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Immagini di te

By 12 Gennaio 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Ti ho osservata, in silenzio, mentre, superba, parlavi di dignità e orgoglio.

 

E ora sei qui, davanti a me.

 

Nuda.

 

Mani dietro la schiena.

 

Schiena dritta.

 

In ginocchio.

 

Cosce oscenamente aperte.

 

Seno in fuori.

 

I capezzoli irti come chiodi.

 

Inequivocabile segno del piacere che ti pervade.

 

Ti accarezzo i lunghi capelli.

 

Ti accarezzo la guancia.

 

TI abbandoni a quel mio gesto semplice.

 

Apro il palmo davanti al tuo viso.

 

Il premio per la tua obbedienza.

 

Per la tua sottomissione.

 

Per il tuo essere una cagna.

 

TI ho osservata, in silenzio, mentre, docile, mangiavi i croccantini dal palmo della mia mano.

Ti guardo, ti osservo.

 

I tuoi occhi. Azzurri. Penetranti. Affascinanti.

 

Gonfi di lacrime. Di dolore. Di disperazione.

 

Il trucco sciolto. Sbavato.

 

Ti prego.

 

La voce rotta.

 

Non funziona.

 

Troppo rigida. Troppo ferma.

 

Non dietro.

 

Non ingoi.

 

Non giochi.

 

Le lacrime rigano il tuo vivo.

 

Affascinante vederti così.

 

Sei eccitante. Terribilmente.

 

Inutile parlarne. Non può funzionare.

 

È ora di andare.

 

Scoppi a piangere. I tuoi singhiozzi riempiono l’aria.

 

Esito. Non posso cedere.

 

Addio.

 

Ti butti in ginocchio. Ai miei piedi.

 

La disperazione nei tuoi occhi.

 

Ti prego. Non mi lasciare.

 

Ti guardo. Sei bella.

 

Farò tutto quello che vuoi.

 

Qualsiasi cosa.

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Qualsiasi cosa.

Ancora una lacrima riga il tuo volto mentre annuisci.

Sono scettico. Sappiamo che è quello voglio.

Saprai resistere?

“Non ti chiedo di amarmi, ma di tenermi con te.

Stabilisci il prezzo.”

Infiniti i modi per metterti alla prova.

Mille per usare il tuo corpo.

Centinaia per piegare la tua mente.

“Ti farò male. Ti umilierò. Scapperai.”

Ti viene da piangere, ma resisti.

“Ti prego, mettimi alla prova…”

Esiti.

“… Padrone.”

Esito.

Mi prendi una mano e la porti sul tuo seno.

“Resisterò. Te ne prego.”

Stringo.

Amerò questo tuo sguardo.

Di dolore e determinazione.

“Sono la tua schiava.”

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In piedi. Gambe larghe. Mani dietro la schiena.

 

Io ti possiedo.

 

La tua sessualità mi appartiene.

 

I tuoi occhi brillano mentre porto una mano tra le tue gambe, contro il sesso, lo stringo e lo possiedo.

 

Sussulti.

 

Non ti aspettavi un gesto forte e deciso.

 

Non potrai più toccarti.

 

Non potrai più godere.

 

Non potrai più avere orgasmi.

 

Se non sarò io a deciderlo.

 

È questo che vuoi?

 

Annuisci con un cenno.

 

Scivolo alle tue spalle.

 

Una mano afferra una tua natica.

 

Non ho sentito.

 

“Sì…”

 

Stringo.

 

“Sì cosa?”

 

“Sì, voglio che sia Lei a disporre del mio sesso, Padrone.”

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No, non provo piacere nel punirti.

 

Menzogna. Grande menzogna.

 

Hai mancato ai tuoi doveri

 

Ti ammiro.

 

Ogni tua curva.

 

Ogni tuo gesto.

 

Ogni tua più piccola espressione.

 

Affascinato mentre abbassi i pantaloni e, esitante, ti stendi sulle mie gambe.

 

La mia mano sulle tue natiche.

 

La tua pelle vibra.

 

La tua voce trema.

 

I tuoi occhi lucidi.

 

Il tuo culo rosso.

 

Il tuo sesso bagnato.

 

Quale visione sublime!

 

Quale perverso godimento!

 

“Dieci.”

 

Silenzio.

 

Una lacrima riga il tuo volto.

 

“Perché?”

 

Sorridi maliziosa.

 

“Forse… ho fatto apposta.”

 

Il tuo dolore è il mio piacere.

 

Il mio piacere nutre la tua anima.

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Masturbati.

 

Perché lo voglio.

 

Perché voglio ammirarti.

 

Voglio godere di te.

 

Stesa, sul letto, solo le autoreggenti.

 

Il tuo viso trasformato dal piacere.

 

Le guance arrossate.

 

Le labbra dischiuse in un languido sussurro.

 

Il petto ondeggia al ritmo delle tue dita.

 

I capezzoli, irti, evocano piacevoli torture.

 

Le tue cosce, spalancate, sono lussuria.

 

Il tuo sesso, aperto e pulsante, è perdizione.

 

Le tue dita scivolano in cerca del piacere.

 

Tuo… mio.

 

Sei affascinante.

 

Apri gli occhi.

 

“Posso venire?”

 

Accarezzo una guancia.

 

Scivolo su un seno, sul ventre, su una coscia.

 

Sulla tua mano.

 

Dentro di te.

 

Per il nostro piacere.

Colpa tua.
Tu mi hai insegnato il piacere del dolore.
Tu mi hai mostrato il lato oscuro del desiderio.
Io ho lasciato che mi avvolgesse il cuore.
Della tua peccaminosa sofferenza
Hai fatto la ragione del mio perverso piacere.
I tuoi occhi,
Nell’istante che precede il dolore.
La tua bocca,
Nell’istante del dolore.
Il tuo viso,
Nell’istante che segue il dolore.
Vedere il piacere
Farsi liquido,
Colare dal tuo sesso,
Come lava incandescente,
Scavare implacabile sotto la mia pelle.
Lussuria.
Pura, semplice, lussuria.
Colpa tua?
Forse no.
Ti prendo.
Ti concedi.
Ti possiedo.
Non &egrave forse questa la dannata Perdizione? Nuda davanti a me.

Prendo un capezzolo tra le dita.

Non ci sono parole per la meraviglia del tuo viso.

Per la lussuria che invade la mia anima.

Mi piace infliggerti dolore.

Non un male fine a se stesso.

Non un male gratuito.

Quello sarebbe sbagliato.

Ogni tortura che ti impartisco deve essere asservita al piacere.

Mio. Tuo. Nostro.

E ora i tuoi occhi brillano di quella luce di cui non riesco più a fare meno.

Dolore e piacere.

Desiderio e timore.

Speranza e paura.

“Pensa farlo in pubblico.”

La tua espressione si dipinge di panico.

Mi togli il fiato.

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