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Racconti Erotici Etero

La donna di mio cugino

By 12 Dicembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Ad agosto Il mio desiderio cresce sempre in maniera esponenziale, ma spesso rimango a bocca asciutta soprattutto perché passo le vacanze al paese di cui sono originari i miei genitori, che è densamente popolato dai miei innumerevoli parenti, i quali ritornano tra fine luglio ed agosto come consuetudine. Le spiagge sono straordinariamente belle, il mare limpido, il clima splendido e il posto tranquillo, tranquillissimo: un paradiso per le famiglie che decidono di vivere la loro estate nella quiete. Anche quest’anno, tanta quiete, tanto, sole, tanta abbronzatura e poco pochissimo sesso. Morale della favola per circa metà delle vacanze ho fatto una cura di castità forzata. Del resto è una legge non scritta che più ti dimostri desideroso e minori possibilità hai con il gentil sesso. So che conviene essere distaccati, riconoscere le proprie forze e soprattutto i propri limiti, evitando desideri impossibili e fantasticando cose che non potranno mai realizzarsi, scegliendo il meglio fra quello che si può raggiungere e puntando decisamente tutto solo una volta che si è convinti di poter prendere. Ebbene, ligio alla mia filosofia di vita nei quindici giorni di mare intenso pre ferragostani ho avuto modo di ammirare una splendida donna di colore, capoverdiana, che con il suo gelosissimo marito locale e con i due figli, un maschietto e una femminuccia, ha frequentato il lido in cui facevo i bagni. Tuttavia, la gelosia del marito e la dedizione totale che la donna mi è sembrato gli dimostrasse mi ha indotto a lasciar perdere anzitempo, senza neanche provare un approccio o qualche cosa di simile. Sono sempre fedele al pensiero che tentare con una donna non è uno sport ma si prova solo con chi mi dimostra disponibilità, margini utili per avere un rapporto. Cerco di evitare quanto più possibile complicazioni. Preferisco non avere guai e soprattutto non voglio, nei limiti del possibile, relazioni complicate. I giorni sono passati tranquilli si sono inanellati in serie e io non ho avuto particolari sollecitazioni se non il desiderio irrefrenabile di quella splendida cavalla nera capoverdiana, alta, longilinea e con un culo da favola, tutta da contemplare e desiderare sognando per una volta di essere nei panni di suo marito. La mia vera dannazione estiva è stata la fidanzata di mio cugino Vittorio che abita nei pressi di Roma e che si chiama Cinzia: una splendida valkiria 40enne che gioca a fare l’ochetta in qualche situazione, che sembra un po’ futilina ma che mi fa da sempre un sangue incredibile e che per questo motivo ho accuratamente cercato e cerco di evitare di incontrare. Convivono da tre anni Vittorio e Cinzia, ma io meno li vedo e meglio mi sento, più li vedo e peggio sto. Sono molto legato a questo mio cugino, sin da piccoli, e gli voglio molto bene, per cui ho sempre declinato ogni suo invito a pizzerie, feste e cose varie, tranne le inevitabili feste di famiglia a cui non posso, ovviamente ritrarmi, non è per lui ma per il desiderio che il corpo della sua donna ispira, suscita in me. A me capita, specie con alcune donne che il loro corpo, il loro odore, il loro modo di essere, il loro modo di muoversi, di atteggiarsi mi faccia perdere i barlumi della ragione e so che senza controllo potrei saltarle addosso e violentarle fino allo sfinimento loro e mio. Cinzia è una di quelle donne che mi suscitano sesso violento, desiderio irrefrenabile, ma è soprattutto la donna di mio cugino. Quando capita che ci incontriamo cercò di fuggire ma mio cugino sembra avere un fiuto incredibile nel trovarmi sedendosi spesso vicino a me e con lui colloquiamo mentre, ovviamente, c’è lei, Cinzia ed io prego sempre di non trovarmi solo con Cinzia, guardando di sottecchi, sbirciando senza sbavare le sontuose giunoniche forme, classica romanaccia de Roma, alta 1.75, quindi un po’ più bassa di me ma notevolmente più alta del suo uomo, mio cugino che è bassino. Lei è vestita sempre in maniera molto generosa e appariscente, bionda tinta con un fisico spettacolare, nonostante abbia 40 anni, iperginnica, come del resto il suo uomo. Non resisto nel vederla, è, fra l’altro sebbene sia logorroica il suo culo da sballo marmoreo e una quinta di seno debordante che non si può non vedere, non desiderare di toccare e che ho sempre bramato strizzare e ciurrare con tutte le mie forze, le consentono tutto. Sono anni che tento di evitare e anni che, invece, sistematicamente me la ritrovo davanti con mio cugino che non si accorge di niente e Cinzia che mi fa letteralmente morire mi prende in giro ridendo. Cinzia credo abbia compreso molte cose e ritengo che dopo un primo momento, ostenti sempre di più e rida ai miei buffi tentativi di evasione, quando cerco di allontanarmi e me la ritrovo sempre li davanti o dietro, con la sua voce monotona e il difetto di pronuncia suo peculiare, il sigmatismo (parla con il pisello in bocca), pronunciando la s in maniera eccitantissima, erotica. Sono tre anni che questa tortura mi accompagna nelle mie vacanze fortunatamente brevi. Del resto, Vittorio ha le ferie che coincidono solo per pochi giorni con le mie e poi riparte. Questo anno, invece, no!! maledizione è sceso quattro giorni dopo me ed è partito il mio stesso giorno. Sono rimasto sempre in tensione con Cinzia. Non potevo certo dire che preferivo evitare di frequentare mio cugino per non avere la tentazione di saltare addosso alla sua donna. Inutile dire che in questo periodo ho frequentato Vittorio come in gioventù e se ciò in parte mi ha fatto piacere quando Cinzia mostrava spudoratamente il suo essere donna e si prodigava in baci a tutta lingua con mio cugino io rimanevo pieno di desideri repressi da sfogare a mano solitaria. Era certo che non riuscivo più. Fortuna ha voluto che ci fosse con noi anche una coppia di amici Raffaele ed Emma, con piccolo pargolo a seguito e ciò mi ha consentito di evitare la spinosa compagnia di Vittorio e Cinzia, almeno finché Cinzia non è stata in grado di coinvolgere nelle nostre uscite anche i nostri amici. Cinzia iniziò a fare sangue anche a Raffaele, mentre mio cugino continuava a non rendersi conto di nulla deliziato dai suoi baci e da quel corpo spettacolare che più passava il tempo più si abbronzava, divenendo per me ancora più eccitante. La sera del 10 agosto però sentii chiaro che qualche cosa si era rotto in me, sentivo di non poter continuare a forzarmi, mentre Emma viste le serate e soprattutto considerata l’attrazione che Cinzia iniziava a provocare in Raffaele, meno avvezzo di me nel contenersi, smise di frequentare il gruppo con nonchalance. Si vedeva che era gelosa e poverina, aveva ragione, piccolina come era scompariva al confronto con la donna bionica e lo stesso ovviamente accadde a Raffaele, il quale, però, fu ampiamente ricompensato dalla sua donna, evidentemente. Il 10 mattina Cinzia e Vittorio avevano iniziato a venire a nuoto da un altro lido a quello dove faccio il bagno. La donna di mio cugino indossava un bikini scosciatissimo e ridotto, mentre mio cugino rideva e scherzava. Non potevo continuare ad ammirare solamente quella donna. Ogni volta che si muoveva era per me un trauma. Mio cugino rideva sempre, era orgoglioso di quelle bombolone naturali che Cinzia si portava avanti e a giudicare dalla tensione della coppa traboccante e di rinforzo anche all’aureola mammaria, il capezzolone, doveva essere duro e rigido come il batacchio di una campana. Avevo più volte toccato quasi inavvertitamente Cinzia più volte ed era tutto irrimediabilmente sodo, sodo il seno, sodo il culo ma i fianchi larghi erano davvero troppo era un monumento al sesso. La nerchia era dritta all’inverosimile e io mentre parlavamo mi tuffai con Vittorio che sorrideva e mi prendeva in giro visto che li avevo lasciati sulla battigia nel mezzo di un discorso. Farfugliai qualche cosa sul sole, il caldo un rischio di insolazione e andai a nuoto fino ad un certo punto. Ben presto Vittorio mi raggiunse. Non vi era dubbio continuava ad essere un atleta e lo stesso fece Cinzia. Anche li in mezzo mare il suo seno sporgeva e l’acqua si insinuava in quelle fantastiche insenature, al che pensai che la mia nerchia sarebbe stata troppo bene li dentro, tra le grosse colline come riparato in un golfo. Mi venne, inoltre in mente un fantastico hot dog con il mio cazzo nelle sue tette. No, non riuscivo più a stare no questi pensieri mi distruggevano, iniziai a sentire la tachicardia mentre Cinzia e Vittorio si baciavano a piena lingua. Chiesi a Vittorio e Cinzia di allontanarsi, Vittorio perplesso mi chiese perché, non sapevo cosa fare, decisi allora io di ritornare a riva e lo feci nonostante una incessante tachicardia piano, lentamente. Avevo la mazza grossa e dura che usciva prepotentemente dal mio costume-pantaloncino. Inutile dire che al mio arrivo mi accolse nuovamente il sorriso ingenuo di Vittorio e quello da Femmina di Cinzia. Mio cugino mi chiese se stavo male, io bofonchiai qualche cosa ma non potevo muovermi visto il turgore del pene. Maledizione, troppi bambini erano in acqua, troppi genitori sulla spiaggia e poi lo sguardo irrisorio di Cinzia che sottolineava come dovessi perdere un bel po’ di pancetta e quello di Vittorio che sembrava canzonatorio mi costrinsero a rimanere in acqua finché non mi sgonfiai. Quando mi resi conto che il cazzo si era ammosciato a dimensioni regolari andai alla doccia e li venne ancora Cinzia, la quale mi disse che ci saremmo visti a casa di un mio zio che proprio quella sera aveva deciso di invitare in campagna tutti i suoi nipoti. La doccia fredda mi aiutò ancora e così andai all’ombrellone ma Cinzia mi seguì, rideva e io credetti di notare, in quell’istante, che aveva capito dal mio sguardo che non ero più lo stesso, quindi ad un certo punto seccata e con aria un pochettino snob mi salutò dicendomi che andava da Vittorio e rientrava a nuoto al loro lido, sottolineando come i muscoli, la forma fisica fossero importanti e come io mi stessi notevolmente appesantendo di anno in anno. Lo diceva per me, mi disse. Andò via ancheggiando in quel suo magnifico modo. Non era vero ma la lasciai dire, sapevo che non poteva non dirlo. Nel periodo che passai sotto l’ombrellone iniziai a fare caso, a ripensare a tutto di lei, per cercarle un difetto fisico, ma l’unico vero grande difetto era che fosse la donna del cugino a cui sono più affezionato. La serata a casa di mio zio iniziò e come al solito io feci di tutto per arrivare in ritardo, riuscendoci pienamente, ma nonostante il ritardo Vittorio e Cinzia ci attendevano, avevano preso i posti per me alla tavola vicino e Cinzia. Io parlavo con mio cugino ma guardavo Cinzia dal seno traboccante che non stava nel top elasticizzato e decisi in quel preciso istante, in cui anche lei mi guardava, che l’avrei fottuta con tutto me stesso senza darle un attimo di tregua in tutti i modi che mi sarebbe stato possibile metterglielo, sperando di toglierle quel sorriso sfottente e riempiendola da capo a piedi del mio seme. Due giorni prima, del resto, aveva raccontato il fatto che prendeva la pillola per non rischiare inconvenienti di alcun genere. Pensai fra me e me che avrei avuto un infarto a continuare a nascondere il mio desiderio oramai irrefrenabile, ma avrei preferito di gran lunga avere un infarto nel godermela tutta che non nello sfuggire. Capii subito che Cinzia si era accorta del momento in cui io iniziai a guardarla con l’occhio del desiderio concupiscente quindi pronto a non fuggire ma a accettare l’occasione se fosse arrivata e questo mutamento nel mio comportamento. Cercai di trasmetterlo anche a mio cugino, sebbene egli non colse l’allarme, rideva e scherzava beato lui, mentre io oramai tramavo per trombarle la donna. Ci pensai, ci ripensai, mi sentii un verme per quello che avevo in mente di fare, ma ora che ci penso a mente fredda, ho esitato troppo tempo nella paura di ferire mio cugino. Non ho, invece, avuto mai alcun dubbio nel poter soggiogare ai miei piaceri, ai miei desideri Cinzia, ero certo di dominarla, sebbene nulla mi sembrava potesse mai aver dato vita ad una disponibilità. Come mi accadeva di solito quando avevo chiaro in mente che volevo possedere una donna, divenni improvvisamente tranquillo. Cinzia sembrava quasi avermi sfidato. Nel corso della discussione serale scoprimmo che la coppia ginnica correva circa 5 km al giorno ogni giorno, nuotava, e a sera ballava. Si vedeva come fossero orgogliosi della loro muscolosità. Era davvero un bel vedere. Devo ammettere che mio cugino è sempre stato atletico e muscoloso, ci ha sempre tenuto, tuttavia, rimanendo un po’ bassino era rimasto con il suo soprannome di Big Jim, che un altro nostro cugino gli aveva assegnato, mettendolo in relazione con un famoso bambolotto americano e lui quello è rimasto nonostante abbia superato i 40 anni. Cinzia era ginnica per eccellenza, poteva essere senza altro la Barbie, e così i due ginnici, per la cura del corpo s’erano pigliati. Muscolosi e abbronzati erano perfetti l’uno per l’altra. Lei continuò a sorridermi beffardamente per tutta la serata e anche mio cugino sprecava sorrisi e battute, mentre io sorridevo sicuro anche ad una ulteriore battuta di Cinzia e ad un suo affondo sulla mia pancetta e sul fatto che mi avrebbe fatto bene correre con loro, se per caso ci fossi riuscito”. Solo in macchina, al ritorno dalla campagna ripensai un attimo a mio cugino ad un possibile legame parentale che sarebbe potuto andare in crisi o quanto meno incrinare nel caso in cui mi fossi fatto la sua Cinzia, ma pensai alle tettone della donna, al suo fantastico culone e ai suoi possenti fianchi, scacciando i dubbi in un attimo. Il gioco valeva la candela, io non ero geloso e dove fotteva mio cugino avrei potuto fottere anche io e, soprattutto, dove inculava lui, ammesso e non concesso che Vittorio inculasse la sua donna, avrei certamente potuto incularla anche io. Per non dire di quelle borraccione inaudite che io avrei saputo sfruttare a dovere. Un brivido di piacere mi percorse a pensare come avrei dovuto trombarla, visto che Vittorio e Cinzia erano sempre insieme. La mattina seguente attesi mio cugino e la sua donna sapevo che mai e poi mai avrebbero derogato alla nuotata e così giunsero a bracciate lunghe, quasi pari. Cinzia dovetti ammettere che nuotava benissimo, di Vittorio lo sapevo era un culturista in miniatura. Vittorio mi disse che avrebbe corso 10 km per recuperare la cena abbondante di ieri, mentre Cinzia mi invitò ad una pizza in serata e accettai. Io avevo già registrato la corsa di 10 km, a partire dalle 18, 18 e 30, chiesi se Cinzia si misurasse sulla stessa distanza, ma mio cugino sorridendo con sufficienza mi disse che era impossibile anche per una donna allenata come la sua compagna. Mi invitò, tuttavia, ad accompagnarlo, ma mi schernii avevo troppa pancia per fare quello che il mio super cugino era in grado di fare, sorrisi io, sorrise mio cugino e sorrise Cinzia, che disse: ‘Amo’ tu cugino te more pe strada co sta panzetta dove voi che vada‘. Misero gli occhialini e ripartirono a nuoto. Alle 18 mi ero appostato di fronte casa di mio cugino e quando vidi che apriva il cancelletto e partiva per l’allenamento aspettai qualche minuto, poi aprii il cancelletto, il portoncino della casa era socchiuso e io bussai, chiesi permesso e entrai. Cinzia era nuda come sua mamma l’aveva fatta. Mi disse che Vittorio era uscito e io le dissi che lo sapevo. La abbrancai, era il momento più difficile questo per prendere una donna, era l’inizio, lo sapevo, temevo l’unica cosa le urla ma anche se mi aspettavo delle urla, ciò non avvenne. La casa era piccolissima un bilocale, la spinsi di getto facendole lo sgambetto. La deposi brutalmente sul divano comodo in pelle e mi tuffai sopra, letteralmente. Devo ammettere che era molto forte, profumava di fica, era bagnata, la stavo prendendo forse mentre avevano da poco finito di chiavare. Lei non aveva fatto la doccia, non se lo aspettava e io arrivavo a prendere quello che restava, si avevano fatto l’amore, le aprii le cosce era calda, troppo calda, liquida aveva orgasmato molto e anche Vittorio l’aveva inficata, non pensai ad altro che a goderla e sebbene lei si dimenasse con forza e irruenza non gridava, non faceva nulla per chiedere aiuto: si misurava con me da pari a pari. Appena accennò a urlare le infilai la lingua in bocca e la baciai senza tregua. L’odore di femmina era fortissimo, sudava molto la porca, si difendeva e io nonostante le sue contorsioni le avevo aperto le cosce, ero sceso e mi ero imposto con il viso iniziando a lapparla tenendole le grandi labbra apertissime, con lei che ora diceva i suoi no, no, no, sempre più convinta era convintissima. Aveva stretto le cosce è il mio viso era in una morsa. Mi graffiava, anzi aveva infilato le unghie nelle mie spalle, nella schiena e all’altezza della pancia, si dimenava anche con le gambe muscolose forti. Mi usciva sangue ma incurante del dolore che mi provocava iniziai a scavare con la lingua la sua vagina, con violenza come violenta era lei. Ero veloce di lingua. Le sue difese non cessavano non cedevano minimamente. Tentai con tutta la mia forza di spostarmi da quella posizione e progressivamente mi impadronii della parte superiore. Quelle bombolone erano fantastiche con i capezzoloni duri, grossi, spigolosi, pesanti, già ritti dalla scopata precedente. Cinzia era dimezzata nelle sue forze me ne ero subito reso conto, aveva già dato al suo uomo e ora si trovava a dover soddisfare anche me, ma io non ero facile. Iniziai a parlare a dirle che nonostante la panzetta mia i suoi senazzi erano nella mia bocca e la sua lingua rispondeva ai miei intensi baci. Le poppazze iniziavo a suggerle nella maniera migliore, riempiendoli di saliva e sublimando i suoi batacchi marrone chiaro. Succhiavo i capezzolotti e lei diede i primi segni di cedimento. Il seno è sempre stata la mia passione e fui in grado di fare su quelle colline di tutto e di più, la lingua strusciava tra le poppe in maniera naturale e lo stesso facevano le mie dita che palpavano in maniera ora più morbida ora più sostanziosa. Curiosamente Cinzia era andata a sditalinare la sua ficona depilatissima mentre io le ciurravo da quelle megaborracce tutte le sue essenze e ora Cinzia gemeva, orgasmava un orgasmo irruento, in cui ad una condivisione di tutto il corpo oramai, dei no, continui. La lasciavo dire quei no a alta voce ma tutto il resto diceva si. Aveva smesso di torturarmi con le unghie e meno male che non erano lunghe. Finalmente si iniziava a ragionare e io seppure con fatica iniziavo a farle quello che avevo in mente. Una volta capito che il seno era la zona erogena di cui impadronirmi Cinzia si era in parte addomesticata, l’importante era succhiare, spremere, leccare, titillare i capezzoloni e io l’ho sempre fatto molto bene. Ora iniziava la parte più complessa, quella di soddisfarla per soddisfarmi. La richiesta di succhiarle i capezzoli era continua assillante e io lo feci con tale forza da farle uscire il sangue. Ero vorace mi beavo di dominare con la mia lingua i suoi senazzi, tettazzone che mi hanno fatto perdere il sonno per tanto tempo e che sono state motivo di seghe continue. Li strizzavo e la porca godeva, godeva e più godeva, più ansimava, più gemeva più io strizzavo, mungevo la vacca. Ora mentre lei si dimenava ripetendo no, e dicendomi:’ oh che sei impazzito sta a scopa’ la donna de tu cugino io mi stancai di sentirla e la schiaffeggiai tre o quattro volte sul viso, duro, poi messala in ginocchio le misi la nerchia vicino alle labbra, mi chiese cosa volevo in romanesco, le dissi di succhiare, le diedi due ceffoni e le riproposi il cazzo enorme. Mi disse che era troppo grosso, sorrisi: ‘come è troppo grosso per una donna bionica come te, non esiste un cazzo troppo grosso, ricorda che tu sei l’atleta e io sono quello con la pancetta, facciamo sta maratona, dai”’ e le diedi un altro ceffone, meno forte degli altri ma in modo che capisse chi comandava. Finalmente aveva aperto la bocca e io infilai il cazzo. ‘Dai da brava, su, succhiamelo‘ la trattenevo dalla nuca, tentò brevi proteste, poi lo prese tutto. Ecco brava, iniziò a spompare con un suo stile, volevo il bocchino, mentre le mungevo a fondo le tettonazze tanto forte che lei gridava, sentivo il desiderio di farle i lividi. ‘Su vaccona, che sta succedendo che l’uomo con la pancetta sta fottendo la bocca della donna bionica. Come succhia bene la donna bionica’.. ciurra proprio bene la vacca. Ero padrone delle tettone e mungevo come mai avevo munto, riuscivo ad alzarle le tette sino a fargliele arrivare alle sue labbra e quindi mi venne l’idea di farle fare una spagnolona particolare. Tolsi il cazzo insalivato dalla sua bocca con notevole difficoltà visto che Cinzia iniziava a prenderci gusto e infilai la nerchia bagnata nel decolté stringendo le due poppazze e lasciando a lei il compito di trattenere il bastone nel solco, cosa che fece egregiamente, mentre io la insenai con foga inaudita. Lei ci stette, lasciò fare, questo non l’aveva mai fatto, mi dava del porco, ribadiva che non lo potevo fare, che lei era la donna di mio cugino, che gli avrebbe detto tutto ma io la stavo scopando, la montavo come avevo sempre sognato e quando sentiva che la mia cappella le arrivava in bocca produceva la sua succhiata la porca, ciurrava, ciurrva senza ritegno anche se fingeva di non starci. Avevo trovato la posizione giusta e lei mi sbocchinava ma al contempo faceva lo spagnolone. Voleva che arrivassi, io avevo i miei tempi e quelli seguii, continuai a devastarle il seno e soprattutto la bocca. Quando schizzai la riempii tutta, le irrorai tutto il senone, la bocca e il volto. Si stravolse, riconobbi nel suo sguardo il godimento, si era sditalinata la vagina a dovere mentre io le aravo il petto col mio cazzone. Non aspettai un attimo e Cinzia rimase sorpresa, leccai e feci leccare il mio seme, lei lo sputò mi disse che non ingoiava neanche quello del suo uomo quindi figurarsi il mio. Le tirai i capelli tanto forte che mi rimase una ciocca in mano, capì, succhiò il rimanente e lo ingoiò. La lasciai fare soddisfatto e scesi fra le sue gambe all’altezza della vulva. Era pregna di umori dolciastri, appiccicosi, secrezioni su tutte le cavità e pareti, la leccai dentro,nella sua intimità. Lei ebbe una reazione nervosa, sembrava non volere ma non poteva fare nulla. Ho pensato che forse aveva capito finalmente che io fossi il più forte, la sentii tuttavia che non si dava per vinta, non si arrendeva. Io le infilai il mio naso prominente e soprattutto la mia lingua che raggiunse, finalmente la clitoride, e Cinzia iniziò la sua danza da tarantolata ora urlando e singhiozzando senza tregua, finalmente è fatta pensai, la spennellai senza fretta facendola gemere, orgasmare, dandole tutto lo spazio che voleva, singhiozzava, la sentii finalmente mia, tratteneva la mia nuca tra le cosce, desiderava essere slinguata da me, venne per me, era finalmente mia, cercai, così, la conferma, allontanando il mio volto dalla fica, cessai di lavorarla con la lingua e con le dita e lei mi cercò subito, mi richiese a gran voce, voleva che ricominciassi, che la sbattessi, che la fottessi, senza più ritegno, Le sorrisi beffardamente dicendole: ‘non sei più la donna di mio cugino? Che gli dirai che ti ho violentata e che tu ti sei sbrodata tutta, ma tu lo sai che non ti ho violentato”.’ No, no, ma ora scopami‘ Mi implorò di scoparla, di riempirla, mi voleva, urlava il mio nome, e io la scopai severamente. Ora era davvero pronta tra un mare di effluvi, sensazioni, orgasmi, umori. La sua fica grondava, il liquido tracimava e lei non riusciva ad interrompere di singhiozzare. L’ultimo orgasmo, in particolare era stato troppo duro anche per lei, io continuo ad essere spietato duro, le chiesi perché non rideva più e le feci sentire il cazzo che può avere un uomo con la pancetta: ‘si tratta di una questione di muscoli è vero?, ebbene il muscolo del mio cazzo è grossissimo, duro ed è molto molto allenato, mentre la pompavo dentro inficandola a ritmo indescrivibile, sbattendole il batacchio nell’utero e succhiando a più non posso le tettone, con lei che affannava e non sapeva come bloccarmi, rallentarmi io le spiegavo che la mia maratona era appena iniziata e che la avrei scoperata senza tregua a sangue. Avevo intenzione di prenderle tutto anche quello che lei non voleva donarmi e così feci. Non sapeva cosa rispondermi la povera Cinzia,lei aveva i muscoli, correva nuotava, saltava ma a montarla ero io. Non ebbi dubbi che era in mia balia, la sua fica era oleata a dovere, io entravo ed uscivo senza alcuna difficoltà. Guaì laida la sorcona. Godette senza ritegno e mi implorò a gran voce facendo il mio nome, che le feci ripetere, quattro, cinque volte, implorando proprio il mio cazzo, la mia nerchia in fica, mi chiese di sfondarla e io la sfondai. Lei grondava di umori era impazzita, si muoveva come una dannata, mentre io con calma la inficavo sempre più possente ritmato e sentivo il suo raglio di ritorno era una vera asina. Mi fermai tutto ad un tratto e lei non volle aprì ancora più le gambe, le mise in aria sulle mie spalle in modo che il mio pene aderisse al suo utero ed entrai sempre più dentro. La sformai e la trasformai, la plasmai a mia immagine mentre lei diceva solo si, con il suo difetto, con il pisello in bocca la lingua impastata dal seme, il caldo il sudore ma era finalmente un si convinto. Si a me all’uomo con la pancetta che non sarebbe in grado di fare dieci chilometri ma che l’aveva messa in ginocchio, le arava la miciotta, come lei la chiama, l’utero, e le sfondava la fica per sua ammissione. Da me si aspettava con brama crescente di essere irrigata in vagina ma il mio seme tardò a venire, essendo abituato a resistere, e quindi sottoponendola ad un tour de force incredibile. Cinzia era cotta, anzi più che cotta. ‘Tutti sti muscoli, tutto sto fisico, e la resistenza sessuale le chiedo, che fine ha fatto?’. Le scavai la sorca, lavorando senza tregua entrando ed uscendo e lei subì, la sentii che aveva una buona tenuta ancora. Sentivo il mio pene e sentivo la mia voglia, il modo di fare di cinzia aveva centuplicato le mie forze, la gonfiai ancora. Sapevo che prima di fiottare il mio orgasmo ci voleva un altro po’ di tempo. Cinzia mi chiese se volevo distruggerla, io le risposi di no, ma volevo che lei si ricordasse bene, molto bene di me e del mio cazzo, visto che presumibilmente questa sarebbe stata l’unica scopata fra noi. Cinzia si strinse a me, strinse le gambe e il mio cazzo entrò ed uscì da lei con sempre maggiore difficoltà aveva stretto i muscoli pelvici, voleva iniziare a fare la difficile ora? Le infilai entrambe le mani fra le natiche, le aprii e iniziai un lungo massaggio perianale che mi portò ad inserirle prima un dito, poi un secondo e poi un terzo in ano. Cinzia reagì d’istinto, come una belva, io infilai sempre più forte e lei cedette in vagina emettendo una serie di suoni simili a rantoli intensi. Ora la sbattevo senza ostacoli e lei godeva senza ritegno. Mi sentii vicino alla eiaculazione e lei ormai all’unisono con me aveva capito. Aumentai l’andatura, andai più profondo e via, via, via, mentre lei si inarcava come meglio poteva il suo bacino per agevolare la mia esplosione deliziandosi delle mie ciurrate al seno da cui le mie labbra non si erano quasi mai straccate come la lingua. Le sue mani erano ritte a stringere il mio culo duro e tondo. Ci guardiamo negli occhi, io sopra lei sotto ‘allora sei la mia troiazza, sei la mia troia e così dicendo la inondai mentre lei urlava il suo piacere. Adesso sentivamo ambedue l’esigenza di tirare un po’ di sollievo. Continuai a stare in fica fino all’ammosciamento totale, temevo che una volta svuotato Cinzia riprendesse il suo atteggiamento per cui la tenni sotto costante impegno. Dopo averle dato respiro avevo ricominciato ad impormi spagnoleggiando il suo seno. Già da moscio potevo insenarla viste le dimensioni delle poppazze e Cinzia ci stette senza fare questioni, neanche quando il suo cellulare squillò. Era il suo uomo. Le porsi il cellulare mentre io continuavo la mi opera: lei rispose, si sentiva la sua voce affannata e quella di mio cugino preoccupata. Cinzia disse che era stanca, sorrisero, poiché Vittorio pensava alla scopata pre allenamento non immaginando che la donna stesse chiavando in quel preciso istante con me. Disse che era arrivato ad un chioschetto, che stava bevendo per non disidratarsi e sarebbe ritornato a casa. Aveva ancora 5 km da fare, mentre io eccitato dal possedere i seni di Cinzia mentre parlava con il suo uomo la inondai in piena telefonata e lei lasciò cadere il telefono per prendere senza che gli e lo chiedessi il mio cazzo in bocca. Vittorio rimase con l telefonata in sospeso, senti un sospiro e qualche mugugno chiese cosa succedeva ma Cinzia disse prontamente che dovevano essere interferenze, ‘sento anche io rumori strani disse bene allora ci vediamo fra una oretta e ricordati che oggi andiamo alla pizzeria con tuo cugino‘. Chiuse il telefonino. Si stasera andavamo in pizzeria. Dove ti scopa Vittorio, come ti scopa, alzati e mettiti di fronte al tavolo, ti voglio alla pecorina’. La sistemai a 90 gradi. La sua bocca aveva fatto miracoli, mi aveva resuscitato io ero più tonico della prima volta. Lavorai bene con le dita la vagina, quindi il buchetto che avevo già esplorato. La feci arrivare più volte di vagina con il mio pene che sbatacchiò imperversando. In questa posizione era magnifico le poppazze scampanellavano all’impazzata e più io forzavo il ritmo più loro ondeggiavano erano dei campanacci per le vacche, scampanellavano e io giocavo a trattenerle pur sapendo che la loro grossezza era pari a due cocomeri maturi. Godevo del loro sbattere, del loro scampanare. Cercai a questo punto di incularla senza avvertimento ma lei si ritorse nuovamente come una belva. La mia cappella svettante puntava all’ano, e a contatto, volvae sfondarlo a tutti i cosi. Spinsi, mentre lei era rabbiosa ma io mi feci strada a forza, non era molto largo. Lei gridò di no, più volte ma ero io a dire si. La sculacciai cinque sei dieci volte dicendole: Mi senti Cinzia, mi senti troia, sono anche dentro il tuo culo. L’uomo con la pancetta ti prende anche il culo che facciamo chiamiamo Vittorio tuo? Così sente qualche altro disturbo sulla linea, qualche altra interferenza. Che facciamo lo chiamiamo? Ero entrato ed era un culo sontuoso, la sentii aprirsi, lei si limitava a degli urletti quando affondavo. Sfondai, le volli fare il culo e gli e gli e lo feci bene mentre le poppe ballonzolano impazzite con lei che cercava di frenarle e io che la spingevo sempre più giù sul tavolo. La mia nerchia tutta dentro fino alle palle stava ritta gioendo dei suoi movimenti non sempre elastici. Lei si era scomposta povera troiotta, cercava di liberare il buchino ma il gioco non funziona così. Iniziai a sbatterla come si deve e lei capì che era tutta un’altra storia. Entrai ed uscii, entrai ed uscii, sempre più forte, sempre più possente, dai porca dai che abbiamo quasi finito, dai. La sfondai in culo, prolassandole l’ano con lei che mi riempì di improperi in romanesco ma il cazzo era li dentro. La sentivo guaire ma io la montavo a sangue. La riempii, mi sentiva nell’intestino, mi sentiva nel suo intimo mi sentiva, lo diceva mi sentiva e mi incitava, la lasciai senza fiato con una serie di colpi profondi, buco, buco. Le tette sobbalzavano e lei sembrò cascare per terra il mio pene e le mie mani sui fianchi la sorressero: ‘donna bionica, allora’..? l’uomo con la pancetta ti ha aperto anche il culo. L’ho sfondato a dovere quasi come ha potuto fare un mio predecessore che non è sicuramente il mio cuginetto, cara Cinzia. Chi te lo ha fatto il servizio, prima o poi me lo racconterai vero’.?’. Anche analmente si era arresa. Sono ripartito con l’entra ed esci, su e giù nel culo, in maniera tosta. Selvaggio era il suo culo e più selvaggia è stata la mia monta. L’ho inculata con violenza, mentre lei ha solo, ansimato, gemuto e subito. Non mi sono reso conto di quanto stesse godendo finché non l’ho vista succhiarsi i cocomeroni, stringendoseli con le mani e subendo i miei ditalini in fica oppressivi, stancanti, inesauribili. I miei ditalini le hanno marinano la miciotta, non le hanno dato scampo mentre la nerchia le invadeva l’ano e lei orgasmava a non finire. L’ho sentita è finalmente sfranta, frollata, ma ho continuato a pistonarla senza tregua, senza che lei per un attimo mi abbia chiesto di uscire, anzi mi chiedeva di sfondare ed io sfondavo. Cinzia sapeva veramente di cazzo e ci volle la mia quarta sborrata per finire di montarla a dovere. Quello che segui è una mia rincorsa all’eruttazione del mio orgasmo. Il culo era largo, la fica straziata sbrodolava toppi di liquidi, e Cinzia non gemette neanche più: ‘Arrivo, arrivo, vengo ti sto venendo in culo bella asinazza mia‘ e svuotai tutto me stesso con lei che ragliò all’unisono, un raglio di sottomissione. Si accasciò sul tavolo e li rimanemmo abbracciati mentre io le stringevo il bacino, i fianchi, che sentivo in mio possesso fino all’ultima goccia. Siamo ritornati tranquilli, Cinzia intanto si fece passare il cellulare chiamò il suo amore che aveva avuto un un contrattempo per cui per il suo ritorno ci sarebbe voluta una mezzora, non ci furono più interferenze Vittorio fu felice, Cinzia mi invitò a fare la doccia insieme, mi ha accarezzato la pancetta quindi ha manipolato e succhiato il mio cazzo per tutto il tempo. Siamo rimasti bagnati a toccarci, le ho infilato ancora una volta il cazzo fra le tette, e l’hot dog è stato veloce ho sborrato ancora quelle poppe, me lo aveva chiesto lei, poi l’ho lasciata. La serata è stata splendida, in una pizzeria in collina, un agriturismo. Lei è scesa in uno splendido bagnetto, confortevole e con la chiave. In un attimo sono sceso anche io nel bagnetto e l’ho presa. Cinzia è salita sale prima e io dopo. La miciotta di Cinzia nel bagno dell’agriturismo presa alla sveltina mi è sembrata ancora più buona””..

I giorni che sono seguiti alla magnifica giornata di sesso che ho avuto con Cinzia, sono stati se è possibile ancora più pericolosi rispetto al passato, poiché se prima temevo di saltarle addosso ora ero io che dovevo temere Cinzia la quale iniziò a cercare anche morbosamente il contatto fisico con me, anche di fronte a mia moglie e a mio cugino, il suo uomo. Non si faceva scrupolo. Faceva spesso battute con doppi sensi, toccava, toccava molto me e a questo punto io iniziai ricominciai a sfuggire per non compromettere tutto e fui certo che mia moglie, da come si comportava aveva iniziato a capire qualche cosa, tuttavia, visti i nostri rapporti sessualmente nulli o quasi, non disse o fece nulla di compromettente. Mio cugino non si era reso conto di nulla, beato lui, e io con Cinzia avevo fatto una delle trombate più eccezionali che ricordi, e a quanto notavo anche Cinzia era rimasta molto soddisfatta, tanto che rischiava di mandare tutto a monte. Non sembrava essere più in grado di stare ai patti. Io ero, infatti, stato chiaro, nessuna complicazione, anche se sotto sotto mi compiacevo di averla conquistata. Era troppo appiccicosa ora per i miei gusti e mia moglie iniziava a stare all’erta, conoscevo bene Beba. Decisi, quindi di diradare le mie uscite, le mie frequentazioni e credo che Cinzia capì. Venne molto spesso a nuoto al mio lido ma io non mi feci vedere, e quando mi feci vedere furono saluti e poco altro, rimasi molto sul vago, tuttavia il giorno di ferragosto Cinzia mi beccò a mare e mi trattenne a lungo. Lei era venuta a nuoto con il suo uomo, io ero con mia moglie e i miei amici. Ci appartammo in acqua e lei mi disse che voleva il mio cazzo, in quella notte, non in un’altra situazione proprio a Ferragosto, le dissi che era pazza e che mai si sarebbe potuto realizzare quanto aveva in mente. Lei mi disse che io da sposato avevo molto da perdere, quel ferragosto in un modo o nell’altro me lo sarei ricordato sempre. Se avessi fatto quello che lei voleva mi aveva promesso una notte di sesso indimenticabile se no avrebbe raccontato tutto di noi a Beba, di come l’avevo presa e sbattuta di forza. Era agitata e il suo difetto di pronuncia sembrava renderla ancora più seducente. Io ero molto perplesso, fra l’altro mi chiedevo come avesse potuto liberarsi da Vittorio che era un vero francobollo, la seguiva ovunque, lei mi disse di farmi i cazzi miei che a mio cugino ci avrebbe pensato lei ma quella notte avrei dovuto prenderla. Mi disse: ma come fino a tre giorni ste du bombole te facevano impazzi e mo’che l’hai appena assaggiate già te puzzeno, che non t’è piaciuto spupazza la miciotta o te già bastato er buchino, nun te facevo così facile ad accontentatte””’ ‘ ed in effetti era vero, il mio desiderio era salito, il cazzo era in tiro. Ero ancora sotto tensione. Emma, Raffaele, Beba e Vittorio parlavano distanti. Potevo fare una cosa ma doveva essere fulminea. C’era una piccola scogliera a breve distanza da dove eravamo con due bracciate raggiungemmo una parte che dalla spiaggia non era visibile. Le feci toccare il cazzo lei si aggrappo ad uno scoglio dopo aver abbassato il costumino, mi sorrise la porca, sapeva che non avrei resistito, si piegò, inarcò nel modo giusto il suo possente bacino, la presi dai fianchi ed io entrai profondo in lei accompagnato da un suo gridolino di soddisfazione. Non l’avevo mai fatto nell’acqua di mare. Le misi la mano in bocca mentre sficavo a tutta forza, doveva essere una sveltina ma fu ben più prolungata resa più movimentata dal continuo timore da parte mia che Vittorio o qualche altro ci venisse a cercare. Cinzia godette moltissimo a giudicare dalla mia mano destra insanguinata dai suoi morsi feroci e meno male che l’avevo presa da dietro, mentre mungevo le poppe sbatacchianti tra l’ondeggiare del mare e il mio pistonamento. Cinzia era una fica di razza, oramai ne ero certo, quando sborrai copiosamente le riempii le natiche e in buona parte il costume, lei sorrise ancora e mi’ disse ‘e meno male che non lo volevi fare’ si rivolse con volto ancora bramoso mi baciò in bocca slinguandomi e scesa a omaggiare la nerchia, iniziò a succhiare sperma e acqua di mare dicendomi: ‘dolce e salato un afrodisiaco pazzesco, questo è un piccolo antipasto che la tua asina ti dona’, mentre io sorridevo aveva anche accettato il soprannome che le avevo dato. Si calò soddisfatta e dopo avermi sbocchi nato pienamente, costringendomi ad un altro intenso orgasmo, prima che io potessi fare o dire nulla, dovetti reggermi alla meno peggio tra gli scogli su cui il mare si infrangeva. Ritornò a riva mentre io vidi che un pescatore sullo scoglio visibilmente soddisfatto aveva visto tutta la scena. Gli dissi: ‘ha visto tutto ora è soddisfatto e lui in napoletano mi rispose: eccome no! Ho visto tutto sono soddisfattissimo ma credo che lei è più soddisfatto di me””..‘ sorrisi, aveva ragione e andai via anche io. Cinzia e Vittorio li vidi che erano abbracciati e si baciavano. Uscii dall’acqua quando fui sicuro che nulla si vedesse e tutti risero. Cinzia in particolare mi sfotteva per la mia solita pancetta. Ritornava questa cosa come un tormentone. Tornarono ben presto al loro lido, io rimasi con Emma, Raffaele e il loro bambino, mentre Beba andò via. Era troppo caldo per lei, era quasi mezzogiorno. Avrei voluto capire come Cinzia si sarebbe liberato del partner specie oggi. Vittorio non mollava mai, neanche un attimo la sua donna. La sera di ferragosto era anche la notte bianca e quindi prevedevo enormi difficoltà. Senza contare che avrei dovuto inventarmi qualche cosa, non potevamo fare sesso selvaggio in strada, ne a casa di mio cugino, ne a casa mia. Quello che è certo è che per come eravamo fatti io e lei qualsiasi rapporto che fosse stato anale, in vagina o orale sarebbe stato sempre feroce, violento. Ci avremmo dovuto pensare bene. Ma era la splendida mattina di ferragosto e il sole e il mare erano spettacolari. Ci avremmo pensato con calma. Eravamo rimasti per la solita uscita a tre coppie la sera, con Raffaele ed Emma che per il bambino sarebbero sicuramente andati via prima. Il pomeriggio passò quieto salvo la telefonata di Cinzia che alle 18.30 mi avvertiva, dal tono molto dispiaciuto, che Vittorio avrebbe dovuto rientrare presto a casa. Era stato invitato da uno zio a pesca, l’indomani mattina presto e lui su consiglio di Cinzia aveva accettato. Decidemmo allora di andare in pizzeria, Cinzia era vicina al suo amore e ebbe per tutta la serata Beba di fronte. Vittorio baciava, toccava e carezzava quella che sembrava essere la vedova affranta, doveva far capire che era molto dispiaciuta che Vittorio non ci sarebbe stato ed era inconsolabile. Il suo uomo l’avrebbe lasciata per andare a riposare visto che l’indomani sarebbe partito alle 5, sembrava vero ma non appena il povero cugino iniziava a mostrare cenni di ripensamento pronto a sacrificare la pescata per stare con lei, la bionda, con piglio autoritario, gli ricordava che quest’anno non aveva mai pescato, che lui era molto bravo, che amava molto la pesca, che lo zio ci teneva tanto, e che non avrebbe dovuto sprecare una occasione così,visto che sarebbero partiti fra 5 giorni. Vittorio si era convinto, con altri baci e altre carezze e poi lui sapeva quanto a Cinzia sua piacesse il pesce fresco, quello appena pescato. A dire la verità sentendo quella frase sorrisi con malizia’. Io avevo scoperto che tipo di pesce piaceva a Cinzia, tutti ridevano e Vittorio stringendo a se Cinzia era il più felice di tutti. Finita la pizza, gli amici andarono via: il pupo dormiva. Invitai Vittorio e la sua donna a prendere un gelato ma declinarono, avevano mangiato troppo per la serata, il loro regime alimentare tipico degli atleti non poteva essere stravolto. Ancora baci a tutta lingua e carezze baci e carezze e prima della mezzanotte il mio prode cugino ci abbandonò. Cinzia fece per andare con lui ma Vittorio le disse che se non era stanca poteva passeggiare con noi Rimanemmo io Beba e Cinzia visitando il mercatino di ferragosto nella via marina, bancarella per bancarella. Ad un certo punto anche Beba disse di essere stanca e Cinzia disse che sarebbe andata a letto. Accompagnammo Cinzia poi io accompagnai mia moglie la feci salire sopra a casa, quindi presi la macchina. Raggiunsi il cancello di casa dove mio cugino abitava e Cinzia era davanti che mi aspettava, partimmo, facemmo una ventina di km di strada, arrivammo ad una spiaggia libera, splendida, tutto era buio e solo la luna e le stelle potevano vedere. Parcheggiai e scendemmo nella sabbia fresca lei non parlava e neanche io. La spogliai buttandola sulla sabbia con violenza ero intenzionato a strapparle tutto ma lei non aveva mutandine ne reggiseno era pronta, sorrise. Mi schizzò e io lo feci pure. Nuda si tuffò e nudo mi tuffai, la raggiunsi a nuoto. Quei seni mi facevano morire. Lei rise, si calò e mi raggiunse mi prese il cazzo in mano e io temetti di annegare. La volevo sotto la luna, lei scherzava ma io fui perentorio: ‘Ti voglio!’. Lei rise di nuovo e io ancora più deciso le dissi: ‘hai capito che ti ho detto? Ti voglio montare adesso”..’ ‘si’ mi rispose: ‘facciamo er bagno e non te se fredda mica la micia!‘. La presi per i capelli gridò che le facevo male, la tirai con forza inaudita: ti voglio ora!!! Aho ma che sei scemo’ mi disse. Intanto l’avevo portata a riva e l’abbrancavo avevo iniziato a limonarla forte e lei aveva perso la coordinazione, oramai sapevo come funzionava e bocca e seno erano miei. La trascino sulla battigia ma lei non volle uscire dall’acqua, io la volevo montare la posizionai alla pecorina in acqua, troviamo il compromesso con la luna che segna la mia asta. Era una luna bella, maestosa quella sera, la luna splendeva che era una meraviglia e Cinzia aveva finalmente avuto la possibilità di vedere le dimensioni della mia nerchia, voltandosi un attimo dietro mentre ero a favore di luna. Solo un attimo, giusto il tempo per gettare una esclamazione di meraviglia mentre ritornavo ad abbrancarla tenendole i seni che già rigonfi oscillavano sbattevano ciondolavano. Glielo palpavo tutto quel seno grosso, duro e sodo, sebbene la posizione lasciava oscenamente vedere il buco culo che sembrava sfidarmi tra le natiche mentre Cinzia, si volgeva e con un sorriso mi sfotteva: ‘allora, che c’è non vieni l’occhi te hanno fatto sazia’? T’è passata a voja, voi anna’ a pesca anche tu?’ Non scherzavo io, e lei iniziò a capire che di lia breve l’avrei presa con la solita foga. Mi misi dietro e infilai delicatamente le dita, saggiando con la lingua, assaporando come un cane fa con la sua cagna prima di montarla, ci odorammo, ci inebriammo di noi, le lappai la fica in maniera pervicace intensa, continuamente finché lei cadde a muso avanti nell’acqua e ridemmo. Non avevo ancora iniziato e già lei perdeva il controllo, scherzavo ma lei era già un lago nel mare, liquida nel liquido mentre io mi ergevo pronto ad impalarla. ‘Dove lo vuoi prima le dissi: ‘miciotta o culetto? Rispose subito: ‘miciotta‘ e io sditalinandole la micia, aprendo le sue grandi labbra scesi con la bocca a succhiarle ancora e poi ancora lavorai con le dita e la succhiai al clito e lei guaiva laida, veramente laida. Era lasciva all’ennesima potenza. Mi chiesi cosa volevo di più, e mi risposi nulla. Senza attendere altro le infilai il buco del culo in maniera perentoria. Le fece per alzarsi, si sentì come colpita nella sua intimità urlo un no fortissimo. Fortuna che era una spiaggia deserta e lontana da abitati. Questa cosa l’avevo spesso fatta a Laura mia cognata ma mi resi subito conto che la risposta non fu per niente la stessa. Cinzia si era imbizzarrita veramente e cercava di disarcionarmi in tutti i modi, iniziò a prendermi a parolacce, erano frasi veramente scurrili, cercava di graffiarmi e mi graffiò con forza tutte le braccia mentre io le mungevo i seni strizzandoli sempre più forte, nel tentativo di smorzarle la resistenza, lasciarla senza fiato. Iniziammo una vera lotta, io prima credevo scherzasse, ma quando mi resi conto che faceva sul serio, misi tutto il mio peso e la mia forza, mentre lei continuava ad inveire. Iniziai a pomparla duro, forte, ruvido, come poche volte avevo fatto, ora era subentrata la foga e io dovevo spaccarle quel culo maledetto, era ritornata la mia asina. Scalciò si dimenò a più non posso, si rivolse indietro, voleva che uscissi da lei ma io ero li sopra, ero il suo padrone, ero nel suo culo e nelle sue viscere. Più si dibatteva più per me diveniva irresistibile e l’avevo stretta tra le mie cosce a tal punto che ogni suo movimento era controllato, del resto fisicamente io ero quello che si può definire un energumeno e avevo fatto anni di judo. Non capiì cosa le stava succedendo ma se aveva ancora bisogno di misurarsi per capire chi era il più forte io non mi tirai indietro e la sottomisi brutalmente. Mi faceva troppo sangue ancora. Le dissi più volte che era la mia ciuccia, volevo godere della mia asina sotto la luce della luna. Si voltò era stravolta, tesa, rigida e io la schiaffeggiai, una, due, tre volte, mentre mi implorava di lasciarla, di uscire da lei, al quarto ceffone non si rivolto più indietro le erano bastati, capì che io montavo e lei sottostava, non mi fermai nell’inculaggio fino a quando non mi resi conto di averla definitivamente soggiogato. La pompavo, la stantuffavo in modo sempre più arrogante e la allargavo sempre più. Era la mia asina: ‘ti fotto come un’asina, sei un ‘asina vera, dai galoppa che più galoppi più ti ingroppo‘ eravamo usciti dal mare sulla battigia ora, mentre lei continuava a dire no ma il suo culo si era arreso come tutto il suo corpo. Ora la sbatacchiavo a più non posso con le poppe impazzite che sbattevano pesanti e ciondolavano come batacchi impazziti in un terremoto. Il suo culo si era abituato ad avermi come ospite. Che fossi gradito o sgradito in questo momento non me ne fregava niente, l’importante era che le fottevo il culo. Per me venne sempre più naturale incularla sempre più forte, sempre più violentemente, sempre più selvaggiamente. Questa lotta l’aveva spossata, le braccia cedettero e cadde muso avanti, affossò nella sabbia fina della battigia, con il culo che ora era alto e con le spalle che erano in giù. Le poppazze erano affossate nella sabbia per il loro peso. Era oscena veramente oscena. Uscii un attimo, inginocchiato non riuscivo più a riempirla come volevo, mentre le acque sciabordavano lentamente attorno a lei. Mi alzai e in piedi e da sopra le rioccupai il secondo canale. Questa volta fu molto Più facile. Cizia, gemeva lo aspettava, come aspettava le mie dita febbricitanti nella fica a rovistare, rimescolare, pastrugnare, marinarla tutta e lei finalmente esplose al ritmo cadenzato della mia inculata e dei miei ditalini, una, due, tre volte, senza controllo, senza ritegno con quelli che a me sembrarono enormi ragli selvaggi. Io continuavo a provocare a lei e ai suoi seni movimenti ondulatori e sussultori. La cosa che più mi eccitava è che avevo sfatto nuovamente la donna bionica. La donna bionica era quella che giaceva a culo all’aria, faccia in giù mangiando sabbia mentre attendeva che io la colpissi sempre più possentemente. Quella che mangiava la sabbia e prendeva la mia nerchia a culo aperto non era minimamente paragonabile alla Cinzia bionica di qualche giorno fa. Il bacino roteava, come un turbine a seguire le evoluzioni che il mio cazzo in tiro le voleva imprimere sbattendola e quando sentii l’orgasmo crescerla la avvertii sicché lei iniziò a darsi con foga, cercando di alterare il mio ritmo pur se non vi riuscì. Io la regolavo stringendole i fianchi, schiaffeggiandola duro e mordendola a sangue all’esigenza. Le sue spalle avevano almeno 4 ricordini dei miei denti ora. Sfondai e allagai entrai e uscii in serie, vittorioso. Senza contare che per esaltare la mia vittoria la sditalinavo ancora a ritmo della fottuta in fica e a lei non rimaneva che gemere. Le spremetti i capezzoloni le mammellone, i senoni, mentre lei mi implorava di venire, il culo lo avevo sformato oscenamente e avidamente, sempre di più, sempre più forte. Dopo averla arata in culo, in tutto e per tutto, la riempii del mio seme e lei si accasciò, mentre io la tirai per i capelli ridestandola come il padrone fa con l’asina che monta, io, del resto ero sempre dentro il suo ano e solo dopo che mi ammosciai le permisi di lasciarmi fra le acque mentre lei si tuffava a ripulire la sua cavità anale di tutto il fiotto orgasmico che aveva ricevuto. Mi chiese di raggiungerla, aveva una voce veramente sottomessa, mi chiese se mi era piaciuto, la iniziai a succhiare per tutto il corpo attaccandomi avidamente a quei seni mostruosi che le portava con una disinvoltura straordinaria. Rimanemmo abbracciati poi fu lei a portarmi sulla battigia, mi adagiò supino e inginocchiata applicò la sua bocca come una ventosa al mio pene che con pochi secondi di quell’esercizio si fece ritto mentre lei spingeva fino in gola come una forsennata. Lavorava la cappella, il filetto e soprattutto raggiungeva le palle, che gestiva con le mani in modo fantastico. Mi sembrò di essere paralizzato, mi stava svuotando era un super pompino e lo godetti tutto fino alla fine, Le mie mani e la mia bocca avevano avuto ancora una volta il dominio del suo fantastico decolleté vidi che quando le irrorai la bocca lei rimase incerta sul da fare ma ad un tratto senza che le facessi o dicessi niente deglutì e fui veramente grato a lei. Quell’ultimo atto mi fece capire troppe cose, non prendeva il seme del suo uomo ma ingoiò il mio. Dovetti attendere per ripartire erano tutti atti sessuali molto coinvolgenti quelli che avevo fatto in quella notte. Ormai non si trattava di una scopata e via. Ricominciai io a lavorarle la miciotta piena di umori, fresca e salata. Era zeppa di succhi, di umori dall’intenso odore e dal sapore vagamente acido. Si vedeva che era ormai pronta a tutto aveva un gran gusto nel fare tutto quello che volevo facesse mentre io le annusavo la fica, la sublimavo con la mia lingua, le mie labbra e le mie dita. Lei godeva a non finire, non sapeva cosa fare mentre dalla fica sgorgava ogni ben di dio. Mi chiese a gran voce di metterglielo e io gli e lo Infilai da dietro senza forza reale. La figa bagnata di mare era fradicia di umori. Le misi le mani sulle tettone e iniziai a cavalcarla sbattendola ancora più forte di quanto avevo fatto prima nel secondo canale, qui lei fu molto tranquilla e la montata fu pefetta, senza problemi di alcun genere. Era una sorcona matura e gli e lo dissi più volte. Godemmo come pazzi con me che cercavo sempre di più e lei che ormai si donava. Le diedi diversi affondi che le fecero perdere ritmo e fiato e al fine la riempii , urlò ancora alla luna. Mi accasciai ma questa volta fu lei a non darmi tregua, aveva preso il mio ritmo e ora era più esigente di me. Mi salì sopra e io non ci vidi più, mi promise che avrebbe diretto lei, che avrebbe fatto tutto lei e fu il mio martirio. Salì e impose un ritmo forsennato con i suoi meloni che arrivavano al mio viso carezzandomi violentemente. In quel su e giù le poppazze impazzite mi ciondolavano, ondeggiavano, sbattevano, mentre io cercavo di possederle farle mie in ogni modo possibile, strizzandole, ciurrando i capezzoloni, succhiando le grandi aureole mammarie. Credo che Cinzia si fosse convinta che doveva dimostrarmi che sapeva fare sesso. Mi sentii impazzire, ero pieno, pieno per lei, lei saliva e scendeva, saliva e scendeva quasi seguendo il mare che veniva avanti sulla battigia e si ritirava, ma resistevo e sentivo il suo mare di panna che stava montando sempre più in lei. ‘Liquida, sei liquida‘, le dicevo e lei sorrideva sempre più vogliosa, con me si poteva permettere ogni cosa mentre io la strizzavo e lei era orgogliosa che io sublimassi così il suo seno. Adorava sentirsi bramata e io la bramavo più di quanto desiderasse. I suoi umori colavano irrefrenabili sul mio bastone ritto come un pennone. Ansimava, gemeva, saltava sulla nerchia e guaiva sempre più laida, obbedendo a tutte le mie indicazioni e godendo di tutti i miei apprezzamenti. Le dicevo continuamente che era una gran troiona e lei risondeva con l’ondeggiare delle sue mastodontiche tettone. Bramava di essere orgasmata ancora si vedeva che iniziava ad essere stanca della posizione proprio ora che avevo carburato a mille! Lei era madida aspettava solo me e io la avvertii che per me poteva bastare, che l’avrei riempita a breve. Sorrise forte e montò sempre più violentemente per affrettare l’orgasmo con le poppe che io spingevo verso di lei e che lei succhiava avidamente dal capezzolo all’aureola mammaria. Fu un orgasmo violento dirompente, talmente forte che Cinzia cadde a testa indietro. La ripresi le papavo violentemente le tette le soppesavo alternativamente e poi le mungevo e ciurravo. Ad un tratto mi disse scopamele, voglio darti una spagnolona che ti ricorderai per tutta la vita. Si posizionò e io infilai la mia nerchia nel canale fra le due mammellone, lei strinse e partii, non le diedi tregua era molto fiera di quanto mi stava donando, si sditalinava e urlava mentre io le possedevo il seno con frenetica ossessione, urlavo, ‘ spagnolona, ma perché sei così bona, maledizione che tettazze sei una vaccona mastodontica, vacca, ti voglio tutta, mi fai morire’ mentre lei che si contorceva come ”e così sborrai a tutta forza con lei che mungeva le sue tette in maniera spettacolare. Le arrivai in bocca, lei era esaltata e continuò ad incitarmi fino all’ultimo e anche dopo quando ero già sgonfio. Era stato fantastico splendido nel buoi e l’intimità della notte. La limonai con passione ancora penetrando la sua bocca. Rideva, di gusto ora era serena come mai l’avevo vista. ‘Che bella che sei’ si schernì: ‘è il buio’ e io: ‘no sei tu’. Mi disse che ora stava veramente bene, si voleva fare cocolare sulla battigia del mare. Io guardai l’ora erano oltre le 2 di notte a malincuore le dissi che saremmo dovuti tornare, ma arrivati alla macchina lei si impuntò, facciamolo ancora’ la guardai con apprensione: ma Vittorio?’ ma lei disse: ‘pensi che non sia in grado di farmi perdonare da tuo cugino? Tu piuttosto è per tua moglie””Non è difficile come te tuo cugino, viene facile’. Ci abbracciammo. Io salii in macchina e accesi il motore, le luci, lei si posizionò con le braccia sul cofano a 90 gradi e mi disse: vieni e prendimi nel culo come sai fare tu è la tua ciuccia, la tua asina che ti chiede di montarla.’ Carezzava i seni e li faceva ciondolare, sembravano oscillare come pendoli, si era aperte le natiche e io non riuscii più a resistere. Lasciai il motore acceso le lucie tutto come era e le andai dietro. La presi, si irrigidì, lo aveva voluto lei, però questa volta. Le dissi: lo sai che ti inculerò bene vero? E mentre annuiva gli inserii la cappella con un po’ di saliva. Lei mi rispose che era la mia ciuccia oramai e iniziai a penetrare lentamente ma costantemente. Urlò si dimenò, era bella anche soffrendo la natura del nostro modo di fare sesso era violento e l’inculata fu violenta come tutto il nostro rapporto . Le aprii lo sfintere ed entrai, spingendo sempre più forte, sempre più profondo, sino alle palle. Mi chiese se stavo godendomi il suo buchino, le dissi di si ma tutto era tranne un buchino. Le chiesi se volevo che lo cacciassi ma lei subito mi disse di no, in maniera chiara perentoria. Voleva farselo spaccare dal mio nerchione possente, me la aveva promessa una nottata indimenticabile e mantenne la promessa. Ora grugniva, era pronta a ricevere la sodomizzazione mentre io ero ampiamente soddisfatto di pompare ancora in quel buco dei miei desideri. La torturavo il collo e le orecchie, le spalle, mordicchiando e slinguando finchè Cinzia mi portò davanti agli occhi la mano fremente, bagnata di umori, dicendomi se non pensava che così potesse bastare o se volessi distruggerla. Io allentai la foga nei ditalini e anche la pressione nel sodomizzarla, avevo capito chec era al limite di resistenza e devo dire che anche io ero abbondantemente sazio, ma visto che lei aveva voluto per forza essere inculata continuai l’ingroppata con minore esuberanza ma giunsi a sborrare qualche piccolo fiotto. Lei si piegò e lo prese tutto fino alla fine che splendida nottata di ferragosto. Risalimmo in macchina e partimmo accompagnai Cinzia la quale baciandomi prima di scendere disse chr non si aspettava di desiderare così intensamente di fare sesso con me. Mai avrebbe pensato di tradire Vittorio con un cugino e soprattutto con me che fra i cugini gli ero sempre sembrato il meno bello, ma una volta provato aveva capito perché fossi sempre così sicuro di me stesso. La baciai di nuovo e le diedi appuntamento all’indomani. Le dissi che dopo il mare domani approfittando della giornata di pesca l’avrei portata nella mia casa di campagna e li l’avrei letteralmente scosciata, in maniera definitiva. Sorrise: ‘definitiva sta attento che co sti ritmi te faccio veni’ n’infarto‘. Sorrisi” vediamo, vedendo e facendo’ ”’..

Dopo averla accompagnata a casa alle 4 di notte aspettavo con trepidazione l’indomani, giorno in cui Vittorio sarebbe andato a pescare, ma alle 9 di mattina mi arrivò un messaggio con cui Cinzia mi avvertiva lapidariamente che Vittorio era rimasto a casa. Fui molto inquieto e arrabbiato quella mattina. Volevo Cinzia e per la prima volta maledissi mio cugino, mia moglie e tutti gli impedimenti che non mi permettevano di fare ciò che volevo. Ero adulto ma mi resi conto, solo dopo qualche tempo, che mi stavo comportando in maniera infantile, anche se ero lo stesso furente. Avrei voluto sentire la voce di Cinzia ma mi trattenni dal telefonarle. Ero certo che avrebbe avuto il suo da fare per convincere il suo uomo che aveva passato una tranquilla notte al mare. Il pensare che mio cugino potesse entrare nella sua vagina e profanarla dopo che io avevo avuto la possibilità quasi di sventrarla mi dava molto fastidio, come anche il pensare che lei ora le stesse facendo un bocchino o peggio che lui la penetrasse analmente. No la sodomizzazione ero certo che non sarebbe riuscita ad ottenerla, Cinzia non la permetteva con facilità e non gli e lo avrebbe permesso, ne ero quasi certo e questo mi tranquillizzò per un poco. Avevo voglia di Cinzia e nonostante avessi fatto due docce non riuscivo a togliemi di dosso il suo odore di femmina, ricordavo ora per filo e per segno tutti i giochi delle sue labbra e della lingua per non parlare di quelle fantastiche tettone. Tornai a letto e Beba dormiva beata, con il top che le fasciava il generoso seno e le mutandine leggermente abbassate. Iniziai a torturarla con il cazzo ritto chiedendole la scopata, la esigevo e così la costrinsi. Beba non era Cinzia ma le sue mammellone, la sua fica sbrodolante e il culetto stretto fecero da ottimo surrogato al mio cazzone che volle tutto senza farle sconti particolari. Fui molto esigente nel farmi fare due spagnole che mia moglie fece in silenzio, con diligenza. Sapevo che non era mia suocera dotata di una strepitosa sesta di seno né, tantomeno, Cinzia anche lei dotata di una quinta e mio principale oggetto di desiderio. Pensai un attimo a quanto sarebbe stato bello se in quel momento avessi potuto spupazzarmi la sesta di mia suocera”””’avrei avuto un bell’effetto, un godimento sicuramente maggiore, ma mia suocera non c’era, mentre con me c’era sua figlia e me la feci bastare. Beba cercò di non farmi entrare in culo ma io per puro dispetto la sodomizzai non una ma due volte di seguito e se non fosse stato che Vittorio mio cugino mi telefonò, forse gli e lo avrei messo a forza anche la terza volta. A Vittorio chiesi come mai era rimasto a casa, e lui mi rispose che non vedendola tornare si era preoccupato per Cinzia”Mi disse che voleva parlarmi, io gli dissi che ero disponibile. Lui mi disse che sarebbe venuto al mio lido al nuoto. Ero perplesso e non sapevo cosa volesse dirmi, comunque rimanemmo che ci saremmo visti, non sembrava arrabbiato ma non sapevo cosa mi avrebbe voluto dire. Quello che speravo è che Cinzia non gli avesse raccontato tutto della magnifica notte di sesso che avevamo passato, magari sotto costrizione. Effettivamente avevamo fatto molto tardi. Tutto ciò comunque era per evitare problemi vari non certamente per timore di mio cugino o altro. Lasciai Beba a fare la doccia dopo essermi scusato, l’avevo presa in maniera molto rude, quindi la accarezzai e mi feci masturbare, cosa che a lei è sempre piaciuto molto fare, specie dopo una serie di coccole. Mi feci perdonare insomma, ma lei conosceva bene la mia continua carica sessuale e soprattutto sapeva che non era in grado quasi mai di soddisfarla, andai così al mare. Ci saremmo visti li. Gli amici Emma e Raffaele erano appena arrivati e io mi dedicai a giocare con il figlioletto spettando l’arrivo di mio cugino. Erano le 12 e un quarto quando Vittorio uscì dall’acqua e tolti gli occhialini venne sorridente a salutarmi calorosamente ringraziandomi di quello che avevo fatto per Cinzia. Cinzia era con lui e sorrideva, io rimasi interdetto e sorrisi. Cinzia indossava un bikini da infarto, bianco e trasparente, e entrai in crisi, la donna capì, mi sorrise e spiegò a tutti di come io le avessi fatto da cavaliere accompagnandola al falò di ferragosto a mare, su sua richiesta, e siccome Vittorio era andato a riposare, per non deluderla l’avevo accompagnata io. Ecco quindi perché mio cugino mi ringraziava. Rimasi esterefatto di come quella donna era riuscita a cambiare la carte in tavola e anche se le cose erano andate in maniera totalmente diversa, tutto andò a posto. Rimanemmo in acqua a parlare e scherzare per circa una oretta. Mia moglie non era scesa a mare, per cui quando Vittorio e Cinzia andarono via io rimasi un altro poco, feci la doccia e poi tornai a casa. Ebbi l’impressione che Emma guardando me e Cinzia avesse capito qualche cosa ma non fece parola. Credo siano le classiche cose che vanno annoverate sotto il termine intuito femminile’..Il pomeriggio scendemmo a mare e la sera andammo a mangiare in rosticceria. Chiamammo Vittorio e Cinzia ma non erano a casa. Devo ammettere che montava in me un sentimento di gelosia. Pazzesco, ero geloso di una donna non mia. Sentii dentro di me che iniziavo a desiderare Cinzia e il fatto che il giorno successivo e quello ancora dopo non ci vedemmo mi rese intrattabile tanto con mia moglie quanto con gli amici. Decisi di inviare un messaggio a Cinzia, il pomeriggio del 18 chiedendo di incontrarla. Mi rispose che stavano andando a correre. Io le scrissi di rimanere a casa di non andare a correre che sarei arrivato a breve. Il 21 saremmo partiti e io non intendevo chiudere così quella strana situazione che si era venuta a creare, quella relazione bizzarra fra me e la donna di mio cugino. All’inizio sarebbe dovuto essere solo uno sfizio, uno sfogo, non sapevo neanche se fossi riuscito a fare mia quella che nel mio immaginario avevo battezzato, sin da quando l’avevo conosciuta la prima volta, la donna bionica e invece mi sentivo invischiato in una cosa che non avrei mai voluto. Raggiunsi la casa di mio cugino, ero trepidante volevo sapere se Cinzia era rimasta o era andata con mio cugino a correre. Aprii il cancelletto ma la porta era chiusa. Ero davvero furente, ebbi un travaso di bile. Il cazzo in tiro e una voglia di spaccare Cinzia ancora più della prima volta, ero idrofobo. Era andata a correre nonostante le avessi chiesto di rimanere. Mi prendeva per il culo? Ritornai frustrato a casa e la sera decisi di non uscire. Rimanemmo a casa con mia moglie, io dissi che ero troppo stanco. L’indomani andai a mare prestissimo ero io solo, lo stabilimento era ancora chiuso, mi aprii l’ombrellone e rimasi a pensare. Dovevo riflettere su tutta la questione e sulle plausibili future prospettive che non mi sembravano rosee. Riflettei a lungo e dopo un paio di ore mi scoprii calmo e tranquillo come spesso mi accadeva quando arrivavo ad una risoluzione. Mi sentii internamente spietato non solo nei confronti di Cinzia ma anche nei confronti di mio cugino. Avrei dovuto in questi due giorni avere un incontro con Cinzia e se non lo avessi avuto lo avrei avuto direttamente con mio cugino e sarei stato disposto anche a raccontargli nei minimi dettagli cosa avevo fatto con Cinzia consenziente. Anche quella mattina non passarono a nuoto e la cosa mi irritò ancora di più. Il pomeriggio io e mia moglie lo passammo con Emma e Raffaele al mare. Al ritorno, facendo finta di nulla passai a casa di una mia zia per chiedere se avesse notizie di Vittorio e Cinzia, dicendo che avrei voluto invitarli in pizzeria. Zia mi disse che li aveva visti uscire ma che certamente sarebbero ritornati presto perché Vittorio si era messo d’accordo per andare a pescare con gli altri cugini e gli zii l’indomani essendo l’ultimo giorno di permanenza al mare per lui e Cinzia prima di rientrare a Roma. Ringraziai molto per queste notizie, mi feci dire solo quando sarebbero partiti la mattina e se sarebbe andata a pescare anche Cinzia. Zia mi disse che aveva sentito che la partenza era prevista per le 6 ma che prima delle 6.30 non sarebbero partiti certamente e che non sapeva se Cinzia fosse del gruppo di pescatori

Pensai a quanto fosse stronza Cinzia. Non mi aveva avvertito di nulla, non c’era dubbio che da ferragosto non mi volesse più incontrare. L’indomani mattina anziché andare a mare andai in macchina a casa di mio cugino aspettai e lo vidi uscire. Era solo, Cinzia era a letto, quindi’.., e quando Vittorio partì aprii il cancelletto e bussai, due tre, quattro volte e poi suonai il campanello. La porta si aprì e io entrai con forza. Cinzia assonnata e seminuda disse: ‘Amo’ che te sei dimenticato e chiavi‘, era ancora presa dal sonno e non si accorse subito che fossi io. Anche la sua bocca aveva l’alito del sonno. Scomposta, seminuda non capì subito, Quando realizzò cercò di dirmi che Vittorio sarebbe tornato ma io sapevo che avevamo per noi pressoché tutta la giornata davanti. Questa volta non la spinsi sul divano ma la portai con calma nella cameretta da letto più interna, e li la spinsi sul letto mentre lei mi pregava di non farlo. Io avevo già infilato la mia lingua nella sua bocca piena della saliva ancora impastata dal sonno e lei non era riuscita, per quanto tentasse, a toglierla. Io mi imponevo. Sebbene ancora semi addormentata la donna sapeva cosa volevo e il suo stato di imbambola mento da sonno mi agevolò non poco. La lavorai alla bocca e le denudai i seni mentre la sua difesa, nel momento in cui iniziavo a suggerle i capezzoli si fece più forte arrapandomi molto, io ero sopra e lei sotto. Iniziò a muoversi in maniera inconsulta, come avevo iniziato ad adorare facesse. Era segno che iniziava a sentirsi a disagio. Cercò di colpirmi visto che non poteva parlare ma io le bloccai le mani stringendole fino a farle male davvero. Ero incazzato come una bestia, anzi ero una bestia. Per quanto Cinzia provasse a bloccarmi, a respingermi, a opporsi io la sovrastavo con ruvidezza e violenza. Ben presto vidi nei suoi occhi un lampo di sfida, anche se entrambi sapevamo che io ero più forte, che l’avevo già piegata al mio volere. La mia nerchia cresceva e l’odore di femmina calda in quel letto dove certamente lei si era rotolata mi faceva accrescere sempre più l’erezione e Cinzia aveva visto le dimensioni del mio siluro. Sapeva cosa ero in grado di farle, perche gli e lo avevo già fatto con lei contraria e con lei consenziente, come le avevo promesso dalla prima volta, in ogni suo buco, senza tralasciare nulla fuorché le orecchie. Si dimenava la povera donna senza ispirarmi alcuna compassione e quando passai con foga a spopparmela come Cristo comandava, mungendola e ciurrandola a più non posso, ebbe l’ardire di sbraitare che non avrei potuto farle questo, di lasciarla immediatamente che avrebbe detto tutto quello che le avevo fatto e che le stavo facendo a Vittorio. Strepitava e soprattutto, cosa che non le avevo ancora sentito fare, piagnucolava. La sollevai come una furia, la misi in piedi e spinta nel soggiornino la misi con tutta la forza che avevo a cavalcioni su un tavolo in noce massello. Era nuda lei ed ero nudo io. La schiaffeggiai a ripetizione sul viso, non so quante volte, ma tante, tante volte, finché non le sentii dire tre volte basta. Cinzia non parlo più, non fregnò più ed io la presi per i fianchi e la portai verso lo spigolo del tavolo, il tavolo era antico, quindi possente e massiccio. Io ruvido e senza sprecare parole incominciai ad impadronirmi di lei che ora dopo le scariche di ceffoni non sapeva cosa fare e mi guardava quasi temendo di sbagliare. Intinsi voluttuosamente le mie dita aprendole a viva forza la vagina, mentre con le dita dell’altra bucavo a mio piacimento il suo ano. Sapevo di essere più forte e soprattutto di sapere i suoi punti deboli, non capivo, tuttavia cosa la portasse a farsi fare male sebbene il fatto di doverla sottomettere con la forza mi faceva godere molto molto di più. Mi piaceva molto questa lotta continua, questo fatto che Cinzia non fosse mai doma. In tono di sfida le dissi che avrei voluto fare vedere a Vittorio come fottevo la sua donna senza ritegno, ero pronto a prenderla e questa volta l’avrei schiantata. Le chiesi se era pronta, e che se non fosse stata pronta l’avrei montata nella maniera più selvaggia lo stesso. Le chiesi perché non voleva farsi più vedere da me, perché aveva deciso di chiudere la nostra relazione senza dirmi niente? Ma che cosa era una troiona di merda? Si era una troiazza e allora da troiona la dovevo trattare. Divenni una furia indomabile, però, quando con rabbia Cinzia mi disse che dalla notte di ferragosto aveva iniziato a prenderlo sistematicamente ogni giorno nel culo dal suo uomo, da mio cugino, da Vittorio. Nel culo da Vittorio””’.. non volli sentire più nulla, mi disse quasi in tono intimidatorio’ Lasciami, lasciami subito, lo dico a Vittorio‘, ma io le strinsi quello che potevo delle sue tette fra le mani ed ebbi la sensazione di mungere continuativamente due pompelmi. Cinzia gridò dal dolore. Le feci subito una serie di spremute e non cessai mai di spremerla, spremerla, mentre cattivo le dicevo: mi raccomando di anche questo a Vittorio tuo, che ti sbatto, ti spremo e ti mungo come una vaccona, porca! Diglielo!’. La presi per i capelli da dietro e lei fece un ulteriore grido. Le dissi con calma, che non avrei avuto fretta e dopo averle messo la nerchia in mano Cinzia iniziò a spugnettarla. Il cazzo era grasso, grosso, maestoso e rigido. Sapeva segarlo e iniziava nuovamente a non dispiacerle. Le dissi che così andava bene ma lei con un moto di orgoglio disse no e lasciò il cazzo. Le diedi una sberla così forte che dovette trattenersi poggiando tutte e due le mani sul tavolo. Non scherzavo, mi guardò negli occhi e vide come io famelicamente mi ero ributtato sui suoi seni. ‘Dai zoccola, forza, fai la troia anche per me’e così le infilzai il nerchione nella bocca, senza che lei potesse fare nulla. Lo prese come era mentre io spingevo con tutta la forza che avevo fino in gola, alla trachea, e lei sbrodolava la sua saliva. Mi piacque molto profanarle la bocca mentre lei riusciva ad emettere solo grugniti. Era uno strano pompino dove lei pompava a forza e il ritmo era guidato da me, dalla mia rabbia, dall’esigenza di sfogarmi. Non sapevo se volevo scaricare il mio tubo nella sua bocca, ma sapevo che avrei voluto umiliarla, avrei voluto sbatterla con tutte le mie forze, ingropparla fino a sconquassarla, sta puttana che aveva dato il culo anche a mio cugino Vittorio. Cinzia ingurgitava, ma la sentii che aveva iniziato a farselo piacere, stava ritornando finalmente la mia Cinzia, la mia asina da sballo, la ciuccia del suo padrone. Ora leccava con un certo compiacimento, aveva preso le palle e titillava scroto e testicoli come se nulla fosse. Sembrava essersi sottomessa, anche se io diffidavo e lei iniziava a squittire Sembrò prendere gusto crescente alla succhiata del cazzone che le riempiva la bocca e che dovetti di tanto in tanto togliere per farle fare un pieno respiro, con me che dalla nuca la dirigevo a riprenderlo. Le mie mani giostravano oramai senza problemi il seno e riuscii a far fare a quelle poppazzone sode e pesanti quello che non ero mai riuscito a farle fare. Ogni movimento di Cinzia era un loro ondeggiamento e sbattimento continuo.

Si stava tornando la mia ciuccia ed era anche una ciucciacazzi ottima, ora che stava iniziando finalmente a capire il suo ruolo e a suggellare quanto facevo, nel momento dell’orgasmo, quando Cinzia mi sentì arrivare con tutta la violenza e l’irruenza di cui ero in grado, serrò le labbra attorno al mio bastone incandescente, facendo placare la tempesta sino alla fine, tutto nel suo cavo orale e nella sua gola inghiottendo. Sembrò strozzarsi ma resistette ed ingoiò tutto quello che vi era da ingoiare senza creare alcuna difficoltà, senza dire o fare niente. Subì, subì e alla fine gemette a bocca piena, farcita come l’avevo riempita di quella crema densa e oleosa al tempo stesso. Assalii il collo di nuovo i suoi seni e sebbene Cinzia avesse ricominciato a divincolarsi, io la portai alla fine del tavolo e senza dirle nulla iniziai a titillarle con le mie dita la fica già ampiamente irrorata di suoi umori. Fu una festa e Cinzia iniziò a stringermi forte e a dire dei si incondizionati. A sottolineare il mio potere, la mia conquista ulteriore, e che finalmente speravo definitiva su di lei, scesi con le mie labbra e la mia lingua a suggerle il clito, a torturarglielo senza scampo con lei che iniziò subito a perdere il fiato mentre le mie mani spoppazzavano i seni, e con le dita titillavo i suoi monumentali capezzoloni con lei gemente in un brodo di orgasmi e sudore. Il mio cazzo era nuovamente pronto la sua fica lo stesso, anche perché surriscaldata dalle sue dita che sditalinavano a più non posso, entrai violentemente sfogando come una liberazione tutto me stesso e chiedendole ora di dirmi cosa avrebbe fatto, ora che l’avrei fottuta senza scampo. Ero più forte e iniziai a farglielo pesare con colpi crudeli mentre lei inarcava il bacino, si muoveva come un’anguilla, si contorceva, ma era irrimediabilmente infilzata come una esca all’amo. Le ripetei più volte se lo sentiva bene il mio cazzo e lei mi rispose con una lamentela di si, si era una nenia, una cantilena, lo sentiva bene, troppo bene. Pompai più forte, entrai tutto con violenza e lei senti il dolore che la dilaniava. Le tette ballavano, mentre io in piedi e lei seduta sul tavolo con dentro il mio cazzone ci guardavamo intensamente, non volevo distogliere un attimo lo sguardo da lei da quelle zinnone che saltavano, sbattevano si sbatacchiavano a destra e a sinistra e che io munsi con tutto me stesso di nuovo, a ulteriore conferma che ne volevo essere il suo padrone indiscusso. Ero violento, mentre lei ora ci stava. Diceva tutti i suoi si ad ogni mio colpo di reni e ogni sbattuta sentivo le provocava intense emozioni. Sentivo crescere il desiderio prepotente in lei di essere attiva nella fottuta, come era stata la prima volta, come era stata la replica di ferragosto e allora Cinzia iniziò a donarsi. Ora gemeva e finalmente iniziò a fare il mio nome, il mio, quello dell’uomo che la stava scopando senza tregua. Fu un carosello inesauribile, che non cessò neanche quando Cinzia invocandomi a gran voce mi chiese di venirle dentro, di farla sua. Sbrodava Cinzia, sbrodava di brutto. Le tolsi l’attrezzo e lei protestò, il cazzo era rovente la sua micia pure ma sentii il bisogno di farle cambiare posizione. La distesi e le alzai le cosce al massimo, facendo evidenziare oscenamente tanto la sua marinata fica rasata, piena zeppa in ogni sua cavità di liquido caldo, denso, dal forte odore acido, quanto il suo buco anale. Cinzia capì subito e mentre io entravo e uscivo con le mie dita nel suo culotto iniziai a sbatterla bucandole il culo con la nerchia, finalmente entrando facile facile. La risposta di Cinzia fu tempestiva cercò di evitare, tentò di proteggersi ma io la schiaffeggiai in serie ancora una volta. Tanto più che ora entravo in culo e uscivo per poi entrarle in fica e rientrarle in culo e poi di nuovo in fica come se fossi su una giostra a mio piacimento, e quando lei tentò di articolare qualche protesta la zittii come si zittiscono le troie. Non c’era dubbio che lei stesse godendo appieno del mio cazzo. Entravo e lei godeva, uscivo e lei implorava che rientrassi, così all’infinito, la martellavo con costanza, con potenza. Lei era tutto sperma una mistura di pappa liquida tanto in culo quanto in fica e sgrillettava senza remore, si sditalinava la porca brodosa. Si rivolse a me mordendosi le labbra e dicendo che si era la mia porca, la mia asina, era la ciuccia che voleva essere montata da suo padrone, sempre così, come una cantilena ma io non ci credetti, mentre la aprivo a mio piacimento. Poteva dire tutto quello che voleva ma io avevo l’unica voglia: quella di spaccarla, di aprirla e di metterle dentro tutto me stesso. Cinzia era in mia balia, la vedevo che aveva ceduto e ora si godeva tutto me stesso, la mia irruenza mordendo dove poteva mordermi, baciando quello che riusciva a baciare e soprattutto insalivando le mie braccia e parte delle spalle, mi teneva stretto voleva il seme in culo. Sebbene Cinzia fosse sottomessa io la dilaniavo lo stesso in maniera arrogante. Godeva la ciuccia che ora emetteva i suoi suoni simili ad il raglio di un’asina, finalmente sentivo la ciuccia e ora potevo riempirla come doveva essere riempita——— in quel culo, gravido, sodo marmoreo pesante e così feci.

La squartai inondandola e lei ragliò ininterrottamente di un raglio brutale. Soddisfatto mentre le stavo scaricando tutto me stesso con un urlo bestiale. Le dissi che questa era una vera inculata, questo significava sodomizzare una donna e Cinzia rispose di si. Ora mi bramava, disse si in maniera convinta, dopodiché volle ciurrarmi il cazzo partendo con un bocchino che io trasformai senza problema in una spagnolona sulle sue borraccione. Avevo campo libero e Cinzia era stanca ma tenne il suo seno compatto chiudendo in un hot dog fantastico il mio pene per tutta l’enorme durata del mio gioco. Io salivo, scendevo, leccavo, succhiavo, mungevo, ciurravo e poi ritornavo a rimontarle i seni e chiusi il mio esercizio erotico con un orgasmo da brivido che le si riversò sulle tettonazze e che la constrinsi a leccarsi con la lingua, accompagnando le sue tette alla bocca. Fu troppo bello sollevare quelle montagne di carne e portarle nella bocca della donna che se le succhiò avidamente, fu davvero spettacolare. Cinzia pensava di aver coronato tutta la mattinata con quella mega spagnolona ma io le feci comprendere che ancora non avevamo finito, anzi. La feci scendere dal tavolo tutto inondato di liquidi e la misi alla pecorina a 90 gradi, facendole aprire le gambe e facendole inarcare il bacino. Cinzia preventivamente disse: ‘no ner culo di nuovo no eh, te prego‘ ma io sorrisi e le dissi che se era vero che lei era la mia ciuccia lo doveva prendere nel culo e basta. Cinzia aprì le natiche e io entrai con poco sforzo ancora. Il gioco di entra ed esci fica-culo con lei mi era piaciuto particolarmente e lo rifeci da un’altra posizione. Entravo ed uscivo fica, culo fica, culo in continuazione e avendo già deposto nella donna molto seme, l’inculata fu ancora più lunga al pari dell’inficata. Le feci abbassare a forza la testa sul tavolo e quando giudicai che era il momento giusto cavai dai miei vestiti lasciati vicino al tavolo un divaricatore anale e lo inserii con forza nel culo di Cinzia mentre io iniziai ad inficarmela con violenza. Inzialmente la donna si sentì riempita da due corpi duri e resistenti non sapeva cosa stesse succedendo, mi chiese cosa le stessi facendo, lei non poteva vedere ma io pigiavo contemporaneamente ai miei colpi possenti anche il divaricatore anale e lei uscì da questa fottuta letteralmente sconquassata. Mi supplicava di smettere, non riusciva più ma il mio cazzo entrava e usciva nell’olio, tagliava la fica come il coltello taglia il burro e il culo era aperto dandomi uno spettacolo insaziabile. Cinzia Era sconvolta, il suo viso era irriconoscibile dal godimento, nel culo il divaricatore faceva il suo compito mentre io suggevo con la lingua le sue spalle piene e atletiche. Allora come va la mia ciuccia ora? Cinzia finalmente si voltò e sossise, mentre le spingevo il divaricatore anale al massimo della profondità. Spinsi mentre Cinzia gridava, poi gli e lo tolsi e lo imposi alla sua vista. Non mi chiese cosa era, lo aveva riconosciuto, forse qualcuno dei suoi uomini, precedenti a mio cugino gli lo avevano fatto provare e il suo sguardo mi eccitò. Il suo culo esposto così oscenamente mi spinse a infilarle la mia nerchia nuovamente nell’ano, mentre lei preso il divaricatore anale se lo puntò in fica dopo essersi sditalinata. Partii nel suo culo a ritmo incessante, puntando alla profondità mentre Cinzia godeva di fica in maniera pazzesca con quel divaricatore. La spaccavo in culo e lei gemeva, ansimava e tremolante non faceva che dirmi che era la mia asina. Le ripetei più volte che non avrei gradito che il cazzo di Vittorio si frapponesse al mio, volevo il culo e i seni per me e lo dissi in maniera perentoria. Cinzia mi disse che non poteva perché Vittorio era il suo uomo,’ ma io a quel punto le violentai in serie l’ano con una forza che mai mi ero conosciuto e che la fece quasi svenire.’Come sei zoccola le dissi aprendole le chiappe all’inverosimile‘. Cinzia si limitò a ansimare e rilasciare forti gemiti mentre io conficcavo nel secondo canale e lo stesso faceva lei con il divaricatore nella fica. Scavavo puntando solo a sfondarla, meglio e più forte di mio cugino, e lei disse cosa volevo sentirmi dire. Mi imporò di farla mia, disse che aveva cercato da quel ferragosto di cancellarmi, di dimenticare il mio sesso, il mio modo di farlo, mi pregò di lasciarla in pace ora che avevamo fottuto in maniera così completa. .Lei doveva ritornare a Vittorio che come uomo era molto più semplice, molto dolce, delicato, mai brutale. Io avevo iniziato a farla dannare da quel maledetto giorno che l’avevo presa con rudezza. Pensai in quei momenti che forse compivo un abuso con i miei modi spicci e brutali ma lei aveva bisogno estremo di questo e abusai del suo culo, ancora e ancora. Non mi fermai se non per scolare sempre e soltanto al suo interno. Quelle ultime parole di Cinzia mi fecero come una carica afrodisiaca, non credetti mai di potermi donare in questa maniera, ma lo feci. La rimontai sui seni e le sborrai ogni parte, dal viso alle tette poi guardando l’orologio vidi che era ora di pranzo, facemmo la doccia insieme. Eravamo molto provati, ci rivestimmo e la accompagnai in un localino fuori paese dove era possibile mangiare ottimo pesce. Cinzia, del resto, aveva detto che le piaceva il pesce e così fu. Facemmo una scorpacciata di antipasto di mare e pesce arrosto, quindi ripartimmo. Cinzia era felice, aveva ripreso colore e scherzava, pensava che la riaccompagnassi a casa. Nel primo pomeriggio sarebbero tornati i pescatori, ma io volevo ancora altro da Cinzia. Arrivammo nella mia casa di campagna, un po’ impolverata ma sempre deliziosa, immersa nel verde, fantastica. La feci entrare e dopo aver mostrato la casa ritornammo nel soggiornino che fungeva anche da ingresso, Cinzia mi chiese di condurla a casa ma io avevo già tolto il suo top e succhiavo nuovamente le sue zinnone, mi chiese se non mi era bastato tutto il forcing della mattina e io le dissi crudemente di no. Mi pregò di evitarle questo ulteriore oltraggio, mi chiese perché le volevo così male, lei sarebbe dovuta tornare a Vittorio, perché non mi potevo accontentare di quello che avevo avuto, mi ero preso tutto, e questo era vero, l’avevo montata in ogni modo possibile, l’avevo presa e goduta e ora lei mi chiedeva solo di riaccompagnarla da dove l’avevo presa. Mi disse che poteva bastarmi, che lei non poteva darmi di più, che ormai l’avevo fatta mia, potevo considerarla un mio trofeo, perché lei per me era solo ed esclusivamente un trofeo. Mi disse che si era accorta che quest’anno l’avrei fottuta ma che non immaginava che io fossi in grado di ridurla così. Dovevo ammettere che l’avevo montata proprio per convincere me stesso che potevo fottere quella donna, la donna di Vittorio, di cui mio cugino era così orgoglioso. La lasciai parlare mentre l’avevo distesa sul divanetto, intrufolavo la mia lingua nella sua bocca e giocavo con le sue bocce, mentre Cinzia era impietrita. Le strizzavo i capezzoli con rinnovata energia dopo aver accarezzato tutta la sua grande aureola mammaria iniziai a ciurrarla e lei si senti sconfortata subendo nuovamente il mio assalto. Era cosciente di quello che facevamo ma continuò a chiedermi di lasciarla. Mi disse che dalla prima volta che l’avevo montata aveva iniziato a desiderare di essere montata sempre con autorevolezza come io ero in grado di fare, Vittorio non era buono a fare questo, non era spietato come me. Io ero sempre più orgoglioso. Le imposi nuovamente il cazzo in bocca e lei lo accolse. Le carezzai la nuca mentre lei si era infilata il divaricatore in fica. La lasciai fare per un po’ poi lo tolsi nonostante le sue proteste, iniziò a fare i capricci ma io la sditalinai con ardore e gli umori femminili iniziarono a bagnarmi copiosamente. Le tolsi il pene dalla bocca con altre proteste da parte sua e la inficai d’autorità. Iniziai a sbatterla ancora con foga e lei mi diceva: ‘ancora, ancora anche se per l’ultima volta sarò la tua asina, sono la ciuccia, sentimi, sentimi‘, gemeva con foga, mi chiedeva di sbatterla col cazzone una volta di più anche se per l’ultima volta, ora se lo voleva godere tutto il cazzone. Considerato che lei era più libera mentalmente godemmo con maggiore intensità ed io la riempii di orgasmo senza particolare difficoltà inondandole l’utero. Ero davvero molto soddisfatto ora e Cinzia si sentì talmente in sintonia che mi disse: ‘vienimi ‘ndo voi e fammi quello che voi, st’ultima trombata ma voglio vive ar massimo‘. Non me lo feci ripetere e fattala alzare, posizionata con le braccia su una mensola del caminetto rustico, andai violento e risoluto nel culo, lubrificandomi con la saliva e con i suoi umori che scendevano a cascata dalla fica. Spaccai quasi subito e ben presto Cinzia iniziò ad ansimare in quella maniera solita, simile al raglio. A questo punto raggiunsi il massimo eccitamento, volevo entrare se fosse stato possibile tutto nel suo ano non solo il mio cazzo, mentre lei mi incitava dicendomi di incularla sempre più forte, mentre le poppe dure tese e pesanti sbattevano con violenza sulla mensola in noce. Scampanavano come campane e io non resistetti. Avevo l’ultimo colpo, tolsi il cazzone dal culo lo rivolsi a lei che dopo averlo succhiato da maestra lo infilò a sandwich assistendolo come aveva sempre fatto seduta sul divnetto. Pompai con forza mentre lei ragliava ancora con il divaricatore che si era nuovamente posizionato in fica. Sapeva cosa fare e come farlo. Ero stremato ma finii di onorare quelle tettone con Cinzia che leccò tutto l’orgasmo avidamente e io ancora sopra la guardavo estasiata. Mi disse che non avrebbe dimenticato mai quella vacanza e soprattutto la giornata di pesca miracolosa. Sorrisi per tutto il tempo mentre la accompagnavo dal suo Vittorio. Arrivammo. La macchina di Vittorio era parcheggiata. Cinzia mi baciò, i miei pantaloncini erano zuppi, eravamo fermi in strada. Mi guardò con occhio vispo e soprattutto da porca. Quello sguardo voglioso e la linguetta che faceva capolino ad inumidire le sue labbra. Mi disse ‘fermati e accosta‘. Accostai. Eravamo di fronte al loro cancelletto di casa. Se Vittorio, malauguratamente fosse uscito in quel momento, avrebbe visto la macchina e dentro Cinzia che aveva iniziato un sontuoso pompino alla mia nerchia, esigendo che io le ciurrassi le poppone nude, noncurante dei passanti che ci videro. Ancora penso a questo atto e quando lei succhiando l’ennesimo orgasmo mi disse: ‘Ti è piaciuto l’ultimo regalo della tua ciuccia io le chiesi perché era l’ultimo. Quelle poppe e quel culo non li avrei lasciati neanche a mio fratello, se lo avessi avuto, figuriamoci se le avessi lasciate a mio cugino, una volta che ero riuscito a venirne in possesso. Ci baciammo e io la pastrugnai ancora, per circa una mezzoretta, ancora una volta incurante di chi passava e mi vedeva godermela, poi la feci scendere, e mi beai di vederla ancheggiare fino al cancelletto di casa. L’indomani partimmo e addio vacanze. Sono sempre più convinto che per una donna come Cinzia non ci sia bisogno di tanti muscoli ma di un’uomo vero che la soddisfi con un muscolo e tanta esperienza. Non so cosa succederà nel futuro ma so già che dal primo settembre, per lavoro, sarò a Roma e lei lo sa!

 

Mi si prospettavano feste di Natale per niente allettanti tutto all’insegna della solitudine. Si qualche settimana fa avevo potuto rinverdire la mia storia con mia cognata e questo mi aveva fatto piacere ma la distanza è tanta e ciò può andare bene per situazioni da una botta e via, non sempre Laura potrà raggiungermi a Roma, ammesso che lo voglia. Nulla di particolare sino a quando qualche giorno fa mi resi conto sul tram 3 venni attratto dalla presenza di una persona che era a me familiare negli atteggiamenti. Nonostante il tempo decisamente brutto portava occhiali da sole era statuario e sebbene infagottata il suo corpo per me appariva riconoscibilissimo. Si trattava di Cinzia, la fidanzata di mio cugino di cui avevo perso ogni notizia dall’estate scorsa e lei non mi aveva riconosciuto. Mi feci spazio fra le persone e mi avvicinai toccandola in più occasioni’lei parve infastidita in un primo momento ma poi mi riconobbe e sorrise. Iniziammo a parlare e a sorriderci. Lei mi disse che mi trovava molto bene e lo stesso feci io. In effetti ritornava dalla palestra, continuava a tenere maniacalmente al suo aspetto fisico. Le chiesi di mio cugino Vittorio e lei mi disse che si erano lasciati’rimasi perplesso e lo stesso fece lei quando mi chiese di mia moglie, mi disse che le dispiaceva per la separazione. Non vi era dubbio mi attraeva di nuovo mi tirava, mi faceva sangue, mi chiamava carne e così la spinsi quando vidi che eravamo arrivati nel mio quartiere, lei mi guardò e io perentorio le dissi: scendi’ Cinzia si rivoltò e mi rispose che aveva un appuntamento io non le risposi, la presi da un braccio e la feci scendere, fui un po’ esplicito; la gente ci guardò strano un attimo ma il tram ripartì. La strattonai un altro paio di volte e lei capì che non scherzavo, ci incamminammo verso un pub era pomeriggio, era poco frequentato e ordinammo due birre al tavolo, mentre io accompagnai Cinzia al bagno avendo cura di chiudere bene la porta. C’era attrazione da parte di entrambi, lei aveva iniziato a sorridere sempre più maliziosamente mentre io mi rendevo conto che il suo corpo per me era sempre una miscela esplosiva. Il suo maglioncino amaranto non riusciva a mascherare la possanza delle sue tetttone e anche il pantalone di velluto nocciola, che indossava, rendeva merito del suo culo e delle sue cosce da sballo. Ci volle poco perché imperiosamente le mie mani scivolassero sul suo corpo. Non persi tempo e iniziai a pomiciarla. Limonavamo senza tregua ma il rischio di essere scoperti era forte e almeno era pari all’eccitazione che io provavo. Le avevo infilato tre dita nel culo e spingevo pastrugnandola e marinandole la fica con l’altra mano. Ben presto anche Cinzia rispose e io mi tuffai letteralmente su di lei spogliandola e ciurrandole le tettone. La fica era irrimediabilmente fradicia. Il suo tanga l’avevo già giustiziato e senza tanti complimenti iniziai a lappare la micia e la clitoride, giocando con le dita e con leccate rapide e pungenti. La titillai senza tregua. Sapevo come farla impazzire. Ossessivamente presi di mira la clitoride, quindi passai ad onorare l’intera parte facendo un lavoro di lingua e giù, scendendo a sublimare il suo buchino, come lo spacco del deretano. Cambiai più volte ritmo di leccata, velocità e zone erogene cosicché Cinzia guaì laida. Il gioco di lingua fu snervante per lei che per quanto tentasse di resistermi sapeva di non poterlo fare. Mi si donò tutta arrendevole nel breve volgere di qualche minuto. Mi chiedeva cosa volessi farle e io avevo solo poche parole in mente: asinazza, ciuccia, stai zitta ‘mentre io la slinguavo a tutta lingua seguendo un itinerario circolare, per poi penetrarla a lingua turgida, e poi ancora ritornando a tutta lingua, più o meno rapidamente a seconda dei momenti. La massacrai di orgasmi. Tutto il mio viso era pieno di umori suoi ed io ero soddisfattissimo mentre le muggiva donandosi e offrendosi. La infilzai con le dita non so quante volte, carezzandola e aprendole le grandissime labbra piene di brodo caldo, tenendogliele molto larghe in modo da lavorare a piena lingua sulla clitoride offrendolo libero ed eretto alla lingua. La clitoride era in mio totale possesso e lo stesso avvenne per la vagina che decisi di penetrare ancora con le dita, poi passai ad inserirle le dita nel culo e contemporaneamente culo e fica in maniera continua senza un attimo di tregua. Stava godendo alla grande e iniziò a masturbarsi anche lei titillandosi ossessivamente la clitoride e i capezzoli. Ero entrato con tutto il volto nella sua fica e anche il mio naso faceva il suo mestiere, alitandole dolcemente il mio desiderio. Leccavo, succhiavo, a tratti ciurravo e soprattutto trangugiavo il suo miele, il suo intimo succo. Ansimava forte, la sua voce era flebile, balbettante, rotta dall’emozione e m ripetette che voleva essere aperta, sbracata nel culo come io sapevo fare e allora la feci distendere su un banchetto a pancia in giù e la penetrai in quel buco sempre più grande, sempre più facile, in parte prolassato. Da dietro la caricai come un ossesso sormontandola senza scampo, con una frenesia pazzesca Cinzia era in foia. Le avevo infilato le mie dita in vagina e la tenevo stretta mentre lei si piegava sempre più in mia balia. Era mia succube, non riusciva a fare altro che gemere, affannare. Allargò le gambe al massimo inarcando la schiena e il bacino in maniera incredibile voleva prendere tutto nel suo culone ansimando e io la infilai a sangue con passione e durezza. Ero dentro di lei fino in fondo quasi come fossimo un unico corpo con lei che continuava a rantolare. Dominavo tutto. La sua schiena era bassa, bassa, e facevo difficoltà a baciarla per quanto si era piegata. La sbattevo con una violenza e lei saltava e sbatteva la testa al muro e ad ad ogni colpo le mordevo la schiena, il collo, le orecchie e la nuca. Le chiesi in tono di sfida se questo era il servizio che voleva ma lei non rispose, la schiaffeggiai per tentare di rendere il suo sfintere un po’ più tonico. Entravo e uscivo senza la minima resistenza, e quando entravo il pene spaccava tutto. Era messa in una posizione perfetta inchinata per colpirla sempre più a fondo, in fondo. Lei mi diceva di sentimi nella pancia nelle viscere e così volevo che fosse. Cinzia era ancora mia. Mi ero introdotto dentro il suo culo e ora ero conficcato come una appendice del suo buco e sebbene ora sentisse l’esigenza di stringere e allargare i muscoli del culo non ne aveva più la gestione. Era il mio un totale dominio che ora aspettava anelando il mio orgasmo. Le mie dita nella sua fica erano oramai strapiene di liquido oleoso e denso come muco e quando la preavvertii che stavo per fiottare dimenò il suo culo così forte che straripaii. La riempii tutta fino alla fine e non contento ravanai con le mie mani nella sua micia per tutto l’orgasmo facendola venire ancora. Volevo continuare ma finalmente sentimmo che bussavano alla porta incessantemente. Ci rivestimmo alla meglio e come se nulla fosse uscimmo dal bagno prima lei e poi io. Le birre erano al tavolo senza parlare bevemmo solo guardandoci negli occhi ed io avevo il cazzo di nuovo duro e la mia voglia di lei si rifece prepotente. Lasciammo le birre a metà le diedi il giubbotto e la presi per mano. Cinzia non chiese nulla, del resto eravamo fuori di noi e in men che non si dica ci trovammo nel mio portone Le presi la mano destra e la infilai sul mio cazzo accompagnandola accompagnai finché non iniziò a masturbarmi in ascensore ben bene, e poi aperta la porta di casa la spinsi in soggiorno sul divano rimanendo ad aspettare il turgore preorgasmico e quando mi sentii pronto la presi per i capelli e la abbassai a forza, le inserii il mio cazzo fra le labbra, la costrinsi ad aprire i denti, ad accoglierlo e ingurgitare tutto il mio succo fino all’ultima goccia, aspettando che lo deglutisse. Finito il suo compito si accasciò rannicchiandosi e stemmo un po’ finché io decisi di spogliarla tutta e iniziare una nuova leccata quindi con il cazzo duro la infilai in vagina e ripartii stantuffandola. Anche Cinzia era ripartita e io non riuscivo a fermarmi. La maledetta mi aveva preso per il cazzo nel vero senso della parola. Mi diceva continuamente ‘tocca la micia, tocca la micia e senti che sugo fa il mio porcaccione’ ed io misi la mano toccai la fica e mi resi conto di quanti umori aveva prodotto. Sorrideva l’asina da monta. Eravamo stesi sul divano e lei inarcava il suo culone sempre più, sapeva di farmi impazzire, e mi toccava le palle incitandomi. Le strizzai le tettone e lei gettò urla che io tentai di bloccare mettendo la mano piena di suoi umori in bocca. Per la tensione e la frustrazione di non poterla riempire a dovere e secondo la mia indole fiottai nella vagina, dentro, molto dentro e lei rise beffarda chiedendomi se mi piacesse eravamo in un lago di orgasmo, le mani bagnate dei suoi umori e i pantaloni bagnati fradici. Mi ritrovai nuovamente sotto il perenne sguardo suo che beffarda sorrideva ingorda. Si capiva che non le era bastato, anzi, questo intermezzo l’aveva eccitata di più e soprattutto credeva oramai di avermi in pugno. La donna, ora, aveva preso a toccarmi con insistenza, lo voleva ancora di più. Stesi il divano letto in un attimo e ci brancicammo subito. La misi alla pecorina e in men che non si dica ero con il batacchio che bussavo prepotentemente sul suo ano, che aprii con fretta inaudita. Fu tutto fatto con molto scrupolo ebbi cura di picchiare duro e infilare la nerchia in profondità fino ad occluderle tutto il buco. Le strizzai le tette a dovere mentre con le dita scesi ad arpeggiare la sua vagina facendole fiottare moltissimi umori, tanto che lei cadde. Avevo ripreso il dominio di Cinzia. Avrei voluto infierire mentre fiottavo nel suo culo ma l’inculata fu molto intensa e sfiancante. Ci volle qualche minuto prima che lei si sollevasse e mi chiedesse di andare in bagno, lei avanti sculettando e scodinzolando e io dietro. Aspettai che facesse e poi senza darle tregua la imposi difronte al mobiletto del lavandino con uno specchio che rifletteva lei posizionata a 90 gradi. La pastrugnavo ancora da dietro. Cinzia si posizionò e io entrai di prepotenza nell’ano, lo dilaniai, entrai secco, asciutto e lei urlò stette sulle punte e si fece strizzare come volli e quanto volli. Ancora con il cazzo nell’ano la spinsi verso un angolo del bagno e li la martirizzai. Le infilali l’intera mano sinistra nella fica e iniziai a sollecitarla a tutta, mentre la pompavo ad un ritmo forsennato, il desiderio era desiderio irrefrenabile e giù scendevano liquidi, umori, orgasmo, con Cinzia accartocciata e io che imperavo. Singhiozzava i suoi gemiti di piacere in silenzio erano misti ad urli. La morsi un paio di volte sulla spalla desta e sulla schiena, mi incitava a incularla sempre più forte, sempre di più, e spesso si mordeva le labbra, per ubbidirmi, mentre il lavoro del pene e delle mani la fiaccarono e lei crollò di nuovo, fu un crollo verticale, sarebbe caduta ai miei piedi se non l’avessi sostenuta e io venni proprio in quel momento profondamente e possentemente. Lei fece una serie di ragli più o meno intensi, come era oramai sua abitudine al culmine del godimento. La riaccompagnai sul letto questa volta, che era più vicino al bagno e ritornai nel bagno a lavare le mani, poi andai in cucina, aprii una bottiglia di birra e bevvi due lunghe sorsate. La birra era fantastica dopo quello che avevamo fatto. Aspettai di vederla tornare e mi resi conto che nonostante si fosse rifatta in bagno il trucco Cinzia era finalmente come volevo che fosse: sfatta, provata, forse aveva appreso la lezione. La bacia sul collo, rimase attonita, io le aprii la bocca e inizia a limonarla e lei disse ancora’ e mo’ basta però ma io la presi e senza dover esercitare neanche particolare forza la ricondussi in camera da letto. Questa volta la distesi delicatamente e iniziai a baciarla le tolsi il maglione e i pantaloni rendendomi conto che senza la sua collaborazione nulla avrei potuto fare, allora le dissi di alzarsi e lei si alzò, mentre io cercavo di brancicarle quello che era possibile e comunque con la lingua le dominavo la bocca. Ricominciai a mungerla come fosse una vacca, in maniera aspra, violenta, ciurrando dei capezzoloni fantastici, aveva dei capezzoloni puntuti che facevano impressione succhiarli per quanto erano turgidi. Potevo strizzare a piacimento e lei era senza fiato ansimava come avesse l’asma, anzi forse l’aveva e quando scesi ad omaggiarle nuovamente e per l’ennesima volta la fica con la lingua mi trovai di fronte ad una cascata di sugo bianco; latte pastorizzato, grumi di umori collosi acidi e intensi, e lì nel lago fra inserii il mio cazzo che partì a mille e più. Il pene era enorme grosso come un tronco e mentre puntavo a penetrarla nel suo interno più recondito continuavo a vedere rosso. Con la bocca suggevo ogni centimetro di quelle fantastiche tettone, quelle popponazze mitiche, erano delle bombole non dei seni e quei capezzoloni in quell’aureola mammaria marrone chiaro d impazzire. Cinzia godeva senza ritegno, non riusciva ad articolare nulla che fosse la parola si, ripetuta parossisticamente dieci, cento, mille volte, e poi l’esplosione dritta in vagina e uno stato di acquietamento che durò poco, pochissimo. La ricaricai questa volta infilandole il mio cazzo ancora gocciolante in bocca, dimostrò di non approvare ma io lo volevo e così le imposi la mazza finché mi fece ciò che doveva e mi fece arrivare anche se poi sputò. Ebbi, tuttavia, l’accortezza di farle riversare tutto sulle tettone , quindi le caricai il decolté. Le misi il bastone tra le bombolone, le dissi di stringere in modo da creare un sandwich sino a quando l’orgasmo le irrorò tutto il florido pettone, il viso e la bocca. Le misi il dito indice nel culo. Il buco odorava davvero forte e ciò mi inebriava. Io con perizia lo leccai e rileccai e poi inserii il medio, sapevo che avrebbe urlato, ma era inevitabile che la inculassi ancora. Misi anche l’anulare, e le dissi che volevo prenderla nel culo, incularla con tutte le mie forze restanti. Tolsi le tre dita, inserii a questo punto il pollice, lo feci roteare per qualche minuto e poi via con il cazzo, stantuffando a ritmo indiavolato ero padrone. Il pene era un pezzo di carne incandescente e Cinzia non poteva che subire ma quando mi resi conto che ero entrato fino alle palle rallentai, e le diedi tempo di riprendersi, lei rispose rabbiosamente, sdegnosamente voltandosi verso di me e allora io affondai strizzando le tettone che tenevo saldamente in pugno. Galoppai come mai avevo fatto e anche se lei cadde un paio di volte a faccia in avanti la ripresi e ripartii, martellante, asfissiante leccandole e succhiandole le spalle, il collo e le orecchie. A questo punto iniziarono i si continui e gli incitamenti a a spingere dentro sempre di più e soddisfatto io lo feci. Continuai a caricarla in modo violento, duro e quando scoppiai in lei ebbi l’impressione di dilaniarla e così fu, l’orgasmo era così tanto che uscì colando per tutto il suo apparato genitale, quindi preda delle lappate della mia lingua. Ci volle poco e cadde addirittura dal letto sfatta, inerme e io continuai a mungere i suoi popponi dolci. Era tardo pomeriggio oramai. Le chiesi ironizzando ‘non avevi un appuntamento e lei mi rispose: va a fan culo stronzo, con un sorriso stanco’ Attenta che se dici così riparto’ dissi sorridendo, no adesso non credo proprio mi rispose. Rimanemmo a coccolarci teneramente avrei ricominciato a frequentare Cinzia nelle vacanze natalizie?

 

In men che non si dica si sono modificate diverse cose e il Natale 2013 che sembrava dovessi trascorrere con apatia ad una settimana dal suo arrivo si poteva trasformare in qualche cosa di intrigante. Cinzia mi era riapparsa inaspettatamente e ora progettavo di poter fare delle cose con lei. Lei che era sembrata così disponibile’tuttavia era tutto in divenire e io avevo deciso più volte di telefonarle per incontrarla, sentirla e programmare qualche cosa ma la stronza non rispondeva né al telefono né, tantomeno alle decine di messaggi. Aspettavo una sua chiamata ma niente e quando sentivo il telefono squillare immaginavo in cuor mio fosse Cinzia, ma niente. Il 23 la telefonata di Laura, invece, mi lasciò attonito, costringendomi a modificare alcuni piani. La mia ex cognata con piglio aggressivo mi annuncio senza tema di smentite che dal 26 dicembre sarebbe salita a Roma a trovarmi per alcuni giorni, era da programmare capendo possibilmente cosa poteva succedere con Cinzia. Non erano passate neanche un paio d’ore che il telefono squillò nuovamente e questa volta era lei Cinzia, la quale con aria scanzonata e poco partecipe mi faceva presente che l’indomani e fino al Capodanno sarebbe stata via, per un giro nelle capitali europee con il suo capufficio, per cui non avrei potuto contare su di lei nei festeggiamenti. Divenni livido per la rabbia pur cercando di apparire assolutamente neutrale nel tono di voce, sottolineando con il sorriso come fosse giusto che passasse, con quello che riteneva essere il suo uomo, delle feste così importanti come quelle natalizie. Prima di salutarla, tuttavia, le dissi che avrei voluto farle un regalino anche io e lei tentò di declinare ma io fui insistente per cui le chiesi di incontrarci ero disposto ad andare da lei ma lei declinò dicendomi che sarebbe passata lei solo un attimo prima di andare da suo lui che mi disse si chiamava Marcello. Mi avrebbe avvertito quando era nelle vicinanze, avremmo preso un aperitivo a volo perché lei doveva pranzare con l’uomo. Aspettavo e intanto montava un misto di ansia, eccitazione, desiderio e quella che io interpretai come gelosia. Tutto era montato in me e creava un forte, irresistibile desiderio sessuale di possedere ancora Cinzia sino allo sfinimento, farla mia e basta, volevo scoparle il culo, volevo godermi il corpo ora, prima di lui, sovrastarla e succhiarle, strizzarle, mungerle le sue straordinarie tettone, prenderle la sua essenza racchiusa in quelle sue poppone da sballo, fantastiche, dolci e mature. Era cresciuta in me, nei giorni in cui non avevo avuto rapporti sessuali, sempre più forte e prorompente la libidine di riempirla, in tutti i suoi buchi, senza limiti, senza inibizioni. L’energia sessuale in lei, trapelava dal suo corpo che aveva le sue forme giunoniche. I suoi occhi, trasmettevano sesso naturalmente, tutto ciò alla sola vista. Ebbene io ora più che mai volevo fotterla integralmente, senza remissioni, facendole di tutto, me lo ero ripromesso. Finalmente la chiamata sul mio cellulare, comparve. Oramai aspettavo freneticamente. Sono state poche parole, chiare, inequivocabili in cui mi chiese di scendere al bar di fronte casa mia io le dissi invece che preferivo un attimo salisse e lei dopo vari no, dai ti prego no, accettò e io le lasciai la porta socchiusa. La accolsi. Il suo profumo era lo stesso delle altre volte, essenza di magnolia. I capelli sebbene corti erano ancora umidi. Ho sentito l’immediata esigenza di scaraventarmi contro di lei, spremere le sue straordinarie tette a più non posso, per farle sentire subito la mia voglia, il mio desiderio, il mio possesso e a scanso di equivoci le ho detto che l’avrei posseduta senza alcuna remissione, del resto già la prima volta, e lei quasi come se lo aspettasse sembrò rassegnata Ad essere dominata. La grande passione per i suoi seni debordanti che già fuoriuscivano volentieri con generosità erano per me l’unico vero pensiero e mi avevano ispirato in questi giorni desideri osceni nei suoi confronti. Dei suoi seni abbondanti oramai conoscevo tutto ma soprattutto quel loro odore particolare e quel sapore dolciastro dei suoi capezzoli, con la loro aureola mammaria, che me la facevano assimilare ad una vaccona, o meglio ad una asina da monta. Le diedi subito una rosa a stelo lungo senza spine come omaggio floreale e Cinzia rise. Le dissi che non avrebbe dovuto ridere e avrebbe capito perché a breve. La rosa era un mio strumento e mi sarebbe servito per cui ho deciso di tenerla con me, notando in lei una certa perplessità che, comunque, era subito scomparsa nel momento in cui le avevo infilato la mia lingua a spadroneggiare subito nella sua bocca. L’ho letteralmente trascinata nella camera da letto, spinta sul materasso. Ho smesso solo un attimo di limonarla per dirle con tono pacato di spogliarsi e lei come in trance era rimasta in uno splendido body traforato in pizzi e merletti amaranto. Era chiaro che non era per me ma per Marcello e questo mi rese ancora più rabbioso. L’amaranto le donava tantissimo e li mi sono tuffato senza esitazione, non volevo, infatti, che le rimanessero dubbi sul fatto che la fottevo perché volevo fotterla intensamente. In me cresceva sempre di più il senso di possesso nei suoi confronti, e così vista la sua remissività le ho anche ordinato di liberarsi del body e lei lo ha fatto senza fare questioni di alcun genere. Le tettone libere, finalmente, hanno così avuto la possibilità di esplodere, in tutta la loro prorompenza e lei rimasta in mutandine di pizzo aspettando vanamente un mio famelico assalto ai seni. Tuttavia, forzando la mia natura in questo caso avevo deciso di utilizzare un’altra tattica, gestendomi l’assalto e puntando alla sua vera capitolazione. Sono così sceso all’altezza della sua vagina e ho iniziato a leccarla, e succhiarla incessantemente. Lei, del resto, era già ampiamente bagnata a dovere e questo mio lavoro ha di molto incrementato la secrezione del suo liquido che fiottava fuoriuscendo a dismisura, tanto che ha letteralmente sbrodato una quantità di liquidi e umori abbondantissimi. Ha stretto tra le cosce la mia testa sperando di fermare per un attimo la mia lingua che guizzava in ogni parte del suo triangolo peloso, ma ovviamente non ci è riuscita e io sapevo, comunque, che tutto voleva tranne che smettere di godere intensamente, come avevo iniziato a farla godere. Mi ci volle davvero poco per portarla al limite della sua resistenza e quello che mi piaceva di più e che si stava facendo possedere senza ritegno, senza alcun controllo. Eravamo un uomo e una donna che ci donavamo vicendevolmente l’una all’altro con tutte le energie possibili. Le ho alzato cosce e bacino e lei ha assecondato perfettamente la posizione in modo da poter allargare le cosce larghissime, ponendole sopra le mie spalle, così ho potuto senza difficoltà raggiungere la clitoride martorizzandogliela in maniera sistematica, scientifica alternando succhiate profonde, mordicchiamenti, delicate carezze con le mie dita e soprattutto inserimenti in profondità del mio naso nella sua fica. Avevo compreso, infatti, in più occasioni che anche il mio naso lungo e carnoso poteva servire al suo scopo in focosi preliminari. Cinzia rispose in maniera convinta, prima con il corpo, inondandomi di una cascata del suo solito sugo denso e mucillaginoso, inarcando il bacino e poi con la voce rotta dal desiderio, ma soprattutto con l’eccitazione parossistica violenta, esasperata ed esacerbata dal suo stato di totale sottomissione. Anche le grandi labbra della sua passera erano diventate oggetto del mio desiderio. Le ho aperte con perizia, con le mie dita, delicatamente, e anche li ho iniziato a picchiettare con la mia lingua nel loro interno, in maniera sempre più frequente, nonostante Cinzia ora tentasse di chiudere in ogni modo la sua miciotta. Stavo riuscendo a farla impazzire di godimento e quando passai sulla ficona a tutta lingua per lei fu un vero sollievo, aveva perso il controllo e io ne ho approfittato alla grande per succhiarla, sditalinarla, riempirla della mia saliva, mentre lei appagava i suoi sensi ad occhi chiusi facendo grandi sospiri. Il mio obbiettivo era, a questo punto il buco del culo. L’ano raggiunto senza problemi con le dita e con la lingua, cingendolo d’assedio, in un assalto famelico, ma non risolutivo. Lo predisposi lavorandomelo con le dita che alternativamente facevo accedere, allargandolo sempre di più, mordicchiando i peletti che dal buco facevano capolino e succhiando e insalivando le pareti, intanto, però avevo altre priorità. Ritornai nuovamente sulla sua vulva passandole sopra in maniera delicata i petali del bocciolo di rosa e come immaginavo ciò diede vita ad una serie di brividi, orgasmi e sensazioni troppo forti perché lei potesse trattenersi. Cinzia aveva iniziato a giocare con i suoi seni, strizzava quei meravigliosi meloni, succhiandoseli, mentre io la lasciavo fare. Era scesa con due dita della mano destra a sditalinarsi e lo faceva in maniera dolce, ossessiva, quasi convulsa, mentre strizzava la poppa sinistra e eccitava ossessivamente tra le sue dita il capezzolotto. La mano destra e le dita erano intrise di liquido, e io le baciai e leccai subito accogliendo il suo liquido nella mia bocca. La donna aveva finalmente capito, almeno in parte a cosa serviva il bocciolo di rosa. Ero rimasto, comunque, affascinato dal suo modo di masturbarsi, di toccarsi con una dolcezza infinita ma al contempo decisa. Ancora non aveva finito di toccarsi, che io con calma ero ritornato ad aprire le grandi labbra e a succhiare la vagina, prosciugandole il frutto della sua azione autoerotica. Con delicata sicurezza ho così voluto inserirle il lungo stelo del bocciolo di rosa, piano piano ma costantemente, facendo dei movimenti circolari prima lenti e leggeri, poi, sentendo la risposta positiva del suo corpo in modo sempre più rapido e deciso, e li Cinzia lasciata la fica alle penetrazioni del fiore, aveva riportato infoiata la sua mano destra a dar man forte all’altra per mungersi e ammassarsi le tette, offrendomele. Solo che io dopo averle strizzate a modo mio e succhiate le porgevo alla sua bocca, alternativamente, prima quella destra e poi quella sinistra, consentendole di succhiarsele e leccarsele come ritenevo fosse giusto. Questi preliminari, l’avevano spossata e il suo atteggiamento mi aveva finalmente convinto che avevo raggiunto il mio primo obbiettivo, sicché non mi scompose minimamente quando balbettante e tremante per le forti emozioni che stava provando in tutta la sua incontenibile intensità, mi aveva prima sussurrato e poi ribadito a gran voce che voleva a questo punto, essere soltanto fottuta nella maniera più porca, in tutti i modi possibili. Non aspettava altro. Anche io non aspettavo altro. Avvicinai il mio solidissimo cazzo, oramai pronto per scopare la sua fica succulenta, poggiandole la punta del pene sulla sua vagina e strofinandogliela sopra continuava a bramarmi mentre io adoravo il suo florido petto abbondante. Succhiavo e mungevo con la disperazione di chi sperava nell’uscita del latte da un momento all’altro, in maniera alternata, le tettazze e i capezzoloni che ora erano davvero come enormi chiodi duri che sollecitavo congiuntamente con il pollice e l’indice. Era uno spettacolo Cinzia ansimava, mugolava e subiva, subiva passivamente, rispondendo in maniera esattamente opposta, contraria a quanto era accaduto quando lei solitamente si mostrava prepotente, arrogante, aggressiva, provando ad essere lei protagonista e non succube. La feci salire sopra di me, ma quando si’ impostò su di me e le ho infilato il mio cazzo nella fica, come un coltello nel burro caldo, e ‘subito è partita in una naturale cavalcata irrefrenabile, chiedendomi di spaccarla con tutta la mia potenza. Io, intanto, le succhiavo i capezzoli, leccandoglieli ed insalivandola a dovere, spremendo quei magnifici popponi che ballonzolavano in maniera inaudita ad ogni suo movimento. Il pene stava entrando ed uscendo in maniera perfetta, il liquido era talmente copioso e denso che la ficona larga era oliata a dovere, e ci si poteva permettere di tutto. Cinzia si dimenava senza tregua, in maniera eccezionale e io rispondevo impalandola colpo su colpo assecondando i suoi ancheggiamenti e per meglio scatenarla. Le avevo infilato il mio pollice nell’ano, in modo che nel saliscendi prendesse tanto il pene nella sua vagina, quanto il mio dito teso nel suo culo. Era difficile trattenersi in questa situazione ed infatti ben presto il mio pene vomitò tutta la sua potenza. Ho scaricato tutto senza neanche preavvertirla e soprattutto riempiendola di orgasmo bianco e concentrato come se lei fosse stata un otre. La magnifica fottuta come prevedevo ebbe un effetto calmante per me e lei crollata al mio fianco si era messa a leccarmi ogni parte del corpo a toccarmi, a baciarmi. Sentivo che era ancora molto carica e così scesi ad omaggiarla nuovamente in vagina, con succhiate profonde, lavorando con le dita tra la vagina e il buchetto dell’ano, che ancora non avevo ossequiato come avrei voluto, appieno. L’avevo provocato ma nulla più, tanto che Cinzia, abituata da me a sodomizzazioni profonde e continue, aveva iniziato a chiedermi se avessi voluto incularla, farle il culo. Feci finta di nulla ritornai sul suo petto e mi rituffai letteralmente tra le enormi rotondità del seno, succhiando senza risparmio le poppe. La donna subiva ancora, io aspettavo una reazione anche se lei non riusciva a difendersi dalle sollecitazioni fortissime che le infliggevo. Questa volta Cinzia la sentivo davvero in mia balia. Le strizzavo le tette con tutta la forza che avevo. Cercava di parlare, ma non ci riusciva, io le tappavo la bocca, limonandola con la mia lingua nella sua bocca. Le carezze e i succhiamenti prolungati dei capezzoli sortirono gli effetti sui seni e sulla vagina, e lei progressivamente era diventata ancora più docile del solito. Con le dita ero ritornato ad aprirle la vagina, come un cocomero maturo e avevo ricominciato a farla orgasmare. Con la lingua mi infilai tra le cosce succhiandole la grossa clitoride e il monte di Venere e Cinzia aveva iniziato a mugolare e ansimare in maniera sempre più frequente, stringendomi a se fra le cosce, tanto da costringermi a succhiare l’orgasmo duro e vischioso che le usciva e che ho bevuto in suo onore in gran quantità, fino all’ultima goccia. Una volta finito l’ennesimo atto di riverenza, ero risalito con la bocca tra i seni, l’avevo posta di fianco alzandole una coscia per facilitare il mio compito e così le avevo infilato nuovamente il pene nella vagina, oramai ridotta ad una pozza di umori, fradicia come era dei suoi e dei miei liquidi. Ansimava, mugolava di piacere e il sentirla capivo che mi faceva un piacere enorme. Mi incitava a riempirla, farcirla a mio piacimento, sempre di più, e con sempre maggiore vigore, ho sentito in me la certezza che così esaltato avrei potuto farla morire di godimento. Avevo iniziato a caricarla, a montarla a sovrastarla con un ardore che la donna non riusciva assolutamente a controllare ma a questo punto neanche io riuscivo a più a contenermi. Succhiavo, le sue spalle, leccavo e baciavo la parte posteriore del suo collo, i lobi delle sue orecchie e soprattutto le tette rigogliosissime subivano delle mungiture incredibili, senza contare che morsi in ogni parte del corpo avevano iniziato a far comparire lividi abbastanza consistenti tanto su di lei quanto su di me. Con un filo di voce rauca sudatissima e bagnata all’inverosimile mi disse che voleva tentare di alleggerire la pressione, mi chiedeva di siringarle l’ennesima carica di orgasmo ma io avevo continuato a mordicchiarle le spalle stuzzicandole con le mani entrambi i capezzoli. Il dardo in vagina spaccava le pareti, mentre Cinzia oramai trafitta e sottomessa mi implorava di concludere. Forzai il ritmo e le cosce della donna si allargarono ancora di più. Oramai guaiva laida e vogliosa con la saliva che le sbrodolava dalla bocca tesa e ansimante. La donna era rossa in viso dalla tensione, dall’eccitazione e dallo sforzo. Mi chiedeva a gran voce esplicitamente di orgasmare ma io le ho fatto fiottare il suo liquido, stupendomi di quanto riuscissi a trattenere. Era zuppa di orgasmo, saliva, sudore che le grondava su ogni parte del corpo. Aveva voltato la testa indietro, i suoi occhi mostravano che era stanca compressa, sottomessa ma compiaciuta, lasciva, sensuale, erotica, come non mai. Con la saliva che le scendeva dalla bocca aperta sui capezzoli era una maschera oscena. Facevo di lei ciò che volevo ma ancora non l’avevo annaffiata nonostante lei mi implorasse di porre fine a questa dolce tortura che la stava dilaniando. Dopo averla rivoltata un po’ come un calzino l’avevo impostata alla pecorina, ho ripreso il bocciolo, in buona parte oramai disfatto, ma che aveva ancora il suo lungo gambo turgido e prendendo umori dalla sua fica l’ho inserito senza tanti complimenti nel buco del culo facendo però attenzione alla presenza di una sacchetta di emorroidi e lì Cinzia si era irrigidita. Il gambo andava in profondità e il fatto che io lo inserissi con movimenti decisi e circolari la tormentava, voleva essere sodomizzata con il cazzo duro e teso, me lo aveva detto oramai a brutto muso, quasi idrofoba, e io senza pensare, tolsi lo stelo della rosa e andatole dietro, dopo averle inumidito con la saliva il buco, aprendolo con le dita, ad un tratto le ho infilzato la mia spada di carne sino alle palle, dandoci subito dentro, ho spaccato l’ano in quell’enorme strumento di piacere e così avevo soddisfatto anche la mia voglia di incularla, questa volta nella maniera più dura e forte, piena, con una irruenza tale che l’ano della donna era da tempo prolassato. Non lo credevo possibile eppure nonostante fosse sconquassata dal mio dardo che la dirimeva continuava a incitare mugolando e affannando. Più spingevo, più violavo e oltraggiavo il suo ano, più la risposta della donna era rabbiosa. Le natiche grosse e per nulla flaccide gli permisero di fare tutto e oramai al limite la riempii fino all’intestino. Il pene duro e ritto si impennò facendo fuoriuscire fiotti di orgasmo, piegandola in due. Cinzia anche questa volta non reggeva alla mia potenza e si abbandonava in balia dei colpi, subendo in silenzio il maglio che la perforava. Emise infine un urlo acuto, seguito da quattro gemiti strazianti, dopodiché si accasciò ancora infilzata. Non vi era dubbio sebbene in atteggiamento remissivo era la solita asina da monta. Sbavavo ancora sulle spalle della donna, mentre lei era stravaccata carponi sul letto. Passati alcuni istanti, la donna diede cenni di vita, tentando di sollevarsi, cercando i vestiti, ma io le fui di nuovo sopra, facendole capire che ancora si era soltanto all’inizio, e che sarebbe dovuta rimanere nuda per me. Mi lanciai nuovamente sopra i capezzoli succhiandoli a più non posso. Dovette subire le mie splendide ciurrate. Il suo cellulare squillò ma io le impedii per ben due volte di rispondere’doveva essere il coglione cornuto di Marcello che la aspettava a pranzo. Era lei, che mi offriva il suo seno manipolandolo con grandissima maestria e mungendo i capezzoli e ad un certo punto, vista la potenza del mio pene e conoscendo oramai la mia predilezione per le sue tette, me lo prese accompagnandolo sopra i suoi monti offrendomi una straordinaria spagnola dentro quella che era una vera valle. Teneva le tette ferme in maniera magistrale. Come se non bastasse, inoltre mi lavorava finalmente, ampiamente di lingua, dimostrando la sua straordinaria abilità ampiamente nota. La sudditanza di quella straordinaria vacca mi aveva inebriato. Il pene era diventato per l’ennesima volta un idrante impazzito che distribuiva il seme bianco e che le era schizzato sul viso, sul seno e sulle labbra, dopodiché senza perdere tempo prezioso l’ho costretta con la lingua a spennellarsi le tette succhiando tutto quel ben di Dio. Ho aspettato un paio di minuti e le ho perentoriamente messo il mio pene moscio di fronte alla bocca con il compito di farlo inturgidire nuovamente, lo ha ingurgitato, finalmente in maniera perfetta e grazie anche ad un suo sapiente gioco di mano l’ho riempita ancora una volta fino alla gola. Provato anche io avevo tentato di rallentare ma a volte accade quello che non ti saresti mai aspettato. Cinzia era salita sopra e dirigeva una cavalcata. L’asta era nuovamente infuocata e ritta ad impalare la donna che urlava nuovamente di piacere. In compenso ero tornato padrone di quelle enormi mammellone che ondeggiavano sulla mia bocca facile preda delle mie mani e le strizzavo ancora più di prima. Il mio viso era interamente ricoperto da quel ben di Dio e in quel momento la donna gridò come prima di allora non aveva mai fatto e il cellulare continuava a suonare la melodia per la nostra irruenta scopata. Entrai tutto con la potenza rimastami, fino alle palle. Cinzia era crollata pesantemente e si era nuovamente stravaccata, accasciata. Soddisfatta, mi guardava con un sorriso ebete, grata e appagata. Volevo sancire in definitiva il pomeriggio e infilai nuovamente il cazzo tra le mammellone tenute strette da lei senza contare che il suo gioco di fare sussultare e sobbalzare i seni in cui si stava dimostrando maestra, nonostante qualche difficoltà mi fece un effetto favoloso. La donna sapeva titillare i testicoli, ma questa volta il burro, la panna e la crema dovevano essere conservati per un atto finale, di rigore che Cinzia aveva già sperimentato. la feci alzare e messa di fronte allo specchio del bagno, dopo aver inarcato il deretano a novanta gradi si mise in posizione allargando le cosce e così le conficcai ancora l’asta inculandola nuovamente con forza, ancora di più, aumentando l’andatura sempre e solo nel culo. Pompai tutto quello che avevo, le mie forze residue, mentre lei mugolava e incitava, incitava e mugolava, e io le schiaffeggiavo le natiche grosse e turgide, tenendole il bacino e poi ritornando a mungere le poppazze, forte, sempre più forte. Stavo arrivando le allargai al massimo le natiche, infilai tutto con lei ansimante e il mio urlo venne poco prima quello suo lancinante e acuto che ci ha visto rimanere l’uno dentro l’altra spossati. Ci volle del tempo perché sorridente mi chiedesse se mangiavamo qualche cosa. Io sorrisi. Le diedi il cellulare sei erano le chiamate di Marcello ma il pranzo era sfumato. Nel tardo pomeriggio andò via con me che mi rodevo per quel maledetto viaggio che Cinzia dall’indomani avrebbe fatto con Marcello il capufficio cornuto” ”

 

 

Non ho accettato il fatto che Cinzia abbia chiuso nuovamente in maniera unilaterale, con me, per mettersi con il suo Capo Ufficio. Anche se la mia vita continua non sono riuscito ad accettare questo abbandono repentino per cui ho deciso di fare una cosa pazza, veramente molto pazza e che ora dopo averla fatta più vi penso più la reputo sempre più pazza. Non l’ho fatta molte volte nella mia vita ma tutte le volte, a conti fatti, mi sono reso conto che era la cosa giusta da fare.

Sabato 18 gennaio

roso da quella cosa che credo si chiami gelosia e da una intensa voglia di Cinzia in mattinata e senza pormi troppi problemi quasi come impazzito ho rotto gli indugi e sono partito deciso ad andare a casa sua Nel corso del tragitto mi sono chiesto se quella fosse la cosa giusta ma non mi sono risposto, sentivo una esigenza irrefrenabile a farlo e, comunque, non riuscivo a trovare dentro di me una motivazione logica per non farlo. Conoscevo le abitudini di Cinzia, non era senza dubbio una donna che si svegliava di buon mattino e comunque nei giorni festivi come il sabato e la domenica era senza dubbio abituata ad essere molto pigra. Ricordavo bene l’indirizzo che mi aveva dato in passato, fra l’altro lo avevo segnato, per non dimenticarlo in agenda e così erano le 10.15 quando trovato il suo cognome sul citofono suonai in maniera energica, più volte. Passarono diversi minuti e non rispose quindi risuonai. Sentii il portone aprirsi senza che lei avesse chiesto nulla. Si vede che aspettava qualcuno, pensai, magari Marcello, il suo capo ufficio. Salii le scale perché non sapevo il piano in cui Cinzia abitava ma fui agevolato dalla lettura del cognome sulla porta e dal fatto che la porta fosse stata lasciata socchiusa. Bussai e sentendo la sua voce dire entra Amo’ entrai. La aspettavo come era in vestaglia e con i suoi capelli ricci sconvolti dalla notte. Si doveva essere appena svegliata. Tutto si aspettava tranne che di vedere a casa sua me. Provò ad apparire disinvolta ma non riuscì ad esserlo. Era troppo sorpresa e all’imbarazzo si mescolava una punta di fastidio. Secca mi chiese cosa facessi la e senza che io potessi aprire bocca mi disse che io e lei ci eravamo divertiti e che certamente mi era piaciuto fare le corna a mio cugino ma ora basta era tutto finito e lei si era impegnata ma ora basta. Ci eravamo divertiti alla grande ma mo’ basta: me lo disse senza scrupoli. Fu una frazione di secondi la acchiappai di peso’ mi avventai le misi le mani addosso con lei che cercava di liberarsi ma io ero indiavolato, la schiaffeggiai ripetutamente e seppi che era quello che volevo fare con una determinazione inaudita. Fui per qualche attimo in posizione scomoda, non riuscivo ancora ad impormi mentre lei si dimenava nel tentativo di liberarsi e io le piazzai altri due ceffoni stampati sul viso. La strinsi contro il muro e liberatomi della parte di sotto apertele le cosce a viva forza mi imposi con un ritmo indiavolato nella sua vagina, dopo averle strappato le mutandine. Sotto la vestaglia non aveva nulla la puttana mentre i miei colpi ora andavano sempre più a segno ed ero riuscito a conquistare senza neanche tanto sforzo le sue tettone. Ad un tratto senza che io avessi fatto altro per impormi me la ritrovai in ginocchio con il pene in bocca a stantuffarmi lei e lo succhiò con tale foga da farmi arrivare immediatamente con tutto quello che avevo dentro di rivalse e fantasie su di lei. Fu intensissimo e mi piegò in due sconquassandomi, quindi leccò e inghiotti l’orgasmo come nei momenti migliori delle nostre sccopate. Da quel bocchino io rimasi deliziato. Mi accompagnò sul divano e non ebbi bisogno di fare nulla’. Fece tutto lei. Si dimenava molto bene e io ero la pronto e quando lo prese in mano per succhiarlo riandai in visibilio. Succhiava sempre più avidamente mentre repentinamente decise di salirmi a cavallo e il mio pene si inserì naturalmente nella sua vagina fradicia, zeppa di umori caldi e sugosi. Cinzia cavalcava in un rodeo spettacolare e più saliva e scendeva più il mio cazzo si inturgidiva e conquistava posizione nella sua fica. Le sue braccia erano avvinte a me mentre io le spadroneggiavo tettazze e capezzoloni senza limite ciurrando da quelle poppazze con violenza e con rabbia tutta l’anima. Volevo farle pagare tutto. La sentivo mia e mia doveva essere. Cavalcava senza freni e lo smorza candela era sempre più eccitante. L mia candela non si smorzava mentre lei si impregnava sempre più di caldi umori e iniziava a gemere fino a fare i suoi soliti lamenti profondi come il raglio di un’asina. Godeva senza ritegno Cinziotta, godeva e voleva godere ma fu a quel momento che io le feci una cosa che la fece impazzire. Mentre era al culmine, la misi da parte e mi alzai rivestendomi. Cinzia impazzì e io la conoscevo bene, sapevo che questo l’avrebbe fatta stare malissimo. Feci per andarmene lasciandola accartocciata sul divano a sditalinarsi anzi per fare meglio le consentii di abbracciarmi e riportarmi sul divano dove, però, spietatamente la masturbai infilando le mie dita in ogni buco del suo corpo. La penetrai con due tre dita nella vagina e le infilai le dita dell’altra mano dentro il buco’ del culo, senza che lei potesse fare nulla. Non le concessi neanche un bacio e nonostante impazzissi nel desiderio del suo corpo rimasi rigido continuando a trattarla come una bambola, un giocattolo, finché lei iniziò ad implorarmi di darle il cazzo e iniziò a fare i suoi capriccetti da paranoica. La schiaffeggiai senza violenza ma con autorità in viso e poi ricominciai a leccarla poi la leccai in tutto il corpo, soprattutto nella vagina, la clitoride e sbrodolai di saliva la sua zona perianale. Cinzia non stava più nella pelle era preda di molteplici orgasmi susseguenti in una lunga catena e non sapeva più cosa fare con me che la sovrastavo duramente, quasi in maniera malvagia. Le feci capire che doveva succhiarmelo e lei ubidiente lo mise in bocca’ lavorandolo a tutta gola. Non volevo, comunque, arrivare per nulla al mondo e gli e lo feci capire togliendolo anche in questo caso in maniera brusca, lei sembrò rivoltarsi ma bastò un ceffone per farla rinsavire iniziandosi a masturbare furiosamente, mentre si sentiva oramai di continuo il suono del cellulare di Cinzia. Si masturbava la con la mano destra in vagina e la mano sinistra carezzava le tette. Cercava il contatto con me ma io sdegnato continuavo ad intrufolare le mie dita nel suo ano. Era ansimante la Cinzia, e il telefono continuava a squillare mentre io ricominciavo a suggerla e leccarla. Ero concentratissimo nel non lasciarle scampo. Ero fuori di me e più sentivo il telefono squillare vanamente e vedevo Cinzia contorcersi nel tentativo infruttuoso di avermi, quindi vedevo la sua frustrazione, più io ero eccitato a mille. Riuscì a infilarsi nuovamente il mio pene in bocca e io sentivo le sue splendide labbra e la sua lingua lavorare benissimo e io cedetti lasciandola fare per un po’. Era veramente snervante e quando Cinzia iniziò a succhiare i testicoli con maestria io mi lasciai andare e la rivoltai su se stessa, ribaltandola, quindi la misi a pecora su quattro zampe e la infilai in fica staffilandola come un energumeno mentre lei ora non riusciva a sopportare la mia irruenza. Ancora il cazzo di cellulare suonava mentre lei gemeva e ad un tratto i gemiti divennero urli. Sentiva il cazzo che affondava nel tenero burro della sua fica grondante senza regolarità io andavo giù duro e poi lo toglievo per poi rituffarmi in quell’orgia di sensazioni violente, in modo animale. Così Cinzia doveva essere presa. Senza ritegno, senza rispetto. Lei era frenetica a pecora si muoveva benissimo, volevo arrivare e iniziai a marciare ad un ritmo più possente i colpi si assestavano decisi in fica sempre più decisi, sempre più sicuri , sempre più forti e lei iniziò a ragliare e ora mi chiedeva con voce interrotta di sbatterla come sapevo, dentro, dentro sempre più. Mi entusiasmava la sua supplica rotta dai singhiozzi e poi gli urli, lei venne e io appresso a lei sborrai tutto quello che avevo annegandole la vagina. Rimanemmo accartocciati io su di lei e con le dita che presto iniziarono a titillarle il buco anale. Cinzia conosceva il mio appetito sessuale con pochi limiti ma aspettò di essere più carica. Cercai il suo volto dischiusi le sue labbra e imposi la mia lingua nella sua bocca. Ancora una volta perentorio, secco, prepotente. Lei rispose mano mano in baci lunghi e appassionati. Ero nuovamente eretto e potei scendere nuovamente a suggerle la clitoride e la zona perianale con la lingua, la punta e le dita. Infilai tutto, sollecitandola in ogni modo senza darle nuovamente tregua e lei ha ricominciato a donarsi, cercando il mio pene in maniera parossistica, maniacale, ossessiva. Lo voleva a tutti i costi mentre io la ingozzavo di ditalini e slinguate frustrandola ancora. Cinzia non ce la faceva più non reggeva questo mio modo di distruggerla non diceva nulla avrebbe voluto darmi del bastardo, stronzo se avesse potuto ma io no gli e ne davo il tempo non le consentivo di pensare. Volevo mandarla in tilt. Ero sceso per l’ennesima volta sul suo inguine suggendola senza tregua mentre a lei non rimaneva che strizzarsi le tette con atto di frustrazione estrema. La mia lingua guizzava in ogni parte ‘leccando ovunque senza che lei possa trattenermi in alcun modo. La figa era un mare caldissimo e io leccai avidamente tutto. Si lamentava Cinzia e io per la prima volta le dissi che questo era quello che volevo accadesse. Le concessi a questo punto un po’ di nerchia infilandogliela in bocca e lei avida e desiderosa lo accettò senza fiatare infilandoselo. Iniziò a succhiare a pompare e poi a leccare con perizia meravigliosa ma quando vidi che tentava di farmi arrivare duro per come era lo tolsi dal suo forno Era quasi isterica mentre io sorridevo compiaciuto poi ad un tratto senza dirle niente la posi a pecora e questa volta la infilai spietato nel culo. Cinzia sentì l’ingresso violento e iniziò a farsi cavalcare con forza seguendo il mio andamento sulle ginocchia. Le tettone ballavano e io le presi palpandole e spremendole senza pace. A questo punto il suo ansimare e il suo gemere erano divenuti il solito raglio profondo e intenso. Godeva la porca, con me che con le dita le marinavo la vagina senza scampo, mentre i suoi fianchi erano all’unisono a sbattere continuando a svaccarla profonda. Le svuotai in culo un mare di sperma con lei che ragliava ancora di più a bocca aperta e totalmente sudata. Sentii l’esigenza di riposare avevo messo molto di me stesso in quella inculata ma lei a distanza di una decina di minuti armeggiava per farmi ripartire. Lo voleva duro e approfittando di un mio momento di déb’cle lo infilò in bocca iniziando un pompino senza risparmio. Cinzia era una grande amante non c’era nulla da dire. Lo leccava e lo succhiava con gusto sempre crescente e il mio pene inturgidiva, e quando mi resi conto che così facendo mi avrebbe fatto arrivare lo tolsi e la misi a pecora sditalinandole prima la vagina ancora una volta zuppa fradicia e poi inserendoglielo dentro. Iniziavo a forzare e lei gemendo e ansimando sapeva come incitarmi ad andare più diretto, sempre più duro mentre con le mani trattenevo i suoi glutei poderosi. Fu un entra ed esci frenetico, favoloso e senza tregua ne per me ne per lei quando decido di entrare alternativamente nella fica e nell’ano per svariate volte finché Cinzia non si piega sulle ginocchia e rivolgendosi a me chiese di calmarmi’ poiché non avevamo fretta con voce rotta e continuando ad ansimare’Entrando nell’ano sentivo Cinzia urlare e godeva. Mordevo con insistenza le sue spalle, la sua schiena nulla di lento era in me, nulla era calmo’ mi resi conto che la desideravo da morire. In quei specifici momenti non potevo fare a meno di lei e Laura, Barbara o chiunque altre non erano neanche ricordi. La sbattei con tutta la forza che avevo e lei ansimava sempre di più e mi incitava a venire ma io ancora non ero sazio di lei non ero pronto la lecco, la succhio mi stacco da lei per la sua disperazione. La faccio dannare. Cinzia non sapeva come prendermi, le sfuggivo di continuo e scesi nuovamente a suggerle la topa con ardore’quella che lei coccolandosela chiamava topina. Voleva essere rassicurata, voleva sapere quanto desiderassi la sua topolina e quanto volessi il suo fiorellino, il suo buchetto del culo mentre io ripulivo tutto frugandola con le mie dita, titillandola, masturbandola e mordicchiando la sua clito. Stava impazzendo ancora dimenava la testa senza pace e cercava di trattenere il mio viso dentro la sua vagina mentre io ccon le dita ero già a infilzare per l’ennesima volta il suo buco del deretano. La masturbavo e lei cercava pace. Volli sfiancarla e ci riuscii e solo quando mi resi conto che era spossata le allargai le cosce e la infilai in fica senza darle tempo di respirare. I miei furono colpi poderosi e l’impatto su lei svaccata furono travolgenti. Cinzia non era più in grado di gestire se stessa subiva per inerzia ed era quello che volevo io. L’avevo fiaccata mentre le guaiva languida, gemeva e faceva colare i suoi umori a frotte, senza controllo. Il divano era oramai un lago di liquidi in cui io sguazzavo entrando e uscendo dentro di lei. Cercava con le ultime forze di spronarmi ad arrivarle dentro e ora sentivo anche io il desiderio di concludere trionfatore ma ebbi difficoltà ma prosegui in lei semi inanimata finché sentii finalmente la scintilla, stavo arrivando e generosamente la avvertii’Cinzia trovò la forza di stringermi a se e godermi tutto fino alla fine. Fu bellissimo e coinvolgente. Anche in questo caso ambedue rispettammo la pausa questa volta, però pieni di effusioni, di carezze, baci e tenerezze varie. Fu il momento buono per Cinzia di alzarsi e prendere il cellulare’ ritornò sul divano’lo guardammo insieme Cinzia era divenuta tesa’ Le telefonate e i messaggi di Marcello, il suo nuovo uomo, si sprecavano. Cinzia avrebbe avuto l’impeto di richiamare ma io le presi il cellulare e finalmente lo spensi dicendo di lasciar stare ora eravamo io e lei. Finalmente mi accompagnò sul suo letto a due piazze, nella sua camera e lì mi prese il pene e lo portò all’ingresso della sua vagina ancora bagnata e dolorante. Non ero eretto ma lei fece di tutto per infilarlo e salì sopra iniziando a roteare come in una danza i suoi fianchi. Io rimasi estasiato e la lasciai guidare quello che iniziava a delinearsi come un fantastico vortice, mentre lei saliva e scendeva in un entra ed esci sempre più crescente e ritmico con me che iniziavo a spingere e a impadronirmi con le mani e con la bocca dei suoi seni maturi, sodi, possenti. Le mise’ le sue mani sulle mie stringendo a sua volta i capezzoloni, e poi togliendo le mie mani si titillò con le dita le punte sino a farle diventare come chiodi. Dovetti resistere con molta difficolta ai suoi continui cambi di velocità e a quelle straordinarie rotazioni era tutto piacere quello che orgasmava la sua fica su di me. Uno scolo fantastico mentre mi chiese di resistere ancora’ puoi si alza mentre il mio membro e ancora eretto e con un movimento rapido cambia posizione. Si mette di spalle e inghiotte ancora una volta tutto il mio essere tutto ci venne semplice. Cinzia era maestra mentre il suo culo saliva e a scendeva tanto che decisi di infilarle il pollice nel buco del culo. La mia richiesta è importante e Cinzia capì. Si sollevò e ricadette con il buco del culo allargato sul mio pene, sospirando e infilando le mie dita nella sua fica. Riprendemmo ritmo e quota, questa volta per l’inculata. Ansimava forte Cinzia e ora mi resi conto che a bocca aperta sbavava. La saliva le scendeva sul mio corpo a seguito dei colpi e dei pastrugnamenti che le infliggevo. Il livello di eccitazione era davvero altissimo e Cinzia ad occhi chiusi sentiva oramai solo l’intensità montante del mio desiderio. Ricadde su me sempre più pesantemente sino a farsi infilzare in maniera violenta, spietata e fu lei a volerlo sempre più violento e sempre più spietato in culo. Lei iniziò a gemere quindi a ragliare gemeva, ragliava e godeva . Io continuai ad andarle dentro e quando fu il momento esplosi come impazzito rivoltandola di peso alla pecorina e forzandola negli ultimi colpi prima di liberarmi dentro il suo intestino. Ero talmente preso che non fui in grado di comunicarle l’arrivo anche se lei era già molto soddisfatta dai miei ditalini continui. La gratitudine di Cinzia era molta e’ ben presto me la dimostrò con un superbo bocchino che coronò l’incontro. Ci rendemmo conto che era quasi pomeriggio e che Cinzia iniziava ad essere agitata. Mi disse che avrebbe dovuto incontrare una sua amica e io non le feci problemi. Le dissi però che prima di andare via avrei voluto fare una doccia. Lei mi diede un accappatoio celeste, evidentemente non della mia misura, ma molto più piccolo, ebbi la fantasia che fosse quello di mio cugino suo ex ma non dissi nulla, andai nel bagno e mi chiusi nella cabina fui però lieto quando la cabina si aprì e Cinzia si inserì da dietro massaggiandomi il pene che iniziò a svettare e la doccia finì per divenire un mio fantastico atto di resa nella sua bocca, di nuovo, intenso e profondo. Da questo al resto il passo fu breve, mi accorsi di adorarla e che non potevo fare a meno di lei e lo stesso immaginai fosse per lei. Cinzia sorrideva e una volta entrambi in accappatoio lasciva mi disse che sebbene lo specchio era più piccolo rispetto a quello del bagno di casa mia avremmo potuto fare belle cose e senza che io rispondessi era già posizionata a 90 gradi e mi chiedeva di prenderla ancora. Dovetti constatare che non si saziava mai e così presala per i fianchi cominciai a scoparla nuovamente mentre il sobbalzo delle sue tette viste allo specchio mi provocava una eccitazione ancora una volta incontenibile. Misi le mani su quei promontori galoppanti e munsi con tutta la forza che ebbi mentre lo stesso feci nell’infilarla in fica. Era tutto facile, splendidamente facile e tranquillo. La forza e l’intensità della monta aumentarono sempre più e lei in più occasioni si rivolse a me chiedendomi di rallentare non riusciva a tenersi con le mani per quanto la sovrastavo. Cinzia faceva smorfie molto eccitanti, moltissimo, anzi e quando sentii di essere al culmine e la avvertii. Cinzia ansimante mi incitò costantemente dicendo che non ce la faceva più così la mia ultima staffilata fu quella che le siringò in fica l’orgasmo rimastomi tra le sue urla questa volta veramente potenti.

Rimanemmo abbracciati e non smisi un attimo di coccolarla teneramente. Cinzia dimenticò anche l’appuntamento con l’amica mentre io provai la gioia di rimanere abbracciato con lei per tutto il pomeriggio e la serata. Non avevamo neanche mangiato e fu Cinzia, dopo aver messo un pigiamino molto sexy a invitarmi a cena dicendomi che se avessi voluto avrei potuto rimanere con lei anche la notte. Era la prima volta che mi chiedeva una cosa del genere e io accettai con piacere, anzi con molto piacere. Notai con altrettanto piacere che il cellulare era ancora spento e lei per rassicurarmi mi disse che questo era il nostro week end, da ciò compresi che la donna aveva in mente di trattenermi anche l’indomani per una domenica che pregustavo. Cenammo difronte alla tele sul divano abbracciati come due innamorati e quando le dimensioni del mio cazzo iniziarono ad essere imponenti Cinzia me lo fece subito notare. Del resto in accappatoio non potevo nascondere molto e lei si mostro molto attenta e desiderosa. Iniziò a massaggiarlo senza scampo. Rideva mentre io fingevo di voler essere lasciato in pace. Erano quasi come le scaramucce di una coppia veramente innamorata. Il gioco durò abbastanza a lungo finché io mi alzai e sorridendo tolsi l’accappatoio e esibii il mio scettro di carne. Fu la fine della pace: Cinzia si avventò e io la lasciai fare. Lei salì sopra e iniziò una cavalcata leggera fino a quando lei iniziò ad ansimare sorridendo. Io le dissi più volte cosa volesse e lei rispose sempre che voleva me. Voleva essere riempita e io sapevo come riempirla in ogni senso. Fu questa la frase che mi fece partire una eccitazione furiosa. La feci scendere e lei abituata al mio desiderio di dominio eseguì alla perfezione si posizionò carponi mentre io iniziai a prendere possesso di lei nella nuova posizione suggendole le spalle, il collo e i lobi delle orecchie. Continuavo così e sapevo che Cinzia avrebbe perso la testa. Ora avevo denudato la donna e le mie attenzioni erano rivolte alle tette e al culo. Le mie mani fisse sulle tette, tuttavia furono dolcemente spostate da Cinzia fino a far entrare le dita nella vagina e così sorrise soddisfatta. Cinzia inarcò molto bene il suo bacino e il mio membro teso entrò senza problemi nella sua vagina calda e accogliente infilzandola. Con le mani giunsi a sottomettere i capezzoli ritti e impetuosi. Furono di nuovo gemiti e gridolini di piacere che uscirono dalla sua bocca mentre il mio assalto iniziava ad essere ritmato e la figa sbrodolava succo. Cinzia rispondeva come al solito, godeva. Emetto un gemito di piacere spalancando completamente le mie cosce per assaporare intensamente il piacere e mi incitava a scoparla senza darle tregua. Lo chiedeva lei con frasi in romanesco molto colorite ed eccitanti e il suo liquido vaginale divenne una vera cascata. Continuai a martellarla e poi lo tolsi cercando di penetrale il fiore anale. Troppa era la dilatazione della vagina e troppo il succo. Non sentivo più le pareti per quanto ormai zuppa era la fregna. Non sentivo l’entra ed esci , mentre in culo si, potei ripartire era più stretta e ben presto orgasmai anche io urlando forte tra i suoi nitriti.

Mi accascia nel suo culo svuotando tutto e anche questa volta lei si mostrò accogliente e gioiosa. Ero stanco e anche lei aveva gli occhi del sonno. Si alzò dal divano, spense la tele e venne a prendermi con un sorriso invitandomi ad andare con lei nel suo letto matrimoniale. Fui felice. Ci coricammo teneramente abbracciati e

Domenica 19 gennaio

L’indomani mattina, fu lei a prendere l’iniziativa. Mi resi conto che era tardi, e che avevo dormito molto, come un sasso. Cinzia in accappatoio mi aveva portato a letto un cappuccino fatto con la macchinetta e scherzando mi aveva detto che aveva preso il caffè e voleva la panna prima di fare la doccia. Io bevvi il cappuccio e mi posizionai in modo da permetterle ogni movimento e lei prese in bocca il mio pene e fece tutto quello che volle. La mattina solitamente sono molto turgido e arrivo con moltissima difficoltà, per cui Cinzia dovette lavorare e gustare molto il mio cannolo prima di raggiungere la panna ma la panna arrivò e lei la seppe gradire, non ci fu nulla da dire. Iniziò molto bene la giornata e preso dal desiderio non appena Cinzia finì la pulizia del mio cazzo la portai in bagno, aprimmo la doccia e li ebbi modo di sdebitarmi con un lunghissimo atto orale e inserimento delle mie dita nel suo buco del culo. Godette talmente tanto che perse l’equilibrio, le sue ginocchia cedettero e fu perennemente sostenuta dalle mie braccia. Fu meraviglioso continuare a martoriarla in quella maniera mentre lei in mia balia era in grado solo di gemere e di ansimare. Non poteva fare altro. Scherzando le dissi che oramai si sfaceva troppo facilmente, in effetti sembrava veramente sfranta. La accompagnai in camera da letto dove io mi rivestii mentre lei aveva preso il cellulare ed era indecisa se aprirlo o meno’ Le sorrisi per rassicurarla e le dissi: fai come vuoi, Cinzia, io sono qui con te, non mi interessa null’altro. Sorrisi di nuovo e lei si sentì meno imbarazzata’decise di non aprire il cellulare e mi chiese di aspettare che saremmo usciti insieme. Andammo al centro di Roma passammo il pomeriggio della domenica insieme, divertendoci, passeggiando mano nella mano come una coppia di amanti, in maniera molto tenera e poi ritornammo a casa. Ci abbracciammo spesso e ci baciammo altrettanto, parlammo molto e io compresi che Cinzia mi piaceva davvero molto. Bastò varcare la soglia della porta di casa sua, però, e tutta la tenerezza del pomeriggio lasciò spazio al sesso carnale e primitivo. La presi subito per le cosce, raggiunsi l’inguine e lei cedette subito. La spogliai freneticamente e io la adagiai alla prima mensola che trovai alzandole una coscia, prendendola così in piedi. Le strappai il perizoma. Cinzia mi fece capire ad alta voce che mi voleva giù a leccarle la fica’. Chiedeva ed esigeva il servizio di bocca, e lingua e io scesi a succhiarla tutta creando in lei un fantastico desiderio. Iniziava a sbrodolare umori nella mia bocca”io leccavo la clitoride e lei gemeva rimanendo senza fiato. Continuai a tutta lingua e lei mi chiese di continuare mi teneva stretta come avesse una ventosa in fica. Spalancò le cosce completamente e furono fiotti di liquido che colarono senza requie. Stava iniziando a cedere sulle gambe per cui la spinsi verso il tavolo del soggiorno piano ma con decisione e la costrinsi a reggersi facendole inarcare la schiena e’ costringendola a offrirmi i suoi glutei in posizione alta. I suoi glutei sodi erano tutti da montare e in men che non si dica io giocavo con le mie dita fra la fessura perianale la fica caldissima e sugosa e il buco del culo”. Le mie dita furono esperte e rapide. Puntai ad allargare il buco con due e poi tre dita. Le feci sentire la parte superiore del mio pene strofinandoglielo all’ingresso del culo e iniziai a puntare l’orifizio per entrare e così entrai dopo quattro tentativi a vuoto quindi quasi subito ”mentre Cinzia si rilassò e tutto mi fu più facile. La donna si volse all’indietro e guardandomi mi sorrise. Ero al suo interno, ancora una volta, e lei iniziò a sculettare mentre io ogni tanto le davo qualche schiaffetto sulle natiche per movimentarla. Sapeva come agevolare la mia penetrazione anale e fece tutto talmente bene da suscitare in me un desiderio irrefrenabile. Divenni una bestia, tutto istinto. Le infilai l’intera mano destra in fica mentre con la sinistra le munsi le tettone senza darle un attimo di tregua mentre lei si accartocciava ripiegandosi su se stessa’ e iniziando a urlare il suo desiderio per me. Mi chiedeva di metterglielo forte, forte, fortissimo e io andai a stantuffarla con vigore. Il suo collo, le sue spalle furono il teatro di baci e mordicchiamenti continui. La mia nerchia era saldamente impegnata in un entra ed esci strepitoso. La fica era zeppa di liquido seminale le mie dita agivano molto bene comincia a colare liquido seminale. Non volli altro che il suo culo.. La inculai con una violenza inaudita e lei con la testa riversa sul tavolo e con rantoli di voce incitava per quello che poteva pressata per come era. I miei colpi furono forti e profondi anche se appena iniziai a sentire che venivo nel suo intestino affrettai la cadenza, quasi non volessi perdere un istante, mentre Cinzia reggeva ancora per un po’. Finalmente la riempii con lei che godeva senza ritegno fino ai miei ultimi colpi che infilarono gli ultimi spruzzi di orgasmo. Le rimasi dentro finché potei con lei che ora era perennemente rivolta all’indietro esternandomi sorrisi dolci e bacetti come mai aveva fatto. Era appagata ma vi era altro.. mi baciò le mani in maniera intensa e poi mi chiese di portarla a letto. Lo feci e rimanemmo abracciati. Le mi strinse forte e sorrideva ancora con un sorriso dolce che non le conoscevo. Mi accarezzò dicendo che era esausta ma felicissima ed io scherzando le chiesi se per caso si stesse innamorando. Tutto era nato solo ed esclusivamente per un desiderio carnale’ lei mi faceva sangue’e così ritornò seria dicendomi: ‘se te dicessi che me sto a innamora’, te farebbe tanto schifo?’ Non seppi cosa rispondere, mi venne da sorridere’forse non potevo immaginare una piega così a questa storia. Lei mi prese la testa fra le mani e mi disse: ‘risponni. Non te poi innamora de una come me? Le dissi: ‘forse si’. Non lo sapevo di preciso, non ci avevo mai pensato sino ad ora. Mi abbracciò e mi strinse forte nonostante io mi fossi posizionato per succhiare e mungere quelle tettone belle. Con quel corpo sotto le mani non riuscivo ad essere tenero. Cinzia mi fece fare ma lentamente tra le mie braccia si stava lasciando andare al sonno. Dopo averla pastrugnata abbondantemente le chiesi di mettere il mio pene fra le tette e Cinzia rifiutò in maniera gentile poiché era stanca. Ci rimasi male e lei lo capì per cui prese il cazzo nella mano destra e iniziò a masturbarmi a parziale risarcimento del lavoro di tette non fatto. Così potei acquietarmi e lei si addormentò. Ero indeciso se rimanere per la notte o lasciarla dormire. Rimasi un poco a pensare sul da farsi e poi decisi di rimanere accoccolandomi nel letto a fianco a lei.

Lunedì 20 gennaio

Non sentii la sveglia ma sentii la bocca di Cinzia che succhiava a mantice il mio cazzo e ciò mi diede un senso di liberta e di gioia. Aprii gli occhi quasi con l’orgasmo che stava per travasarsi sulla lingua di Cinzia. Fu un attimo e la crema pasticcera uscì, per cui la donna salì sopra e piena di sperma mi baciò condividendo il mio succo. Sorrisi eravamo tutti e due con la bocca piena di orgasmo e fu bello poiché a quel punto fui io ad andare ad omaggiarla. Le mie labbra e la mia lingua lavorarono alacremente sulla sua clitoride e le sollecitazioni ebbero subito la risposta che mi attendevo. Con le dita aprii le grandi labbra e la lingua si insinuò dentro, insieme al mio naso. Cinzia sorrideva, si era predisposta e aveva inarcato bene la schiena in modo tale da aprire le cosce nel modo migliore. Iniziò con piccoli gemiti quindi ad ansimare”trattenendomi con tutta la sua forza sulla vagina mentre vado profondo. Fu Cinzia a chiedermi di essere penetrata ed io entrai senza nessuna difficoltà tutto era fluido e morbido. Il succo era un mare ed io affondai con forza il mio cazzo con colpi violenti. Cosa che puntualmente fa con grande energia. Emisi un grido ed un gemito di piacere. La stantuffai come un pistone a pieno regime per molto tempo e lei ben presto raggiunse i suoi orgasmi entrando in debito di ossigeno. Ragliava la mia asina. Godeva nel vedermi possederla con me che vado duro mentre lei era arrivata soddisfatta. Non riuscii ad arrivare in vagina” troppo calda, troppo piena di umori, troppo morbida fradicia, zuppa. Iniziai a pensare di nuovo al buco del culo di Cinzia. Cinzia non era molto d’accordo, ancora le faceva male ma visto che io la pressai. Mi aiutò aprendo il buco. Iniziammo entrambi ad ansimare mentre io con le mie dita lavoravo la vagina ridotta ad un lago.

I miei colpi furono sempre più intensi e profondi. Entrai in lei con un ritmo talmente frenetico che non fu più in grado di reagire. Ormai Cinzia urlava solamente e poi ragliava il suo godimento mentre io non riuscivo ad esplodere. Fu un attimo Cinzia si tolse il cazzo dal culo e distesasi mi fece segno di salire su lei. Incuneò perfettamente le sue grossissime poppe e mi fece adagiare la nerchia che iniziò a lavorare fra le tette con grandissimo godimento mio. Cinzia lavorava alacremente con il seno e aggiungeva la sua maestria orale. Fu magnifico e tra quelle colline fantastiche io seppi come esplodere irrorandole tutto il mio seme. Cinzia si spalmo tutta e agevolò me che succhiai il mio liquido su tutto il suo corpo. Era felice di avermi dato quello che le avevo richiesto e mi guardò con occhi teneri, dolci, strani per lei che solitamente era una donna cacciatrice. Non le bastò ricominciò furiosamente ad andare a caccia del mio pene e lo mise in bocca mentre carezzava i testicoli, lo scroto. Leccava e succhiava alternativamente in un pompino perfetto sapeva regolare la foga e il ritmo e quando fu nuovamente sostanzioso lo rimise sulle tettone facendo una spagnola che mi fece venire tutto quello che avevo in corpo ripetendo ti piace amore mio, ti piace amore ti piace amore, amore mio’. Finché esplosi nuovamente e i miei schizzi la fecero impazzire mentre con le dita si sditalinava la clito. Due lavori di tette in pochissimo tempo ed io iniziai a risentirne molto. Ero affaticato lo riprese lo ristrinse tra le tette per la terza volta stringendolo con le tette e ricrebbe in pochissimo tempo ancora. Era una posizione che a me piaceva molto ma soprattutto piaceva a lei e ciò mi permise di lavorare con le mie dita lungo il corpo e particolarmente dentro la vagina. Lei ripeteva parossisticamente la parola amore. La feci urlare nitriva dall’intenso godimento. Anche lei era un ansimare continuo. Ad un certo punto le tolsi il giocattolo e lo inserii nella fica calda, piena di liquidi e fu fantastico come lei mi accolse. La avvertii stavo per venire e urlammo all’unisono i nostri orgasmi. Andammo a malincuore a fare la doccia e li potei goderla ancora masturbandola con le mie dita e suggendola in continuazione. Ero inginocchiato con il volto immerso nella sua fica che non aveva mai smesso di grondare umori. Cinzia non si tratteneva e io così volevo. Continuava a chiamarmi amore e io titillavo ogni parte del suo corpo mi chiese di venire dentro di lei ma io preferii continuare a masturbarla, Non riuscivo più e così la soddisfeci. Ci vestimmo e l’accompagnai in ufficio. Andò a malincuore chiamandomi amore e baciandomi con la lingua in una maniera travolgente e appassionata. Sentivo di averla fatta tutta mia. Ero soddisfatto

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