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Racconti Erotici Etero

in fondo

By 2 Marzo 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Amare senza essere amati &egrave senz’altro doloroso.

Ma anche essere amati e non riuscire ad amare può esserlo.

La storia di oggi &egrave comunque una storia di amore, oltre che di sesso. E di dolore.
Il suo, di amarmi senza essere riamata. Il mio, di non riuscirci.

All’inizio era l’inverso.
Lei era spumeggiante e brillante.
Io frequentavo questo gruppo di studenti, con velleità intellettuali.
Io, in fondo, ero il più dimesso. Lei, forse, la più protagonista, e snob.
Intellettualmente snob, si intende.
Ognuno sparava le cazzate più improbabili che gli venivano in mente. Io ci riuscivo meno, perciò non ero molto quotato.
Ma ascoltavo e mi interessavo, con un grande entusiasmo per il nuovo, e per quello che mi poteva stimolare.
Avevo sempre i miei vecchi amici, con i quali non avrei mai affrontato simili discussioni. Con loro ci volevamo ( e ci vogliamo) bene veramente.
Ma in quel momento volevo vedere gente nuova. Mi ero sfidanzato da poco, e volevo uscire tutte le sere (beata università!).

Lei era protagonista. Per verità le altre erano piuttosto grigie, e lei svettava con facilità. Alta, molto alta. Grande seno, lunghe gambe. Tacchi, minigonne, sguardo penetrante e voce calda.

Tipicamente, stava con il più fantasioso del gruppo. Bruttarello, però. Non posso giudicare, però, non so, se fossi donna, non mi piacerebbe un tipo così. Per quanto gli riconoscevo una simpatia ed una viva intelligenza.
Io non ero propriamente invidioso. E’ una cosa che non ho mai avuto. Però lei mi affascinava.
In questi casi io adotto una procedura di salvaguardia, detta ‘volpe e uva’.
Se vedo che ho poche speranza, mi faccio piacere meno la tipa, finch&egrave a un certo punto mi dico’ ma che ci aveva?’
Poi, in quel ridente periodo, seguivo almeno quattro piste in contemporanea.
Così. Per aumentare le probabilità.
D’altro canto io avevo voglia sempre di uscire (con le prevedibili conseguenze sullo studio), mentre ogni gruppo al massimo si vedeva due volte a settimana.
Non era propriamente divertimento, era desiderio di trovare un nuovo assetto dopo la delusione amorosa.
Insomma stavo cercando una donna, anzi la Donna. Ma non lo sapevo.
Dopo qualche tempo il gruppetto di intellettuali pipparoli inizia a sgonfiarsi.
E’ sempre un po’ così, ad un certo punto un po’ tutti hanno giocato le loro carte. Se non subentra una vera amicizia (e lì non subentrò) i pensieri profondi iniziano ad esaurirsi. Nessuno dice , ‘vabb&egrave accendi su Sanremo’, e il gruppetto si sfalda.
O forse erano altri motivi. Ad ogni modo , lì subentrai io, e la mia tattica di stare acquattato iniziò a dare i suoi frutti. Nelle serate più ristrette piano piano riuscii ad ‘uscire’.
Come Pantani sul Mortirolo.
Il gruppo si sfaldò.
Una sera ci troviamo in quattro Lei , il suo Ganzo, Io ed Una.
Non so com’&egrave, Lei ed il Ganzo se ne vanno in una stanza. Rimaniamo Io ed Una.
Io la guardo. Una mi fa gli occhi da pesce fradicio.
Io non intendo scoparmela.
Una mi si vuole fare.
Io mi rifiuto di scoparmela solo perché siamo rimasti solo io e lei.
Vabb&egrave lo so, ogni lasciata &egrave persa etc. etc. ma ‘ che cazzo ne so’ la mia era nell’altra stanza.
Volevo Lei.
Ma soprattutto non volevo farmi vedere da Lei che mi ero scopato Una (adesso l’ho capito, che cima!).
Però da quel giorno non ci esco più (credo che Una sia rimasta altre volte fuori dalla stanza : donna senza dignità!).
Passano due mesi. Ci rincontriamo, non ricordo come fu, Lei non frequentava più il Ganzo e alla fine mi invita a casa sua a cena , forse con amici.
Forse, ora ricordo, sono più io che mi invito.
A questo punto avrete già commentato più volte : patetico! .
Calma, calma. Sono consapevole di non piacerle. Adotto una tattica distaccata.
A tavola regnano i soliti discorsi che mi fanno sentire a disagio e mi irritano. Mi contrappongo, ma cerco di non esagerare. Ogni tanto escono dei sorrisetti di compatimento. Ma mostro di non accorgermene.
Alla fine rimaniamo soli Io e Lei.
So di non avere fatto colpo. So , in fondo , di non essere il suo tipo.
So di dovermi levare dalle palle.
Ma a sorpresa (anche mia), sulla porta, con la giacca già indosso, la bacio. Lei un po’ ci sta e un po’ no (per le sensazioni mie vedi ‘un bacio inatteso’).
Ma qui il mio colpo di genio (evvabbene me lo dico da solo).
Mi stacco da lei, e lei vuole parlare.
Io so che quello che Lei mi vuole dire non &egrave positivo.
Allora la faccio tacere. Le dico’non dire nulla,..non dire nulla’.
Ma non lo dico con fare rapito. Lo dico con una certa allegria. E lo dico scappando. Nel senso che me ne vado per le scale subito.
Sapevo che lei mi voleva dire ‘questo bacio non vuol dire nulla, sappi che non mi piaci etc etc. ‘
Ma io ero già ‘stato’ con una a cui piacevo io oltre a mille altri, e che aveva il gentile pensiero di dirmelo continuamente. Quindi avevo imparato che in questi casi la miglior tattica &egrave far finta di nulla, e continuare (se ti va) ad esserci.
Sempre per il solito discorso. Metti il tarlo. Lascia decantare. Se non puoi avere una risposta positiva &egrave meglio nessuna risposta.
Insomma così pensavo.
Ora, voi non ci crederete, ma con quella fuga, con quel non provarci, le metto veramente il tarlo.
La richiamo e Lei vuole parlare. Io faccio il finto tonto: ‘Di cosa?’ le chiedo.
‘di quello che &egrave successo l’altra sera’. ‘che cosa?’
Si incazza: ‘il bacio!’
‘&egrave stato un bel bacio , le dico, ma non gli diamo questa importanza’
Ho rovesciato la situazione. Lei mi voleva dire di non dare importanza a quel bacio.
Ma ora si incazza. Mi sembra di sentire il suo pensiero ‘che cosa? Ti brutto rospo ignorante non dai importanza al bacio dato alla principessa’ (EBBENE SI, penso, che ti credi?, noi rospi, dall’inizio della storia dell’umanità,ci siamo sempre giocati le nostre carte).
Ad ogni modo il dramma, con le donne intelligenti, scatta se ti incasellano. Una volta che sei incasellato sotto la voce ‘fesso’ o ‘banale’ o ‘noioso’ &egrave difficilissimo uscire dal buco.
Allora l’unica &egrave agire come nei film di fantascienza dove c’&egrave un computer iperpotente, e l’unico modo per batterlo &egrave agire in modo irrazionale.
Loro non ti guardano veramente. Perché ti guardino devi attrarre la loro attenzione con un gesto inatteso (che può portare anche ad un calcio in culo, sia chiaro!).
Ma d’altro canto che senso ha rimanere nel buco?
Inciso. Se qualcuno dei lettori (ma, perché no? , delle lettrici) si giocherà questa tattica e gli andrà bene (o male) &egrave pregato di inviarmi una mail. La tattica , ben conosciuta in tutti i testi orientali zen si chiama ‘getta il sasso e nascondi la mano’.
Insomma, per tornare alla storia (non resisto mai alla tentazione di filosofeggiare, scusate) lei &egrave spiazzata.
Non le resta che invitarmi a casa sua.
Questo però non significa nulla.
E’ solo: ‘Vuoi la tua occasione , mammoletta? forza su fammi vedere che sai fare’
Ma ormai sono sereno. Anche se andrà buca la mia occasione l’ho avuta.
Non sono più anonimo. Sono Io, con Lei, finalmente soli. Finalmente mi ascolta.
E, quella sera, mi ascolta in modo diverso.
Ed anche io, per verità, mi ammorbidisco.
Forse fino a quel momento c’&egrave stato il gusto della sfida.
Mi passa. La guardo e non la vedo più così inaccessibile.
Mi rilasso e forse sono anche io meno timido, dico cose più vere , più mie.
Fatto sta che la cena finisce. Lei &egrave in jeans (a dire: guarda non ti sognare che adesso IO voglio sedurti).
Alla fine capita così. Ci si alza e si va sul letto. Ci si sdraia con naturalezza e si fa l’amore.
Adesso vi dovrei dire: il cazzo, la fica. Ma, giuro, sarebbe inventato. Non mi ricordo nulla di quella prima volta.
Se volete ve lo dico (siete arrivati fino a qui, ed &egrave un sito di racconti erotici):
la nerchia potente di lui slabbrò le labbra grondanti umori caldi di lei. L’alto grido del sesso echeggiò tra i palazzi addormentati. Il furioso pompare del lucente uccello spruzzolava gocce di liquido seminale. I peli della fica ballavano furiose danze gitane. Il cazzo di lui era gonfio come un rospo. La fica di lei era come la laguna di Venezia, e lui vi inficcava il bastone come un gondoliere ubriaco.
Aspettate, ecco, ora ricordo un dettaglio. Prendeva la pillola.
Così vengo sereno dentro di lei (non &egrave cosa da poco, non &egrave cosa da poco).
Poi ricordo con precisione un numero. Tre.
Lo facciamo tre volte.
E lei non viene mai.
E mi dice che non &egrave mai venuta in vita sua, con un uomo.

Dormo da lei, e non avverto neanche mammina (unico rimorso della serata).
La mattina facciamo colazione insieme. Mi faccio la doccia nel suo bagno e sono simpatico e allegro.
E’ facile essere simpatici in questi casi.
Hai portato a casa il risultato. Ti senti fico. Hai vinto.

E qui, per esigenze di spazio devo riassumere in poche frasi un rapporto che, per quanto non lungo, fu intenso. Una storia di amore e non amore.
Io l’amavo. Ma non l’amavo.
Lei iniziò non amandomi. Poi iniziò a salvaguardare sé stessa. A non amarmi forzosamente. Perché il patto era di non amarci.
Io sapevo che lei non stava rispettando quel patto. Che lei ci stava cadendo dentro. Ma non volevo perderla. A modo mio l’amavo. Ed ero egoista. Facevo finta di non vedere , di non capire.
Lei frequentava altri, io frequentavo altre. Poi lei iniziò a rarefare le sue frequentazioni, ad aspettare le mie telefonate (anche se non me lo diceva).
Poi eruppe.
Me lo disse. Disse che mi voleva. Solo per lei.
Io ero uscito da una storia da poco. Stavo cominciando allora a uscire dalla mia precedente vita.
Non volli. Le chiesi di rimanere come stavamo. Sapevo che non era possibile, ma che dovevo fare?.
Lei disse che ci avrebbe provato.

Iniziò così un nuovo rapporto. Ero carnefice mio malgrado.
E così piano piano cambiò il nostro rapporto sessuale.
Perché il sesso recepisce i cambiamenti.
Io mi sentivo forte. Lei aveva un fortissimo masochismo.
E forse per questo non veniva (donne ..abissi imperscrutabili).
Mi sentivo attirare in un buco, non mi riconoscevo.
Lei perdeva il rispetto di sé stessa. Più lo perdeva , più si eccitava, più MI eccitava.
Sono cose difficili da raccontare. Ma questa storia , più dura delle altre, deve essere raccontata, perché lei sappia che l’ho sempre amata in quei momenti.
Vi ho già detto che non amo la violenza. Né fisica né morale.
Ma mi sentivo attratto dal nuovo corpo di lei, dalla sua voglia di annullamento.
Era come una ubriachezza.
Lei lo voleva. Lei lo chiedeva.
Io non ero abbastanza forte da oppormi.
Mi attribuiva un ruolo.
Ero però sempre riuscito a limitare le conseguenze di questo veleno.
Una sera mi chiama. Alle 11 di sera. Io sono a casa. Le dico ‘Non mi posso muovere. Se vuoi vieni tu’.
‘Vengo’
La mia famiglia dormiva già.
Lei arriva in macchina.
Sale.
Nessuno si sveglia (strano peraltro).
Siamo in soggiorno. Una semplice porta, chiusa senza chiave, ci separa dal corridoio delle stanze da letto.
Io non voglio fare niente.
Lei &egrave tesa , sensibile, quasi tremante.
Io sono già un poco irritato.
Ad un certo punto siamo in piedi. Ci baciamo.
Lei si stacca ed inizia a scendere lungo il mio corpo.
‘che cazzo fa?’ Mi viene da pensare. ‘ma perché fa queste cose, che bisogno c’&egrave adesso?’
Continua a scendere. Mi apre la patta. Tira fuori il cazzo, comunque duro. E lo prende in bocca.
Che senso ha questo servilismo, mi chiedo. Mi urla dentro una voce (che ancora sento e odio), ‘non hai capito, perché non vuoi capire’ ed una voce più dolce , disperata (che ancora sento): ‘ti prego capisci, capisci quello che sono , quello che sono in questo momento, non ti annullare, vivi,vivi ‘ . Ma lei non sente queste voci. Perch&egrave succhia e ancora succhia.
E mi prende una rabbia. Contro di me, contro quello che &egrave la vita, contro di lei.
Contro di lei perché si vuole ridurre a nulla, ad oggetto, e mi tira dentro.
Un grido mi esplode dentro ‘ALLORA E’ QUESTO CHE VUOI?’.
Divento un altro. Quello che lei voleva.
Le afferro i capelli e le tiro la testa contro il cazzo.
Non so quanta forza posso avere usato.
Fatto stà che il cazzo praticamente si conficca nella sua gola (non fatelo con le vostre compagne potrebbe essere pericoloso). Scende in profondità, arriva in fondo.
Non l’ho più fatto e non lo farò mai più.
Praticamente la soffoco .
Dopo qualche istante la rabbia mi smonta, e tiro indietro la sua testa, estraendolo.
E qui l’immagine indelebile.
Lei &egrave in ginocchio davanti a me. Ho le mani sui suoi capelli e le piego la testa all’indietro.
Lei mi guarda.
Non ho la capacità di descrivere quello sguardo.
Mi guarda CON OCCHI NON SUOI.
Lei &egrave morta , si &egrave annullata, non esiste più.
‘grazie’ , mi dice con quello sguardo, ‘finalmente hai capito, e mi hai ucciso’.
E poi ancora mi dice , ‘e adesso che vuoi farmi?’
E poi ancora ‘non sono mai stata così tua’.
La testa mi esplode. E la rabbia si impadronisce di me. Il lato oscuro della forza del sesso, trionfa.
La prendo e la sbatto sul divano. La pancia appoggiata sui cuscini. Le ginocchia per terra sul tappeto.
Lo tiro fuori. Lei aspetta gemente e ansimante. Lo infilo direttamente, senza neanche umidificare, nel culo.
Un urlo strozzato (come hanno fatto a non svegliarsi? O si sono svegliati? Mah!).
Dieci colpi, non di più, e sono venuto. Apposta.
Sono venuto dentro di lei. E ce l’ho lasciato a lungo, mentre lei continuava a sussultare.
Ho aspettato che cadesse fuori da solo, con quel tipico ‘plop’.
Lei era ancora carica. Io l’ho lasciata lì, e mi sono andato a fare una doccia.
Sono tornato dopo cinque minuti. Le ho preso le cose, l’ho aiutata freddamente , e senza baciarla mai, a rivestirsi, e l’ho accompagnata alla porta.
Dopo allora, io non sono più stato amato così.
Ma io non voglio essere amato così.
Dopo quella sera ho preso coraggio.
L’ho accompagnata fuori dalla mia vita. L’ho accompagnata con dolcezza , per quanta dolcezza sia possibile in una simile, spietata, azione.
Mi sono imposto di non fare più l’amore con lei, per quanto la desiderassi.
Le ho scritto. Le ho scritto molto. Le ho scritto che il nostro non era amore.
E alla fine l’amore, il suo amore per me, &egrave morto soffocato.
Era mio dovere, l’ho fatto, ma non ne sono fiero.
E mi ha lasciato un buco dentro.
Ma le storie nella vita vera non finiscono mai in modo così scenico, così preciso.
Così le signorine romantiche all’ascolto possono consolarsi dei brutti pensieri che ho fatto venire loro, sapendo che poi due anni dopo’ma questa &egrave veramente un’altra storia.
Ombra-rossa@hotmail.it

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