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Io volevo solo abbracciarti

By 27 Gennaio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Crollo spossata su di te, il respiro bruciante di chi è rimasto senza fiato per i sussulti infiniti dell’orgasmo. Crollo sul tuo petto sudato cercando sollievo mischiando il mio sudore al tuo. Inarco la schiena facendo forza sulle braccia ormai stanche e tremanti e lentamente scivolo al tuo fianco. Non voglio sentirti uscire, ma devo respirare, ho bisogno di sentire il respiro fluire di nuovo. Hai gli occhi chiusi, il battito accelerato e un piccolo lamento ti esce dalle labbra luccicanti mentre mi alzo da te. Sei arrossato, ancora gonfio e appiccicoso. Colo sperma e umori mentre ti scavalco per stendermi al tuo fianco. Respiro adesso , lentamente riporto il corpo alla ragione. Allargo le gambe aria! Devo prendere aria ! sono rovente, sento uscire ancora la lava. Allungo la mano verso di te, e mi accorgo che sei ancora ammanettato alla testata del letto. Sono troppo spossata per liberarti. Chiudo gli occhi e ripenso all’inizio della nostra serata. Come siamo arrivati a questo? Parlavamo ricordo, del mischiare dolore e piacere, del punto di non ritorno in cui prevale l’istinto animale del padrone rispetto alla tenerezza per il corpo dellamato. Facciamolo allora, proviamo, mi hai detto. Hai preso le manette, quelle d’ordinanza, quelle pesanti di acciaio, quelle che si chiudono facendo un rumore stridente. Allunga le braccia, mi hai detto, mentre completamente nuda con le scarpe rosse mi presentavo a te ancora sorridente. Stavo ridendo, ricordo, stavo ridendo ancora mentre mi hai ordinato di inginocchiarmi . L’ho fatto docilmente e sono rimasta inerme nelle tue braccia mentre con le mani dietro le orecchie mi spingevi a forza il cazzo in gola. Brava, mi hai detto, adesso aspetta qui docile e in ginocchio.Ti sei allontanato un attimo e già l’erezione del tuo cazzo mi faceva intuire in che guai mi stavo per cacciare. Sei tornato con la scala, chiodi e un tondino di metallo. Spostati, e continua da sola a fare quello che sai fare così bene. Succhialo forte mentre ti preparo la prigione. La prigione, pensavo mentre mi dedicavo a te, la prigione e intanto entrava ed usciva al ritmo del battere del martello sullo stipite della porta. Hai inchiodato l’anello di metallo e spostando la scala mi hai sollevato per la gola. Mi sei entrato in bocca e mentre mordevi le labbra mi hai sussurrato preparati adesso. A quelle parole sono impazzita e le gambe si sono divaricate al suono della tua voce. Hai continuato a tenermi legata per le labbra mentre mi costringevi a sollevare le braccia di nuovo. Ecco , questo volevi no? Hai passato una corda attraverso e manette e poi attraverso il tondino. La corda in mano tua, comandava le braccia. Hai provato quanto fosse intensa la tensione che provocava nel mio corpo, e ti sei ritenuto soddisfatto quando forzandomi le braccia quasi fino a toccare il profilo della porta hai iniziato con la mano libera a torturarmi i capezzoli. Burattino nelle tue mani. La corda tesa nella destra, la sinistra a strizzare i mie capezzoli verso il cielo e un sorriso bastardo sul tuo viso. Eppure il godimento era così intenso da non poter essere frenato. Le gambe ormai spalancate e il sesso pulsante. Ti avrei urlato di sbattermi forte, ma i tuoi occhi non aspettavano repliche. Adesso ferma di nuovo qui e buona, hai ordinato mentre legavi la corda. Sei stato via un’eternità e non ti nascondo che ho pensato che forse non ti conoscevo così a fondo da permetterti tutto questo. Ma ad ogni pensiero un fiotto di piacere si alzava dal mio clito duro e bagnato. Ho dovuto accavallare le gambe e stringere forte le natiche nel tentativo di masturbarmi. Sei arrivato alle mie spalle e ho sentito che stavi aprendo una busta di plastica. Ora solleva il collo hai detto sussurandomi sulla nuca , e mentre eseguivo un forte odore di cuoio mi è arrivato alle narici. Ti piace? Mi hai chiesto, l’ho comprato per Luna. Bello vero? Cuoio nero, bello forte , sai che tira quella cagnona. Il collare mi hai messo il collare di Luna. Non lo stringo troppo, voglio che tu riesca a muovere il collo a mio piacimento.
Sei rimasto alle mie spalle, hai sciolto il nodo della corda e l’hai impugnata insieme alla catena del collare. Già sentivo il tuo respiro trasformato in animale, il tuo sudore più acre del solito. Allarga bene le gambe su, e piegati in avanti. Non eri soddisfatto della posizione così con una mano da dietro mi hai afferrato la fica e mi hai spinto il sedere all’infuori. Sentivo il cazzo teso toccarmi le natiche, mentre con la mano libera dai fili da burattinaio hai allargato per bene il buchetto. Il collo teso all’indietro e la fatica del respiro, questo ricordo prima di sentire che mi sfondavi senza preavviso il culo. Avrei voluto urlare, ma il fiato non bastava per tutto. Tesa sui tacchi, l’unica parte di me ad ancorarmi al pavimento, ho scoperto che per non cadere in avanti segnandomi i polsi con le manette, dovevo stringere i glutei e gli addominali. Ogni colpo, ogni singolo colpo mischiava il dolore alla mia capacità di non soffrire di più. Sei stato bastardo, cattivo. Basta ti ho detto, prima che il corpo si adattasse alla tua violenza, basta ti ho chiesto mentre mi forzavi il respiro spingendomi il collo all’indietro. Volevo piangere per il godimento che saliva in me, volevo piangere perché non riuscivo a toccarmi per darmi piacere. Bella la mia cagnolona, mi hai detto , bella la mia cagna in calore, hai ripetuto tremante mentre allentavi un po la presa e mi portavi all’orgasmo masturbandomi con forza. Ricordo di aver avuto un mancamento di forza nelle gambe quando tutto il sangue disponibile nel mio corpo è confluito in quel minuscolo pezzetto di carne pulsante. Ho iniziato a tremare incontrollata e tu sei esploso. In quel momento ho pensato di morire. Se non allenta la presa mentre gode, non respirerò più ho pensato, mi costringerà ad inarcare il collo e soffocherò tra i fiotti caldi del suo sperma a inondarmi il culo. Hai lasciato cadere le corde per stringermi i fianchi e cacciare in me le ultime gocce di sperma. Ti sei avvicinato ai miei occhi, ancora con lo sguardo tremendo di chi ha scoperto una nuova dimensione di piacere e mi hai liberato i polsi. Arrivato al letto, ti sei appisolato subito. Non io, non io. Ho pensato a cosa ti aveva trasformato in un cacciatore, in un padrone. Ti ho guardato, i tratti del viso morbidi e rilassati e ho avuto paura . Così ho preso le tue braccia e lentamente le ho legate alla testata del letto con le manette. Certo, con le tue manette d’ordinanza. Ho immaginato lo sguardo furente che mi avresti lanciato al tuo risveglio. Ma la voglia di tenerezza, di riscoprirti per quello che sei era così forte che volevo garantirmi di tenere a bada i cattivi pensieri. Mi sono stesa su te, volevo solo abbracciarti forte, lo giuro. Volevo solo sentire la vena pulsante sul tuo collo, scoprire che batteva di nuovo al ritmo del cuore. Mi sono sdraiata su te, e prepotente il tuo cazzo si è risvegliato, e tu con lui. Cosa minchia intendi fare? Mi hai urlato in faccia, liberami subito adesso! è stato quel momento, quel tono di voce a farmi desiderare di avere a mia volta un caz zoper poterti fottere a sangue. Ma non ce l’ho. Ho una fica però e se voglio la so usare come tu usi il tuo ho detto ridendo di te, iniziando a montarti. Ti ho sbattuto per bene, scendendo e salendo con forza, con tutta la forza rabbiosa da sputarti in faccia ad ogni che minchia combini! che mi dicevi. Così ho iniziato a salire e scendere sostenendomi al tuo collo, strizzandolo con forza. Sei stato zitto, dopo. Non avevi nemmeno tu il fiato per gridare e respirare. Ma il tuo cazzo era sempre più gonfio , lo sentivo così ingombrante dentro di me. Fino alla fine, fino a che ho visto nei tuoi occhi la paura che non mi controllassi più. Allora ti ho lasciato andare, ti ho lasciato respirare e godere di nuovo dentro di me. Io volevo solo abbracciarti amore. Io volevo solo abbracciarti.

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