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Racconti Erotici Etero

Io e Giulia

By 9 Giugno 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Lei si chiama Giulia, aveva 18 anni. Ci siamo conosciuti durante una gita sciistica del Club Alpino Italiano. Lei &egrave stata subito abbastanza diretta con me e ha subito incominciato a parlare e a scherzare. Col tempo &egrave nata una bella amicizia anche se i rapporti probabilmente non erano molto equilibrati. Per lei io ero solo un amico, una specie di fratello, mentre per me rappresentava qualcosa d’altro. Nei miei momenti di intimità da single, il mio pensiero andava quasi sempre su di lei. Avevo una forte attrazione fisica, forse niente di più.
Mi stava ospitando a casa sua al mare per qualche giorno: lei doveva studiare per la maturità mentre io dovevo preparare un esame per l’università. La giornata era stata tranquilla, passata per lo più sui libri e magari distesi su un prato vicino a casa sotto riparati dall’ombra di un piccolo albero che ci dava un po’ di sollievo dal sole. Ad un certo punto mi chiese se potevo farle un massaggio alle spalle, ed io, che non aspettavo altro che accarezzarle la sue pelle, non esitai molto. Con una certa emozione appoggiai le mie mani sulle sue spalle nude e incominciai ad accarezzarle fino a raggiungerle il collo e poi scendere sulla spina dorsale massaggiandola con delicatezza. Continuai così per un po’ e lei parve trovarne giovamento. La mia eccitazione saliva sempre più, tanto che cominciai e sentire qualcosa che si animava e che si ingrossava. Quando la cosa incominciava a farsi un po’ evidente cercai di risistemarmi e fare in modo che si nascondesse la mia eccitazione. La cosa finì dopo un po’ e sembrava che non potesse avere un seguito. Ritornammo a casa, mangiammo e continuammo a studiare in giardino e nella piccola veranda. Il tempo passava e nella mia mente ripercorrevo quei momenti eccitanti che avevo vissuto nella mattinata e l’ultima cosa che riuscì a fare era studiare.
Ad un certo punto lei mi chiamò e mi chiese ancora di farle un massaggio. Questa volta ci sedemmo sul divano di casa e cominciai. Le piaceva, soprattutto quando le toccavo i capelli con le dita a pettine. Mi piaceva toccarle i suoi capelli lunghi e biondi, scendere sul suo collo e poi sulle spalle fino a toccarle e a carezzarle la parte alta delle braccia. Poco dopo mi chiese di andare con lei su al piano di sopra dove c’era la camera da letto dei suoi genitori in maniera tale, mi disse, che saremmo stati più comodi. Accettai immediatamente anche se, sempre in preda ad una certa eccitazione, mi preoccupai un po’ che la cosa non si notasse per timore che tutto finisse: non so che cosa lei pensasse di quello che stava accadendo. Salimmo le scale e lei si posò sul letto di petto. Mi misi a fianco e cominciai ad accarezzarle la schiena come avevo fatto fino a prima. Ero contento e sempre più eccitato. Mi chiese poi di mettermi a pancia in giù e ci scambiammo i posti, ma prima mi disse di togliermi la maglietta. Questa volta era lei che mi accarezzava la schiena, sentivo le sue dita che percorrevano ogni centimetro della mia pelle con una delicatezza dolcissima, dal collo fino al bordo dei miei calzoncini. Il mio amico che abitava da quelle parti era decisamente vivo e vegeto ma per fortuna ero messo a pancia in giù e la cosa non si notava molto, solo un certo fastidio per la posizione scomoda. Passato un po’ di tempo mi disse di voltarmi che voleva massaggiarmi il petto. Panico misto a eccitazione mi scosse completamente. Mi voltai piano e sempre per nascondere il mio stato alzai le ginocchia. Mi pose le mani sul petto e scese sempre di più fino alla pancia, poi risali e toccò i miei capezzoli che reagirono immediatamente. Con movimenti rotatori giocò un po’ con loro, poi salì al collo e infine sul viso e con movimenti gentili mi sfiorò con la punta delle dita i miei lineamenti. Mi sentì vibrare, ormai ero all’apice e la tensione mista a eccitazione saliva sempre di più. Mi accorsi che la cosa era decisamente notabile e dopo un po’ finì tutto. Lei si alzò e con un sorriso, dall’accenno un po’ malizioso, mi salutò con lo sguardo e quindi scese le scale lasciandomi da solo, in uno stato decisamente scombussolato, sul letto. Quando tornai ‘normale’ mi feci coraggio e scesi anche io al piano di sotto. Quel momento di magia era passato, tutto era tornato come nei giorni precedenti. Non so cosa fosse successo, la mia speranza era ben altra. Forse lei si era trovata in una situazione che non riusciva più a controllare, un semplice gesto si era trasformato in un gioco erotico molto coinvolgente, forse troppo. Forse non voleva che le cose precipitassero in una certa direzione e decise di smetterla.
Studiammo ancora un po’, con esiti decisamente dubbi per quanto mi riguarda: non riuscivo che a pensare a quanto accaduto.
Venne sera e le chiesi di fare una doccia. Nella mia mente già pensavo a quello che sarebbe potuto accadere. Nulla purtroppo. Mi sistemai e mangiammo in veranda qualcosa preparato velocemente. Scherzammo tutta la sera ma nessun riferimento a quanto accaduto nel pomeriggio, come se non fosse successo nulla. Mi rassegnai e iniziai a coltivare in me il ricordo di un’esperienza molto bella ed eccitante che era finita molto presto ma che mi sarei ricordato ancora a lungo.
Quando fu il momento di andare a letto lei mi disse di usare la camera da letto del piano di sopra’ mentre lei preferì sistemarsi sul divano al pian terreno. Quando mi coricai mi sentivo ancora tutto elettrizzato ed eccitato come un bambino. Avevo un po’ caldo, dopotutto quel letto mi ricordava qualcosa, anche se la temperatura stava calando sensibilmente. Andai a letto a torso nudo e con i boxer che usavo come pigiama. Avevo solo un leggero lenzuolo che mi copriva. Mi addormentai.
Nella notte ormai inoltrata, mi svegliai e mi accorsi che stavo morendo di freddo. Con gli occhi molto assonnati mi mesi alla ricerca di qualcosa che mi aiutasse a scaldarmi. Guardai un po’ in giro ma non notai nulla fino a che non mi voltai dalla parte opposta e vidi con mio stupore che Giulia era al mio fianco che dormiva profondamente e che si era portata un piumino dall’aspetto molto invitante dal piano di sotto. Con delicatezza le chiesi se potevo usarlo anche io e notai con un po’ di stupore che mi sentì e con movimenti leggeri mi porse un lembo della trapunta. Mi coricai sotto di esso e sentì che era caldo, il suo calore. Rimasi così per un po’ poi decisi di ringraziarla. Lei era supina a petto in giù e piano piano mi avvicinai alla sua schiena per accarezzarla da sopra la maglietta. Mi avvicinai sempre di più e cominciai a massaggiarla lentamente su tutta la schiena. Mi accorsi che non aveva il reggiseno che probabilmente aveva tolto perché le dava fastidio. Il mio corpo fu smosso da un tremito e con un pizzico d’audacia decisi di mettere la mia mano sotto la sua maglietta a contatto con la sua pelle. Continuai così per un certo tempo. A lei piaceva tanto e ad un certo punto mi chiese se non ero stanco, che a lei piaceva e che, se continuavo, lei non si sarebbe certamente opposta. Io le dissi di non preoccuparsi e che quel gesto era per ringraziarla della trapunta e che se fosse stato per me avrei continuato anche tutta notte. Mi svegliai completamente e nella notte con la sola luce che proveniva dalle ampie finestre senza oscuranti, continuai con il mio dolce lavoro. Ogni tanto osavo spostarmi un po’ verso i fianchi e lei mugolava un pochino di piacere. Quando ad un certo punto lei si voltò sul fianco dandomi la schiena cercai di capire quello che stava accadendo. Sapeva sicuramente che mi ero accorto che era senza reggiseno ma inizialmente continuai a toccarle la schiena. Avrei voluto anche accarezzarle il resto e sempre piano iniziai a sfiorarle la parte bassa dei fianchi fino a raggiungere il ventre, mi alzai con la mano fino a quando sentì che ero vicino ad un cambio di pendenza che indicava che la meta ambita si era avvicinata ed era lì che sembrava aspettarmi. Non volevo accelerare troppo la cosa ma lei non dava segnali di volersi negare al mio tatto. Tornato sul fianco salì piano fino a quando avrei dovuto raggiungere il suo reggiseno. A questo punto con movimenti molto lenti mi spostai verso il suo seno. Piano scesi sempre di più. Non riuscivo a credere a quanto stava accadendo. Ormai le stavo sfiorando il seno e lei non si muoveva, scesi ancora di più fino a quando le sfiorai il capezzolo che era diventato duro. In preda ad un’eccitazione incredibile le presi il seno destro completamente con la mia mano e lo massaggiai stringendolo più forte. Aveva un seno bellissimo, grosso ma molto aggraziato. Lei si voltò, mi sorrise e si tolse la maglietta. Mi prese la mano e se la portò sul petto accarezzandomi l’avambraccio. Quanto avevo sognato quel momento! Continuai a toccarla: il seno, il ventre, il viso e i suoi capelli. Mi chiese cosa indossavo, se per caso avevo i pantaloni della tuta. Risposi di no. Lei sorrise maliziosamente. Ormai dovevo giocarmi tutto per tutto e decisi che era giunto il momento di liberare il mio amico dalla sua tana e senza indugio abbassai i boxer. Lui svettò subito in alto, eretto e duro come non mai. Lei mosse la mano verso la sua direzione e io cercai di agevolarle il compito avvicinandomi un po’. Lo trovò, lo accarezzò e con un dito ne toccò la punta, poi si portò il dito alla bocca e lo succhiò quasi con avidità. Poi mi prese la mia mano e la mise sul basso ventre. Mi abbassai ancora e da sopra le sue mutandine le accarezzai l’inguine. Aprì di più le gambe per agevolarmi il compito e scostai le mutandine, impregnate di umori, di lato, scoprendo il suo frutto. Con un gesto delicato infilai il dito medio come un piccolo pene al suo interno, ruotandolo fino a quando la sentì irrigidirsi un pochino. Mi fermai, ma lei voleva che continuassi a darle piacere. Decisi a quel punto di appagare la sua avidità mostrata prima e mi misi a cavalcioni su di lei con il mio pene che svettando si trovava sopra le sue labbra. Lo abbassai fino a quando toccò la sua bocca. Lei alzò un po’ il collo e aprì la bocca che accolse il glande in tutta la sua maestosità. Me lo succhiò un po’ poi lo estrasse e con la lingua percorse tutta l’asta del pene mentre con la mano sinistra da dietro mi accarezzava lo scroto e con un dito mi percorreva il solco anale dandomi sensazioni incredibili. La mia eccitazione era tale che se avesse continuato ancora per un po’ sarei esploso dal piacere ma non volevo che finisse così, volevo raggiungere l’apice del godimento dentro di lei, finalmente possederla e saziarmi del nostro orgasmo. Mi scostai e le abbassai le mutandine sfilandole dolcemente dalle sue gambe affusolate. Quando raggiunsi i suoi piedini le leccai le dita e succhiai uno a uno ogni suo ditino mentre lei cercava di darmi piacere facendo un massaggio al mio pene con la sua mano. Tolte le mutandine mi misi ancora a cavalcioni su di lei ma in modo tale da poter guardare il suo frutto. Lei si trovò davanti il mio pene ed avidamente lo prese in bocca mentre con le mani mi stringeva il sedere e mi accarezzava la schiena a volte graffiandola teneramente con le unghie come una specie di tigre ammaestrata. Mi abbassai e affondai la lingua all’interno della sua vagina muovendola ritmicamente, poi le presi il clitoride e lo succhiai intensamente e lei rispose con maggior voga nella sua attività orale. Non ce la facevo più, volevo possederla. Mi tolsi da quella posizione, mi voltai, le aprì le gambe, la guardai per vedere se aveva qualche titubanza ma con un gesto dei suoi occhi mi diede il consenso per entrare dentro di lei e mi disse di non farmi problemi perché lei usava la pillola. Con nuova energia misi il glande in posizione e con lentezza iniziai ad entrare dentro di lei. Sentivo la sua vagina che si allargava e che risucchiava al suo interno il mio pene. Sentivo le sue pareti vaginali che lo avvolgevano. Una volta arrivato in fondo rimasi così per qualche istante, per godermi il momento. Lei diede un accenno di movimento del bacino e io capì subito che desiderava che iniziassi subito a muovermi dentro di lei. Iniziai con movimenti lenti e gentili mentre lei quasi mi graffiava la schiena dal piacere. Poi, per stuzzicarla uscì un momento e lei rimase come incredula, allora mi prese subito il sedere e aiutandosi con il movimento del bacino cercò di far rientrare subito il mio pene dentro di lei fino a quando lo sentì ancora bene dentro e ne fu appagata. Giocammo così ancora per qualche volta e lei sembrava sempre più affamata del mio pene. Rientrato definitivamente mi mossi più deciso, su e giù, con movimenti rotatori e affondi finali, sentivo in me che il culmine stava per arrivare e sentivo che per lei il momento si avvicinava sempre di più. Abbassai il viso e le leccai un capezzolo, poi l’altro mentre continuavo i miei movimenti dentro di lei. Poi accolsi tutto il capezzolo dentro la mia bocca e con la lingua feci dei movimenti rotatori attorno al capezzolo eretto mentre col bacino affondavo colpi sempre più forti. I suoi movimenti cominciavano ad essere sempre più intensi e sincronizzati ai miei fino a quando la sentì irrigidirsi di colpo e gridare di piacere. Allora capì che era il mio turno e con affondi ancora più forti e appagato dal suo piacere esplosi dentro di lei il mio seme abbondante. Mi soffermai a godere di quel momento magico che sognavo da tanto tempo e che ora era realtà. Fu un orgasmo intenso ed esplosivo. Sentì il mio sperma che si diffondeva dentro di lei. Quando decisi che era il momento di uscire lei mi mise di schiena, si abbassò e con la lingua mi leccò il pene che grondava di sperma e dei suoi umori. Lo leccò tutto e non rimase più nulla su di lui. Quindi si portò con il suo viso sopra il mio, fece uscire la sua lingua dalle labbra e se le leccò come per ripulirsi, quindi scese verso la mia bocca e mi diede un bacio intenso e profondo mentre sempre con la mano massaggiava il mio pene come per ringraziarlo della bella notte passata assieme. Ci addormentammo vicini e nudi. Ogni tanto il mio pene aveva ancora nostalgia dei luoghi appena visitati e cercava di raggiungerli di nuovo, ma lei era stanca anche se sentivo che si muoveva in modo tale da stuzzicarmi ancora un po’. Mi addormentai definitivamente dopo un po’, immerso nel ricordo di cosa era accaduto.
Quando ci svegliammo, sorridemmo e ci rivestimmo bagnati dalla luce del sole che prepotente entrava dalla ampie finestre della camera. Nessuno disse nulla. Sentivamo un po’ d’imbarazzo tra noi mischiato a complicità. &egrave stata un’esperienza che non dimenticherò mai.

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