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La moglie dell’ingegnere – 15. La folle cavalcata

By 8 Maggio 2022No Comments

Le cosce spalancate quasi a 180 gradi, premo sui talloni per sollevarmi. Vedo il suo cazzo, lucido dei miei umori, riapparire lentamente… oddio com’è bello, mi viene voglia di lasciarmi ricadere e godermelo tutto, ma resisto.

A mezza altezza mi fermo. Ora percepisco chiaramente dentro di me il rigonfiamento formato dall’attaccatura della cappella, e su quell’immaginario anello cerco di concentrare le contrazioni dei miei muscoli mentre faccio oscillare avanti e indietro i fianchi.

Mi stringo e mi rilasso intorno a quel paletto vivo con una delicatezza ingorda… ingorda come poco prima era la mia bocca stretta sul suo calore vibrante: gli sto facendo un pompino con la fica, e sento alle mie spalle la sua voce che mi incita: “Così… dai… scopami…”

Lo specchio mi restituisce l’immagine di una splendida sconosciuta. I seni gonfi, coronati da due capezzoli eretti come piccoli peni, si tendono verso lo specchio sfidando la forza di gravità. La pancia freme come sotto il tocco di mille mani esperte. I capelli sudati mi accarezzano il viso mentre pian piano la bocca si spalanca a cercare l’ossigeno necessario a sostenere la mia fatica. Ora cerco di combinare alla suzione esercitata dai miei muscoli sulla colonna di carne viva e pulsante anche un movimento rotatorio. Alle mie spalle sento il suo respiro spezzarsi, interrompendo il fiume di dolci oscenità che gli uscivano dalle labbra. Si accorge che le energie mi stanno abbandonando, e sento le sue mani arrivare ad aiutarmi, impugnando saldamente le mie reni per assecondarne i movimenti.

Poi le lame di piacere che mi trafiggono il ventre mi spezzano definitivamente il fiato, e mi lascio cadere nuovamente su di lui mugolando come una bestia in calore. Ora è lui a spingere con decisione e a far roteare la sua mazza nella mia intimità bollente.

Come in un film, leggermente sfocato dalla libidine che mi sta pervadendo, vedo le mie dita aprirsi una strada tra le grandi labbra e il mio medio accanirsi impazzito sul clitoride gonfio di desiderio mentre dietro le mie spalle vedo spuntare il suo volto congestionato.

Si è drizzato a sedere, e io sono sempre impalata su di lui. Le sue mani volano a stritolarmi i seni fino a farmi male, e torno a premere sui talloni per sollevarmi intorno alla sua carne per poi lasciarmi ricadere con una violenza che mi spaventa e mi mozza il fiato. Ancora su… ancora giù… sempre più affannosamente.

Lampi di piacere allo stato puro che rimbalzano impazziti dalla fica al cervello. La sensazione delle cosce che si infradiciano, del liquido che scorre sotto di me a bagnare anche le sue. Nello specchio la sua bocca che cerca disperatamente aria… la mia bocca che si spalanca all’unisono con la sua… i miei seni luccicanti di sudore.

Poi il suo cazzo che si fa sempre più gonfio e sembra arrivare a sfondarmi lo stomaco contratto, la mia fica che si allarga come ad inghiottire per intero il maschio che si agita sotto di lei, le spinte sempre più veloci e armoniche, io nello specchio che mi mordo le labbra per non urlare. Abbiamo ormai lo stesso ritmo, un ritmo frenetico dettato dal piacere che scorre dall’uno all’altra senza soluzione di continuità, come se tra i nostri corpi non ci fossero più confini. Siamo un solo corpo, teso verso un solo punto di arrivo. E quel punto è sempre più vicino… eccolo… eccolo… eccolo…

I suoi getti, quando arrivano, sembrano inondarmi fino al cervello, e l’urlo ormai non ce la faccio più a trattenerlo.

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