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Racconti 69Racconti Erotici Etero

Incesti Italiani

By 3 Marzo 2012Febbraio 9th, 2020No Comments

Estate del 1974 i mondiali di calcio in Germania erano appena finiti con il trionfo dei Tedeschi sugli Olandesi.
La delusione per l’eliminazione prematura dell’Italia fu immensa.
Mario, metalmeccanico in una grande industria del Nord Italia, per riprendersi da quella cocente delusione sportiva pensò di partire in vacanza al mare, con la famiglia, così avrebbe scaricato tutta la tensione nervosa che aveva accumulato davanti alla televisione.
Gli restavano ancora tre settimane abbondanti di ferie. Per cui, con la moglie decise di lasciare in fretta la città, che era diventata un inferno a causa della canicola opprimente.
Nell’ultimo anno la famiglia era aumentata di altri due componenti. Caterina, la moglie del primogenito Francesco, e Carletto il loro figlio.
Francesco aveva messo incinta Caterina, che all’epoca aveva appena diciotto anni. I suoi genitori non l’avevano presa bene così la cacciarono fuori di casa. Ci fu subito il matrimonio riparatore, almeno prima che nascesse il bambino.
Mario dovette prendersi cura di lei e della creatura che portava in grembo.
La casa era sufficientemente grande da accogliere comodamente i nuovi membri.

Si sa che le disgrazie non vengono mai da sole.
Francesco, nel mese di Giugno, ricevette la cartolina precetto dal distretto militare per cui, da buon cittadino fu spedito ad espletare il servizio militare. E’ stato incorporato in un reparto degli Alpini di stanza in Piemonte.

Pertanto, Mario si ritrovò a dovere accudire Caterina e Carletto, il nipotino appena nato.
Gli altri componenti della famiglia erano Giuliana, di diciannove anni, e Maristella di sedici.
Le sorelle dovettero sacrificarsi e lasciare la loro stanza a Caterina e Francesco.
Fino alla partenza di Francesco per il Servizio militare, Giuliana si era sistemata nella stanza del fratello, mentre Maristella si dovette accontentare del divano letto del salotto.
Giuliana e Caterina erano coetanee per cui tra loro si creò subito un legame intimo e confidenziale.
Comunque era una situazione precaria perché non appena Francesco finiva la naia i due sarebbero andati a vivere in un appartamento in affitto che si trovava nella palazzina di fronte a quella dove viveva Mario.

La famiglia si stava preparando per affrontare il lungo viaggio verso il Sud.
Rosaria, la moglie di Mario, era Siciliana, per cui ogni anno erano scesi in paese dai suoi genitori.

Mario aveva conosciuto sua moglie durante il servizio militare.
Lo avevano spedito a Catania dal profondo Nord. I primi tempi furono molto pesanti, poiché incontrò gravi difficoltà di adattamento alla mentalità dei Siciliani. Poi, una domenica, durante la libera uscita, aveva conosciuto Rosaria e tutto divenne più facile.
Una ragazza mora, bellissima, dagli occhi verdi. Si era innamorato di lei dal primo istante. Al termine della Naia, che all’epoca durava quasi tre anni, Mario si presentò dai famigliari di Rosaria e la chiese in moglie. Si sposarono nel 1952 e dopo un anno nacque Francesco.

Il paese si trovava in una tipica località mediterranea, posta sulle coste della provincia di Catania, che in pochi anni si era sviluppato diventando meta anche di turisti stranieri.
Inoltre era un’occasione di rivedere tutti i parenti che si trovano sparsi per l’Europa.

Rosaria oltre al fratello Concetto aveva anche una sorella, Maria, che si era stabilita da anni in Inghilterra, a Manchester.

Per meglio lumeggiare i fatti che si sarebbero svolti nella ridente località balneare occorre tornare indietro nel tempo di venti anni. Al 1954 a Milano.

PRIMO EPISODIO INCESTUOSO: la cognata teutonica

Concetto, il fratello di Rosaria, era emigrato in Germania agli inizi degli anni cinquanta.
La Germania era uscita sconfitta dalla guerra ed aveva perso molti soldati. Gli uomini quindi scarseggiavano e le donne erano superiore di numero.
Il ragazzo raccontava che i primi tempi era una vera cuccagna. C’era un’abbondanza di donne e tutte erano bellissime, ma soprattutto disponibili, vista la carenza di uomini.
Alla fine ha incontrato la ragazza giusta, che lavorava in un’agenzia del lavoro, che conosceva perfettamente la lingua italiana. Una tipica ragazza della Germania, dai tratti nordici, occhi azzurri e capelli biondi.

Appena si era fidanzato con la bella teutonica, il piccolo siciliano, prese l’abitudine di passare alcuni giorni di vacanza a casa di Mario.
La distanza tra Stoccarda e la cittadina del Nord Italia non era molta, per cui, un paio di volte all’anno, i fidanzatini si presentavano da loro.

Successe anche nel mese di settembre del 1954.

All’epoca Rosaria era incinta di quattro mesi, aspettava Giuliana.
Mario in quel periodo doveva fare astinenza forzata di sesso perché sua moglie non ne voleva sapere di avere rapporti. Temeva per la salute della creatura che aspettava in grembo.
Così, a malincuore, quando il bisogno diventava impellente, si esiliava nell’angusta cantina e praticava il sesso fai da te.

Il giorno in cui si presentò Concetto con la sua bella vichinga, Mario era in piena crisi ormonale.
All’epoca gli americani avevano lanciato la moda delle Pin Up Girls, e le ragazze Tedesche, che avevano molte affinità estetiche con le Yenkee, accolsero con entusiasmo quella moda che esaltava le forme del corpo in modo sublime.
Ivonne, l’affascinante cognatina tedesca, si presentò con un vestito verde, stretto sui fianchi, scollato, con gonna larga, calze di nailon nere e scarpette a spillo dello stesso colore del vestito. I capelli erano stati raccolti da un fiocco nero di raso. All’epoca i collant non erano ancora stati inventati, per cui Mario poté fantasticare lo scenario che si celava sotto la veste.
Calze e reggicalze neri su cosce dalla pelle candida come la neve. Quei pensieri lo eccitarono talmente che il cazzo le divenne dura come la pietra. Mentre osservava la scollatura della cognata, con le grosse tette che si intravedevano, si accorse che gli occhi della ragazza lo fissavano. Un rossore coprì le sue guance e un senso di imbarazzo le bloccò il respiro in gola. Ma l’entusiasmo di Ivonne era contagioso, così tra una battuta e l’altra superò quel primo momento d’impiccio.

Ivonne aveva un debole per il piccolo Francesco, di appena un anno. Amava i bambini e desiderava averne tanti. Così dopo i convenevoli prese il piccolo e se lo portò nella sua cameretta a giocare.

Mentre Mario si intratteneva con suo cognato in salotto, chiacchierando del più e del meno, dalla sua posizione aveva la possibilità di scorgere la stanza di Francesco, che in quel momento aveva la porta aperta.
Infatti, si vedeva Ivonne, seduta a terra, che giocava con il piccolo nipotino. Ad un certo punto, le fa il solletico sulla pancia, ed in piena allegria lo afferra e lo alza in aria, poi si lascia andare di schiena, cullandolo sul petto. Nel momento in cui tocca terra con il dorso le sue gambe si sollevano in aria.
A Mario quasi le stava andando di traverso il caffè. La scena che si presentò davanti ai suoi occhi era incredibile. La gonna di Ivonne si era piegata completamente verso il pavimento, scoprendo le lunghissime gambe, che spuntavano in aria come due torri.
La cosa sconvolgente fu che in quel momento si vedevano le calze interrotte a meta coscia, attaccata alle reggicalze, che esaltavano la pelle bianca dello scoscio.
Le mutande rosa erano talmente strette che si erano arrotolate tra i glutei abbondanti. Era un’immagine che suscitava una libidine pazzesca.
Il cazzo di Mario si adeguò immediatamente gli effetti di quella scena, ingrossandosi in modo indecente. Mario si era incantato e non riusciva più a togliere gli occhi da quel magnifico culo.
Che ricordava quello delle ragazze Pin Up, viste su una rivista dal barbiere.

‘Mario!
‘Si Rosaria!
‘Oggi è una bella giornata! Perché non porti il bambino ai giardinetti?
‘Bella idea! ‘ rivolgendosi a Concetto – Così anche voi potrete godervi questo sole raggiante!
Concetto:
‘Mario! Se non ti dispiacere noi resteremmo volentieri a casa! Il viaggio in treno mi ha fatto venire un terribile mal di testa! Magari se riposassi un paio d’Ore!
Ivonne: con un forte accento tedesco.
‘Parla per te! Io ci vado volentieri! Un po’ di sole fa bene alla pelle! Allora Rosy! andiamo?
Rosaria:
‘Nel mio stato non posso fare molti sforzi! Mi piacerebbe venire ma devo seguire i consigli del medico!
Ivonne:
‘Rosy! Guarda che respirare aria aperta fa bene al bambino! I medici non hanno sempre ragione!
‘Lo so! Ma che ci posso fare! è meglio non rischiare.
Mario:
‘Bene adesso preparo il bambino!

Cosi, dopo un quarto d’ora lo strano gruppetto, formato da Mario, il piccolo Francesco ed Ivonne, uscirono dal palazzo e si avviarono verso i giardinetti, che si trovavano a tre isolati dalla casa.
Appena entrarono nel vialetto alberato del parco, Francesco si staccò da Ivonne e cominciò a correre sui verdi prati. La giornata era bellissima, ma soprattutto la temperatura era ancora mite.

‘Allora cognatina! Quando vi sposerete?
‘Spero a maggio. Concetto adesso ha trovato un lavoro fisso, che ci permetterà di trovare una casa!
‘Ma i tuoi genitori non dicono niente del fatto che voi due venite qua da soli?
‘E cosa potrebbero dire? Ormai sono due anni che ci frequentiamo! E poi ci sposeremo no?

Mario osservava sua cognata affascinato dalla bellezza del suo viso. I capelli, colpiti dai raggi del sole, sembravano d’oro. Gli occhi azzurri lo fissano in un modo così intenso che quasi aveva difficoltà a sostenere lo sguardo. La bocca, dalle labbra rosse e carnose, si muoveva armoniosa, suscitando una gran voglia di baciarla.

Ivonne si era accorta subito che Mario la stava guardando con interesse. Lo aveva capito dal primo momento che aveva messo piede in casa, infatti, più volte lo sorprendeva mentre le osservava con insistenza il seno e le gambe.
Anche prima, in casa, mentre giocava con il bambino, lo aveva colto mentre fissava con libidine le gambe scoperte. L’istinto di comporsi fu subito represso da una sensazione di piacere che provò a vedere gli occhi di suo cognato che fremevano eccitati.
Sentirsi osservata e desiderata le piaceva. Inoltre Mario era un bel ragazzone del Nord Italia, e si sentiva molto attratta da lui.

All’improvviso le urla di Francesco attirarono la loro attenzione; il bambino era caduto dall’altalena. Ivonne, seguendo un istinto quasi materno, corse verso di lui, lo prese in braccio ed iniziò a coccolarlo.

Poi si sedette su una panchina, con il bambino sul grembo. Mario si accomodò al suo fianco ed iniziò ad accarezzare la schiena del piccino.
In quel frangente la mano di Ivonne si posò su quella di Mario.
Quel contatto improvviso fece sobbalzare Mario, che fissò gli occhi di Ivonne.
Lui si accorse che erano emozionati, c’era qualcosa che non quadrava.
Ivonne, infatti, invece di togliere la mano intrecciò le dita in quelle di Mario.
Quel gesto era voluto.
Il bambino intanto aveva smesso di piangere e se ne stava rannicchiato sul petto di Ivonne.

Mario continuò a fissare gli occhi di Ivonne. Un silenzio piombò tra di loro. I corpi invece tremavano come se fossero mossi da un vento impetuoso.

Allora Mario, coinvolto emotivamente, si era eccitato da quel gesto lascivo, ricco di significati, e seguendo i propri istinti staccò la mano da quella di Ivonne e la fece scivolare giù, ficcandola in mezzo alle cosce spalancate della cognata.
Ivonne, chiuse gli occhi, e nel momento in cui la mano del cognato toccarono la pelle nuda, emise un forte sospiro.

Mario poté constatare personalmente che la cognata era un gran porcona perché ci stava, quindi incoraggiato dalla sua disponibilità, dopo che aveva intrapreso la via delle cosce cominciò ad incalzare la mano fino ad arrivare alle protuberanze della figa. Le mutande non furono un problema, perché non avevano elastici.

Le dita cominciarono a razzolare tra il morbido vello vaginale fino a quando si infilarono nella carne viva della figa, appena percepì il dolce tepore della topa teutonica Mario si sentì quasi svenire.
Ivonne continuò a tenere gli occhi chiusi, mentre stringeva il piccolo Francesco sul petto, che cullava con frenesia, il suo corpo era sconvolto dagli stimoli che le stava dando la mano di suo cognato tra le sue cosce.
Mario, intanto, si era inoltrato con la mano tra le fenditure della figa, umide, muovendo alcune dite verso l’interno della vulva.
Ivonne nel momento in cui le dita si erano introdotte in profondità, si mosse con un forte sussulto.
Anche Mario si era eccitato, manifestava le forti emozioni agitando freneticamente le dita nella figa di sua cognata, mentre lei, tenendo le cosce oscenamente spalancate, fremeva dal piacere che stava provando al basso ventre.

‘Non ce la faccio più!
‘Sei pazzo? Vuoi farlo qui?
‘No! Vieni con me! ho un’idea!

Francesco, a causa di quell’insolito movimento, si era addormentato.
Appena entrarono nell’androne della palazzina.

‘ Seguimi!

Imboccarono le scale che portavano al piano interrato. Dopo un lungo e buio corridorio finalmente arrivarono alla porta della cantina.

‘Ecco questa è la mia cantina! Entriamo!
‘E’ buia!
‘Seguimi! ti guido io! accendiamo la luce dopo che siamo entrati!

Appena dentro Mario prese Francesco e lo adagiò in un cartone. Poi si rivolse alla sua bellissima cognata.

‘Dio quanto sei bella! Ho voglia di baciarti!

La strinse dai fianchi, la tirò verso di se, se la baciò con un’enfasi tale da toglierle il respiro.

Senza staccarsi da lei, iniziò ad accarezzarle le natiche, sollevandole la gonna verde, poi le ficco le mani nelle mutande impastandole i grossi glutei, lisci come la sete.

Ivonne, intanto le aveva aperto la cerniera dei pantaloni. dopo aver armeggiato nella patta, gli estrasse il cazzo duro e pulsante di desiderio.
Intanto Mario stava giocando con le grosse mammelle che aveva esposto al suo giogo.
Ivonne, in preda all’eccitazione le venne voglia di succhiare il cazzo del cognato, così si abbassò di fronte a Mario, e dopo aver menato l’asta, la ingoiò fino in fondo alla gola.
Era brava a fare i pompini e Mario ne stava apprezzando la maestria. Il piacere che le stava procurando la bocca di Ivonne lo stava facendo impazzire.

‘Non ce la faccio più ho voglia di scoparti!

Ivonne si alzò in piedi, appoggiandosi con entrambe le mani su un tavolino da lavoro. Mario da dietro le sollevò la gonna verde esponendo il suo magnifico fondo schiena.
Restò per un attimo ammutolito ad ammirare la bellezza conturbante del corpo della cognata. Le calze e le reggicalze neri esaltavano la pelle candida delle cosce e del culo. Era uno spettacolo da paura.

Era troppo eccitato per aspettare ancora. La mise a pecorina, facendogli inarcare il culo, ostentato boriosamente sotto i suoi occhi. Spinto dai soli istinti e dall’eccitazione, le abbassò le mutande fino a metà cosce, poi impugnò il cazzo puntando la punta spinse la cappella nello scoscio, tra le fenditure della figa già abbondantemente bagnata.
Appena la cappella percepì il calduccio delle pareti vaginali diede una forte spinta, sprofondando con grande gaudio il resto dell’asta dentro quella fucina teutonica.

Haaaaaaaaaaaa jaaaaaaaaaaaa guttttttttttt! Fuck Jaaa!!!!!!!!!!St’rkerrrrrrrrrr!

Ivonne iniziò ad ansimare in tedesco, questo aspetto face impazzire Mario, che aumentò i propri sforzi come una bestia inferocita.
Per cui la bionda teutonica cominciò a tremare sotto i possenti colpi di cazzo che le stavano sconquassando la figa.
Mario non scopava da quattro mesi. Quindi il desiderio che si era accumulato in quel periodo lo stava sfogando tutto nella fica di sua cognata, che urlava felicemente come una cagna in calore.

‘Bella tedesconaaaaaaaaaaa tooooooooo
‘Jaaaaaaaaaaa guttttt fuck! Mmmm

Mentre la scopava con irruenza, le strizzava le mammelle e le mordeva le spalle. Lei, sotto quei stimoli diversi si agitava come una vera vacca alpina, muggendo selvaggiamente. Le tette erano grosse e rotonde, talmente grandi che le mani del cognato non riuscivano a tenerle tutte.

Dopo un quarto d’ora abbondante la fece sedere sul tavolino con le gambe spalancate. Era uno spettacolo da infarto. Le lunghe gambe, coperte dalle calze nere, si innalzavano davanti ai suoi occhi come due pinnacoli. La figa dal biondo pelo si stagliava in mezzo allo scoscio, provocante, mostrandosi in tutta la sua estrema libidine, esaltata da labbra grosse, coperti di peli dorati e divisi da quelle interne rosse, umide, su cui riverberava la luce fioca della lampadina.

Mario, come un segugio, entrò tra le cosce divaricate, arrapato come un montone, ficcò il cazzo nella calda ed accogliente sorca. Appena sentì il tepore delle pareti interne, iniziò a muoversi con impetuosità, fino a raggiungere un ritmo costante e veloce.

Chiavarla guardandola in faccia era tutto un’altra storia. Ivonne era bellissima, per Mario vedere il volto deformato dal piacere, le provocava una bramosia incredibile, che sfogava con gusto dentro di lei.

‘Mmmm jaaaaaaaaaaaaaa jaaaaaaaaaaaaaaa guttttttttttttt! Fuuuucckkkkkk!
‘Ti piace eeeeeeeeeee mmm! Il cazzooooooooooo di tuo cognatooooooooooo!
‘jaaaaaaaaaaaa jaaaaaaaaaaaaaaa

Ad un certo punto il cognato comincia a sentire i primi stimoli, ormai era giunto a capolinea.
Il cazzo si perdeva in mezzo a quel pelo biondo ad una velocità supersonica. Sentiva le pareti vaginali che si contorcevano dal godimento. Si percepiva chiaramente che Ivonne stava provando orgasmi stellari a ripetizioni.

Mm jjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmm!

In pieno delirio dei sensi, grugniva come una scrofa agitandosi convulsamente sotto di lui.
Il cazzo, all’apice del godimento, aveva raggiunto una dimensione ed una rigidità considerevole, per cui quando penetrava nella figa non si deformava. Quindi scivolava trascinandosi con impeto le labbra interne, stimolando ogni zona erogena della vulva vaginale.
Non appena Mario percepì i primi impulsi di sborra, aumentò il ritmo, spingendo in profondità per alcuni minuti.

‘Meinnnnnnnnnnn Gotttttttttttttt! Jaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Ivonne aveva raggiunto l’estasi suprema, sembrava che stesse svenendo dal piacere intenso che stava provando.
Mario si afferrò dal culo di sua cognata, e dopo aver dato alcuni colpi possenti raggiunse l’apoteosi del piacere.

‘Tedesconnnnnnnaaaaaaaaaaaaaa tooooooooooooo mmmmmmmmm
‘Jaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa siiiiiiiiiiiiiii

La sborra cominciò ad uscire a fiotti inondando l’utero di Ivonne.

In quelle due settimane riuscirono a scopare tutti i giorni.
Divennero amanti. Ed ogni riunione di famiglia rappresentava una ghiotta occasione per far sesso.
L’anno successivo nacque Giuliana, dopo cinque mesi nacque Greta, concepita nella cantina di Mario.
Ivonne ebbe quattro figli di cui, oltre a Greta, la seconda, Gertrude, fu concepita con il focoso cognato.

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)

Il resto del racconto lo troverete:

http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.com/2011/12/incesti-italiani_04.html?zx=fd29c5b20513e3dc Estate del 1974.

La Fiat 128 familiare, di colore verde, era stata caricata in ogni dove. Nelle prime ore del mattino imboccarono l’autostrada Milano ‘ Bologna, dopo aver percorso tutta la penisola; nelle prime ore del mattino successivo si imbarcarono sul traghetto per Messina. Dopo tre ore di statale finalmente raggiunsero il paese.
Il padre di Rosaria era morto da alcuni anni. Ad accogliere la famiglia di Mario c’era rimasta la suocera. Negli anni sessanta il suocero aveva ingrandito la casa, in modo abusivo, ignorando il piano regolatore, ottenendo poi il condono edilizio.
Aveva aggiunto due piani alla casa. Il piano terra lo aveva dato a Maria, il secondo a Concetto ed il Terzo a Rosaria.
Il giorno dopo arrivarono Concetto ed Ivonne.
La bionda cognata non era più giovane e bella come una volta. Si era ingrassata e la cellulite aveva rovinato le stupende forme del corpo.
Appena Mario vide Greta e Gertrude gli venne un blocco allo stomaco. Avrebbe voluto abbracciarle e baciarle non come zio ma come padre. Ma purtroppo non poteva fare altro che salutarle con discrezione, perché l’origine della loro nascita è sempre rimasto un segreto.
Anche se, qualcuno, ha trovato strano che loro due, rispetto alle sorelle più piccole, erano più alte e più belle.

Greta era la copia esatta di sua madre Ivonne. Come lei aveva ereditato gli occhi azzurri, un fisico imponente, un culo abbondante ma proporzionato all’altezza del corpo, ed un seno generoso.
Gertrude invece era più magra, ma alla pari della sorella aveva un grosso seno. I suoi occhi erano marroni, come quelli di Mario.

Mario, all’epoca aveva 46 anni, e li portava bene. Mentre gli uomini della sua età si lasciavano andare facendosi ingrossare la pancia, lui, seguendo una rigida disciplina nel mangiare, cercava di mantenersi in forma.

La cognata avrebbe voluto continuare il rapporto, e, per rinverdire i vecchi tempi, cercava di provocarlo continuamente.
Ma Mario non voleva più saperne di lei. Il rischio di essere scoperto era troppo elevato e le conseguenze sarebbero state impensabili.
Alla fine Ivonne placò i suoi istinti focosi e si rassegnò al suo destino.

Secondo episodio incestuoso: La nipotina teutonica.

Ma la sorte non è mai paga e tesse continuamente le sue trame perverse, senza alcuna logica.

La natura umana perennemente insoddisfatta, è sempre pronta a lasciarsi trascinare in avventure imprevedibili ma possibili. Perché l’animo umano, quando la ragione viene meno, è preda dell’istinto animale, che cieco alla morale, persegue il suo bisogno primario naturale: Il sesso.

Una mattina Carletto aveva avuto un attacco di colica. Il dottore consigliò di tenerlo per qualche giorno a casa, lontano dal sole.
Mario ne fu dispiaciuto perché quell’imprevisto poteva rovinare le vacanze a sua nuora. Così decise di sacrificarsi restando ad accudire il nipotino.

Erano le undici del mattino. La palazzina di tre piani era totalmente immersa nel silenzio. I suoi occupanti si erano precipitati in spiaggia a godersi la meravigliosa giornata di sole. La costa distava circa un chilometro, quindi era raggiungibile anche a piedi.

Mentre Carletto dormiva, Mario si prese un momento di pausa stendendosi sul divano, mantenendo comunque un atteggiamento vigile.

Ad un tratto viene destato da una cantilena.

Apre gli occhi e scorge sua nipote Greta, seduta sull’angolo opposto del sofà, che teneva in braccio il nipotino, e lo stava cullando dolcemente.

Appena mette a fuoco la scena nota che la ragazza era ancora in costume da bagno.

‘Che ci fai qui?

La ragazza, con un forte accento tedesco:

‘Oggi non mi andava di restare in spiaggia! Così sono rientrata a casa!
‘Si! Lo vedo! perché hai Carletto in braccio?
‘L’ho sentito piangere! Sono entrata e ho visto che dormivi! Così sono andata in camera del bambino, l’ho preso in braccio per coccolarlo! Adesso dorme! Sono brava come babysitter?

Mario si sentì a disagio di fronte allo sguardo di sua nipote.

‘Si’ decisamente!

Mario iniziò ad osservare sua nipote con il bambino in braccio. Quella scena l’aveva già vista venti anni prima. Greta, stringeva Carletto al petto, mentre lo cullava. In quella postura teneva le gambe accavallate.
Mario fissò le sue cosce abbronzate ed il corpo tonico, perfettamente adagiato sul divano. Non poté fare a meno di provare una sensazione imprevista. Nonostante si sforzasse di ripetere tra se che quella era sua figlia naturale, l’istinto animale gli faceva provare un desiderio inaudito per Greta.
Quello che più contribuiva a scuotergli i sensi fu il fatto che Greta, in quel momento, richiamava alla memoria l’episodio avvenuto venti anni prima.

Greta ed Ivonne erano uguali. Quello che aveva provato per sua madre riemerse anche in quegli istanti. Il cazzo si mosse automaticamente rispondendo ai sentimenti che la mente di Mario stava provando verso Greta.
Mario indossava una canottiera ed un paio di pantaloncini di raso, molto stretti. Per cui l’erezione del cazzo cominciò a manifestarsi oscenamente.

‘Sarebbe meglio se continuasse a dormire nella culla!

Greta fissò Mario e sorridendo:

‘Mi aiuti ad alzarmi? con Carletto in braccio ho difficoltà!

Mario si avvicinò a sua nipote. Era impossibile nascondere la rigidità del cazzo, che in modo indecente si notava dai pantaloncini attillati.

Lo sguardo di Greta si posò proprio sull’inguine di Mario, osservando con imbarazzo la grossa protuberanza che si vedeva attraverso la sottile stoffa di raso.

Mario, per togliersi da quello impiccio, afferrò la nipote da un braccio e l’aiutò ad alzarsi.

Greta con il bambino in braccio si avviò verso la cameretta, seguita da tergo dallo zio. In quel momento la ragazza captava le occhiate di Mario che fissavano il suo culo mentre camminava. Ebbe una reazione che le fece increspare la pelle.
Perché si rese conto che le piaceva sentire lo sguardo su di se, e cosa, ancora più emozionante, il pensiero che suo zio si era eccitato proprio per lei. Tante volte lo aveva sorpreso mentre la guardava con interesse. E lei aveva sempre interpretato quelle occhiate come una provocazione inaudita, considerato che era suo zio e non un uomo qualunque. Tuttavia a lei piacevano quelle occhiate e la facevano sentire una donna desiderata. Inoltre suo zio era anche un bell’uomo che molte ragazze della sua età non avrebbero certamente disdegnato avere come eventuale amante.

Mario seguì la nipote. Il corpo di lei, coperto solamente dal costume da bagno a due pezzi, si offriva imponente al suo sguardo allupato.
Era eccitato e non riusciva a controllare le proprie reazioni inconsce. Il suo cazzo era duro e palpitante come un cavallo selvaggio.
Greta si muoveva sinuosamente, oscillando i fianchi con grazia. Il culo perfettamente tornito appariva in tutta la sua conturbante avvenenza.
Sudava freddo, mentre il suo corpo era completamente scosso da quei momenti di intensa euforia.
Trovarsi in casa da soli con quel pezzo di figliola, lo faceva agitare mandandogli la mente completamente in tilt. Erano anni che non provava quella sensazione di bramosia.
Con sua moglie i rapporti si erano raffreddati, e da parecchi anni le scopate si erano ridotte a sporadiche sveltine, consumate velocemente nel letto mentre lei si addormentava.
Quella ragazza lo aveva scosso nel profondo. Il suo corpo teso come una corda di violino fremeva di cupidigia per quella giovane figura, richiamando in vita il suo istinto di maschio primordiale affamato di figa.

Giunta davanti alla culla, Greta si piegò in avanti per posare il bambino nella culla. In quella posizione si esibì in una pecorina da infarto.

‘I bambini quando dormono sembrano degli angioletti!

Greta si era volutamente bloccata in quella posizione, con la scusa di accarezzare la guancia del piccolo.

Mario da dietro non aveva occhi che per il suo culo. Il suo respiro divenne affannoso. Sudava, e le gocce fredde cominciarono a colarle lungo la schiena.
Sembrava un vulcano in pieno eruzione. Non riusciva più a contenere il suo impeto. Greta si trovava di fronte a lui, piegata verso la culla, con il culo in bella vista, un quadro che avrebbe fatto impazzire chiunque.

A Greta le piaceva quella situazione. Percepiva il respiro affannoso di suo zio, che da dietro si stava agitando e dannando l’anima.
La sensazione che provava era meravigliosa. La figa si era già bagnata.
Si era messa a pecorina di proposito per provocare suo zio. Cercava di restare in quella postura per continuare a provare quella sensazione di libidine, un brivido vertiginoso, vampate di calore che le facevano vibrare il basso ventre. Stava giocando al topo con il gatto.

Si sa che alla fine il gioco diventa pericoloso.

Mario, in piena crisi ormonale, sconfitto dagli istinti più depravati, alla fine si lasciò trascinare dalla bramosia, divenuta ormai incontrollabile.
Si inginocchiò davanti a quel culo, come se fosse la statua di una divinità. Genuflesso e con la mente sconvolta dall’eccitazione afferrò le chiappe di Greta e vi affondò il viso.

‘Che faiiiiiiiiiiiiii ziooooooooooo!
‘Non ce la faccio piùùùùùùùùù sei bellissimaaaaaaaa

Greta restò bloccata contro la culla del bambino, mentre suo zio le stava raspando lo scoscio come un cane idrofobo.
Mario seguendo il suo scellerato istinto d’animale, afferra gli orli delle mutandine e le abbassa fino alle ginocchia. Poi afferra le natiche e le separa, esponendo la carne viva della figa. Lo spettacolo era di assoluta libidine. Come un cane bavoso incunea la bocca dentro quella nicchia di piacere e comincia a leccare con gusto. La lingua si muove lungo la fenditura della fica colpendo frequentemente il clitoride ed il buco del culo. Tutto lo scoscio viene levigato in ogni dove.

‘hoooooooooo jaaaaaaaaaaaaaaaa guttttttttttttttt

Anche Greta, come sua madre, nei momenti più catartici inizia a gemere nella lingua di origine.

Dopo qualche minuto, Mario si alza in piedi, si abbassa i pantaloncini ostentando la sua possente erezione, che aveva raggiunto ormai la massima grandezza possibile.
Poi, in pieno delirio dei sensi, impugna il bastone come una mazza e punta la cappella nello scoscio di sua nipote.
Appena il glande sprofonda nella vulva vaginale, diede un possente colpo di reni ed in un attimo affondò il resto del cazzo dentro la sorca bollente di Greta.

‘Haaaaaaaaaaaggg jaaaaaaaaaaa mainnnnn gottttttttttttt!
‘Bella tedesconaaaaaaaaaaaaa ti piace il cazzo dello zioooooo heeeeeeeeee!
‘Jaaaaaaaaaaaaaa fuuucckkkkkkkkkkk

Lo zio sollecitato dal tepore della figa, afferra la nipote dai fianchi ed iniziai a chiavarla con ritmo impressionante.
Zio e nipote si stavano accoppiando con un’enfasi che rasentava la sublimità del piacere.
I rapporti incestuosi, quando avvengono in piena coscienza, offrono agli amanti maledetti il massimo godimento possibile. Perché entrano in gioco le alchimie perverse della mente, e l’ebbrezza data dal coraggio di aver infranto una legge morale.

Mario aveva già superato quella barriera etica, ripetere quell’esperienza, per giunta con la figlia/nipote, le provocava delle sensazioni che non era facile da descrivere.
Così, sotto l’effetto di quelle emozioni estreme, come un drogato, spingeva il cazzo con forza in profondità, facendolo scomparire tra quei candidi glutei ad una velocità pari alla libidine che stava provando in quei momenti.

In quel clima infuocato il cazzo di Mario stava martellando la figa di Greta provocandole frequenti orgasmi.
Greta sentiva le pareti della sua vagina che si contorcevano mentre il cazzo dello zio le stava sconquassando la figa provocandole frequenti spasmi muscolari. Era un turbinio di emozioni indescrivibili che la faceva godere come non aveva mai provato prima di allora.

‘Mainnnnnn gooooooooootttttttttttttt istttttttttttt sch’nnnnnnnnnnn!

In delirio, continuava ad agitarsi sotto i colpi del cazzo di Mario che vibrava senza soluzione di continuità in quella tenera e morbida fica.

Mario era troppo eccitato per trattenere a lungo gli stimoli in quella situazione di incredibile sensualità.
Alla fine, all’apice di quella frenetica scopata, i suoi coglioni si irrigidirono segnalando un imminente orgasmo.
Mario si appigliò ai fianchi di Greta e tenendo le gambe ben piantate sul pavimento, cominciò a ficcare con dei fendenti micidiali che costrinsero la nipote ad emettere dei singulti acuti che riempirono la stanzetta del bambino.
Il cazzo, senza deformarsi, penetrava profondamente nella vagina di Greta fino a quando non si fermò in profondità.
Mario infine abbracciò sua nipote:

‘Tooooooooooooo belllllllaaaaaaaaaaaa tedesconaaaaaaaaa mmmmmm

Una possente sborrata inondò l’utero di Greta.

La nipote percependo l’estasi di suo zio, si lasciò andare ad un urlo liberatorio:

‘Jaaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmmmm siiiiiiiiiiiiiiiiii

Sfiancati, restarono attaccati l’uno all’altra ancora per alcuni minuti, per riprendere fiato.
Poi mentre il cazzo dello Zio si stava afflosciando nella figa di Greta:

‘Sei stata straordinaria! Cristo che scopata!
‘Ja! war sehr sch’n!
‘Cosa hai detto?
‘E’ stata magnifico!
‘E’ meglio che sparisci prima che arrivi qualcuno!
‘OK!

Prima di allontanarsi, abbracciò suo zio e lo baciò con grande passione, poi sparì dalla stanza.

Mario restò a riflettere a lungo su quello che era successo.
A sangue freddo cominciò a sentire i primi sensi di colpa. Si maledisse perché aveva perso il controllo della ragione. Inoltre prese coscienza di aver scopato la figlia naturale, per fortuna che lei lo ignorava.

Quella sera si penò a lungo. Ma un po’ alla volta cominciò ad accettare quella situazione. Dopo tutto l’incesto riguardava esclusivamente un divieto morale.
La natura fa il suo corso, infatti non impedisce agli animali di accoppiarsi incestuosamente tra loro. Come i cavalli, cani, cavie e conigli. Se fosse stato una cosa cattiva la natura stessa avrebbe sviluppato negli animali una sorta di reazione repulsiva che avrebbe impedito ai consanguinei di unirsi.
In fondo era anche un gesto di amore. Il sesso tra congiunti quando è finalizzato al solo piacere estetico e non alla procreazione dovrebbe essere accettato da tutti.
Alla fine si convinse che il rapporto con Greta poteva continuare su quella linea. Ne avrebbero tratto diletto entrambi.

Così quando capitò una nuova occasione non si tirò indietro. Ma si godette la nipote / figlia con un’intensità unica, traendone il massimo piacere possibile.

Ma il destino non era ancora soddisfatto della sua opera. Come un pazzo alchimista aveva in serbo altri esperimenti.

TERZO EPISODIO INCESTUOSO: Una nuora da consolare.

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com)

il seguito lo troverete a questo indirizzo.

http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2011/12/incesti-italiani_04.html TERZO EPISODIO INCESTUOSO: Una nuora da consolare.

Finalmente Carletto era guarito. La cosa dispiaceva molto a Mario perché voleva dire la fine degli incontri sessuali con Greta.
Ma la situazione non era così grave, perché le occasioni per far sesso non mancavano.

Tutti al mare, quel giorno era calmo, sembrava una tavola blu. All’orizzonte spuntavano i bellissimi i faraglioni, grossi macigni che pare avesse lanciato Polifemo per fermare la fuga di Ulisse.

Mentre Mario era impegnato a risolvere i quesiti del cruciverba, la moglie lo chiamò.

‘Mario! Dovresti andare a cercare Caterina! Il bambino si è svegliato e se non vede la madre sono guai!

Si voltò e notò Maristella, che si trovava distesa sull’asciugamano. Aveva slacciato il pezzo di sopra, per cui la schiena fino ai glutei era completamente nuda.
Fu la prima volta che si soffermava a guardare la figlia con un certo interesse.
D’istinto iniziò ad osservare le gambe ed il culo.
La percepì subito per quello che era, ma che prima di allora non lo aveva mai notato, un gran pezzo di figa.
Quel diavolo di Greta gli aveva aperto nuovi orizzonti e nuove possibilità di sperimentare il piacere.
Dentro di se si sentiva contaminato da quella nuova religione, quindi non respinse l’idea di coinvolgere anche le figlie in quel turbinio di rapporti incestuosi.
Maristella, con le sue grazie, lo destò per un attimo dalla realtà, facendogli provare le stesse emozioni che aveva vissuto con Greta. Quindi, in quello istante, la fissò con libidine, considerandola come una possibile preda, in linea comunque al nuovo modo lussurioso di concepire la vita.

‘Mario! ti sei incantato!
‘Ah scusa! Vado subito a cercarla!

Maristella:
‘Papà!
‘Si!
‘Mi sembra che sia andata verso il faro! Insieme a Giuliana!
‘Grazie tesoro!

Si avviò sul bagnasciuga in direzione del faro. Man mano che si avvicinava i bagnanti erano sempre più rari. Alla fine, quando cominciò ad inoltrarsi nelle insenature degli scogli, si accorsi che quella era una zona isolata. Non c’era anima viva.

Ad un certo punto, da dietro una roccia vide la testa di un ragazzo. Si agitava come se davanti a lui ci fosse qualcosa o qualcuno che lo costringesse a quel movimento strano.

Non ci voleva la sibilla cumana per capire quello che stava succedendo. Pensò che forse sarebbe stato meglio cambiare direzione.
Ma la curiosità di vedere che cosa stesse combinando quel ragazzo fu più forte della volontà allontanarsi.

Cosi, chinato, da buon guardone, aggirò le rocce per cercare di vedere l’oggetto delle sue attenzioni. Appena raggiunse una buona punto di osservazione, si sporse per vedere cosa stesse succedendo.

La scena che si presentò davanti ai suoi occhi lo scioccò a tal punta da farlo scivolare dalla roccia. Non credeva a quello che avevo visto. Riemerse nuovamente dalla cima, e dopo avere messo a fuoco la scena, la rabbia lo fece usciere fuori dai gangheri.
Inginocchiata davanti a quel giovane c’era Caterina, sua nuora, che dimostrando lodevoli capacità stava succhiando un cazzo di notevoli dimensioni.
La sua bocca scivolava lungo l’asta ad una velocità costante, ogni tanto si fermava a riprendere fiato, mentre con una mano menava il cazzo facendo scivolare la pelle lungo la massa dura.
Poi, prima di riprendere il pompino, con la lingua seguiva i contorni della cappella lisciando l’asta fino ai coglioni.
La scena era eccitante, sebbene la rabbia le avesse accecato la ragione. Così come una furia uscì dal nascondiglio e si gettò come un leone su quel ragazzo.

‘Brutto figlio di puttana!

Caterina appena vide il suocero lanciò un urlo disperato.

‘Papà! O mio diooooooooo!

Il ragazzo, che stava accennando ad una reazione, appena sentì la voce di Caterina, si alzò il costume e corse via.

Caterina rimase inginocchiata nella sabbia. Il costume intero era scoperto nella parte del seno. Le mammelle erano esposto allo sguardo irato del suocero.
Il corpo tremava tutto e piangendo si disperava nascondendo il volto con la testa reclinata ed il viso nascosto nelle mani.

‘Cristo che razza di troia! Ti rendi conto di quello che stavi facendo!

Le urla di Mario ferivano la nuora come le lame di un coltello. Anzi le parole facevano molto più male delle ferite vere. Perché si era resa conto della grave situazione in cui si trovava.

‘Dove cazzo è Giuliana!

Alzò un braccio tremolante, con la voce disperata, indicò alcune rocce.

‘Laggiù!’ oltre quelle rocce!.

Mario guardò nella direzione indicata.

‘Tu resta qui, e non ti muovere!
‘Si! si!

Caterina si era ripiegata completamente sulle ginocchia, ed in preda alla disperazione, se ne stava rannicchiata in posizione fetale.
Mario raggiunse le rocce. Man mano che si avvicinava al blocco sassoso, le arrivava ovattata la voce di una donna che ansimava. Non c’era alcun dubbio, era quella di sua figlia. E dal tono stravolto si intuiva chiaramente quello che stava facendo.
Appena si sporse dalla guglia vide la scena che si aspettava. Sua figlia Giuliana si trovava inginocchiata a quattro zampe, nella posizione della pecorina, dietro di lei c’era un ragazzo che se la stava scopando con veemenza. La scena era veramente eccitante.

Mario fu preso dalla rabbia ma rimase nascosto, perché non sapeva che cosa fare.
Comunque vedere la figlia in quelle condizioni gli fece sballare la testa.

Tuttavia, nonostante la rabbia, si fece coinvolgere emotivamente da quella scena e fu colto da un improvviso attacco di libidine. Il cazzo somatizzò immediatamente quella situazione sconvolgente ingrossandosi nel costume. Stava iniziando a sudare freddo.
Ma quello che lo aveva colpito più di tutto fu la vista del corpo nudo di Giuliana. Era la prima volta che vedeva la figlia completamente spogliata. Le grosse tette ondeggiavano al ritmo forsennato degli affondi di quel giovane, mentre lei ansimava come una cagna. Il cazzo dello sconosciuto si perdeva tra i glutei rotondi e candidi. Era un gran pezzo di figa.
Avrebbe voluto essere al posto di quel bastardo.
Ad un tratto guardò in direzione della nuora. Caterina era ancora lì inginocchiata sulla sabbia silenziosa ed immobile.
La guardò bene, la vide come con uno sguardo diverso, si rese conto che anche lei poteva essere una possibilità di piacere, così cominciò ad accarezzare l’idea di approfittare di quella situazione.
La nuora era una bella ragazza, e in fondo le era sempre piaciuta.
Si era comportata come una sgualdrina da quattro soldi, tradendo la fiducia di suo figlio, per cui non meritava più alcun rispetto. Il figlio comunque non doveva conoscere quella cruda verità, tuttavia lei meritava una punizione.

Era eccitato ed il cazzo duro non le dava un attimo di tregua.
Alla fine, accecato dalla bramosia che stava provando per sua figlia, decise la punizione da infliggere a sua nuora.
Quindi si allontanò dalle rocce e raggiunse Caterina.

‘Alzati!

Caterina si tirò su. Afferrò un lembo del costume cercando di coprirsi il seno.

‘No! Rimani così! hai due belle tette! perché coprirle?

Quella frase la fece sobbalzare. Alzò lo sguardo ed incrociò gli occhi di suo suocero. Notò che la stava fissando con un’intensità particolare, certamente non era rabbia.
Mario era in preda della cupidigia ed aveva una grande voglia di scopare.
Le emozioni che stava provando in quel momento lo scombussolavano, facendogli fremere il corpo come una foglia esposta alla tempesta di un uragano.
Afferrò una mano di Caterina e la trascinò con se.

‘Seguimi! Andiamo dietro quelle rocce!

Caterina sembrava una bambola di pezza inanimata. Non manifestava alcuna volontà. Rassegnata al suo destino oscuro seguì in silenzio il suocero.
Appena entrarono nell’anfratto sassoso.

‘Bene! visto che ti piace succhiare i cazzi, spero che non avrai nulla in contrario a prendere anche questo in bocca!

Così dicendo, Mario si abbassò il costume esibendo un’erezione impressionante. La pelle era talmente tesa che si potevano scorgere le nervature delle vene, che si dipanavano lungo l’asta come fiumi in piena.
La cappella lucida come le bocce del bigliardino puntava contro Caterina.

Mario per incoraggiare la nuora, la tirò a sé, stringendola contro il suo cazzo, che si incuneò tra le cosce della ragazza.

‘Hai un bel culo!

Le mani di Mario si muovevano sulle natiche impastandole come se fossero di gomma. Poi piegò il volto sulle mammelle e con le labbra afferrò un capezzolo.

‘mmm la pelle delle tette è morbida! Ora dovresti andare giù e fare il tuo dovere!

Caterina si inginocchiò di fronte al suocero. Il cazzo le sfiorava la guancia. Poi, titubante lo afferrò con entrambe le mani ed iniziò a segarlo, facendo scivolare la pelle lungo l’asta.

‘Bene’mmm, fammi sentire la bocca!

Caterina prese una boccata d’aria, poi sospirando, quasi disperata, aprì la bocca ed iniziò a lavorarsi la cappella.

‘Vedo che sei brava!

Man mano che la bocca di Caterina incalzava il cazzo di suo suocero, lei diventava sempre più audacia e sicura nei movimenti.

‘Brava! Vai cosìììììììì mmm!

Alla fine, anche Caterina si fece prendere dall’ardore di quella situazione assurda. In fondo quel rapporto inaudito cominciava ad eccitarla.
L’incesto è principalmente una situazione mentale, così potente che coinvolge lo spirito ed il corpo in un’alchimia di piacere estremo che soli pochi eletti sono in grado di apprezzare. Mario aveva intrapreso quella strada con consapevolezza e la stava percorrendo abbeverandosi a tutte le mirabolanti fonti di piacere che incontrava sulla sua strada.

Il cazzo di Mario divenne in pochi secondi l’oggetto del desiderio di Caterina. Lo stimolava con maestria unica, dimostrando un talento particolare per il pompino.

‘Cazzo! Brava! Sei straordinaria! Mmm

Dopo alcuni minuti di quello intenso trattamento, Mario la fermò. Aveva una gran voglia di leccarle la figa. Così la fece adagiare sulla calda sabbia e le sfilò il costume, esponendo il suo meraviglioso corpo nudo.
Caterina aveva solo diciannove anni e la gravidanza non le aveva tolto nulla. Anzi, l’ingrossamento delle tette fu un regalo gradito in quel momento.

‘Cazzo! Che bella fica che sei! Mio figlio ha scelto bene!

Mario si buttò su sua nuora divorandola dalla punta dei piedi alla punta dei capelli. Le mammelle divennero le prede della sua bocca che, con gusto, abboccarono i capezzoli turgidi e rotondi come le ciliegine sulla torta.
Aveva una pelle liscia e vellutata come la pesca. Quando affondò la bocca tra le pieghe della figa fu invaso da un fragrante aroma che le inebrio le narici e rinforzò lo spirito.

‘ooooo è bellissimoooo ti prego ooooo scopami iiiiiiiiiiiii!

La voce di Caterina finalmente irruppe tra quelle rocce. Alla fine si concesse totalmente a suo suocero, accettando pienamente quell’imprevisto rapporto.
Mario si distese sopra di lei, impugnando il cazzo come un bastone. Poi appoggiò il glande tra le labbra interne della figa, abbondantemente bagnata dagli umori vaginali secreti in abbondanza. Con il solo peso del corpo si lasciò cadere facendo sprofondare il resto del cazzo dentro la calda ed accogliente fica della nuora.
Appena dentro si udì un urlo di piacere.

‘oooooooo si iiiiiiiiiii mmmm dai scopami iiiiiiiiiiiiii forte eeeeeeeeeeeeee!
‘Con grande piacere eeeeeeeeeeeeeeeee mmmm!

Mario si appoggiò con le mani sulla sabbia e prese a muoversi sopra sua nuora scopandola con un ritmo forsennato e sempre più veloce.
Il rumore del cazzo che impattava dentro la figa bagnata, riecheggiava tra le rocce confondendosi con i singulti di Caterina.

La ragazza teneva le gambe oscenamente spalancate per permettere a suo suocero di penetrarla più profondamente.
Il cazzo di Mario spariva nella figa di sua nuora provocando in Caterina delle sensazioni che non aveva mai provato prima di allora.

Si rese conto che l’ardore del suocero era di gran lunga superiore a quello del marito e di quel ragazzo che aveva conosciuto alcuni giorni prima.
Inoltre il cazzo di Mario le sembrava più duro e più grosso.
Caterina, finalmente, si sentiva appagata fisicamente, e felice di aver incontrato uomo straordinario.
Così, esaltata dal godimento che stava provando, afferrò le spalle di Mario e se lo tirò verso di se. Voleva soddisfare una gran voglia di baciarlo.
Mario, intuendo lo scopo di quel gesto, si abbracciò a lei, affondando le labbra della bocca in quelle calde della ragazza.

‘oooooooooo papà ààààààààà è meraviglioso ooooooooooo
‘Tu sei iiiiiiiiii meravigliosa aaaaaaaaaaaaaaaa
‘Sento oooo gia aaaaaaaaa di amarti iiiiiiiiiiiiiiiii
‘Addirittura aaaaaaaaaaaaa è solo una scopata aaaaaaaaaaaaaa
‘Per te eeeeeeeeeee! non per me eeeeeeeeeee io già ti amo ooooooooooo!

Caterina scoprì di amare suo suocero e si stava dando a lui con uno slancio emotivo incredibile. Lo tirava, lo graffia, voleva che il suo cazzo sprofondasse più in profondità dentro di se.

Mario, percepiva quel cambiamento psicologico radicale e stimolato da quella nuova situazione emotiva raddoppiò lo sforzo aumentando il ritmo degli affondi.

La figa di Caterina era completamente bagnata ed un sostanza biancastra aveva impregnato il pelo pubico ed il cazzo di Mario.

Il cazzo quando affondava nella figa di Caterina produceva un rumore secco. In quella grotta i singulti di lei si mischiavano con il rumore della sua figa.

‘mmm sto per sborrare eeeeee mmm!
‘Si i riempimi la figa aaaaaaaaaaaaaa

Caterina era adagia con la schiena sulla sabbia, il suocero si muoveva con il corpo teso sopra di lei, tra i due si notava il cazzo di lui che frenetico sprofondava dentro la figa ad una velocità impressionante.

Mario era eccitato da quella situazione. Quindi aumentò il ritmo mentendolo per alcuni minuti poi’

‘ooooooooo godo oooooooooooo si iiiiiiiiii

In quegli istanti sentiva le pareti della figa di Caterina che si contorcevano attorno al suo cazzo, stringendolo come una calda morsa.

Alla fine diede l’ultimo affondo, tenendo il cazzo dentro quella fucina impazzita dal piacere, scaricò il suo carico di sborra, che inondò interamente l’utero della nuora.

Esausto e grondante si sudore, si lasciò cadere sopra la ragazza. Lei, in uno slancio affettivo, se lo abbracciò con tenerezza.

Le mani della ragazza continuavano ad accarezzargli le spalle ed i capelli grigi.

Caterina lo teneva serrato a lei baciandolo con grande passione.

‘Io ti amo! Forse ti ho sempre amato! Ora lo so!
‘Ei calmati! Ricordati che sei la moglie di mio figlio!
‘sono confusa! Ma credo di provare un grande amore per te!
‘Però dovrai continuare ad essere la moglie di Francesco!
‘Non mi importa più nulla! Quello che voglio è restarti vicino!
‘Adesso corri da tuo figlio! Che si è svegliato!

Caterina indossò il costume in fretta. Prima di lasciare la grotta si gettò nuovamente sul suocero e lo baciò con grande slancio. Quella scopata è stato un vero colpo di fulmine.

‘Senti! Ti devo chiedere una cosa?
‘Si?
‘Non voglio che rivedi quel ragazzo!
‘Non mi importa più nulla di lui! Ora ci sei tu!

Mario restò da solo a bocca aperta nella grotta. Colpito da quello slancio emotivo.
Nel silenzio totale, dopo quel turbinio di sensi, si distese rilassato a fissare le alte punte delle rocce ed a riflettere su quanto era successo.

Gli altri capitoli li troverete:

http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2011/12/incesti-italiani_04.html

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com) Il fato non è mai pago e rende la vita imprevedibile. Per Mario il destino aveva in serbo nuove sorprese

Ben presto si accorse che soddisfare le voglie di Caterina e Greta stava diventando un impresa ardua e difficile.
Le ragazze erano nel pieno del vigore fisico ed esigevano da lui prestazioni superlative. Inoltre aveva scoperto che a Greta piaceva il rapporto anale.

L’arrivo di Francesco, in licenza breve, rappresentò una vera e propria ancora di salvezza. Perché teneva lontano Caterina, che era quella che si era dimostrata la più ardimentosa e vogliosa di scopare.

Una altra circostanza venne in soccorso di Mario. Greta dovette rientrare in Germania perché doveva sostenere degli esami universitari, in occasione di sessioni straordinarie estive.

La vacanza continuava comunque, così la domenica successiva tutta la famiglia era andata al mare. Mario se ne stava tranquillo seduto sotto l’ombrellone a riflettere su quanto era successo nei giorni precedenti.
Erano passati due giorni da quando Greta era partita, già ne sentiva la mancanza.
Caterina, prudentemente stava lontano del suocero, impegnata a fare la moglie di Francesco.
Insomma, dopo tanta abbondanza di fica per Mario iniziò un periodo di magra e di mancanza di materia prima.
Tuttavia si trattava di una situazione precaria, perché appena Francesco rientrava in caserma, Caterina sarebbe ritornata ed essere disponibile ed a pretendere il dovuto con gli interessi.

Doveva aspettare solo un paio di giorni.

‘Venite è pronto!

Rosaria aveva portato due teiere di pasta al forno.
Aveva apparecchiato il tavolino da camping e chiamava tutta la famiglia al raduno per il rancio.

Tutti accorsero. Mancavano all’appello Gertrude e Maristella.

‘Quelle due chissà dove sono andate?

Mario: ‘Voi cominciata a mangiare io intanto vado a cercarle.

‘Papà vengo con te! non ho molta fame.

Era Giuliana. Insieme si avviarono sul bagnasciuga in direzione del faro. Ogni tanto le onde del mare colpiva i loro piedi. Giuliana cercava di evitare l’acqua saltando. In quei momenti si afferrava alla spalla del padre. Mario per non perdere l’equilibrio la cingeva dai fianchi. Il fisico magro e tonico di lei si percepiva in tutta la sua conturbante sensualità. Mario aveva ancora in testa il momento in cui l’aveva sorpresa intenta a farsi montare alla pecorina.
Tra se pensò a quel ragazzo mentre se la stava pistonando da tergo e lei, vogliosa, dava dei potenti colpi di reni che collimavano perfettamente con il ritmo della scopata.
Ora quel contatto fugace oltre a richiamare alla memoria quegli istanti di fuoco, le risvegliavano un desiderio di sesso, peraltro inappagato da alcuni giorni, ma continuamente vivo dentro i suoi pensieri, come in quel momento.

‘Ma dove si sono cacciate quelle due? è già un quarto d’ora che camminiamo!
‘Laggiù tra quei scogli, giorni fa ho visto molti ragazzini che si tuffavano! Forse sono lì?

Mario pensò: Certo lei quei posti li conosceva benissimo, dato che era la sua riserva di caccia. Giuliana, si assentava spesse volte e quasi sempre prendeva la direzione del faro. Forse proprio quei ragazzini scalmanati erano le sue prede preferite, con cui si concedeva come una troia.

La sabbia della spiaggia era completamente arsa dalla calura del sole. Per cui, ogni tanto camminavano nella zona in ombra, ai piedi della roccia.

Dopo alcuni minuti fu proprio Giuliana la prima a trovare le tracce delle scomparse.

‘Papà guarda, li ci sono i vestiti di Maristella e Gertrude!
‘Li vedo! Loro dove sono?

Giuliana precedeva il padre di alcuni metri. Mario non perse tempo ad osservare il corpo di sua figlia. Soffermandosi ad ammirare il fondo schiena. Giuliana era dotata di un culo che avrebbe fatto resuscitare persino i morti, talmente era bello e ben tornito.
I fianchi larghi, perfettamente proporzionati alla statura del suo corpo, ondeggiavano sinuosamente trasmettendo una provocante voglia di sesso.
Mario si trovò a desiderare quel culo, somatizzando quel momento con un abbondante erezione, che cercò di camuffare come meglio poteva, almeno per evitare un eventuale situazione imbarazzante. Giuliana per contro, si muoveva con naturalezza, e si capiva che in quei gesti non c’era alcuna provocazione. Mentre la testa di Mario era in piena fermentazione per le grazie di sua figlia, quella di Giuliana era serena e tranquillamente concentrata a cercare la sorella e la cugina, senza alcun pensiero malizioso nei confronti del padre.

Il destino è sempre in agguato e sa come mettere insieme gli ingredienti per far scatenare le passioni più recondite, che nascoste nei recessi della coscienza, sono pronte ad emergere non appena si presenta la giusta occasione.

‘Oddiooooooo!

Mario si destò improvvisamente, distogliendo lo sguardo dal culo di Giuliana.

‘Papà! Fermati! Rimani lì! Forse è meglio andare via!
‘Che cosa c’è?
‘No! Papà! è mm meglio andare via!

Giuliana apparve scossa. Aveva visto qualcosa di sconvolgente che le stava provocando delle forti emozioni. La voce era tremula ed il respirò era diventato subito affannoso.
Mario superò sua figlia, cha intanto si era appoggiata con le spelle agli scogli, non appena oltrepassò la guglia rocciosa si trovò di fronte la scena che aveva sconvolto Giuliana, che la sua perversa fantasia non avrebbe mai immaginato.

Maristella e Gertrude erano completamente nude, allungate su un asciugamano. Impegnate in un sublime sessantanove. Gertrude era sotto con la testa rivolta al mare e Maristella, sopra di lei, con la testa ficcata tra le cosce della cugina, mentre lei teneva le sue aperte sopra la faccia di Getrude.
Era uno spettacolo straordinario, due adolescenti, bellissime, che si stavano dando piacere a vicenda. Il culo, rotondo e bianco di Maristella si muoveva borioso di fronte agli occhi sbalorditi di Mario e Giuliana.

‘Porca Miseria aaaaa! Ma guarda ste due!

Mario si girò a guardare Giuliana. Si accorse che gli occhi di sua figlia erano lucidi. Fissavano intensamente le evoluzioni perverse di quei due diavoli.
Non ci voleva la scienza di Salomone per intuire che Giuliana si era lasciata trascinare da quella scena, facendosi coinvolgere emotivamente.

Per Mario, già tentato dalle forme conturbanti di Giuliana, quella scena rappresentò il colpo di grazia.
Scrutava con cupidigia le evoluzioni sensuali delle ninfette nude, desiderando di essere in mezzo a quelle due erinni.
Il suo cazzo, fedele esecutore degli ordini della sua mente perversa, senza alcun ritegno, spingeva nel costume, voglioso di quelle tenerezze, soffrendo nell’angusto spazio, perché pretendeva giustamente di essere soddisfatto alla svelta.

Intanto Giuliana, nascosta dietro la schiena del padre, si era appoggiata alla roccia, quasi a volersi sostenere dalle vertigini dei sensi che stava provando, ipnotizzata dalla scena di sesso tra la sorella e la cugina, era incapace di sottrarsi da quella situazione incandescente.
La visione di Maristella e Gertrude impegnata a leccarsi la figa le aveva sconvolto i sensi. Le venne una gran voglia di toccarsi la figa e stimolarla al ritmo forsennato di quel straordinario cunnilingus, desiderando anche di essere al posto loro.
La sua mente era talmente sconvolta che, inconsapevolmente, dimenticandosi di essere in presenza del padre ed ubbidendo soltanto ai propri istinti animaleschi, in preda ad un gran desiderio di sesso. Così, inconsapevolmente abbassò i freni inibitori ficcandosi una mano nel costume, poi iniziò a sollecitarsi le fenditure delle labbra della figa.
Si era completante isolata e godeva tenendo gli occhi chiusi e respirando con affanno.

Mario, nel frangente, incurante di quanto stava succedendo alla sue spalle, eccitato come un cavallo da monta, continuava a farsi incantare dalle performance delle sue figlie, incapace di distogliere lo sguardo.
Intanto anche la sua mano si agitava sul costume cingendo lo spessore del cazzo, mentre lo stava menando lentamente al ritmo forsennato di quel duetto da infarto.

Ad un tratto si rende conto che al suo fianco c’è sua figlia Giuliana. Si girò imbarazzato e quando vide quello che stava combinando quella porcona di Giuliana per poco non gli venne un colpo.

Giuliana era completamente partita in un’estasi sublime dei sensi. Con gli occhi chiusi era impegnata in una passione stravolgente. Aveva una mano tra le cosce e con l’altra si stava impastando una mammella.

Per Mario quella situazione nuova rappresentò una ghiotta occasione da cogliere al volo.

Senza esitare si lanciò su sua figlia. Le abbassò il reggiseno ed espose le sue meravigliose tette, poi, in piena frenesia, come un cane idrofobo, afferrò le bianche mammelle ed iniziò a leccare e succhiare i capezzoli turgidi.

Quel contatto improvviso non provocò alcune reazione di Giuliana. Anzi, continuava ad ansimare con gli occhi chiusi, lasciandosi accarezzare lascivamente le tette dal padre.

Man mano che la bocca di Mario incalzavano le tette di Giuliana, lui divenne più audace. La sua mano aveva già sostituito quella della figlia tra le sue cosce ed alcune dite stavano sollecitando le parti interne delle grosse labbra.

Ad un tratto percepì la mano della figlia che si stringeva attorno alla grossezza del cazzo.
Giuliana, dopo alcuni movimenti spasmodici, estrasse il cazzo del padre ed iniziò a segarlo con forza.
La sua mano stringeva la pelle tesa del cazzo, muovendola lungo l’asta la faceva scivolare in un giro di giostra che mandava Mario in paradiso. Giuliana, con il suo gioco manuale, dimostrò un accanimento straordinario, facendolo godere.

Intanto Mario aveva infilato il dito medio nella vagina calda di Giuliana scorrendo lentamente dentro e fuori.
Nonostante tutto, Giuliana rimaneva in silenzio, ansimando con suoni gutturali mostrava di apprezzare l’opera del padre.
Entrambi non avevano il coraggio di parlare. C’era il timore che il suono della loro voce familiare avrebbe rotto l’incantesimo di quegli attimi meravigliosi.

Così, in un silenzio innaturale, rotto solo dai singulti di piacere, continuarono a stimolarsi a vicenda, cimentandosi in effusioni straordinarie, le bocche, fameliche, si cercavano continuamente, con desiderio, ed i baci erano lunghi ed appassionati.

In quel groviglio di passioni, il cazzo di Mario si era già incuneato nello scoscio di Giuliana, e muovendosi trascinava con se, come un artiglio, la folte peluria e le grossa labbra, che venivano stimolate intensamente, in un gioco di piacere reciproco.

Ad un tratto Giuliana inarca il bacino, segnalando con quel atto il desiderio di spegnere le vampate che le stavano bruciando la figa. Mario intuisce le intenzioni di quel gesto.
Aderire a quella richiesta è come domare un fuoco con la benzina, quindi si abbassò quel tanto da permettere al grosso bulbo di infilarsi nella calda ed accogliente figa di sua figlia. Una volta dentro, cominciò a muoversi in lei in modo convulso, spinto dal cieco desiderio di placare il suo ardore incestuoso..

Giuliana incassò con grande gusto l’assalto di Mario, si appoggiò con la schiena alla roccia godendosi la follia incestuosa.
Mario si era completamente addossato contro sua figlia, tenendole una gamba sospesa in aria, si muoveva con frenesia dentro la sua calda fica, chiavandola con un impeto impressionate.

Il Cazzo di Mario penetrava profondamente nella figa di Giuliana, lasciando fuori solo i coglioni. Il ritmo era violento, entrambi si concedevano l’uno all’altro con il solo scopo di soddisfare la bramosia che aveva infiammato la loro mente.

Mario bacia continuamente la bocca di Giuliana. Gustandosi le sue labbra carnose e rosse come le ciliegie. Le sue tette morbide impattavano contro il suo petto villoso.

Dopo alcuni minuti Mario mette la figlia a pecorina. Finalmente anche lui, poté ammirare quel panorama strabiliante che in quel periodo estivo aveva fatto impazzire tanti ragazzini del posto.

Le ginocchia di Giuliana, sotto le possenti spinte di Mario, affondarono nella calda sabbia, così il padre, si assesto bene, e da dietro prese a penetrarla profondamente fino a sollecitargli la bocca dell’utero.
Giuliana, dal movimento impetuoso del cazzo paterno dentro di se percepì la brama che in quel momento stava attanagliando il senno di Mario. A sua volta, si muoveva verso il suo infernale amante, cercando di collimare l’urto della sua figa agli affondi del cazzo, in una perfetta alchimia d’immenso piacere.

In quei momenti, Mario si teneva saldamente dai fianchi della figlia mentre i suoi occhi scrutavano con libidine il fondo schiena di Giuliana, che molti uomini avevano desiderato come lui, così la sua mente, aggredita da quell’immagine sublime, trasformava la propaggine di quella bramosia in un cazzo duro come l’acciaio, che si perdeva tra quei candidi glutei ad un velocità pari alla sua eccitazione ed inimmaginabile per un mente normale.

Mario voleva ancora provare più ebbrezza da quella situazione incandescente, per cui in preda a quella frenetica giostra dei sensi, estrasse il cazzo dalla figa e puntò la grossa cappella contro il buco del culo. La via era stata già stata spianata abbondantemente da altri, per cui il cazzo, vinta l’iniziale resistenza dell’orifizio anale, sprofondò facilmente in profondità, nelle viscere. Giuliana, percependo il grosso bastone nel culo, andò incontro al padre, coordinando con lui i suoi movimenti.

Finalmente la sua lussuria veniva soddisfatta completamente in una stupenda cornice di piacere.
Mario aveva raggiunto l’apice di quel delirio di sensi; dopo aver assestato alcuni colpi fendenti con una potenza impressionante, incuneò il cazzo in profondità lasciandosi andare ad abbondanti fiotti di sborra che in pochi secondi riempirono il buco del culo di Giuliana, straripando dai lati in una schiuma biancastra e limacciosa, che iniziò a colare sui coglioni.

Il momento catartico fu esaltato dall’orgasmo di Giuliana, che Mario percepì chiaramente dai movimenti spasmodici delle pareti vaginali attigui a quelle del culo, e dai singulti che uscivano dalla gola di sua figlia strozzati con il costume stretto tra i denti

Alla fine, di quella stravolgente galoppata di sesso, Mario e Giuliana restarono ancora attaccati, e rimasero lì, inerti, in silenzio, fino a quando il cazzo non si afflosciò completamente.

Sempre, in un silenzio imbarazzante, Giuliana si liberò dalla presa di Mario ed afferrando i due pezzi del costume scappò via, senza neanche guardare il padre.

Mario la vide correre nuda sulla spiaggia, come una ninfa selvaggia, soffermandosi ad ammirare quelle linee stupefacenti, si rese conto di essersi scopato un figa da sballo. Sorrise perché sapeva che quello era stato soltanto l’inizio.

Una volta che Giuliana scomparve dalla vista, Mario si compose e ritornò a guardare la scena che aveva sconvolto la sua mente e quella di Giuliana, grazie alla quale aveva permesso di soddisfare un desiderio carnale che lo stava tormentando da parecchi giorni.

Maristella e Gertrude erano ancora lì, impegnate ancora a darsi reciproco piacere.

Per coloro che volessero leggere gli altri capitoli:

http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2011/12/incesti-italiani_04.html

Guzzon59 (claudiogusson@ymail.com) Tutto ebbe inizio con un banale incidente.

Il natale scorso stavamo trascorrendo la settimana bianca presso una ridente e pittoresca località di montagna. Mia moglie Caterina, che vantava un trascorso sportivo invernale amatoriale di tutto rispetto, volle esagerare cimentandosi nella discesa libera, su un tratto fuori pista, scosceso e pericoloso.
Risultato: perse il controllo e nella caduta libera si procurò la frattura multipla della gamba sinistra e la lesione composta della scapola destra, ergo, sessanta giorni di convalescenza.

I problemi della vita si annunciarono subito difficoltosi.

In primis: Caterina dovendo restare a casa ferma, non poteva più accompagnare nostra figlia Chiara a Scuola, quindi toccava a me provvedere.
In secondo: Eravamo comproprietari di un bar, che Caterina gestiva insieme alla sorella Emilia, una ragazzina di quaranta anni, singola, libertina e poco affidabile.
Terzo: Mio fratello Arturo, religioso, in quel periodo si trovava missionario all’estero, perciò su di lui non si poteva fare alcun affidamento.
Quarto: L’unico genitore in vita, era anziano, rimbambito e ospite di una casa di riposo.

Risultato:
Oltre a dover accompagnare Chiara a scuola, avrei dovuto ridimensionare l’impegno di lavoro, di commercialista, ed occuparmi del Bar, destino crudele, perché voleva significare una gestione condivisa con quella pazza di mia cognata.
Per quanto riguardava il mio lavoro, non c’erano problemi, perché Ugo, il socio in affari, offrì subito il suo sostegno, occupandosi dell’ufficio e di tutte le scartoffie finanziarie.

Mia figlia Chiara, è una deliziosa teenager, alle soglie dei diciotto anni, incasinata, all’epoca frequentava il quarto anno del liceo linguistico, presso una scuola situata in località periferica distante più di trenta chilometri.
Per raggiungere l’istituto avrebbe potuto utilizzare il treno, ma tale scelta ci era apparsa gravosa e pericoloso per una giovane ragazza, perché l’obbligava a partire alle sei del mattino per arrivare in orario a scuola. Ci sembrò un sacrificio enorme.
Così, tutte le mattine, alle sette e mezza e il pomeriggio, alle tre, mi occupavo del trasporto di Chiara.

Ora torniamo alla natura di questo racconto.

Erano le tre del pomeriggio del quattordici febbraio, il giorno di S.Valentino, stavo riportando Chiara a casa, quando suonò il cellulare.

Era Emilia.

‘Dovresti correre subito qui!
‘Sto accompagnando Chiara a casa!
‘E’ urgente! Porta anche lei!

Mi rivolsi a Chiara:
‘Tesoro c’è un cambiamento di programma! La zia Emilia mi vuole subito al Bar! Dobbiamo raggiungerla per sapere che cosa è successo!
‘Tranquillo papà! Con la mamma era la regola!

Ripresi il cellulare:
‘Va bene! Arriviamo tra dieci minuti!

Giunti al bar.

‘Allora?
‘Devo correre a casa! L’amministratore condominiale mi ha informato che l’appartamento sotto il mio è allegato. Ha già chiamato un idraulico e mi
sta aspettando per aprire la porta! Ciao ci vediamo dopo!

Pensai: pazza com’è probabile che sia stata lei a lasciare il rubinetto del bagno aperto!

Saltellando sui tacchi scappò via.
Il Bar era affollato di ragazzini, il garzone si dava da fare a servire bevande e quanto altro chiedeva la clientela. Dietro il bancone c’era Ilary, la sua ragazza.

‘Tutto a posto?
‘Si! Va bene!

Chiara si sedette ad un tavolino tra il bancone e le toilette. Tirò fuori alcuni libri e iniziò a leggere.

‘Tesoro hai fame? Vuoi qualcosa?
‘Una cioccolata e una brioche se non disturbo!
‘Ci penso io! Vedrai è la migliore cioccolata che tu abbia mai degustato! In questo mese è quello che ho imparato a fare meglio! Ahahah

Dopo alcuni minuti gliela servì. Mi ringraziò facendomi cenno con il capo, un gesto che mosse i lunghi capelli biondi che ondeggiarono sui libri.

Era trascorso già una mezzora abbondante ed Emilia non si vedeva ancora.

Chiamai Giorgio (il garzone).

‘Giò, dovrei andare al bagno! Ci pensi tu alla cassa?
‘Certo!

Appena libero corsi di filato nei bagni, cercando di trattenere l’impellente bisogno fisiologico.

Dentro c’erano alcuni ragazzini che stavano chiacchierando davanti ai lavandini. Il primo bagno era occupato, così entrai in quello successivo che era a ridosso del muro. Dall’altra parte c’erano i bagni delle ragazze.
Sapevo che il terzo bagno delle donne, quello che condivideva lo stesso muro con il mio, era da tempo fuori uso.

Dopo alcuni minuti, mentre ero intento a pisciare, percepì dei rumori che provenivano dal bagno delle donne, e precisamente da quello attiguo.

Qualche imbecille di ragazza aveva ignorato il cartello fuori uso e si era infilato dentro. Mi ripromisi di dire ad Ilary di andare a verificare ed eventualmente di chiudere lo stanzino a chiave.

La tipa che in quel momento stava dall’altra parte, si muoveva con la delicatezza di un elefante. Sentivo urti, fregamenti e colpi secchi contro la parete,
La tramezza di cartongesso, non attutiva il rumore perché era spessa pochi centimetri.

Pensai: ma che cazzo stava combinando quella?

Stavo imprecando, quando un particolare attirò la mia attenzione. In passato non ci avevo fatto caso, ma guardandolo attentamente, notai che il porta sapone era molto distante dal lavabo. Inoltre dai lati filtrava una strana luminosità. Incuriosito lo afferrai senza alcuna precauzione e me lo trovai in mano, staccato dal muro.

Rimasi basito, quando vidi che cosa celava sotto. C’era un foro largo circa sei centimetri. Mi abbassai e cosa sconvolgente vidi qualcuno che si muoveva dall’altra parte.
Fui assalito da un forte imbarazzo che mi spinse velocemente a spegnere la luce. Volevo evitare che la tipa dall’altro lato del muro facesse la stessa cosa o notasse la luminosità e scoprisse il foro da guardone pervertito.

In quel momento capì anche il motivo per il quel il bagno era fuori uso.

Stavo attendendo, che si spegnesse la luce dall’altra parte, quando mi assalì una forte curiosità di sbirciare attraverso il foro.

Esitai prima di fare quel gesto, ma lo sforzo di rispettare la privacy della sconosciuta cedette alla volontà morbosa di spiare e cosi, mi inginocchiai appoggiando un occhio sul foro.

Il buco era esattamente posto all’altezza del grembo della sconosciuta. Il bacino era scoperto. In quel momento la ragazza mostrava il culo.
Con una mano si teneva la gonna in jeans alzata. L’altra non la vedevo perché mi dava la schiena.

Non potei fare a meno di apprezzare le fattezze perfette di quel sedere.
Era rotondo come un mandolino e dalla tonicità dei glutei s’intuiva che la ragazza doveva essere molto giovane.

In quel momento mi assalì una voglia di guardare ogni particolare di quel corpo tondo e ben tornito. Fui anche fortunato perché avvenne il miracolo che speravo. La tipa si girò verso di me mostrandomi una fica imberbe, completamente rasata.

Fui sorpreso, quando scoprì dove era finita l’altra mano e osservando con attenzione mi resi conto di un particolare che mi sconvolse l’inguine. La tipa si stava sgrillettando la figa.
La ragazza teneva le gambe allargate quel tanto da permettere alle dita della mano di razzolare nell’incavo vaginale. Il foro era esattamente allineato alla sua figa e potevo vedere quel gesto nei minimi particolari. Le labbra grosse e paffute si erano già arrossate.

La sua mano indugiava nervosa nella vagina strofinando con forza le grosse labbra.

Concentrai subito l’attenzione su quel gesto e mi parve persino di sentirla ansimare.

La scena mi eccitò a tal punto che mi venne la voglia di tirarlo fuori e accordarmi alle note piacevoli di quella sinfonia sensuale.

Continuai a stare in ginocchio, a spiare eccitato quella ragazza che si stava sditalinando con frenesia la fregna.
Alla fine, prevalse l’istinto animalesco primordiale. La scena era troppo appetitosa per la mia fantasia infiammata, che del resto non dovette sforzarsi eccessivamente ad immaginare, considerato che l’oggetto del desiderio era lì davanti, in bella vista.
La cerniera lampo in ogni caso era già aperta, quindi fu sufficiente tirarlo fuori e iniziare una piacevole pugnetta, e così feci.

La situazione in pochi minuti cambiò completamente.
C’era solo una sottile parete a dividere un desiderio morboso condiviso, che come una malattia contagiosa aveva infettato i miei sensi e quelli della ragazza.
Ci muovevamo all’unisono, in una perfetta sinergia corporea, lei a sgrillettarsi la figa e io a strapazzare un cazzo che era diventato duro e voluminoso.

Stavo menando il palo, incantato ad ammirare l’incavo vaginale della ragazza, quando mi venne in mente un episodio accaduto alcuni mesi prima.
All’improvviso dentro di me si fece strada un’idea folle che una persona ragionevole l’avrebbe ritenuta da manicomio, ma in quel momento, con la testa arroventata dal desiderio, parve un azzardo che poteva avere successo.

Un mese primo, beccai il mio socio Ugo a navigare in siti porno. Non era una novità, perché conoscevo la mente contorta di quel maiale.
Ma la cosa che mi colpì quel giorno fu la visione di alcuni video clip che Ugo, mi mostrava con risate sguaiate.
Un video in particolare mi aveva colpito, quello in cui si vedeva una ragazza, chiusa in bagno, mentre s’impegnava a far un succulento pompino a uno sconosciuto, che aveva infilato il cazzo nel buco della tramezza divisoria, uguale a quello che avevo davanti. Il genere si chiamava gloryhole.
Pensai: la situazione è la stessa, che cosa sarebbe successo se lo avessi fatto? in quel momento un’azione del genere poteva avere successo?

Era eccitato come un montone in calore. La mano menava con frenesia un cazzo che per durezza avrebbe potuto sollazzare le dolci morbidezze di quel postribolo di piacere.

L’occasione fa l’uomo ladro’.
Accadde in modo meccanico, pensiero e azione, agirono d’istinto, mi alzai e spinsi la cappella nel foro e lo penetrai fino in fondo.
La parete non era spessa quindi una parte abbondante del cazzo si era senz’altro manifestato dall’altra parte, come un miraggio.

I rumori, infatti, cessarono all’istante, persino il respiro della tipa. Il mio invece riprese in modo convulso, caratterizzando una attesa snervante che mi stava facendo impazzire i sensi.
Ero completamente calcato contro la parete, con il cazzo duro infilato nel foro in attesa del miracolo, o per lo meno mi aspettavo una reazione simile a quella che avevo visto nei video clip.

Si dice che la fortuna aiuta gli audaci, e così fu.

Con mio grande gaudio avvenne il primo e sublime contatto.

Una mano della sconosciuta si era stretta attorno al cazzo e lo accarezzava con dolcezza, come se fosse un animale vivo. La delicatezza di quel contatto mi fece capire che la ragazza doveva essere molto eccitata.
Il gesto, con il passare del tempo, diventò sempre più sicuro e determinato, fino a trasformarsi in una sublime e veloce pugnetta.
Gemevo in silenzio per paura di rompere quell’incantesimo. La ragazza mi stava praticando una sega vigorosa e continua.
Le sue mani si muovevano lungo l’asta con una stretta energica e decisa. Ogni tanto percepivo un contatto sulla cappella, poi capì che era la sua lingua.

Quei contatti fugaci con la lingua mi fecero sperare di poter avere una attenzione particolare anche dalla sua bocca.

Così fu, per la mia gran gioia! quando attaccò a succhiare stavo quasi per perdere le forze nelle gambe.
Mi abbracciai il muro immaginando quella stupenda ragazza dall’altra parte che si stava accanendo sul mio cazzo.
Il pompino si rivelò un gesto divino, perché era ben fatto, e la tipo dimostrava di avere talento e dimestichezza con il cazzo, una vera esperta in materia.
La sua bocca ingollava il cazzo stimolandolo con le labbra e la lingua.
La zona lombare fu aggredita da brividi profondi che mi davano un senso di vertigine pazzesco.
Stentavo a credere che quello che stava succedendo, ma stava accadendo veramente, una esperienza unica e straordinaria.

La tipo alternava a momenti di sega a quelli del pompino. Agiva frenetica e con grande slancio emotivo. Il cazzo era in suo completo potere e lo stava stimolando come meglio gradiva, persino con le tette.

Ma alcuni minuti dopo, lo scenario cambiò completamente. Stavolta rimasi sconvolto, perché il contatto mi sembrava diverso e le parti più morbido.
All’improvviso capì, una luce illumino subito la mia mente, cazzo non poteva essere vero, era pazzesco, ma quei teneri contatti erano le sue parti intime, che si avvolgevano attorno al cazzo.

Mio dio, il sogno si era realizzato. Il cazzo si trovava incuneato in mezzo allo scoscio della ragazza e stava strofinando con forza la nicchia vaginale, nel punto d’unione delle cosce, stimolando le parti molle e umide della fica imberbe.
Mi girava la testa. La ragazza si era scatenata senza porsi limiti, agendo come una baccante ubriaca e indemoniata dal dio Eros.
Percepivo il dolce tepore delle parti molli arrossate dal desiderio, che strisciavano sul volume del cazzo, che scorrendo le trascinava con se.

Non era finito li. Le sorprese erano solo all’inizio.

Continua qui:

http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2014/02/il-pompino.html

Così va la vita.

Guzzon59

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