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LA FEMMINA ALFA, CAPOBRANCO DEL MIO BRANCO DI LUPE

By 29 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi stendo su di lei. Una decisione improvvisa anche se…Si dibatte, ma non me ne frega niente, non sono mai stato tanto eccitato. Il cazzo mi sembra una clava, mi fa quasi male, non perdo tempo con preliminari, la testa del cazzo punta sul buco del sedere che voglio sverginare e premo. Non cede. Nonostante sia ben legata quasi mi scavalca. Ci riprovo e questa volta…non senza difficoltà entro. La testa del cazzo e tutto il mio peso gravano prepotenti sullo sfintere, il buco del culo che un poco si apre, si allarga sempre di più, ed impotente mi accoglie con dolore. Non ho mai inculato una donna. Non ho mai inculato nessuno. Lentamente ma senza fermarmi la penetro sempre di più, ci gioco. Sono in paradiso e ci sto bene, a lungo, poi farò il bis anche se già ora urla e si contorce. Mi regala ancora più godimento muovendosi ed agitandosi in questo modo. Sto per godere, così presto? No, preferirei aspettare ed un poco riesco e con mia gran sorpresa a trattenermi. Eiaculazione precoce avevano detto gli specialisti, in una forma non grave, media soltanto. Certo non adesso, le sto chiavando il culo da parecchio ormai. Possibile? La medicina? Esco dallo stretto anello ma non resto fuori più di qualche momento. Una lunga cavalcata fino alla eiaculazione quasi parossistica, lenta, interminabile, da sballo. Sudo, ansimo su quel corpo a tratti immobile ma spesso disordinatamente scosso da brividi di dolore. Io sono eccitatissimo, quasi fuori di testa. Forse perchè la ragazza è legata e questo mi fa un certo effetto forse..la medicina? Sto steso su di lei che geme piano. Dopo un qualche momento la voglio ancora. Questa volta si agita ancora di più ma al tempo stesso la penetro con facilità…ormai le ho rotto il sedere, è bella larga. Mi spiace per lei, non resisto ad aspettare e poco dopo ci riprovo, per la terza volta. Aver difeso anni fa quella gente e far del bene, è servito anche a me. Dopo però sono spompato e faccio zaino a terra. La osservo piangere, ma direi che averle dato da mangiare un poco di più le stia dando forza. La occhiata che intercetto però non è amorosa o sottomessa…’Bastardo’ credo di capire. NON ME NE FREGA UN CAZZO. Prendo lo scudiscio che mi hanno fornito…

————————–
Ed adesso cosa faccio?
Ero sceso ancora incerto, eppure…sapevo già che è tutto finito. I tre balordi sono morti nella esplosione e nel incendio che ne è seguito, tutto quello che era custodito nella cassaforte, documenti con cui ricattavano un mucchio di gente, è andato distrutto. Ricattavano anche me per qualcosa di cui non ero responsabile assolutamente.

Andando per la visita di controllo medico avevo incontrato il funzionario di polizia con cui ormai sono in qualche confidenza.

-E’ tutto come riportato sui giornali- aveva detto quello, del tutto indifferente.-piccoli ricattatori, piccoli spacciatori e potrebbe essere anche altro: armi ed anche donne ma sono solo ipotesi, non è rimasto niente su cui indagare. Erano furbi, di proposito avevano fatto in modo che ogni prova scomparisse. Abbiamo cominciato purtroppo a tenerli d’ occhio solo il giorno prima e per noi ed il magistrato il caso è chiuso-. Piccoli furfanti ed abbiamo un mucchio di altre cose più urgenti…

Prendo la ‘medicina’. La prendo da sei mesi, non credendoci per niente. Figurarsi, un intruglio di una specie di stregone africano, ma quando sei disperato…e funziona con meraviglia mia e dei dottori che di questa ‘medicina’ ovviamente non sanno nulla . Seguo le istruzioni che per fortuna ricordavo a distanza di anni. Non è molto buona di sapore, ma posso farne una certa quantità al mese solo mescolando al latte qualche goccia della mistura del mese precedente…ed ha anche l’ altro effetto…un effetto del cazzo…del cazzo che…rido tra me e me. Lo stregone la ha fatta con qualche goccia della mia urina e con chissà cosa d’ altro, funziona solo per me. Peccato, sarei diventato ricco…sia per le malattie che per l’ effetto del…cazzo.

‘…………………………
La casa è silenziosa a parte una musica, il motivo conduttore di un film famoso, ma solo in sottofondo. Una bella casa, ben arredata, ma si nota la mancanza della donna delle pulizie. Le spettava una vacanza… In cucina l’ uomo finisce di trafficare ai fornelli. Gli era stato detto di farla dimagrire ed ha ubbidito. Della porzione di riso versa la maggior parte in un piatto che posa sul tavolo accanto. La porzione per lei è pur sempre più abbondante del solito. Poco per volta pensa, passare di colpo a dosi normali potrebbe farla star male. Siede soddisfatto, ha fame. Dal pentolino versa la maggior parte del sugo di pomodoro e piselli nel suo piatto che cosparge di formaggio grattugiato. Assaggia e dentro di se, assente soddisfatto. Un secondo di carne, avanzata dalla sera prima con una patata lessata ed un frutto completano il pasto. Ripone i piatti ne l’ acquaio sciacquandoli. Li laverà più tardi. D’ accordo darle da mangiare pochissimo e freddo ma proprio gelato…scende portando il piatto senza posate, raggiunge la cantina, qui apre il passaggio occultato ed al solito si chiede perchè suo nonno avesse mai costruito quel ripostiglio, o meglio quel rifugio così ben occultato. C’ erano tedeschi e fascisti, tempi brutti, ma non ha mai accennato ad una sua partecipazione a quei fatti. Prima di morire gli ha solo spiegato come accedervi. Niente meccanismi elettrici, contrappesi soltanto. Si apre e chiude senza rumore.

Pochi passi e c’è l’ altra porta, attraverso lo spioncino osserva la donna. Bella e giovane ma non più ragazzina. Ed adesso cosa posso fare? Me lo ripeto in continuazione

Sui venticinque anni ha pensato quando glie la hanno portata. Nonostante camminasse un poco ingobbita e fosse bendata gli era subito piaciuta. I tre bastardi! Sembra esausta, giace nuda sulla stuoia, senza coperte o guanciale. E’ sveglia e sembra sfatta. Sarebbe strano se non lo fosse. Ha ascoltato i pianti e le invocazioni farsi sempre più rochi e deboli. Poco cibo. Al buio quasi sempre e da oggi anche ginnastica, fino a stremarla del tutto. -Quando sarà ‘pronta’ troviamo chi la compri.- avevano detto. La luce è bastante a mostrare il colore terreo del viso, ad un certo punto ansima un poco. L’ uomo, nella sua vita, ha posseduto la sua parte di donne, belle alcune ma questa…questa ha qualcosa che non ha mai trovato in nessun’ altra. Liberarla? Questa corre dai Carabinieri e qualcosa di questo posto magari ha visto o capito. Anche se sono sempre mascherato mi può riconoscere dalla figura, dalla voce. La polizia troverebbe questo nascondiglio di certo…

Quella resta immobile un attimo poi sussulta, guarda il piatto e passa la lingua sulle labbra aride. Si, è dannatamente bella. Bello il viso incorniciato dai capelli castani. Bello anche sotto lo sporco che ne fa quasi una maschera tragica, bello il corpo smagrito non poco in quei giorni di sofferenza fisica e di terrore. Da giorni ha smesso di reagire quando le libera le mani per cibarsi. Cibarsi non mangiare, è diverso. Poco e freddo, in orari irregolari come in orari irregolari la porto al cesso qui accanto. All’ inizio non ci riusciva con me presente, ‘ si abituerà anche a questo, vedrai- avevano detto. Si è abituata. Usando la sinistra, deve essere mancina, senza posate, porta il cibo, il riso, alla bocca, cerca anche l’ ultimo chicco, l’ ultimo pisello. Alza gli occhi. -Ti ho dato da mangiare più del solito perchè stai diventando brava, ubbidiente. Adesso bevi, adagio.-
Al posto del bicchiere le ho riempito una tazza più capiente. Passa le mani sul lercio stuoino che funge da letto e beve mentre io capisco di non poterne fare a meno. La devo avere, adesso, subito. La donna ha dormito a lungo, senza sogni. Solo nel dormiveglia, già di mattina, fantastica un poco, desiderio o sogno non importa, piacevole in ogni caso. Lui che cerca il calore del suo corpo, la stringe e lei si stringe a lui emozionata. La virilità del padrone, irrigidita dal desiderio preme sulle natiche, pronta a penetrarla, come sempre bollente ed esigente, tanto da incediarle i sensi. Attende vogliosa ma attenta a percepire, intuire cosa fare: stesa sul fianco sinistro protenderò il sedere, oppure, se vorrà la mia fica, scivolerò col busto e le gambe in avanti, aprendomi per lui. Sono col capo posato sul suo omero e la mano scivola lieve a cercare il petto, l’ altra sfiorato appena il pube si sofferma appena sopra l’ inizio della fessura che percorre per tornare in alto sul punto più sensibile, ma sta tutto svanendo, so ormai di essere sola ed in quei momenti la tentazione di toccarmi è quasi irrefrenabile, ma non devo. Neppure carezzarmii i seni devo. Nondimeno la sinistra scende, piano, quasi lottassi per fermarla, si posa sul pube glabro e si sofferma. Sotto i polpastrelli sento chiaramente i segni di cui vado tanto orgogliosa. Le iniziali del Padrone incise indelebilmente ad indicare quando inscindibile ed irrevocabile sia la mia dipendenza dal Padrone, la mia sottomissione. Non per la inevitabile punizione ma richiamata al dovere da quel marchio, mi fermo chiudendo a pugno la mano. Sei pazza, mormoro.

Di certo gli avrebbe detto di esser venuta meno al suo ordine perentorio. Magari non subito…e la conseguente punizione sarebbe stata alla’ altezza della colpa. Ma si è fermata… Guarda l’ orologio, è ora di cominciare la giornata. Sbadiglia ormai del tutto ben sveglia. E’ stato un lungo sonno, merito anche delle gocce che sempre beve in mezzo bicchiere d’ acqua la sera prima di vederlo, incontrarlo, adorarlo, almeno in occasioni speciali e questa è molto speciale. Non la chiama da un mese, è stato via. Una colazione abbondante, poi si abbandona alle mani più che abili di Carla e quelle meno esperte ma volonterose di Maura. Giusy no. Qualcuno deve provvedere a controllare il forno. E’ troppo vecchio ormai ed il termostato ed il timer ogni tanto si impallano con possibili danni disastrosi. E’ la prima volta che le affida con mille raccomandazioni e qualche patema d’ animo tanta responsabilità. Il forno contiene un pezzo restaurato, un pezzo importante come sempre. Non ha tempo per clienti da poco, deve dedicare il suo tempo al Padrone che di esigenze ne ha molte.

La una del pomeriggio. In discreto anticipo su l’ anticipo che sempre si impone per un incontro con Lui. Percorre con qualche batticuore gli ultimi passi, C 19, le due chiavi girano senza difficoltà ed è dentro. Il controllo è minuzioso ma porta via solo qualche minuto e pochi minuti bastano a rimediare a quello che ai suoi occhi sembra necessiti della sua mano. E’ molto in anticipo. Ha sete e sente anche lo stimolo di orinare ma si trattiene. Lo farà solo qualche minuto prima della ora stabilita, quando dovrà essere pronta. Allora sorseggerà lentamente un grosso bicchiere d’ acqua intero. Inconcepibile dovergli dire: mi scappa la pipì. Rabbrividisce persino alla idea terrorizzante di doverglielo dire mentre Lui si compiace di godere del suo corpo, di prenderne piacere. Le fauci e le labbra secche poi…anche dietro è a posto. Non uno ma due clisteri, poi, quasi digiuna, prima di uscire una peretta di pulizia finale seguita dal massaggio interno con la giusta quantità di crema emolliente dalle esperte dita di Carla. Sa come fare e quanta crema usare. Deve essere quasi del tutto assorbita prima che Lui…si, tutto sarà perfetto, deve tassativamente esserlo.

Si abbandona per il tempo di cui dispone sul divano. Il cuore le batte in fretta come sempre; come sempre aspettandolo è entrata in una agitazione che cresce col passare dei minuti. Non lo vede da un mese e sa che difficilmente ha avuto altre donne. E’ tanto sofistico povero caro che gli è quasi impossibile trovare… Sorride. Non che pensi possibile avanzare obiezioni, ma…meglio così. Si chiede come dovrà mai dargli piacere anche se, pur con la fantasia di Lui, i modi possibili non sono infiniti. Il sedere che adora e che dopo un mese di ‘riposo’, cure attente con massaggi e creme è tornato al meglio, meglio che nuovo, il suo sesso che adora e che ha subito analoghi trattamenti, ma specifici ovviamente ed infine la bocca che pure adora. Oli e creme sono bandite quando Lui usa i due orifizi, ma ginnastica, massaggi e creme occupano parte delle sue giornate mantenendoli appunto sempre al top. Persino per dargli il massimo di piacere con la bocca si allena tutti i giorni. La bocca, il sederino od il culo come di volta in volta lo chiama Lui. In tutti i modi, con mille varianti ma questi sono i punti fissi, non ne esistono altri. Padrone, Padrone, Padrone, mormora appena, in un crescendo di esaltante devozione, poi più forte quasi un grido: Vi amo. Sussulta, si guarda attorno quasi temesse…ne sorride, non c’ è che lei. Vi amo, ripete poi piano e neppure ora, assolutamente sola, prova, immagina possibile a parole evitare quel Voi che fa parte da tempo della sua appartenenza, della sua totale sottomissione, dell’ essergli schiava. Solo molto raramente, da sola nel dormiveglia osa, col pensiero soltanto, rivolgersi a Lui in modo meno conveniente, col tu. Al momento stabilito è in bagno. Lo specchio rimanda l’ immagine di una donna ormai sulla trentina anche se in realtà i trenta sono alle sue salle è si avviata verso i quaranta. La immagine non le dispiace anche se sa che di donne più belle è pieno il mondo. Rinfresca il trucco tanto discreto da essere invisibile nella poca luce che ci sarà, ed al momento giusto, qualche minuto prima della’ ora indicata si inginocchia con le spalle al letto ed alla giusta distanza. Il ‘corredo’, un dono fattole dal Padrone molti anni prima è ordinatamente posato su un velluto sopra la piccola scrivania: altre cento variabili non sempre apprezzate da lei. Non gradisce troppo quegli strumenti che pure tollera da tempo. Troppo distante pensa come sempre alla ricerca della perfezione, ma non si può fare altrimenti. Indossa una corta vestaglia che le copre a stento le natiche ed il pube glabro fino alle iniziali di Lui ben visibili. Lo straccetto di seta le fascia, sostenendoli un poco, i seni, ma sa che ben presto le verrà tolto di dosso. Una ultima occhiata. Si, è tutto a posto e cala sugli occhi la benda.

Come sempre il tempo si ferma quando mi copro gli occhi. Sembra non passare mai. Tendo le orecchie, correggo la mia postura ogni qualvolta senta dei passi o delle voci all’ esterno , altra gente, non Lui. Molte delusioni e poi sento con un misto di paura, gioia ed aspettativa la porta esterna cigolare, poi la altra porta, quella interna che si apre. Cigola un poco anche lei e ne sorrido. Possibile che lui non lo senta? Sono in ginocchio, non dovrebbe aver nulla da ridire su come sono messa, nondimeno mi correggo un poco. La porta viene chiusa e dal tempo impiegato può aver portato un amico. Non sarebbe la prima volta. Non che mi dispiaccia, o Dio, le primissime volte si, ma sono sua, è un suo diritto mentre io ho solo il dovere ed il piacere che non è poco, di ubbidirgli, di dargli piacere, di soddisfare ogni sua esigenza, anche di soddisfare il suo orgoglio di Padrone davanti ad amici o con degli amici . C’ è da dire che ubbidirgli mi è facile, molto facile. Naturale anzi. E’ il mio uomo, il mio unico uomo, gli altri…non contano.

Mi sembra impossibile ora ma lo ho odiato e lo avrei ammazzato se avessi avuto una qualsiasi arma , se solo avessi potuto farlo. Lo odiavo, lo disprezzavo, mi faceva schifo mentre cercavo di non ascoltare quel che diceva.

-Mi piaci, ti terrò qui, con me per sempre. Adesso ti godo, ti faccio il culo.-

Sussultai per la paura e lo schifo, a quello non avevo pensato. Quando? Una altra vita. Tornare a quei momenti…alla trappola, al sotterraneo in cui è cominciato tutto, mentre mi dibatto e grido nel bavaglio. Non ricordo tutto, anzi quasi niente. Dice sempre che ho lottato come una tigre…qualche attimo e sono con le caviglie scostate e legate alla sbarra. L’ ombra sul muro mostra impietosa lui che si spoglia, si masturba un poco per poi calare su di me vinta. Vinta? No di certo, non ero vinta; sapevo di non poterlo evitare…ma…combattevo, stringevo il sedere come se potesse servire a qualcosa. Lui continuava a sfregarsi sulle mie chiappe. Mi parve ridere persino. Si stende su di me infilando le mani tra il lercio stuoino ed il mio corpo, ne cerca i seni che stringe ferocemente, urlo, urlo ancora. Perdo del tutto la testa tanto che solo sentendo la testa del cazzo premere dolorosamente sul mio orifizio capisco che le mani non mi torturano più il petto e stava per succedere il peggio: un dolore lancinante, mi sentivo aprire e lacerare e continuava, continuava, non finiva mai e quando sembrava avesse goduto, subito ricominciava di nuovo. -Hai un culo da favola bella troietta- più tardi ti svergino davanti, ti rompo la figa.- Mi ha inculata tante volte, e frustata, e, e… non sapevo fosse l’ inizio della mia felicità.

Nella posizione di schiava supplice aspetto.

Sono orgoglioso di Sandra, orgogliosissimo. Deve avere un udito acutissimo per sentire il cigolio che si percepisce appena persino da presso la porta esterna. Sorrido ricordando le prime volte, quando la costringevo a restare inginocchiata sui ceci secchi. Però anche allora resisteva bene. E’ impossibile resti così, sulle ginocchia, in quella posizione troppo a lungo. Non a caso si è meritata in pieno il suo grado, è la schiava Alfa del mio branco di femmine schiave. Certo fino a dieci anni fa non pensavo possibile…

La donna sente le mani sulle spalle e fatica a non emettere un gemito di felicità e di piacere. Ha riconosciuto e lo farebbe tra mille, il tocco del Padrone. Ne riconosce la durezza non scevra di qualche momento gentile, persino la grana della pelle…l’ odore anche, quando passa il palmo sul suo viso. La manda in estasi sopratutto quando profuma dell’ odore di lui misto a quello degli umori del piacere di lei. Vorrebbe abbandonarsi a lui invece, da schiava addestrata è molto attenta, vigile e pronta ad eseguire qualsiasi ordine, che sia un parola o solo una pressione esercitata sul suo corpo. Come adesso. Le mani abbandonano i seni inturgiditi ed i capezzoli ritti fino a dolerle piacevolmente, scendono fin sotto i fianchi ed un attimo dopo l’ unico abbigliamento cade verso terra. Le sfiora il capo, le prende la mano. Basta. Sempre bendata slaccia i due bottoni e fa scorrere la lampo. Scopre che si è tolta la camicia prima di raggiungerla ma non le interessa. Spesso il Padrone così abitudinario, in alcune cose la sorprende. Si protende a cercare il pene di lui non ancora irrigidito, -è lento al l’ inizio- aveva detto … -ma poi…- Quella bastarda maledetta! Non ho mai saputo chi fosse…Anche la donna ama la lentezza e la precisione in quei momenti. La sinistra tiene sollevati i preziosissimi ammennicoli mentre l’ altra mano inventa, suona ad orecchio, percependo e con chiarezza quando insistere o cambiare arpeggio, come stringerlo con maggiore o minore delicatezza, menarglielo un poco per poi risucchiarlo nella bocca o con la lingua morbida percorrere il meraviglioso pene bollente in tutta la maestosa lunghezza. Di tanto in tanto una toccatina con la lingua puntuta, altre volte lo lambisce molto, molto lievemente e lentamente. Gode infinitamente nel dargli piacere, nel sentirlo fremere tra le labbra, inturgidirsi piano. Pian piano, questo si dice da tempo è il segreto, molto lentamente, impazzisce lui ma farlo impazzire in quel modo è fantastico. Sono io la padrona è arrivata a pensare orgogliosamente, la padrona! Adesso! E’ poco più che barzotto e può riceverlo tutto, può ricevere in bocca anche lo scroto inclinando il capo adeguatamente per infiggersi in gola almeno una parte del glande. Talvolta ‘succhia la bustina del te’, come dicono gli inglesi, un testicolo per volta, ma non adesso. Lui è immobile, lascia fare. In questi casi un suo suggerimento è per la donna una nota di biasimo. Nessuna nota di biasimo ora, e lei sente Il glande urgerle in gola ancor più ma non arretra ed anzi fa di tutto perchè succeda. Può così trattenere in bocca più a lungo la asta ed il resto del ricco corredo che tanto ama,. Raramente ci riesce. Non è ancora al massimo ma quasi. Lo impugna con entrambe le mani, lo lascia con la destra che va a trovare il buchetto di lui. Una faccenda delicata. Gli piace il polpastrello di lei che preme ed entra un poco, un poco appena Se preme troppo o se non è del l’ umore giusto può essere…pericoloso.

Qualcosa cambia. A Lui piacciono i pompini ben fatti, accurati, e la donna sa di essere brava, ma si è solo a metà strada, eppure sente che lui…insomma capisce il suo cambiamento. Il cazzo è ben teso ma certo lontano dalla sua forma migliore e la ferma, con gentilezza e non lo è sempre. -sul letto- dice pianamente, -a pancia in giù-. ‘meno parole di così non poteva usare’, pensa lei che se ne meraviglia. In genere il Padrone nel goderla è loquace, persino espansivo. Mentre ubbidisce si deve essere allontanato perchè le imprigiona i polsi con i bracciali del corredo da viaggio che le ha donato anni prima.

Così, come la prima volta…E’ come tornare indietro di dieci anni, nel ‘buco’, come lo chiamava e lo chiama lei. Anche se deve dieci anni di felicità a quei fatti nel buco, non ama più di tanto tornarvi con la mente, ed ora ci torna con la mente e quasi con il corpo, un attimo solo ma è così.

Come allora non potrebbe sfuggirgli anche se lo volesse e neppure gridare. La ha anche imbavagliata. Quando lui spinge le mani sotto il suo corpo per raggiungere i seni, istintivamente sta per cercare di agevolarlo ma si ferma. Se vuole così, così sia. Serra con forza lo sfintere, sentirà dolore, più dolore, il Padrone non ama certe finezze come oli o creme. Il suo culetto in dieci anni ha ceduto a reiterati assalti, ma la donna ha imparato ad usarlo al meglio per il piacere del suo uomo, del suo Padrone, del suo tutto. Non pensava certo di gridare, eppure un grido soffocato dal bavaglio le esce dalla gola. Il dolore forse non è tale da giustificarlo, la sorpresa forse. Non è la prima volta che la prende con tanta veemenza ma certo è la prima volta che ha serrato con tale ostinazione i muscoli dello sfintere che letteralmente sembrano sul punto di lacerarsi. E lei, dopo il grido, ancora si dibatte, stringe caparbia i muscoli doloranti prima di cedere. La monta, le chiava il culo e lei ne è felice. Fa persino leva per quanto può sulle ginocchia e sui gomiti per sollevare il sedere e muoverlo, stringe e allenta i muscoli allenati, si fa inculare alla grande, come piace a lui ed a lei, anche nel dolore.

‘Il piacere più grande è farlo godere.’ pensa mentre lo sente svuotarsi nelle sue reni, scosso da fremiti violenti, lunghissimi. E’ stato violento, ci ha giocato fino a farmelo bruciare come mai prima in passato…No, la prima volta…mi ha fatto sanguinare. Colpa mia, non dovevo stringere in quel modo. Chissà se anche adesso…ma no, da allora dopo le prime volte non mi più lacerata, più…

Non si spettava il resto, il vecchio castigamatti. Una verga, grossa ma leggera, tremenda perchè può infierire a lungo e dolorosamente senza lacerare, senza lasciare segni permanenti. Dopo una dozzina di colpi, questa volta grida senza neppure cercare di frenarsi ma lui colpisce e colpisce, colpisce ancora. Come allora! Colpi duri, a volte distanziati a volte in rapida successione, come sempre brucianti. Solo su una natica o sull’ altra, a volte su entrambe. Non sa mai cosa sia peggio. Per quel poco che può si torce, incapace di trattenersi. Da tempo non la batte con tanta ferocia, si ferocia. Sa quanto sia inutile supplicarlo, nondimeno lo fa ma il bavaglio smorza ogni parola. Gli sono mancata… un mese intero…

Si è abbattuta inerte sul letto, e per qualche attimo è quasi priva di sensi od almeno assente…poi, poi sogna ma non è un sogno. Le solleva i fianchi inerti ed il suo meraviglioso cazzo sfrega la fessura asciutta; no, non più asciutta, le basta poco ed il Padrone del suo Padrone la penetra con lenta, paradisiaca dolcezza, è tutto dentro di lei, dolcemente la chiava la fica, da dietro. Dolce…tenero, dolce e prepotente, padrone, si padrone, signore… Sono le fiamme de l’ inferno quando si struscia sulle impronte brucianti della sferza, il celestiale ed altrettanto bruciante piacere che dalla figa le sale a scaldare tutto il ventre, su fino al cuore che stringe in una morsa, le manca quasi la forza di respirare. ‘Tua, tua, tua’, comincio a ripetermi mentre i primi sussulti mi scuotono, brevi ma ripetuti a lungo, sempre più vicini. Mi perdo completamente. Sono la sua schiava, mi ha inculata e frustata. Ora sto godendo tra le sue braccia., sotto di lui. Lo amo, TI AMO, TI AMOOO…. Bastardo.

Mi stacco da lei, la mia cagna, la mia lupa. Una lupa alfa, la capobranco. Tiene le altre in riga e mi dona un piacere immenso possederla, sapere che è mia. Solo mia. Si è abbandonata tra le coltri. Sussulta ancora per il dolore e per il piacere. Gode persino se la frusto ed anzi a volte sospetto che dopo una bella battuta goda persino di più. Scuoto il capo. E’ pazza forse ma averla è una cosa magnifica. Magnifico è scoparla…Di nuovoscuoto il capo. Capirla è impossibile.


NON E’ UN AMICO MA NON POTEVO DIRE DI NO. E POI E’ SOLO UNA SCHIAVA.

Mi piace guardarla dormire. Sta sognando? Mi pare mormori qualcosa…adesso digrigna i denti, poi geme piano. Una bella battuta, ecco la medicina per ripulirle l’ anima. Da qualche tempo sembrava, è anzi meno attenta, superficiale. Cosa le frullasse in testa non so ma qualche cosa c’ era. Forse non se ne è accorta neppure lei. Dire che ne sia innamorato è sbagliato. Mi piace, mi piace da morire ma non ci si innamora di un gioiello e lei è un gioiello, prezioso anche…se la amassi non la batterei con gran piacere…di tanto in tanto. Certo non rinuncio a lei per tutto l’ oro del mondo. Geme di nuovo, più forte. Ho esagerato con il bastone? In genere lo sopporta meglio, da sempre. Di solito però decido quanti colpi e con che forza infliggerli prima di cominciare, sempre dopo la prima volta con lo scudiscio, lo sverzino che mi avevano dato e che non avevo avuto il coraggio di usare fino a quel momento. Amen, è stata una scopata memorabile. Se non basta ho un altro rimedio, infallibile. Funziona sempre quando ci devo ricorrere. Trattengo un ghigno. E’ furba anche, deve esserlo altrimenti non la ammirerei così tanto. Se la battuta non le giova, faccio un ‘piacere’ a Giorgio. Non lo ha mai osato chiedere però quando la vede…come Il Dottor…sei mesi fa. Giusto, sei mesi, è più o meno l’ intervallo consueto. Non una regola ma quasi.

Una cena come tante altre, tra amici e conoscenti. Finalmente arriviamo accolti dal Padrone, il Dottore. Due cameriere molto carine portano il bagaglio in camera, ci resteremo per un fine settimana che si prolungherà per qualche giorno. Mi faccio assistere in bagno e la lascio a lavarsi. Non la ho da qualche giorno, prima il suo ‘periodo’ poi una mia breve assenza. E’ venuta a prendermi in macchina al terminal con il bagaglio di entrambi in macchina e ci siamo messi subito in viaggio. Come va quella nuova? Si chiama Giusy, Padrone, va bene ma è assolutamente agli inizi. Servirà tempo. Per ora non ha capito niente o pochissimo. Se la porta a letto solo Maura? Carla ha cominciato anche lei, ma non da sola. Cioè? Sabato scorso Maura ha chiamato la piccola nella sua camera e poi sono state raggiunte come altre volta da Carla. Non solo a chiacchierare però questa volta. E tu? Quando sarà abituata ad ubbidire anche a Carla le sarà più facile accettare me ed accettando me…anche Voi.

La cosa me lo fa tirare ancora più del consueto. E la presenza nel letto della mia schiava, Angela, non è di gran aiuto a tranquillizzarmi. Nonostante sia stanco, se non mi attendesse una serata impegnativa almeno un pompino me lo farei fare, ma no, meglio di no. Stranamente mi addormento quasi subito.

La cena è gradevole e gradevole il posto dove è imbandito, poco distante dalla vecchia palazzina,in mezzo al verde. Anche il tempo è clemente, sembra estate. Angela attira gli sguardi dei due nostri ospiti del dottore sopratutto. Il nipote, un liceale un poco impacciato la guarda di tanto in tanto distogliendo subito lo sguardo imbarazzato, arrossendo anche. Un giuggiolone di diciassette o diciotto anni. Diciotto visto che fa l’ ultimo anno alle superiori. Non ha ragione di essere così imbarazzato, Sandra è vestita più che correttamente come sempre. L’ abito nero ne modella un poco la figura, evidenzia le sue forme ma non lo si può dire provocante. Ragazzetti…

Sono imbarazzato dice il dottore, doveva essere un fine settimana importante per mio nipote, molto importante ed invece. Si interrompe guardando verso Sandra che ha acceso la lampada sotto la caffettiera aiutata dal giovane che le ballonzola attorno. Alle cameriere è stato ordinato di sbarazzare e di ritirarsi. Avremmo badato noi al caffè ed ai liquori. Mio nipote ha qualche problema. Alla sua età non ha capito ancora che la differenza tra lui e le ragazze non è solo questione di abiti e di taglio dei capelli. Suo padre ed io siamo molto molto preoccupati e…ed abbiamo deciso…le due cameriere sono…erano disponibili a mostrargli la differenza. Mi guarda fisso. Perché cavolo mi racconta queste cose, cose così? Poi capisco. Sa di me e la mia donna, ma…? Ho invitato voi due perchè il padre ovviamente era meglio girasse al largo in questo ponte festivo e pensavamo che altri ospiti come sempre, avrebbero fatto sembrare tutto naturale. Di lei ci fidiamo. Abbiamo scelto due…cameriere, le paghiamo il necessario e…lo guardo interdetto. A mio nipote non piacciono. Non che abbia detto niente, forse neppure ha capito. Si è limitato a scappare. Non so, non c’ è feeling.

Io resto interdetto ma certo ancora ben lontano da pensare a cose strane che invece mi propone. So, prosegue, che la signorina è sua succube, una specie di schiava e pensavo…Li guardi. Sandra sta mettendo su un vassoio bicchieri, bicchierini e bottiglie. Lui sembra voler fare il vezzoso. Sono distanti e non se ne capiscono le parole ma lui dice qualcosa e lei sorride con un certo distacco.
Lascio sia il dottore a portare avanti il discorso. Neppure confermo che Sandra sia effettivamente la mia schiava e mi ubbidisca in tutto, anche in cose così. Beviamo il caffè. Vi lasciamo soli per qualche momento, affari. Il dottore si avvia verso casa, io posso solo dire al ragazzo di far compagnia alla ‘signorina’. Sii molto cortese, molto, sottolineo ripetendo la parola. Io devo andare.
Ha capito, diventa verde in faccia, anzi la faccia le si stringe attorno al naso. Ha capito. Va bene, padrone, ho capito bene, certo, devi…ma non posso finire. Torna il ragazzo che ha riportato in casa alcune cose. Torna il dottore con un biglietto. Una telefonata per lei. Non potevano continuare la telefonata. Mi porge il biglietto: Non pensa opportuno lasciarli soli? Decida lei. Eventualmente, dopo il fine settimana, faremo in modo di accompagnare a Milano la signorina.

Ed è così. Quasi così. La riportano come convenuto. La rivedo il pomeriggio. Occhi bassi ed orecchie ancora più basse. Sembra un cocker. Forse ho sbagliato, padrone. Siamo a letto, non le permetto neppure di ‘rinfrescarsi’ viene da casa ma è una abitudine. La stringo ma lei si ritrae. Forse ho sbagliato e dovrete punirmi anche se…ecco, volevo telefonarvi, chiedere cosa fare ma quando siete partito è scoppiato un temporale e il telefono non funzionava. Piange ora.
Non è colpa tua allora, qualsiasi cosa sia successa. Sembra un poco sollevata ovviamente.

Lei si è fatta mostrare qualcosa che lui aveva in camera, hanno parlato…ed allora mi sono fatta più vicina e lo ho abbracciato. Timido in maniera patologica, se aspettavo lui…Poi lo ho stretto di nuovo dicendo che era molto caro. Niente, zitto come un baccalà. Lo ho abbracciato per la terza volta e ‘per caso’ ci siamo sfiorati la bocca. Tengo la mia bella schiava tra le braccia, le bacio e mordo delicatamente i capezzoli, poi per eccitarla ancora di più la carezzerò tra le gambe, mi piace quando gode, quando si scatena. Ora un poco sorride. Lo ho spogliato insegnandogli a spogliare me. Son rimasta con lui fino a mattina e quando son tornata in camera mia…è un giovane torello, giovane ma moolto vigoroso, moltissimooo. Ride Le donne che si porterà a letto dopo le ‘ripetizioni’ che ha fatto ne saranno molto soddisfatte, a parte un piccolo particolare. Rido io adesso. Dimmi, racconta tutto, con i particolari. Anche i particolari? Sopratutto i particolari. Da l’ inizio? Da l’ inizio.

Non è particolarmente dotato. Ma lo usa bene. Mi ha fatta. No, mi ha scopata troppo in fretta e non sono riuscita a frenarlo più di tanto,ma dopo poco ha ricominciato. Questa volta ha fatto le cose quasi per bene. MI guarda e le scappa da ridere. Cosa c’è d’ altro. La terza volta me lo ha messo nel popò. Mi scappa un ‘cazzo’. Timido non è vero? Le dico ridendo. Ridiamo entrambi. Il fatto è un altro. E’ molto bravo in quello. Nel sodomizzarti? Quasi quanto Voi, Padrone e Voi siete un maestro. Poi gli ho insegnato a leccarla ad una donna ed in cambio ha voluto un pompino. A questo punto son tornata in camera mia ed ho dormito sino a mezzogiorno. Ero in bagno quando è venuto da me. Mancava poco a l’ ora di pranzo e ha chiesto di fare una sveltina, lui ha detto: qualcosa. Cosa è qualcosa? Gli ho detto di scegliere ed ha scelto. Mi ha presa come donna e come se non scopasse da un mese, un toro da monta. Tutte le volte successive ha preferito così, quasi sempre almeno ma ho perso il conto. Gli ho spiegato comunque che molto spesso le donne non appezzano, che dovrà provare ad insistere. Ha detto che noi donne siamo molto meglio dei maschi. Con noi poi non corre il rischio…che a lui non piace molto. Non ha detto cosa ma è ovvio. Gli piace metterlo ma non prenderlo. Fin’ ora non vedo di cosa…Il padre e lo zio. Quando Sandro è partito, avanti ieri…hanno voluto tutti e due…potevano? Dovevo dire di no? Scuoto il capo. Un malinteso le dico.

Torna dal bagno, sono a pezzi come sempre dopo che mi batte… così forte, così a lungo non ricordo sia mai successo… forse proprio mai. Solo nel ‘buco’, quella prima volta, ma posso ricordare male, era la prima volta, ero a pezzi moralmente, mi aveva fatto il culo ed era la prima volta in ogni maniera con un uomo. Era stata dura, mi aveva rotto il sedere, sverginato il culo alla brutta Eva e poi frustata, frustata fino a che il braccio si è stancato troppo per continuare. Parole sue. Mi ha chiavata due o tre giorni più tardi, quando mi ero ripresa.
Volevo ubbidire, avevo paura di essere frustata ancora, ma era stato più forte di me. Non potevo proprio. Mi ha dovuto legare come la volta precedente. Mi ha…

Caro, caro Padrone…sento lo spruzzo della bombola, il gelo che per un attimo quasi cancella il dolore, poi la crema. La usa raramente. Che senso ha punirti, frustarti e poi farti passare il dolore?
In genere soffro in silenzio per due o tre giorni. Oggi è più generoso del solito e per questo lo amo più che mai. Mi fa sedere,un poco di lato, sul fianco destro, tenendomi per le spalle mi fa bere il solito intruglio che odio. Cerco di evitarlo girando la faccia ma è inutile. So che fa bene ma è tremendo. Poi bevo. Conosco il tono con cui mi dice di farlo. Capace di ricominciare.

Lo vedo innervosirsi, Sono ancora segnata dalla verga, è raro dopo tre giorni. E’ uno strumento moderno, studiato apposta per fare male con segni che durino il meno possibile. Piegarmi mi fa male, mi fa male solo essere toccata ma…
………..

Sta bene abbastanza dice ed è lei a chiedermelo… e ne ho voglia. Ma quante cazzo di frustate, di colpi di bastone le ho dato? Mai più, devo badarci meglio la prossima volta. A l’ uomo importava fino ad un certo punto la sofferenza della schiava, era andato ben oltre le sue intenzioni comunque, ora però vorrebbe godersela ed aveva temuto di doversene privare… Va bene cara, sai ne ho voglia, se veramente puoi…Sarò a casa , da te, tra un paio di ore..

Ha detto di amarmi dopo una settimana che me la chiavavo. Sono letteralmente trasecolato. Ne vuoi ancora? Le avevo chiesto furente non ricordo il perchè e mostrandole la sferza, lo sverzino. Aveva risposto: no padrone, basta, per pietà basta. Dopo qualche attimo aveva mormorato così piano da farmi pensare di averla intesa male: vi amo. Vi amo!
Questa volta non era possibile sbagliare. Padrone? Vi amo? Come è possibile!

Dopo avermi lavata accuratamente mi aveva deposta ancora umida nel suo letto. Una tazza di latte caldo e poi…per la prima volta avevo provato piacere nel essere posseduta da un uomo. No, non un uomo, un dio, da Lui, il mio padrone. Padrone? Non so neppure quando lo abbia chiamato così per la prima volta, ma dentro di me già lo sapevo… senza saperlo. Contorsioni mentali di una donna innamorata, si innamorata senza saperlo. Lui comunque non lo aveva chiesto, neanche accennato… Provavo subito un sottile piacere nel dargli il mio corpo, nel lasciare anzi che mi prendesse senza remore a suo piacere e spesso con mio dolore, sofferenza, come e quando voleva, come faceva da giorni ormai… Un piacere mentale sopratutto ed anche, ma solo in piccola parte, fisico. In piccolissima parte a l’ inizio. Solo col tempo è cresciuta la capacità di questo mio corpo un poco sgraziato e comunque tutt’altro che perfetto di godere del suo uomo. Del mio uomo? Del mio amante? Non sapevo neppure cosa fosse per me od io per lui. No, non lo capivo ma cominciai a spiare soddisfatta la crescita di questa…soddisfazione mentale ed intellettuale, del desiderio di darmi a Lui, di essere appagata nel vederlo ricavare sempre più piacere nel possedermi come donna e perfino come un ragazzo, dietro. Si anche questo accettavo con piacere per dargli piacere.

Mi piaceva essere desiderata, mi piaceva portarlo a volermi spesso, in tutti i modo e mi sforzavo di migliorare, spiandolo per capire e prevenire le sue esigenze. Una consapevolezza e pensieri maturati solo col tempo, lentamente. Era certamente solo istinto, il mio istinto di donna, ma solo col tempo, è scomparsa la piccola area grigia di dubbi e perplessità che nel mio cervello ancora stagnava e di tanto in tanto, ma sempre meno mi rendeva bizzosa, disubbidiente quasi. La causa di un miliardo di frustate, di ore appesa al patibolo…di lacrime e di parole di pentimento. Ho cominciato allora a capire, ma solo un poco, cosa significhi amore: la catena che ti lega il cuore, impossibile da infrangere. Un percorso lungo e difficile, spesso doloroso. Sono scesa in quella cantina che ero un bruco e ne sono uscita come farfalla. Più tardi, solo più tardi divenni conscia di quanta felicità mi donasse…Lo amavo ma ero solo una sciocca ragazzetta presuntuosa. Avevo tanto da imparare. Lui me lo ha pazientemente insegnato. Si pazientemente. Mi ha costruita pezzo per pezzo, facendomi anche bestemmiare, piangere e maledirlo. Rideva. Non mi ha ne piegata ne spezzata. Ha fatto in modo che non concepissi nient’ altra vita che quella: appartenergli. Che lo volessi al punto di superare qualsiasi prova qualsiasi sacrificio.

Non sono stato io a farla schiava. Sandra mi ha fatto diventare un Padrone, costruendomi pezzo per pezzo, come invece sostiene io abbia fatto a lei. Ha costruito il suo padrone. Mi ha insegnato ad inseguire la sua capacità di essere una amante perfetta; ad schiava ed amante perfetta deve corrispondere un padrone eccezionale se non vuole perderla. Mi ha costretto ad essere quel che sono, esigente, pretenzioso, intransigente, talvolta feroce. Altre donne? Poche e solo al’ inizio, anni fa. Quanto hai la perfezione non ti adatti gli scarti. Per questo avevo rifiutato la sua proposta di cercare di convincere una conoscente…Carla è più bella di lei, di poco soltanto ma più giovane. Ma Sandra sa insistere a costo di rischiare, in quel caso ha rischiato parecchio, ma la ha spuntata. Non è malaccio Carla e malaccio non è neppure Maura ma sono della tua età e non raggiungeranno mai il tuo livello…non voleva dire niente, solo una considerazione. Sono solo delle ottime amanti ed anche ubbidienti. Molti le riterrebbero perfette, io voglio di più.
Le accetto ben volentieri come aiutanti e sostitute momentanee di lei. Quella fortuita considerazione però mi sta portando Giusy. Mi sostituirà, dice con un sorriso birichino, qualche tempo dopo. Tardi spero. E raro vederla così seria. Anni, di sicuro dico io, ma abbiamo un mucchio di tempo. Come stia procedendo e cosa faccia non so, non voglio saperlo. Ci metterei il becco, col rischio di rovinare tutto. Faccia lei, ma come le abbia convinte, prese anzi, prima o poi lo chiedo.

Sono pronta persino con un poco di anticipo e le due pastiglie antidolorifiche stanno facendo il loro dovere. Le zebrature sul sedere e sulle cosce stanno cominciando a svanire…Carla e Maura mi preparano, Giusy da una mano come può e per il poco che le abbiamo insegnato. E’ ancora molto confusa. Lei come Maura appartiene a Carla ma questa è mia schiava. A mia volta ho un padrone ma questo ancora Giusy non lo mette in conto.

Inginocchiarsi non è semplice, ma sono sua, devo. Maura lo porta al giusto punto di eccitazione sotto l’ occhio vigile di Carla e mio. Sta imparando dice il nostro Padrone, sembra veramente soddisfatto. Sorrido compiaciuta e sollevata.
Non loda mai nessuno se non è convinto di quel che dice. Sei brava ormai, Maura è ora di andare oltre, le dico. Questa sa benissimo cosa voglia dire. Carla si schiarisce la voce. Poche parole, esitanti, ha paura ma…sottolinea che nonostante tutto non sono ancora in grado di dargli piacere nel modo dovuto, quindi perchè non scegliere tra le altre schiave? Hai ragione, dice Lui.

Accudita da Giusy mi stendo nel mio letto. Nella stanza degli ospiti il Padrone, in realtà la sua stanza e basta, si compiace di godersi le sue due schiave. Sono un poco infastidita della intromissione di Carla. Gelosa no, la ho voluta io, convinta io e convinto Lui, la parte più difficile. Carla è certamente pronta anche se…Maura no, di certo. E’ molto esigente il Padrone, ama i riti eseguiti alla perfezione ed un solo errore viene punito con severità. Carla…non ci sono rischi, non molti, già mi sostituisce nei miei periodi mestruali da anni. Maura ‘partecipa’ soltanto e da meno tempo, sta imparando bene però. Con Carla…è quasi pronta ma…

Mi sveglio molto presto, in ansia. Devo andare a bere ed alzandomi sveglio Giusy. Poco male. Anche questo serve al suo addestramento. In casa tutto tace. La stanza delle ragazze…vuota ed i letti intonsi…Non sono uscite dalla sua camera…meglio così. Vuol dire che non hanno fatto cazzate o sbagli, che ne è soddisfatto. Una punta di gelosia? Non essere scema, ragazza! Ho fatta una faticata a farla arrivare al suo letto.
Giusy si è riaddormentata, beata gioventù. E’ bella, la guardo immersa nel sonno sotto il lenzuolo che ne cela i vezzi. I vezzi…’strafica’ la ha definita Il padrone quando c’ è stata la presentazione. A dire la verità ha solo fatto un breve cenno col capo ma gli occhi lo tradiscono spesso.

Addestramento? Opera di fidelizzazione? L’ una e la altra cosa… però ne ho voglia. Mi è vietato toccarmi ma istruirla è un dovere. Una volta era più semplice. Chiudevano la preda, la prigioniera, la schiava nel’ harem o comunque la privavano della libertà e se le scopavano. I Padroni erano superiori a qualsiasi legge. Ora è meglio rinserrare il loro cuore con catene più sicure di grate, muri e sentinelle. Per me no, è andata come ai vecchi tempi. Poi anche per me…cosa mai porta una donna a concedere tutto ad un altro essere? L’ amore da solo non basta. Lei si gira scoprendosi un poco. Bella, bellissima…la più bella di noi tutte. Strafica hanno detto i suoi occhi vedendola. E la guarda tutte le volta con desiderio. Io non amo particolarmente le donne ma…al diavolo. Si sveglia irrigidendosi, normale, ma a Lui non piace. E’ necessario provvedere.

Devi imparare come svegliarti, devi farlo senza saltare in aria, pronta ad esaudire qualsiasi desiderio della tua padrona. Devi…devi…devi. Adesso la punisco…no, meglio di no, decido. Non si intrometterebbe nel suo addestramento, penso, ma meglio non fare casini. Uno schiaffo basta. Poi gli schiaffi diventano due e forti. La lascio piangere, sposto un cuscino ponendolo ne punto adatto. Basta un cenno e sorridendo mi abbraccia schiudendo le labbra morbide al bacio, premendo il seno morbido contro di me. Sospiro di piacere. Mi stendo con i fianchi ed il ventre rialzati dal cuscino. Lei sa bene cosa mi aspetti e lo fa. Nessun uomo sa dare piacere ad una donna quanto una altra donna se lui non usa il cazzo ovviamente. Ed anche così…Giusy…cara…si padrona…ansimo perchè…la abbraccio e la mano scivola tra le cosce che schiude. Al dolore dei seni torti con forse forza eccessiva ora unisce il piacere…

Ho esagerato? Ma no! E poi…le ho fatto scuola. Lei mi guarda seria in viso ma gli occhi la tradiscono. Ridono ed illuminano ancor più il viso perfetto. Signora, volete della acqua, una spugnatura tiepida? L’ addestramento’ di una schiava. Una spugnatura, un caffè e poco altro. Non è stato così semplice per me nel ‘buco’.

Quando scendeva aspettavo tremante gli ordini. Che inginocchiata alla pecorina mi forzasse le reni o mi entrasse in fica, era comunque un ordine ‘ buono’. Significava che se non commettevo errori per qualche ora non sarei stata punita. Significava niente sverzino. Farmi forzare il sedere prima e poi rompere la fica sono stati l’ inizio della strada che mi ha portata qui, ad addestrare una nuova donna per Lui. Una schiava perfetta. Sto invecchiando ed invecchieranno Carla che ha quasi i miei anni e Maura di poco più giovane. Stefy è poco più che diciottenne. Sarà il mio capolavoro. Il difficile è stato ‘prenderla’, anzi, il difficile è stato prendere Carla che ha presa Maura che ha presa la bellissima ed imprendibile Stefy. Servirà pazienza ma la avrà vergine intatta, come me. Una altra lupa alfa per Lui.

E’ così bella? Sul serio? E’ bellissima Padrone. Ed ormai ubbidisce, è discretamente sottomessa ma…ma? Dovrete finire il lavoro Voi. Dovrete farne la prossima ‘Alfa’. Solo Voi potete farlo. Con me siete stato perfetto.

I suoi occhi brillano. Vieni gnoccolina, fammi ricordare come sei a letto, fammi godere. Hai un culo fatto apposta per me.
Me lo dice con qualche frequenza da un giorno lontano. Giorno o notte non ricordo a dire la verità, ma certo lo dice da allora.

Come allora mi inginocchio, felice. Allora ero ancora esitante e timorosa. Un poco almeno ma non lo davo a vedere, cercavo di nasconderlo come nascondevo il dolore che mi procurava. Talvolta mi fa ancora male. Non l’ ha enorme, ma era duro come un ferro allora e lo è ancora. Mi ha marchiata col suo cazzo. E’ una droga per me. Se non mi porta a letto per qualche tempo vado in crisi di astinenza, do i numeri.

Mi fa stendere. Vuol dire il peggio. Ma sono ostinata quanto e più di Lui. Stringo il culo più che posso e lui preme con tutto il suo peso ed ovviamente mi apre. Prima la cappella, si ferma un attimo, scivola lentamente fuori quasi del tutto e ricomincia al solito,come gli piace. Subito dopo preme con forza e non posso più oppormi. Scivola dentro senza fermarsi fino in fondo e mi monta fino a godere. Ho il sedere un poco in fiamme. Non importa. Lui è del tutto e chiaramente soddisfatto. Grava su di me, mi opprime, devo far forza per avere spazio per respirare, sempre con il suo cazzo in culo. Faticoso ma necessario, un obbligo quando, purtroppo raramente, arriva a tanto. Contraggo e allento la stretta dei muscoli nonostante il bruciore. Nonostante il peso sopra di me, muovo per quel che posso il culo, i fianchi. E’ sempre una cosa lunga e molto faticosa, tanto che ogni poco devo fermarmi. Sono allo stremo quando finalmente me lo sento crescere dentro. Si lentamente ma cresce. E’ come fare la maionese penso sempre, il problema è avviarla bene, da un certo punto in poi non c’è più il rischio che impazzisca. A questo punto, se avrò forza e pazienza, gli diventa duro del tutto.
Senza soluzione di continuità ed ormai quasi con mio rammarico, lo tira fuori e lo ficca nella fica già ben bagnata. Una lunga chiavata, che porta la sua schiava esausta al premio sperato. Godo. Godo come una troia. Grido quando arrivo al massimo, scompare persino Lui, scompare il mondo. C’ è solo un piacere, Il Piacere di essere sua mentre mi porta dove ben poche donne arrivano. E’ raro anche per me.

Giusy mi guarda in tralice, è soddisfatta ma al tempo stesso teme critiche, persino punizioni. Sono pure io molto esigente. Mi ha spostata nel tempo e nello spazio. Sto per dirglielo, per farle qualche complimento ma freno. Meglio non si monti la testa. Basta un sorriso ed una carezza sul capo.

Padrona? Si cara? Io, di chi sono? Mia cara, solo mia. Le circondo le spalle e la bacio con tenerezza. Hai molto da imparare, ma…imparerò Padrona, voglio imparare.

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