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Racconti Erotici Etero

La Maratona

By 10 Agosto 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

La Maratona

I parte

Eravamo innamorati. Lei era sposata, aveva una figlia adulta sposata anch’essa, io ero un giovane single sui trenta, insomma quella che si dice una coppia assortita. Effettivamente era molto più vecchia di me ma io non ci facevo caso, a letto era sempre stata molto ‘giovanile’. Ci eravamo conosciuti grazie ad un passaggio in automobile che mi aveva dato in un’occasione, dove eravamo andati oltre la normale conoscenza ‘di vista’ che avevamo avuto fino ad allora. Senza andare troppo per le lunghe, ci eravamo piaciuti e alla fine di quel viaggio insieme avevamo parlato in maniera sciolta di tutto, anche di sesso. Fatto sta che cominciammo la nostra relazione in maniera clandestina ma costante, fatta di scopate in macchina e fazzolettini di carta. Ci lasciavamo piccanti messaggi sui cellulari e a volte riusciva a mandarmi anche qualche e-mail. Avevamo anche lunghi periodi di magra, visto che in fondo era sempre sposata, e anche se suo marito era più interessato al calcio che alla sua fica, non potevamo rischiare che ci scoprissero vedendoci troppo spesso. Dovevamo accordare gli impegni, incastrandoli con la sua vita parallela, e facendo in modo che fossero sempre accostabili per entrambi ad altri impegni plausibili, che potevano fungere da pretesto.
L’incontro del quale vorrei rendervi partecipi, fu unico ed irripetibile per la fortunata concatenazione di eventi che lo portarono al compimento. Potevamo disporre di un intero week-end insieme poiché suo marito era partito per una rimpatriata con vecchi amici nostalgici, in cui le signore dei suddetti erano bandite. Inoltre sua figlia non l’avrebbe cercata a casa, giacché era in vacanza a Parigi. La bellezza di tutto questo, era corredata dal fatto che la linea telefonica nel suo appartamento era fuori uso per un guasto e i tecnici della compagnia telefonica avrebbero provveduto alla riparazione solamente il Lunedì.
Io non avevo problemi a inventare scuse con amici e genitori, così decidemmo organizzare insieme il week-end, trascorrendolo in una stanza di un albergo molto lontano dalla zona in cui abitavamo tutti e due. Finalmente me la sarei scopata su un letto! L’albergo, dove avevo prenotato, distava circa 150 Km da dove risiedevamo ed io partii subito dopo che suo marito si era messo in viaggio con i suoi amici. Erano le prime luci dell’alba, non avevo assolutamente un’ombra di stanchezza dovuta alla levataccia, al contrario ero eccitato dall’idea di possedere la mia amante per tutto quel tempo. Pensai che avrei fatto il possibile per godere appieno del tempo che ci era stato concesso.
Arrivai intorno alle 9 di mattina nel luogo che avrebbe accolto i nostri amplessi, privo di remore entrai a reclamare la prenotazione della nostra matrimoniale. Ricevetti le chiavi e mi portai nella stanza col mio piccolo bagaglio di indumenti intimi. Mi accolse una bella stanza luminosa, con un lettone matrimoniale dalle lenzuola celestine, bagno con una vasca ed una doccia, di cui immaginavo già gli usi che avremmo potuto farne. Attesi circa un paio d’ore sdraiato sul letto a fantasticare e a dormicchiare. Finalmente sentii bussare sulla porta chiusa e recante il cartello ‘Do not disturb’, un classico obbligatorio in queste occasioni. Aprii la porta e la vidi. Bionda, di media statura, con indosso una maglietta nera semi-trasparente, dei pantaloni neri molto stretti e dei sandali con il tacco molto alto. Entrò e mi stampò sulle labbra un bacio appassionato, sciogliendosi nel mio abbraccio voluttuoso. La strinsi e le carezzai il sedere maturo ma ancora orgoglioso, sfiorandole le cosce, mentre curiosamente mi chiedevo che aspetto avessero le sue rughe mentre mi baciava.
Rimanemmo abbracciati per alcuni minuti toccandoci a vicenda mentre i nostri respiri si incrociavano. Lei mi sospinse delicatamente sul letto alle mie spalle, si distese su di me mentre le nostre lingue intrecciavano ardite linee. Era su di me, finalmente avremmo goduto insieme comodi e al riparo dalla paura di essere scoperti. Io le carezzavo amorevolmente il sedere e lei divaricò le gambe cavalcandomi leggera. Le mie mani indugiavano sul suo fondoschiena che si ergeva fiero, mentre il mio cazzo le premeva sulla fica. Presi a spingerla contro di esso, intanto continuavo a leccarla sul collo e ritmicamente le nostre lingue tornavano a cercarsi.
Non ci eravamo ancora detti nulla’

Fine prima parte

II Parte
Dopo quel lungo petting affascinante lei si erse su di me, si tolse la maglia semitrasparente che indossava, rivelando il reggiseno che era al di sotto. Mi protesi verso di lei, baciandola sulla pelle raggrinzita che separava i suoi seni, piccoli e abbastanza cadenti, nonostante il sostegno del nero indumento intimo che li nascondeva. La stringevo ancora a me stretta, con la sua fica sempre poggiata sul mio cazzo. I miei baci infuocati sul suo petto la stavano eccitando moltissimo, così tolse anche il reggiseno. Il mio pisello esplodeva sotto di lei, ma non cedetti subito a darglielo. La tenni ancora abbracciata a me, seduti sul letto le succhiavo i capezzoli color marrone chiaro, ora da una parte ora dall’altra. Le piaceva che le succhiassi le tette, me ne accorsi già dalla nostra prima scopata; infatti ho sempre dedicato molta attenzione al suo seno adulto. Finch&egrave non la presi per il collo come se volessi strozzarla e la sbattei sotto di me. Ero tra le sue cosce aperte, ancora con i pantaloni, e non avevo staccato per un attimo il mio cazzo da lei. Continuando a mordicchiarle i seni, strinsi le sue mani tra le mie. I suoi turgidi capezzoli mi inebriavano, mi staccai dal suo sesso e dal suo petto, e le presi i piedi tra le mani. Le leccai avidamente il collo venoso e arcuato, frattanto le slacciavo la fibbia dei sandali, ero ubriaco di voglia e volevo penetrarla subito. Le carezzai le piante morbide dei piedi e mi accinsi a toglierle i pantaloni. Li sfilai lentamente sfiorando le sue gambe ben fatte, con la pelle non più tesa e vibrante come un tempo, ma ancora in grado di accendere la voglia di un uomo. Stava quasi tremando dal desiderio, impaziente anche lei di essere scopata, ormai l’unico ostacolo verso la sua vulva erano le mutandine nere. Non pose indugi e le sfilò velocemente, regalandomi la visione della sua nera passera umida. Allargò di nuovo le gambe e la sua fica pelosa si dilatò rivelando le piccole labbra che si affacciavano tumide tra la folta peluria. Avrei voluto guardare quello spettacolo per ore, lei nuda e aperta per me sul letto, ma non potevo essere così lucido mentre la mia erezione chiedeva solo di essere soddisfatta. Mi avvicinai sussurandole all’orecchio tutto il mio desiderio per lei, mi sdraiai morbidamente sul suo corpo e lei infilò il mio cazzo dentro di sé. La penetravo ritmicamente senza pause, avendo come metronomo i suoi gemiti acuti. Sentivo la sua fica ricciuta dilatarsi e ingoiare il mio cazzo, mentre i seni le ballonzolavano e lei mi cingeva in un abbraccio ai fianchi venne impetuosamente urlando come non aveva mai fatto, forse per paura. Allora le afferrai le caviglie e allargando le sue gambe diedi l’ultima spinta prima di venirle dentro. Strofinai ancora la verga dentro il suo ventre prima di abbandonarmi sul morbido corpo aristocratico e inebriante. A quanto pare la prima di getto era ‘venuta’ bene.
Ci baciammo carezzandoci delicatamente, parlando di quanto fossimo stati fortunati. Presi a leccarla dolcemente sul ventre rilassato, giungendo pian piano verso il suo nero tesoro. I primi peli pubici che incontrai con la lingua, mi restituirono l’odore della mia carne mescolato a quello del suo piacere, leccai avidamente tutto il manto costellato da qualche raro pelo bianco, che iniziava a fare capolino nella sua fica frastagliata. Titillai il suo clitoride che era molto duro mentre le carezzavo con la mano il perineo. Scattava ad ogni passaggio leggero delle mie dita e la rabbonivo succhiandole le piccole labbra e il clito. Tutta la zona era ricoperta di una discreta peluria che mi eccitava e solleticava i miei sensi. Ero pronto per prenderla ancora’

Fine Seconda Parte
III Parte
Nel suo viso potevo leggere quanto fosse felice di essere in quella stanza con me. Nuda completamente rilassata, era sdraiata con le gambe divaricate con la mia lingua nel mezzo della sua femminilità. Chiunque sarebbe stato felice al suo posto. Mugolava come una gattina, anzi come una ragazzina nonostante non ne avesse più l’età. Se l’aveste vista in giro nei suoi abiti elegantemente sobri, non vi sarebbe mai venuto in mente che una donna del genere potesse mugolare in quel modo. Eppure lo stava facendo, e godeva come mai aveva fatto da quando ci eravamo conosciuti, come se la riservatezza e la sicurezza di quella stanza che ci ospitava la rendesse più licenziosa. Godi amore, le mormoravo leccandola con avidità, succhiandole il clitoride e gli umori di cui era imbevuta la sua matura passerina. Venne ancora, bagnandomi il viso con i fiotti di piacere che la scuotevano facendola urlare e divincolarsi come se fosse posseduta dal Demonio. Io le dissi che se lei avesse voluto non avrei fatto altro che leccarla tutto il giorno. Mi rispose che le sarebbe piaciuto, ma sapeva che anche io dovevo sfogare tutto il mio amore. Così mentre si avvicinava l’ora di pranzo mi sdraiai accanto a lei abbracciandola amorevolmente. Stringevo il suo corpo caldo con la fica ancora umida, testimone del suo piacere, con il mio membro che sembrava esplodere addosso a contatto con la sua pelle. Sciolse il suo braccio dall’amplesso, per cercare il mio cazzo. Accarezzandomi il ventre si spinse fino all’asta indurita e tesa che poggiava contro di lei. Le sue dita sfiorarono il roseo glande facendomi tremare, delicatissimamente continuò a passare le punte delle dita sulla punta del pene, come se stesse accarezzando delicatamente un gatto. Vibravo inconsciamente la verga ad ogni sua passata amorevole sulla cappella gonfia. Presi a sospirare vicino al suo orecchio, non resistevo a quella dolcissima tortura e le sussurrai che la amavo. Presi a baciarla tra un sospiro e un gridolino, lei prese a lambire con la lingua il collo baciandomi con dolcezza. Stavo impazzendo per quel poco ortodosso contatto che mi stava donando, il piacere mi martellava le tempie gridandomi di schizzare via lo sperma il prima possibile. Non riuscivo neanche più a baciarla, mi aveva come ipnotizzato, i suoi seni abbandonati alla forza di gravità premevano sul mio petto mentre quasi esausto la stringevo a me meno amorevolmente con le carezze che non diminuivano di intensità, ma nemmeno aumentavano, anzi teneva il medesimo ritmo dall’inizio. Non resistetti otre: con un’ultima carezza mi provocò la sborrata che tenevo da quando avevo iniziato a leccarle la fica, le sporcai il ventre e le riempì l’ombelico del caldo getto che lei stessa aveva fatto scoppiare. Diede ancora delle carezze alla cappella che colava ancora qualche goccia, dopo di che cinse di nuovo il suo braccio intorno a me. La baciai come per ringraziarla di quella strana ma appagante masturbazione, lei mi strinse a se ancora di più, tanto da farmi sporcare del mio stesso seme.
Rimanemmo abbracciati per parecchio, baciandoci appassionatamente e parlando di quanto fossimo stati fortunati di poter usufruire di tutto quel tempo solo per noi. Sporchi di goduria eravamo stretti, carezzandoci continuamente, come per non perdere neanche un attimo di quel contatto.
Quando era quasi l’una di pomeriggio ci sciogliemmo dal nostro lungo abbraccio poiché lei doveva andare in bagno, voleva darsi una lavata in vista del nostro pranzo. La lasciai andare e me la godetti che scendeva dal letto, chinandosi per prendere i suoi sandali, mostrandomi il suo piccolo e attempato sedere, che tanto mi faceva bene guardare. La seguii con lo sguardo ancheggiare sui suoi tacchi nuda e bellissima, finch&egrave non si richiuse alle spalle la porta del bagno. Avrei voluto entrare anche io per vederla mentre si lavava o mentre era sul water. Tenni per me questo pensiero, deciso ad entrare con lei per annullare ogni sua privacy magari alla prima occasione.
Distolsi la mente da quel pensiero chiamando il servizio in camera per ordinare un bel pranzo.

Fine Terza Parte

se volete commentare o semplicemente scrivermi fatelo all’indirizzo: hellsexum@yahoo.it Quarta Parte

Uscì dal bagno bella come quando era entrata, solo con la fica vaporosamente pulita, nera e riccia come le belle fiche di un film erotico anni’70. Si sedette nuda al tavolo e le dissi che avevo ordinato il pranzo. La baciai poi andai a lavarmi anche io. Ero di nuovo in erezione, ma non volevo fare l’amore ancora prima di mangiare. Così finito di lavarmi mi rivestii, in modo da accogliere il servizio in camera. Arrivò qualche minuto dopo che avevo finito di vestirmi. Bussarono alla porta, aprii e un giovane cameriere portò nella stanza il pranzo che avevo richiesto. La cosa bella fu che il giovane rimase senza fiato quando si accorse che l’unico vestito nella stanza oltre a lui fossi io. La mia amante da vera donna obliata dal piacere, era rimasta seduta al tavolo completamente nuda. Aveva solo accavallato le gambe. Guardava sorridendo il giovane che era arrossito visibilmente. Io non potei trattenere un sorriso beffardo, pensando a cosa avrei fatto io al suo posto. Forse mi sarei solo masturbato dopo essere uscito dalla stanza , cosa che probabilmente avrebbe fatto di lì a poco. Lo ringraziai e dandogli una mancia lo accompagnai alla porta, mentre il suo sguardo era incollato alle tette della mia amante.
Appena fu uscito le dissi sorridendo che era una troia, e lei disse che voleva vedere se fossi il solo che la considerava una bella donna, ma evidentemente il giovane aveva confermato che era molto piacente nella sua maturità. La baciai e cominciammo a consumare il nostro pranzo. Parlammo e ci scambiammo altre coccole sotto il tavolo, dopo di che tornammo a letto. Mi spogliai di nuovo, e lei vide che la desideravo ancora. Ci abbracciamo e forse la digestione, forse gli esagitati amplessi mattutini, cademmo addormentati. Ci svegliammo intorno alle cinque, ancora abbracciati ed io avevo le braccia intorpidite. Mi misi a sedere sul letto e lei accanto a me. Mi abbracciò e portò le sue mani sul mio membro. Lo carezzò e prese a baciarmi sul collo. Ricambiai il suo bacio e le carezze. Poi la feci sdraiare e mi sedetti sul suo petto, poggiandole il cazzo sulla bocca. Lei non si fece pregare e iniziò a succhiarmelo con dolcezza. Le carezzavo il viso ed i capelli morbidi mentre la sua bocca era diventata un antro sicuro per il mio piacere. La sua lingua guizzava lungo l’asta e arroventando la cappella con i suoi giri sinuosi. Appoggiò le sue mani sul mio culo, lo palpò avidamente come per spingersi il cazzo in gola, continuando a succhiarmelo senza sosta. Ero al limite del godimento, quando la sua mano si insinuò nel solco tra le natiche e senza remore trovato l’ano, vi infilo il medio. Rimasi molto sorpreso, ma non la fermai e non sobbalzai. Forse la sua bocca era un sicuro calmante. Era la prima volta che lo faceva, ma non protestai. Era delicata nel sondare dolcemente le mie cavità inviolate. Lo spingeva dentro, e sentivo che mi piaceva il suo movimento dentro di me, quasi come quello che mi stava donando al pene. Succhiava e spingeva il dito avanti e indietro, io per il godimento le avevo preso forte la testa tra le mani finch&egrave senza neanche avvisarla sempre quando mi faceva un pompino, le venni sul viso, godendo in maniera diversa a causa del dito nel culo. Mi aveva fatto godere davvero in maniera completa, e inoltre la sborrata sul viso fu un toccasana per le mie voglie. Le strofinai il pisello sul volto mentre il suo massaggio anale si era allentato un po’. Spossato mi sdraiai vicino a lei che mi guardava con uno sguardo interrogativo. Quasi per rassicurarla la baciai stringendola a me, incurante della sborra che ancora aveva sul viso. Si alzò per andarsi a lavare il viso e stavolta la volli seguire. Lei non si oppose minimamente ed entrammo insieme in bagno. Si lavò il viso mentre io le ero dietro. La guardai chinarsi mentre si tergeva la faccia, che splendido sedere maturo aveva. Mi accucciai quasi tremante e carezzandole le chiappe sorprendentemente sode, intrufolai il mio viso nel loro solco. L’ano rugoso e fremente fu scosso dal contatto con la lingua. Com’era caldo e invitante il suo culo. Affogavo tra le sue natiche, umettandole l’ano con tocchi veloci e repentini, cercando di penetrarla con la lingua. I pochi peli che aveva in quella zona mi eccitavano ancora di più. Gemeva, e io non mi fermai finch&egrave non la sentii tremare e sciogliersi in un orgasmo vibrante. Mi alzai e ci baciammo ancora, mentre la mia mano indugiava sul suo culo.

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