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Racconti Erotici Etero

La direttrice delle Risorse Umane (Lucia)

By 29 Agosto 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

La storia con Lucia mi ha fatto pensare spesso a quanto se una cosa deve accadere, prima o poi accadrà. Oppure ti rimarrà addosso uno strano senso di incompiuto.

Ci conoscemmo ad una festa di Natale. Credo fosse il 2001.
Ero solito passare il mio tempo libero con un piccolo gruppo di persone, gli amici di una vita con cui avevo condiviso anche il banco alle elementari. Uno di noi era ormai lontano per lavoro da mesi e non sarebbe riuscito a tornare nemmeno per le feste. Mirko si era fidanzato un anno prima di ricevere questo incarico che lo stava trattenendo parecchio all’estero, tra l’altro in luoghi dove raggiungerlo era praticamente impossibile a causa di permessi e visti. La sua fidanzata Marika aveva però continuato a frequentare il nostro gruppo anche in sua assenza e aveva voluto organizzare a tutti i costi la tradizionale rimpatriata di Natale proprio a casa di Mirko, a suo dire per farcelo sentire un po’ più vicino. Anche noi ci sentimmo molto vicini, visto che lui abitava in un monolocale dove ci stipammo in 9.

Ai tempi la mia ragazza lavorava spesso alla sera, per cui mi presentai alla festa da solo. Marika invece venne accompagnata da Lucia, la sua migliore amica. Ci prendemmo subito in simpatia.

Lucia era piccolina, con un viso veramente carino e degli occhi luminosi. Devo ammettere che anche il resto non era male, soprattutto la 5 di seno. Molto intelligente, brillante, simpatica… insomma, proprio un bel tipo. A tavola ci erano stati assegnati i posti l’uno accanto all’altra, così finimmo per parlare insieme tutta la sera. Scoprii che era una psicologa e che si occupava per lo più di formazione del personale in una piccola azienda milanese, ma anche che era molto insoddisfatta di quella posizione e stava cercando nuove opportunità. La ragione per cui era lì con noi &egrave che aveva rotto da poco con il suo ragazzo e Marika stava cercando di distrarla dalla situazione. Scoprii che le aveva parlato molto di me e di alcune passioni che condividevamo tra cui la musica e la meditazione. Le aveva anche detto che tenevo meditazioni guidate e che usavo tecniche di rilassamento profondo, cosa che aveva destato enormemente la sua curiosità. A fine serata, quando ormai tutti se ne stavano andando, Marika mi propose di restare ancora un po’ per far provare a loro due una sessione di rilassamento. Era tardi ma non ero affatto stanco, così accettai. Aprimmo il divano-letto e chiesi loro di stendersi, mantenendosi ad una certa distanza. Misi una musica tranquilla di sottofondo, e iniziai a guidarle con la voce. Attenzione al respiro, al corpo, ai pensieri che passano. Piano piano si lasciarono andare. Quando finiamo la sessione credettero entrambe che fosse durata 10 minuti, mentre era quasi un’ora che erano lì. Marika ebbe una delle sue solite uscite: ‘se volete io torno a casa mia a dormire e vi lascio qui, così potete fare l’amore’.
Lucia era imbarazzatissima, io cambiai discorso, mentre lei insistette.
‘dai, si vede da come vi guardate che avete voglia di farlo. Fa benissimo alla salute!’
La facemmo smettere, poi me ne tornai a casa.

Non feci in tempo ad arrivare che il telefono trillò. Un SMS da un numero sconosciuto.
E’ stato molto bello conoscerti. Ci rivedremo? Lucia.
Sicuramente risposi immediatamente.
Forse avremmo dovuto seguire il consiglio di Marika.

Nei giorni successivi ricevetti molti messaggi. Io ero fidanzato e all’epoca anche molto fedele, ma nonostante questo tenni vivo quello scambio di brevi note fino ad una successiva occasione di incontro.

Fu nuovamente Marika ad organizzare tutto:una giornata alle terme, sempre quando la mia ragazza era impegnata. Accettai.

Ci trovammo con mia grande sorpresa da soli noi tre, Marika, Lucia ed io. Cominciai a sospettare che ci fosse una chiara intenzione dietro ad entrambi gli incontri, e Marika non ne fece affatto mistero quando lo insinuai. Anzi, me lo disse chiaramente.
‘Sai, credo che tu e Lucia stareste benissimo insieme. E’ davvero una ragazza in gamba e… hai visto che tette, vero?’
‘Smettila, dai. La imbarazzi a morte. E poi sai che sono fidanzato…’
‘Non &egrave che perch&egrave uno &egrave fidanzato non può fare un po’ di sano sesso con una che gli piace… e comunque non capisco nemmeno bene come fai ad essere fidanzato con Caterina. Non ti offendere, ma non &egrave proprio il tuo tipo.’ Scoprirò poi che aveva ragione, ma sul momento la cosa non mi piacque affatto.

Intanto mi feci pizzicare un paio di volte da Marika mentre guardavo Lucia in costume. ‘Vedi che ti piace? Continui a guardarla. Fate l’amore, magari poi ci prendete gusto’. Scherzava, a suo modo… ma non troppo. Ci godemmo le terme tra acqua calda, sole e molte chiacchiere. A casa mi beccai pure il pippone di Caterina che aveva saputo che ero andato alle terme da solo con due donne.

Passò qualche giorno senza che le sentissi più, poi un messaggio. Lucia mi diceva di aver trovato una occasione di lavoro all’estero e voleva che l’aiutassi a scrivere il suo cv in inglese. Mi chiese se potevo raggiungerla in ufficio dopo le 18, così avremo potuto usare il PC. Suonai al portone e mi aprì. Era sola. Chiuse a chiave la porta dopo che fui entrato e mi accolse con un abbraccio. Poi mi prese per mano e mi portò nel suo ufficio. La vedevo camminare davanti a me, con quel vestitino corto ed attillato che non poteva lasciarmi indifferente. Sul PC era già aperta la lettera che stava scrivendo e mi chiese di sedermi e rileggerla. Si era messa dietro di me, con le mani sulle mie spalle, e le muoveva lentamente facendomi un massaggio delicato. Mi ero infilato in un guaio.

Le suggerii dei cambiamenti e mi disse che sarebbe stato meglio farli subito. Mi si sedette in braccio, senza dire nulla, e iniziò a digitare lentamente sulla tastiera. Poi mi chiese se potevo correggerle degli errori, ma non si alzò. Le mie braccia passarono sotto le sue per poter raggiungere i tasti, sfiorandole il seno. Lo sentivo bene, mentre la abbracciavo da dietro. Temevo si accorgesse del fatto che mi stava diventando decisamente duro. Le dissi che la lettera secondo me ora andava bene e la salvai. Si alzò lentamente, poi mi prese le mani e fece alzare in piedi anche me. Mi tirò molto vicino.
‘Grazie, sei stato molto gentile’. Avvicinò il suo viso al mio e mi baciò. Un bacio leggero, veloce. Seguito da un altro, e poi un altro ancora. La fermai.
‘Lucia… lo sai… ho una ragazza…’
Mi guardò in modo strano, poi mi sorrise.
‘certo che lo so. Volevo solo dirti grazie! Cosa credevi? Anche se… beh… il tuo amico sembrava interessato ad altro’ e mi passò una mano sui pantaloni dove la mia erezione era diventata piuttosto evidente. Poi si girò e uscì dall’ufficio.
‘che fai, non vieni? Vuoi dormire qui?’

La seguii e uscimmo insieme. Mi ringraziò ancora con un bacio, poi ci separammo. Dio se avrei voluto fare l’amore con lei in quell’ufficio….
Quella sera mi scrisse Marika. ‘ sei un po’ stronzo, eh?’ Io non risposi e la cosa finì lì. Con Lucia ci vedemmo e ci sentimmo ancora diverse volte, ma la situazione si era calmata ed era diventata una semplice amicizia, anche se a volte la tensione sessuale tra noi era plapabile. Poi lei trovò lavoro in Germania, e sparì dalla mia vita. Prima però mi propose di conoscere una sua compagna di uno dei tanti corsi che aveva fatto: Sandra. Con lei ebbi una storia curiosa che ho descritto in un altro racconto.

Lucia ricomparve dal nulla 12 o 13 anni dopo. Non l’avevo mai dimenticata e mi era capitato più di una volta di pensare che quella sera, in quell’ufficio, ero stato davvero il classico pirla. Chissà se e come sarebbe stato diverso… Comunque trovai una sua richiesta di amicizia su Facebook. Accettai, ovviamente. E così ricominciammo a sentirci.

Era rientrata in Italia e dirigeva il settore HR di una multinazionale. Tra un messaggio e l’altro scoprii che ero a casa da solo per qualche settimana (sapeva che nel frattempo mi ero sposato), così mi disse che sarebbe stato bello incontrarsi e mi invitò ad una cena con alcuni amici. Ci andai.

Rivederla non fu semplice come pensavo. Riaffiorarono velocemente sensazioni e desideri repressi anni prima. Mi passò a prendere lei e ci salutammo molto calorosamente, Sembrava che non fosse passato nemmeno un giorno dall’ultima volta che ci eravamo parlati. In auto scherzammo molto, anche con molte battute maliziose. Mi disse pure che non sapeva se portarmi alla festa o se fermare la macchina per approfittare di me. La presi sul ridere. La festa fu carina e trascorse molto velocemente. Uscimmo abbastanza tardi ma, nonostante questo, quando arrivammo sotto casa sua sembrava che non volessimo più far finire la serata. Me ne andai, rimanendo con lo stesso gusto di incompiuto in bocca provato con lei tanti anni prima. Tempo dopo lei mi rivelò che aveva provato la stessa cosa.

Tra le varie cose che ci eravamo raccontati quella sera c’era anche il suo recente corso di massaggi, e io mi ero scherzosamente offerto come cavia per le sue esercitazioni. Il giorno dopo mi chiese invece se lo avrei fatto davvero. Amo mettermi nei casini. Le dissi di sì. L’appuntamento era per venerdì sera a casa mia.

Arrivò leggermente in ritardo e la feci accomodare in salotto. Indossava una tuta da ginnastica,e mi aveva chiesto di fare attrettanto: mi aveva detto che dovevamo essere molto comodi entrambi per fare le cose per bene. Aveva portato un materassino gonfiabile, ma presto convenimmo che il letto sarebbe stato meglio. Mi disse anche che poteva fare il massaggio sopra gli indumenti, ma che aveva portato anche dell’olio e il necessario per scaldarlo, se avessi voluto.
-Perch&egrave no, le dissi.
Così di lì a poco mi ritrovai in mutande, sdraiato sul ventre, con le sue mani che correvano lungo la schiena mentre lei stava in ginocchio accanto a me.
– Ti spiace se mi tolgo anche io i pantaloni? Non vorrei macchiarli con l’olio mentre massaggio le gambe.
Non attese una risposta. Scese dal letto un attimo , dalla parte dove avevo voltato la testa, e si sfilò lentamente la parte inferiore della tuta, guardandomi negli occhi. La cosa non mi lasciò affatto indifferente.
A quel punto credo sapessimo bene enrtambi come sarebbe finita.
Continuò il suo massaggio sulle gambe, salendoci sopra e muovendosi avanti ed indietro mentre le mani correvano dai polpacci alla schiena.
Vidi la sua felpa volare a terra. Mi girai a guardarla.
– Si stava sporcando di olio disse con un sorriso molto malizioso.
Mi fece poi girare. Io mi imponevo di stare fermo e vedere dove voleva arrivare. Una volta sulla schiena, la mia erezione divenne evidente.
– Devo prenderlo come un segno che il massaggio ti piace?
– Forse un po’ troppo… le risposi.
Mi sorrise

La mia mano le stava accarezzando lentamente una coscia, mentre le sue mi accarezzavano i capelli. Poi si slacciò il reggiseno, lo fece scivolare via scoprendo il suo bellissimo seno prosperoso, e si sdraiò accanto a me, con il volto a pochi centimetri dal mio.
– Il piacere non &egrave mai troppo, mi sussurrò.
La baciai.
Prima delicatamente, poi con più foga.
La mia mano era dietro la sua testa tirandola verso la mia. L’altra scendeva lungo il suo fianco, fino al culo morbido e sodo.
La sua cercava il mio sesso.
– Credo che tra noi ci sia una cosa in sospeso da troppo tempo
Me lo disse ansimando ed infilando una mano nei mie boxer.

Rotolai sopra di lei, le spostai gli slip e senza nemmeno togliermi i miei entrai nel suo ventre.
Era incredibilmente bagnata.
Le sue gambe spalancate, la bocca aperta, il respiro corto ed affannoso.
La tenevo per i lunghi capelli, tirandole indietro la testa, mentre mi muovevo dentro di lei con un ritmo costante e quasi prepotente. Le sue mani erano sulla mia schiena e mi tenevano stretto.

– Dai… così… dammelo tutto. Fammelo sentire….
Parlava quasi sottovoce, ora con gli occhi chiusi
– Dio che bello…. scopami più forte… più forteeeeeeee

Le parole divennero un urlo mentre un orgasmo potente la sconquassava. Non avevo mai visto nessuno tremare in quel modo, incontrollato, con onde di spasmi che la facevano sobbalzare.
Mi aveva piantato le unghie nella schiena e mi stringeva con una forza inaudita.
Quando l’intensità sembò diminuire, ripresi a muovermi dentro di lei, ora velocemente.
Mi guardava con gli occhi spalancati.
– Non venirmi dentro… non sono protetta…. non dentro….
La tenevo stretta mentre pompavo furiosamente.
Sentii l’orgasmo arrivare e uscii dal suo ventre.
Le sue mani raggiunsero il mio cazzo e inizarono una sega che accompagnò la mia sborrata copiosa sulla sua pancia e la sua mano.
Mi lasciai cadere su di lei abbracciandola.
Mi spostò, facendomi sdraiare sulla schiena, mentre la sua bocca cercava il mio cazzo ormai esausto.
Me lo leccò lentamente, facendomi provare una serie di brividi infinita. Tornò poi a baciarmi.

– E’ stato bello, sai?
– Si, &egrave stato molto bello, Lucia.
– Non avremmo dovuto aspettare tutti questi anni…La prossima volta voglio che tu mi venga in bocca. Voglio berti tutto.

Mi lasciò senza parole, non avrei mai immaginato tanta foga nell’intimità.
Si andò a lavare, e poi si sdraiò accanto a me.
Continuava a sorridere e a baciarmi.
Non passò molto tempo che la sua mano tornò a cercare il mio sesso.
Mi salì sopra e mi cavalcò selvaggiamente per un po’.
Poi si mise tra le mie gambe e se le infilò in bocca, muovendosi su e giù finch&egrave non ebbe quello che voleva.

m.amorini@email.it Nei giorni successivi ci scrivemmo molto su whatsapp, soprattutto al mattino e alla sera.

Io ero come sempre in viaggio, lei invece in ufficio a Milano. Anche se fossi stato in Italia sarebbe stato complicato vederci visto che abito lontano e lavoro dalla parte opposta della città.
Il tono delle chiacchiere era leggero e scherzoso. Nessun accenno alla serata, niente che lasciasse pensare che si sarebbe ripetuta. Chiunque avesse letto le nostre conversazioni avrebbe potuto desumere che eravamo buoni amici e molto in sintonia.
Anche io pensavo che sarebbe rimasta l’avventura di una sera.

Sarei rientrato dalla Germania il venerdì, e Lucia mi propose di vederci. Le dissi che sarei stato stanco, ma insistette per un aperitivo.
Le proposi un bar non molto lontano da casa mia, così avrei avuto il tempo di posare le valige e farmi una doccia.
Arrivai prima io e la aspettai seduto nel posto ancora semi deserto. Si riempie tardi, lo sapevo già.

Mi piacque molto guardarla mentre arrivava. I capelli sciolti sulle spalle, una camicia bianca abbastanza scollata e dei jeans attillati. E il suo immancabile sorriso. Ci salutammo con un bacio, poi ordinammo da bere.
Le nostre chiacchiere erano intervallate da lunghi silenzi. Non capivo se ci fosse qualcosa che non andava per il verso giusto. Mi lasciò qualche minuto da solo per andare in bagno e quando tornò, invece di sedersi, si avvicinò a me da dietro e mi baciò sul collo

– Ho voglia di averti dentro
Me lo disse premendo il seno contro la mia schiena e facendo scivolare una mano dentro la mia camicia.
Rimasi un attimo bloccato dai brividi che mi percorrevano il corpo.
– Andiamo a casa mia risposi.

Uscimmo tenendoci per mano e andammo verso la mia auto. Le dissi che l’avrei riaccompagnata dopo a riprendere la sua.
Casa mia distava meno di 10 minuti, ma furono interminabili.
Nessuno dei due disse una sola parola in auto.
La musica era bassa, io cercavo di guardare la strada mentre la sua mano mi correva sulle gambe, fino all’interno coscia.

Mi aprì la cerniera e dovetti aiutarla ma poco dopo aveva il mio cazzo in mano e lo stava segando lentamente.
Guardava dritto davanti a se’, come se stesse pensando ad altro.
Poi d’improvviso si girò verso di me. La sua testa sparì tra le mie gambe, mentre sentivo la sua lingua correre intorno alla cappella.

– Se continui così vengo subito le dissi
Rise. ‘ Basta che poi mi scopi lo stesso.

Quel suo modo di fare mi stava facendo letteralmente impazzire.
Girai in una stradina di campagna, la prima che trovai, e parcheggiai in uno spiazzo tra gli alberi.

Rideva di gusto. ‘ Erano anni che non mi imboscavo in un prato…. mi disse
– Si, stavo pensando la stessa cosa. Ora scendi!
– Come scendi… qui in mezzo al nulla?
– Si! Muoviti. Ora sono io che ti voglio!

Mi guardò con aria molto seria.
Scendemmo entrambi dall’auto.
Io con ancora il cazzo fuori.
La raggiunsi dalla sua parte. Lei si inginocchiò e lo prese di nuovo in bocca. Le mie mani si erano infilate nella sua camicia.

La feci alzare e girare di schiena, poi con foga le tirai giù pantaloni e mutande fino al ginocchio, mettendole una mano tra le gambe. Era così bagnata’
La sentii mugolare. Si appoggiò con i gomiti al cofano e si voltò a guardarmi.

– Cosa stai aspettando? Dai’mettimelo dentro’ non era questo che volevi?

Sì, la volevo da morire.
La penetrai subito. Mi sembrava di essere tornato ai diciotto anni. La macchina in un bosco, di notte.
Lei che godeva ad alta voce, intercalando i gemiti con frasi interrotte dal rumore del respiro affannoso.
– Dai… sfondami di più…. dimmi che ti piace la mia figa… dimmelo… dimmelo…

Mi piaceva vedere quella ragazza dolce e un po’ maliziosa diventare così selvaggia. Mi eccitava da morire.

Le mie mani le strizzavano forte i seni mentre entravo ed uscivo da lei con delle spinte forti che la sbattevano contro la macchina.
– vengo Lucia…. ora vengo.

Si girò di colpo e si abbassò prendendolo in bocca poco prima che eruttassi. Continuò a succhiarmelo finch&egrave non si ammosciò completamente.
Si alzò e mi baciò, con molta passione e dolcezza.

– Mi piace da morire come mi scopi. Davvero tanto. Ora andiamo a casa tua. Ne voglio ancora.

Mentre mi guardava negli occhi si rialzò i pantaloni e salì in auto.
Mi sistemai anche io, prima di rimettermi alla guida.
La testa sgombra da ogni pensiero, la curiosità di vedere dove saremmo arrivati.

Accesi il motore e mi diressi verso casa.
Quella sera rimase da me.
Ci addormentammo che era già mattina.
Dopo un paio di settimane in cui riuscimmo a vederci abbastanza regolarmente, mia moglie tornò dal suo lungo viaggio di lavoro. Ovviamente questo cambiò tutto.

Ci sentivamo al mattino presto, mentre io guidavo verso il mio ufficio, e qualche volta alla sera sulla via del ritorno, ma i nostri uffici erano piuttosto distanti e io non potevo sparire alla sera o nei fine settimana, quindi vedersi stava diventando problematico.
Lucia aveva cominciato a farmelo notare.
A me non piacciono i problemi, le cose devono essere facili, venire naturali. Sapeva fin dall’inizio come sarebbe stata con me, le cose erano chiare.
Comunque, cercavamo il modo di incontrarci e i miei frequenti viaggi all’estero ci aiutarono.

Sono solito prendere i primi voli del mattino, per poter sfruttare appieno la giornata, ma a casa iniziai a dire che preferivo partire la sera prima. In questo modo mi ritagliavo uno spazio che includeva una bella cena ed una intera notte. Fu così che frequentai diversi hotel nei dintorni di Orio e Linate.

La prima volta che decidemmo di fare così fu in realtà un gran casino. Avevo già detto a casa del mio piano di viaggio quando iniziai a cercare un hotel e mi trovai di fronte a pochissime camere disponibili e a prezzi assurdi. Era la settimana del salone del mobile.
Ottimo tempismo.
Finimmo in un motel ad una decina di chilometri da Linate.

Per la verità il posto non era terribile, ma Lucia passò metà della serata a fare battutine sulla stanza.
E a ragione.
Quando entrammo la tv era accesa su un canale che trasmetteva film porno e il letto era sormontato da uno specchio gigantesco.
– Mi hai portato in un bordello? Vuoi che sia una vera puttana con te?
Me lo sussurrava con la sua voce morbida, mentre il suo corpo era attaccato al mio e la sua mano era già in mezzo alle mie gambe.

Ci baciammo a lungo, in piedi, mentre le nostre mani esploravano e spogliavano i nostri corpi.
Il suo vestito era a terra e lei era rimasta sui suoi immancabili stivaletti con il tacco, in reggiseno e mutandine, un completino molto sexy che metteva molto bene in risalto le sue forme un po’ abbondanti e che adoravo.
Io senza più la camicia, e con i jeans slacciati.

– Dammi solo un attimo’ mi disse, e si diresse verso il bagno.
La osservai mentre si allontanava, con quel tanga che richiamava la mia attenzione sul suo bel culo rotondo.
Avevo una voglia terribile di averla.
Quando tornò rideva di gusto.
– ma tu lo sai cosa c’&egrave di là? Lo hai fatto apposta?
Non lo sapevo

Il bagno era più spazioso della camera, per buona parte occupato da una enorme vasca idromassaggio. Ci guardammo un secondo con lo stesso sguardo di intesa di due bambini che stanno per divertirsi un mondo, e aprimmo l’acqua per riempirla.

– Sei un porco. Tu lo sapevi’
Non le risposi. La abbracciai e continuai a baciarla. Adoravo il suo modo di baciare, morbido e profondo.
Si mise in ginocchio davanti a me e, molto lentamente, mi calò del tutto i pantaloni, iniziando a mordermi leggermente il cazzo ormai duro da sopra i boxer. Chiudeva gli occhi mentre lo faceva, per poi aprirli e guardare dritto dentro i miei che la osservavano attenti.

– Vuoi che te lo prenda in bocca, vero? Vuoi vedere come te lo succhio? Vuoi vedere come fa un pompino una vera troia?

Mi faceva sempre eccitare ascoltare quelle parole che contrastavano così tanto con il suo visino angelico ed il suo sguardo da ragazzina innocente.

Mi sfilò anche i boxer, per iniziare una sega lentissima. La sua lingua roteava intorno alla cappella, poi la bocca si avvicinava e le labbra avvolgevano l’intera punta, per poi chiudersi mentre lo faceva uscire.
Un altro passaggio con la lingua, poi chiudeva gli occhi e se lo faceva entrare fino in gola, tirandomi a lei.
Le accarezzavo i capelli mentre le tenevo la nuca.
La guardavo eccitato, ma spesso non riuscivo a non chiudere gli occhi, invaso da ondate di piacere intenso.

Si rialzò in piedi, tenendomi l’uccello ben stretto in mano.
– La vasca sembra pronta’ non l’ho mai fatto in un idromassaggio, sai?
Poi, avvicinandosi all’orecchio, come se volesse confidarmi un segreto senza farsi sentire da nessuno
– Questa volta voglio che mi vieni dentro’
E lasciando la presa si infilò dentro la vasca.
La seguii immediatamente.

Le fui sopra in un secondo.
Mi godetti per un po’ i suoi seni prosperosi, mentre le bocche si cercavano.
I nostri gesti erano delicati, lenti ma intensi.
Poi lei mi spinse da una parte, sdraiato sulla schiena. Lentamente si mise sopra di me e, sorridendomi, si impalò su di me, iniziando a muoversi.
L’acqua le copriva il ventre, lasciando fuori il seno di cui mi impossessai subito.

La guardavo mentre il suo volto cambiava espressione. La bocca aperta, gli occhi aperti a metà, la testa che ogni tanto si girava di colpo mentre gemeva.
Sentivo il mio cazzo entrarle fino in fondo e poi uscire quasi del tutto, mentre il suo corpo si alzava ed abbassava ad un ritmo costante.
Ora aveva gli occhi chiusi e si stava mordendo il labbro inferiore, lasciando uscire un suono che sembrava quasi un pianto.
Poi si contrasse di colpo.
Lanciò un urlo, accasciandosi su di me.
Tremava, si contorceva.
Un orgasmo intenso e potente.
Rimase ferma, respirando molto velocemente, con la testa sulla mia spalla.
La mia verga sempre nel suo ventre.
Poi si sfilò e si sdraiò di fianco a me.

Mi girai e mi misi tra le sue gambe, allargandogliele.
– No’ &egrave troppo’ aspetta un attimo’
Entrai di nuovo in lei vincendo la sua debole resistenza. Cominciai a muovermi.
Mi abbracciò forte piantandomi le unghie nella schiena.
– porco’ sei un porco’ mi fai godere come una troia’.
Lo diceva ad alta voce mentre la scopavo selvaggiamente, facendo debordare l’acqua della vasca ad ogni colpo.
Ebbe di nuovo un orgasmo violento.
Cercava di fermarmi mentre urlava il suo piacere.
Ero vicino al culmine, non avevo intenzione di smettere.

Venni anche io, poco dopo di lei.
Sentii il mio cazzo eruttare nel suo ventre.
La strinsi forte a me mentre ancora tremava.
Rimanemmo così credo per qualche minuto, riprendendo fiato.

– Sono stata brava?
Furono le sue prime parole.
Non le risposi, ma la baciai dolcemente.
Ci mettemmo a letto e ci addormentammo velocemente. Poche ore dopo la sveglia suonava per ricordarmi che per me era ora di andare a prendere il mio aereo.
Prima di uscire dalla stanza mi voltai a guardarla. Nuda nel letto, con le gambe appena coperte dalle lenzuola, ancora addormentata e con un leggero sorriso sulle labbra. Pensai che era davvero bellissima.
Il gioco degli aeroporti funzionava abbastanza, così Lucia ed io riuscivamo a vederci almeno un paio di volte al mese e passare insieme qualche ora.
Era sempre molto bello ed intenso, ma da un po’ si lamentava di come per lei non fosse abbastanza.

Aveva poi iniziato ad ingelosirsi. All’inizio non capivo molto bene le sue reazioni, visto che lei sapeva che ero sposato. Poi invece era venuta fuori dicendomi che voleva essere la mia unica amante. Ovviamente lo era, ma per qualche ragione non ci credeva affatto e questo la portava a fare cose che davvero iniziavano a darmi sui nervi. Per esempio, commentava spesso in modo molto acido i post ed i like della mia pagina su Facebook quando rivolti a delle donne.

Aveva preso di mira soprattutto Sonia, immaginandosi chissà cosa. Per fortuna non sapeva delle avventure che avevo vissuto con lei (e di cui ho già parlato in altri racconti), altrimenti sarebbe stato molto peggio. Con Sonia eravamo rimasti amici, e forse si vedeva ancora una certa complicità. Comunque Lucia non ne lasciava scappare una e proprio non lo sopportavo.

Credo fosse un martedì quando ricevetti un suo messaggio su whatsapp dove mi chiedeva per favore di raggiungerla subito al suo appartamento. Mi preoccupai molto, visto che non mi aveva mai cercato nel pomeriggio e che sarebbe dovuta essere al lavoro e non a casa, così provai a chiamarla ma il telefono era spento.
Mi preoccupai ancora di più.
Mi trovavo stranamente in Italia da qualche settimana, quindi feci annullare gli impegni del pomeriggio e mi misi in macchina. Non ero mai stato da lei, nonostante ormai ci frequentassimo da quasi un anno e lei abitasse da sola. Ci eravamo sempre incontrati all’estero, o negli hotel intorno agli aeroporti. Chissà poi perch&egrave… quasi avessimo voluto entrambi tenere separate la vita di tutti i giorni da queste nostre parentesi di passione.
Mi aveva comunque mandato l’indirizzo nel messaggio e in un’oretta raggiunsi il posto.

Durante il tragitto provai diverse volte a chiamarla, invano. La voce della signorina Tim mi spiegava che l’utente non era raggiungibile.

Lucia abitava in una piccola palazzina con credo una decina di appartamenti, lunga e alta solo due piani, circondata da un bel giardino.
Trovai il suo nome sul citofono e suonai. Mi aprì la porta senza nemmeno chiedere chi fosse, e senza dirmi dove andare. Così esplorai il pianerottolo del primo piano e poi mi diressi al secondo.
La sua porta era socchiusa.
Entrai chiedendo permesso, senza ottenere risposte.
La casa non era molto grande, ed era immersa nel buio tranne che per una stanza in fondo al corridoio. La trovai là, seduta sul letto, mentre piangeva.

– Che &egrave successo? Stai bene?
Si girò di scatto e iniziò ad urlarmi contro.
– Sei uno stronzo! Solo un grandissimo stronzo! Cosa ha quella troia più di me? Dimmelo!

Cascavo dalle nuvole
– Ma di chi parli? Che diavolo dici?
– Sei così stronzo che lo fai vedere a tutti che te la scopi, quella puttana! Guarda!

Prese il computer con Facebook già aperto e mi fece vedere che la mia amica Sonia mi aveva taggato in un post dove mi ringraziava per la bellissima cena di qualche sera prima.
In effetti eravamo usciti, un mio tentativo di tirarle un po’ sù il morale dopo una brutta avventura, ma non mi sarei mai aspettato di vedere Lucia impazzire in quel modo solo per quello.
Fu solo una cena, seguita da tante chiacchiere.
A quel punto però mi incazzai io. Mi aveva fatto venire un accidente. Avevo piantato lì tutto in ufficio, per correre a casa sua. E il suo obiettivo era di farmi una sfuriata su roba scritta su Facebook? Mi altero raramente, ma quella volta diventai una furia.

Finimmo così ad urlarci in faccia, in piedi l’uno davanti all’altro, con lei che di tanto in tanto mi sferrava dei pugni sul petto.
Le presi le braccia per bloccargliele, ed iniziammo così una specie di lotta.
Per evitare calci, l’avevo spinta addosso al muro e le ero contro con tutto il mio corpo. Cercava di divincolarsi, ma senza successo.

– Cosa vuoi fare adesso? Eh? Che vuoi farmi ora?
Me lo ripeteva continuamente.
Rimanemmo fermi a guardarci. Lei respirava velocemente, digrignando i denti a pochi centimetri dal mio volto. Aveva uno sguardo carico di rabbia.
– Ti odio! Ti odio da morire!
Le braccia non facevano più forza e si stava abbandonando piano piano. Le parole uscivano sempre più rade, sempre più fioche e rotte da singhiozzi.
– Ti odio, razza di stronzo… ma non riesco a non pensarti

Stava piangendo.
Mi prese il viso tra le mani e lo avvicinò al suo, per poi baciarmi. Un primo bacio leggero, seguito da altri sempre più impetuosi. Io all’inizio non risposi, ma sentivo l’eccitazione crescere e tutta l’energia di quei momenti incanalarsi un una diversa direzione.

Fu di nuovo lei a prendere l’iniziativa. Mi slacciò i pantaloni che scivolarono giù di qualche centimetro, lasciando spazio alla sua mano per entrare.
– ce l’hai già duro, brutto stronzo! Allora ti piace quello che ti faccio… dimmelo che hai una voglia matta di mettermelo dentro…

Due minuti prima mi stava urlando tutto il suo odio, ed ora la sua mano correva sulla mia asta, provocandomi ondate di piacere.

La presi e la spinsi verso il letto, costringedola a sdraiarsi sul ventre.
Poi le sollevai la gonna, e, spostando le mutandine di lato, mi misi a cavalcioni su di lei, penetrandola.
Entrai molto facilmente.
Era bagnatissima, ma emise un breve urlo.

– E’ questo quello che volevi, stronzo? Volevi sbattermi così?
Me lo diceva con un tono ancora duro, alterato, ma ora anche vogliosa di sentirmi addosso a lei.
La stavo torturando con un ritmo lento, facendo uscire quasi del tutto il mio cazzo per poi entrare dentro di lei fino in fondo.
Non mi gurdava ma emetteva quie gemiti che ormai conoscevo bene. Le stava piacendo molto.
– E’ così che ti scopi anche quella troia? Dimmelo! Fammi vedere come fai a farla godere!

Mi insalivai bene due dita, ed iniziai a giocare con la sua rosetta. Eravamo in preda ad un trasporto moltopotente, dove sesso e forza si mescolano quasi brutalmente.
– Vuoi davvero saperlo? Vuoi vedere come la faccio urlare di piacere?

Mentre le parlavo le tenevo la testa ferma per i capelli con la mano sinistra, mentre il pollice della destra stava violando il suo retto che si contraeva.
– Cosa vuoi fare… lo sapevo che era una puttana… le sfondi il culo, vero?
– Ora vedrai…
Il mio cazzo entrava ed usciva dalla sua figa fradicia mentre il pollice vaceva lo stesso con il suo sfintere, con lo stesso ritmo ed un movimento opposto, muovendosi senza incontrare più resistenza.
– Stronzo… sei solo uno stronzo… lo sai che mi fai godere… dai… prendi anche il mio di culo… dai…

Mi sfilai dal suo ventre per sostituire il mio pollice con il cazzo ben insalivato.
Poi iniziai a spingere.
Le sue gambe erano oscenamente spalancate, la voce rotta.

– – Mi fai male… piano…. oddio…
Stavo entrando, un centimetro per volta, ad ogni spinta.

– Fermati… mi rompi…
sentivo il suo ano contrarsi e fare resistenza.
Una sua mano cercava di spingermi indietro.
Mi fermavo un attino, per poi ricominciare.
Ci volle un po’ per entrare fino in fondo.
La sentivo respirare rumorosamente.
Iniziai a muovermi, cercando con la mano tra le sue gambe. Era un lago.
Ci volle poco perch&egrave ricominciasse a godere rumorosamente. Ora le stava piacendo.

– Dai… continua… ti piace il mio culo, vero? Dimmelo… dimmi che ti piace!

Le sue mani ora stringevano entrambe il lenzuolo accanto alla sua testa, mentre aumentavo il ritmo. Sentivo avvicinarsi l’orgasmo.

– Vuoi che ti riempia per bene, vero? Ti piace avere il mio cazzo che ti apre il culo, ammettilo.
– Si… si, mi piace…. continua… dai…

Le venni dentro, senza però fermarmi.
Ondate intense di piacere. Il suo orgasmo seguì il mio di poco. Anche il suo fu come un’esplosione.
Un urlo, forte, lungo.

Mi accasciai sulla sua schiena, senza uscire da lei.

Rimanemmo immobili per un po’, in silenzio.
Mi accorsi che la finestra della camera era spalancata e che c’era una donna sul terrazzo di fronte. Sono quasi certo che ci stesse osservando.
Rotolai su un fianco, iniziando ad accarezzare i capelli di Lucia. Lei rimase ferma, senza muoversi ne’ parlare, non saprei per quanto.

– Vattene. Vattene via.

Non me lo aspettavo. Non si era nemmeno voltata per parlarmi
– Lucia… senti…
No. Voglio che te ne vada. Vai via, lasciami da sola.
– Sei sicura? Guarda che…
– Vattene! Ora!! ….. Ti prego…
– Ok… se &egrave quello che vuoi… se hai bisogno chiamami

Non rispose.
Mi sistemai velocemente ed uscii lasciandola sul letto.
Per alcuni giorni non ricevetti sue notizie. Ero tentato di chiamarla, e per la verità una volta lo feci anche, ma non mi rispose.

Mi mandò lei un messaggio su whatsapp.
– Ho capito che ti amo, e che non ti posso avere tutto per me. Questo mi fa soffrire troppo. Preferisco non vederti più, magari un giorno riusciremo ad essere solo buoni amici.

Da quel giorno non ci siamo più visti.
Di tanto in tanto ci scriviamo dei messaggi. Un “come stai?” o un ” Dove sei?”, Gli auguri di Natale e per il compleanno. Un consiglio di lavoro. Nulla di più.
A volte un po’ mi manca il suo sorriso, che vedo in qualche foto. Siamo ancora amici su Facebook.

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