolgo sotto le sue abili mani, respiro piano, gemo quando le sue mani sfiorano il mio seno.
Scende di nuovo lungo la spina dorsale, inevitabilmente quando arriva alla zona lombare alzo leggermente il bacino spingendolo contro di lui.
Afferra l’elastico dei pantaloni, gli slip e li sfila.
Sento le sue labbra lungo la schiena, mentre massaggia i glutei, passa alle gambe, una alla volta, scende sul ginocchio, la caviglia, prende il piede tra le mani e comincia a massaggiare la pianta, lo abbandona e risale fino al gluteo per poi passare all’altra gamba alla quale riserva un trattamento identico.
Si sofferma di nuovo sui glutei, li stringe delicatamente, subito dopo sento le sue dita penetrare piano la mia fica, involontariamente alzo il bacino, vorrei di più.
L’altra mano continua ad accarezzarmi le chiappe, le dita scorrono sul solco tra le mie natiche fino a spingere leggermente contro l’ano, mi irrigidisco un po’, se ne accorge, le sue dita scivolano fuori di me, vorrei protestare.
Si sposta -Girati.- mi sembra un ordine.
Aspetto un attimo ‘Sono qui per questo.’ penso. Mi giro, fortunatamente il suo sguardo resta fisso sul mio viso leggermente imbarazzato.

Versa un po’ d’olio sulle sue mani, prende la mia caviglia, le sue mani risalgono lente applicando una leggera compressione arrivato all’inguine adagia la mia gamba piegata sul divano, passa all’altra, chiudo gli occhi.
Mi meraviglio quando sento afferrare le caviglie ed appoggiarle sulle sue spalle -Fermami se non vuoi. – mi rassicura. Lo guardo, gli sorrido, fermarlo? Perché mai?
Con una mano mi accarezza dolcemente il pube, sfiora il clitoride, l’altra tocca delicatamente l’interno cosce. Sospiro quando si avvicina al culo, le sue dita scivolano su tutta la zona perianale, il suo sguardo è fisso nel mio, sta aspettando che gli dia l’autorizzazione a continuare.
Chiudo gli occhi, respiro profondamente e sento la muscolatura anale permettere alle sue dita di entrare, le fa roteare lentamente per qualche interminabile minuto, prima di inserire un altro dito, gemo, inarco leggermente la schiena, lui si ferma -Continui.- gli intimo.
Riprende a far roteare le dita piano, credo di non essere mai stata eccitata fino a questo punto, vorrei che mi scopasse, NO, vorrei di più vorrei il suo cazzo nel culo, mi turba questo desiderio.

Sfila le mani da dentro di me, lo guardo con aria dubbiosa, mentre adagia le mie gambe sul divano.
-Direi che abbiamo finito.- dice.
-Come?- mormoro -Aspetti, io…- mentre lui si dirige verso la scrivania dandomi le spalle.
Si ferma e mi volta. -Tu?-
-Io voglio…..- lo sto supplicando, lui sa cosa voglio, mi mordo le labbra.
-Tu vuoi?- la sua voce è così calma.
Ora è di fianco i miei occhi scendono lungo il suo profilo, noto il rigonfiamento nei suoi pantaloni, mi alzo dal divano, mi avvicino a lui, sento i suoi occhi sul mio corpo.

Mi avvicino a lui, lo guardo negli occhi mentre con le mani gli sto già aprendo i pantaloni -La prego-.
Il suo viso non lascia trasparire nessuna emozione. Non so se andare oltre, mentre i suoi pantaloni scivolano sul pavimento lui continua a non battere ciglio.
Con le mani mi afferra i fianchi, mi fa girare , appoggio le mani alla scrivania, le gambe divaricate, il culo indietro, – Cosa vuoi ragazzina.-
Non riuscirei mai a dirgli cosa realmente voglio guardandolo negli occhi, sento che le sue mani stringono aprendo le natiche, sento il suo sesso accarezzarmi . – Cosa vuoi?- mi chiede per l’ennesima volta.
Sospiro, mi mordo le labbra, so che lui vuole una risposta -Voglio ‘..il suo ….cazzo.-
Lo sento premere conto la muscolatura anale che oppone poca resistenza, forzarla piano con dolcezza, lo sento entrare con cautela, trattengo il respiro fino a quando si ferma, mi bacia la schiena, tre baci lungo la spina dorsale, gemo mentre mi accarezza il clitoride per poi scendere piano ed insinuarsi dentro di me.
Istintivamente spingo indietro il bacino, voglio le sue dita completamente dentro di me.
Non solo le sue dita entrano completamente ma anche il suo cazzo, sorpresa da una leggera fitta inarco la schiena, alzo la testa, sgrano gli occhi, mi mordo le labbra -Ah!- mi sfugge.
Lui si ferma -Piano piccola.- mi rimprovera.
Riprende a muovere le dita, decise e delicate, che riportano di nuovo alle soglie del piacere.
Aspetta ancora un po’ prima di ricominciare a muoversi nelle mie viscere. I suoi movimenti sono lenti, costanti, piacevoli, rilassanti, non c’è dolore ne fastidio, solo una nuova bellissima sensazione.
Ansimo, gemo, è un evoluzione del piacere, qualcosa di indescrivibile.
-Ohhh siiii.- Un orgasmo travolgente, quello che mi assale poco dopo, una sensazione totalmente diversa da qualsiasi altra cosa abbia provato prima, una scossa elettrica lungo la schiena, un fuoco ardere nell’addome, le gambe mi reggono a fatica, appoggio gli avambracci alla scrivania.
Lui mi afferra i fianchi, i colpi di reni si fanno sempre più rapidi fino a quando viene poco dopo.
Le sue mani ritornano a massaggiarmi la schiena, mi adagio sulla scrivania, mi bacia il collo, le spalle, le sue labbra scendono lungo la spina dorsale, il suo cazzo scivola fuori di me, mordicchia i glutei.
Le sue mani, scivolano lungo il mio profilo risalendo dalle cosce, ai fianchi, sfiorano il seno, il suo fiato sul collo -Tesoro devo lavorare. Se vuoi li c’è il bagno.- mi indica la porta alla mia destra.

Cerco la forza di alzarmi, sono stremata, mi avvio sorridendo verso verso il bagno.
Mi sciacquo il viso, con l’asciugamano cerco di togliere un po’ d’olio dalla pelle, mi guardo nello specchio, vedo qualcosa di diverso in me.
Esco, gli sorrido, lui è al telefono già perfettamente vestito, come se nulla fosse successo, mi rivesto, mi siedo sul divano per mettermi le scarpe.
Mi avvicino a lui -Devo ammetterlo aveva ragione. Grazie.-

Esco dal suo ufficio, prendo il telefonino ‘Francesco, posso passare da te?’

PS: sono certa che la maggior parte degli uomini non si renda conto del potenziale che hanno nelle loro mani. Delle abili mani possono fare miracoli su qualsiasi donna.
Signori uomini ascoltate per una volta una donna, dedicate dieci o quindici minuti a massaggiare la schiena e le gambe della vostra compagna, lei ve ne sarà grata e saprà come ricompensarvi.

Non ho trovato nessun uomo come lui, gli altri hanno sfruttato ciò che lui aveva fatto, ricordare quelle sensazioni a distanza di diversi anni, provoca comunque uno strano effetto in me.
Un ringraziamento speciale va a lui, un GRANDE UOMO.

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