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Il sottile richiamo della depravazione Cap2

By 25 Giugno 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Rebecca rimase molto scossa dall’accaduto. Il giorno del misfatto si fece riaccompagnare a casa dal suo atletico fidanzato, Marco era proprio un allocco, si vedeva chiaramente che era sta usata come un oggetto di piacere e lui non si stava accorgendo di niente. Nella mente di Rebecca si instillò un nuovo sentimento: Il fatto che si fosse ridotta a farsi usare in un cesso della facoltà, da un compagno di classe, straccione e lardoso, lo doveva alla mancata presenza di Marco. Lui , figlio di buona famiglia, fissato con la forma fisica, così misero come maschio, così accondiscendente nei suoi riguardi. Mai una volta che si fosse fatto sentire, mai una volta che l’avesse fatta sentire come poco prima aveva fatto il professor Levi, una femmina indifesa nelle mani di un maschio.
Correvano questi pensieri nella sua mente, mentre Marco sfrecciava per i viali della città con la sua spider. Rebecca seduta accanto strusciava le cosce l’una sull’altra , la sua voglia di sesso era tangibile, il fatto di essere stata usata in questa maniera selvaggia la rendeva folle di desiderio. D’un tratto si girò e guardo il suo fidanzato pensando: vediamo se questo scemo può servirmi a qualcosa. Allungò una mano sulla coscia muscolosa del fidanzato e guardandolo percorse il muscolo della gamba fino all’inguine. Marco , a differenza di quello che si aspettava Rebecca, esordì dicendo: ei lasciami guidare. Rebecca, si sentì insultata, nessuno poteva resisterle e tanto meno quel babbaleo.
Come una gatta si sistemò sulla poltrona della spider di Marco , il tubino si rialzò sul sedile e con le mani inizio a carezzarsi le gambe, lasciva come una gatta attirò l’attenzione del conducente. Marco guidava e la guardava, una mano di lei corse sulle cosce verso il suo bagnato fiore, con l’altra spostò le mutandine , di colpo si infilò due dita nella vagina ormai fradicia, Marco sterzò bruscamente. Bene disse dentro di se Rebecca. Appoggiò la sua gamba sul pene del poveretto, con il tacco puntato sulle palle, spinse fino a rubargli un sospiro. Nel frattempo le dita affondavano nella vulva morbida e perfettamente glabra, Rebecca stava godendo, l’idea di essere vista e di avere le palle del fidanzato sotto il suo tacco gli davano una sensazione di benessere profondo. Nel frattempo Marco accostò in un parcheggio adiacente all’abitazione di Rebecca, lei intenta a masturbarsi non si era accorto di essere ormai arrivata a casa e di aver dato spettacolo della sua perversa sensazione su tutto il tragitto. Si ricordò Rebecca che la stessa mattina aveva percorso la stessa via e di aver incrociato un cantiere, gli operai che già avevano fatto apprezzamenti pensanti sulla sua persona di sicuro al suo passaggio hanno potuto vedere quanto la natura aveva di meglio da offrire.
L’idea di essere stata vista mentre si masturbava la fece eccitare ulteriormente, non capiva cosa le stesse succedendo ma il desiderio che la possedeva era ormai incontrollabile.
Prese Marco per un bavero della polo e se lo trascinò letteralmente in casa. Doveva fare sesso, era troppo per lei quello che aveva subito nell’arco di una sola giornata.
I suoi genitori non c’erano, la madre aveva seguito il padre in un qualche viaggio di lavoro e la casa era tutta per se.
Appena aperta la porta sbatte Marco contro la parete e prese a baciarlo con foga, mentre una sua mano indugiava sul petto muscoloso del fidanzato, si accorse che lui era rapito quasi sovrastato dalla sua furia sessuale.
La sua mano si fece strada sotto la polo di Marco e prese a disegnare con le unghie un lungo percorso fino ai pettorali, nel frattempo lui si contrasse preso dal piacere, arrivò a toccarli i capezzoli e presa da una lussuriosa voglia ne pizzicò uno , un mugugno di piacere uscì dalla bocca del fidanzato, allora lo strizzò più forte, ancora sentì godere di questa sopraffazione proprio lui che tanto ostentava la sua maschilità.
Rebecca ormai fuori di se gli agguantò il sesso che spingeva da dentro i pantaloni di tela e sentì l’erezione del fidanzato; con una forza che lei non credeva di avere riuscì a buttare quella montagna di muscoli per terra, Marco inerme era stato catturato da quella furia sessuale che per la prima volta la giovane sentiva dentro di se.
Liberato il sesso dalla prigione costrittiva dei pantaloni, ci si buttò sopra, vestita con ancora addosso le mutandine, appena scostate da un lato. Era impossibile non fare le proporzioni col cazzo di Fabrizio che nemmeno un ora prima le aveva profanato la bocca e con tanta lascivia e le aveva scaricato in gola tutto il suo seme. Rebecca solo al pensiero di quello che era accaduto iniziò a cavalcare forsennatamente il povero Marco che ormai sottomesso subiva senza opporre alcuna reazione. Rebecca sentiva ancora in bocca il sapore dello sperma che poco prima aveva inghiottito contro voglia e come volendo riassaporare la sensazione si riempì la bocca di bava, cavalcava, con la testa sollevata e un rigagnolo che le colava dall’angolo delle labbra rosse di passione. Presa da un impeto di lussuria si proiettò verso la bocca del fidanzato, che prendendo il gesto per amore dischiuse le labbra per ricevere un bacio che mai arrivò: Rebecca gli riversò in bocca il contenuto della sua, memore della lascivia e della lussuria che aveva assorbito. In quell’istante il suo fidanzato, Marco, inghiottì tutto e venne dentro la morbida vagina di Rebecca.
Presa alla sprovvista e per nulla paga della breve e decisamente misera performance del fidanzato, Rebecca morse con forza quelle labbra che fino a poco tempo fa avevano accettato la sua bava, mista allo sperma di Fabrizio. Contro ogni aspettativa Marco subì ansimando questo ennesimo atto di sottomissione. La ninfa sollevatasi, con la vagina gocciolante di sperma, guardando con fastidio e rabbia disse al fidanzato: se non sei capace a farmi godere con il cazzo adesso lo farai con la bocca! Scese con le ginocchia sopra le spalle del fidanzato, così immobilizzato, appoggiò la vagina grondante di sperma sulla bocca del virgulto e si erse col busto a schiacciarli la faccia. Si aspettava che Marco si liberasse del suo piccolo peso e la prendesse, come la peggiore delle troie, come avrebbe voluto essere presa. Invece quel ragazzone, sempre pieno di stereotipi maschili rimase immobile sotto di lei, suddito di quella piccola ragazza che adesso si sentiva padrona. Presa da una sfrenato desiderio di dominare il suo fidanzato, spinse la sua vagina sul suo viso, che a quel contatto si aprì lasciando cadere nella bocca di Marco il seme che poco prima ci aveva riversato. Dal canto suo, il giovane virgulto, aprì la bocca e ingoiò tutto, con la lingua si mise a lappare la vagina di Rebecca che prese a strusciarsi su quella faccia come una serpe. Con Una mano scese sul suo clitoride per aumentare il suo piacere e con l’altra inizio a strusciare gli umori sulla faccia del fidanzato; mentre l’orgasmo stavo montando in lei, liberatorio di tanta passione accumulata, si schiacciò sul viso del poveretto e con la mano libera gli tappò il naso. Marco di canto suo annaspando senza aria non smise di fare il suo lavoro, con la lingua ormai estratta come quella di una folle tartaruga raccolse tutto l’orgasmo di Rebecca che paga si alzò guardando il fidanzato, ricoperto di una maschera di sperma e umori, riverso al suolo. Si ergeva lei che si era sempre sentita minuta , come una montagna , sui suoi tacchi a cosce aperte proprio sulla sommità del fidanzato. Marco fece per girarsi per alzarsi ma urtò con la guancia sporca di umori una delle decolt&egrave di Rebecca, lucide di pelle nera e decisamente costose. Lei infuriata da tanta sbadataggine guardandolo, decisamente, dal basso verso l’alto gli disse: ora pulisci! Egli eseguì e in maniera sontuosa leccò la scarpa dell’amata.
Rebecca tra l’inorridito e il divertito attese che finisse la sua opera. Savalcandolo agilmente si diresse verso la sua camera per lavarsi di dosso tutte quelle sensazioni che l’avevano così turbata. Salvo fermarsi sulle scale e senza nemmeno girarsi pronunciare le seguenti parole: Tu finocchio vedi di andartene a casa che quando avrò finito la doccia non avrò certo voglia di trovarti qua.

Rebecca durante il lungo bagno che si concesse aveva molto a cui pensare: aveva scoperto di godere nell’essere umiliata pubblicamente dal suo professore e dall’orribile compagno di classe. Aveva scoperto di avere un fidanzato che a dispetto delle suo orride maniera di fare da maschio alfa godeva nell’essere sottomesso. Aveva scoperto di poter essere più sfacciata delle peggiori delle troie e di avere dentro di se una voglia irrefrenabile di sesso.

Mentre era immersa nei suoi pensieri il suo smartphone emise una serie di squilli segno che aveva ricevuto dei messaggi.
Guardò con aria scocciata il telefono e si accorse che il numero da cui provenivano i messaggi era sconosciuto, ma le foto allegate ritraevano lei prona con il cazzo di Fabrizio in bocca che succhiava come una dannata.
Si era dimenticata che quello stronzo l’aveva fotografata.
Cosa sarebbe successo adesso? Di sicuro era tutta colpa di Marco e delle sue carenze come uomo se lei si era fatta ridurre così. Nella mente di Rebecca si fissò un pensiero: L’avrebbe pagata quello stronzo.

Eli

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