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Racconti Erotici Etero

Jezabel – capitolo 7

By 19 Maggio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Coll’arrivo dell’estate decisi di usare uno spazio all’aperto posto dietro il club, da dedicare sia agli spettacoli, che oramai erano un vero e proprio must del locale, sia per far fare conversazione ai clienti prima che questi passassero dalle parole ai fatti.
Un pomeriggio ero andata al club per sbrigare del lavoro d’ufficio, ma trovando Teresa la mia poca voglia sparì, così ci ritrovammo a bere un drink all’ombra di un gazebo.
‘Anita posso farti una domanda strana.’ mi chiese Teresa cambiando discorso.
‘Se so la risposta si.’
‘Ho visto che sei un’amante dei rapporti anali, oltre che di quelli lesbo. Ecco volevo sapere come ti &egrave nata questa ‘passione’ per il posteriore.’
‘E’ una lunga storia, quindi te la racconto solo se hai tempo.’
‘Dai inizia.’
Così iniziai a raccontarle il mio primo rapporto anale, con tanto di premessa.

Arrivata a sedici anni, spinta anche dalle mie amiche tanto ricche quanto affamate di cazzo, ebbi il mio primo ragazzo, Bruno per il quale fui solo l’ennesima ragazzina da sverginare. La prima vola fu anche dolce, facendo in modo che il dolore che inevitabilmente provai, fosse compensato da una vera e propria tempesta di piacere. Col tempo divenne sempre più autoritario, sfiorando quasi la violenza, lasciando intravvedere già dall’epoca che sarebbe diventato un vero bull dominante.
Lo lascia per mettermi con un altro ragazzo cui poco interessava pagare conti salati, pur di farsi vedere con una bella ragazza, e che io ricompensavo col sesso. A lui ne succedettero altri dello stesso tipo, sino a quando all’ultimo anno di liceo, non cambiai maestro di piano, e del quale m’innamorai perdutamente.
Alberto, questo &egrave il suo nome, però sembrava non interessarsi a me, anzi si dimostrò sin dall’inizio molto rigido ed esigente. Nonostante i miei continui ammiccamenti, sempre più espliciti anche se mai volgari, non c’era modo di smuoverlo dal suo ruolo, o almeno fino a quando non rimanemmo soli in casa. Sapendo che mia madre sarebbe stata via tutto il giorno, mi preparai con cura volendomi giocare ogni carta che avevo a disposizione. Sotto la camicetta bianca misi un bustino nero che esaltava il poco seno d’allora, quindi indossai dei collant bucati in mezzo che coprii con una gonna verde.
Quando Alberto arrivò ci sistemammo nella stanza col piano, e con la scusa del caldo tolsi subito la camicetta, che peraltro era molto leggera. Vedendolo in chiaro imbarazzo feci cadere la gonna a terra, rimanendo così con la passera ben in mostra poiché non avevo messo nessun tipo di mutandine. Lui era ormai paonazzo e così m’avvicinai a lui in maniera molto sensuale per baciarlo, e allo stesso tempo tirargli fuori il pene dai pantaloni.
Alberto era sempre immobile a bocca aperta, ma non mi bastò far entrare la lingua fra le sue labbra, volevo sconvolgerò, così mi sputai sulla mano che lo stava segando proprio come avevo visto fare in un film porno. A quel punto iniziò a dare dei segnali di cedimento, rispondendo ai miei baci sempre più serrati e sensuali. Quando però cercò di bloccarmi la testa gli scivolai via, per accovacciarmi fra le sue gambe e leccargli le grosse palle per poi passare al membro.
Se fino allora Bruno era stato il ragazzo più dotato col quale avevo fatto sesso, Alberto non era da meno, magari il suo cazzo era leggermente più corto, ma ben bilanciato da un diametro quasi sproporzionato. Prenderlo tutto in bocca non fu semplice, ma a suon di sputi riuscii a farlo, lasciandomi andare a un pompino in piena regola, a labbra serrate e con la lingua che giocava con la sua cappella.
Quando compresi che Alberto era giunto al massimo dell’eccitazione gli presi in mano la mazza e m’alzai per baciarlo, lui mi mise una mano fra i capelli per spingermi ancor di più la bocca contro la sua, mentre l’altra arrivava velocemente fra le mie gambe.
“Ora tocca a me.” mi sussurrò all’orecchio mentre mi faceva sdraiare sul largo sgabello del piano.
Alberto s’inginocchio davanti alla mia fica per poi letteralmente fiondarsi su di essa, la sua lingua passò su ogni anfratto della mia intimità leccando gli umori che mi colavano copiosi. La sua bocca mi faceva godere come una pazza, e non riuscii a trattenere alcune autentiche urla di piacere, soprattutto dopo che m’infilò due dita dentro, portandomi in breve all’orgasmo.
Non ebbi il tempo di riprendermi che mi aprì il bustino per denudarmi quasi del tutto, e mi ritrovai il suo bel cazzo al posto delle dita. Ripresi a gemere ancor più di prima, sconquassata dalle sue bordate, sentendomi completamente femmina come piaceva a me.
“Sii scopami mio bel maestro, voglio essere la tua miglior allieva in sesso pratico.” gli dissi per prenderlo un po’ in giro.
Lui per tutta risposta, mi girò mettendomi carponi sullo sgabello, per fottermi con ancor più vigore, insultandomi per la mia troiaggine.
“Sei solo una ragazzina viziata e vogliosa.” mi disse mettendomi un dito sul buchetto “Ma ora ti sfondo come meriti, e poi vediamo se fai tanto la spiritosa.”
“Noo ! Lì no ! Ti prego nel culo sono ancora vergine.” urlai in preda al panico.
“Non ci credo che una puttanella come te non l’ha mai preso nel culo.” mi rispose continuando a penetrarmi l’ano col dito “Hai un culo che &egrave una favola per avercelo ancora intatto.”
“Ti scongiuro credimi ! Non l’ho mai dato a nessuno !”
Alberto allora s’alzò e prese dalla sua borsa una crema per le mani che portava sempre con me, e ne mise un bel po’ sul mio buchetto, per poi farla entrare dentro con un dito.
“Adesso rilassati, e quando senti la cappella entrare spingi come se dovessi cagare, all’inizio farà un po’ male, ma il culo te lo faccio lo stesso.” mi disse puntando la punta del suo membro contro il mio fiorellino ancora vergine.
Cercai di seguire i suoi consigli, ma come smisi di spingere, mi ritrovai il suo cazzo come risucchiato nel mio sfintere, sentendo un gran male, ma fu nulla rispetto a quello che provai quando fu lui a spingere il resto del bastone sino a riempirmi completamente.
Nonostante mi dimenassi come una pazza, Alberto mi tenne il culo fermo col suo cazzone ben piantato dentro, e dopo qualche minuto mi abituai a quell’insolita presenza. Quando poi cominciò a muoversi, lo fece con molta calma, quasi si volesse scusare per quella deflorazione così brutale. Non ci volle molto per far si che il dolore si trasformasse in piacere, anche perch&egrave iniziai a masturbarmi per cercare un po’ di sollievo, arrivando a godere in breve tempo.
“Mi piace oh se mi piace.” dissi ormai senza più alcun ritegno “Però fai piano sennò fa male.”
“Vedi che sei solo una puttanella vogliosa !” mi rispose dandomi una piccola pacca sul sedere “Facevi tanto la ragazzina perbene e ora hai il mio cazzo nel culo. Ora però girati, voglio vederti in faccia mentre t’inculo.”
Mi misi nuovamente supina sullo sgabello in attesa del suo membro, ma Alberto m’ordinò di toccarmi come facevo prima, e solo quando vide due dita dentro la passera, mi sodomizzò.
“Guarda come godi ! Altro che piano, tu devi studiare cazzo !”
Anche se Bruno amava insultarmi durante i nostri rapporti, quelli d’Alberto m’eccitarono ancor di più, in quando pronunciati da un uomo maturo, tanto da farmi del tutto perdere il lume della ragione.
“Si mi piace il cazzo ! Ma tu quante seghe ti sei fatto sognando di scoparmi brutto maiale ! E chissà quante alunne speri di scoparti, magari anche nel culo come stai facendo con me adesso.”
“Se &egrave per quello la prima che mi farei &egrave tua madre ! Anzi vi scoperei tutte e due insieme per vedere chi &egrave la più porca fra le due.’
‘Mia madre non si farà mai fottere da un morto di fame come te !’
Con quelle parole riuscii a far imbestialire Alberto, che se già prima mi considerava una poco di buono, da quel momento mi trattò peggio di una puttana da marciapiede.
Prendendomi per la testa come una bambola, mi fece sedere per terra, per poi spingermi la bocca contro le sue palle, obbligandomi di fatto a leccarle. Quasi con furia mi costrinse in seguito a fargli sentire la lingua sul suo ano, mentre mi schiaffeggiava la passera, desiderosa di ben altri trattamenti, certamente più dolci.
Mi ritrovai poi piegata contro il pianoforte, con Alberto che m’infilava dita nel retto, aprendo sempre di più il mio buchetto ormai infuocato.
‘Fai piano, così non mi piace.’ gli dissi cercando di placare la sua ira.
‘Taci troia figlia di gran puttana ! Vuoi che smetta ? Buttati tre dita dentro la fica e fammi vedere come si masturba una zozza come te.’
Feci quello che m’aveva detto, sperando così di calmarlo, ma non appena inizia a sditalinarmi, lui mi diede due forti schiaffi sulle natiche, per poi sodomizzarmi con più rabbia di prima.
Non cercai minimamente di ribellarmi, anzi provai quasi subito un certo piacere, che crebbe insieme con ogni sculacciata, ogni affondo, ogni tirata per i capelli.
‘Vedi che non sei altro che una puttanella ?’ mi disse dopo che m’uscii di bocca un gemito abbastanza forte ‘Quelle come te, sembra che avete tanto la puzza sotto il naso, ma poi non volete altro che esser sfondate nel culo e sentirvi troie dentro.’
‘Perch&egrave non la pianti di fare lo psicologo e non mi scopi sul serio ? O vuoi che mi masturbi per arrivare all’orgasmo ?’
Fra me ed il mio maestro di pianoforte, era ormai in atto una vera e propria guerra per vedere chi fosse il più ‘duro’ dei due. Lui non solo mi sbatteva come un fuscello, ma mi colpiva sui glutei con forza, mentre mi tirava a se per i capelli, facendomi si male, ma anche dandomi un piacere altrettanto violento.
Io invece lo incitavo ad andare ancora più forte, nonostante il dolore che continuavo a provare, godendo però in modo selvaggio ed impetuoso.
Si fermò solo dopo aver inondato le mie viscere col suo sperma, costringendomi successivamente a ripulirgli il membro, sporco oltre che del suo seme anche del mio sangue.
Dopo pochissimo tempo, con mio grande stupore, il pene di Alberto tornò nuovamente duro, ed ebbi paura che mi riprendesse come prima. Lui invece mi fece sdraiare sul tappeto, per poi salirmi sopra, nella più classica delle posizioni, coprendomi però di baci e carezze, mentre mi cavalcava cercando di darmi il massimo del piacere.
Non ci scambiammo neanche una parola, né mai lui si mosse tenendomi sempre sotto di se, staccando le sue labbra dalle mie solo per respirare un po’ meglio quando era necessario. Mi avvinghiai a lui sino a rendergli quasi difficoltoso l’atto in se, ma volevo assaporare ogni attimo di quel rapporto, forse il primo davvero appagante.
L’orgasmo ci avvolse insieme lasciandoci spossati sul pavimento, dove rimanemmo a lungo alla ricerca di nuove forze.
Quando se ne andò lo salutai con un lungo bacio, ben conscia che quello non sarebbe stato che il primo di una lunga serie d’incontri non certo dedicati allo studio della musica, ma alla ricerca di nuove forme di piacere, che Alberto mi fece scoprire dimostrando d’essere un maestro anche nel sesso.

‘Non so dirti il motivo, ma da quel giorno ho iniziato ad apprezzare il sesso anale, ma solo se &egrave anche un po’ brutale, non dico fatto con un sadico, ma neppure con troppa grazia. Tanto per capirci con mio marito provo a fare l’amore, quindi niente posteriore.’ dissi concludendo il racconto.
‘Ti dirò che anche a me piace con un po’ di pepe.’ mi rispose Teresa alzandosi ‘Poi ora ho trovato un ragazzo con un gran bel cazzo, ma che soprattutto lo sa usare come si deve. Se vuoi stasera te lo faccio conoscere, magari nel tuo ufficio….’
‘Mm ma sei proprio una porcella ! Va bene ma solo se vieni anche tu, lo sai quanto mi piace vederti godere.’
‘Ok, ora però torniamo al lavoro o qui si va fallite.’
Il pomeriggio passò molto lentamente, e non so dire se erano i conti, o l’attesa per conoscere il nuovo amico di Teresa.

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