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La nuova scuola

By 6 Settembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Per essere una scuola di provincia l’aula era piuttosto grande ed il numero di banchi assai elevato. Poco più di una ventina contando la cattedra. Una stanza di 8×8 metri circa, o almeno così pensava. La cosa che più la turbava però erano tutti i ragazzi e ragazze seduti che la guardavano in modo strano, quasi lei fosse un’aliena quando in realtà veniva da una città che non distava molto da lì. Era un paesino dell’Umbria e lei veniva da Ancona, eppure tutti quei volti e quei corpi e l’intera stanza gli sembrava totalmente nuova, quasi fosse ad anni luce da casa piuttosto che a duecento kilometri di distanza.
: Signorina lei sarebbe? le chiese l’uomo alla cattedra. Baffi bianchi, barba e capelli pure. Il professore sembrava un Mark Twain più bianco e più giovane del normale.
: Laura Putarelli, sono una nuova studentessa. questo &egrave il 4B giusto? Risposi io timidamente. Arrossendo mentre notavo le risate che alcuni ragazzi facevano ad aver sentito il mio cognome. Pensavo che finite le medie e trasferendomi non sarei più stata chiamata miss Puttanelli, ma &egrave una distorsione facile da effettuare.
: Silenzio voi. Si sieda prego signorina. Mi disse il professore indicandomi un sedia vuota in fondo a sinistra di fianco al muro. Mi andai a sedere. Di fianco c’era una ragazza. Bionda chiaro, occhietti azzurri un viso dai tratti delicati, bella. Sarà una ragazza dell’est pensavo vedendo le sue gambe lunghe, una seconda di seno. Era l’opposto di me in pratica. Bruna, la pelle abbronzata, gli occhi nocciola una terza di seno e bella in carne, il mio sedere infatti era bello rotondetto, il suo invece era secco come le sue gambe e lievemente piatto.
: ciao, io sono Marta. Mi disse porgendomi la mano a bassa voce, visto che il professore aveva ripreso la lezione che avevo interrotto entrando. Non mi ero sbagliata, aveva un accento dell’est.
: Laura, molto piacere. Dissi io stringendogli la mano notando le sue dita lunghe e affusolate, aveva delle mani molto belle.
Mi sedetti e pensai di seguire la lezione, ma la mia compagna di banco la pensava diversamente e prese a parlarmi.
M: come mai ti sei trasferita qui?
L: sai, i miei si erano stancati della città. Il lavoro il traffico il casino che c’&egrave e quindi abbiamo comprato una casa qua e ci siamo trasferiti.
M: ma come fanno i tuoi con il lavoro, e per i soldi?
L: ogni tanto tornano in città per concludere qualche affare, ma non so bene, sai ai miei non piace parlare di lavoro.
M: Ah. Tu invece? non ti dispiace esserti trasferita? come hai fatto con gli amici e con il ragazzo?
L: oh, per me non &egrave un problema, gli amici li potrò rivedere ogni tanto, però….. dissi arrossendo. Io il ragazzo non ce l’ho.
M: vi siete lasciati? ti ha tradito?
L: oh no no, non l’ho mai avuto un… un ragazzo. Insomma c’era un tipo alle medie con cui uscivo ogni tanto, ma niente di più.
M: quindi tu sei ancora una verginella?
Inorridii all’udire quella parola pensando che il professore ci avesse sentito. Non era così, ma arrossii sentendo parlare di sesso, che in famiglia era sempre stato un tabù al solo pensarlo.
L: ma che domande sono? dissi cercando di mostrarmi infuriata, però non mi riuscii, come mio solito. Sono timida e non mi riesce di arrabbiarmi con le persone, neanche quando ho tutte le ragioni per farlo.
M: calma verginella, qui sei al sicuro. Mi disse lei dandomi una pacca sulla spalla, quasi mi confortasse per qualche cosa.
L: al sicuro da cosa? risposi, controllando se il professore ci avesse sentito. Di nuovo non era vero.
M: da maschiacci che si approfittano di te. Non preoccuparti, Marta si prenderà cura di te. Disse facendomi l’occhiolino.
L: non capisco scusa, chi dovrebbe approfittarsene di me? so difendermi sai? risposi con finta sicurezza. Era da quattro anni che facevo kung fu, ma nonostante tutto non avevo mai picchiato qualcuno, sia perch&egrave non mi era mai servito, sia perch&egrave non ne ero in grado, causa la mia timidezza che mi impedisce di nuocere a chiunque ( infatti alle lezioni ci prendevo sempre le botte, fortuna che eravamo solo ragazze ). Pensai poi al peggio e guardai ogni maschio dell’aula, prof. compreso, come fosse un lupo ed io una povera cerbiatta persa nel bosco.
M: Tranquilla, ora capirai come funzionano le cose qui.
L: in che sen….. la campanella suonò e mi interruppe. Era ricreazione. Di già? Marta mi prese per la mano e mi fece alzare.
M: Vieni con me.
Cedendo alla sua presa forte, mi feci guidare da lei in giro per la scuola e nel giro di un minuto arrivammo ai bagni dei ragazzi.
L: Ma dove mi porti? Sei impazzita? &egrave ricreazione andiamo a divertirci, perch&egrave mi hai portata qui?
M: come perch&egrave? questo &egrave il posto più divertente di tutta scuola. E mi tirò verso la porta. Io mi dibattevo, ma come già detto no sono molto combattiva e cedetti subito.
Il bagno dei ragazzi consisteva in una sala 15×15 con a destra otto cubicoli dove c’erano i water e davanti a sinistra i lavandini, mentre in fondo c’erano gli urinatoi, quelli per gli uomini. Se non per l’odore di pipì e di cazzo che girava per la stanza, la cosa che mi lasciò sgomenta e schifata era la scena che mi si presentava davanti. C’erano almeno due tre maschi per ogni urinatoio con sotto una o due ragazze inginocchiate all’altezza di avete capito cosa, mentre sui water c’erano dei ragazzi seduti o in piedi che facevano sesso con altrettante ragazze. Per me, nuova vergine e inesperta finire in quella specie di orgia era un incubo, però….. superato l’ansia della novità cominciai a sentire quel prurito che poi mi divenne ben familiare, non ci feci caso allora non capendo cosa fosse, anzi fui ancor più spaventata da quella strana voglia che sentivo per la prima volta, quasi quell’odore avesse un effetto afrodisiaco. Marta mi guarda con una faccia oscena, mi tira ed io mi sento troppo confusa per protestare, mi porta in un cubicolo dove c’&egrave un ragazzo seduto sul water, i jeans calati per terra e un uccello maestoso in mano ( era la prima volta che ne vedevo uno da così vicino ) che appena entra ci fa: era ora tesoro.
M: scusa amore se ho fatto in ritardo, però guarda ti ho portato un regalo. Gli dice mentre mi fa inginocchiare insieme a lei, mentre io fisso l’uccello del suo ragazzo ipnotizzata.
M: Guarda e impara Laura, ti mostrò come far felice un uomo.
Vedo Marta prendere in bocca la virilità del suo ragazzo e incominciare a spompinarlo con voracità.
I suoi capelli che biondi che svolazzano e il su e giù che fa con la gola e la bocca &egrave uno spettacolo osceno che intensifica il mio prurito. Cerco di ritrarmi spaventata da quel calore che mi invade il corpo, Marta però mi afferra per i capelli e mi avvicina la testa al pene del suo ragazzo. Stavolta cerco di ritrarmi, ma come al mio solito smetto in poco tempo. Ormai ho il suo cazzo a un palmo dal mio naso e l’odore pungente di uomo mi invade le narici e mi sento come se perdessi il controllo. Vorrei andarmene e scappare via, ma ormai sono al calor bianco. mi avvicino ancora un pò e do una piccola leccata a quell’asta gigantesca. Da lì &egrave come se mi fosse andata in fiamme, cominciò anche io a spompinarlo come ho visto fare a Marta e mentre lo faccio lo guardo negli occhi posseduta da una libido bestiale.
Glielo slinguazzo con voracità mentre continuo a guardalo negli occhi, che sensazione magnificamente oscena.
M: visto Nicola mio bello che ti ho portato? carne fresca di prima qualità, una bella marchigiana di prima categoria.
N: lo vedo tesoro lo vedo, e che magnifico regalo. Ti piace il mio cazzo vero troia? dice rivolto a me
L: Lo amo. Non posso farne a meno. rispondo, obbediente ormai solo al calore che mi fa ribollire di piacere.
N: d’ora chiamami padrone. Mi dice con tono saccente, ma io non sono in grado di obbiettare.
L: Si padrone amo il tuo cazzo. Dico io sottomessa al mio desiderio per il sublime gusto di abbandonarsi del tutto al piacere.
N: Bene troia vedo che hai capito. Chi sei tu?
L: la tua schiava, voglio leccare il tuo cazzo per sempre.
N: oh si, sento già che con te ci divertiremo un mondo. Dai troia ecco che sto per venire.
un pò sono sorpresa e per un attimo mi riprendo, che cosa voleva dire?. Poi però mi spinge il suo cazzo giù per la gola e mentre urla mi sento arrivare uno schizzo bello abbondante e cremoso in bocca. All’inizio non so cosa fare, poi però guardo il mio padrone negli occhi e comprendo. Il sapore &egrave acre e salato, anche un pò amaro, ma ubbidendo al suo sguardo lo ingoio e mentre quel liquido caldo mi scende giù per la gola, il calore che mi invadeva il corpo aumenta, come avessero gettato legna sul fuoco.
M: allora tesoro come &egrave stato il tuo primo pompino?
L: Bellissimo.

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