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Il Telefonino

By 14 Ottobre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Il Freccia Rossa era in perfetto orario, ero a Milano alle 18 in punto, Matteo l’autista era già sul binario che mi aspettava, ero davvero felice di avere finalmente concluso e firmato il contratto di fornitura, assistenza pc e software con la Hcs una grandissima multinazionale americana con sede in Firenze a cui avevo lavorato quasi 2 mesi, in azienda nessuno scommetteva un euro su di me, ma non ero solita mollare tanto facilmente e solo io sapevo che cosa mi era costato il parere favorevole del Vice Presidente Filippo Cavini.

Iniziammo i primi contatti quasi per caso, mi trovavo a Bologna da un cliente e questi mi presentò il dirigente dell’azienda fiorentina, suo vecchio amico, capii subito che mi trovavo davanti ad una persona più interessata alle mie tette che alle mie proposte e che mi invitò subito a cena a Firenze la settimana successiva per valutare la mia offerta.
Stabilimmo in azienda un ventaglio di offerte per riuscire a battere la concorrenza, ma mi fu subito detto dal nostro Amministratore Delegato che pur riconoscendo la mia abilità non avrei avuto molte possibilità di aggiudicarmi questo appalto a cui partecipavano alcuni nostri concorrenti con molte raccomandazioni, anche politiche, da mettere in campo.

Arrivai a Firenze con il treno come ero usa fare, arrivai con un taxi all’Hotel che Filippo si era premurato di prenotarmi e arrivata in una splendida camera trovai un mazzo di rose ad attendermi, il biglietto anticipava quello che sarebbe stata la nostra trattativa ‘commerciale’ ‘Attendo ansioso il nostro incontro per valutare la tua offerta’, tutto un programma.

Preparai dettagliatamente il mio look, dovevo colpirlo e con la sua influenza strappargli il contratto, decisi per il più classico dei talleiur con camicia bianca, classico abbigliamento da ‘donna in carriera’ con la variante della camicia sbottonata al punto giusto da navigata troia.
Arrivai con un leggero ritardo al ristorante in zona Fiesole, una splendida collina che domina Firenze, il locale era stato ricavato da un vecchio castello e l’ambiente creatosi era davvero raffinato, mi avvicinai al tavolo dove Filippo mi attendeva, lo salutai ma dalla sua stretta di mano si poteva già notare la sua eccitazione.

Era paradossale la situazione che si creò da subito, io tentavo di parlare dell’offerta che portavo dalla mia azienda e lui cominciava con le classiche domande sul se ero sposata, come mai una donna così carina svolgeva questa attività abbastanza inusuale per una donna, discutemmo piacevolmente di vari argomenti e all’ennesimo mio tentativo di incanalare la discussione sulla gara d’appalto ricevetti chiare e dirette le condizioni per aggiudicarsi l’appalto, ‘Sandra non me ne frega un cazzo di quanto possa essere conveniente la tua offerta, io posso decidere se la tua offerta è vantaggiosa o meno, ma nel contratto ti devi inserire anxche tu, completamente’, sapevo già prima della partenza quello che mi aspettava, Filippo era anche un bell’uomo colto, atletico ma non volevo cedere poi così facilmente, mi mostrai molto contrariata e alzandomi gli gettai il vino contenuto nel mio bicchiere sulla faccia ‘Bastardo, ma per chi mi hai preso, se ti interessa la mia offerta leggila, io non sono in vendita’, mi diressi verso l’uscita attraversando la sala del locale ascoltavo il brusio dei presenti ma dall’emozioni mi stavo quasi bagnando, avevo capito che il contratto si poteva spuntare, io mi sarei concessa ma l’avrei fatto morire.
Lasciai detto alla reception di non disturbarmi per nessun motivo, mi aspettavo una montagna di chiamate di Filippo, ma il mio piano prevedeva di tenerlo a bagnomaria per un po’.

Scesi all’indomani nella hall per recarmi alla stazione direzione Milano e trovai un addetto che mi porgeva un altro mazzo di rose, sicuramente di Filippo, non lessi nemmeno il biglietto e mi avviai, il taxi mi attendeva.
Viaggio perfetto, adoro viaggiare in treno e da quando sono stati creati questi ‘super treni’ la situazione è di molto migliorata, mi alzai per scendere quando un paio di file più avanti sento squillare un cellulare che trovo subito abbandonato sul sedile, decido di non rispondere e di consegnarlo al capotreno, inizio la sua ricerca e il telefono squilla ancora, oramai arrivata alla stazione il telefono risquilla e decido di rispondere ‘Pronto ‘ rispondo ‘ Pronto sono Marco il proprietario del telefonino ‘ mi disse molto trafelato ‘ Salve sono Sandra, non si preoccupi ho trovato il telefonino e sto cercando il capotreno per consegnarglielo o scendendo tra poco alla stazione di Milano lo consegnerò alla Polizia, potrà così’.. ‘ venni interrotta da Marco- No, no non lo consegni, mi è capitato già una volta, il telefono lo inviano a Roma, bisogna fare denuncia, l’operazione mi risulterebbe complicata, lo tenga lei e nei prossimi giorni trovandomi a Milano potrà riconsegnarmelo e io, magari sdebitandomi, con un caffè ‘ confermai che per me non c’erano problemi, ma l’interlocutore mi chiese un’ultima cortesia ‘ Per favore Sandra non spenga il telefono e se telefona qualcuno spieghi loro la situazione ‘ gli dissi di stare tranquillo e che avrei risposto alle chiamate’, chiudemmo così la nostra comunicazione, ero appena salita sull’auto dell’azienda che puntualmente mi attendeva alla stazione che il cellulare cominciò a squillare ‘Pronto ‘ risposi, ma dall’altra parte una voce femminile dopo una pausa mi rispose ‘ Mi scusi ma devo avere sbagliato numero ‘ le spiegai che non aveva sbagliato ma che Marco avevo smarrito il telefono, mi ringraziò e mi disse di chiamarsi Luna’; nel tragitto dalla stazione all’azienda, venti kilometri, mi arrivarono altre otto chiamate, tutte di sesso femminile, ma chi era questo Richard Gere, pensai.

Arrivai in ufficio ,non prima di avere inserito nel telefono di Marco la vibrazione, stavo per rivedere mio marito dopo una settimana, lui lavora nella mia stessa azienda ma occupandosi della divisione estera era appena tornato dal Canada, non appena entrata in ufficio me lo trovai alle spalle, ‘Amore finalmente, mi sei mancata – e nell’orecchio mi sussurrò che non vedeva l’ora di tuffarsi nella nostra Jacuzzi per fare baldoria, non appena terminate le nostre formalità ‘ Amore ‘ risposi ‘ credo che questa sera si possa bere quella bottiglia di ‘Cà del Bosco’ in cantina da qualche mese ‘ gli impugnai il pacco dicendogli che lo volevo prontissimo visto che avevo una voglia tremenda’
‘Signora Sandra, sta chiamando da questa mattina ogni 10 minuti Filippo Cavini, dice di essere Vice Presidente della Hcs e la cerca per discutere con lei dei dettagli sulla nostra offerta ‘Angela la mia segretaria mi spigava di una miriade chiamate ricevute e le risposi che non avrebbe dovuto passarmelo e di rispondergli che sarei ritornata a Milano solo all’indomani, il ‘pesce’ si stava cuocendo.

Mi sbrigai molto in fretta, incontrai l’amministratore della mia azienda dicendogli in via ufficiosa che il contratto stava per essere concluso, avevo bisogno di alcune settimane per concludere ma l’accordo era quasi fatto e che comunque prima della firma di questa lucrosa collaborazione avrei discusso con lui per un mio sostanzioso aumento, mi sorrise ma mi disse che secondo lui non sarei riuscita nell’intento.

Arrivata a casa, mi tuffai sul divano, ero molto stanca ma mi ricordai del telefonino trovata che avevo messo in vibrazione, erano arrivate altre 9 chiamate ma non avevo nessuna intenzione di riattivare la suoneria e poi sarebbe stato difficile spiegare a mio marito la situazione e essendo lui molto geloso non volevo farlo arrabbiare, viveva già con mille sospetti ma per fortuna con nessuna certezza su eventuali miei tradimenti, ma a volte parlando anche solo per ridere di corna si incazzava brutalmente arrivando a picchiare i pugni sul tavolo, lo amavo mi piaceva stare con lui ma purtroppo o per fortuna l’avevo tradito in varie occasioni, molte delle quali mi avevano permesso una brillante e fulminea carriera; aprii la sezione messaggi nel telefonino di Marco e trovai una marea di messaggi che mi sorpresero sin da subito ‘Cannone mio, ma dove sei finito?’, ‘Mi sento ancora piena, spero di riaverti presto’, un altro più normale recitava ‘Amore ricordati di chiamare il giardiniere, ti amo’, capii velocemente che poteva essere la moglie, continuai a scorrere i messaggi e almeno sei donne si avvicendavo in sms con apprezzamenti sulle sue capacità amatoriali e soprattutto sulla sua ‘attrezzatura, non nascondo che mi eccitai notevolmente e cominciai a toccarmi eccitatissima, dovetti repentinamente ricompormi, la macchina di mio marito era entrata in garage non appena varcata la soglia di casa lo abbracciai contentissima di potere finalmente dare sfogo a tutta l’adrenalina che mi avvolgeva.

Mio marito Enrico ricordandosi delle mie parole teneva la bottiglia che tenevamo nella cantina attigua al box nella villa dove abitiamo e dunque il programma era delineato, secchiello con ghiaccio ai bordi della nostra nuovissima Jacuzzi rettangolare che avevamo da poco acquistato durante una recente ristrutturazione dell’antica villa dove abitavamo, ci ritrovammo immersi in questo magnifico turbinio di bolle e schiuma, lo spumante era fresco al punto giusto e non essendo molto abituata all’alcool già notava che i miei esili freni inibitori mi stavano abbandonando e cominciai a dedicarmi nella mia specialità, il pompino, non ricordavo più in quante occasioni grazie alla mia bocca ero riuscita a sbloccare trattative oramai considerate fallite e non certo per le mie qualità oratorie.

Avevo il cazzo di Enrico tutto in bocca, amavo io e amava lui il pompino fatto con la gola, impazzivo sentirlo tutto fino a quasi soffocarmi, lo succhiavo, lo leccavo, mi dedicavo ai testicoli e l’obbiettivo era solo uno farlo godere subito, solo cosi avrei potuto godermi mio marito totalmente, l’unico difetto che aveva era questo, veniva subito ma appena ripresosi cominciava un interminabile martellamento tutto per me, ‘Vengo Amore, ti riempio’, stava godendo e subito bevetti dello spumante e ingoiai vino e sborra, che delizia.
Appoggiammo le nostre teste al bordo della vasca e mentre il massaggio delle bolle ci cullava, mio marito si preparava per un nuovo assalto, due dita sue avevano già preso posizione nella mia figa gonfia ed eccitata, amavo essere sditalinata e cominciai a godere in maniera forsennata, più godevo, più gridavo e più mi accorgevo che Enrico era pronto per prendermi, mi mise a novanta gradi e da dietro mi prese cominciando a pistonarmi rudemente, amavo essere sbattuta in quella maniera, prima uno e poi due dita ficcate nel mio culetto mi preannunciavano quella che sarebbe stata la successiva mossa, una bella inculata, prontamente lo avevo nel culo, mi faceva morire essere inculata in quanto l’orgasmo che ne derivava era celebrale e mi mandava in estasi, oramai ci conoscevamo troppo bene e avevamo imparato a sincronizzarci l’uno sull’altro ed era una norma l’orgasmo simultaneo , ‘Ti riempio ,mia splendida troia’ preannunciava la sborrata nel mio intestino, ero esausta aggrappata al bordo della vasca con il mio amore appoggiato a me e ancora dentro di me. Passai una nottata abbastanza travagliata, prima di mettermi a letto detti ancora una occhiata ai messaggi sul telefonino di Marco e rimasi ancor più sconvolta, ma questo era un puttaniere di prima categoria, aveva in ballo storie con almeno una decina di donne che lo tempestavano di chiamate e messaggi, avevo passato quasi due ore con mio marito nella vasca a scopare a tutto spiano, ma questo traffico di sms a base di sesso mi stavano nuovamente mettendo un languorino al basso ventre, continuai a scorrere la sfilza di sms con la mano destra mentre con la sinistra cominciai a stuzzicarmi la fighetta già pulsante, più acceleravo lo scorrimento e più si intensificava la masturbazione fino a sfociare in un imbarazzante orgasmo con un urlo soffocata che avrebbe potuto raggiungere le orecchie di mio marito e credo sarebbe stato difficile spiegarli dopo un paio d’ore di battaglia con lui il bisogno di un ditalino, mi sentivo come una ragazzina ma allo stesso rimanevo con le gambe strette con le dita ancora bagnate inserite nella figa, era da molto tempo che non mi masturbavo ma era stata un’esperienza davvero sconvolgente.

Arrivai in ufficio alle 10 e da subito Angela mi parlò di quattro chiamate ricevute da Firenze con l’ultima contenente un messaggio personale per me, se non avessi chiamato entro le 12 Filippo Cavini la nostra azienda sarebbe stata esclusa dalla gara per l’appetitoso contratto, le dissi di chiamarlo e non appena in comunicazione con lui non mi feci pregare nel rimarcare ancora un volta il suo inopportuno comportamento ma dall’altro capo avevo una persona mortificata che non sapeva più come scusarsi e che mi chiedeva di comprenderlo se abbagliato dalla mia bellezza si era lasciato andare, sta ridendo da sola ma ero convinta che l’operazione la stavo conducendo in maniera ineccepibile, ‘Dottor Cavini, credo che si debba dimenticare l’accaduto e dedicarci solo alla possibilità di valutare la nostra offerta, la prossima settimana ci si potrebbe vedere per discutere alcuni punti ‘ mi interruppe per chiedermi un’altra possibilità di cenare con me ma lo interruppi subito ‘ Io e lei potremo cenare insieme quando la sua azienda avrà deciso sull’appalto e le garantisco che se anche se lo aggiudicasse un’altra azienda l’invito lo riterrò comunque valido ‘ ci lasciammo cordialmente e nei futuri giorni i nostri collaboratori avrebbero combinato un appuntamento.

Ero fiera dell’evolversi della trattativa e mi gongolavo sulla mia poltrona quando la segretaria mi chiamò per dirmi che in linea vi era un certo signor Marco che chiedeva di me dicendo di essere quello del telefono, me lo feci passare non prima di avere inveito ‘Oh cazzo, ho ancora la vibrazione inserita’ mi fiondai per toglierla ma il telefono era spento e non dava segni di vita, la batteria si era esaurita, ‘Ciao Marco come stai ‘ risposi in maniera pimpante anticipando che il telefono si era spento in quanto scarico ‘ Non fa niente, piuttosto volevo chiederti se ci possiamo vedere in quanto sono Milano e potrei così riprendermi il mio telefono ‘ gli spiegai che non vi erano problemi ma che non potevo allontanarmi dall’azienda in quanto a minuti avevo una importante riunione di lavoro , ma che lo avrei aspettato ‘Ora Marco ti saluto, ti passo Angel a che ti spiegherà dove siamo, comunque in 15 minuti dal centro di Milano ci raggiungi senza problemi’, chiusi la conversazione e mi recai nell’ufficio del nostro amministratore delegato per illustrarlo sulla trattativa con l’azienda fiorentina, ancora una volta notai che non vi era molta fiducia sulla riuscita dell’operazione e ne approfittai per ricordare alla dirigenza che un minuto prima di apporre una eventuale firma sulla importante fornitura avrei discusso con loro l’entità dell’aumento che mi sarebbe spettato.

Era oramai l’una del pomeriggio e quando mi stavo decidendo ad andare a mangiare un boccone veloce Angela la mia indispensabile segretaria mi avvisava che il signor Marco era arrivato e che lei andava in pausa pranzo se non avevo altro, la congedai e voltatami verso l’ingresso dell’ufficio, una visione, vidi Marco più di due metri di uomo, quello che si definisce un pezzo di Marcantonio, balbettavo e mi muovevo in maniera impacciata, ero davvero a disagio, ‘Perché non andiamo a mangiare qualcosa ‘ mi disse ‘ Non abbiamo il tempo, ho solo mezz’ora, ho un appuntamento importante che non posso assolutamente disdire ‘ non sapevo più cosa stavo facendo, tentai di prendere il suo telefonino dalla borsa ma in maniera goffa rovesciai tutto il contenuto sul tavolo ‘ Scusami tanto, non so cosa mi stia succedendo ‘ ma fui interrotta da Marco, mi prese dai fianchi e alzandomi di peso mi sedette sulla scrivania ‘ Stai tranquilla, sei tutta rossa ‘ e avvicinò la sua bocca alla mia, era mastodontico, mai nella vita avevo avuto a che fare con un uomo alto quaranta centimetri più di me, stavamo limonando come due ragazzini e mi resi conto che pur tentando di abbracciarlo non riuscivo a cingerlo completamente, mi faceva impazzire come sovrastava e dominava la mia figura, mi sdraiò sull’ampia scrivania e cominciò a baciarmi il collo e a sbottonarmi la camicia, la sua lingua scendeva sempre più dopo essersi soffermato sulle mie tette scese sino all’ombelico , mi sentivo fradicia, ero eccitatissima ma ebbi la prontezza di alzarmi per chiudere a chiave il mio ufficio, sapevo di essere da sola in quel momento di pausa aziendale ma non volevo correre rischi e magari ricevere qualche inaspettata visita, ritornata verso la scrivania mi accorsi che Marco si era accomodato sul divanetto alla sinistra della mia postazione, meccanicamente mi diressi verso di lui, mi inginocchiai e voracemente gli slacciai la patta dei pantaloni e già intravedevo la sorpresa che mi aspettava, avevo un cazzo che sembrava un tronchetto, ne avevo passati vari e delle più svariate lunghezze ma una cappella così dal vivo non l’ avevo mai vista, ero estasiata di averlo tutto per me e gli concessi i favori della mia attitudine orale, lo leccavo dalle palle alla cappella, lo imboccavo, lo masturbavo, lavoravo con la lingua intorno alla sua cappella ma a differenza di mio marito questo non sarebbe venuto neanche in un ora, lo pompavo mentre ormai ero completamente spogliata, mi sedetti sopra di lui e ancora una volta lui mi prese per i fianchi e cominciò a muovere tutta me stessa sul suo bel cazzone, mi faceva impazzire quel pezzo di carne dalle enormi dimensioni, arrivai a godere quasi subito e poi ancora e poi ancora, stavo morendo, non avevo mai provato nulla di simile, era la più bella scopata della mia vita e continuavo a godermela, mi prese mi sdraiò sul divano e venendomi sopra cominciò a martellarmi con una foga da spasmo, avevo quasi paura mi allargasse la figa ma non volevo che smettesse, venni ancora una volta ma il suo orgasmo era imminente, lo capivo dal suo respiro che si faceva più profondo, ‘Cosa faccio ‘ mi disse ‘ Riempimi tutta ‘ gli risposi’, mi sborrò una tale quantità di crema che da subito cominciò ad uscirmi copiosamente macchiando il divanetto con una enorme chiazza, non ricordavo davvero un amplesso così brutale, ci ricomponemmo alla svelta, il personale stava riprendendo posto dopo la pausa , gli restituii il suo telefono ma mi disse che mi aspettava a Bologna, dove giocava nella locale squadra di Basket in prima divisione, per sdebitarmi del suo telefono che io avevo trovato, ma credo anche per approfittarne ancora per scoparmi senza problemi di tempo e soprattutto più comodamente e da vera troia quale ero non aspettavo altro.

Accompagnai Marco sino all’uscita, Angela non era ancora arrivata e presi due caffè dal distributore automatico e giunta in ufficio li rovesciai sul divano in maniera da coprire la macchia di sborra, avrei poi fatto pulire il tutto.
Stavo lavorando duramente con i miei collaboratori alla stesura della bozza finale contenente alcuni dettagli richiestici dalla Hcs, quell’appalto dove essere mio, mi stavo dedicando con tutta me stessa e avrei venduto l’anima al diavolo pur di ottenere la fornitura, potevo altresì dedicarmi all’operazione vista la lontananza di mio marito, era appena partito per Boston e si sarebbe trattenuto per un paio di settimane.

Erano circa le 18 e decisi di fare un giro in centro , da parecchio tempo non facevo shopping e volevo distrarmi un’oretta e rilassarmi completamente la mente, chiamai un taxi e mi feci portare in Piazza San Babila, da avrei ammirato tutti i negozi della Galleria sino al Duomo, mi soffermai davanti ad un negozio di biancheria intima, amo la lingerie di lusso, il nero è il mio colore preferito e acquistai diversi pezzi, un baby doll di pizzo, alcuni perizoma, una cullotte con reggicalze che da tempo avevo promesso a mio marito e alcuni reggiseno per contenere le mie non grossissime ma invidiabili tette, al cassa la triste sorpresa, non avevo la mia inseparabile carta di credito che avevo usato la notte scorsa per acquistare su internet alcuni soprammobili su un sito francese, chiesi alla commessa di attendere qualche minuto e non potendo chiamare mio marito chiamai Matteo l’autista dell’azienda chiedendogli di passare da casa mia e prendere la carta di credito vicino al computer in salone, la nostra governante sarebbe stata ad attenderlo, passaro all’incirca 45 minuti e vidi Matteo che veniva a salvarmi, lo abbracciai ringraziandolo, pagai ed uscimmo, ‘Signora, se non ha bisogna ancora di me io vado ‘ mi disse ‘Tu non vai da nessuna parte e se non hai impegni noi andiamo a mangiare qualcosa, ritieniti ospite mio.

Telefonai ad un ristorante vicino a Piazza della Scala, era un locale dove ero andata alcune volte con delle amiche in occassione di qualche ‘addio al celibato’, ci sedemmo a tavola e notai sin da subito l’imbarazzo di Matteo, mi disse subito che non era abituato a locali del genere e alla mia richiesta se voleva andare in qualche altro posto più alla mano mi disse di no, ‘Mi fido di lei Signora e se dice che qui va nene, non ci sono problemi.

Fu una cena deliziosa, con del vino sublime e lo confesso ebbi la maniera di conoscere meglio Matteo, aveva solo 24 anni, lavorava da noi da un paio di anni e cosa a me sconosciuta seppi che stava preparando la tesi di Laurea che si era guadagnato studiando la sera, essendo un laureando in Economia gli dissi che avrei valutato con il Direttore del Personale una sua eventuale promozione, mi piaceva per i suoi modi gentili, aveva davvero classe e poi a guardarlo da vicino, cosa che non avevo mai fatto prima, notai che era davvero bello, fisico asciutto, alto 1,85 circa, due mani curatissime con delle dita affusolate, mi resi conto che mi stava scombussolando ma non potevo permettermelo, dunque pagai e ci recammo a piedi verso il parcheggio dove Matteo aveva posteggiato l’auto, mentre discorrevamo delle vetrine mi disse ‘Visto che lei mi ha offerto la cena, mi piacerebbe offrirle, se le va ho degli amici che hanno un locale dove si suona della stupenda musica jazz ‘ non amavo questo genere di musica ma dissi che andava bene ‘ Bene allora andiamo’, arrivammo in questo locale dove non vi era un target di persone ben definito, si incontrava dal diciottenne al sessantenne, credo l’unico filo comune fosse la musica, ci sedemmo ad un tavolo in fondo al locale e Matteo ordinò Whisky torbato per tutti e due, mi spiegava che a lui piaceva bere poco ma bene e cominciò a spiegarmi come facevano questo Whisky su alcune Isole Britanniche, alla sua domanda su come fosse da perfetta ignorante in materia risposi che mi sembrava affumicato, passammo un paio d’ore davvero piacevoli, Matteo mi presentò parecchi suoi amici e notai che tutti mi guardavano come se fossi l’ultimo pezzo di una collezione abbastanza ampia, ma comunque sembravo abbastanza appetitosa visto gli sguardi che ricevevo.
SMentre ci avviammo all’auto mi accorsi che le gambe non erano stabili come dovevano essere e fui costretta a ‘dare braccetto’ all’autista in quanto credo searei caduta, mi sentivo a mio agio a stretto contatto con questo mio giovane compagno di serata, arrivammo all’auto e cominciavo a sentirmi pià tranquilla, seduta non sarei potuta cadere, ero accaldata e pur rendendomi conto che parlavo a voce alta non riuscivo ad abbassare il tono, credo l’alcool oramai stesse facendo il suo lavoro, mi accorsi che ai bordi del viale che stavamo affrontando incrociammo delle prostitute al lavoro, ‘Fermati, fermati voglio vedere quelle puttane da vicino, torna indietro ‘ ma Matteo proseguiva e mi disse – Perché vuole vederle, vuole anche lei intraprendere quel lavoro? ‘ pur trovandolo impertinente lo sfidai – se mi fermo io un’ora qui guadagno quanto tu puoi fare in un anno ‘ mi rispose ancor più maleducato ‘ Non ho dubbi su questo, mi fermo qui, forza adesso se ha tutta questa sicurezza scenda e cominci’.

Pensai in un primo momento di averla fatta grossa ma non potevo tirarmi indietro, scesi dall’auto e non avendo sicuramente l’abbigliamento adatto mi accorciai la gonna tirandola e tolto il reggiseno aprii la camicia mettendo le tette ben in vista , un minuto e si fermò la prima auto ‘Quanto vuoi ‘ non conoscevo le tariffe e gli sparai 200’ , mi guardò sorridente e mi disse ‘Ma ce l’hai d’oro, ma vaffanculo ‘ capii che la tariffa era alta e notai che Matteo si era posizionato ad una ventina di metri e si stava divertendo parecchio ‘ Sei nuova? ‘ mi chiedeva il pilota della seconda auto fermatasi e alla mia risposta affermativa mi fece la classica domanda ‘ Quanto vuoi? ‘ abbassai la tariffa 150’ ma visto la reazione dovevano essere ancora alta, se ne andò anche questo secondo, Matteo mi si avvicinò e mi disse ‘ Con questi prezzi rimane qui tutta la notte e non fa un centesimo ‘ lo sorpresi ‘ E tu quanto spenderesti? ‘ la risposta fu molto diplomatica ‘ Se lo avessi un milione ma ho solo 50’ – da navigata puttana gli dissi ‘ Fammeli vedere e poi andiamo ‘ li aveva, salimmo in macchina, oramai ero troppo eccitata per mollare, avevo la casa libera e non avrei dormito sola quella notte, lo molestai per tutti i 15 minuti di viaggio, lo stavo torturando e addirittura mentre lui guidava glielo avevo sfilato dai pantaloni cominciando un pompino che però dovetti fermare, ero sicura ci saremmo schiantati, mi rimisi comoda sul mio sedile e cominciai ad allargare le gambe, la mano di MMatteo non si fece attendere, arrivavammo alla villa e appena arrivati in garage cominciò a leccarmi la figa con una maestria che non conoscevo, mi fece venire due volte in pochi minuti e già mi pregustavo cosa sarebbe stata quella notte.

Matteo era parecchio spaesato in quella casa, abitava in un monolocale e non gli sembrava vero che due persone potessero vivere in una casa così grande, ci demmo una rinfrescata nella doccia del bagno all’interno della camera degli ospiti, non volevo concedergli il mio letto matrimoniale, lo presi per mano e arrivati al letto mi sedetti e continuai quel pompino che avevo dovuto abbandonare in auto, non avevamo più problemi di traffico e dunque accelerai il ritmo, lo avevo tutto in gola e con le due mani gli avevo afferrato le chiappe stagne come due pezzi di legno, muovevo la testa guidata da lui, mugolava ma non lo avrei fatto venire subito, volevo averlo in pugno, mi fermai e lo sottoposi ad un ‘andamento lento’ davvero da brivido, un vero pompino al rallenty, lingua sulla cappella, leggero imbocco in fondo fino alla gola, oramai non resisteva più, mi alzai ci baciammo a lungo e poi buttandomi sul letto mi prese, capii da subito che Matteo era un torello da monta e che avrai trovato parecchio filo da torcere, tenendo un ritmo costante mi stava chiavando in maniera sublime, mi sentivo il sangue alla resta, cominciai a prepararmi all’ennesimo orgasmo, mentalmente mi stava distruggendo, credo anche grazie all’alcool mi sentivo leggera, in estasi e dopo avere goduto gi tre volte mi sentivo pronta per un altro, mi voltò e mi mise carponi in filandomi da dietro, mi sentiva tanto troia ma godevo, era uno spasso questo giovane collaboratore m già pensavo che non sarebbe stato l’ultimo incontro, finalmente mi accorsi che anche lui stava arrivando, spingeva più a fondo, mi teneva per i fianchi e il suo respiro rivelava l’orgasmo oramai imminente, ‘Ti riempio, è troppo bello ‘ sentii chiaramente i suoi fiotti di sborra caldissima dentro di me ‘ Godo prendila tutta ‘ sembrava non finire mai e si accasciò ‘ Lo sai quante volte ho sognato questo momento ‘ mi disse ‘ Non avrei mai creduto si potesse avverare questo sogno, ma comunque ci speravo ‘ lo baciai dicendogli che anche io qualche volta lo avevo notato ma non avrei mai creduto di portarlo a letto . Comunque la cosa importantissima, che nulla trapeli, io ti darò delle possibilità ma attento che posso anche stroncarti ‘ la manager prendeva già il sopravvento sulla donna ‘ Non preoccuparti, nessuno verrà a saperlo ‘ e continuammo la scopata per altre due ore, provammo le più svariate posizioni, mi diede una inculata da record, mi sarei ricordata a lungo quella nottata, il mio giovane amante era stato davvero all’altezza.
Partimmo al mattino insieme, io e Matteo, da casa mia e ci fermammo lungo il tragitto in un anonimo bar per una veloce colazione dove ribadii ancora una volta all’autista improvvisato amante che nessuno avrebbe dovuto conoscere quello che era successo, ne sarebbe andato della sua carriera, sembrava avesse capito che non scherzavo ma insisteva con uno strano tono supponente che mi stava facendo incazzare.

Mi feci lasciare una cinquantina di metri dall’azienda e arrivai a piedi con la mia inseparabile valigietta e alcuni quotidiani economici, entrando in ufficio vidi il sorrisino strano di Angela che era per me una novità, mai la mia inseparabile segretaria mi aveva accolta con un sorriso di quel tipo, la soprannominavo ‘la tedesca’ in quanto era sempre, anche se erano passati alcuni anni dalla sua assunzione, molto formale ed era difficilissimo strapparle un sorriso, ma mi accorsi che dopo circa due ore di lavoro la misura era colma, mi telefonò una responsabile dell’economato per chiedermi conto di una nota ore presentata da Matteo dove risultava che aveva lavorato fino alle 22.00, risposi che ero occupata e che sarei passata nel pomeriggio per discutere la questione.
‘Brutto testa di cazzo, ma cosa credi di poterti vantare davanti a tutti di avermi scopata, ma tu non hai capito niente, ti avevo avvisato, con la tua laurea vai a fare il magazziniere in un supermercato’ ‘ dopo una pausa di un paio di secondi ‘ No signora mi creda ‘ ma lo interruppi ‘ Signora un cazzo, ti avevo avvisato, io posso stroncarti anche andando dall’Amministratore Delegato lamentandomi che abbiamo un’autista che scopa di ‘Merda’ ma cosa credi che tu possa farti grande alle mie spalle? ‘ rispose ancor più mortificato ‘ Signora non è come pensa, ho solo detto a’. – drasticamente ‘ Non me frega un cazzo di cosa hai detto e a chi lo hai detto, gli accordi erano che non dovevi parlare ‘ e seccamente chiusa la telefonata.

Francesco Gelmini, Direttore dell’Ufficio Personale mi doveva un favore, avevo un paio di anni incastrato un dipendente della nostra azienda da lui assunto che passava informazioni a concorrenti salvandogli la faccia, lo licenziarono e tutto si risolse, ora doveva sdebitarsi e gli chiesi di togliere l’incarico di autista a Matteo a tempo determinato, avrebbe in seguito discusso un suo reintegro, seppi nel pomeriggio che il suo nuovo incarico era alla portineria, cambiava la sua vita, non avrebbe più avuto la fiammante Audi A8 con cui prendere, portare importanti dipendenti, con cui recarsi all’aeroporto per ricevere clienti e con cui a volte passare le nottate in discoteca con qualche dirigente della Casa Madre con relativo divertimento e straordinario, otto ore e a casa, cercò varie volte di contattarmi dopo la comunicazione dell’Ufficio del Personale ma non gli diedi possibilità di parlarmi, bando assoluto.

Passarono circa altre tre settimane di lavoro intenso e venne il grande giorno, dovevo partire per Firenze, la nostra azienda stava per aggiudicarsi l’appalto con la Hcs e Filippo Cavini mi aspettava a Firenze per la vigilia della firma, venerdì sarei stata a cena con lui e sabato il nostro A.D. avrebbe confermato in calce l’avvenuto accordo, un giorno prima dovevo sottopormi all’assalto del Vice- Presidente, non nego che un dubbio mi stava assalendo, non avrei mai voluto mollarla a Filippo e poi guardarmi magari un’altra azienda aggiudicarsi la fornitura, avevo bisogno di studiare qualche correttivo e lo avrei fatto quanto prima.
Uscendo dalla portineria dell’azienda salutai Matteo, ‘Ciao Campione’, ci vediamo a mio ritorno e mi sedetti sul taxi che mi attendeva.

Arrivata nel solito Hotel, nella stessa stanza ritrovai il solito mazzo di rose, non lessi il biglietto già mi sembrava, noioso, ripetitivo e ovvio, l’appuntamento era per le 21,30 al solito Ristorante e mi preparai per quell’ora con un abbigliamento adeguato, bisognava visionare un pre-contratto e dunque necessitavo di qualcosa di molto aggressivo, il mio look prevedeva una mini con calze nere autoreggenti da infarto sotto una maglietta strettissima quasi fosse una seconda pelle, mi avvicinai al tavolo dove l’importante dirigente aveva già preso posto e più mi avvicinavo e più lo vedevo eccitato, infatti non si alzò dalla sedia credo per la sua palese erezione, era paonazzo e il mio abbigliamento lo stava letteralmente sconvolgendo, mi sedetti scegliemmo il vino e guardandolo negli gli parlai chiaramente ‘ Io sono pronta, mi piaci anche come uomo, ma devo essere comunque sicura che domani firmeremo il contratto ‘ mi chiese se non gli bastava la sua parola e naturalmente gli confermai che non mi fidavo di nessuno ma un alternativa c’era ‘ Filmeremo tutto e alla firma del contratto le immagini in mano mia sarebbero state cancellate, avevo meno ma anche io da perdere se avessi dovuto rendere pubbliche le immagini ma avevo colpito nel segno ‘ Va bene cedo ma mi raccomando non si divulghi il video, mio suocero è il maggior azionista dell’azienda ‘, dunque lo avrebbe stroncato seduta stante, ero contenta che le cose girassero per il verso giusto e cominciavo anche ad essere eccitata, queste questioni complicate mi mettevano sempre un certo languorino al basso ventre e anche questa volta non era diverso, appuntamento per la una di notte nella mia stanza, la cena proseguì liscia ma il mio commensale con la mente era già in Hotel, arrivata alla mia stanza mi resi conto che avevo solo 30 minuti per preparare la cam del portatile, la cam dell’ Iphone e il registratore che sempre mi accompagnava, al trillo della reception della visita di Filippo, attaccai tutti i dispositivi e lo accolsi con calze a rete, un completino nero totalmente trasparente, un rossetto ‘troia’ che splendeva sul mio viso, l’ultimo profumo di Armani che avrebbe eccitato anche un morto e una vestaglietta trasparente che lo stava letteralmente stordendo , entrò mi baciò e mi disse che aspettava quel momento dalla sera che gli avevo tirato un bicchiere di vino in faccia, era arrapato lo si capiva e sinceramente anche la mia eccitazione saliva oltre misura, ci sedemmo al tavolo del salottino e mi confermò che la nostra azienda aveva ottenuto l’appalto aggiungendo, non so se bluffando, anche che offerte migliori erano giunte loro e tirandolo per la cravatta gli avvicinai la bocca alla mia dicendogli che se chi gli aveva sottoposto le altre offerte era meglio di me di aggiudicargli la gara e togliersi dalle palle, era come un cagnolino in attesa del biscottino e sempre tirandolo per la cravatta lgli tirai la testa contro il mio pube, stava impazzendo, cercava di leccarmela da sopra le mutande, mentre lui era ai miei piedi mi girai e lo tirai con la faccia contro le mie chiappe, avendo un sussulto d’impeto mi strappò letteralmente le mutande non ne poteva più e cominciò a leccarmi voracemente il solco delle chiappe e devo ammetterlo con la lingua se la cavava benissimo, mi girai repentinamente ancora una volta e ora la mia fighetta si trovava davanti alla sua bocca e cominciò a lavorarsi le mie labbra inferiori e accompagnandolo con il bacino nel suo forsennato ritmo stavo arrivando per la prima volta, una valanga di umori lo travolsero, ma era solo l’inizio, mi stavo troppo divertendo nel tenerlo per la cravatta, lo stavo spogliando con l’altra mano, via la camicia e i pantaloni, aveva delle mutande elasticizzate che rivelavano un cazzo non da record ma di invidiabili proporzioni tirato come la corda di un violino, lo leccavo da sopra le mutande mordicchiandolo nelle sue parti basse e con la cravatta in pugno cercando di porre il suo viso in favore di telecamera, perfettamente in quadro glielo tirai fuori e lo presi in bocca, era partito non sarebbe durato più di due minuti ma ero ottimista e dopo sessanta secondi una sborrata riempiva la mia gola, gridava come un ossesso, stava aspettando quel momento da molto tempo e ancora incredulo si godeva il suo sogno, l’avevo sempre più in pugno e senza rendersene conto lo avrei convinto a regalarmi casa sua, credo avesse avuto sino ad allora a che fare con donne che conoscendolo gliela mollava subito e mai avesse incontrato chi gliela aveva fatta soffrire oltre modo, sdraiata sul letto non tono provocatorio gli sussurravo se ne avesse abbastanza di quel pompino, potevo rivestirmi e visitare i piaceri di Firenze di notte, pur sempre in pugno tramite la cravatta lo sentivo sempre più ruspante, sempre più irruento e ed eccitato, mi sollevò le anche e mi penetrò con un preciso fendente iniziando un andirivieni sublime, il suo uccello pur non essendo grossissimo, per forma, aderiva alla mia fighetta perfettamente e ogni colpo da lui ricevuto preannunciava una mia sborrata imminente, non si fece attendere, stavo godendo e lo tiravo a me, forse sentirmi il partner in pugno raddoppiava l mio godimento, non ricordavo un orgasmo così da tempo.

Era arrapato come un toro e mirava adesso al mio culetto ma lo parai, mi sarebbe piaciuto prendermi un bella caricata nel deretano ma gli dissi ‘Firmato il contratto lo avrai’ ‘ sembrava impazzire e mi disse ‘ Ma ancora non ti fidi? ‘ gli ripetei che ribadivo la mia totale mancanza di fiducia per il prossimo e il culo lo avrebbe avuto solo dopo, mi posizionò a novanta gradi e animalescamente cominciò a caricarmi, mi sbatteva con una violenza e una foga da arrapatissimo amante, ebbi in quell’istante il sospetto che forse il viagra non fosse a lui sconosciuto, continuava a pomparmi e non veniva mai, avevo goduto altre tre volte, le gambe cominciavano a indolenzirsi e lui continuava con dei colpi tremendi, si aggrappò alle mie tette e inarcandosi mi farcì la figa con una iniezione di sperma davvero consistente, mi disse che ero una macchina da sesso e che sperava il contratto fosse firmato quanto prima, praticamente gli mancava solo il mio culo.

All’indomani mi trovai a pranzo con il nostro A.D. , Maurizio Spadea e senza fronzoli gli riparlai del mio aumento, subito mi fece presente che in una riunione avvenuta il giorno prima la dirigenza aveva deliberato per una somma equivalente al 10%, mi misi a ridere e gli dissi con non avrei agevolato la firma per meno del 30%, mi porse la mano dicendomi che l’affare poteva ritenersi concluso, ‘L’azienda le riconoscerà un aumento del 20%, prendere o lasciare’, credo non ci fosse più ulteriore margine di trattativa e una decisa stretta di mano siglò l’avvenuto accordo, erano un pacco di soldi e mi sentivo molto fiera, la mia caparbietà mi aveva accompagnato ancora.
Il ricevimento che fu organizzato l’indomani per la presentazione dell’azienda che si aggiudicava la fornitura per i prossimi anni di fornitura, assistenza pc e software era di primaria importanza, io come facevo di solito ero abituata in questi momenti a tirarmi nelle quinte, Maurizio Spadea trionfava gongolando davanti ai fotografi come se il successo fosse sue, Filippo Cavini si congratulava con lui continuando a cercarmi con lo sguardo, non avrebbe potuto farmi entrare in scena vista la presenza della moglie al suo fianco, fu un ricevimento davvero perfetto e dopo i soliti pallosi discorsi ci congedammo con calorose strette di mano, Filippo Cavini non vedeva l’ora di stringere le mia per ricordarmi che una promessa dove essere esaudita, avvicinatosi come per congratularsi mi ricordò ‘Voglio il tuo culo ‘ e ringraziondolo a voce alta gli risposi ‘ Spero presto’
Rimasi un paio di giorni a Firenze ma per un motivo o per l’altro non riuscii a trovare il tempo per saldare il mio debito con Filippo, mi chiamava continuatamente con cadenza oraria per sentirmi e ricordarmi il patto aperto con lui, dicendomi che non vedeva l’ora di incularmi e rimarcando quanto gli avessi scombinato l’esistenza visto che continuava a pensarmi e il mio deretano era oramai un chiodo fisso nella sua mente, ma tutto per il momento sfumò visto che l’ultima sera utile e con un appuntamento fissato presso l’hotel dove alloggiavo tutto saltò per un problema della moglie di Filippo, era uscita di strada presso Pisa e essendo ricoverata in ospedale lui dovette lasciare Firenze e tutto sfumò, comunque lo rassicurai sulla mia buona abitudine di saldare sempre i conti in sospeso.
A mezzogiorno del giorno successivo mi trovavo già seduta alla mia scrivania, cominciarono le chiamate più svariate di congratulazioni e non appena terminato questo tour telefonico, Angela mi ricordava che tutto era stato fissato per un mio viaggio a Parigi, ero stata invitata nella nostra sede francese per una convention internazionale sulle tecniche di vendita e visto le ultime trattative portate a buon fine anche il mio parere era considerato autorevole, mi veniva da ridere ma qualcosa mi sarei inventata e allo stesso tempo avrei approfittato di alcuni giorni nella capitale che più amavo.

Passai una bellissima serata con mio marito che non vedevo da giorni, cenammo in un intimissimo ristorante di amici, per l’occasione evitai l’intimo e mio marito passò più tempo con la mano in mezzo alla mia figa bagnata che con in mano le posate, lo toccai un paio di volte per tastarne l’eccitazione e ottenni la conferma di una erezione oramai al massimo, era chiaro il suo disagio, gocce di sudore ornavano il suo viso e addirittura l’ignaro cameriere gli chiese dopo averci portato il dolce se non si sentisse bene, eravamo sistemati in un bellissimo angolo con poca luce e dunque ci permettemmo una serie di giochetti senza che nessuno potesse vederci.

Sulla via per il ritorno, mio marito non resistette a lungo, continuavo a toccarlo mentre mi masturbavo, accostò la macchina sulla tangenziale e incurante dei veicoli che passavano lo tirò fuori e mi prese, ‘Mi fai morire troia, ma ti amo per questo’, dopo pochi colpi violenti mi farcì la figa con dei fiotti di sborra calda che avvertii chiaramente, repentinamente ripartimmo e arrivati a casa subii un secondo round di cazzo, non lo ricordavo così arrapato da tempo ed ero sempre più convinta di quanto mi fosse fedele, io lo amavo tantissimo, non lo avrei mai lasciato per nessun motivo, ma non riuscivo a non tradirlo, per me il cazzo è una filosofia di vita e uno non mi poteva assolutamente bastare, tutto terminò con una inculata selvaggia, me lo infilò a secco e a tradimento, ma lui sapeva che questo mi piaceva, fu davvero un gran serata, ma prima di mettermi definitivamente a dormire dovevo preparare la valigia per Parigi.

All’aeroporto compresi subito che la giornata cominciava sotto cattivi auspici, un improvviso sciopero spostava di quattro ore il mio volo e dunque dovevo prepararmi ad una lunga attesa, odio rimanere a lungo in questi luoghi, non amando molto la confusione la tensione che si crea con queste lunghe attese mi ha sempre resa nervosa, odiando gli odori cattivi per abitudine sapevo che nella lunga attesa i più acri mi sarebbero con il tempo arrivati sotto il naso, ma a proposito di odori ero colpita da una deliziosa fragranza, doveva essere l’ultimo profumo di Paco Rabanne, doveva averlo addosso quella bellissima ragazza due file oltre la mia, l’avevo già notata per il suo abbigliamento firmato e per le mille chiamate effettuate con il suo modernissimo telefono, me la trovai al fianco del bancone del bar dove stavo bevendo un caffè, mi sorrise e cominciammo a discorrere sulla situazione in cui eravamo immerse, eravamo molto in sintonia e ci saremmo a vicenda allietate la paranoica attesa.

La mia estemporanea compagna di viaggio si chiamava Claudia rappresentante di cosmetici per diversi marchi di primaria importanza, molto spigliata e socievole e predisposta a parlare di qualsiasi argomenti e come spesso succede tra donne i discorsi vanno a cadere sul sesso, ci raccontammo le nostre più bizzarre esperienze e rimase molto divertita dalla mia ultima trattativa chiusa a Firenze e del mio debito con Filippo Cavini, mi disse di non avere pensato di usare il culo come una cambiale.
Finalmente si partiva, una bella sorpresa mi aspettava sull’aereo, avevamo per una piacevole casualità assegnato due posti vicini e fummo molto contente di questo, ero molto attratta da questa giovane compagna di viaggio, non aveva mai avuto nella mia vita avuto rapporti con altre donne ma vedere le sue tette ogni tanto nell’apertura della sua camicia mi aveva messo in un certo imbarazzo, il suo profumo mi stordiva e il suo posare la mano sulla mia mentre ridevamo mi stava facendo impazzire.

Arrivammo a Parigi e mentre pensavo già ai saluti Claudia mi chiese dove avrei alloggiato e perche non prendessi in considerazione la possibilità di disdire, cosa che non mi feci ripetere, telefonai in azienda e chiesi a Angela di chiamare l’hotel e spiegare con una scusa che non sarei arrivata, Claudia mi abbracciò e mi bacio sulla bocca dicendomi che ci saremmo divertite a Parigi.

Nel tragitto dall’aeroporto mi spiegò che abitava con il fidanzato ma che mi sarei sistemata in una camera con bagno in completa libertà, saremmo uscite a ballare uno strano locale dove oltre alla possibilità di ballare si poteva appartarsi in speciali stanze per fare sesso o per guardare altri farlo , rimasi in silenzio e per un attimo Claudia pensò di avermi offeso, ma il sorriso che cominciò a splendere sul mio viso significava il contrario, le chiesi se si poteva praticare anche sesso saffico e la risposta prima di mettermi la sua lingua in bocca fu che per quello avremmo provveduto a casa sua, mi accorsi dell’autista del taxi che dopo avere piegato in basso lo specchietto retrovisore si stava godendo le nostre effusioni, ero bagnatissima e curiosa da quello che mi sarebbe presto successo, arrivate davanti alla casa di Claudia pagammo il taxi e ricevemmo oltre al resto alcuni depliant di locali nella zona di Pigalle, oltre a guardare aveva sentito tutto, gli mostrai la lingua e il tassista mi rispose con un sorriso.

Non mi era mai capitato di leccare una figa e solo ora capivo cosa si perdeva un uomo nel non farlo, il sapore era dolcissimo e l’aumento degli umori di Claudia certificavano la perfetta opera che stavo compiendo, insistetti fino a farla godere e poi subito dopo toccò a me sedermi sul bordo del letto e offrire la mia ‘patatina’ a Claudia inginocchiata ai miei piedi, leccava con una abilità che non avevo mai provato prima, una leggiadria che mi faceva letteralmente impazzire, venni in una maniera spudorata bagnando abbondantemente la coperta del letto dove era seduta, ci abbracciammo unendo le nostre lingue e ricominciando una nuova tornata, mi mancava il cazzo ma l’esperienza che stavo provando era abbondantemente appagante, non ci potevo credere prima ma il 69 che facemmo io e Claudia mi permise di godere altre tre volte, ero sfinita ma contenta e poi il sentirmi così troia mi realizzava.

Ci preparammo uno spuntino veloce e cominciammo nell’opera di trucco, Claudia mi chiese simpaticamente perché non ci fossimo truccate pesantemente quasi come due navigate zoccole, la cosa mi attirava e tutto quello che poteva essere eccitante mi era sempre interessato, stavamo per uscire e ci trovammo davanti il fidanzato di Claudia, si chiamava Fabio era di ritorno dal lavoro e dopo le presentazioni, sapendo il nome del locale dove eravamo dirette ci promise che ci avrebbe raggiunto, era davvero un bel ragazzo e quello che mi sorprese la sua assoluta mancanza di gelosia nei confronti di Claudia, l’opposto di mio marito che si arrabbiava non appena uno sguardo di chicchessia di dirigeva suk mio culo.

Il locale era davvero fuori dalla norma, gente di tutte le età e di qualsiasi ceto lo affollava, Claudia era molto conosciuta e tutti chiedevano informazioni su di me, ma vi era molta discrezione, ci sedemmo ad un tavolo con un paio di sue amiche che vennero informate di tutta la nostra giornata dal casuale incontro fino al rapporto saffico consumato a casa sua e la più lesbica delle due interlocutrici mi passò una mano sull’interno della coscia e mi diede un bacio sulla bocca come fosse una sorta di benvenuto nel mondo lesbo.

Erano circa le 3 e dopo avere visto spettacoli porno di tutti i tipi, alcuni anche violenti con fruste e relative percosse vedemmo la figura di Dario, era venuto davvero e Claudia mi fece occhiolino come un segnale di partenza, ci saremmo dedicate a lui adesso, lo abbracciammo baciandolo lasciandolo abbastanza frastornato e Claudia gli infilò una mano nella tasca anteriore dei larghi jeans riuscendo a prendergli perfettamente in pugno l’uccello e chiedendogli se fosse in grado di soddisfarci tutte e due, umilmente disse di credere di sì ma il sorrisino stampato sul viso garantiva il positivo esito.

Ci accomodammo in una stanza con un bellissimo lettone circolare e una miriade di specchi su tutte le pareti e sopra di noi, Claudia mi abbracciò dicendomi ‘Datti da fare, tu non li vedi ma dietro quegli specchi, decine di persone ci guardano’, mi colpì molto il sapere di essere guardata e senza sapere da chi, ma senza timore reverenziale abbracciai Fabio lo spinsi sul letto e mi sedetti sopra i suoi durissimi addominali, non fu casuale il mio accomodamento, volevo prendermi cura del nostro amante lasciandogli libero il cazzo per Claudia, capì al volo e già le sue mani si occupavano della zip dei suoi jeans, io stavo limonando con lui con molto impeto, non conoscevo cosa il fidanzato di Claudia avesse provato nella sua vita, ma questa notte aveva a che fare con due ossi duri e solo con il meglio di se avrebbe potuto soddisfarci entrambe.

Avevamo entrambe il suo cazzo in mano e alternavamo le nostre lingue sulla cappella, Claudia alzò le gambe di Fabio sdraiato sul letto e si dedico con la sua abilissima lingua sullo scoperto buco del culo, io mi dedicavo al più abile dei pompini, grugniva, tremava e ansimava ma il suo turgido fallo non ne volveva sapere di eruttare, mi prese e messami sotto di lui mi prese, lo aveva durissimo, Claudia era sempre alle sue spalle con la bocca tra le sue chiappe, spingeva come un torello, mi fece sballare con il primo orgasmo, tutti gli specchi attorno a noi mi facevano girare la testa, sembrava di essere sulle montagne russe, godetti ancora e lasciai il posto sulla ‘giostra’ a Claudia, lei si posizionò con la figa sulla mia faccia mentre messa alla pecorina iniziò a farselo mettere nel culo, leccavo quella che sembrava una palude, era eccitantissimo vedere il palo di Fabio martoriarle l’ano, entrava ed usciva in tutta la sua lunghezza, Claudia adesso stava godendo a raffica, le strizzavo dolcemente entrambi i capezzoli ormai durissimi e lunghissimi, dopo l’ennesimo orgasmo di Claudio un urlo avvisò l’arrivo di Fabio, estrasse il cazzo dal culo della mia amica sborrandomi in faccia ricoprendomela quasi completamente con una serie di fiotti, ma non era ancora finita, una avida Claudia mi stava leccando il viso raccogliendo il prezioso liquido con la lingua, le ultime gocce le ripose nella mia bocca e finimmo con un interminabile bacio, pur conoscendola da tempo ogni volta Parigi mi sorprendeva.

‘Porca Puttana è tardissimo’, le mie imprecazioni si sentirono in tutto il palazzo, ero in ritardo, non avevo puntato nessuna sveglia e tantomeno avvisato nessuno, correvo come un ossessa per casa e Fabio non comprendeva cosa stessi dicendo , mi ritrovai e compresi che con un miracolo avrei potuto arrivare nella nostra sede parigina, dopo tenere un discorso sulle tecniche di vendita e non potevo assolutamente mancare, mi passai un lieve trucco, classico tallieur con pantalone e giacca, un velocissima phonata ai capelli e in 10 minuti ero in taxi chiamato da Claudia.

Giunsi in sede con 2 minuti di ritardo e i lavori stavano avendo inizio, il mio posto era contrassegnato con il nome ed era proprio sotto il palco, il Presidente della divisione francese prese la parola cominciando a snocciolare numeri sul positivo andamento, pur se in un momento difficile a livello mondiale la nostra azienda aumentava sia il fatturato che gli utili, dopo un lungo discorso interrotto ripetutamente da applausi venni introdotta con una serie di complimenti sul mio operato nella sede italiana, salii sul palco accompagnata da un fragoroso applauso, sistemai sul leggio il foglio con un breve discorso preparato il giorno prima nel pomeriggio prima della nottata folle trascorso con Claudia e Fabio, decisi comunque di esporre un pensiero andando a braccio e mi sembrò alla fine di avere centrato nel segno, tutti in piedi salutarono la fine del mio intervento.

Stavo per riprendere posto quando il mio occhio cadde alcune file più indietro, seduto insieme ad altri giovani vi era Fabio, compagno di alcova nella passata notte, scoprii più tardi che lavorava nella mia stessa azienda ma nella sede francese, mi salutò timidamente e ricambiai con un sorriso, dopo vari interventi la convention si concluse con un collegamento via satellite con New York dove il Presidente della divisione americana porgeva un saluto a tutti i partecipanti, anche questa era andata e potevo pensare a come colmare il languorino che avvertivo dopo essermi precipitata in azienda senza uno straccio di colazione.

Mi fiondai al bar dovevo mangiare qualcosa e delle gustosissime brioches colmarono i miei vuoti, Fabio si fece presente per congratularsi del discorso e per l’ottimo francese, al suo fianco un amico anche lui impiegato nella nostra azienda, si chiamava Marcel un ammasso di muscoli, alto due metri un bellissimo negro originario del Malì, sentivo dei brividi lungo la schiena, alle mie tante esperienze sessuali una scopata con un uomo di colore mi mancava e da come mi scrutava credo avrei presto colmato la lacuna, mi eccitai terribilmente nel sapere che Marcel sarebbe stato nostro ospite a pranzo a casa di Claudia, non lo nego, era già bagnata.
Trovammo Claudia intenta ai fornelli, Fabio mi disse una frase che mi lasciò interdetta, ‘Vedrai la mia sorellina che brava cuoca’ rimasi inebetita, ma questi erano morosi o fratelli, non che la cosa mi interessasse ma da come avevano scopato con me la notte prima tutto avrei pensato ma non ad una coppia incestuosa.

Mentre Fabio e Marcel si stavano dedicando a qualche cocktail come aperitivo io mi portai ai fornelli con la mia amica francese mettendo subito in chiaro che avevo molta volontà ma nessuna capacità culinaria, a casa si occupava mio marito dei fornelli e l’unico aiuto che gli davo di tanto in tanto era fargli un pompino nel mentre cucinava, mi fu impartito l’ordine di pulire l’insalata e condirla ma nel mentre cercai di andare a fondo alla storia dei rapporti famigliari tra Claudia e Fabio e lei mi confermò che erano fratelli ma si amavano come due persone qualsiasi già da parecchi anni, mi diceva tutto questo con una sconvolgente naturalezza, alla fine non cambiava niente per me, altra esperienza, cominciavo ad essere navigata.

Era intenta nella mia operazione culinaria e Marcel entrò in cucina per invitarci a brindare con un aperitivo, abbandonammo subito la cucina e in un lampoi nostri bicchieri incocciavano con quelli dei maschietti presenti, era un aperitivo a base di Martini e Pernod, Marcel era l’autore essendo un barman in un locale notturno aveva un gran abilità con i cocktails.

Tutto era pronto, le prime portate erano in tavola, nella smania di rendermi utile presi la bottiglia di champagne strappando la carta dorata e aprendo la gabbietta, l’avevo visto fare mille volte a mio marito, partì il tappo e il contenuto cominciò a spruzzare come si vede fare al pitola di F1 vincitore del Gran Premio, risultato Marcel era a dir poco zuppo di vino, ero mortificata ma tutti ridevano a crepapelle Marcel per primo, si dovette togliere la maglietta e i pantaloni rimanendo con un paio di mutande elasticizzate fatte a pantaloncino, un pacco si ergeva in mezzo alle sue gambe, ero impietrita dalla visione, ma com’era in tiro o in posizione di riposo, non avevo mai visto niente di simile e Marcel si accorse della mia curiosità.

Il pranzo proseguì alla perfezione, non vi furono altri intoppi, i piatti preparati da Claudia erano deliziosi e arrivammo al dolce, Fabio prese un’altra bottiglia di Champagne dal frigorifero e Marcel subito la strinse a sé e con il suo splendido sorriso mi disse ‘questa la apro io?’, alzai le mani come a significare che mai lo avrei rifatto ma l’amico negro volle vendicarsi e mi versò addosso più o meno la stessa quantità, non me l’aspettavo e dopo una breve esitazione toccò a me rimanere in mutande, ma alla visione della mia nuova mise capii che l’uccello di Marcel stava passando da una posizione di riposo ad una evidente erezione, eravamo seduti vicini e lui con la tovaglia tentava di coprirsi, io avevo la pelle d’oca e i capezzoli tesi come due dardi, decisi che non potevo aspettare volevo quella mazza e da sotto la tovaglia cominciai a palpeggiarlo, mi guardò stupito, credo aspettasse quel momento ma la mia tattica d’assalto lo spiazzò, cercava di parlare con gli altri nella maniera più naturale ma la mia mano glielo aveva impugnato e cominciò a balbettare fino a farsi scoprire da Claudia e Fabio, i due fratelli ci chiesero se avessimo bevuto il caffè, io risposi si mentre Marcel non capì nemmeno la domanda, era già partito, lo tenevo in pugno e avendo un glande sensibilissimo il solo sfiorarlo con un dito lo faceva tremare, dopo pochi minuti capii che il caffè non sarebbe mai arrivato e che i due fratelli si erano dileguati, abbassai la testa verso il cazzo di Marcel con l’intento di mettermelo in bocca ma vedendolo capii che sarebbe stata una impresa ardua, non avevo mai visto una mazza con quel diametro, ni riempii la bocca e Marcel pur avendo due mani enormi cominciò un abilissimo e delicatissimo massaggio con i miei capezzoli che mi portarono ad un primo sconvolgente orgasmo, mi alzai dalla sedia e mi inginocchiai sotto il tavolo continuando un pompino da brivido, ora Marcel mi accarezzava la testa, ora era lui partito, si dimenava spingendo il bacino contro la mia faccia e rischiando di soffocarmi spingeva il suo cazzo oramai durissimo sempre più al didentro della mia bocca, mi tolsi al raggiungimento dei primi conati di vomito, mi stava soffocando, mi alzai e lui mi prese stendendomi sulla tavola, avevo la sua lingua in mezzo alle gambe e ad un certo punto la introdusse talmente a fondo che ebbi l’impressione mi stesse già fottendo, ero in un lago, lui leccava e io godevo, ma questo non mi bastava più e iniziai a incitarlo di prendermi, mi tirò le gambe fino a lasciare appoggiato il sedere sul bordo del tavolo e mi infilò un tal rotolo di carne come mai avevo provato prima, ero riempita sino al collo dell’utero e di sicuro non lo aveva infilato tutto, era grosso ma Marcel mostrò una delicatezza che non gli si addiceva, era un colosso di due metri ma con una maestria e una sensibilità incredibili, credo di avere goduto almeno cinque volte sotto i suoi assalti, tale era la sua leggerezza che si scontrava con la mia rudezza, seppi dopo terminato l’amplesso e questa condizione di involontaria trance di avergli conficcato le unghie nella schiena al culmine dei miei molteplici orgasmi.

Ad un certo punto si fermò di colpo uscì dal mio corpo mi prese come un fuscello mi appoggio il bacino al bordo del tavolo con il chiaro intento di farmi ‘la festa’, non sarebbe mai entrato quell’arnese nel mio culo, non nascondo che ebbi paura ma la sua lingua era già al lavoro sul mio buchino, sentivo che trafficava con dei liquidi e credo con del burro, sentii un dito grossissimo infilarsi e parecchio dolore poco dopo con il secondo dito, mi sditalinava il culo con due dita affiancate, il dolore si assopiva ma ero terrorizzata pensando a quello che mi aspettava, ebbi una sorpresa, mentre Marcel mi lavorava il culo davanti a me Claudia nuda a aveva steso il suo corpo sul tavolo nella mia stessa posizione portando la sua bocca sulla mia, ci stavamo baciando come due ossesse ma una fitta mi fece esplodere ‘No, mi spacchi in due, fermati’, stavo gridando per il dolore che Marcel mi provocava iniziando ad incularmi, Claudia incurante mi baciava e mi teneva ferma, era dolorosissimo, non credo fosse entrato ancora con tutta la cappella ma mi sentivo squartata, il mio amante di colore adesso spingeva e il dolore non si assopiva anzi mi scendevano delle lacrime che diluendo il trucco mi lasciarono sul viso dei visibili segni neri, colpi sempre più violenti si abbattevano sulle mie chiappe, Claudia si era nel mentre seduta sul tavolo divaricando le gambe davanti al mio viso, aveva un barattolo di cioccolata vi infilava un dito prendendo la dolce pasta, se lo infilava nella figa e me lo porgeva da leccare, questo servì un pochino a distogliermi dal dolore che stavo provando e comunque anche se lo ricorderò come il trattamento più doloroso subito in vita mia quando Marcel mi avvisò che si sarebbe scaricato nel mio culo, con la figa sapor cioccolato di Claudia in bocca mi salì un orgasmo selvaggio, mi sentivo dolorante e godevo, Marcel dopo essersi svuotato estrasse di colpo l’uccello e le impressioni che ne ricavai subito furono due, mi aveva scaricato una quantità di sborra nel culo esagerata stavo colando tutta e l’avevo già sino ai polpacci e il buchetto doveva essere una voragine, non volevo toccarmi per paura ma ero sicura di avere il classico ‘culo rotto’, infatti ci vollero poi alcune settimane per riprendermi.

Attendevo in sala d’aspetto la partenza per Milano, le mie evidenti occhiaie erano celate dietro degli occhialoni scuri, sta sfogliando una rivista di moda e dopo avere smorzato sul nascita la carica di due ‘pappagalli’ ricevetti la chiamata di Filippo Cavini, il Vicepresidente della Hcs con il quale avevo un debito personale, non avrei mai potuto saldare le mie pendenze adesso visto che dovendogli concedere il culo a saldo dell’aiuto ricevuto per l’aggiudicazione dell’appalto con la sua azienda, ma il trattamento ricevuto da Marcel mi proibiva per almeno una decina di giorni l’uso sessuale dell’ano, mi svincolai velocemente assicurandolo su una mia trasferta a Firenze nelle future due settimane.

Alle due del pomeriggio ero sdraiata nel mio ufficio dondolandomi sulla mia regale poltrona con i piedi sulla scrivania come amavo fare, risposi ad alcune chiamate e Angela , la mia segretaria mi chiese se avessi due minuti per lei, mi era già successo di parlare con lei di fatti personali, era una giovane di 25 anni molto timida e mi aveva chiesto alcune settimane prima consigli su come raddrizzare uno scialbo rapporto con un suo coetaneo e dunque credevo che trovandosi in difficoltà avrei dovuto elargirle di nuovo qualche consiglio per una sferzata al suo rapporto, ma la sorpresa che ebbi fu sconvolgente, Matteo l’autista che dopo avere passato una notte di sesso con me a casa mia, degradato da autista a portinaio per avere parlato troppo, si era vantato in mensa con Angela di avermi scopata e davanti ai dubbi di Angela le aveva mostrato delle foto che aveva pubblicato su un blog dove pur avendo il viso sbiancato ero riconoscibilissima per via di un evidente neo vicino all’ombelico, ero furiosa ‘Gli spacco il culo a quello’ gridavo a voce alta come un’ossessa, dovevo trovare la maniera di fargliela pagare, quel bastardo non meritava pietà.

Cercai di incontrarlo nella mensa aziendale, non amavo andarci ma saputo telefonicamente da Angela della sua entrata nel locale mi fiondai, non amavo molto le file e per questo non ci andavo quasi mai, presi solamente una mozzarella e una panna cotta e cercai di sedermi a pochi metri da Matteo che sunito notatami si trovò in un iniziale imbarazzo subito superato anche dalla mia troiaggine, stavo mangiando la mozzarella come stessi facendo un pompino e credo lo avesse sicuramente duro alla visione della consumazione della panna cotta, vi infilavo un dito e poi lo succhiavo chiudendo gli occhi, trovò il coraggio e si avvicinò salutandomi e ricevendo un ciao da parte mia partì subito con un tono arrogante, a muso duro mi disse che mi ero comportata male con lui e che non se lo sarebbe aspettato, mi dimostrai molto remissiva rispondendogli che ero molto mortificata di come mi ero comportata con lui, che avrei cercato di rimediare alla sua situazione visto che dalla sera passata con lui la mia vita era cambiata e mi mancava molto, la sua timidezza ora aveva lasciato spazio alla maleducazione e impugnandosi l’uccello mi disse a muso duro ‘Lo sapevo che eri una troia che ha bisogno solo di questo’, si stava scavando la fossa da sola, abbassai remissivamente lo sguardo e gli dissi che aveva ragione e che lo avrei chiamato io.

Passai tutta la sera scervellandomi su come fargliela pagare a caro prezzo, lo volevo morto come sempre mi era successo nella vita con chiunque avesse cercato di fregarmi, sapevo di avere un coniglio nel cilindro e chiamai Angelo un rude artigiano che si occupava della manutenzione della villa con cui di tanto in tanto mi ero fatto delle divine scopate, aveva le mani simili delle pale e un uccello che non si smorzava mai ma anche una dote che trovavo indispensabile, non avrebbe parlato di quanto successo tra noi nemmeno sotto tortura.

Angelo sarebbe arrivato in un’ora, avevo un piano che avrebbe distrutto Matteo per sempre, in quel momento mi sentivo troia e bastarda contemporaneamente , avevo l’adrenalina alle stelle, feci appena n tempo a farmi una rapida doccia mettermi giusto due cose comode che il campanello squillava, davanti a me il rude artigiano, lo salutai con un rapido bacio sulla bocca, ci sedemmo con un buon bicchiere di vino e gli snocciolai il problema di Matteo e raccontatogli dettagliatamente quanto successo tra me e il giovane gli spiegai il mio diabolico piano, volevo che Angelo manomettesse la finestra sul retro con evidenti segni di scasso, lo stesso con una porta io avrei pensato al resto, mi accorsi che comunque la dovizia di particolari aveva parecchio infoiato Angelo ma non potevo permettermi di scoparmelo, non si sarebbe accontentato della figa e avrebbe cercato di incularmi e essendo ancora dolorante non potevo permettermelo, rimanemmo d’accordo che il giorno dopo avrebbe pensato lui a tutto, ci salutammo e con uno sguardo ironico gli chiesi se voleva un acconto o se si fidava, avendo già compreso a cosa mi riferivo mi rispose ‘Signora se mi da un acconto preferisco’, andai subito al dunque e in pochi secondi lo avevo già in bocca, mi era sempre piaciuto il cazzo di Angelo, non era di misure eccezionale ma lo usava divinamente, glielo succhiai con una foga da navigata troia, mi riempì la bocca di sborra inarcandosi per il piacere, ingoiai tutto il prezioso liquido e lo accompagnai alla porta.
Chiamai Matteo in ufficio e dopo averlo fatto sedere gli dissi che non potendo più fare a meno di lui avrei voluto che dormisse a casa mia quella notte, lo abbracciai chiedendogli ancora scusa per come lo avevo trattato e che nei prossimi giorni sarebbe stato reintegrato alla sua mansione di autista, gli posai una mano sul cazzo e lo trovai duro come il marmo, gli dissi di mantenersi così che avrei provveduto a lui più tardi, nel pomeriggio uscii prima e girai per la città prima di arrivare a casa, avevo scopato nella mia vita con una miriade di uomini ma tutti erano stati da me per qualche verso scelti, era la prima volta che un uomo mi faceva schifo pur essendo un bellissimo ragazzo, ma lo consideravo un nemico da abbattere e niente più.

Alle 22 puntuale era a casa mia, ci prendemmo qualcosa da bere dall’angolo bar e il mio piano cominciò ad essere attuato, su un tavolino in salone vi erano dei ferri che avevo pulito perfettamente da ogni impronte e dalla cucina dove stavo prendendo il ghiaccio dissi a Matteo ‘Per favore Amore prendi quegli attrezzi sul tavolo, credo li abbiano dimenticati gli operai oggi e portali qui in cucina’, lo fece e vedendomi mentre armeggiavo nel frigorifero da dietro rimase sicuramente colpito dal mio culo, fasciatissimo in un tubino da urlo, da dietro cominciò a strusciarsi e io lo invitavo a fermarsi in quanto non resistevo ma lui insisteva e partii all’attacco, lo baciai sulla bocca e da perfetta bastarda gli dissi ‘Amore puniscimi per tutto il male che ti ho fatto, inculami’, rimase attonito ma quando mi vide piegarmi con il busto sul tavolo lasciando il mio culo alla sua mercè , gli gridai ‘Ti prego fammi male me lo merito’, in meno di 5 secondi lo avevo tutto dolorosamente nel culo, era la prima volta che prendevo un cazzo che oltre a farmi male mi faceva anche schifo, non durò molto anche perché continuavo a incitarlo di sborrarmi nel culo, mi riempì rapidamente l’intestino completando la prima parte del mio piano, gli diedi un bacio e remissivamente abbasando lo sguardo gli chiesi ancora scusa e che capivo sempre di più di avere bisogno di lui, stava entrando nella parte e oramai mi considerava di sua proprietà e completamente nelle sue mani, gli dissi che sarei andata un attimo in bagno e poi avremmo ricominciato visto che lo volevo con me tutta la notte, entrai nel bagno al piano superiore e usando un cellulare che avevo preparato prima chiamai la polizia spiegando a bassa voce che qualcuno si era introdotto in casa mia, mi aveva violentata e essendo riuscita a sfuggirgli mi stava cercando per l’ampia casa e che di lì a poco se mi avesse trovata avrebbe sicuramente fatto male, mi dissero che sarebbero arrivati subito, chiusi la chiamata e cominciai a gridare chiamando Matteo, arrivò trafelato e gli gridai che avevo rotto la chiave, di prendere i ferri in cucina visto che soffrendo di claustrofobia sarei morta rimanendo a lungo chiusa nel bagno, prese gli attrezzi e iniziò ad armeggiare ma complici la sua inesperienza e la porta massiccia non riusciva nel suo intento, io oramai non gridavo più di aprire ma solo di aiutarmi e di liberarmi e tutto d’un tratto Matteo si fermò e sentivo le grida dei poliziotti che lo invitavano ad alzare le mani, io continuavo a chiamare aiuto ma la voce di un poliziotto mi tranquillizzava ‘Signora si calmi, ci siamo noi, apra’ cosa che feci vedendo negli occhi di Matteo una certa sorpresa, lo guardai e gli dissi ‘Bastardo’ e spiegai agli agenti che mi aveva violentata brutalmente e mi aveva ripetuto che mi avrebbe uccisa, finsi uno svenimento e mi accasciai.

Matteo fu portato alla Centrale e io in Ospedale, dopo tutti i controlli del caso dove si constatava una violenza sessuale fui dimessa e portata alla Centrale di Polizia dove un funzionario mi interrogò chiedendomi la mia versione e contestandomi che Matteo aveva deposto spiegando quello che realmente era successo ma la mia versione fu completamente diversa spiegando che avevo avuto una veloce storia di sesso con lui qualche settimana prima e che da quel giorno aveva cominciato a molestarmi,
tentando addirittura di ricattarmi con richieste economiche per via di alcune foto che mi aveva fatto e che mi ritraevano nuda, gli annotai l’indirizzo internet del blog e gli mostrai alzandomi la camicetta il neo che era visibile nelle foto, mi chiese come mai non mi fossi rivolta alla polizia e la risposta fu per paura di scandali, terminai l’interrogatorio e fui accompagnata a casa dove trovai alcuni agenti che facevano rilievi e fotografie alle zone forzate, pur dispiacendomi per i grossi guai che avrebbe passato Matteo ero contentissima di avergliela fatta pagare, trovai anche Angelo che avevo fatto chiamare dalla centrale pronto a ripristinare tutto, terminò in un’ora quando oramai i poliziotti se ne stavano andando e dopo avere preso un caffè e avere fatto una doccia distensiva io e il mio artigiano di fiducia ci sistemavamo a letto, dovevo saldare l’importo per il lavoro e un pompino non sarebbe stato sufficiente, rimanendo lontano dal mio culo dolorante mi diede una ripassata come da manuale, non ricordo quante volte mi fece godere in quanto persi il conto ma la sborrata dentro la figa sì, non ne avevo mai sentita prima una con quella potenza.
Ero in taxi diretta dall’avvocato ed ero molto combattuta per quello che avevo combinato, da una parte avevo sistemato quello smorfioso di Matteo, gliela avevo data in una serata di euforia e questi si era messo in testa che mi avesse in pugno, pensare che fin da subito mi ero impegnata ad aiutarlo in un futuro inserimento nei quadri dell’azienda raccomandandomi di non parlare di noi a nessuno, aveva addirittura pubblicato delle foto mie in rete e la voce si era sparsa, ero comunque in parte dispiaciuta per il pesante tiro mancino preparato al mio occasionale amante.

Ebbi una spiacevole sorpresa, ero convinta che avrei potuto ritirare la denuncia a Matteo e chiudere la partita con lui, avrebbe avuto una sonora lezione e sicuramente mi avrebbe lasciata in pace ma il mio legale mi spiegò che certi reati non si possono archiviare con il ritiro della denuncia, la vicenda avrebbe comunque avuto un suo iter ma mi spiegò che comunque avrebbe fato di tutto per ridurre al minimo i rischi, ero abbastanza sollevata, ma mi resi conto che la vicenda aveva preso una piega molto pesante non appena arrivata in azienda, Matteo era stato licenziato in tronco e io mi sentivo responsabile di tutto questo.

In azienda tutti erano convinti che Matteo si fosse davvero introdotto in casa e io preferivo non parlare di questa vicenda quando mi venivo chiesti particolari, sarei partita nel pomeriggio per Bologna, dovevo visitare alcuni clienti e questa trasferta cadeva a fagiolo, volevo evadere da questa situazione, accesi il mio computer e in mezzo ad alcune mail di lavoro una mi avevo colpita per lo strano oggetto ‘Brutta Troia’, il testo ero molto minaccioso e mi si diceva che quanto prima pur non trovando segni di scasso avrei trovato in casa chi mi rompeva il culo, un brivido mi scese lungo la schiena non perché temessi per il mio culo, ampiamente rotto, ma per la violenza che non avevo mai amato, comunque non detti oltremodo importanza a questo messaggio e proseguii nel mio lavoro.

Giunsi nella città felsinea in perfetto orario e alle 16 circa del pomeriggio ero già in Hotel e avrei solo il giorno dopo cominciato il mio giro di visite, giocherellavo con il telefono e l’occhio mi cadde sul nome Marco, il proprietario del cellulare trovato in treno e giocatore professionista di Basket nel città di Bologna, dopo la sua visita a Milano nel mio ufficio non lo avevo più visto e decisi di chiamarlo, mi riconobbe subito e dopo i classici convenevoli e saputo che ero a Bologna mi disse che ero invitata ad una festa organizzata in un castello in città e senza darmi la possibilità di rispondere mi disse che sarebbe passata un auto alle 21 per prelevarmi, mi salutò velocemente e chiuse la chiamata credo più per non sentire un rifiuto che per reale fretta, ero rimasto alquanto stupita ma chiaramente ero felice di questo diversivo, volevo rilassarmi e di lì a poche ore ne avrei avuto la possibilità.

Alle 21 in perfetto orario l’auto era all’ingresso dell’Hotel e io uscivo per salirvi con uno splendido vestito nero, con un lungo spacco, sempre un abito da sera è inserito nel mio bagaglio, sono sempre stata molto previdente, arrivammo in una quindicina di minuti su un collinetta prospicente Bologna entrando in un bellissimo parco che faceva da contorno ad un vecchio castello perfettamente ristrutturato e illuminato, non appena scesa dall’auto Marco era ad attendermi e mi accolse con un formale bacio dicendomi comunque che ero splendida, entrammo insieme nel salone principale dove vi erano un cinquantina di persone, venni dal mio amico presentato ad alcuni compagni di squadra e subito compresi dai loro sguardi che come succede spesso tra maschietti io dovevo essere quella che Marco si era scopata a Milano dopo avergli trovato il cellulare sul treno, ebbi la conferma di questo quando mi presentarono Igor uno spilungone di oltre 210 cm Ucraino che spudoratamente dopo avermi stretto la mano per la presentazione mi disse che era un vero peccato che lui non viaggiasse in treno e io da vera troia osservandogli il telefono abbastanza brutto che teneva in mano gli risposi che sicuramente era meglio usasse altri mezzi per spostarsi perché se avessi trovato un telefono come il suo lo avrei lasciato dove era, venni comunque presentata ad altri compagni di squadra che si rivelarono nel prosieguo della serata molto simpatici, rimasi comunque colpita dalla personalità di John, ala della squadra che subito compresi essere una sorta di Leader, di ottima cultura, parlava perfettamente italiano, molto educato e soprattutto un vero ammasso di muscoli, mi facevano impazzire le sue enormi labbra e la sua spettacolare pelle mulatta, me lo sarei fatto lì dove era, parlammo di moltissimi argomenti e aveva una risposta pronta per qualsiasi cosa trattassimo, Marco si avvicinò a sorpresa da dietro e mi sussurrò, da perfetto impertinente, se ero già bagnata dallo stretto contatto con il negretto, gli risposi farfugliando qualcosa molto imbarazzata e mettendosi un dito alla bocca mi mimò di rimanere in silenzio e aggiunse ‘se vuoi abita con me, possiamo andare a bere qualcosa da me dopo’, eccitata come ero non avrei detto di no neanche per tutto l’oro del mondo, abbassai lo sguardo e annuii muovendo la testa, credo che avessero preparato la trappola da ore e Marco con una stretta di occhiolino a John come d’intesa, approfittai per bere qualcosa ma realmente il mio livello di eccitazione era alle stelle, ero fradicia e al solo pensiero di cosa mi avrebbero fatto quei due colossi mi veniva l’infarto.

Terminata la festa io partii con la stessa auto che mi aveva prelevata all’Hotel, ma portandomi a casa di Marco che trovai già lì pronto a ricevermi, entrammo nel suo centrale appartamento di cui mi colpì il gusto nell’arredamento e trovai John già comodamente seduto su un bellissimo divano di pelle bianca che metteva ancora di più in risalto la sua splendida pelle mulatta, mi sedetti vicino a lui e Marco ci servì subito qualcosa da bere e si sedette anche lui sul divano dove mi trovavo in mezzo a due colossi, mi sentivo una fettina di prosciutto dentro un panino, Marco per spezzare un pochino la tensione disse a John se non gli avesse mai raccontato di quella volta che aveva perso il telefono sul treno e senza aspettare la fragorosa risata dell’americano gli mollai una pacca sulla spalla e anche io scoppiai a ridere, Marco paratosi davanti cominciò a baciarmi furiosamente e già mi sentivo la mano di John sulla coscia, stava cominciando una carneficina e io la vittima sacrificale, continuavo a baciare Marco e le mani del mulatto erano già salite non trovando ostacoli sino al culmine delle mie gambe perfettamente larghe, dolcemente mi sfilò le ridottissime mutandine e avvicinò al mia fighetta già zuppa di umori quelle splendide labbra che mi avevano colpito sin dalla sua conoscenza, l’italiano si era spostato con la bocca sulle mie tette completamente scoperte e io già ansimavo sotto assedio quale ero, venni subito sotto i colpi di lingua di John che sapeva bene come usare quello splendida bocca e avendomi introdotto almeno due dita nella figa credo sapesse anche come si usavano le mani, mi trovai davanti alla bocca il cazzo di Marco che senza esitare presi in bocca, lo avevo già provato ma mi sembrava ancora più dolce e grosso, il mulatto si muoveva con maestria e in sordina e vedendomi impegnata con l’uccello di Marco mi prese per il bacino tirandomi verso il bordo del divano e già sentivo il suo membro avvicinarsi alla mia fradicia patatina, succhiavo Marco ma ero distratta da John, non riuscivo a vedere l’attrezzo di cui era fornito ma curiosa quale sono lo volevo vedere, non ne abbi il tempo ed era già dentro di me, non lo aveva lunghissimo ma di grosso calibro sì e compresi da subito che lo muoveva con maestria, uno in bocca e uno nella figa stava godendo come una vera troia, John picchiava come un martello e Marco pur eccitatissimo non si accontentava più di un pompino, si alzò e invitò John a distendersi sul divano e me a cavalcarlo, avevo un vago sospetto sulle sue intenzioni e ne ebbi ben presto conferma, mi invitava a scopare il mulatto sotto di me nello stesso tempo in cui mi aveva infilato un dito nel buchino dopo una breve masturbazione anale mi trasformarono davvero in una fettina di prosciutto, mi stavano scopando alla grande con una coppia di durissimi cazzi e ogni colpo mi sconquassava, mi sentivo allargata, aperta quasi squartata, credo fossi arrivata al sesto orgasmo e ognuno era sempre più violento, Marco mi inculava furiosamente gridandomi le più irripetibili parole, John sembrava averlo sempre più duro e mi sentivo davvero impalata essendo sopra di lui, Marco si sfilò e dirigendosi contro la mia bocca mi scaricò una dose di sborra sul naso e su un occhio e poi introducendomi l’asta in bocca mi riempì con il resto, John mi prese i fianchi e letteralmente di pesò mi alzò facendomi ruotare, era evidente che anche lui voleva provare le mie chiappe, ero sul divano messa alla pecorina e con il bellissimo mulatto che mi stava forzando il culetto e ci riuscì senza grosse fatiche, ero un bel pezzo di carne ma mi ero trovata in situazioni ben più drammatiche, mentre mi inculava mi schiaffeggiava i glutei fino a quando una spruzzata perfettamente avvertibile mi riempì lo sfintere regalandomi l’ultimo godimento per quella sera, era stata una bellissima partita e pur avendo avuto davanti a me due giganti vi avevo tenuto testa alla grande, mi invitarono a dormire da loro ma già pensavo al lavoro che mi aspettava e dunque mi feci accompagnare in Hotel con la promessa che se fossero passati da Milano e mio marito fosse stato assente li avrei ospitati da me.
Arrivai abbastanza spossata in camera e ricevetti una chiamata ‘Pronto sono Filippo Cavini, come stai Sandra?’

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