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La Benda

By 14 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Ansimante e sudata fradicia aspetto il tuo prossimo assalto, inconsapevole di dove avverrà, di come avverrà…
Non so come hai fatto a convincermi ma sento già che la cosa non potrà finire qui, che questo gioco andrà avanti, perché sei riuscito a farmelo scoprire nel modo più incredibile…
Leggo i racconti di iomilù da più di due anni. Ok, forse non tutti ma un ragionevole campione sì.
C’è una cosa di cui sono sempre stata certa e cioè che quello che alcune donne, tramite le proprie parole o quelle di autori maschi che le descrivevano, dicevano di provare nell’essere legate, bendate e-o maltrattate, non poteva essere che lontanissimo dal mio essere.
Raramente mi spingo a leggere tutto un racconto di bdsm o di dominazione ed eccomi qui invece a viverne uno, a goderne… a pensare già a come starà messo nero su bianco.
Sei tornato a casa con quella faccia….
Quella faccia che adoro perché significa un gioco nuovo, un giocattolo nuovo… Significa che hai intenzione di scoparmi per bene….
Mangiare guardandoti con quel sorrisetto stampato su quella faccia da schiaffi è stata già una tortura.
Non che me lo aspettassi, ma stasera appena a casa mi sono infilata sotto la doccia bollente e ho usato la lametta per azzerare la ricrescita, forse sono telepatica, si può dire che mi sono resa liscia e morbida al massimo, per quello che avevi intenzione di farmi.
Io, per l’ennesima volta, a tavola: Allora, si può sapere cos’hai? Ti conosco, che hai in mente?
Lui, sorridendomi e succhiandosi il labbro superiore in quel modo che mi fa svalvolare: Vedrai Bambola, vedrai… o forse no, meglio dire che sentirai.
Non avevamo ancora finito la frutta che già io mi stavo alzando da tavola.
Io: Beh non so che intenzioni hai ma ora io vado di là e se non arrivi subito comincio da sola.
In camera da letto mi sono soffermata un secondo a sgomberare il lettone da cuscini e peluche, un secondo nemmeno e già tu eri alle mie spalle, già mi cingevi la vita con le mani.
Lui: Mi devi qualcosa se non sbaglio, vero Regina?
Ho scritto quel racconto a quattro mani con Chiara senza dirglielo, un racconto in cui gli facevo quasi le corna… Leggendolo me l’aveva giurata, aveva detto di essere in credito, che presto avrebbe riscosso.
Ho sentito le tue mani risalire lungo i fianchi attraverso la stoffa leggera della camicia da notte.
Poi una pausa e poi le mani sul collo e infine il tocco morbido di una striscia di stoffa che mi accarezza il viso.
Io: Ale… che cosa?
Lui: Schhhh.
La benda stretta delicatamente dietro la nuca e il mondo improvvisamente avvolto in un innaturale tenebra di incertezza. La vista, la mia acuta e prezziosissima vista, inibita.
Senza nemmeno accorgermene ho cominciato a respirare più affannosamente.
Le tue mani decise che mi guidano, prima mi spogliano, lasciandomi solo con la mutandina, e poi mi adagiano sul letto.
Alla tua mercee mi rilasso, il fiato già corto, la figa che già è un piccolo lago in attesa della tua sorpresa.
Poi arriva il tocco morbido e delicato di qualcosa che non sono le tue dita.
Un dolce solletico leggerissimo, una piuma forse, che mi inonda la pelle di brividi da pelle d’oca.
E dopo, aggressivo come mai avrei pensato, un intenso aroma di rosa.
Mi immagino sdraiata sul letto, nuda e bendata, con una rosa che mi sfiora il petto, come nel disegno che m’hai fatto, benda a parte, e l’immagine mi inebria tanto che quasi mi commuovo.
Aspetto la tua prossima mossa che non tarda ad arrivare, mi sollevi le braccia in alto.
So che adori la forma a goccia che assume il mio seno così, porti le mani una accanto all’altra ed in un rapido “clang” metallico mi ritrovo ammanettata alla sponda del letto.
Io: No Ale. No! lo…
Lui: SCHHHH
Un suono sottile, quasi minaccioso, accompagnato dalle tue mani che mi tolgono anche l’ultimo indumento.
Sei tu, ti conosco, decido di darti una possibilità.
Probabilmente mi vedi rilassarmi sul letto e ti sento muovere per la stanza, cerco di stare ad ascoltare il più possibile e ad un certo punto sono quasi certa di averti accanto, in piedi accanto al letto, però non succede niente…
Aspetto…
D’improvviso un tocco gelido sul capezzolo sinistro, sobbalzo, il tocco freddo e umido si sposta, disegna il profilo del seno e, sempre sul capezzolo sinistro, arriva il tuo fiato a farmi rabbrividire.
Il ghiaccio si sposta sull’altro seno e i tuoi denti afferrano il capezzolo turgido.
Tremo e grido di piacere e sorpresa.
Di nuovo il nulla.
Aspetto, le tue mani mi separano le cosce, mi aprono.
Ancora attesa.
Ora sento il tuo odore, so che sei vicino, avverto la tua presenza, la tua voglia.
Il cubetto di ghiaccio, bagnato e gelido, si appoggia sul monte di venere e scivola sul clitoride. Sobbalzo dal fastidio, dalla sorpresa e dal freddo, ma tu lo lasci lì mi lasci contorcere, lasci che gocce gelide colino e si mescolino con la mia eccitazione che invece è rovente.
Ti sento spostarti, il cubetto lascia il posto alla tua lingua ed io sto già godendo come un’ossessa, grido e gemo mentre mi frughi con insistenza. L’estasi cresce si impenna e di colpo di nuovo il nulla.
Ora sento un aroma strano nell’aria, un profumo intenso, fruttato. Poi avverto sullo stomaco un liquido caldo e denso, la sensazione è piacevole e ne scende in abbondanza sulla mia pelle.
Arrivano le tue mani a spandere l’olio su di me, sul seno, sulle cosce, le tue mani si insinuano nell’interno coscia, lambiscono la figa che già reclama ancora le tue attenzioni, lambiscono il culetto.
Prendilo, anche subito, prendimi!
Vorrei urlartelo, supplicarti, ma il mio stupido orgoglio me lo impedisce, così lascio che il tuo massaggio amplifichi la mia voglia in modo esponenziale prima di ritornare ancora nell’attesa snervante in cui mi lasci tra un assalto ed un altro. Unta e calda ti aspetto, ti voglio, mi hai scaldata a sufficienza, adesso ti vorrei addosso, dentro, vorrei sentire il tuo cazzo spingere nelle mie carni, ovunque tu voglia. Respiro a bocca aperta.
Mi afferri la testa, con violenza quasi, un attimo dopo mi assale il tuo odore di maschio e tu bussi prepotentemente alla porta delle mie labbra.
Le schiudo volentieri e ti sento scivolare sulla lingua. Le spinte sono rudi ed animalesche, e non portano a nient’altro che ad una nuova impennata della mia eccitazione. Mi sento usata e mi piace da impazzire, vorrei toccarmi e lasciarmi andare ad un secondo orgasmo che già sento vicinissimo.
Sei di lato ma presto ti sposti su di me, mi stai addosso, sento il tuo corpo schiacciarmi i seni e il tuo cazzo violarmi la bocca, una mano spinge la mia testa sempre più violentemente contro il tuo inguine e l’altre scivola sul mio corpo unto, giù dai seni, oltre l’ombelico, aggira velocemente il clitoride e poi due dita mi penetrano.
Godo. Immensamente.
Strillo il mio piacere contro il tuo magnifico cazzo che mi invade la bocca ma so che non lascerai che tutto finisca così, so d’istinto che vuoi prendere tutto e non vedo l’ora che tu lo faccia.
Quando mi lasci per l’ennesima volta in attesa so che non durerà molto, adesso anche tu sei su di giri, adesso anche tu hai una voglia matta.
Sulle labbra ho ancora il tuo sapore mischiato alla saliva quando la tua bocca copre la mia, quasi contemporaneamente mi strizzi le tette e mi penetri. Il mio corpo ormai è già un bel po’ al di là dell’orgasmo e continua a darmi scariche di piacere, i tuoi affondi non fanno che peggiorare la situazione.
Respiro il tuo fiato mentre ti sento fremere dentro di me ed avverto il calore del tuo orgasmo dentro il mio corpo.
Per un momento mi illudo che tutto sia finito poi tu ti alzi e mi lasci di nuovo lì, sola e smarrita, a sentire l’orgasmo cercare di rifluire.
Ansimante e sudata fradicia aspetto il tuo prossimo assalto, inconsapevole di dove avverrà, di come avverrà…
Le tue mani tra le mie cosce, mi aprono di nuovo, mi toccano, non ne hai avuto ancora abbastanza vero?
La risposta me la dai subito, riprendendo ad accarezzarmi, io sono ormai a tua completa disposizione, riprendo a fremere ed attendere.
Mi stai attaccando qualcosa alla coscia, qualcosa di plastica dura. Fai scorrere un filo verso l’alto assicurandolo con un punto di scotch ogni tanto, con le dita mi apri, immagino la mia figa luccicante dei molti umori che mi stai facendo produrre, piena del tuo piacere, schiusa dalle tue dita.
Appoggi qualcosa al clitoride e lo fissi lì. Un secondo dopo quel coso comincia a vibrare ed io urlo, vedendo le stelle.
Io, urlando: Ale! No! Smettila!
Tu mi tieni ferme le gambe ed aspetti che mi arrenda, intanto quella dannata vibrazione mi scuote tutta.
Mi sollevi le cosce per aria, capisco le tue intenzioni ma mi manca la forza per ribellarmi, non capisco più niente. Ti sento spingere piano, sei ancora duro, come fai?
Ti fai strada nella muscolatura stretta e che si contrae del mio culetto e ti sento gemere di approvazione. Lì dentro vibra tutto probabilmente e tu lo avverti distintamente. Nel frattempo non hai smesso di frugarmi ed io non conto più gli orgasmi, ormai è una lunga sequenza ininterrotta di contrazioni.
Mi scopi senza alcun riguardo, mi piace da morire, ti sento insolitamente possente e vigoroso oltre che stranamente silenzioso, vuoi che mi goda i suoni e gli odori, vuoi farmela vivere appieno, godere appieno.
Ci sei riuscito, sento già che questa benda diventerà una fida compagna di giochi.
Accolgo dentro di me con piacere il tuo secondo orgasmo e la fine della vibrazione ossessiva.
Ora, davvero distrutta e abbandonata sul letto, ti sento vicino alla testa.
Lui: Com’è andata?
Io: Sei un bastardo…
Lui: Non è ancora finita.
Io: No?
Lui: No. Devi ammettere che t’è piaciuto.
Mi giro verso il punto in cui lo immagino.
Io: Mi è piaciuto, bastardo. Mi hai fatto morire.
Lui: Allora dovrai ringraziarmi a dovere.
Io: Cosa? Ancora?
E per tutta risposta mi fai sentire sulle labbra, sulle guance, tutta la prepotenza del tuo cazzo. Mi chiedo cos’hai preso, so che se vuoi puoi procurarti di tutto, mi chiedo se puoi prenderne ancora e se puoi prenderne spesso.
Lui: Adesso ti tolgo le manette ma non la benda. Intesi?
Faccio sì con la testa.
Mi liberi ed io mi massaggio un secondo i polsi doloranti, ti sento sdraiarti sul letto e a tentoni ti raggiungo, passo le mani su di te fino ad impugnarlo, fradicio dei miei e dei tuoi succhi. Mi sposto lentamente, a quattro zampe come una gatta, sento la tua mano risalire le cosce.
Quando le mie labbra ti raggiungono sento il meraviglioso sapore di noi due e comincio a leccarlo con amore, a venerarlo come merita.
Mi aspetto da un momento la tua mano dietro la nuca, una nuova esplosione di selvaggio furore ma non succede. Mi passi le dita tra i capelli e lasci che ti faccia godere a modo mio.
Ed io ti succhio, ti assaporo fino in fondo ed alla fine ti lascio esplodere tra le labbra, bevendo come un nettare il frutto del mio lavoro.
Adesso capisco che è tutto finito, mi sollevo restando in ginocchio e sento le tue mani sciogliere la benda. Hai un sorriso raggiante dipinto in volto, che deve rispecchiare di sicuro il mio. Non riesco a resistere un secondo di più, mi fiondo sulle tue labbra come se ne andasse della mia vita e non so per quanto restiamo così.
Molto dopo ci stacchiamo soddisfatti, tu ti butti all’indietro ed apri il cassetto del tuo comodino.
Io: No! No, non metterla via.

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