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Racconti Erotici Etero

Io e Fabrizio

By 3 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Istintivamente allargai le gambe. Sentivo il suo respiro tra le cosce come un lievissimo venticello che mi accarezzava il vello disordinato. Quel piccolo solletico mi provocava una sensazione di benessere ed una inconscia consapevolezza per cui immaginavo che di lì a poco quelle emozioni si sarebbero intensificate. La punta fredda delle sue dita mi allargava piano piano, e dei brividi mi attraversarono il corpo. D’improvviso qualcosa di caldo e di molto sottile cominciò a tracciare i contorni ovali del mio sesso aperto, il suo respiro caldo si faceva sempre più pesante su di me. Il movimento sensuale e dolce della sua lingua mi provocava dei sussulti inconsueti, mi stuzzicava sapientemente il clitorideper poi dirigersi con un movimento rapido verso l’apertura vogliosa della mia vagina già gocciolante. La sentivo a poco a poco intrufolarsi dentro di me, senza smettere di muoversi, come se cercasse di allargare le pareti interne del mio corpo, e poi uscire bagnata per
lasciare spazio a qualcosa di lungo e freddo, che presto capì essere un suo dito. Nel frattempo la sua bocca succhiava avidamente le mie labbra ingrossate. Le mie mani premevano contro la sua testa: un invito a non fermarsi. Mi ci volle un po’ di tempo per capire che quei gemiti di piacere che sentivo, e che mi provocavano ulteriore eccitazione, provenivano da me. Continuavo a tenere gli occhi chiusi, e purtroppo quando provai a
schiuderli, svanì tutto. Ero sdraiata sul letto, qualche chiazza di luce che scandiva i lineamenti della mia stanza, gli slip accartocciati sul pavimento e un pungente odore di sudore che proveniva dalla mia maglietta: l’unica cosa che ancora indossavo. Mi sollevai lentamente, ancora stordita dal sonno, stropicciai gli occhi e notai una macchia opaca sulle lenzuola bianche all’altezza del bacino. Tornai per un attimo con la memoria al sogno così piacevole… Uno sguardo all’orologio, erano le otto e mezzo, dovevo alzarmi. L’unica cosa che non mi faceva pesare lo studio che mi attendeva, era il pensiero
che quel pomeriggio sarei stata da sola con Fabrizio: casa di mia mamma era vuota ancora per qualche giorno, e non ci saremmo fatti sfuggire quell’occasione.
Non ci capitava spesso di avere dei momenti solo per noi, ma quei pochi che riuscivamo a ritagliare… erano stupendi. Così trascorro la mattinata sui libri, ma ogni
tanto mentre ripeto mi blocco, rimango in trance per qualche secondo, e rivedo le immagini del sogno di quella mattina…

Mi sveglio di soprassalto: sono le quattro del pomeriggio, devo essermi addormentata dopo pranzo. Svelta cerco di riprendermi dal sonno, afferro la borsa, le chiavi della macchina, scendo e… Qualche minuto dopo sono già sotto casa sua, lo aspetto.
Lo vedo scendere le scale, composto, jeans blu e il solito giubbotto grigio con delle strisce arancioni: quello che cerco sempre con lo sguardo in lontananza, nella speranza di scorgerlo venire verso di me, con il sorriso stampato sulle labbra. Sale in macchina e io gli accarezzo quel pizzetto disordinato che amo così tanto… Tengo il suo mento tra le dita, e avvicino il suo viso al mio per baciargli teneramente le labbra… Mi sorride: non una parola, e dalla sua espressione capisco che anche lui voleva vedermi, che anche lui mi aveva desiderata nei suoi sogni.
Ancora qualche altra stradina da attraversare e arriviamo. Entriamo in casa: tutto &egrave buio, silenzioso, immobile. Il suono della quiete, di quella quiete che sai che sarai tu stesso a rompere di lì a poco, nel modo più bello che ci sia. “Amore, togli il giubbotto, vado a
metterlo nella stan…” non ho il tempo di finire la frase perché sento le sue mani cingermi la vita con forza e il suo corpo sbattere contro il mio. L’impatto &egrave attutito
dalla presenza dei giubbotti, che ci rendono un po’ impacciati nei movimenti. Nel frattempo mi bacia con passione, iniziamo a spogliarci facendo attenzione a che le nostre labbra non si separino. Quando sta per sbottonarmi i pantaloni lo fermo: gli metto due dita sulla bocca per rassicurarlo… Poi lo prendo per mano e lo porto con me, corriamo e ridiamo come due bambini per il lungo corridoio, e poi saliamo le scale… Arriviamo nella mia stanza, chiudo la porta e scosto le lenzuola pesanti del letto: “vieni qui amore”, gli dico. Batto piano la mano sul materasso per invitarlo a sdraiarsi con me, lui &egrave fermo ancora davanti alla porta, e da lì posso osservare bene la grossa protuberanza che spinge dai suoi pantaloni.
Si avvicina verso di me ma… Nei suoi occhi vedo qualcosa di strano, qualcosa che non mi aveva mai
mostrato, ha una luce strana, i suoi movimenti sono molto più rigidi e quando mi raggiunge si scaraventa letteralmente su di me in preda all’eccitazione più selvaggia. I bottoni dei miei pantaloni neri saltano via, e non ho neanche il tempo di rendermene conto perché lui me li sfila e li lancia in una qualche zona remota della stanza. Non mi permette neanche
di sfilare i suoi: in cinque secondi &egrave già tutto nudo e con uno scatto improvviso mi priva anche delle mutandine ormai zuppe. Io sono sotto di lui: con una mano mi blocca entrambe le braccia incrociandole sopra la mia testa, mentre sento un dito dell’altra mano
che mi sta penetrando velocemente, ad ogni colpo sempre più in profondità, e poi diventano due, tre, quattro dita… Non riesco a smettere di gridare, nei suoi occhi ancora quella luce strana, sembra assatanato… Sento che stavolta non sarà come l’ultima, sento che
stavolta sarà molto più violento, molto più deciso, molto più passionale… Sento che stavolta vuole possedermi con forza, con impeto… E lo lascio fare. Lo lascio fare perché quello sguardo acceso che ha mi fa impazzire, quella determinazione nei suoi movimenti mi fa perdere totalmente il controllo. Sento che la presa sulle mie braccia si fa sempre più forte, e comincia a farmi male… Ma questo non fa altro che fare aumentare il mio grado di eccitazione. Ad un certo punto tira fuori le dita dalla mia vagina, e le porta sul suo cazzo duro… Si bagna per bene la punta con i miei umori e poi lo afferra: comincia a masturbarsi mentre mi guarda negli occhi. Dalla forza con cui lo fa mi sembra quasi impossibile credere che non si stia facendo male. Ma non gli dico nulla: più i suoi movimenti sono forti, più io mi eccito. Dopo qualche minuto si abbassa sul il mio corpo… Con un dito cerca l’apertura del mio sesso e ci poggia sopra la punta del cazzo: mi guarda ancora e per un attimo lo vedo
sorridere maliziosamente: qualche secondo dopo capisco perché. Entra dentro di me con una
forza spaventosa, le mie gambe si allargano più che possono e lui &egrave sempre più in profondità… Lancio un grido per il dolore. L’urlo &egrave accompagnato da un movimento della testa che cerco di sollevare, ma lui me lo impedisce… Con un bacio bagnato mi costringe a rimanere in quella posizione, sorride ancora sotto i baffi… Quanto lo desiderava? Quanto aveva desiderato di scoparmi violentemente, facendomi provare dolore e piacere nello stesso momento? Quanto aveva desiderato di scoparmi e sentirmi gridare in quel modo? Ecco cos’era quello sguardo. Aveva già cominciato a muoversi velocemente sopra di me, usciva fuori tutto il cazzo per poi farlo rientrare con più impeto e determinazione di prima… Ogni tanto piegava la testa e raggiungeva i miei capezzoli duri con le labbra, prima ne leccava il contorno, poi con i denti li mordicchiava fino a farmi male. E sentivo il calore del suo corpo che infiammava il mio… Si ferma. Io rimango immobile a fissarlo. Qualche gemito più lieve mi scappa ancora dalla bocca. Mi fa sollevare e mi gira al contrario. Mi fa inginocchiare con la schiena rivolta verso di lui e le mani appoggiate sul cuscino. Stavolta non ha bisogno di cercare con le dita: la mia fica &egrave completamente spalancata verso di lui, che non perde tempo e mi penetra ancora più forte di prima. In questa posizione può farlo entrare ancora più in fondo, e sento un po’ più di dolore. Le sue mani decise e forti sui miei fianchi avvicinano e respingono il mio corpo a seconda dei suoi movimenti. Sento le sue palle sbattere contro le mie cosce, e il rumore che provocano mi fa impazzire. Devo aggrapparmi al letto stringendo i pugni, mi sta scopando con talmente con tanta forza che ogni volta che mi entra dentro ho la sensazione che stia per lanciarmi contro il muro. Lo sento godere, e ad ogni suo gemito di piacere mi bagno sempre di più… quando piego la testa verso il basso riesco a vedere tutto quel liquido trasparente che mi scivola tra le cosce. Stacca una mano dal mio fianco destro e rallenta i movimenti… Sento qualcosa di fastidioso, ma mi ci vuole un po’ per capire cos’&egrave… Mi sta penetrando con un dito nel sedere, e cerca di muoverlo sincronizzando i suoi movimenti con quelli del bacino. E’ una sensazione strana: &egrave fastidioso, ma mi pare che a poco a poco stia diventando piacevole…

Sento che tira fuori il dito e si bagna la mano con i miei umori, dopodiché cerca di penetrarmi con due… Mi accorgo che sta cercando di allargarmi l’apertura, e devo stringermi ancora più forte alle lenzuola del letto, perché la pressione si fa sempre più energica… Ormai mi sento bagnata dappertutto, e non capisco neanche con quante dita mi sta penetrando… So solo che ho cominciato a gridare più forte, e che il piacere si sta facendo sempre più strada cercando di sopraffare il fastidio… Proprio quando i suoi movimenti cominciavano ad essere più sincronizzati, più precisi, si ferma completamente. Non posso guardarlo in faccia da quella posizione, e mi chiedo se per caso non sia scomparsa quella luce diabolica nei suoi occhi. Qualche secondo dopo devo ricredermi: mi prende il culo, ma stavolta non con le dita. Lo fa con una forza talmente esagerata che per il dolore mi escono le lacrime… Allora istintivamente urlo e cerco di dimenarmi, di farlo uscire fuori, ma lui, con la solita energia, mi solleva la schiena, mi immobilizza le braccia incrociandole davanti al mio corpo, e mi abbraccia stretta a sé mentre ancora &egrave dentro di me. “Non preoccuparti amore, rilassati… E’ tutto a posto”, mi dice. Mi bacia il collo e mi lecca le lacrime che continuano a scendere dalle mie guance. Per qualche minuto rimaniamo così, lui attende che mi abitui a quella presenza estranea dentro il mio corpo. Mi giro per un secondo e gli sorrido, capisce che può andare avanti. Allora lo sento piano piano cercare di muoverlo dentro, ma il buco &egrave ancora troppo stretto, e io devo allargare ancora di più le gambe e abbassare ancora una volta la schiena per farlo entrare meglio. Sento di nuovo i suoi palmi caldi e stretti sui miei fianchi. “Toccati adesso”, mi dice. Io stacco una mano dal materasso e la porto in mezzo alle gambe. Ero completamente bagnata, le mie dita scivolavano via come se ci fosse del sapone. Comincio subito a stuzzicarmi il clitoride, perché so che questo allevierà il fastidio che non &egrave del tutto svanito. Lui si muove sempre più velocemente, non sento più dolore. Lui gode, lo sento dietro di me, mi fa impazzire, allora mi masturbo ancora più forte e lui se ne accorge. E’ un processo inarrestabile: più lui si eccita, più io lo sento e grido e accompagno i suoi movimenti, più lui percepisce le mie emozioni, più gode e si fa sentire, e va avanti così per dei minuti interminabili. Quando ad un certo punto mi accorgo che il suo respiro sta diventando troppo affannoso, mi lascio andare e… Veniamo tutti e due contemporaneamente, in un orgasmo di gemiti e di umori. Sento il suo liquido caldo e denso che mi inonda, e abbassando la testa lo vedo scivolare giù dal mio sedere, mentre si mescola con il mio nettare, più scuro e dall’odore pungente… Quel piccolo spiraglio di luce che entra dalla finestra illumina la scena, e mi par di avere sulle cosce migliaia di diamanti che luccicano… Ancora i nostri respiri sono veloci, piano piano ci sdraiamo di fianco sul letto e lui rimane dentro di me. Mi accarezza i capelli e mi bacia il collo, io porto indietro il braccio sinistro e gli sfioro dolcemente un fianco… Rilasso tutti i muscoli e in quella posizione glielo stringo ancora di più tra le natiche…

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