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Immatura e inconsolabile

By 11 Settembre 2020No Comments

Ho ponderato calcolando e valutando a lungo, prima di decidermi per informarvi divulgando in ultimo quello che andrò a esporre nelle espressioni seguenti, di questa succinta, degenerata e snaturata narrazione. Quella che m’appresto a esporre è un frammento, un ritaglio della mia storia, un avanzo del mio accaduto, in un certo senso le gesta e le prodezze del mio insperato e non programmato successo. Non è un’annotazione giornaliera né un’agenda né una rubrica diurna dalla quale attingere nomi e procurarsi indirizzi, oppure tendenze, criteri, linee e vocazioni, ma è un momento caduco, labile e distintamente transitorio, come questa pagina di carta che vi apprestate qui di seguito a leggere.

Io mi chiamo Orsola, il suo nome invece è Edoardo, malgrado ciò non è una cronaca d’amore, bensì unicamente e puramente si tratta di schietto, integrale e sregolato immorale erotismo, deforme e perfido turpe sesso. Proporrei manifestare esclusivamente lussuria, meramente fisicità e genuinamente carnalità, vale a dire chiaramente e inconfondibilmente depravato sesso. Io sono fatta così, che cosa ci posso fare? Rimuginare, riflettere e scervellarsi posteriormente nella facoltà di ricordare è per me alquanto arduo e complicato, menzionare così com’è cominciata, proprio perché ho la netta e distinta cognizione, che non è giammai cominciato né si è avviato nulla.

La clausola è essenziale, quel vincolo indispensabile e finanche imperativo, è stato quello di patteggiare e di conformarci sin dal debutto, vale a dire quello di negoziare scendendo in conclusione a patti, cercando di vivere la depravazione e la perversione di due concubini notevolmente attratti ed energicamente coinvolti, la proibizione di domandare altre cose, che non fossero connesse all’emotività né accomunate alla trepidazione dell’amplesso, per il fatto che non ci doveva essere nessun altro coinvolgimento, nessun impulso né emozione che s’accostasse all’amore, nient’altro che uno sfrenato e un incontinente, sbrigliato e scatenato torneo di sesso. Per l’inosservanza e per la ribellione del patto, lo scotto da corrispondere, era in definitiva la frattura diretta e fulminea della storia. Questo era essenzialmente l’epilogo, sostanzialmente l’inizio della crudele, insensibile e spietata fine.

Nell’arco della giornata eravamo eccezionali e inappuntabili forestieri, ognuno affaccendato e impegnato ad impersonare al meglio i ruoli d’irreprensibili e di correttissimi individui, occupati e raffigurati accuratamente nello svolgere con zelo le proprie mansioni, all’opposto, durante la notte, eravamo bestie concitate ed esseri raziocinanti infervorati, in costante metamorfosi e in frenetica trasformazione, proponendoci in una lussuriosa quanto traviata e viziosa mutazione. Attualmente ci ritroviamo qua, distesi in questa camera da letto nella mia abitazione da quasi un anno, fuori dalla metropoli nella casa colonica dei miei nonni paterni scomparsi da parecchio tempo nel bel verde della collina, perché Edoardo non fallisce un sabato né manca una domenica che non l’abbia visto.

L’esordio avviene suppergiù alle nove di sera, accompagnato da una cornice di sensuali sfioramenti, d’impudiche palpeggiate e di voluttuose strette dalla gustosità e dal tono erotico, definirei un’introduzione indubbia e lampante niente male, per una nottata accesa, viziosa e rovente. Edoardo si considera realmente un privilegiato, nonostante la mia giovane età io ho un insaziabile e un inesauribile appetito sessuale, perché dice che non riesce a spegnermi. La mia pelosissima e nerissima fica lo fa sragionare in modo sproporzionato. La cena prosegue annaffiata da vino senza distinzioni di sorta, gli alimenti lasciati disidratare nel piatto, il fumo delle sigarette che si mescola rapidamente all’ambiente umido e all’aria dissoluta e libertina di due bestie affamate e bramose in calore. Non c’è un cantone dell’abitazione dove non sia stata addossata, percossa o scopata. Nessuno dei due, infatti, si è mai domandato dove fosse consigliabile o più opportuno farlo, essendo ambedue attratti all’animalesca, focosa e selvaggia pulsione dell’accoppiamento, perché neppure uno ha mai recriminato o esternato parola. Se la carnalità del sesso è guerra, allora la tavola apparecchiata della cucina è il mio podere di combattimento, se la passionalità del sesso è vita, in tal caso l’ottomana è il pagliericcio della mia nascita, se la sensualità del sesso è il trapasso, date le circostanze il letto è la residenza ultima dell’inganno dei sensi, dei miei abbagli.

Solidamente frattanto m’aggrappo a lui, insolentemente e stabilmente m’avvinghio al suo corpo, percepisco con alacrità e distinguo con ardore di volerlo con tutta me stessa, di desiderarlo con tutto il mio essere, perché in modo insaziabile mi rimpinzo ristorandomi in ultimo di lui, cercando in maniera avida senza profitto, la pienezza della persona prepotente, sopraffattrice, affamata e assettata quale sono. Afflitta e tormentata dalla sete ciuccio da lui quel concentrato vitale, impregnandomi di quel nettare perfetto e unico, perché come un’inedita profittatrice, cupida e famelica, lascio fuoriuscire la durevolezza fino ai primordi e alle fonti del mio arco vitale.

Le mie braccia diventano delle sporgenze, le mie gambe lo cingono alla vita in un abbraccio tentacolare e il mio corpo diventa una tana sicura, il suo nascondiglio, il suo rifugio, tana di donna famelica che placa la sua folle corsa. Il suo torace è il mio ancoraggio, la mia insenatura, la sua cute è il mio caminetto, pure io sono in corsa, poiché mi ritrovo nelle sue fattezze decise e nelle virili rotondità del suo essere, io abbozzo il mio itinerario perdendomi nella mia solitudine. Lui emana un odore di sesso, lui è la gradazione e in ugual modo la densità, il giusto spessore, una presenza affollante e intralciante nella mia vita, in quanto m’accorgo di non riuscire più a farne meno, di sottostare e di soggiacere da lui, come la malferma e rintronata alcolizzata è condizionata dalla bottiglia.

Tuttavia, senza ombra di dubbio, la ciclicità del tempo è in ogni caso dispotica e imperiosa, fermamente assolutista, energicamente illiberale e spietata, perché codardamente e meschinamente rende le ore notturne sempre più corte e fa sorgere il sole, me le sbrindella decisamente di dosso, lasciandomi indiscutibilmente da sola con la fragilità e con l’emotività di giovanissima, novellina, alle prime armi e inesperta ragazza, decisamente avvilita, desolata e sconfortata, alla quale la madre ha strappato il suo gingillo preferito.

Da quel lascivo e libidinoso immorale svago, divento una scommettitrice, perché da animale feroce mi tramuto in agnello, perché la femmina ingorda e affamata, lascia ampiezza e margine al cuore di donna bisognosa e necessitante d’amare e d’essere amato. Basta, ho fracassato il patto, l’ho radicalmente infranto, l’ho completamente sfasciato, adesso non siamo più concubini.

Ho stabilito d’amarlo e d’idolatrarlo, non solamente con la carne del corpo, bensì con la dedizione e con l’anima, di proposito ho ritagliato creando un posto per lui in mezzo al mio costato. Io gli ho offerto il mio cuore, tuttavia non c’è misericordia né indulgenza, per chi si sottrae e sfugge venendo meno alle regole, perché chi scansa né rispetta i patti e gli accordi, è immancabilmente e ovviamente fuori dal gioco. Lui mi ha lasciata così, all’intransigenza, alla fatalità, all’asprezza e alla durezza dei miei giorni, all’instabilità, alla precarietà e alla fine d’una tangibilità, di cui lui non è né fa più parte.

In tal modo, invero, con la frescura sulla pelle dopo un bagno caldo, intelligentemente e accortamente ho approntato una moderna camera da letto, perché lo schiumoso aracnide che intreccia la trappola, non s’angoscia né s’affligge oltremodo, se un insetto scappa via, perché diligentemente lui attende zelantemente rintanato sotto il fogliame. Quella persona sono io.

{Idraulico anno 1999} 

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