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Racconti Erotici Etero

Jezabel – capitolo 4

By 24 Aprile 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Subito dopo cena, mio marito Francesco voleva fare sesso con me, e non seppi dirgli di no.
Peccato che come da prassi si fosse dimostrato capace a fare giusto una sveltina, lasciandomi la voglia d’avere un vero rapporto.
Decisi così di dargli una piccola lezione e, prima d’andare al club, chiamai Lorenzo il nostro tecnico.
“Lorenzo voglio che riempi il mio bagno privato di web-cam e che le colleghi poi ai maxischermi.” gli ordinai senza farmi sentire da mio marito.
“Va bene Anita, come vuoi tu, a me basta una mezz’oretta, ma sei sicura di quel che vuoi ?”
‘Ti pago per agire o per pensare ?’ gli risposi seccata ‘Quindi obbedisci e vedi di non fare alcun casino, altrimenti &egrave meglio che ti licenzi da solo.’
Prima d’uscire mi preparai in modo ineccepibile, facendo di nascosto un paio di clisteri per essere il più pulita possibile. Scelsi delle calze autoreggenti nere molto velate, un completino intimo di raso bianco, così come la camicetta che lasciai ben sbottonata, tirando infine via dall’armadio un tailleur nero anch’esso molto lucido.
“Ma sei uno schianto !” esclamò vedendomi Francesco “Che ne dici di rimanere in casa a fare sesso ?”
“Non scherzare piccolo porco.” gli risposi sfiorandogli la patta “E poi che ne sai di come sarà la serata…”
Durante tutto il viaggio in macchina, lui non staccò quasi mai lo sguardo dal mio decolté, come se vederlo fosse una novità. Quanto a me non facevo altro che assumere posizioni ammiccanti, eccitandolo se possibile ancor di più.
Una volta giunti al club presi per mano Lorenzo per portarlo con me in bagno.
“Allora Anita con questo tasto spegni e accendi le cam, e se le metti in funzione le riprese vanno direttamente sugli schermi in sala. Per ogni evenienza non hai che da chiamarmi, ma ho già controllato il sistema e funziona benissimo.”
“Va bene Lorenzo, ora però vai nella tua sala di controllo, sai com’&egrave la prudenza non &egrave mai troppa.”
Uscimmo insieme e mentre cercavo Teresa vidi Alì, un ragazzo di colore con una mazza lunga e non molto spessa, che già avevo modo di notare in azione. Mi aveva colpita molto il fatto che nonostante avesse quel gran cazzo, fosse molto gentile con le donne, cercando sempre di farle godere il più possibile.
“Alì hai programmi per stasera ?” gli chiesi giocherellando coi miei capelli.
“No signora, poi lei &egrave la padrona e ha sempre la precedenza.”
“Bene allora mettiti davanti al mio bagno, dopo che mi vedi entrare aspetta un paio di minuti e poi raggiungimi.”
“Si signora.” mi rispose con un gran sorriso.
“Dimenticavo solo anale e sappi che saremo sugli schermi.”
Raggiunsi quindi Teresa che informai dei miei progetti.
“Ma sei una gran troia !” mi disse avvicinando la bocca al mio orecchio.
“Senti chi parla ! Come se non sapessi delle orgette che fai a fine serata.” le risposi ridacchiando.
Aspettai quindi che il locale si riempisse, quindi mi recai nel mio bagno facendo attenzione che Alì mi vedesse, e dopo aver messo una mascherina di pizzo accesi le web-cam dando così via alle riprese.
Alì mi raggiunse mentre fingevo di sistemarmi un rossetto rosso fuoco e, dopo aver chiuso la porta a chiave, si mise dietro di me iniziando a strusciare il suo pacco contro il mio sedere. Successivamente aprì la mia camicetta e prese a palparmi il seno, scoprendolo ben presto, giocando a lungo coi capezzoli già turgidi.
Quando mi fece piegare in avanti, sollevai la stretta gonna facendola diventare un’inutile mini che non copriva nulla. Lui mi tolse il perizoma per poi infilarmi un dito nella passera.
“Non li lo sai cosa voglio.” dissi a bassa voce per farmi sentire solo da lui.
Alì si ricordò della mia richiesta, e il suo dito passò dalla fica all’ano.
“Mm che bello, aprimelo per bene che poi voglio prendere subito il tuo cazzo.”
Questa volta parlai a voce ben più alta, e quasi mi parve di sentire il mormorio proveniente dalla sala centrale dove tutti, compreso mio marito, potevano guardarci.
Il ragazzo mi penetrò usando più dita, ma mai senza farmi alcun male, anzi facendo spesso cadere della saliva sul mio buchetto in modo da lasciarlo sempre umido.
“Basta non resisto più ! Buttamelo dentro e fammi godere.”
Quasi urlai quelle parole mentre iniziavo a masturbarmi la fica, dopo essermi seduta sul lavandino con le chiappe ben al di fuori del marmo.
Alì tirò fuori il pene e mi sodomizzò come se fosse l’atto più naturale del mondo, e nonostante le dimensioni del suo cazzo, non provai alcun dolore tanto bene mi aveva preparata a quella penetrazione.
Più mi masturbavo, più Alì m’inculava con forza, senza però mai diventare brutale, anzi a volte si fermava lasciandomi tutto il suo cazzo dentro, non solo per riprendere fiato, ma per farmi gustare sino in fondo la sua bestia.
Sapendo che mio marito mi stava guardando, non fui avara di gemiti e mugolii di piacere, lasciandomi spesso andare a frasi non certo da educanda.
“Si che bello il tuo cazzo.” dissi fra le altre cose “Non sai come mi piace sentirmelo tutto nel culo, voglio che mi sfondi, che mi apri tutta quanta alla faccia dei cornuti che ci guardano.”
Dopo un po’ quel che rimaneva dei nostri abiti era davvero troppo d’impiccio, così con un certo dispiacere mi staccai da Alì.
Camicetta e reggiseno volarono sul pavimento, seguiti a ruota da tutti gli indumenti di Alì, che volli completamente nudo. M’inginocchiai quindi davanti a lui per afferrare con una mano il suo cazzo, mentre l’altra faceva nuovamente capolino sulla mia fica. Ovviamente non potei resistere alla tentazione di baciare quel bellissimo strumento di piacere, che ricoprii di ogni attenzione immaginabile prima di prenderlo in bocca.
Mentre lo succhiavo ero combattuta fra il continuare a fare la porca sodomita, o godere in modo completo facendomi scopare. Mi tornò però in mente come fosse stato del tutto insoddisfacente il rapporto avuto quella sera con Francesco, e di come in fondo meritasse una piccola lezione.
“Sdraiati, ho di nuovo il culo in calore.” gli dissi dopo aver deciso cosa fare.
Come Alì si mise sul pavimento, gli salii sopra facendo nuovamente sparire la sua mazza dentro il mio ano. Lui però non rimase inattivo, anzi iniziò a palparmi un seno, ma soprattutto a sditalinarmi con una certa foga, facendomi godere come un’indemoniata, tanto da far si che mi muovessi con una certa difficoltà.
Salire e scendere su quell’asta mi donava sensazioni uniche, quasi pari al sapere che ero al centro dell’attenzione di tutti i presenti.
Io però volevo impazzire di piacere, senza più alcun limite, così mi misi carponi sul lavandino e mi allargai le chiappe.
“Adesso basta ! Fai il tuo dovere e rompimi il culo !”
Alì dopo aver poggiato la cappella contro il mio ano, m’afferrò per i fianchi e diede un colpo tanto forte, da far entrare quasi completamente la sua mazza dentro di me.
“Sii così lo voglio così !” urlai senza ritegno “Spaccami in due a colpi di cazzo.”
Pur non avendo la brutalità di altri bull, Alì aveva in compenso una mazza davvero lunga, e come mi confessò in seguito, per la prima volta in vita sua cercò d’essere un vero maschio dominante.
“Cosa vuoi troia che non sei altro ?” mi disse fermandosi solo per un attimo.
“Che m’inculi.”
“Dillo più forte che non ti sento.”
“Voglio che mi apri il culo come non riesce a fare quel gran cornuto di mio marito !” dissi quasi togliendomi un peso “Voglio godere come la prima delle puttane.”
‘Dillo ancora che non ho capito.’
‘Rompimi il culo e poi rompimelo ancora e ancora, sino a riempirlo di sborra.’
La dimensione del tempo scomparve, o almeno io non so dire quanto rimanemmo chiusi in bagno, lasciando lo spazio ad alcuni orgasmi tanto violenti, da farmi quasi perdere i sensi.
Ormai mi toccavo la fica solo perch&egrave era diventato un riflesso condizionato, Alì da parte sua non cedeva un millimetro, facendo si che fossi a io a muovermi per prendere il suo cazzo.
Solo quando comprese che il gioco stava finendo mi lasciò i fianchi, facendomi poi quasi sdraiare sul lavandino in attesa del suo piacere.
Mi bastarono pochi tocchi di mano per farlo venire, e ritrovarmi così il viso coperto del suo seme, poi quasi con calma gli baciai la cappella raccogliendo così le ultime gocce di sperma.
“Vestiti e vattene.” gli dissi freddamente per congedarlo.
Alì mi guardò con un certo disgusto, pensando chissà che, ma poi obbedì lasciandomi sola.
Fu allora che presi un grosso dildo che avevo sistemato poco prima in un cassetto del lavandino.
Perch&egrave se la mia voglia di sesso era stata appagata da Alì, quella di punire Francesco usando il mio smodato esibizionismo, non era ancora sazia
Cercando d’indovinare dov’era una web-cam, aprii le gambe e il finto cazzo fu subito dentro la mia passera.
Un nuovo piacere s’impadronì del mio corpo, questo meno violento ma allo stesso tempo capace di farmi sobbalzare ad ogni piccolo movimento del dildo stesso. Con la mano libera sfioravo le parti più sensibili del mio corpo, passando velocemente dalle labbra al seno, facendo così indurire a dismisura i capezzoli.
Ogni mio gemito era come uno schiaffo in faccia a mio marito, che non sapeva soddisfare i miei desideri, lasciando che li sfogassi con altri. Volevo fargli capire che potevo fare benissimo a beno di lui, anche se ero solo, chiusa in un bagno con un cazzo finto fra le gambe.
L’ultimo orgasmo della serata mi prese all’improvviso, togliendomi il fiato e chiudendo la luce del mio cervello. Mi ritrovai così esausta ma appagata, felice non solo del rapporto avuto con Alì, ma anche della lezione data a mio marito.
Chiusi l’interruttore delle web-cam ritrovandomi realmente sola, davanti allo specchio quasi senza sapere cosa fare.
Mi lavai la faccia togliendomi così sia il trucco, che lo sperma di Alì.
Poi con tutta calma mi rivestii, e usando una porta interna andai nel mio ufficio, dove trascorsi il resto della serata.
Solo quando fu il momento di chiudere ebbi la voglia, e anche un po’ il coraggio, di cercare Francesco, se non altro per tornare a casa.
Lui non disse nulla per tutto il viaggio, e neanche una volta giunti a casa.
Solo il giorno dopo trovai un messaggio da parte sua che diceva “Prima o poi mi vendicherò”.
Servì solo a farmi ridere perch&egrave ben sapevo quali erano i suoi limiti, mentre i miei erano ancora tutti da scoprire.

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