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OrgiaRacconti Erotici EteroTrio

In cerca di cazzo nero.

By 7 Marzo 2022One Comment

Esco di casa nel pomeriggio avanzato, i morsi della calura si stanno un po’ placando, ma non quelli che la mia vagina mi lancia da dentro all’intestino, la voglia di essere riempita e sbattuta, il massimo sarebbe una doppia penetrazione, fica e culo devastati da due grossi cazzi neri.
Indosso un vestito leggero di cotone, un pochino svolazzante, senza le mutande, il reggiseno non lo porto mai, d’altronde le mie tette sono piccole, non hanno bisogno di essere sostenute.
Mi incammino alla ricerca di qualcuno, questo tipo di caccia mi eccita da morire, a volte basta poco, altre vago per ore, senza trovare nessuno che voglia approfittare.
Prendo un autobus, a volte non è difficile, ma questa sera sembra una di quelle che in cui non sarà semplice rimediare qualche cosa.
C’è poca gente, tutti intenti a pensare ai fatti propri, cerco di attirare l’attenzione di due, sembrano rumeni, ma fanno finta di non vedermi.
La corriera procede lenta verso la periferia, tra non molto saremo nei quartieri più degradati , mi sale una certa ansia, l’idea del pericolo, il rischio di essere violentata da una banda di extracomunitari, ma poi ci penso bene, in fondo è quello che sto cercando, una dose massiccia di cazzo nero e duro.
Salgono due venditori ambulanti di colore.
Hanno dei grossi borsoni pieni di cianfrusaglie, forse sono scesi da qualche treno, la fermata prima era vicina ad una stazione secondaria, arrivano da qualche mercatino di paese, oppure dal vagare nelle campagne, suonando a tutte le case sperdute in mezzo ai campi, sperando di vendere qualche scopa, stracci per pulire i pavimenti, torce a batteria e ventilatori portatili.
Si siedono di fronte a me, ci separa il largo corridoio.
Parlottano tra di loro in un idioma a me sconosciuto, sembrano ben messi, giovani, sotto ai jeans attillati, intravedo dei gonfiori che promettono dimensioni ragguardevoli, la mia fica inizia a sognare di essere riempita.
Alzo un poco il leggero vestito, e apro le cosce quel tanto che basta, per mettere in mostra il mio intimo sfacciato.
Entrambi iniziano a rimirarmi in mezzo alle cosce, li guardo con l’occhio della troia, ogni tanto mi passo la lingua sulle labbra, hanno smesso di parlare, i loro cervelli mettono in moto gli ormoni, parte del loro sangue inizia rigonfiare i corpi cavernosi, presto saranno pronti per la montata.
Mi accorgo che stiamo costeggiando uno spiazzo erboso, pochi alberi, ma l’erba è tagliata, ci sono anche alcune panchine, siamo prossimi all’imbrunire.
Mi alzo con lo sguardo lascivo, è un invito a seguirmi, prenoto la discesa, e mi metto di fronte alla porta, l’autobus rallenta, e si arresta, anche loro si alzano e mi seguono mentre inizio a camminare sul sentiero che porta in mezzo al verde rinsecchito, dalla calura estiva.
Raggiungo una panchina e osservo tutto in torno, non c’è anima viva, nello spazio che la separa da un folto cespuglio l’erba è verde e fresca, i due si sono fermati, hanno posato i borsoni e mi guardano, sembrano indecisi, forse è la prima volta che hanno a che fare con una situazione del genere, decido di prendere l’iniziativa.
Mi levo il vestito e resto nuda, poi mi avvicino e slaccio i jeans a quello che mi sembra più deciso, li abbasso, ha delle mutande di cotone colorate, salta fuori un arnese enorme, già duro, nodoso, con delle grosse vene che lo solcano da cima a fondo.
Mi inginocchio e lo prendo in mano, è eccitatissimo, sono sicura che sborrerà in un battibaleno.
Intanto l’altro ha abbassato anche lui i pantaloni, tira fuori la dotazione, è nella norma, un cazzo come tanti, ma mi piace, ha una bella forma, mi avvicino e lo prendo in bocca, me lo infilo tutto in gola, non mi soffoca, arrivo con le labbra fino alle palle, mi mette le mani dietro alla testa, resto in quella posizione, anche lui è sovraeccitato, se voglio che mi scopino per bene li devo far venire.
Lo pompo con la gola, ma inizio a segare anche l’altro, velocemente, gli stringo la grossa cappella, ora sono uno a fianco dell’altro, mi osservano dall’alto, sborrano quasi insieme, sento i getti caldi nella bocca e nella mano.
Mentre gli spiego come faremo, continuo a segarli con le mani, dopo un primo momento di rilassamento, hanno ricominciato ad indurirsi, sono di nuovo pronti per la montata, che dopo questa prima sborrata, sarà lunga e indiavolata.
Faccio sdraiare quello con il cazzo grosso, gli monto sopra e mi impalo nella fica.
L’altro si piazza dietro, mi si sdraia sopra, e dopo aver trafficato qualche istante, me lo mette dentro al culo.
Sono abituata ad arnesi anche più voluminosi, sento solo un piccolo dolore iniziale, poi inizio soltanto a godere.
Mi pompano a più non posso per mezz’ora, dopo la svuotata sono davvero resistenti, vigorosi, godo prima dalla fica e poi dal culo, li inondo di liquidi e secrezioni.
Il primo a sborrare è quello che mi sta scopando nella fica, sento che dopo qualche spasmo e rantolo rallenta fino a fermarsi, nel frattempo vengo per la seconda volta, e mi accascio su di lui, mentre quello che mi incula aumenta il ritmo della pompata, diventa forsennato, sembra non fermarsi mai, sento che ce l’ha sempre più duro.
Anche l’altro che non è uscito, dopo un ammosciamento iniziale si rimbarzottisce, ricomincia muoversi , sento l’ano che inizia a pulsare, rigodo per la seconda volta anche dal culo.
Finalmente sborra, sento lo schizzo caldo dentro l’ano dilatato a dismisura, si accascia sopra di me, restiamo per qualche istante fermi ad ansimare, fino a che il respiro ritorna normale.
Da uno dei borsoni hanno tirato fuori un barattolo di salviette umidificate, ci siamo ripuliti, il culo un po’ mi brucia, la fica si è chetata.
Mi faccio dare il numero di cellulare, mi hanno detto che dove vivono sono una ventina, tutti neri e arrapati, ci voglio andare con Carolina, ci faremo scopare per un giorno intero.
Risalgo sulla corriera, sono rilassata, forse stasera mi addormento senza dovermi masturbare.

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