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Racconti Erotici Etero

Il treno per Mestre

By 23 Agosto 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Questa estate torinese è torrida…. Insopportabile.  Siamo tutti qui a nasconderci dal sole sotto le piante, spostando regolarmente le nostre vettovaglie in modo da sfuggire alla calura. A parte il caldo e l’umidità la giornata sta procedendo alla grande, cosi bene che si sono fatte le 4 in un attimo i treni per me e Giulia stanno per partire da porta nuova. Giulia bacia il suo ragazzo che mi ha incaricato di scortarla fino alla stazione e salutando tutti ci allontaniamo dal gruppo. Lontano dallo sguardo attento di Sergio, posso finalmente dare una sbirciatina al suo decoltè, rimango quasi ipnotizzato da fare ondulatorio dei suo seni mentre cammina. Nonostante siano due belle bocce si muovono elasticamente, sinceramente apprezzo lo spettacolo ma non mi passa nemmeno per la testa di provarci con la ragazza di qualcun altro. Scegliamo di andare in stazione a piedi visto che il nove o un suo surrogato che ci porti in stazione non arriva, parlottiamo del più e del meno e di come sia la vita a Mestre, citta dove lei sta per tornare. E’ sicuramente una ragazza brillante e intelligente, ma i suoi occhi azzurri sembrano dirmi qualcosa che non riesco a capire, probabilmente sta civettando un po’ ma nulla che lasci intendere altro. Entriamo nel grosso salone di Porta Nuova e il tabellone delle partenze annuncia che Giulia dovrà aspettare almeno un paio d’ore in stazione per poter tornare a casa. Le propongo di riaccompagnarla al Valentino dove il resto della compagnia sta ancora bivaccando ma stranamente mi chiede di farle compagnia ancora per un po’.  E cosa dovrei dirle? Dopotutto ho un treno ogni tre quarti d’ora e lasciarla lì in stazione non mi pare gentile.  Vista la calura ci sediamo su pavimento di marmo, l’altissimo salone è fresco, poso lo zaino e mi appoggio al muro, Giulia si siede tra le mie gambe e appoggia la sua testa sulla mia spalla. Con un po di imbarazzo faccio finta di nulla, ma dopo poco il suo sedere si avvicina al mio bacino, si volta e mi bacia. La sorpresa ha cancellato per un attimo il caldo, riprendendo il controllo delle mie azioni smetto di baciarla e molto scoordinatamente le chiedo qualche spiegazione. Con una certa sicurezza e disinvoltura mi spiega che nonostante il suo rapporto con Sergio sia importate, la distanza tra i due era un problema che avevano risolto da entrambe le parti con “piccoli” tradimenti, a volte ammessi a volte no e che in questo  preciso caso  era un po alterata dal fatto che avesse lascia a me l’onere di accompagnarla alla stazione al posto suo. In pratica assieme alla delega da accompagnatore avevo vinto anche i privilegi di amante, per quanto assurdo mi sembrasse.  Anche dopo il bacio Giulia staziona tra le mie gambe e mi parla,  poi si alza e chiede di accompagnarla all’obliteratrice e successivamente al  binario. Essendo la stazione di partenza il treno per Mestre è già sul binario un ora e mezza prima della partenza, mentre il treno che avevo intenzione di prendere lasciava a stazione, dal binario 18, direzione Milano. Occupiamo lo scompartimento più lontano che, vista l’ora, è deserto. Appena mi siedo la mia attenzione si focalizza sulle sue gambe bagnate dal sudore e dal fatto che, senza troppi complimenti, il suo vestito era alzato, e le sue gambe si erano allargate, e il suo sguardo di ghiaccio si penetrava il cervello. Il bacio di prima era solo l’aperitivo, senza dire parola e con un sorriso beffardo, Giulia inizia a massaggiare la sua mutandina a fiori fino al momento in cui si alza, prende la coperte usata al parco e copre il sedile. Pochi secondi e mi getta le sue mutandine in volto riprendendo  a massaggiarsi. Le cosce ormai completamente scoperte sono un rivolo di sudore, le tende tirate nascondo l’inarcarsi della sua schiena e l’ampiezza delle sue gambe che sembrano occupare tutti i quattro posti. Giulia guaisce e si lecca le due dita; dita che ritmatamente entrano e escono dalla sua vagina, fino a quando il movimento non cessa in un grosso e affannoso respiro, segnale che la sua mano aveva fatto ciò che lei desiderava.  I miei pantaloncini si sono gonfiati, Giulia si inginocchia davanti a me, abbassa la zip e, facendo scivolare la sua mano nei boxer fa uscire la mia cappella. Inizia a spompinarmi mentre le mie mani tengono la sua testa bionda il piu vicino possibile al mio corpo, ad un certo punto alza lo sguardo e la vedo fissarmi eccitata con i suoi occhi azzurri, uno sguardo animale che mi stordisce. I suoi occhi si chiudono solo quando le vengo in bocca, il suo viso a completamente inghiottito il mio pene e la sua lingua, nel risalire, pulisce ogni goccia di seme rimanente.  Giulia si rialza soddisfatta e mi da un lungo bacio, la sua lingua sa ancora di sperma e la sua mano sta gia lavorando su di me. Me la trovo seduta sopra, con la sua fighetta rasata inizia a solleticare la cappella che in questo momento è un corpo rosso e pulsante. Con le dita divarico leggermente le sue grandi labbra e lei affonda sul mio pene come se fosse fatta di burro caldo. Iniziamo a scoparci con lei che il ritmo alle penetrazioni, le mie mani stringono i suoi seni che ora solo liberi da ogni costrizione. La sua pelle sudata e salata si appoggia al mio corpo,  le stringo le tette e con pollice ed indice le stimolo capezzoli tirandoli dolcemente verso l’alto. Quando il ritmo non ci è piu sufficiente mi alzo e la metto a novanta, il suo culetto bagnato risuona sordo ad ogni colpo e in un orgasmo dirompente sborro tra le sue chiappe sode. Giulia recupera la sua biancheria e ci rivestiamo, mi sta ancora massaggiando i pantaloni mentre mi saluta con un caldissimo bacio. Ci scambiamo i numeri e scendo dal treno, avrei ancora voglia di stare con lei ma è quasi arrivata l’ora in cui i primi passeggeri salgono in carrozza. Sui binari il caldo è ancora torrido, il solo pensiero degli occhi di Giulia mi fa rizzare il cazzo in modo quasi imbarazzante e il sapore della sua pelle mi accompagna mentre faccio passare la lingua sulle mie labbra. Al binario 18 non c’è ancora nessuno, nemmeno il treno, e fa caldo, molto caldo, ma l’attesa è gia’ stata ripagata.
 

 

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