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Un tonfo sordo svegliò Colin. Il ragazzo aprì gli occhi e tentò di mettere a fuoco la stanza. Si rese conto che, al piano di sotto, qualcuno aveva chiuso la porta d’ingresso. Probabilmente la zia Lynette doveva essere andata a lavoro. La luce entrava, fastidiosa, nella stanza da dietro la tenda e il giovane dai capelli biondi si stropicciò gli occhi. Poi si voltò sulla sinistra e guardò la sveglia sul comodino. Le 8:43. Era ancora presto. Sbadigliò e si stiracchiò, dandosi una gloriosa grattata alle palle.
‘Mi faccio una bella pisciata e poi altre due ore di sonno’ pensò con la mente ancora annebbiata. Scostò il lenzuolo e si alzò. Indossava solo i boxer, dopotutto era la fine di giugno e l’Arizona non era certo il Minnesota. Aprì la porta di camera sua. La casa sembrava deserta. Percorse il lungo corridoio e, una volta in bagno, cominciò a svuotare con gran sollievo la vescica. L’unico rumore in giro era lo schiumoso gorgoglìo che il suo potente getto dorato, dall’odore così intenso, procurava nell’impatto con l’acqua del cesso. Il ragazzo continuava a sbadigliare e la mano libera si mosse in automatico per grattarsi di nuovo, stavolta in mezzo alle natiche. Gli scappò anche una sonora scorreggia, che lo fece sorridere. Una sensazione così squisitamente liberatoria. Lo scroscio di urina si affievolì pian piano e, con il cazzo ancora gocciolante, Colin si tirò sù i boxer. Doveva senz’altro farsi una doccia prima di vedere Janet: puzzava come un maiale. Ma aveva un sacco di tempo, si erano dati appuntamento a mezzogiorno per pranzare al centro commerciale.
Tirò lo sciacquone e, ancora assonnato, s’incamminò nel corridoio per tornare in camera. Non ci arrivò, però. Si fermò a metà, davanti ad una porta bianca su cui era attaccato l’adesivo di un orsacchiotto rosa. Sorrise il giovane e l’aprì senza bussare. Vide una ragazza molto, molto carina, più grande di lui, con i capelli mori. Ridacchiò ripensando al giorno precedente. La sua cagna stava ancora dormendo:
‘E’ ora di darle il buon giorno!’ pensò divertito il ragazzo. Si sfilò i boxer e le si avvicinò, con un ghigno perfido, ormai consueto, dipinto sul suo bel viso.

Lucy era nel piazzale davanti alla scuola, intorno a lei un’infinità di ragazzi e ragazze senza volto che ridevano e ridevano. Lei proprio non capiva cosa ci fosse di così divertente ma continuavano a guardarla e a ridere. Si rese conto che nella confusione generale alcune voci la stavano chiamando:
‘Lucy! E dai vieni qui, da brava, hahaha!!!’ un ragazzo si era chinato verso di lei tendendole una mano con del cibo.
‘No! Vieni da me, te lo do io da mangiare, hahaha!!’ un altro ragazzo le aveva detto dopo averle fischiato, come a richiamarla.
‘Ma… che cos’è?’ una ragazza chiese, ad un tratto, ad un’amica mentre la guardavano divertita:
‘Credo che una volta si chiamasse Lucy… qualcosa, non me lo ricordo…’ le rispose l’altra:
‘Vuoi dire che… era una ragazza prima? Hahaha!!! Ma dai, non ci credo!!!’ Lucy si voltava a destra e a manca per ascoltare i loro commenti ma continuava a non capire. Parlavano di lei?
Poi, di colpo, l’aria si fece viziata, un odore che lei conosceva così bene ma che non riusciva ad identificare. Un odore violento, pungente, maschio, irresistibile, che su di lei ebbe un effetto immediato. Come se fosse controllata da esso, la mano le andò alla fighetta e la ragazza si accorse, con stupore, di essere nuda come un verme e a quattro zampe di fronte a tutti loro. Le prese il panico. Provò ad alzarsi in piedi ma non ci riuscì. Era strano, era come se il suo corpo fosse costretto in quella posizione. Capiva adesso perché ridessero di lei ma che poteva fare? Quell’odore era così prepotente, non ce la faceva, doveva masturbarsi, lì nella piazza, davanti a tutti. Aveva la lingua penzoloni e cominciò ad ansimare, era così piacevole toccarsi, inebriata, com’era da quell’essenza fatale. Le risate aumentarono accompagnate anche da insulti, sempre più pesanti.
‘Hahaha!!! Vieni subito qui ad annusarmi, Cagna!!’
‘Cagna! Apri la bocca, voglio sborrarci dentro! Hahaha!!’
‘Muoviti! Hai tutta la squadra di calcio da servire, Cagna!’
‘I ragazzi del club di teatro vogliono usare i tuoi buchi Cagna! Si può sapere cosa aspetti?!? haha!!!’ l’eccitazione saliva ad ogni offesa e lei non sapeva più cosa fare se non continuare a toccarsi:
‘Quando hanno finito l’allenamento, devi andare a leccare i piedi a tutti i ragazzi del club di atletica Cagna, sentirai che buoni, hahahaha!!!’
‘I secchioni del club di scienze vogliono usarti per i loro esperimenti Cagna, sbrigati! Hahaha!!!’ insistevano le voci, ridanciane:
‘Cagna! Cagna! Cagna! Cagna! Cagna! Hahahaha!!!’ erano sempre più vicini e la sovrastavano dall’alto. Lei era sempre più agitata, non poteva essere vero, doveva essere un sogno… un bellissimo sogno… cioè un orribile incubo… oh accidenti, non sapeva cosa pensare. Quelle parole, quel comportamento, quell’odore le ricordavano qualcosa… o qualcuno. Terribilmente confusa dalle sue sensazioni e presa dall’esasperazione provò ad urlare ‘Basta! Smettetela!!’ ma tutto ciò che le uscì fu un sonoro latrato che alimentò ancora di più le loro risa, adesso quasi convulse.
‘Cagna! Cagna! Cagna! Cagna! Cagna!’ ripetevano. Le veniva da piangere ma stava godendo talmente tanto!! I corpi dei ragazzi cominciarono a girarle attorno vorticosamente, sempre più veloci, sempre più veloci, finché…

Lucy Waltz aprì gli occhi, con il cuore che le batteva all’impazzata. In piedi accanto al suo letto c’era un ragazzino dai tratti così gentili e gli occhi di un meraviglioso verde brillante. Le sorrideva algido e le disse semplicemente:
‘Buongiorno Lucy’ la ragazza sbatté gli occhi un paio di volte per metterlo meglio a fuoco. Era un incubo, grazie a Dio era stato solo un incubo! Anche se… Mise da parte quel preoccupante pensiero e provò a rispondere ma le sue parole uscirono attutite da qualcosa. Si rese allora conto che suo cugino le teneva del tessuto premuto sulla faccia, qualcosa dall’odore… Di colpo le tornò tutto in mente, bagnandola di realtà. Il ragazzo sogghignava:
‘Me li sono appena sfilati, senti come sono belli umidi? haha!! Sei contenta?’ le chiese premendole con più forza i boxer sporchi sulle narici. La ragazza annuì già eccitata come una troia. Colin rise.
‘Devono essere ancora più buoni di ieri, dico bene? haha!!’ continuò tronfio e lei non poté che annuire lasciva.
‘Hahaha!! E brava la mia cagnetta! Haha! Goditi tutto il mio odore! Hahaha!!’ lei non aveva bisogno di sentirselo dire, inspirava già a pieni polmoni tutto il fetore che quel pezzo di cotone ormai lurido le stava regalando.
‘Lo sai? Sei stata davvero brava ieri…’ le disse, dopo qualche secondo di silenzio ‘…Scott non la smetteva più di ringraziarmi, così gli ho detto di tornare a trovarci, oggi pomeriggio, per continuare a spassarsela…’ gli scappò da ridere ‘…hehehe! Ha detto che vuole usare anche gli altri buchi, hehehe!!!’ la ragazza mugolò un:
‘Non vedo l’ora…’ accolto dall’ennesima risatina del cugino.
‘Beh, comunque ho pensato che meritassi un premio per come ti sei comportata, quindi ti ho fatto una bella sorpresina!’ le disse perfido togliendole le mutande dalla faccia. Si mise le mani sui fianchi e Lucy si rese conto che era completamente nudo.
‘Guarda! Ti ho portato la colazione al letto, sei contenta?! Hehe!’ le disse guardandosi in mezzo alle gambe e trattenendo a stento il riso. La ragazza seguì i suoi addominali scolpiti, fino al pube, dove risiedeva, maestosa, la golosa risposta a tutte le sue malate fantasie da puttana. Ingoiò mentre con la mano aveva cominciato a toccarsi, proprio come nel sogno. Gli sorrise felice, poi, di colpo, le si gelò il sangue e per un attimo riprese dominio della sua vecchia sé:
‘Colin, ma in casa c’è…’ cominciò agitatissima ma il ragazzo la interruppe:
‘Rilassati, la zia è andata al lavoro…’ le disse per tranquillizzarla ‘…mi ha svegliato sbattendo la porta!’ aggiunse acido, in maniera un po’ infantile. Lei si calmò mentre lui, il padrone, era già montato sul letto accomodando, prepotente, le sue natiche nude sui seni di lei. Le ginocchia erano piegate all’indietro, imprigionandole le spalle e le braccia in una posizione, per lei, alquanto scomoda quanto perfettamente appropriata al suo rango. Il giovane cazzo, delizia per mente e palato, giaceva appoggiato allo scroto a due centimetri dalla sua bocca. La ragazza gli sorrise, pregustando già il sapore:
‘Grazie padrone, è una sorpresa bellissima, sei troppo gentile con me!’ gli disse rientrando felice nel suo ruolo e leccandosi le labbra, sempre più smaniosa.
‘Beh, se una cosa la fai bene devo premiarti, altrimenti che addestramento è? Hahaha!!’ rise il ragazzo.
Colin si rese conto che aveva la punta del pene ancora tutta bagnata dalla pisciata di poco prima. Il premio della cagna era davvero prezioso. Sogghignò più che mai mentre le diceva contento:
‘Comincia a ciucciarmi la cappella, hehe!!’ Lucy dischiuse le labbra ed avvolse il membro in un umido bacio di lingua. Che meraviglia quel cazzo, ne era schiava, schiava assoluta, quel sapore la faceva sballare.
‘Hehe!! Lecca bene la punta, mi raccomando, devi assaporare tutto, haha!!’ continuò a punzecchiarla anche se lei sembrava completamente ignara di cosa stesse gustando. Sapeva solo che le piaceva da impazzire. Cominciò a mugolare vogliosa e la mano le s’infilò sotto le mutandine. Lo guardava, schiacciata dal suo peso ma soprattutto dalla sua mente meravigliosamente perfida. Suo cugino la sovrastava completamente, osservandola imponente, con le mani appoggiate ai fianchi e un ghigno denigrante sul viso. Lo amava.
‘mmmm… Colin… stamattina è ancora più buono… mmmm….’ il ragazzo scoppiò a ridere tirando indietro la testa. Poi tornò a guardarla:
‘Hahaha!! Beh, mi fa MOLTO piacere, che tu lo dica! Hahaha!! Sai, non sapevo che leccare piscio facesse quest’effetto alle cagne! hahaha!!!’ la sua risata era incontrollabile, doveva essere la scena più divertente del mondo per lui. Lei lo guardava, ma non smise neanche per un istante di slinguazzare e lavare, devota, il cazzo che amava tanto. Colin continuava a ridere e scosse la testa:
‘Cristo Lucy! Scott ha ragione, sei un cesso più che una cagna, hahaha!!!’ la ragazza non chiedeva altro che il bastardo continuasse ancora ed ancora.
‘Beh, ad ogni modo d’ora in poi lo terrò BENE BENE a mente, tranquilla! hahaha!!’ così dicendo le mise le mani sulla testa e cominciò a muoverla su e giù, usando le labbra di quell’animale per spararsi una doverosa sega mattutina, per lei oltremodo degradante.
‘Lecca! Lecca tutto, che ti fa solo bene, hahaha!!!’ seguì a deriderla contento ‘hahaha!! Cazzo che spasso! Non vedo l’ora di dirlo a Scott, hahaha!!!’ commentò allegro mentre sentiva il suo sesso ingrandirsi, ormai lucido di bava, dentro a quell’orifizio così accogliente. Aumentò il ritmo con cui muoveva la testa del suo giocattolo da sollazzo, su e giù, su e giù avendo cura di piegargliela fino ad affondarle il naso nei peli del pube. Lui non si era mosso dalla sua posizione. Il culo ignudo riposava sulle tette di lei. Era giusto che sgobbasse per servirlo, lo sapevano entrambi. Colin ridacchiò. Gli era venuta in mente una cosa:
‘Se penso che con quella fogna ci baci tuo padre e tua madre, hahaha!!!’ le disse selvaggiamente perfido: ‘…in fondo è come se strofinassi l’uccello anche sulla faccia di zia Lynette, no!? Hahaha!!!’ Lucy mugolava come la puttana che era. Quel ragazzino le stava violentando la bocca e la mente, dicendole le cose più orribili e lei non poteva far altro che subirle, felice come non mai. Tentò di guardarlo negli occhi anche se era impossibile con tutto quel movimento. Poi il giovane aggiunse, quasi a consolarla grottescamente:
‘Tranquilla Lucy, non essere gelosa! Per il momento una schiava mi basta, hahaha!!!’ era sempre più allegro e le forzava l’asta fino in gola. I conati di vomito della cagna erano musica per le sue orecchie. E quanto si divertiva ad umiliarla in quel modo: nonostante, a conti fatti, avesse cominciato a trattarla così soltanto il giorno prima, quand’era riuscito a farle ammettere la sua indole impudica, adesso gli sembrava di averlo sempre fatto. Il suo lato dominante era uscito fuori in maniera dirompente, nonché, almeno in parte, sorprendente anche per lui. Certo, sapeva di essere un leader, uno che gli altri seguono, grazie alla sua forte personalità e al suo innato fascino, ma questo? Beh, era un po’ una novità. Tutta la sua arroganza, la sua impertinenza, il suo egocentrismo, la sua superbia, il bisogno di soddisfare la sua perversione e i suoi istinti sessuali da maschio alpha, quale era, avevano trovato la vittima perfetta ed erano esplosi dentro di lui, liberando la sua vera, crudele natura. Gli veniva così naturale adesso che gli pareva strano considerare quel corpo così sexy, su cui era comodamente seduto, come una persona.
‘Non lo è infatti!’ gli disse una vocina nella sua testa e il ragazzo cominciò a masturbarsi sempre più velocemente ridacchiando, adesso impaziente di raggiungere l’orgasmo. Quello sborratoio vivente funzionava così bene, che peccato non averne usufruito prima!
I minuti passavano e gli unici suoni erano i rantoli strozzati di lei e le risatine di lui. La ragazza era ormai un lago. Due dita le entravano e le uscivano dalla fighetta bollente, sempre più leste, portandola sempre più vicina a raggiungere il piacere. Anche Colin ne aveva ancora per poco. Decise di prolungare di qualche secondo quel momento. Le sfilò l’uccello di bocca e fece scivolare le sue natiche sudate di qualche centimetro in avanti appoggiando lo scroto sulle sue labbra. Lei cercava di riprendere fiato ma come sentì il contatto, tirò fuori la lingua e leccò le palle al ragazzo, che sorrise alla sua famelica prontezza. Anche se era in debito di ossigeno, non riusciva a smettere di assaporare il suo corpo, il corpo del suo bel padrone. Colin la osservò beato per qualche secondo. Sua cugina ansimava, infoiata. Cominciava sempre di più a capire che la ragazza avrebbe fatto qualunque cosa le avesse detto, si sarebbe volontariamente umiliata e denigrata, sarebbe scesa felicemente ai livelli più infimi e bassi annullando completamente la propria dignità umana, pur di accontentare i suoi capricci e quelli di Scott. Era un pensiero talmente erotico ed eccitante che non seppe resistere. Le afferrò i capelli e le ricacciò il cazzo in gola, pronto a svuotarsi i coglioni.
L’orgasmo lo raggiunse dopo un minuto o poco più. Sentiva il naso della cagna premerle sul pube e cercava, tenendola per i capelli, di ficcarle dentro fino all’ultimo centimetro della sua asta pulsante. Che goduria infinita. Il ragazzo lanciò un liberatorio ‘aaaaaaahhhhhh!!!!’ mentre, contento, sfamava, con fiotti di sborra calda, l’insaziabile appetito di quella lorda puttana, venuta al mondo solo per servirlo. Tutti questi pensieri selvaggi gli affollavano la mente. Si sentiva un dio, Colin, cullato dal piacere, dalla consapevolezza della sua posizione e di ciò che poteva farne.
Lucy aveva il viso madido di una rivoltante mistura di sudore suo e dell’avvenente cugino. Inghiottiva il suo nettare appiccicoso mentre s’intossicava dolcemente con l’odorosa peluria bionda sul pube del ragazzo, in cui, le sue mani prepotenti le stavano affondando il muso. Che beatitudine farsi usare da lui. Un’esperienza goduta con tutti e i cinque sensi. Adorava guardarlo, annusarlo, gustarlo, toccarlo e infine adorava i suoi abusi verbali. Ognuna di queste cose contribuiva ad alimentare un’eccitazione smisurata di cui non voleva e non poteva più fare a meno. Come poteva non essergli grata. Aveva sempre nascosto il suo orribile segreto agli occhi del mondo, sicura che la reazione di tutti sarebbe stato il ribrezzo puro e semplice. Quel ragazzino invece l’aveva capita fino in fondo e l’aveva fatta uscire dal suo guscio di stupide remore perbeniste, accettandola per quello che era ed aprendole gli occhi sulla sua vera natura, forzandola ad accettarsi e facendole sperimentare il piacere assoluto. Non c’era modo di godere più di così e lei gli era devota come nessun altro al mondo.

Rimasero in quella posizione per quindici, forse venti secondi guardandosi negli occhi e scambiandosi mille pensieri e sensazioni proibite, contenti che la sorte avesse dato loro modo di godere della ‘compagnia’ dell’altro. Poi il giovane allentò la presa e la guardò con un sorriso soddisfatto mentre la cagna gli stringeva sempre più le labbra attorno al cazzo. Non voleva separarsene. Poi cominciò a sfilarselo di bocca con una lentezza inenarrabile, succhiando ogni ghiotta goccia di sperma residuo negli oltre venti centimetri di virilità del ragazzo, come stesse morendo di fame. Alla fine, ingoiato anche l’ultimo rimasuglio, abbandonò la testa sul cuscino, stremata.
Avevano, entrambi, il fiato grosso e due ampi sorrisi, uno perdutamente innamorato, l’altro divertito e consapevolmente arrogante. Colin le disse semplicemente:
‘Buona?’ con quell’aria presuntuosa e sbarazzina allo stesso tempo, che ormai usava sempre. Lei rise, in maniera un po’ stupida e si leccò le labbra mostrandogli che, da brava, aveva ingoiato tutto.
‘Buonissima Colin, grazie! E’ il più bel risveglio che abbia mai avuto!’ fece le fusa con un sorriso beatamente schiavo.
Il ragazzo ridacchiò di nuovo, scuotendo la testa al comportamento patetico dell’animale. Poi alzò il sedere dal suo corpo e guardandola dall’alto le disse:
‘Dai togliti dal letto! Voglio sdraiarmi! E’ faticoso fare il padrone, sai? Hahaha!!!’ le permise di alzarsi e Lucy ubbidì all’istante, lasciandogli il posto. Il bel biondino si buttò malamente sulle lenzuola sfacendo il letto ancora di più. Emise un lungo sospiro di sollievo incrociando le braccia dietro la testa. Si rese conto, però, che c’era qualcosa che non andava. All’altezza delle natiche le lenzuola erano bagnate:
‘ma che cazzo?!’ esclamò il ragazzo ‘Ma che schifo!! Hai pisciato nel letto?’ scostandosi dalla macchia umida. La ragazza arrossì e guardò in terra.
‘Beh, no… veramente io…’ il ragazzo la guardò, poi capì e sorrise. ‘Sei venuta mentre ti scopavo la faccia! hahaha!!!’ lei accennò un mezzo sorriso ma si limitò ad annuire. Lui continuò a ridere perfido:
‘Beh, è naturale! Avevi il mio cazzo in bocca! Che ci può essere di meglio per una cagna, come te? Hahaha!!’ la derise ulteriormente. Lei lo guardò grata delle sue parole. Gli sorrise fissandogli il pene, ora a riposo:
‘Niente padroncino, succhiare quella meraviglia mi riempie di brividi in tutto il corpo!’ Colin ridacchiò contento:
‘Beh, comunque mi hai sporcato le chiappe dei tuoi succhi di figa!’ le disse seduto sul bordo del letto con un sorrisetto di sfida ‘come intendi rimediare, sentiamo?’ si guardarono per qualche secondo, poi lei gli sorrise continuando il loro gioco:
‘Beh, sarò felice di leccare ogni centimetro del tuo corpo padrone, se me lo permetterai!’ gli disse viziosa. Il giovane sghignazzò di nuovo, quasi si aspettasse quella risposta:
‘Ma che brava cagnetta! E così vorresti leccarmi il culo, huh? Hehehe!! Vorresti lavare con quella linguetta del cazzo, la parte più lurida del mio corpo, huh??!’ continuò la derisione. Lucy pendeva dalle sue labbra.
‘Beh, non ho obiezioni, però, visto che non stai più nella pelle, voglio che tu me lo chieda con MOLTA gentilezza’ le disse sogghignando. Anche lei sorrise e gli chiese:
‘Gentilezza? Che intendi per gentilezza?’
‘Hehe! Beh, niente di speciale, vediamo…’ si toccò il mento divertito mentre pensava ‘…potresti strisciare fin qui a baciarmi i piedi, implorandomi di farlo… dovrebbe bastare per stavolta, hahaha!!’ concluse perfido il ragazzo e lei sorrise complice.
‘Tutto qui? Con piacere padrone!’ gli rispose sarcastica ma non se lo fece ripetere. Si sdraiò a terra e cominciò a baciare, contenta, i piedi di che le era assai superiore.
‘Oh padroncino!’ cominciò la ragazza con voce adorante ‘lo so che non ne sono degna e che sono solo una lurida cagna…’ Colin la guardava ghignando. Adorava ogni secondo di quella scena ‘…ma ti prego, ti supplico! Per me sarebbe un onore immenso avere la fortuna di poter leccare il tuo culo meraviglioso…’ la ragazza alternava baci e parole in questa denigrante iperbole di supplica ‘…in ogni parte, ti prego Colin, ti prego, concedimi di lavare…’ il ragazzo aveva cominciato a sghignazzare e la interruppe quando fu soddisfatto.
‘Ok, ok! Va bene! Questa voglio proprio godermela!! Hahaha!!’ le disse alzandosi divertito dal letto e voltandole le spalle:
‘Avanti, datti da fare! Fammi vedere quanto ci tieni! Leccalo come fosse la cosa più buona che tu abbia mai assaggiato!’ la ragazza si morse il labbro inferiore guardando le natiche scolpite che aveva di fronte. Quel fondoschiena era davvero una delizia per gli occhi e sicuramente lo sarebbe stato anche per il palato e lei aveva il permesso di assaggiarlo. Colin le sorrideva con la testa e parte del busto voltato all’indietro. Lei gli appoggiò le mani sulle gambe e, persa nella malia dei suo occhi verdi, gli ubbidì. Attaccò prima la natica sinistra, mugolando, giuliva. Lo sentì sghignazzare e ne fu compiaciuta. Era sopraffatta da tanta prepotente mascolinità, sembrava incapace di smettere, incapace di staccare la sua lingua da quel corpo perfetto. L’odore che il ragazzo emanava dal centro, poi, le andò subito al cervello. Era l’odore dei boxer di poco prima, solo dieci, anzi cento volte più violento e prepotente. La bocca e il naso ne furono calamitati inesorabilmente e, nel giro di pochi secondi, Lucy si ritrovò a leccare con amore lo sfintere del ragazzino, allargandogli le natiche, famelica, per soddisfare la sua mefitica ingordigia. Il sapore era indescrivibile. La pelle del giovane era, prevedibilmente, sudata e nauseabonda ma a lei non pareva il vero. Chi altro le avrebbe mai permesso di fare questo? Senza pensare, le parole le si formarono sulle labbra e, tra una leccata e l’altra:
‘Grazie Colin… lick… lick… grazie davvero… lick… lick…’ attaccò una sorta di assurda cantilena che fece esplodere il ragazzo in una fragorosa risata:
‘Hahaha!!! Prego, figurati, cagna!! Hahaha!!’ si allargo le natiche con maggiore forza ‘Sfamati pure, mi raccomando! Non fare complimenti! Hahaha!!!’ la ragazza ficcò il viso più a fondo possibile, in preda all’euforia.

Ma stava succedendo davvero? Colin sentiva il muso di Lucy seppellito in mezzo alle sue chiappe, mentre la sua lingua lavava, lavava, lavava amorevole, lo schifo più immondo a cui si potesse pensare da quell’anfratto merdoso. Il ragazzo si chiese se fosse possibile scendere più in basso di così, per quanto ci pensasse non gli veniva in mente niente di più degradante ed umiliante. Al contempo continuava a compiacersi sempre più del potere che aveva sulla cagna. Un potere dal quale non si sarebbe mai più separato e che avrebbe usato fino al limite estremo.
‘Aaaahhh Lucy…’ le disse sorridente, con voce soddisfatta e melliflua ‘…non sei contenta di aver trovato il tuo scopo di vita?’ Lei continuava a mugolare eccitata ma trovo il modo di rispondergli:
‘Non sai quanto Colin… e devo tutto a te…’ gli disse dolcemente, riprendendo poi il suo lavoro. Il bel giovane cominciò a ridere a quelle parole. Prima sommessamente, poi sempre più forte, non riusciva a smettere. La sottomissione totale di quella puttana gli lanciava scariche di adrenalina in tutto il corpo, che gli davano alla testa. Occorsero diversi secondi perché si ricomponesse. Poi le disse:
‘D’ora in avanti, ogni mattina voglio che tu venga in camera mia a leccarmi. Deciderò di volta in volta cosa farti leccare…’ la informò ‘…ma voglio che tu lecchi tutto il mio schifo, che lo assapori bene e che lo ingoi, ringraziandomi del regalo che ti faccio…’ il suo tono era, come sempre, gaio e leggero ma le sue parole inflessibili ‘OGNI VOLTA!’ concluse.
‘Ooohh Colin…’ gli rispose la voce innamorata ‘…mi rendi così felice!’
Il ragazzo sghignazzò.

Erano passati quasi dieci minuti da quando la ragazza si era offerta di leccare. Dieci minuti di dolce piacere reciproco.
‘Basta adesso, l’hai leccato abbastanza per il momento!’ le disse il bel biondo voltandosi e guardandola dall’alto. A malincuore la ragazza ripose la lingua dentro la bocca. Lui le sorrise, guardandole il muso con un espressione al contempo disgustata.
‘Cristo, cagna, fai vomitare davvero! hahaha!!!’ Lucy gli sorrise ammiccante:
‘Lo so, hehe!!’ Colin sghignazzò, scuotendo la testa. Poi assunse un’espressione vagamente pensierosa per un paio di secondi.
‘Quella non è la tua maglietta preferita?’ le chiese ‘Quella che ti ha regalato la tua amica… come si chiama?’
‘Meredith!’ suggerì la ragazza ‘Si è proprio quella, perché?’ chiese incuriosita la ragazza. Il giovane sorrise perfido.
‘E’ perfetta! Hehehe!! Toglitela!’ la ragazza aggrottò le sopracciglia non capendo, ma fece come le era stato ordinato. I suoi seni nudi ballonzolarono gai. Colin prese la maglietta verde e sghignazzando la stese sulla macchia di umori che Lucy aveva lasciato sul letto. Dopodiché ci accomodò le natiche, ancora umide di saliva e si sdraiò sul letto soddisfatto. Lucy lo guardò e l’unico pensiero nella sua mente era: ‘che bello!! Il suo odore resterà sulla maglietta!’ Colin ridacchiò, poi la guardò e le disse:
‘Và a lavarti il muso e sciacquati la bocca, cagna! Mi fai schifo così! hahaha!!’ la ragazza si toccò il viso e si rese conto che era umido e appiccicoso ‘Poi torna qui, voglio giocare ancora un po’! Hehe!!’
‘Subito!’ disse di fretta lei alzandosi in piedi per andare in bagno.
‘Ah, ah, ah, ah!!’ le disse lui in segno di disapprovazione. Lei si voltò a guardarlo per capire dove avesse sbagliato:
‘Da quando in qua le cagne camminano su due zampe, Lucy?’ le disse come se spiegasse una cosa molto semplice a qualcuno di molto stupido. A lei scappò da ridere:
‘Hai ragione, sono proprio una sciocca! hehe!! Meno male che ci sei tu a ricordami cosa devo fare!’ e, in men che non si dica, era di nuovo carponi.
‘Già! Pensa a quante sei fortunata, cagnetta! Hehehe!!’ Il ragazzo ridacchiò mentre la guardava uscire dalla stanza.

Mentre tornava in camera, dopo essersi lavata e pulita a dovere, a Lucy tornò in mente qualcosa che cominciò a preoccuparla. Un tarlo, che le dava crescente angoscia e che ora, dopo l’eccitazione e l’orgasmo, con la mente che riacquistava un minimo di lucidità, tornava a farsi sentire. Non sapeva cosa pensare e arrivò alla conclusione di potersi confidare con suo cugino. Dopotutto l’aveva già aiutata a capire i suoi veri sentimenti, forse poteva aiutarla a chiarirsi le idee. Entrò nella stanza e lo trovò che fischiettava distrattamente. Stava a gambe aperte e il suo cazzo a dir poco maestoso riposava sulla corona di peli biondi da cui era circondato. Le sorrise il bellissimo bastardo, rincuorandola già.
‘Colin…’ gli disse dolcemente lei ‘…volevo parlarti di una cosa…’ si era accucciata al lato del letto, sul fondo:
‘Di cosa?’ le rispose il ragazzo, leggermente sorpreso di vederla seria.
‘Sai… quando mi hai svegliata, poco fa…’ lui le sorrise.
‘Si?’ la incoraggiò, adesso incuriosito.
‘Beh, io stavo facendo un sogno…. o meglio un incubo…’ non sapeva neanche lei cosa stesse dicendo, era stato talmente eccitante ma al contempo così terrificante che non aveva affatto le idee chiare. Il ragazzo le sorrise quasi dolcemente:
‘Un incubo, dici? Sembra interessante!’ poi le sbatté in faccia la pianta del piede ‘Tieni! Finisci di fare colazione mentre me lo racconti! Hahaha!!’ Lucy tirò fuori la lingua ed ubbidì al padrone, accogliendo di nuovo il sapore del suo corpo.
Ci mise qualche minuto a raccontargli tutto. Non poteva smettere di leccare, del resto! Non tralasciò nulla, però: gli insulti, le risa, le urla, il suo latrare, ma soprattutto il suo stato d’animo e il ragazzo non faceva altro che sghignazzare, mentre la ascoltava pigramente comodo sul letto. Quand’ebbe finito gli chiese impaziente:
‘Secondo te che significa?’ il ragazzo le disse sogghignando:
‘Haha! E che cazzo vuoi che significhi brutta vacca sfondata! hahaha!! E’ chiaro che vuoi fare da cagna a tutti i maschi della scuola, troia che non se altro! E così, non ti basto solo io?!’ le disse giocando a fare il risentito. Lei si affrettò a scusarsi e a cercare di spiegarsi, pentita della confessione appena fatta:
‘No Colin, te lo giuro, non farei mai niente del genere, devi credermi!!’
‘Si, come no! Figurati! Sarà il caso che mi cerchi un’altra cagna da usare, tu non sei fedele per un cazzo!! Haha!!’ continuò a tormentarla godendo della sua espressione atterrita. Lei leccò con maggiore devozione il piede al ragazzo per tentare di convincerlo:
‘No Colin, ti prego, non dire così!! Mi spaventi! Io sono fedele, lo sono davvero!!’ fece finta d’ignorarla mentre pensava:
‘Vediamo un po’, potrei provare con Tracy Devon, sono mesi che mi sbava dietro, magari…’
‘COLIN!’ gridò lei isterica, presa dal panico, con le lacrime che già le stavano salendo agli occhi. Il biondino si voltò a guardarla. Aveva un sorriso davvero perfido negli occhi.
‘Si?’ le disse calmo.
‘Ti supplico…’ cominciò ad implorarlo ‘ti supplico… farò tutto quello che vorrai, te lo giuro, qualunque cosa… non mi tirerò mai indietro. Tu ordina ed io eseguirò, ma ti prego, TI PREGO!’ strusciò la faccia sul suo piede ‘…non dire più una cosa del genere…’ ricominciò a leccarlo ‘…ti prego… ti prego… ti prego…’ ripeté quasi in lacrime. Colin, prevedibilmente, rise. Era uno spasso giocare con i suoi sentimenti oltre che col suo corpo:
‘Hahaha!!! E va bene, va bene! Mi hai intenerito, cagna! Continuerò ad usarti per il momento, puoi stare tranquilla! Hahaha!!’ la ragazza si rilassò e riprese a gustarsi ciò che stava leccando mentre lui ridacchiava contento. Il padroncino la guardò per qualche attimo poi sorrise a se stesso per quello che stava per fare.
‘Però…’ le disse tagliente ‘…non te lo dimenticare mai Lucy! Tutto questo può svanire in un secondo, per te. Se mi rifiuterai qualcosa o semplicemente smetterai di divertirmi… beh, per me smetterai di esistere e la tua vita…’ le sorrideva algido mentre le spiegava le regole del gioco ancora una volta, con più chiarezza ‘…beh, è ovvio, non avrà più senso, come potrebbe…’ concluse con tono fintamente leggero.
‘Tu non puoi vivere senza un padrone, ormai. Hai bisogno di essere usata, umiliata e maltrattata per eccitarti. E’ così, dico bene?’ la ragazza annuì, nuovamente spaventata da ciò che sentiva.
‘E non vorresti mai rovinare tutto questo, giusto?’ scosse la testa.
‘Bene!’ le disse soddisfatto ‘Allora fai di tutto per farmi divertire Lucy, è quello il tuo unico scopo! Finche mi sentirai ridere di te, di quanto sei patetica, non avrai nulla da temere, hai capito?’ le chiese con un ghigno soddisfatto. Lei gli sorrise sempre più innamorata di lui, dei suoi modi, del suo aspetto, del suo odore, del suo sapore.
‘Si padrone, ho capito e ti ringrazio ancora, per tutto questo!’ il ragazzino ridacchiò e lei riprese a leccare felice.
‘E bravo il mio bel giocattolo, hehehe!! Succhiami le dita come mi succhi l’uccello! haha!!’ Colin le disse e lei ubbidì. Poi guardò l’ora.
‘Bene! Ho ancora un po’ di tempo prima di cominciare a prepararmi…’
‘Devi uscire?’ le chiese lei quasi triste. Lui le sorrise:
‘Si, pranzo con…’ le sorrise perfido ‘…Janet, hai presente la mia RAGAZZA…’ scandì bene la parola per metterla in contrasto con ciò che Lucy non era e non sarebbe mai stata. Rise all’espressione dispiaciuta di lei, poi riprese come se niente fosse successo.
‘Ad ogni modo, questo letto è così comodo e penso che ne approfitterò per riposarmi un po’. Tu, mi raccomando, continua a lavorare, mi rilassa tantissimo! Hehehe!!’
‘Certo Colin! Non smetterei mai, tutto il tuo corpo ha un sapore… meraviglioso’ gli disse amorevole. Lui rise di nuovo e lei fu rincuorata.
‘Svegliami verso le 11, capito?!’
‘Si padrone!’
Il ragazzo prese un gran respiro a gonfiarsi tutto, poi espirò beato e certo, se si può essere certi di qualcosa, di essersi assicurato, con quell’ultima stoccata, l’imperitura fedeltà di colei che aveva per anni chiamato cugina ma che ora aveva convenientemente imprigionato in una dolce e confortevole schiavitù senza fine.

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