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Racconti Erotici Etero

Il piacere per caso

By 11 Luglio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

A quella vista Luca sentì lo sconforto salirgli fino al cervello e le forze scendere fino alle ginocchia. Il contenuto di quella valigia, aperta senza il minimo pensiero di trovarci una sorpresa ma con il desiderio impellente di una doccia dopo un viaggio durato l’intera mattinata di una qualunque calda giornata di luglio, era lì impassibile a guardarlo.
L’ora di pranzo era puntualmente arrivata e Luca voleva rinfrescarsi un po’ prima di andare alla reception per chiedere se era possibile sgranocchiare qualcosa nel ristorante dell’hotel.
Il pomeriggio era pieno di appuntamenti ma in quel momento gli parvero tutti come scritti e barrati uno ad uno sulla sua agenda.
Come era successo? Ma soprattutto, quando? Per un attimo si sentì vittima di uno scherzo ma non appena ripensò al pullman che l’aveva portato a Fiumicino capì subito che non c’era nessuno a divertirsi alle sue spalle; qualcuno aveva evidentemente la sua stessa valigia e, sceso dal pullman, aveva preso quella sbagliata.
Sì, la fascetta che quella hostess bruttina ma gentile gli aveva messo al check-in riportava il suo nome, l’aveva controllata anche al ritiro bagagli. Tutto doveva essere successo prima e solo su quel dannato pullman.
Si sforzò di fare mente locale su come togliersi da quella maledetta situazione. Rivoleva la sua valigia con le sue camicie e i suoi abiti, con le sue ciabatte e la sua biancheria e non riusciva a togliere lo sguardo da quegli abiti sconosciuti, molto più colorati dei suoi. Non ebbe bisogno di toccare nulla per rendersi conto che erano di una donna.

Azzurra stava seduta con la tempia destra nel palmo della mano, con il gomito poggiato sulla scrivania della sua stanza, girata a guardare incredula il suo trolley nero con inserti grigi aperto sul letto e colmo di roba maschile di proprietà di chissà quale uomo del mondo che ora si aggirava in chissà quale parte del mondo.
Cercò conforto nell’ironia e si domandò se quella valigia si sentisse spaesata come lei in quel momento.
Era appena arrivata a Verona dove l’indomani avrebbe dovuto incontrare un’amica con cui trascorrere qualche giorno di meritata vacanza. Invece gli occhi non le permisero illusioni e capì subito quanto fosse urgente trovare una soluzione per non vedersi rovinare i tanto attesi programmi.
Si alzò dalla scrivania e si avvicinò alla valigia con aria di sfida e iniziò a cercare qualcosa che potesse in qualche modo aiutarla a rintracciare il proprietario distratto di quella roba. O forse era stata lei a prendere la valigia sbagliata? Probabilmente non l’avrebbe saputo mai, anzi, la probabilità sarebbe diventata sicurezza se non si fosse mossa subito alla ricerca di qualche indizio più o meno esplicito.

Luca non sapeva cosa fare per prima. Nella sua personale lista di priorità capì subito che in cima c’era la necessità di trovare il modo di rintracciare quella donna e l’unica cosa che potesse collegarlo a lei era il contenuto di quel trolley.
Nonostante sentiva la rabbia montargli dentro, con una delicatezza quasi innaturale iniziò a togliere dalla valigia gli abiti, le camicette e le magliette che erano in cima facendo molta attenzione, consapevole del fatto che non sarebbe mai stato in grado di ripiegare così bene quella roba. Quella donna non era in viaggio di lavoro come lui, quell’abbigliamento ne era la prova. In realtà Luca si rese conto che non poteva nemmeno sapere se il viaggio della donna era di andata o di ritorno. Solo la mancanza di panni sporchi faceva tendere la sua idea su un viaggio di andata ma non poteva poi esserne così certo. In cuor suo sperò che la donna fosse rientrata a casa così da avere ora meno problemi dei suoi, qualora fosse stato lui a causare involontariamente lo scambio.
La rabbia diminuì all’improvviso aiutata anche da quel piccolo senso di colpa, sostituita da quel pizzico di voyeurismo che ogni uomo custodisce gelosamente in sé. Ora davanti ai suoi occhi c’era un piccolo tappeto di mutandine e reggiseni, tra una borsa che sicuramente conteneva scarpe e due pochette, anch’esse dal contenuto inequivocabile. Senza rendersene conto non stava più pensando a cosa avrebbe voluto trovare per risolvere il suo problema ma tutta la sua attenzione era catturata da quegli indumenti così minuti e si sentiva confortato dal fatto che benché stesse chiaramente violando la privacy di una donna sconosciuta era più che giustificato.
Prese un paio di mutandine senza spaventarsi all’idea di doverle ripiegare. Le aprì davanti ai suoi occhi e scoprì che quei bordini neri intorno a tutto quel giallo disegnavano un perizoma. Sorrise all’idea di indossare lui quella roba; ce ne sarebbero voluti almeno quattro per fare almeno una delle sue mutande.
Si impose di mettere da parte quei pensieri, poggiò il perizoma sul letto e continuò a svuotare la valigia con la stessa cura avuta fino a quel momento.
Non trovò nulla che potesse aiutarlo. Rimanevano la borsa e le pochette. La borsa non tradì il suo aspetto e rivelò senza sorprese il suo contenuto. Lo stesso avvenne per la prima pochette, colma di trucchi di ogni tipo e colore. Anche la seconda pochette venne aperta senza aspettative e infatti conteneva esattamente quello che Luca pensava mancasse all’appello, tranne un particolare.

Mentre con cura toglieva quelle camicie dalla valigia, una rimase impigliata per un attimo in qualcosa e si spiegò. Azzurra stese la camicia aperta sul letto, l’avrebbe ripiegata dopo, ora aveva altri pensieri più urgenti a cui dar retta.
Nonostante tutto, però, non pot&egrave fare a meno di pensare a quanto l’abbigliamento di un uomo presumibilmente d’affari fosse simile ad una divisa. L’unica nota di diversità era affidata alle cravatte che avevano l’autorizzazione di aggiungere un po’ di colore a quegli abiti neri o blu, gessati o meno che avrebbero dovuto coprire camicie sempre bianche o celesti. Eppure quell’uomo non aveva chiesto nulla di stravagante alle sue cravatte affidandosi per lo più a ormai desueti regimental da colori piuttosto sobri.
Azzurra pensò che evidentemente non c’era una donna ad aiutare quell’uomo nella scelta delle cravatte.
Continuò a scavare con mani accurate tra quella roba finché vide che sul fondo della valigia c’era una cartellina, celeste anch’essa, e un impeto di speranza le si accese nel petto. Si affrettò a spostare la biancheria per arrivare a quella che probabilmente era la soluzione al suo problema curandosi sempre meno della roba che stava mettendo sul letto.
Finalmente la prese tra le mani e la guardò per qualche secondo senza aprirla, recitando con gli occhi una preghiera affinché dentro ci fossero le informazioni che cercava. Notò un logo sulla copertina con la ragione sociale di una società: Axeynet S.r.l.
Aprì la cartellina e vide dentro una serie di documenti che riportavano spesso in testata lo stesso logo appena visto sulla copertina. Era sulla strada giusta, se lo sentiva.
Trovò una relazione tecnica su un prodotto dal nome impronunciabile, uno studio di fattibilità di un progetto, un’analisi dei costi e benefici per lo stesso progetto e per finire la stampa di alcune e-mail sulle quali Azzurra concentrò la sua attenzione.
Erano accordi presi per incontri su questioni finanziarie. Un certo Ing. Angelo Cattanin invitava il Dr. Luca Marelli nella loro sede di Verona per definire i dettagli di un’operazione finanziaria di interesse per la sua società. Scorrendo le altre e-mail vide che il soggetto comune era sempre il Dr. Marelli e che si faceva spesso riferimento ad incontri che avrebbero dovuto avere luogo a Verona. La possibilità che quello sconosciuto non fosse in giro per il mondo ma si aggirasse spaesato nella sua stessa città le diede la stessa sensazione di una carezza.
La sicurezza di farcela non l’aveva mai abbandonata e ora ne stava avendo la conferma.
Alzò lo sguardo dalla cartellina e guardò il letto. Un dettaglio le assegnò definitivamente la vittoria.

Infilò la mano nella pochette frugandone il contenuto eppure non c’era traccia di assorbenti. Una delle poche convinzioni che Luca si era costruito nella vita era appena caduta: non &egrave vero che ogni donna ha sempre con sé almeno un assorbente. Scacciò subito questa sua personale sconfitta confidando nel fatto che probabilmente la donna in questione aveva pensato di tenerli nella borsa e non nella valigia e mentre si convinceva sempre più di questa possibilità scorse tra i profumi, lo spazzolino da denti, il dentifricio e i vari deodoranti un qualcosa che d’istinto gli fece ritrarre la mano.
Come un alligatore mimetizzato nel fango, pronto ad azzannare la preda di passaggio, sul fondo della pochette era adagiato un vibratore.
Luca lo tirò fuori come se avesse trovato il Sacro Graal e guardandolo gli sembrò che risplendesse di luce propria. In realtà non era l’oggetto in sé che lo attraeva in quel modo ma l’idea che ora i motivi per cui doveva assolutamente trovare quella donna aumentavano.
Una nuova curiosità lo assalì, rimproverandolo per non averci pensato prima viste le sue debolezze in materia. Poggiò il vibratore vicino al perizoma giallo e prese uno dei reggiseni dal letto. Il quattro cucito su una piccolissima etichetta attaccata al reggiseno gli estorse un sorriso. Mise anche il reggiseno sul letto, più su rispetto al perizoma, come se volesse figurarsi la silhouette della donna misteriosa.
Non era niente male, pensò.
Ma all’improvviso, come se qualcuno avesse acceso la luce, si ricordò che non era un giurato in un concorso di miss ma che aveva un problema, un grosso problema e non c’era nulla che potesse aiutarlo in quella dannata valigia.
Prese il cellulare e chiamò la sua segretaria in azienda. Le raccontò l’accaduto, la pregò di annullare tutti gli appuntamenti previsti nel pomeriggio e le chiese di informarsi se era previsto un rimborso spese per l’acquisto di biancheria e indumenti nuovi.
La segretaria prese nota di tutto e promise di richiamare al più presto.
Luca nel frattempo cercò di risistemare tutto nella valigia cercando di rimettere i capi esattamente come li avevi trovati all’apertura.
E intanto la luce si era di nuovo spenta e la sua fantasia aveva ripreso il suo viaggio che però durò solo un paio di minuti, interrotto dalla telefonata della segretaria che stava mantenendo la sua promessa.
Luca apprese con sollievo che poteva comprarsi qualcosa di nuovo a spese dell’azienda. Non c’era una procedura che prevedesse questo caso visto che non c’era un’assicurazione che avrebbe risarcito il danno al pari di un bagaglio smarrito dalla compagnia aerea. Ma vista la situazione gli diedero l’ok a procedere imponendogli come tetto di spesa il suo buon senso.
Chiuse la valigia, uscì dalla stanza e scese alla reception per avere indicazioni su dove poter acquistare quello che gli serviva. L’unica compagnia che aveva era il pensiero fisso di come avrebbe potuto rintracciare quella donna.

‘Scopa!’ esclamò mentalmente Azzurra appena i suoi occhi misero a fuoco quella L e quella M ricamate sulla camicia aperta sul letto.
Il suo uomo aveva un nome e riabbassando lo sguardo sulla cartellina scoprì che aveva anche un numero di telefono.
Poggiò la cartellina sulla scrivania e si affrettò a frugare nella borsa alla ricerca del cellulare. Come ogni volta aveva urgenza di trovare qualcosa nella borsa ci mise molto più tempo di quello che sperava ma in fin dei conti era molto vicina alla soluzione e qualche secondo in più o in meno non avrebbe sortito alcun effetto.
Compose il numero che quelle e-mail le avevano rivelato e premette il tasto verde.
‘Sì, pronto?’ fu la risposta che le arrivò dopo tre squilli che durarono come fossero trenta.
‘Buongiorno, mi scusi, parlo con il Dottor Marelli?’ chiese Azzurra
‘Sì, sono io. Con chi parlo?’ confermò Luca immaginando già di doversi scusare per non poter essere disponibile per un eventuale appuntamento a causa del suo problema.
‘Sono Azzurra Lorini. Guardi, credo di avere qui con me la sua valigia.’ confidò lei.
‘Non ci posso credere! Fantastico! A questo punto credo che io invece abbia la sua, giusto?’ il tono di Luca si fece all’improvviso allegro e gli arrivò immediatamente alla mente, come uno schiaffo, l’immagine di quel reggiseno poggiato sul letto poco sopra il perizoma.
‘Già. Anche lei &egrave a Verona, vero?’ chiese lei, sperando che quel dettaglio forse trascurato con troppa fretta non la facesse crollare proprio a pochi centimetri dal traguardo.
‘Io sì, anche lei? Benissimo! Allora guardi, io stavo giusto uscendo per andare a comprarmi qualcosa con cui cambiarmi. Se mi dice dov’&egrave vengo a portarle la sua valigia e a riprendere la mia.’ si propose Luca lasciando trasparire un po’ di fretta nel voler riavere la valigia.
‘Sono all’hotel Laguna ma se vuole possiamo incontrarci in centro.’ rispose Azzurra.
‘Non si preoccupi, stavo davvero uscendo. So dov’&egrave l’hotel. La chiamo a questo numero non appena sarò arrivato. Grazie davvero. A dopo.’ oramai la fretta di Luca era evidente.
Azzurra si mostrò d’accordo, ringraziò e chiuse la telefonata stringendo il cellulare in pugno con un quasi impercettibile cenno di vittoria.
Luca corse in camera, prese la valigia e torno giù. Salì sull’automobile noleggiata poco prima in aeroporto, quando girava ancora con quel trolley convinto fosse il suo.
Arrivato all’hotel Laguna chiamò Azzurra e le chiese il numero della camera. Azzurra propose di vedersi nella hall ma un ‘non si preoccupi, so di avere una valigia pesante, vengo a prenderla io’ bastò per convincerla a rivelargli ‘camera 384, terzo piano’.
Luca sfilò dietro ad un nugolo di persone all’apparenza straniere che tenevano impegnate le receptionist e si diresse verso l’ascensore.
Arrivato davanti alla camera 384 bussò contento del fatto che avrebbe presto scoperto chi era quella donna con una quarta di seno.
La porta si aprì e mentre tutti e due tendevano la mano per farsela stringere a vicenda, quasi in contemporanea un accenno di risata venne fuori da tutti e due.
‘Era destino che ci incontrassimo di nuovo!’ fu il saluto di Luca mentre ripensava agli sguardi che aveva scambiato con quella ragazza sul pullman.
‘E io che pensavo di essermi finalmente liberata di te!’ ripose Azzurra con ancora quello splendido sorriso dipinto sul viso.
‘Dai, non dirmi così… finché eri su quel pullman non sembravi così infastidita dai miei sguardi.’ fece notare lui.
‘Ma su Dottor Marelli, scherzavo! Dai, entra.’ invitò lei indicando la sua valigia.
Luca porse ad Azzurra la valigia mentre si chiudeva la porta alle spalle. Lei la mise sul letto e istintivamente si affrettò ad aprirla come se inconsciamente volesse accertarsi di aver riavuto finalmente le sue cose.
‘Non preoccuparti, &egrave tutto al suo posto!’ la tranquillizzò.
‘Ma no, scusa, io…’ lei si sentì di doversi giustificare.
‘Tutto!’ la interruppe rimarcando quella parola.
In un attimo Azzurra capì il perché di quella precisazione e si portò una mano alla fronte quasi a voler spostare lo sguardo imbarazzato da un’altra parte. Riuscì a dire solo un ‘Ehm…’ prima che lui la interruppe di nuovo
‘Tranquilla, &egrave un punto a tuo favore il fatto che sappia divertirti anche in quel modo!’ disse Luca con una non più velata malizia.
‘Scommetto che a saperlo prima, appena scesi dal pullman ci avresti provato con me, vero?’ sfidò lei riappropriandosi della sua sicurezza.
‘Già, e forse anche mentre aspettavamo il nostro volo al gate… e invece poi, come avrai visto, ho ricevuto una telefonata che mi ha tenuto impegnato finché la hostess sull’aereo non mi ha obbligato a spegnere il cellulare ma evidentemente avevo diritto ad una seconda possibilità visto come sono andate poi le cose.’ Luca raccolse il guanto.
‘Ma stai zitto, scemo, che se aspetto che ti muovi tu…’ disse Azzurra mentre prendeva Luca dalla camicia per sbatterlo contro il suo corpo.
Luca non se l’aspettava e si ritrovò con la sua bocca attaccata a quella di Azzurra ma non perse nemmeno un istante e iniziò a baciarla.
Lei mollò la camicia e gli buttò le braccia al collo mentre con la lingua cercava quella di Luca che nel frattempo stringeva il corpo di Azzurra contro il suo per sentir premere sul suo petto quel seno così pieno. L’eccitazione non tardò ad arrivare prepotentemente.
Azzurra durante quel bacio dovette ammettere a se stessa che, almeno per il momento, lo scambio di valigie si stava rivelando una fortuna. Aveva messo gli occhi su quel bel ragazzo che viaggiava insieme a lei qualche posto più in là sul pullman e ricordò di essere rimasta con un filo di delusione quando arrivarono a Verona e si persero di vista.
Luca invece si stava sentendo un po’ deficiente per le ultime parole dette da Azzurra ma convenne che alla fine non poteva andargli meglio anche se gli venne addirittura il dubbio che lei avesse scambiato di proposito le due valigie.
Azzurra mollò la presa e tolse la valigia dal letto. Girandosi notò il pacco ormai evidente tra le gambe di Luca e puntando l’indice dritto sulla patta gli chiese: ‘Scusa ma non avevi detto che il mio vibratore era al suo posto?’
Luca si inorgoglì del complimento e rispose: ‘E’ tutta roba mia, tesoro! Però questo non vibra!’.
‘Allora lascia che dia un’occhiata!’ concluse lei mentre si sedeva sul letto e portava le mani alla cintura dei pantaloni di Luca. La slacciò, tirò giù la cerniera e fece scivolare giù i pantaloni. Gli abbassò le mutande e liberò un cazzo degno di questo nome che svettò fuori già rigido. Lo strinse in pugno e lo avvicinò alla bocca. Ne leccò leggermente la punta per poi passare a leccarlo fino alle palle. Nel frattempo Luca si liberò della camicia. Azzurra si curò di averlo bagnato tutto per bene prima di prenderlo in bocca per ingoiarlo il più possibile. Luca lasciò andare un gemito quando sentì il calore di quella gola sulla sua cappella e così lei alzò lo sguardo verso di lui senza però interrompere il pompino in corso.
I movimenti della testa sincronizzati con quelli della mano continuavano incessanti. Luca si chinò leggermente per arrivare ad infilare una mano nella maglietta di Azzurra. Trovò presto il capezzolo e iniziò a toccarlo tenendolo tra l’indice e il medio e muovendo le dita come volesse modellarlo. Scese con la mano a raccogliere tutto il seno e lo strinse leggermente per assaporarne il calore e la consistenza. Tolse la mano e si chinò un po’ di più per poterle sfilare la maglietta. Azzurra interruppe il lavoretto per lasciarsi spogliare ma lo riprese subito solo con la bocca mentre con le mani si slacciò e sfilò via il reggiseno.
Luca uscì dalla sua bocca e la spinse sul letto. Si sfilò del tutto i pantaloni e con essi le mutande, poi passò a sbottonare quelli di Azzurra. La fece sdraiare bene sul letto e si sdraiò su di lei andando subito a baciarle il collo. Lasciò che la sua lingua facesse quel che voleva su quel collo prima di scendere a metterla tra le due tette. Sentiva il suo cazzo premere sul bacino di lei e faceva dei piccoli movimenti affinché anche lei ne avvertisse la pressione.
Baciò e leccò quelle tette finché gli sembrò che i capezzoli stessero per esplodere. E così scese all’ombelico a cui dedicò solo un bacio prima di sfilare via anche le mutandine.
Azzurra era distesa e completamente abbandonata alla fame di Luca. Aveva iniziato ad eccitarsi già dall’inizio; ora sapeva di essere completamente bagnata e non vedeva l’ora che lui scoprisse quanto. Non dovette aspettare molto perché Luca, dopo averle allargato un po’ le gambe, affondò la sua lingua in quel lago di piacere. Ora fu lei a non poter trattenere il suo gemito. Allora lui con le dita le allargò la figa mettendo in mostra un clitoride imponente. Lo prese tra le labbra e iniziò a ciucciarglielo come volesse ricambiare il pompino.
Lei sollevò leggermente e strinse le cosce contro la sua testa ma lui riuscì comunque a ficcarle due dita nella passera e iniziò a scoparla così, girando il polso per muovere meglio le dita dentro di lei.
Azzurra stava impazzendo… sentiva il clitoride pulsare tra le labbra bagnate di Luca e ad ogni movimento riceveva una scossa di piacere che le irrigidiva i muscoli delle gambe e contemporaneamente due dita stavano violando le sue barriere e sentiva l’esigenza di spalancare le gambe. Questa sensazione contrastante era incontrollabile e stringeva e allentava le gambe in continuazione.
‘Così mi spacchi la testa!’ disse lui sorridendo.
‘Non fermarti ora!’ rispose lei, soffocando la risata con quell’orgasmo che sentiva le sarebbe arrivato anche in gola.
E infatti arrivò puntuale a scioglierle tutti i muscoli di ogni parte del corpo. Distese le gambe aprendole un po’ e si lasciò andare a quelle ondate di piacere.
Luca liberò il clitoride sapendo bene quanto poteva essere sensibile in quel momento ma non smise di penetrarla con le dita, sebbene più lentamente, mentre la guardava godere.
La mente di Azzurra era stata rischiarata come da una luce improvvisa e forte ma ora, piano piano, stava riprendendo possesso dei suoi pensieri che riaffioravano dal mare di quell’orgasmo, uno ad uno.
Luca tirò fuori le due dita e se le mise in bocca… socchiuse gli occhi per farle capire quanto adorasse quel sapore.
Azzurra si alzò dal letto e fece sdraiare Luca. Il suo cazzo era sempre dritto ma lei volle accertarsi della durezza prendendolo in mano e accennando qualche colpo di sega. Ora Azzurra voleva sentirlo dentro, tutto… voleva far godere quel ragazzo convinta che anche lei avrebbe avuto una seconda razione di piacere. Lo prese in bocca mentre con una mano iniziò a masturbarsi affinché si bagnasse di nuovo a sufficienza. Quando sentì scivolare liberamente le sue dita contro le pareti della figa salì a cavalcioni su di lui e si mise il cazzo dentro, scendendo piano con il bacino fino a sedersi sulle sue gambe. Rimase un paio di secondi in quella posizione, voleva godersi quella sensazione di riempimento. Subito dopo iniziò a muoversi su e giù, dapprima lentamente poi sempre più veloce fino a sbattere violentemente contro quelle cosce ad ogni colpo.
Luca cercava movimenti opposti perché ogni colpo le arrivasse fino in fondo, secco, deciso. La teneva per i fianchi per potersi aiutare meglio. Ma la vista di quelle tettone che gli ballavano davanti lo costrinse a mollare i fianchi e ad afferrare i seni per strizzarli un po’ tra le sue grandi mani. Azzurra si chinò un po’ e diede modo a Luca di leccarle i capezzoli anche se non era affatto facile con quel ritmo che lei continuava a sostenere.
Luca sentì che stava per arrivare anche il suo orgasmo e così la costrinse a scendere da lui per guadagnare un po’ di tempo.
Lei era in ginocchio sul letto, lui scese e si mise in piedi dietro di lei che capì immediatamente e si mise a quattro zampe. Luca guardò un secondo quello spettacolo e disse: ‘Che ne dici se invitiamo anche il tuo amichetto?’
‘Fai pure, tanto ormai sai dov’&egrave, no?’ rispose lei.
Luca accennò una risata e andò a prendere il vibratore nella valigia di Azzurra.
‘Tieni, preparalo.’ ordinò lui porgendoglielo.
Lei lo prese e iniziò a leccarlo quasi come se avesse ancora a portata di lingua il cazzo di Luca che nel frattempo tornò dietro di lei e appoggiò la cappella tra le grandi labbra. Entrò senza problemi, ancora bagnati entrambi.
La riprese dai fianchi e iniziò a scoparla tirando, ad ogni spinta, il culo di lei verso la sua pancia.
Si sputò sulle dita e cominciò a bagnarle il buchino del culo. Ripet&egrave l’operazione più volte e quando lo ritenne sufficientemente bagnato iniziò piano a fare pressione con il pollice.
Non ci volle molto a farlo entrare, aiutato anche dal movimento dei due corpi.
Azzurra sentì quella nuova ma attesa presenza e sperò vivamente che Luca ci sapesse fare con certi buchi. Capì a cosa era destinato il vibratore e cercò di cospargerlo il più possibile di saliva.
Luca tenne il pollice dentro senza muoverlo troppo per cercare di abituare quel fiorellino alla presenza di un impollinatore decisamente poco discreto.
‘Eccolo, &egrave pronto!’ avvertì Azzurra restituendo il vibratore a Luca
Luca tolse il pollice, risputò di nuovo sulle sue dita e le ripassò intorno al buchino, poi appoggiò la punta del vibratore cercando di dargli l’inclinazione giusta e per farlo dovette tirar fuori il cazzo dalla figa.
Azzurra chiuse gli occhi, si poggiò sui gomiti e mise il viso tra le mani sperando di sentire meno dolore possibile. La pressione di Luca era lenta ma decisa e il dolore iniziava a farsi sentire sempre più forte e appena si calmava un po’ Luca spingeva dentro qualche altro millimetro. Pensava peggio Azzurra, pensava davvero peggio… e invece ora aveva il culo pieno di metallo scaldato dalla sua stessa bocca.
Luca riprese a scopare la figa di Azzurra cercando di muovere anche il vibratore nel culo. Si rendeva conto, ad ogni affondo, che sentiva quella seconda presenza e gli sembrava quasi di toccarla con la cappella. Luca era vicinissimo al suo limite.
Azzurra aveva il fuoco nel cervello… stava bruciando di piacere e l’essere così a disposizione delle voglie di quel ragazzo le dava finalmente modo di lasciare andare quel lato da troia che ha sempre sentito di avere.
Quel cazzo che la pompava senza sosta le stava montando un nuovo orgasmo. E poi c’era anche il vibratore che la faceva sentire come bloccata e la cosa la eccitava parecchio.
Furono necessari pochi altri colpi e una la seconda ondata di piacere le sconvolse le viscere. Fu di nuovo luce accecante nella sua testa e brividi che percorrevano ogni nervo del suo corpo.
Gemette con tutti i sospiri che aveva…
A quel punto Luca non resistette più e con un gemito profondo tirò fuori il cazzo dalla figa, lo prese in mano e continuando a gemere schizzò sborra sulla schiena di lei mentre con movimenti lentissimi si segava. Lo sperma colò tra le natiche di Azzurra e bagno anche il vibratore ancora ben saldo nel buchino.
Luca e Azzurra rimasero un po’ così a chiedersi se davvero fosse stato il destino a regalare loro tutto quello.
Si diedero entrambi una rinfrescata e si ritrovarono di nuovo sul letto, distesi.

Fu Luca a prendere per primo la parola: ‘Poi mi dirai con calma come cavolo hai fatto a rintracciarmi in così poco tempo ma prima toglimi una personalissima curiosità… tu li tieni tutti in borsa gli assorbenti?’

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