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La lezione è terminata.

By 7 Agosto 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Mia moglie era stata fuori per tre giorni per partecipare a un corso di Tai chi Chuan. Lo pratica da tanto tempo e io ho sempre pensato che la voglia con cui ci andava non era solo legata alla disciplina perché spesso si tratteneva anche più a lungo dopo la lezione serale e rientrava tardi a casa. Si trovava bene con quel gruppo di persone e in effetti lei me lo confermava sempre.

Quando è tornata a casa, era estate, io l’ho aspettata fino a tarda sera per rivederla dopo qualche giorno. Abbiamo un po’ parlato, poi mentre io cercavo di baciarla lei mi ha detto che era successa una cosa. Ha voluto che spegnessi la luce di casa per stare solo con la luce della luna e perché, l’ho capito a posteriori, penso che non volesse guardarmi negli occhi. Io ero in piedi appoggiato al davanzale della finestra, lei in piedi di fronte a me.
“Mi è successa una cosa che non doveva succedere. Sono stata con il maestro.”
Io sono stato in silenzio, pietrificato: era come una mazzata in testa, avevo lo stomaco in subbuglio e mi è sembrato per un attimo che tutto fosse buio. Le ho chiesto con un filo di voce di andare avanti. Mi ha detto che era successo, che non doveva, che non avrebbe voluto, non se lo sapeva spiegare. Però era andata così. Le ho chiesto se era stata la prima volta. Ancora un lungo, quasi interminabile silenzio. Poi ho risposto io, ho detto “no, vero?”. “No, ce ne sono state altre”. Le ho chiesto quante. Non lo ricordava, ma era impossibile. “Tre o quattro” ha detto. “Tre o quattro? le ho chiesto. “Quattro”.
Alla rabbia iniziava a subentrare uno strano senso di cambiamento di stato. Una sottile eccitazione, un barlume di tranquillità, come se il peggio fosse prossimo a passare e altre sensazioni mi pervadevano il corpo. Immaginavo, in quegli attimi di silenzio al buio, lei che scopava con il maestro. Quattro volte. Le ho chiesto dove era successo, la prima volta. “Dopo la lezione lui rimane sempre per ultimo a chiudere il locale. Ho aspettato che tutti gli altri andassero via e sono entrata nel locale.
Mi diceva che le dispiaceva, era davvero triste mentre me lo diceva. Doveva raccontarmi tutto, ora era diventato impellente per me sapere, sapere i dettagli, quello che aveva fatto. Era come se la stessi tranquillizzando io, lei era agitata, io stavo ritrovando serenità. E cresceva l’eccitazione.
Vai avanti, ho detto e lei ha continuato, dicendo che aveva sentito aprire la porta e aveva chiesto chi fosse e quando lei si è fatta riconoscere ha chiesto cosa ci faceva lì. Niente, ha detto, volevo parlarti un attimo. Si sono seduti per terra nella sala dove fanno lezione. Lei gli ha detto che era stata una bella lezione quella sera. Lui le ha detto che lei era molto brava che riusciva a fare tutte le posizioni molto bene, meglio di tutti e di tutte. Lui ha un forte ascendente su di lei, l’ha sempre avuto, ed è normale, visto il suo ruolo.
Le ho detto di andare avanti e l’ho abbracciata per un attimo. Ha sentito che il mio era un abbraccio tranquillo e sicuramente ha sentito anche la mia erezione premerle addosso. Mi ha stretto, mi ha dato un bacio. Le ho detto di continuare.
“Sei sicuro?” “Sono sicuro, voglio sapere tutto, non devi tralasciare niente, me lo devi.”
Ha continuato.
“Mi diceva che ero brava e questo mi lusingava. Mi piaceva. Ero rientrata per capire, per sapere se quello che avevo sentito in questo periodo era un’attrazione. Gli ho chiesto se potevamo spegnere la luce grande e lasciare solo la luce bassa nell’altra stanza. Lo ha fatto, ha spento la luce ed è tornato a sedersi accanto a me. Poi abbiamo parlato un po’. Gli ho detto delle cose sul Tai Chi, su come mi faceva sentire. E lui ne diceva a me, su come avevo preso lo spirito giusto. Mi sono sdraiata e lui anche, accanto a me. Abbiamo continuato a parlare così. Gli ho detto che era bello stare lì in quel momento. Lo era anche per lui. – Molto, ha detto. Sono contento che sei tornata, avevo bisogno di un momento così. – Poi siamo stati in silenzio fino a quando gli ho chiesto se potevo fare qualcosa che non era da maestro e allieva. E lui ha detto che la lezione era finita adesso e che quindi non eravamo maestro e allieva, quindi certamente potevo. – Quindi posso farlo? – e lui ha detto di sì. Mi sono seduta e mi sono levata la maglia bianca. Sono rimasta in reggiseno. Poi mi sono sfilata i pantaloni bianchi e sono rimasta in mutandine, mi sono sdraiata e siamo stati ancora silenzio per qualche minuto. Era molto bello, molto sensuale”
Ero eccitatissimo mentre me lo raccontava. Non vedevo l’ora di sentire tutto. L’ho fatta avvicinare a me, l’ho abbracciata e l’ho fatta girare. Aveva la schiena poggiata su di me, in piedi. Io l’abbracciavo da dietro. Con le mani ho cominciato a toccarle le spalle e le ho detto nell’orecchio di continuare a dirmi tutto.
“Mi sono alzata e mi sono messa in ginocchio accanto a lui. C’era poca luce ma vedevo i suoi occhi che mi guardavano e sorrideva. Ho sorriso anche io. Poi gli ho messo una mano sul bottone più alto della camicia bianca di lino indiana che aveva. L’ho slacciato, poi l’altro. Li ho slacciati tutti e l’ho aperta. Ho messo una mano sul suo petto. Gli ho detto che non ero l’allieva. Lui ha detto, no. Non lo sei. Ho toccato il petto, poi la pancia.”

La stringevo, le toccavo le spalle, e poi le ho preso il seno tra le mani, mettendole sotto la maglietta. Aveva i capezzoli duri. Le ho chiesto se si era un po’ calmata. Ha detto di sì. Le ho detto che però doveva raccontare ancora. Lei ha detto di sì. Le ho chiesto se le piaceva farlo. Ha detto di sì. Ho stretto il suo seno e le ho detto di continuare.

“Ho toccato la sua pancia, poi di nuovo il petto. Poi ho avvicinato la bocca e l’ho messa sul suo petto. Ho leccato i suoi capezzoli. Mi piaceva il sapore della sua pelle. Mi eccitava pensare che stavo leccando i capezzoli del mio maestro, in quella sala. Mi ha detto che ero brava, Questo mi ha eccitata ancora di più. Gli piaceva, si sentiva ma gli ho detto di dirmelo. Sai quanto mi piace sentirlo, quanto mi eccita. Quanto mi eccitava che fosse lui a dirmelo. Ha detto che ero molto delicata. E molto eccitante. Io continuavo leccare e a sentire il suo petto nella mia bocca. Poi ho messo la mano sulla pancia. Ho sentito il bordo del pantalone leggero, ho messo la mano dentro, ho sentito le mutande. Era eccitato. Sono scesa con la bocca sull’ombelico, poi giù. Mi sono rialzata per levargli pantaloni. Gli ho detto che lui doveva stare fermo, ero io che avevo detto che volevo fare una cosa non da maestro e allieva. Lui mi ha detto ancora che ero eccitante. Gli ho tolto i pantaloni. E le mutande. Gli ho messo la mano sul cazzo. Ho sentito il suo gemito. Ho tenuto quel cazzo duro in una mano e con l’altra mi sono tolta il reggiseno e le mutandine. Gli ho detto che facevo tutto io, volevo fare tutto io. Poi mi sono messa in ginocchio con la sua gamba in mezzo alle mie. Diceva che ero fantastica, che lo stavo facendo impazzire. Io gli ho detto che ancora non avevo fatto quello che volevo fare. Lui mi ha detto e cosa volevi fare, eh? gli ho detto che lo avrebbe visto tra poco, molto poco. Perché ne avevo tanta voglia, e mentre glielo dicevo mi strusciavo la fica sulla sua gamba. Mi diceva cosa volevi fare, eh? E io gli ho detto che volevo fargli vedere come ero brava. A fare cosa? mi diceva.”

E io le ho detto all’orecchio “a succhiargli il cazzo” e lei, con un gemito mi ha detto “sì”. Poi mi sono corretto “a succhiare il cazzo, vorrai dire” e lei ha detto sì. Vai avanti, le ho detto.

“Mi chiedeva cosa ero così brava a fare, non rispondevo più, mi piaceva sentire il suono di quelle parole, in quella stanza semi buia. Mi ha detto che lo sapeva cosa sapevo fare bene, che lo aveva capito da un po’ come ero, che quando ero entrata nella stanza aveva subito pensato che ero così. Allora ho detto che gli avrei fatto vedere come sapevo essere brava con la bocca e subito dopo gli ho preso il cazzo tra le labbra e me lo sono infilato fino in gola. E l’ho succhiato. Lentamente, perché volevo che sentisse come sono. Volevo che sapesse qual era la cosa che volevo tanto fare. E mi diceva che ero fantastica, che ero bravissima. E io mi strusciavo sulla gamba. E sai cosa? sono venuta così, dopo poco che avevo cominciato a succhiargli il cazzo, sentendo quelle sue parole, strusciandomi sulla gamba, sentendo quel cazzo così duro in bocca. E ho continuato, mentre godevo. E sentivo che lui era fuori di sé, che stava per venire, perché gli stavo dando tutta me stessa. Poi lo ha sussurrato, che sarebbe venuto. E io ho accelerato. Ho succhiato, ancora, ancora e ancora. Fino a che non ho sentito che contraeva tutti i muscoli e che urlava dal godimento. E mi ha riempito tutta la gola. Ho ingoiato tutto, sono stata brava, sai, perché dovevo fargli vedere cosa sapevo fare veramente, dovevo farlo godere completamente e fino in fondo. E poi piano, ho rallentato. Poi ho lasciato quel cazzo e mi sono sdraiata accanto a lui. In silenzio. Con calma mi sono rivestita. Gli ho detto che ci saremmo rivisti presto, a lezione. Che era stato meraviglioso, essere rimasta.”

E dopo aver ascoltato tutto l’ho masturbata, in piedi. Tenendola stretta da dietro. Ha goduto come non la sentivo godere da tanto. Con me.

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