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Incontri in campagna

By 11 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo deciso, insieme ai miei amici, di andare ad una sagra in un paese in collina. Oltre al solito mercatino, giochi e spettacoli vari erano in programma anche i fuochi d’artificio alla sera; così avevamo deciso di fare un uscita di tutto il giorno.
Arrivati alla sagra l’abbiamo visitata, e parlando un po’ in giro abbiamo saputo che in molti alla sera avrebbero visto i fuochi da un laghetto vicino il paese, dove si sarebbero potuti vedere riflessi anche dal lago rendendo l’esperienza molto più suggestiva.
Dopo aver visitato le bancarelle e esserci fatti un caffè al bar abbiamo preso le macchine e abbiamo raggiunto il lago. C’erano già molte persone intente a fare un pic-nic, il bagno o c’era chi prendeva il sole.

Ci siamo scelti un nostro angolino ed abbiamo iniziato a rilassarci. Non avevo con me il costume, per fortuna portavo un reggiseno nero senza fantasie o simili che poteva essere scambiato benissimo per un costume, purtroppo però sotto la minigonna portavo un paio di mutandine rosa a vita bassa piuttosto spinte e non era il caso con tutte quelle famiglie presenti di spogliarmi oltre.

Ci eravamo scordati di prendere da mangiare per la cena perché in principio il nostro piano era quello di cenare in un qualche ristorante in paese, e con la nostra deviazione al lago eravamo rimasti sprovvisti di cibo e bevande.
I miei amici decisero di andare a prendere qualcosa da asporto alle bancarelle della fiera, così ne approfittai chiedendogli di portarmi qualcosa, così sarei rimasta a riscaldarmi al sole; così dopo un po’ partirono.

Rimasi a prendere il sole per altri dieci minuti, ma tirando le somme incominciavo ad annoiarmi, e l’ambiente intorno con tutti quei bambini mi stava dando sui nervi. Decisi così di raggiungere i miei amici al paese.

Arrivata alla macchina constatai che l’abitacolo era diventato un forno e non avevo più voglia di guidare anche perché la mia twingo non aveva un aria condizionata degna di quel nome.
In compenso anche se la strada che porta al paese era lunga perché faceva un bel po’ di curve, in linea d’aria il lago distava dal paese neanche un chilometro. Decisi di tagliare dai campi, anche perché c’era una specie di sentiero di terra battuta che portava proprio in quella direzione.

Imboccato il sentiero passai davanti ad una vecchia casa di campagna con un sacco di trattori, macchinari vari, mobili, sculture e roba di antiquariato sparse un po’ per tutto il giardino. Dedicai qualche minuto ad osservare tutte quelle cianfrusaglie, alcune delle quali molto belle e curiose’come un vecchio macinino per il caffè a manovella.

Mentre osservavo arriva dalla casa un vecchietto che mi saluta e mi chiede se c’era qualcosa che mi piaceva. Gli risposi che in realtà c’erano molte cose belle. Il vecchietto sorrise e mi invita a venire nel suo prato perché di vecchi mobili e simili ne aveva tutto il retro pieno.
Saltai il fosso che separava il sentiero dal suo giardino e iniziai ad esplorare quella specie di negozio di antiquariato a cielo aperto.

Il bello era che ogni oggetto che si trovava sul suo giardino sembrava avesse una sua storia particolare ed avvincente; inoltre il vecchietto sapeva narrare bene ed era molto conciso e in neanche una mezzora riuscì a fare un riassunto completo della storia di innumerevoli trattori e mobili.
Il vecchietto aveva cominciato ad raccogliere ed ad aggiustare vecchi trattori fino da quando era giovane, diventando una specie di meccanico per tutti gli altri contadini del paese. Col tempo aveva poi iniziato a restaurare e rimettere a posto mobili e a fare altri lavori in legno. Adesso raccoglieva tutto ciò che gli altri buttavano via e rimetteva in sesto gli oggetti che si poteva mettere a posto e usava gli altri oggetti troppo malandati come parti di ricambio per quelli messi in buono stato.
Alla fine, specialmente, con i mobili riusciva a guadagnare dei bei soldi perché i vecchi mobili in legno massiccio erano molto richiesti.

Mi piaceva lo stile del vecchietto, sarei rimasta ad ascoltarlo per ore e ore. Dopo che mi fece visitare il giardino mi portò in un capanno dietro casa per mostrarmi il suo laboratorio. Lì si che c’erano delle meraviglie, rimasi affascinata da un intera collezione di vecchi bambole in stoffa e da dei mobili con dei vetri colorati. Lì tra tutti quegli oggetti di antiquariato il vecchietto era nel suo ambiente, e a me sembrava molto più bello lì piuttosto che la fiera che avevo appena visitato in paese.

Alla fine mi portò al suo ultimo restauro, un gazebo che aveva nell’orto. Il gazebo gli e lo aveva regalato un suo vicino dopo che un albero caduto a causa di un vento molto forte ne aveva buttato giù il tetto e un paio di pali. Lui l’aveva preso subito e con una serie di vecchie tegole in ardesia che aveva preso a sua volta da una vecchia casa in demolizione ne aveva rifatto il tetto. I pali rotti li aveva sostituiti e aveva aggiunto dei pannelli decorativi in legno da dei vecchi mobili.
Dentro al gazebo c’era un divanetto con un cuscino in raso rosso molto bello proveniente da un vecchio divano.

Il gazebo, oltretutto, era immerso nel verde, tra alberi di ciliegi e melograni e aveva una vista sui campi e sul paese. Gli feci i miei vividi complimenti per l’opera di restauro anche perché non si riusciva più a capire dove c’era stato il crollo e dove il gazebo era rimasto integro.
Siccome incominciava a farsi sera il vecchietto mi offrì qualcosa da mettere sotto i denti.
Mi vece accomodare nel gazebo e dopo neanche cinque minuti tornò indietro con un po di pane culatello, vino e ciliegie. Accolsi volentieri quel ben di dio e mentre spiluccavamo insieme il cibo mi raccontava un po’ di aneddoti divertenti successi durante le scorse fiere del paese.
Il vino era di quello buono e come si dice le ciliegie ne tirano dietro una dopo l’altra.

Dopo un po’, comunque, il vecchietto mi incomincia a fare un po’ di domande; quelle classiche che ti fanno gli amici dei tuoi genitori o i lontani parenti. Quando arriva la classica domanda sul fidanzato, gli rispondo che al momento non c’era nessuno e da lì si indigna un po’ per finta e si domanda come una bella ragazza come me non avesse nessuno al momento. Gli rispondo che non ci sono molti giovani tuttofare simpatici come lui; e da li il vecchietto sorride e inizia a farmi un po’ di complimenti ed adulazioni varie.

Ad un certo punto mentre mi chiedeva qualcosa sul mio lavoro di barista a cui seguì il solito complimento sulle mie doti, stavo mangiandomi un’altra fetta di culatello quando mi accorsi che il vecchietto aveva messo la sua mano sopra la mia gamba. Rimasi un attimo sorpresa, ma il vecchietto continuava a parlarmi. Anzi mi stava proprio corteggiano. Mentre mi domandava del mio lavoro continuava ad accarezzarmi la gamba dal ginocchio fino all’orlo della minigonna; sfiorandomi la gamba sia sopra che all’interno.

Lo lasciai fare per un minuto, tanto per vedere dove andava a finire quella mano. Poi mi chiese se volevo un altro po’ di culatello. Gli dissi di si e lui ne approfittò per alzarsi, prendere il culatello e risedersi meglio; ovvero più vicino a me. Poi mi imbocco con le sue mani, e riprese a toccarmi le gambe.

Ora che era più vicino poteva riuscire a toccarmi tutte e due le gambe. Me ne accarezzava una e poi passava all’altra, poi mentre aveva la mano tra le mie ginocchia iniziò ad spingerla sempre più su. Arrivò fino alla minigonna e poi spingendo delicatamente iniziò a massaggiarmi l’interno coscia arrivando con la punta delle sue dita a toccarmi le mutandine.
Il vecchietto stava incominciando ad ansimare quando gli presi la mano e gli chiesi dove avesse intenzione di andare a parare.

Fino a quel momento ero piuttosto indecisa. Il vecchietto sembrava avere sui sessant’anni, ma era ancora ben piantato ed aveva delle braccia ben tornite. Nella mia mente incominciava a farsi spazio l’idea che quel vecchietto non era affatto male. Però poteva essere mio nonno accidenti.

Mentre avevo la sua mano tra le mie, mi dice che sono molto bella e si avvicina come se volesse baciarmi. La mia testa stava viaggiando a mille, lì sul momento le sue attenzioni non mi dispiacevano più di tanto, ma l’idea di baciarlo mi bloccava abbastanza.

Lui, invece, di cercare le mie labbra iniziò a sbaciucchiarmi sul collo. Lo trovai molto più accettabile e godevole. Anche l’odore del suo corpo era buono. Lo lasciai lavorare mentre stavo ancora decidendo fin dove far arrivare la storia.

La situazione non mi dispiaceva affatto. Gli lasciai la mano, e la mise subito sul mio seno tastando con forza tale che quasi mi graffiava. Io portavo ancora solo il reggiseno, la maglietta infatti l’avevo lasciata nella macchina. Sembrava che mi avesse messo la tetta in una morsa, mi fece male e decisi che sarebbe finita lì.

Mi alzai scostandolo, dissi qualche parola a mo di scusa ed iniziai a cercare le infradito per andarmene. Lui da dietro allungò velocemente la sua mano sotto la mia minigonna ed in un attimo riuscì a scostarmi le mutandine infilandomi due o tre dita direttamente nella micetta ed il pollice nell’ano.
Provai un certo fastidio quando mi penetrò il culo, poi mi accorsi che ero tutta bagnata. Quando stavamo strusciandoci prima ero quasi venuta e non me ne ero neanche accorta.

Non sapevo bene cosa fare. Lui mi stava masturbando da dietro. Nemmeno lo vedevo in faccia e le gambe mi stavano tradendo; sembrava che non fossero più in grado di reggermi in piedi. Con l’altra mano il vecchio tirò su la minigonna e sentì la sua faccia che mi baciava il sedere passando da una chiappa all’altra. Nonostante una forza invisibile inchiodava le mie gambe in quel posto riuscì a divaricarle facilitando il compito del vecchietto.

Ad un tratto mi tolse il pollice dal culo e l’altra sua mano liberà raggiunse la mia figa entrandovi.
Avevo almeno due-tre dita di entrambe le sue mani che erano riuscite a penetrarmi, mentre le altre erano lì a sfiorarmi le labbra esterne.

Accidenti io me ne volevo andare, ma le gambe mi stavano trattenendo lì facendomi masturbare da quel vecchio. Iniziai ad ansimare mentre le mie mani andavano sul mio basso ventre ad incontrare le sue fino a risalire sulla mia pancia e il mio seno. Chiusi gli occhi e feci continuare al vecchio il suo lavoro.

Alla fine venni, sentendo un caldo fiotto scendermi giù lungo le gambe. Il vecchio mi liberò dalla sua presa. Mi voltai vedendo il suo viso tutto arrossato, poi mi disse di spogliarmi. Lo feci quasi meccanicamente. Feci cadere i miei stracci sul pavimento del gazebo.
Mi accomodai sopra di lui ed iniziammo a baciarci. Continuò a tastarmi il seno, però questa volta con più delicatezza. Sentì il suo pene che si gonfiava e iniziava a premere sui pantaloni. Cercai di eccitarlo ancor di più muovendo ritmicamente il mio bacino sul suo sesso.
Mi fece smettere e mi fece rialzare, mi disse di andare a casa sua e con una mano mi accompagnò attraverso l’orto. Lasciai i miei vestiti nel gazebo ed andammo nella sua camera da letto.

Mi fece sdraiare sul letto e si spogliò. Aveva un corpo piuttosto robusto e muscoloso anche se in certi punti la sua pella bianca era piuttosto floscia. Il suo uccello invece era bianchissimo a chiazze rosse e con le vene tutte in evidenza. Si fece su di me ed iniziò a scoparmi alla vecchia maniera.

Devo dire che fu piuttosto bravo. Secondo me ci diede sotto per dieci minuti buoni, poi letteralmente si stese su di me stremato a peso morto. Aspettai in quella strana posizione per un po’, poi lo feci scendere da me e andai dal suo uccello oramai moscio e iniziai a leccarglielo e a succhiarglielo.

Ci diedi dentro per un po’ lavorando di lingua. Poi il suo pene tornò ad avere un erezione e iniziai a fargli un pompino. Quando venne non mi avvisò nemmeno, mi venne in bocca ed istintivamente ritrassi subito la mia testa, poi un secondo ed un terzo schizzo mi presero in pieno naso e su una guancia. Lo guardai in faccia e mi stupii vedendolo che stava già dormendo.

Sorrisi alla scena e cercai un bagno dove pulirmi. Davanti allo specchio mi ripulì la faccia dallo sperma e incominciai a pensare a quello che era appena successo. Istintivamente incomincia a toccarmi e senza neanche accorgermene iniziai a masturbarmi.

Finito il mio momento intimo si era fatta sera andai di soppiatto nell’orto a riprendermi i vesti. Lì nel gazebo mi fermai un attimo pensando sul da farsi. Presi il cellulare e mandai un messaggio ai miei amici dicendomi di non aspettarmi. Proprio in quel momento iniziarono i fuochi e me li godei dal gazebo. Poi rientrai in casa.

Visitai un attimo la casa; anche lì c’erano molti oggetti restaurati che occupavano un po’ tutto lo spazio disponibile. Ritornai di nuovo in camera da letto. Guardai il vecchio che dormiva nudo sul letto e rimasi li per un po’ a guardarlo.
Presi una decisione. Mi spogliai nuovamente e preso un lenzuolo mi adagiai accanto al vecchio e mi appisolai al suo fianco.

Mi svegliai che c’era già molta luce che invadeva la stanza da letto. Accanto a me il vecchio non c’era più. Mi misi le infradito ed andai a cercarlo. Conoscevo già la casa ed andai prima in bagno, poi in cucina. Lì lo trovai che stava lavando i piatti. Lo salutai. Lui rispose dicendo ‘Ciao Bambina’e rimase un attimo a fissarmi. Ero tutta nuda sulla porta. Gli dissi che potevo anche essere sua nipote e mi risponde che potevo anche esserlo ma io ero più bella.

Gli chiedo se si può avere un caffè e lui prontamente si mette subito all’opera. Intanto mi siedo al tavolo ed aspetto. Facciamo colazione insieme con un po’ di chiacchiere. Quando ho mandato giù il caffè ed un paio di fette biscottate, gli dico che sono pronta. Mi chiede se voglio andare di sopra, io mi alzo e vado verso di lui. Mi inginocchio davanti a lui e mentre armeggio con i suoi pantaloni gli rispondo di no.

Gli tiro fuori l’uccello e inizio a menarglielo per renderlo duro, poi quando ha la sua erezione completa mi metto al lavoro con la bocca e inizio a fargli un pompino. Quando sento che inizia ad eccitarsi me lo tolgo di bocca, mi adagio sopra di lui ed inizio a cavalcarmelo per bene. Forse persino troppo perché dopo neanche due minuti viene subito.

Ci fissiamo negli occhi per qualche istante, mentre cerco nuovamente di scoparmelo di nuovo, ma ce l’ha moscio e quindi lascio stare.
Decidiamo di farci una doccia insieme, mi diverto mentre gli permetto di pulirmi il corpo e lui impiega quasi tutta la sua attenzione a strofinarmi il seno. Gli faccio notare che ho anche altre parti da pulire e continua la sua opera. Comunque finita la doccia mi asciuga e mi rivesto di quei due stracci che avevo indosso la sera prima e mi faccio pure prestare una camicia visto che la mia maglietta era rimasta in macchina.

Decidiamo di andare a fare un giro al lago; quello della sera prima. Non c’è nessuno e noi riusciamo a fare un paio di giri del lago; poi mi porta li vicino sempre in vista del laghetto dietro alcuni alberi dove sa che crescono delle more. Passiamo un quarto d’ora a fare la nostra seconda colazione. Intanto incomincia a farsi caldo e le cicale iniziano il loro canto.
Attorno a noi il boschetto è tranquillo e nei campi in lontananza non c’è nessuno. Abbraccio il vecchio e gli infilo una mano nei pantaloni prendendogli l’uccello che prontamente risponde al mio richiamo. Poi mi appoggio ad un albero e lentamente mi alzo la minigonna e mi abbasso le mutandine fino al ginocchio. Mi volto, appoggio le mani all’albero e protendo il culo verso di lui.

Mi viene incontro subito, lo sento mentre mi stà penetrando. Lo fermo un attimo e gli chiedo se vuole provare a mettermelo nel culo. Insisto un altro po’ e sento che me lo toglie dalla figa e tenta di infilarmelo nell’ano. Sento che preme ma non ci riesce. Con le mani mi divarico più che posso le chiappe e gli chiedo di riprovarci. Sento che questa volta ci riesce ed inizia a scoparmi.

Finito di fottermi mi ricompongo e terminiamo la nostra passeggiata.

Torniamo a casa sua. Ci facciamo qualcosa da mangiare e poi ci facciamo un po’ di coccole davanti alla TV e ci scappa pure una mezza pennichella. Quando ci risvegliamo gli chiedo se per caso quella sera non avesse avuto voglia di riprovare a scopare. Lui ovviamente risponde di si, ma io gli chiedo se voleva provare con il viagra. Ci discutiamo un po’ su e alla fine decide di andarselo a prendere in farmacia.

Mentre lo aspetto, mi faccio una doccia rapida, mangio qualcosa presa dal frigo e cazzeggio un po’ andando a visitare il capanno con tutti gli oggetti di antiquariato.

Quando torna gli faccio la festa, decidiamo di farci la grande scopata quella sera con il fresco.

Dopo cena finalmente gli faccio prendere il viagra e mentre aspettiamo che l’effetto inizi gli faccio ingannare l’attesa spogliandomi per lui. Quando sono tutta nuda mi siedo nel divano in fronte al suo, divarico le gambe e inizio a toccarmela e a fare finta di masturbarmi. Evidentemente la cosa deve aver funzionato perché dopo un po’ l’effetto è evidente e da sotto i suoi pantaloni si vede una bella erezione.

Andiamo in camera da letto e iniziamo a fare l’amore. Prima mi metto sotto e come la notte precedente mi faccio scopare canonicamente. Poi mi metto a pecorina mentre lui mi fotte da dietro. Quando lui è stanco, ma il suo uccello no, lo faccio distendere e me lo cavalco io per un po’.
Ci prendiamo un attimo una pausa, io me ne vado in bagno a tentare di ricompormi.

Quando torno lui è li disteso sul letto con il cazzo in tiro, mi avvicino a lui ed inizio a fargli un pompino, poi a metà cambio idea. Mi riposiziono e mi metto il suo uccello fra le tette e inizio a massaggiarglielo. Mi complimenta per l’originalità ed intanto io continuo. Mi ricordo che sono andata avanti per un pezzo fino a quando non venne imbrattandomi il mento di sperma.

Mi adagio a fianco di lui chiedendogli com’era stata la spagnola. Lui è felice e non si era mai immaginato una cosa simile. Mi disse che ero veramente una discolaccia. Gli chiedo se è il caso di affibbiarmi una punizione, tipo una sculacciata come si faceva una volta. Mi chiese se ne ero convinta e gli rispondo che poteva essere divertente.

Lui si alza e mi dice che va a prepararsi. Torna indietro con un metro di legno. Lo guardo allibita e lui di rimando mi dice che è come si faceva una volta.
Gli sorrido, mi alzo dal letto e vado verso di lui. Lui si siede mi fa mettere distesa sulle sue ginocchia. E’ un operazione un po’ complessa poi inizia a colpirmi piano sul culo con il metro. Inizialmente ci da piano poi gli chiedo di metterci più impegno.

Quando inizio a sentire alcune avvisaglie di dolore al sedere lo faccio smettere. Mi inginocchio di fronte a lui e gli chiedo se intende punirmi ancora. Lui ci pensa un po’ su, poi gli viene in mente qualcosa, mi dice di chiudere gli occhi e di aspettarlo un attimo.

Quando torna si assicura che abbia gli occhi chiusi, poi mi fa distendere sul letto. Prima mi mette una specie di benda sugli occhi, poi sento che mi lega al letto. Gli dico che è un vecchio sporcaccione e lui mi dice di stare zitta.

Quando mi ha legata, sento la sua mano che mi accarezza il ventre, poi mi bacia in bocca. Sto per dirgli qualcosa quando sento che mi caccia qualcosa in bocca a forza e poi il suono tipico dello schocht che mi mette sulla bocca bloccandomi quella specie di straccio che mi ci aveva cacciato prima.

Ora riprende a carezzarmi tutto il corpo. Lo sento mentre si sofferma sopra ogni mia parte intima, e la esplora con una pazienza infinita. Quando arriva sul mio sesso sento che mi strofina il clitoride con delicatezza mentre infila le sue dita nella figa. Mi masturba per quella che sembra un’eternità.
Intanto io tento di gemere di piacere, ma con la bocca imbavagliata emetto solo strani mugulii.

Quando finisce di tormentarmi la micetta, lo sento che si alza dal letto. Torna dopo qualche minuto. Sale sul letto e sento di nuovo le sue dita nella figa. Questa volta è diverso. Qualcosa di duro e freddo mi penetra. Dapprima piano e poi sempre più veloce muove quella cosa. Ad un certo punto vengo di nuovo e lui si ferma.

Mi viene vicino alla faccia. Mi parla, mi chiede se vuole che continui. Gli annuisco con la testa. Lui mi strappa piano lo schotch dalle guance e mi toglie lo straccio di bocca. Mi lascia invece la benda sugli occhi. Lo sento che si accovaccia sopra di me. Il suo pene si appoggia sulla faccia. Io gli spalanco la bocca.

Lui trova il buco ed inizia a fottermi la testa. Sento il peso del suo corpo che mi investe ad ogni movimento del bacino, tutto l’odore di sudore quasi mi soffoca e i suoi peli pubici mi solleticano la faccia.

E’ una cosa che va avanti per un po’, poi mi viene in bocca e si ritrae dalla mia faccia emettendo un gemito di piacere. Io invece quasi soffoco, ingoio il suo sperma e mi viene un acceso attacco di tosse che si calma solo dopo un po’.

Sento le sue mani che mi liberano dalla benda sugli occhi. Ci guardiamo per un po’, poi mi viene da ridere. Lui sorride di rimando. Gli chiedo se ora vuole liberarmi. Mi libera dalle corde in un minuto. Mentre mi rialzo mi guardo attorno. C’è lo schotch avvinghiato alle mie mutandine sopra al letto. Stupita gli chiedo se prima mi avesse messo in bocca le mie mutandine. Lui annuisce. Ripenso mentalmente alla scena e decido di dargli una sonora cuscinata. Che razza di situazione.

Piano piano mi ricompongo, vado al bagno e poi torno in camera da letto. Il vecchietto se la dorme alla grossa. E’ sempre nudo sul letto. Di nascosto mi avvicino al comodino e inizio a frugare fino a quando trovo quello che cercavo. Prendo un paio di mutande e cautamente gli e le infilo sulla testa.

Finita la mia opera mi cerco un paio di pantaloni e una maglietta dai suoi cassetti e mi rivesto. Il giorno dopo era un lunedì e la settimana avrebbe ripreso il suo corso. Soprattutto avevo voglia di tornare a dormire nel mio letto, così prese le mie cose me ne tornai alla macchina diretta verso casa. Verso una parvenza di normalità che sarebbe durata chissà fino a quando.

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