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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Interrogatorio

By 25 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

DISCLAIMER

Questo racconto contiene scene forti.
Qua sono presenti tematiche, scene e descrizioni forti che potrebbero turbare il lettore. Se leggendo trovi una scena che ti disturba non pensare che sia solo un caso, andando avanti ne troverai altre.
Se sei ancora interessato: buona lettura!

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La ragazza era completamente nuda. L’avevano spogliata per umiliarla ulteriormente o semplicemente perché risultava un bel panorama, magari entrambe le cose. Era bloccata su una sedia rovinata, poteva sentire un paio di schegge nel culo, le mani bloccate dietro lo schienale, le caviglie legate l’una contro l’altra.
Non sapeva dove l’avessero portata, ma quel posto doveva essere il buco del culo del mondo a giudicare dall’odore, e sentiva freddo, molto freddo.
‘L’hai visto?’ chiese una voce maschile. Non sapeva a chi appartenesse, era bendata.
‘Sono solo una telegrafa’ non’ non ho visto un bel niente’ non so nemmeno di cosa si tratti” la voce della ragazza tremava. Una voce femminile, giovane.
‘Non sa nemmeno di cosa si tratti” la canzonò la stessa voce, profonda, matura, sembrava rivolgersi ad un terzo, doveva esserci qualcun altro nella stanza. Chi? C’era davvero? Non saperlo metteva la ragazza ulteriormente a disagio. ‘La nuova arma degli inglesi! Il carro armato! Sai perfettamente di cosa si tratti, e sai cosa intendano farne. Diccelo. Diccelo ed andrà tutto bene.’
‘No” rispose la ragazza dopo aver preso un lungo respiro, cercando di darsi contegno, di assumere un tono convinto ‘Non so cosa intendano farne.’
‘Sappiamo che sei stata tu” continuò la voce ed a quelle parole qualcosa la colpì pesantemente sulla guancia ”a trasmettere l’informazione!’
I capelli dorati e mossi dondolarono impetuosamente attorno al viso in reazione al pugno, e la ragazza tirò su col naso ‘Io’ trasmetto un sacco di informazioni”.
Non sapeva con chi stava parlando, non sapeva dov’era, non sapeva quante persone c’erano attorno a sé. Tutto ciò la stordiva, la turbava nel profondo, il sentirsi in pericolo e non poter vedere metteva in allerta ogni cellula del suo organismo.
‘Oh, certo’ e non ricordi. Sei una povera inutile ritardata che non ricorda l’informazione segreta, che le hanno sicuramente chiesto esplicitamente di non rivelare a nessuno, che parlava di potenti armi nuove” qualcosa la colpì alla spalla. Un calcio? Era abbastanza forte da far cadere la sedia. Il mondo si capovolse, una fitta di dolore si irradiò dalle mani al cervello quando le braccia schiantarono a terra sotto il peso della sedia. Cadde, rotolò. Non capiva. Era sul pavimento? Di fianco? Aveva la sensazione di essere a testa in giù, no, non poteva essere a testa in giù. ” e del luogo del loro attacco.’
Le parole iniziarono ad arrivarle confuse, la paura la confondeva, la turbava profondamente, non capiva, no, non sapeva che dire, aveva preso ad ansimare adesso e biascicò ‘Sono solo’ una telegrafa.’
‘Certo’ cazzo, ci siamo sbagliati. Ha ragione, non sa nulla. Non ci serve, ammazzala!’
Qualcosa di freddo le venne premuto sul collo. Era una lama, sì. Doveva essere una lama. ‘No!’ strillò ‘Ricordo! Sì”
‘La troia si ricorda adesso’ che significa? Ci aveva presi per il culo? Cosa dovremmo farle?’
C’era un’altra persona nella stanza, adesso ne ebbe la conferma, perché una seconda voce rispose alla prima. Solo che non la comprese. Che cazzo di lingua era? Tedesco’ Dall’accento sembrava tedesco. Che cazzo ci facevano i tedeschi in Inghilterra? Ma soprattutto. Che cazzo aveva detto?
‘Sì, mi sembra una buona idea” gli rispose la voce profonda.
Quale idea? Cosa cazzo aveva detto? Stava sudando. Sì, poteva sentire il sudore affiorarle sulla pelle nonostante il freddo. Il cuore iniziò a battere ancora più forte, rimbombava nelle orecchie. Sentiva dei rumori, dei passi, un movimento metallico. Che cazzo aveva detto? Che cazzo di idea aveva avuto? Che cazzo stavano facendo?
‘Che cazzo volete farmi!?’ strillò isterica.
A quel punto qualcosa le venne gettato addosso. Liquido bollente! Stava bruciando!? Stava prendendo fuoco? No’ era freddo. Freddo, non caldo. Freddo. Perché le era sembrato caldo? Perché cazzo le era sembrato di bruciare? Iniziò a piangere.
La voce tedesca urlò qualcosa, e sentì un forte colpo nel costato, una pedata. C’era qualcos’altro, un ticchettio ritmico, costante, qualcosa che sbatte contro qualcosa. Cos’era? Una macchina? Uno strano strumento di tortura? No’ No. Era la sedia. Stava tremando tanto forte da far sbattere la sedia contro il pavimento. Non capiva niente. Si sentiva esplodere, sentiva caldo ora, molto caldo, sentiva pulsare il cuore nelle tempie, sentiva’ sentiva che quegli uomini avrebbero potuto farle qualsiasi cosa, che era completamente in loro balia, quell’idea la turbava ulteriormente, in maniera ancora diversa. Uno sputo le arrivo in faccia. Questo era chiaramente uno sputo, se ne rese conto perché era stato preceduto dal tipico grattare della gola.
‘Parla puttana! Dove attaccheranno?’ era sempre la stessa voce a farle le domande.
‘Non’ non lo so.’ continuò a rispondere. Sentiva ancora calore, un calore umido, che si concentrava nel basso ventre, tra le cosce.
Iniziò a gridare quando tutto prese a spostarsi. Sentiva il pavimento sotto di sé. Al proprio fianco? Ruvido, la stava graffiando. La stanza si era capovolta, stava cadendo. No. La stavano trascinando? Sì. Dove? Dove l’avrebbero portata? Singhiozzò, continuò a gemere. La voce tedesca parlava, aggressiva, tagliente, vomitava parole incomprensibili e poi uno scoppio. Forte, vicino da assordarla. Uno sparo? Gridò per lo spavento. Che cazzo era? Un’altra botta sulle costole. Poi un capogiro, si stava spostando ancora. Dritta. Avevano rialzato la sedia. Era di nuovo seduta.
‘Rispondi cagna inglese! Dove cazzo useranno i carri armati?’ era sempre meno affabile.
‘Non lo so!’ gridò disperata. Mentiva.
La voce tedesca parlò di nuovo. Una domanda. Una proposta? Sì. ‘Sì, fallo.’
Fare cosa? Uno scroscio caldo le impatto sul viso. Sulla fronte, sui capelli. Cos’era? Un odore acre le giunse alle narici.
‘Bravo piscia in faccia alla troia!’ una risata gutturale. Tedesca.
Si irrigidì sulla sedia. Sì, era piscio, era caldo, odorava di piscio. Il calore tra le cosce si fece più intenso, insostenibile. Spalancò la bocca ed alzò il mento. Sì, era piscio. Prese ad ingoiare.
Anche la prima voce parlò in tedesco ora, sembrava confusa, l’altra gli rispose, il getto si interruppe.
‘Che cazzo stai facendo puttana?!’ ringhiò la prima voce ‘Ci vuoi prendere per il culo?’
‘Vi prego’ slegatemi’ slegatemi una mano, almeno una mano.’ prese ad implorare la ragazza.
‘è andata’ Ha perso la testa.’ commentò la prima voce.
‘Vi prego. La mano’ vi darò la risposta’ vi prego.’ implorava, con voce rauca, tremante. Parevano suppliche dal suono sincero.
‘Slegale una mano. Se non ci da la risposta la sistemiamo.’
Senti delle mani sulle sue, poi mosse il braccio destro, era libera. Finalmente. Ne aveva bisogno, ne aveva terribilmente bisogno. Portò la mano tra le cosce ed iniziò a massaggiarsi la passera. Era un lago di umori, si sentiva bruciare, prese a mugugnare fremendo.
‘Ci prendi per il culo?’ gridò la prima voce e qualcosa, forse un martello, le schiantò contro lo zigomo.
‘Non’ non ho capito.’ rispose la ragazza dopo un gridolino soffocato. Continuando a toccarsi.
Un altro colpo, ancora più forte, più basso rispetto al primo, sulla mascella, la colpì. Il sapore metallico del sangue prese a spandersi nella sua bocca. Lanciò un gemito caldo, profondo, rauco, estatico, e si affondò le dita nella fica. Prese a gemere intensamente, masturbandosi con foga.
‘Rispondi alla cazzo di domanda!’ gridò esasperato.
‘Non in Germania’ non attaccheranno in Germania.’ rispose con la voce rotta dai gemiti.
I due uomini dovevano essere a loro volta turbati adesso, non stava succedendo nulla, la voce suonava isterica ‘Allora dove?’
Non lo ascoltò, non rispose, era vicina, si sentiva vicina all’orgasmo, continuò a masturbarsi e a gemere.
La voce in tedesco disse qualcosa, l’altra rispose ‘No’ non sta fingendo”
Iniziò a contorcersi sulla sedia, a fremere, dimenava il busto e si toccava. Ma non era la stessa cosa, gli altri non partecipavano, per un istante le sembrò di avere in pugno la situazione. Le dispiacque. Poi qualcosa la colpì con forza, un calcio forse, le colpì con forza il dorso della mano con cui si masturbava, le dita graffiarono le labbra ed affondarono con forza nella passera. Gemette dal dolore.
‘Siamo qua per farti godere puttana!? Pensi che siamo qua per farti godere? Tagliale quelle cazzo di dita!’ la voce aveva ripreso la sua fermezza lapidaria.
Il polso le venne afferrato, la mano venne strattonata via dalla passera. Allungò il braccio davanti a sé, sentì freddo attorno alle dita. Attorno ad un dito, no, due. Indice e medio, freddo. ‘No! Vi prego no!’ prese ad urlare. Ma non servì a nulla. Crock
Il dolore fu terribile, acuto, pungente. Prese a gridare, a singhiozzare, a piangere. Le avevano tagliato le dita! Non aveva più le dita! ‘No. Le aveva, le sentiva, c’erano. Non era una lama, no. Era una pinza’ rotte. Le avevano rotto le dita. Facevano un male cane.
‘Toccati ora puttana!’ sentenziò la voce.
La mano le venne spinta di nuovo contro la fica. Non riusciva a muovere le dita, gliele mossero loro. Il polso era stretto da una mano, le dita vennero forzate dentro la passera, la mano prese ad agitarle il polso avanti ed indietro, con forza, la costringeva a masturbarsi, dolorosamente.
‘Ti piace puttana? Dicci dove attaccheranno. Dicci dove attaccheranno e ti diamo un po’ di cazzo! Lo vuoi il cazzo puttana?’
Sì. Voleva il cazzo, lo voleva eccome. Il dolore continuava ad alimentare morbosamente l’eccitazione. Il calore che sentiva tra le cosce si espandeva. Era quasi insostenibile. ‘Voglio il cazzo” piagnucolò.
La prima voce rise, poi anche la seconda. ‘Vuole il cazzo” commentò, la seconda rispose in tedesco. ‘No”, l’altro continuò in tedesco. ‘Se glielo metti in bocca come cazzo fa a rispondere?’
La ragazza si scosse, si agitò. ‘In bocca. Sì, vi prego. Mettetemelo in bocca” supplicò.
‘Rispondi alla cazzo di domanda ed il mio amico ti affoga di cazzo.’
‘Belgio. Attaccheranno in Belgio.’ fanculo la patria.
‘Dove in Belgio?’
‘Avevi promesso il cazzo’ mettimelo in bocca’ ho voglia di cazzo’ vi prego’ fatemelo succhiare”
‘Ho chiesto dove’?’ si interruppe.
L’altro sembrava essere più di parola, una cappella le trafisse le labbra mentre implorava. Emise un mugolio e prese a ciucciare. Iniziò a lavorare con la lingua, il cazzo era già bello duro. Prese a massaggiarlo con le labbra ed a carezzarlo con la lingua. Strofinandocela contro, ruotandocela attorno.
Lui era un uomo pratico, sbrigativo. Prese a chiavarle la bocca. La cappella iniziò a martellarle le tonsille. Affondava in gola e si ritraeva, velocemente, spietatamente. I due presero a parlare, entrambi in tedesco. Parlavano con fare complice, sembrava si stessero mettendo d’accordo su qualcosa, non le importava più, le bastava avere il cazzo.
Sentiva il liquido pre-spermatico inebriarla, iniziava a faticare a trattenere i conati di vomito, la cappella le sbatteva contro la gola ad ogni affondo, massaggiandole le tonsille. Il cazzo iniziava a fremere, si immaginava già il sapore della sborra, poi il cazzo si ritrasse.
‘Dove in Belgio?’ riprese ad incalzare la voce.
Esitò alcuni secondi prima di biascicare ‘Non ricordo”
L’uomo abbandonò l’inglese, e disse qualcosa in tedesco. Sentì la cappella ancora contro le labbra, aprì la bocca, come un cucciolo che vuole farsi allattare, ma la cappella si limitò a strusciare sul labbro, poi sotto il naso, contro le narici. Gli umori del cazzo le impregnarono il naso, sentiva odore di cazzo nel cervello, alzò il viso nel vano tentativo di riprenderlo in bocca.
‘Rispondi o niente sborra. Dove in Belgio?’
Continuava a seguire la cappella con le labbra, ma questa si spostava, le sfuggiva, non poteva vederla, ma ne sentiva l’odore, come un predatore che fiuta il proprio pasto. Continuò nel tentativo di acciuffare l’uccello ancora per alcuni secondi, poi deglutì. Cos’era più importante? Il cazzo o la patria?
‘Brugge’ Carri armati a Brugge.’ Era più importante il cazzo.
Ancora parole in tedesco. Nient’altro. Solo parole.
‘La sborra’ mi avevate promesso la sborra!’ biascicò allarmata.
Finalmente il cazzo tornò alle sue labbra. Non era lo stesso, era un altro. Questo era moscio, odorava di sapone, la cosa la nauseò inizialmente, ma quando iniziò a succhiarlo si sentì contenta lo stesso.
Anche l’altra mano le venne liberata, cadde culo a terra con un tonfo, il cazzo le sfuggì di bocca insieme ad un gemito dolorante. Era libera! No’ aveva ancora le caviglie legate, una contro l’altra.
‘Alzati in piedi se vuoi il cazzo, troia!’
‘Non’ non posso’ Scioglietemi i piedi” biascicò docilmente lei.
‘Lo vuoi o no il cazzo, cagna?! Alzati! Veloce!’
Si tirò in ginocchio, aspettò qualche istante, aprì la bocca stupidamente, dondolando a vuoto il mento, sperava che potesse bastare, che avrebbe avuto il cazzo.
‘Alzati ritardata!’
Provò a tirarsi su, allungò le mani a vuoto alla ricerca di un appiglio, nulla, cadde a quattro zampe.
‘Guardala’ è proprio una cagna!’
L’altro rise. Lei provò ancora, stesso risultato. Sentì un rumore.
‘Aiutati con questa.’
Allungò le mani davanti a sé, trovò la sedia su cui era seduta poco prima. Ci si aggrappò, mugugnò e si tirò su, si sentiva debole, stordita, stava tremando, restò aggrappata alla sedia. Qualcosa la colpì con forza su un fianco, un calcio? Sentì una fitta di dolore, percepì uno scricchiolio, l’aveva colpita all’altezza delle costole. Cadde abbattendosi con un fianco a terra, gemendo dolorante.
Risate.
Prese a contorcersi agonizzante, poi sentì odore di cazzo. Sollevò il viso, aprì la bocca gemendo e si tirò a quattro zampe, sfiorò qualcosa con il naso, una cappella, sicuramente, ma le venì allontanata, prese a seguirla con il viso, annusando l’aria.
‘Guardala’ segue il cibo come una bestia!’ risero entrambi. La voce poi continuò ‘Abbiamo finito. Ci hai detto ciò che volevamo sapere. Adesso cosa preferisci? Ti liberiamo e ti lasciamo andare, oppure ti riempiamo di botte fino a romperti qualcosa e poi ti scopiamo entrambi?’
Si bloccò. L’odore del cazzo le restava davanti al naso e continuava a grondare tra le cosce. Cercò di pensare, ma si rese conto di non essere in grado di farlo. Infine piagnucolò isterica ‘Ho tradito il mio Paese per avere il cazzo’ ora datemelo’ fatemi quello che volete ma datemi il cazzo!’
Qualche risata, poi un altro colpo. Un calcio, forte, a lato del mento, batte i denti gli uni contro gli altri per il contraccolpo ed atterrò di nuovo a terra su un fianco con un rantolio.
‘Sicura? Libertà o botte e cazzo?’
‘Cazzo” Non aveva più dubbi.
Un altro calcio, forte, poco sotto i seni le tolse il fiato, si ribaltò a pancia in su.
‘Libertà o botte e cazzo?’
‘Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo!’ prese a ribattere isterica, quella sequela di parole venne interrotta solo da uno schianto all’altezza del ventre. Qualcosa, cento chili di qualcosa avrebbe detto, le piombò addosso d’improvviso. Prese a rotolarsi a terra e piagnucolare senza fiato.
‘Uuuuuuuuuuuh’ ‘ gemette l’uomo deridendola ‘ Che male!’
La ragazza prese a singhiozzare a denti stretti. Il suo corpo era una sinfonia di dolori. Uno dei due la afferrò da sotto le ascelle, venne sollevata in piedi di peso mentre continuava a piagnucolare. Le afferrò le mani legandole di nuovo i polsi dietro la schiena.
‘Vieni a prendere il cazzo’ vieni da me.’ la voce le arrivava poco distante, l’uomo le era davanti.
Aveva le caviglie legate strette una a l’altra, le mani dietro la schiena. Piegò il busto in avanti, per allungarsi con la faccia, ma non c’era niente davanti a lei. Prese a saltellare in avanti. Un salto. Un altro.
‘Vieni a prendere il cazzo, da brava”
La voce non era ancora abbastanza vicina. Ancora un saltello, poi un altro. Le caviglie impattarono contro qualcosa. Si sbilanciò e piombò a terra in avanti frustrando il pavimento con la faccia.
Dolore. Risate. Lacrime.
‘Hai sporcato il pavimento di sangue. Tira fuori la lingua e lecca! ‘ lei non obbedì ‘ Lecca il pavimento o niente cazzo!’
Prese a piangere con maggiore convinzione, si sentì tradita, presa in giro, truffata. Protese la lingua e prese a passarla sul pavimento. Era sporco, solo Dio sapeva di cosa. Nella sua mente immaginò le peggiori immondizie e non poté trattenere un conato.
Venne alzata di pesò ancora. Si ritrovò in piedi, poi sentì il buco del culo cedere alla forte spinta di qualcosa. Gemette per il dolore. Cazzo. Era un cazzo. Finalmente!
Singhiozzò felice, rantolando per il dolore, i colpi erano forti e secchi e le caviglie legate la costringevano a tenere le cosce strette. Si sentì afferrare i capelli e tirare in avanti, abbassò il busto, piegandolo ad angolo retto e sentì una cappella sbatterle contro l’occhio. Emise un gemito di sorpresa ed eccitazione, spalancò la bocca ed agguantò il cazzo tra le labbra succhiando felice.
‘Brava zoccola’ succhia, te lo sei meritato’ ‘ l’uomo le carezzò dolcemente il capo ed emise un gemito di soddisfazione mentre lei lo sbocchinava con foga ‘ Credi che sia il caso di lasciarla libera? ‘ l’altro rispose in tedesco ‘ Hai ragione’ e che ne facciamo del corpo? ‘ un’altra risposta in tedesco ‘ Se la buttiamo nel fiume rischiamo che la trovino ed identifichino in fretta.’
La paura riprese ad attanagliarla, mugolò violentemente e si contorse, ma non poteva fare molto, era stretta tra i due cazzi, se cercava di staccarsi da quello che la inculava andava a sbattere la faccia contro l’inguine dell’uomo davanti a sé e viceversa. Prese a torcersi per un po’, mugolando e dondolando le mani dietro la schiena, ma i due continuavano.
‘Sì’ forse bruciarla è la soluzione migliore. Potremmo darla in pasto ai maiali altrimenti’ dovremmo però trovare i maiali prima’ ‘ un’altra risposta in tedesco. ‘ Va bene’ scopiamocela adesso, poi la ammazzi e pensiamo a che fare del corpo”
Lei prese dimenarsi, a gemere con la cappella tra le tonsille, protestando.
‘Ehi! Sei tu che hai preferito il cazzo ad essere liberata! Adesso hai il cazzo, per l’ultima volta in vita tua, goditelo!’
Già. Agitarsi non serviva a molto. Tanto valeva cercare di godersela. Veniva spinta tra i due uccelli, masturbava uno con le tonsille, l’altro con il buco del culo. Quando uno si ritraeva, l’altro le affondava in gola.
‘Avevi ragione’ ciuccia proprio bene’ Almeno morirà facendo ciò per cui è nata. Sono pochi a riuscirci.’ una risata rauca.
Altri colpi di cazzo, poi quello dietro le piantò i polpastrelli nei fianchi e prese ad ingropparsela furiosamente. Sentiva le palle sbatterle contro la passera e la cappella esplorarle a fondo l’intestino. Colpi rapidi, serrati. L’uomo prese a gemere. Poi sentì la sborra prendere ad allagarle il retto.
Non passò molto quando anche la bocca prese a venirle riempita di schizzi. Finalmente poté mangiare. Prese a mandare giù golosi sorsi di sborra. Poi i due la lasciarono, lei cadde a terra.
‘Falla fuori.’
La ragazza prese a supplicare.
Non servì.


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