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La nuova casa

By 15 Dicembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Legata con un nodo dietro la nuca la seta nera mi nasconde il mondo. E’ l’unico capo che indosso mentre lui, completamente vestito, mi osserva (lo sento anche se non lo vedo). Mi gira intorno poi la sua mano, fredda, mi tocca il sedere. Sento le sue dita sfiorarmi leggere ma so che in qualsiasi momento il registro potrebbe cambiare e le sue dita potrebbero non essere più così gentili. Mi rilassa e mi mette in tensione allo stesso tempo. Non so se dipende dalla corda che mi stringe i polsi dietro la schiena ma tutto questo mi sta eccitando. Poi la sua mano prende la spalla destra; la sinistra con l’altra mano. Mi fa ruotare su me stessa come un caldo manichino. Sento la menta del suo alito e so che &egrave di fronte a me. Le sue mani scendono sul mio seno, lo accarezzano poi lo accolgono e lo strizzano piano. I miei capezzoli reagiscono indurendosi sui suoi palmi. Il mio corpo reagisce pronto (sempre) al tocco del Padrone. Mentre la sua mano sinistra cattura e stinge il capezzolo la destra scende verso il mio pube ma &egrave una marcia di avvicinamento veloce. Non si sofferma, non esplora, va dritta verso il mio sesso. Punta decisa li e le sue dita mi aprono. Non perde tempo, mi penetra. Fino in fondo. Il suo dito spinge forte dentro. Ruota poi scivola fuori. Lento, bagnato. Con il piede mi fa allargare le gambe ed io, docile lo assecondo mentre le sue dita mi aprono ancora. Mi tiene aperta e resta fermo qualche secondo, poi si allontana. Sento che mi osserva. Il buio intorno mi fa sentire più intenso il suo sguardo, quasi mi toccasse con gli occhi. Non so cosa aspettarmi. Potrebbe succedere qualsiasi cosa e invece sento un mantello avvolgere il mio corpo. Lungo, mi copre, caldo. Le sue dita sollevano il mio mento e un collare di cuoio mi cinge il collo. Sento il freddo della fibbia poi lo scatto del moschettone sull’anello. Conosco bene il guinzaglio di cuoio che adesso aggancia il mio collare, più volte mi ha legato al mio Padrone ma non poterlo vedere e doverlo solo immaginare me lo fa sentire di più.

Il Padrone mi guida per stanze che ancora non conosco attraversando la casa nuova. Poi attraverso il guinzaglio mi trasmette l’ordine di fermarmi. Scioglie il nodo sulla nuca e la benda di seta scivola via.

La casa &egrave la solita ma durante la ristrutturazione il mio Signore non ha voluto ch’io vedessi. Mi ha affidata ad un suo amico e sono stata nella sua cantina. La maggior parte del tempo legata ad una catena. Non mi ha trattata male, non mi ha usata, mi ha nutrita ma per due mesi mi &egrave mancato il mio Signore. Spesso mi sono bagnata immaginandolo ma sempre mi sono trattenuta per suo preciso ordine. Non posso venire se lui non c’è a meno che non me lo ordini. Quando &egrave tornato a riprendermi il mio cuore &egrave esploso di gioia e per poco non ho goduto. Mi ha riportato a casa e adesso sono qui, felice di sentire il mio collare, il mio guinzaglio, in una casa che ancora non conosco.

La ristrutturazione &egrave stata profonda e quello che mi si para davanti agli occhi quando la benda cade &egrave un grande salone vuoto, parquet scuro per pavimento. La luce che, fioca, si riflette sul pavimento lucido riesce a malapena a contrastare il buio che viene dall’esterno. Non &egrave tardi ma in questa stagione la luce va via presto per far posto alle ombre morbide della sera.

I miei occhi si alzano. Il salone ha tre angoli e una grande vetrata curva ed il buio fuori trasforma il vetro in uno specchio che riflette le nostre figure. Vedo me ed il Padrone. Lo vedo mentre accosta le dita al mio collo e scioglie il nodo che tiene il mantello nero. Vedo il mantello scivolarmi addosso strofinando sui capezzoli e adagiarsi ai miei piedi’ e sono nuda; vestita solo del collare e del guinzaglio. Vedo il mio padrone avanzare verso il vetro ed io, le mani legate dietro la schiena, seguirlo. La sua mano preme tra le scapole spingendomi ed i capezzoli sfiorano il vetro freddo. E’ troppo tempo che non sto con il Padrone e sto soffrendo nel tentativo di trattenere un orgasmo; non posso se non me lo ordina Lui. Provo a distrarmi e, senza muovere troppo la testa, mi guardo intorno. Solo adesso noto i due anelli ancorati al pavimento e i due anelli ancorati al soffitto e un lampo caldo di consapevolezza colpisce il mio cervello. So che sta per slegarmi. E lo fa, ma i miei polsi restano liberi solo pochi secondi perché subito piccole e robuste catene li bloccano e li tirano verso l’alto. Le mie braccia puntano adesso verso il soffitto, i muscoli tesi mentre due ‘tlack’ sottolineano il chiudersi degli anelli intorno alle caviglie.

L’edificio &egrave piuttosto isolato, penso, ma se qualcuno dovesse passare davanti alla casa vedrebbe una ‘X’ umana offerta allo sguardo dei passanti. La consapevolezza delle mie gambe aperte mi imbarazza infinitamente e mi eccita al tempo stesso. Istintivamente muovo il bacino verso il vetro e il fresco mi accarezza il clitoride.

Il Padrone ancora non parla; ma lui non parla molto. In compenso lo sento camminare, i suoi passi sul parquet risuonano nel silenzio delle pareti spoglie. Lo cerco con la coda dell’occhio e solo adesso noto la parete sulla sinistra. Un sistema di ganci regge in ordinata sequenza vari tipi di fruste, scudisci e altro che non arrivo a vedere. Chiudo gli occhi, conto mentalmente non so nemmeno io se per accelerare o per rallentare il tempo e, mentre conto, uno schiocco e una striscia di fuoco liquido colpisce la mia schiena. Contemporaneamente al dolore i muscoli della vagina mi si contraggono e sento il sangue affluire al sesso che appartiene al mio Padrone. Sto ancora cercando di riprendere il controllo della respirazione quando sento il secondo schiocco e altro fuoco disegna la mia pelle. Poi le frustate si susseguono a ritmo costante e arrivano ancora e ancora mentre ormai la mia vagina si contrae e stringo i denti per contenere l’orgasmo. Sto per chiedere al mio padrone il permesso di godere ma deve avermi letto nel pensiero perché la sua mano a conchiglia raccoglie il mio sesso e preme forte mentre mi sussurra ‘vieni’. Vengo, vengo e ancora vengo nella sua mano. Tutti i miei muscoli sono tesi come a spremere fuori l’orgasmo per il mio Padrone. Sto riempiendo la sua mano, la sto allagando (come direbbe lui). Poi, lentamente, la tensione si allenta ed inizio a rilassarmi.
Il bruciore delle ferite sulla schiena e il calore dell’orgasmo che attanaglia il mio cervello si fondono; i miei muscoli si allentano e il mio corpo si adagia sorretto dalle catene che tengono i miei polsi. Apro piano gli occhi e’

Due ragazzi a bocca aperta stanno guardando la scena dalla strada. Mi divincolo e provo ad avvisare il mio padrone ma lo faccio proprio mentre lui riempie la mia bocca con le mie mutandine. Provo ad indicare i ragazzini con la testa ma’ ma’ ok, ho capito: lui lo sa; li ha visti.
Sono due diciottenni o poco più e sembrano due statue con la bocca aperta. Se non fossi così imbarazzata mi verrebbe da sorridere. Mentre sto pensando ai ragazzi una mano mi riporta alla realtà o meglio un dildo di vetro. E’ liscio ma &egrave freddo e le mie grandi labbra lo sentono chiaramente mentre inizio ad avvolgerlo. Con delicatezza il Padrone lo fa scivolare dentro e poi avanti e indietro. Socchiudo gli occhi ma poi mi tornano in mente i due ragazzi. Riapro gli occhi di scatto per controllare la situazione e non posso non notare che sono visibilmente’ molto visibilmente eccitati. Il dildo continua a scivolare dentro e fuori di me ormai riscaldato dalla mia vagina e reso scivoloso dal mio miele. Sento dei passi di corsa in strada e vedo arrivare, trafelati, altri due ragazzi. Evidentemente in origine erano tre ma uno di loro deve essere andato a chiamare il quarto della squadra per avvisarlo dello sbalorditivo ‘imprevisto’. Il dildo intanto scivola fuori’ completamente. Il padrone lo posa per terra e va alla porta.
Sento la porta d’ingresso che si apre e poi le voci. Lontane, ovattate ma chiare.
‘Ciao ragazzi’
‘Ci scusi signore, noi non volevamo vedere. Ci dispiace. Andiamo via, andiamo via subito’
Le loro voci sono tra lo spaventato e l’imbarazzato ma so che il mio Signore sta sorridendo
‘No, no, tranquilli. Vi va di entrare?’
‘Non vogliamo disturbare”
‘Entrate, venite con me.’
Li sento entrare nel salone.
‘Vi piace?’
‘Si, signore. E’ la Vostra fidanzata?’
‘No. E’ la mia schiava’
(silenzio)
Poi il più intraprendente del gruppetto si fa coraggio
‘schiava?’
‘si ragazzi, schiava. Lei &egrave la mia schiava e il suo solo scopo nella vita &egrave servirmi’
‘wowwwww e come la costringi?’
‘lasciate che vi spieghi una cosa: immaginate di dormire. State facendo il più bel sogno che abbiate mai fatto. Siete divertiti ed eccitati e tante altre sensazioni reali, tangibili e bellissime. Tutto quello che avete sempre desiderato lo state vivendo. Ci siete?’
‘Sì, sì’
‘Di colpo il sogno si trasforma in incubo. Le più brutte sensazioni vi assalgono e vi inseguono. Cercate il pulsante Eject ma nei sogni (come del resto nella vita) spesso non funziona’
Bene: la mia schiava ha questo pulsante e sa che può usarlo in qualsiasi momento. Questa &egrave la sua schiavitù un sogno incredibilmente bello ed eccitante per lei e per il suo padrone. E lei sa che può viverlo senza le imperfezioni dei sogni e della vita.
Vorreste essere liberati da un sogno così?’
(immagino le loro facce)
‘Ma voi potete anche’ come dire’ fare’ l’amore con lei?’
‘La posso usare come e quando voglio. Posso usarla e farla usare e più la prova &egrave dura per lei più lei sarà felice di aver servito il suo padrone al tempo stesso avrà esplorato nuovi confini della sua mente guidata dal suo master.
Vedo la vostre espressioni incredule’
(immagino il mio master che sorride sornione)
‘Forza!, uno di voi qui da me!
Dammi la tua mano. Bravo.’
Sento una mano sfiorarmi il sedere. Poi la mano, guidata dal mio Master, scivola verso il basso. Verso il mio sesso ancora bagnato. La sua mano tra le mia gambe tenute aperte dalle catene. Sento la sua mano che preme sul mio pube. Restano fermi per 5-10 secondi. So che il ragazzo sente il calore della mia vulva e il miele che ancora la bagna. Poi la mano del Padrone molla la presa e la mano del ragazzo fugge via temendo di avermi importunata.
‘Tranquillo ragazzo, lei può essere spaventata, imbarazzata, terrorizzata o qualsiasi altra cosa ma sarà sempre felice di eseguire i miei ordini.
Adesso avvicinati e libera il tuo pene. L’ho visto sai? E’ da quando eri qui fuori che &egrave duro. Fidati, fallo!’

Sento la cerniera che si abbassa. Immagino il pene del ragazzo che schizza fuori come una molla dalla sua gabbia di jeans. Poi sento che si avvicina titubante e resta fermo dietro di me. Scorgo un riflesso nel vetro: il mio Signore lo spinge appena e la punta di un pene eretto tocca il mio sesso. Il ragazzo resta fermo 3 secondi poi comincia ad affondare. Lo sento entrare e mi stupisco delle dimensioni. Mi sento allargare. Spinge. Senza fermarsi. Fino in fondo. Lo sento tutto. Dentro, enorme. Poi lo sento gonfiarsi vibrare. Sento il ragazzo gemere ed un fiume bianco mi allaga e cola lungo l’interno delle mie cosce. E’ venuto senza nemmeno muoversi. E’ ancora dentro di me. Appena comincia a riaversi scivola fuori e il mio Master gli accarezza la testa.

‘Forza ragazzi! A casa a studiare e non una parola con nessuno di questa sera o non vi ricapiterà mai più’.

Mi lasciano con le cosce bagnate del seme del ragazzo e la vagina ancora desiderosa del suo Padrone e lo strano gruppo si avvia verso la porta. Timidamente salutano e con lo scatto della serratura siamo di nuovo soli in casa io e il mio Amato Padrone.
Si avvicina a me, tira a se una sedia e si siede alle mie spalle. Resta in silenzio una decina di secondi interminabili poi un solo ordine, secco: ‘Godi. Adesso.’
Una vampata di calore mi avvolge. Il mio Signore mi guarda. Non controllo più il mio corpo che comincia a contrarsi sempre più in fretta e, alla fine’ esplodo. Vengo. Sento le mie gambe bagnarsi. Mi appendo completamente alle catene che mi legano al soffitto e dalla mia vagina un fiume incontrollabile di piacere continua a colar giù anche mentre comincio a riprendere il controllo del mio corpo.

Anche adesso, che sono legata giù in cantina, al solo pensiero mi sto bagnando. Ho la sensazione che questa nuova casa vedrà cose molto, molto eccitanti.

A domani caro diario.

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