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Racconti Erotici EteroTrio

Invito a nozze

By 2 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci mancava poco e saremmo arrivate, anche se era una zona che non conoscevo bene non mi fu difficile raggiungere la villa settecentesca dove si sarebbe svolto il matrimonio’ anche perché furbamente mi ero accodata dietro a degli altri invitati.
Dopo quasi quarantacinque minuti di traffico raggiungemmo l’agognata meta e seguendo le indicazioni degli addetti mi apprestai a raggiungere lo spiazzo adibito a parcheggio, eravamo in coda muovendoci lentamente quando:
-Siamo arrivate?- domandò la mia accompagnatrice.
-Si mamma- risposi con tono infastidito a causa dello stress del traffico.
-Visto che bella- riprese indicando la villa.
-Si mamma- ribattei senza guardare la costruzione e come tutta risposta mi arrivò un’occhiata di quelle che valgono più di mille parole ed io come mio solito feci finta di niente.
-Senti non t’azzardare a rovinare la giornata, se non volevi venire avresti dovuto dirmelo-
-Ma io te l’ho detto’ – dissi stizzita voltandomi di scatto verso di lei ‘Tu però hai insistito-
-Non è vero, non me l’hai detto ‘ ribatté prontamente.
Questa volta non risposi ma cercai di calmarmi e in silenzio feci le ultime manovre per terminare il parcheggio, con calma presi la borsetta e la stola dal sedile posteriore, nonostante a settembre facesse ancora caldo avevo preferito portare qualcosa con cui coprirmi, mia madre scese dall’auto tutta raggiante mentre io invece non mi decidevo, mi sentivo a disagio vestita a quel modo; lei mi aveva convinta a comprare per l’occasione un meraviglioso abito in taffetà color rubino che a secondo della luce la particolarità del tessuto giocava fra il rosso e il nero, l’abito era di taglio romantico quindi le spalline, impreziosite da merletto nero, s’adagiavano sulle braccia e non sulle spalle regalando così una scollatura particolare, il corpetto disegnava il busto spingendo verso l’alto il seno che era sensualmente accarezzato anch’esso da un leggero pizzo nero, la gonna poi scendeva dritta e morbida arricciata sul fianco sinistro, formando una sorta di spacco, regalando così un effetto semi trasparente rivelando altra trina nera che prendeva il posto del tessuto, ai piedi dei sandali che si allacciavano attorno alle caviglie e i capelli li avevo acconciati con semplicità; intrecciati sul capo e sciolti sulla nuca e siccome erano lunghi si adagiavano sulle spalle e sul decolté coprendo un poco la scollatura.
-Cosa aspetti?- mi raggiunse il verbo di mia madre.
-Eccomi- mormorai scendendo dall’auto e lentamente mi sistemai l’abito che fortunatamente non si era sgualcito.
-Ti sta benissimo quest’abito, il rosso ti si addice- esordì lei.
-Si il rosso si e la gonna che mi lascia dubbiosa-
-Sciocchezze stai benissimo- e così dicendo sorrise ‘Su andiamo- e s’incamminò.
-Se proprio si deve- mugugnai a denti stretti ma mi imposi di apparire lieta di partecipare a quel benedetto matrimonio, emisi un profondo respiro e la segui.
Salendo una piccola scala raggiungemmo una delle entrate del parco che circondava la villa, per l’occasione il giardino era stato addobbato e non mancavano, sotto i vari alberi, cesellate panche di legno e ferro che sarebbero servite per il ristoro di chi avrebbe deciso di passeggiare addentrandosi in quell’angolo di natura.
La villa si presentò in una costruzione che si lasciava vestire da un candido bianco e impreziosire dall’azzurro degli infissi, l’ammiravo attentamente desiderosa di catturarne ogni minimo dettaglio; lasciata sola poiché mia madre aveva preferito seguire un’amica io lentamente avanzavo per il viottolo e col naso all’insù non feci caso a chi avevo di fronte ed infatti andai a sbattere contro lo sposo che era impegnato a chiacchierare con alcuni invitati.
-Oh scusami- balbettai porgendo d’istinto le mani per non cadere.
-Sempre con la testa fra le nuvole- disse canzonandomi con un sorriso ed intanto aveva preso le mie mani mantenendomi in equilibrio.
-Stavo ammirando la villa- spiegai.
-Bella vero?- domandò senza lasciarmi andare ma aumentando la stretta, le dita mi accarezzavano i palmi e i suoi occhi erano fissi nei miei.
-Meravigliosa’- ribattei ricambiando lo sguardo ed inclinando un poco il capo cercando di studiarlo ‘E’ meglio che raggiunga gli altri altrimenti poi si preoccupano-
-Certo vai pure, a più tardi- con calma mi lasciò andare.
-A dopo Danilo- e salutandolo mi diressi su per il sentiero decisa a raggiungere l’ingresso, facendo attenzione a non urtare più nessuno.
Quelle nozze erano il coronamento d’amore di una coppia di amici di mia madre e per questo avevano iniziato a parlarne un anno prima ma nell’attimo in cui vidi i preparativi capii che la realtà aveva superato la fantasia; il ricevimento si sarebbe svolto sul retro della villa, una grande parte del parco era stato adibita per ospitare grandi gazebo bianchi che facevano da tetto a innumerevoli tavoli elegantemente preparati, tutto esprimeva una piacevole sensazione di lusso, a trovare la mia accompagnatrice ci misi venti minuti, infatti fra invitati e camerieri era facile perdere di vista qualcuno.
Finalmente la trovai seduta comodamente intenta a chiacchierare con gli amici che dividevano il nostro tavolo, dopo aver scambiato i vari convenevoli restai silente e pensierosa sorseggiando un bicchiere di vino; non mi erano mai piaciuti particolarmente i matrimoni non so il perché ma li trovavo falsi soprattutto quando c’era una così marcata ostentazione di soldi, ero fermamente convinta che le nozze dovevano essere l’unione di due persone che promettevano di amarsi tutta la vita e non la preoccupazione di scegliere le bomboniere, tessuti, fiori e via discorrendo; nonostante quei pensieri cercavo di seguire il discorso degli altri e di annuire e sorridere se ce n’era bisogno.
Il pranzo poco dopo ebbe inizio procedendo lentamente con gustose portate preparate ad opere d’arte, durante il pasto mi guardavo attorno curiosa di esaminare tutto ciò che mi circondava, chissà quando mi sarebbe ricapitato trovarmi in un luogo del genere, nel mentre lasciavo spaziare il mio sguardo incrociai gli occhi di Danilo che mi fissava mentre Silvia, la sposa, chiacchierava con una delle testimoni.
Educata sorrisi e lui per tutta risposta mi fece l’occhiolino, a disagio afferrai il calice di vino e bevvi al che lui sorrise malizioso e prendendo a sua volta il bicchiere mimò un brindisi, ricambiai il gesto e mi affrettai a distogliere lo sguardo; la sua reazione mi aveva preso alla sprovvista e la mia fantasia inizio a viaggiare lontano.
Continuai a gustarmi le pietanze ripensando a ciò che era appena successo, non potevo negare che era proprio un bel uomo, non dimostrava per nulla la sua età infatti sembrava che avesse appena trentacinque anni quando in realtà ne aveva quarantatre, il suo elegante modo di porsi unito al suo sorriso seducente e ad uno sguardo di chi era abituato ad avere tutto ciò che desiderava, contribuivano a donargli charme a cui una ragazzina come me non riusciva ad esserne immune.
Di tanto in tanto incapace di trattenermi rivolgevo l’attenzione verso il tavolo degli sposi, una volta erano intenti a scambiarsi qualche bacio, un’altra si imboccavano a vicenda ma l’ultima azione mi lasciò pensierosa infatti notai che Silvia non occupava il tavolo, abituata ad osservare non pensai di poter essere scoperta, scrutavo lo sposo che chiacchierava con Max, uno dei testimoni, e ad un certo punto vidi Massimo indicarmi con un gesto del capo e Danilo voltarsi velocemente a guardarmi, mi sorrise sensuale e sussurrò qualcosa al suo interlocutore che a sua volta mi sorrise.
-Andiamo bene- pensai ad alta voce distogliendo lo sguardo.
-Come cara?- domandò mia madre.
-Uhm?… oh..- cercai velocemente una scusa ‘Ehm’ dicevo che mi farebbe bene fare quattro passi più tardi-
-Da sola?- s’allarmò un poco.
-Ma certo che no! Andrò con la mia guarda del copro- risposi ironica.
-E se ti perdi?-
-In pieno pomeriggio, con tutta questa gente?-
-Fa come vuoi, tanto a discutere con te è inutile- il tono di chi non ha pazienza di litigare.
-Grazie- e con un sorriso soddisfatto gustai l’ultimo boccone che era rimasto nel piatto.
Dopo una mezz’oretta decisi che era ora di sgranchirmi le gambe, il pranzo non era terminato ma io avevo bisogno di allontanarmi, fra vino e sguardi particolari iniziavo a d essere irrequieta, mi alzai e scusandomi con i commensali mi allontanai dirigendomi verso la parte est del giardino, emisi un profondo respiro e lentamente avanzai fra le composizioni dei fiori; tutto quel colore donava un atmosfera da romanzo al luogo per non parlare poi dei cespugli di rose che regnavano ovunque.
Passai accanto ad un salice piangente e delicata ne carezzai il tronco, mi piaceva sentire il contatto del legno sotto i polpastrelli e mentre passeggiavo non mi resi conto di quanto mi ero allontanata; stavo per cedere alla tentazione di sedermi su una delle panche disseminate per il parco, quando il mio sguardo cadde su una costruzione ricoperta di edera che a malapena lasciava intendere che l’edificazione era in vetro.
Rimasi pensierosa solo per alcuni secondi poi sopraffatta dalla curiosità mi apprestai a percorrere il sentiero che conduceva all’entrata della serra, posai la mano sulla maniglia finemente lavorata ed entrai richiudendomi la porta alle spalle; quello che mi accolse furono piccoli alberelli di glicine e altre piante ancor piccole e alcuni fiori delicati fiori delicati, mentre avanzavo fra i naturali corridoi del vivaio notai che il pavimento era perfettamente pulito; nemmeno un granello di terra si posava sulla pavimentazione, sembrava che nessuno prima di allora ci fosse entrato.
Giunta a centro della serra posai gli occhi su un tavolo che sicuramente fungeva da piano da lavoro ma quello che catturò completamente la mia attenzione furono le orchidee, quei nobili fiori occupavano quasi l’intera parete, dividendosi fra il bianco, il giallo, il rosa, il viola e ce n’era qualcuna caratterizzata dall’unione di più colori; felina mi avvicinai e flessi il busto per poter toccare i petali di tali meravigliosi fiori, così facendo davo le spalle a quella che era l’unica uscita.
-Non dovresti essere qui- esordì una voce maschile e profonda.
Mi voltai di scatto per la sorpresa e incrociai lo sguardo di Danilo.
-Mi hai spaventata-
-Addirittura? Non credevo che ti spaventassi così facilmente-
-Se sto facendo qualcosa che non dovrei- sorrisi colpevole ‘E’ facile spaventarmi- continuai mettendomi dritta e andandogli incontro.
-Ah ecco ti ho beccato in flagrante allora!- ridacchiò ‘Il mio silenzio ha un prezzo alto- riprese.
-Bene, parla’ potremmo raggiungere un accordo- ormai ero a pochi passi da lui, mi fermai vicino al ripiano e ponendo le mani sulla superficie mi poggiai contro il legno.
-Direi che si potrebbe iniziare con un bacio- superò la piccola distanza e mettendosi di fronte poggiò a sua volta le mani sul ripiano così da impedirmi la fuga.
-Uhm.. ‘ cercai di restare serena e continuare il gioco ‘Credo che sia più conveniente eliminarti- dissi con falsa aria da cattiva.
-Sono serio- mormorò abbassando il capo e posandomi un bacio sulla spalla destra.
Deglutii a fatica, le sue labbra erano calde e morbide.
-Danilo ti sei appena sposato- cercai di riportarlo alla razionalità ma per tutta risposta sentii la sua lingua percorrermi lentamente l’incavo del collo, tentai di divincolarmi piantandogli la mani sulle braccia per poterlo spostare ma lui si spinse contro di me costringendomi contro il ripiano; alzò il capo e posò i suoi occhi scuri nei miei.
-Mi hai vista crescere’- azzardai provando a convincerlo che quello che desiderava non era giusto che accadesse.
-Appunto’- bisbigliò a fior di labbra, la sua bocca sfiorava appena la mia ‘Voglio assicurarmi che tu sia cresciuta bene- terminò prima di sfiorarne il contorno con la lingua.
Mi lasciai stuzzicare e d’istinto ricambiai le attenzioni, la mia lingua sfiorò la sua timidamente poi lui lentamente scese a sfiorarmi il mento e ritornare a baciarmi il collo.
-E se qualcuno ci scopre?- mormorai ad occhi chiusi inclinando il capo, offrendomi.
-Per trovarti ho dovuto seguirti- confidò spingendo il bacino contro di me per rendermi partecipe della sua eccitazione, ed io senza pensarci abbassai la mano fino a posarla sulla patta dei suoi pantaloni, lentamente premevo le dita contro il tessuto.
Le mani di Danilo dal ripiano si posarono su i miei fianchi, velocemente alzò la gonna e con abili gesti mi issò mettendomi a sedere sul tavolo, mi accarezzava le cosce mentre baciava l’incavo dei seni seminando una scia umida salendo verso il collo, pian piano sentivo il suo fallo diventare sempre più grande e duro sotto le mie carezze, licenzioso mi baciava con passione suggendo e mordendo le mie labbra; i nostri respiri diventavano sempre più brevi.
-Mi hai seguito? Quindi l’avevi già programmato!- l’ho accusai con finta rabbia ‘Che porco!-
Nessuna risposta verbale mi giunse ma percepii che con un solo gesto delle dita aveva abbassato la zip sulla parte posteriore del mio vestito, con gentilezza mi posò a terra per svestirmi e l’abito scivolò veloce sul pavimento rivelando così il mio intimo nero; composto da un tanga e da un corsetto in morbido pizzo.
Per alcuni secondi restò fermo guardandomi a lungo, si leccò le labbra come un lupo innanzi alla sua preda.
-Tutto bene Danilo? Forse non è di tuo gradimento’- dissi lentamente lasciando da parte il vestito.
-Tu cosa ne pensi?- domandò a sua volta afferrandomi la mano e portandosela alla patta.
-Penso che sia giusto dargli sollievo- ribattei sentendo sotto le mie dita il suo cazzo durissimo, sicura nei gesti abbassai la zip e lasciai che il suo desiderio si mostrasse in tutta la sua virilità; avvolsi le dita intorno all’asta ed iniziai a segarlo lentamente poi mi abbassai fino a fermarmi con la bocca a pochi centimetri dalla cappella.
Lo guardai negli occhi e capii in quel momento che ero io a comandare.
-Vuoi che lecchi?- domandai sfiorando il prepuzio con la lingua ‘O che succhi?- e le mie labbra si schiusero per scivolare sulla turgidità di quel maschio pronto per me; lo sentii gemere mentre inclinava il capo all’indietro.
-Ahhh’ fammi quello che vuoi’- posò la mano sul mio capo senza tuttavia darmi ritmo ‘Ma ti prego fallo!-
Il saperlo in balìa del mio volere mi eccitava, continuai muovendo il capo a ritmo succhiando golosa lavorando di mano e di bocca, mi dilettava sentirlo pulsare fra le mie labbra e la cosa che contribuiva al mio piacere era vederlo vestito, perfettamente in contrasto con me che indossavo l’intimo; quella immagine mi faceva sentire sporca.
-Abbiamo compagnia- mi disse con voce mossa dal desiderio.
Solo ora che me l’aveva fatto notare vidi Max e Valeria, i due testimoni di nozze, che a pochissimi metri da noi ci guardavano, lei segava suo marito e lui la stuzzicava da sotto la gonna; nel vederli non ebbi nessuna reazione se non di continuare a muovere su e giù la bocca sul cazzo di Danilo mentre guardavo l’altro.
Lasciva mi alzai e continuando a carezzare lo sposo mi volsi e gli posai la schiena contro il petto, spingendo il culo contro il suo sesso, lui portò le mani al mio addome; la mancina salì a denudarmi il seno e la dritta scese fra le mie cosce, sentivo il suo membro spingere contro le mie terga .
Mentre mi stringeva i pomi dai capezzoli turgidi con l’altra mano mi torturava il clitoride da sopra il tessuto del tanga; le sue mani grandi si muovevano con studiata maestria sul mio giovane corpo.
-Mhmmm- ansimai reclinando il capo all’indietro per baciarlo.
Le nostre lingue si cercarono frenetiche dando vita ad un languido bacio dove le labbra non si sfioravano, ad un tratto sentii una seconda mano farsi largo fra le mie gambe, voltai il capo e incrociai lo sguardo di Valeria, una terza mano si unì alle prime, quella di Max, le loro dita si rincorrevano desiderose di insinuarsi nelle pieghe della mia femminilità.
Ansante mi contorcevo contro di loro godendomi quelle attenzioni, la testimone mi sfiorò le labbra con la lingua ed io d’istinto catturai le sue in un bacio mentre posavo la mano libera sul cazzo di suo marito; eravamo un groviglio di mani che si inseguivano e labbra che si univano.
Danilo con urgente desiderio mi strappo il tanga e si abbassò per baciarmi le natiche, baciava e leccava la mia pelle infilando, da dietro, una mano fra le mie gambe mi penetrava con un dito, intanto Max mi succhiava i capezzoli e mi tormentava il bottoncino di carne mentre io baciavo ancora sua moglie e ora che avevo un’altra mano libera la infilai sotto la sua gonna.
-Brava puttana- le dissi contro le labbra quando capii che non aveva intimo, le mie dita si bagnarono subito a contatto con la sua figa e aiutate dagli umori scivolarono facilmente dentro, prima un dito e subito dopo un secondo ma ero sicura che avrebbe accolto anche un terzo.
Ad un certo punto mi accorsi che sia Danilo che Max si erano fermati e ora ci guardavano eccitatissimi, sfacciata decisi di dare spettacolo, sicura mi strusciavo contro Valeria denudandola e spingendola contro il piano in legno, le ordinai di salire e la raggiunsi a mia volta; le divaricai le gambe e mettendomi carponi iniziai a baciarle l’interno coscia, il suo profumo mi stuzzicava i sensi e raccolsi con la lingua il suo nettare.
Succhiavo e mordicchiavo delicatamente le piccole labbra mentre la penetravo con un dito, e più lei arcuava la schiena per il piacere più io aumentavo l’intensità delle attenzioni succhiando forte il suo clitoride.
Mentre io mi prendevo cura di Valeria suo marito si occupò di me, sdraiandosi si infilò sotto in modo da potermi leccare, intanto Danilo ci guardava e si segava; con lente leccate raccoglievo la femminile essenza per poi ritornare a succhiarle il bottoncino di carne ormai durissimo e sensibile.
Più la torturavo e più si bagnava contorcendosi sotto di me, Max mi deliziava con le medesime attenzioni unendo la bocca alle dita; eccitata spingevo i fianchi contro di lui vogliosa ed esigente. Danilo nel frattempo si era avvicinato, sentii la sua mano abbattersi con violenza sul mio culo facendomi gemere dal dolore, una volta, due volte e più io gemevo più lui mi sculacciava con violenza.
Sentivo gli umori di Valeria copiosi riversarsi sulla mia lingua mentre un lungo gemito designava il suo piacere, un terzo schiaffo si posò forte sulle mie natiche.
-Ahiii- gridai per lo spasimo.
Danilo si flesse e mi baciò leccando dalle mie labbra il nettare dell’amica, Max si separò da me e si portò verso sua moglie pretenzioso di attenzioni, senza attendere oltre lo sposo si inginocchiò dietro di me e posando le mani su i miei morbidi fianchi mi prese con un solo colpo.
-Prendilo tutto troia!- sibilò prendendo a muoversi con moderato ritmo.
Arcuai la schiena e spinsi il bacino contro il suo inguine smaniosa di prenderlo per intero, nel mentre Danilo mi scopava Valeria si prodigava facendo un pompino a suo marito, erano a poca distanza da me e mossa da una solidarietà femminile mi unì a lei.
Lei succhiava la cappella ed io leccavo l’asta fino a scendere verso i testicoli leccando e succhiando a mia volta, le nostre bocche iniziarono a sfidarsi donando un piacere più esteso all’uomo che pulsava e fremeva sotto le nostre attenzioni.
Danilo con possessione mi tirò ancor di più contro di se tanto da non permettermi di continuare ciò che stavo facendo, le sue mani mi stringevano dolorosamente i fianchi.
-Mi fai male- confidai lasciandolo fare.
-E’ quello che meriti- aggiunse riprendendo a sculacciarmi prima di separarsi da me e farmi mettere supina, mi aprì le gambe e con impeto riprese a scoparmi posizionando le braccia sotto le mie cosce per fottermi più a fondo.
Sentivo i suoi coglioni sbattere contro il perineo ogni volta che affondava in me colmandomi completamente.
-Ahh siii’- gemevo arcuando la schiena e inclinando il capo di lato potevo vedere Valeria all’opera ‘Si scopami- imploravo ormai prossima al piacere.
Le sue spinte divenivano man mano più veloci e profonde la sua sapiente danza mi portò presto all’apice del piacere, mi irrigidii e arcui la schiena gridando il mio orgasmo ma Valeria frenò il mio grido baciandomi, Danilo si separò da me per poter riversare la sua maschia essenza su i miei seni; Valeria posò la mano sulla sua asta terminando il suo piacere ed alcuni fiotti raggiunsero la mia bocca, fulminea li raccolsi con la lingua.
A quell’esplosione di piacere si unì anche Max che sparse il suo seme nella bocca di sua moglie che dopo averne ingoiato una gran parte mi baciò lasciandomi saggiare quella forte natura, in seguito da gran troia prese a leccare l’essenza che Danilo aveva liberato su i miei seni per poi ritornare a baciarmi unendo quei due muschiati sapori; le nostre lingue si sfioravano languide contorcendosi in una sensuale danza.
Gli uomini ci guardavo eccitati e soddisfatti, quell’amplesso immerso nella natura regalò un profondo appagamento ad ognuno di noi, con calma ci rivestimmo e i testimoni ci precedettero; mi avvicinai a Danilo e posizionandomi di spalle raccolsi sulla spalla sinistra i capelli.
-Mi aiuti?- chiesi gentile.
-Certo- e così dicendo alzò la zip dell’abito.
-Allora’ sono cresciuta bene?- ripresi con tono sfacciato voltandomi verso di lui.
-Meravigliosamente’- mormorò prima di baciarmi lentamente ‘Proprio una brava puttanella- disse mordendomi il labbro inferiore ed io per tutta risposta gli leccai maliziosamente le labbra.
-Credo sia ora di tornare al ricevimento- dissi separandomi da Danilo.
-Concordo- asserì.
Come se nulla fosse successo uscimmo dalla serra e con l’aria di due persone che si erano incamminati per una passeggiata facemmo ritorno godendosi il resto del ricevimento.

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