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La piscina di papà – 5. La chat delle amiche

By 12 Marzo 2023No Comments

Aprii le tende scoprendo un altro giorno spettacolare. Il cielo era sereno, il sole era già forte e caldo e la giornata prometteva molte avventure. Mentre guardavo l’azzurro della piscina sottostante, ero praticamente stordito dall’aspettativa.

Sapevo che oggi sarebbe stato il giorno in cui avremmo scopato, ce lo eravamo quasi promesso l’un l’altro con i baci della scorsa sera, ma volevo di più. Avevo bisogno che vedessero il nostro pisciare come qualcosa di più di un semplice preludio al sesso, per viverlo come qualcosa di più di una semplice eccitazione. Volevo che lo percepissero come qualcosa di sensuale a sé stante. Avevo anche bisogno di trovare un modo per realizzare le fantasie di Elisa. Avevo immaginato che inserire la lingua di Viola nella fica di Elisa sarebbe stato probabilmente abbastanza facile, purché Elisa avesse ragione sul fatto che la sua amica fosse bisessuale, ma non avevo idea di come avrebbe reagito Camilla all’idea di scopare con la lingua il culo di mia figlia.

Non avevo mai dato un nome a quello che stavamo facendo prima, ma all’improvviso la parola ‘harem’ si fece strada nei miei pensieri. L’idea di avere il mio harem privato di giovani donne, pronte a soddisfare i desideri di Elisa ed i miei, mi faceva fremere il cazzo per quello che la giornata avrebbe potuto portare.

Quando sono entrato in cucina, Elisa mi è venuta incontro con un sorriso così ampio che mi ha scaldato il cuore.

“Buongiorno papà.” Canticchiò quando mi vide.

La scorsa notte aveva condiviso con me alcune fantasie lesbiche piuttosto sporche prima che le sparassi il mio carico di sperma in gola. Mi ero chiesto se questo avrebbe creato imbarazzo tra noi ma, a giudicare da quel sorriso e dal suo benvenuto, non avevo nulla di cui preoccuparmi.

“Buongiorno piccola.” Risposi con un sorriso che cercava di eguagliare il calore del suo.

Fece un cenno verso la macchinetta. “Caffè?”

“Sì, per favore.” Risposi, mentre allungavo i miei muscoli mattutini addormentati.

Non ho potuto fare a meno di notare che mentre mi stiracchiavo i suoi occhi si spostavano dal mio viso ai miei addominali scoperti e poi più in basso. I suoi occhi sembravano seguire ogni mia mossa, il che era positivo perché mi ritrovai a controllarla anch’io. Indossava ancora la maglietta da notte che lasciava trasparire i suoi capezzoli e, mentre si stiracchiava per prendere il caffè dallo scaffale più in alto, le salì sui fianchi esponendo il glorioso tondeggiare del suo culo morbido. Riuscivo a vedere le mutandine e mi chiedevo se fosse una specie di invito ma, prima che potessi fare qualcosa, lei era tornata sui suoi passi e parlava della giornata che stava iniziando.

Inclinò la testa verso la piscina. “È bellissimo là fuori.”

“Sì. Sembra che sarà molto caldo anche oggi.” Risposi mentre sorseggiavo il mio caffè.

“Le scoperai oggi?”

L’audacia e la disinvoltura con cui ha posto la domanda mi hanno quasi fatto balbettare col caffè ancora in bocca. Tuttavia, ero determinato che questa dovesse sembrare la cosa più naturale del mondo, non una strana stronzata che suo padre stava facendo, quindi le ho dato un’alzata di spalle disinvolta mentre rispondevo.

“Sì, beh, lo spero.”

Lei rise. “Non credo che tu abbia bisogno di sperare. Stavamo scrivendoci dei messaggi la scorsa notte, e loro sono decisamente pronte.”

“Pronte per cosa?”

Un leggero sorriso si formò agli angoli della sua bocca e lei mi lanciò uno sguardo interrogativo che mi comunicò che pensava che fossi stupido.

“Pronte per fotterti il cervello.”

“Accidenti! Te l’hanno detto?”

La sua testa si inclinò graziosamente mentre considerava quanto dirmi. “Hanno chiesto il mio permesso per dirla tutta.”

“Davvero, perché dovrebbero farlo?”

“Beh, era più una questione di tempismo. Volevano sapere se dovevano aspettare finché non andavo all’università. Volevano sapere se mi sarei arrabbiata vedendole scoparti.”

È stato il mio turno di ridere. “Non ti conoscono molto bene, vero?”

“Niente affatto papà, no.” Ridacchiò lei in risposta. “Ma ti ricordi quando ti ho chiesto di stare attento? Per non mandare tutto a puttane?”

“Sì.” Risposi con un cenno del capo.

“Beh, non credo che tu possa.”

“Posso cosa?”

“Mandare qualcosa a fanculo.”

“Cosa vuoi dire? Mi stai confondendo ora Elisa. Pensavo che volessi andare piano così non le avremmo spaventate?”

“Beh…” Strascicò. “Ho detto che avevi ragione. Ma, da quello che posso vedere, sono praticamente pronte a tutto. Non credo che le spaventeremo, papà. Penso che siano disposte a praticamente qualsiasi cosa tu voglia.”

Mi ha fatto girare la testa e ho scosso incredulo la testa mentre elaboravo le sue parole.

“Come fai a saperlo?” Alla fine riuscii a chiedere, ancora non comprendendo del tutto come potesse esserne così certa.

Mi ha offerto il suo telefono. “Ecco, dai un’occhiata.”

Ho scansionato con gli occhi gli scambi di ieri sera tra Elisa e le ragazze. Era pieno di loro messaggi che si incoraggiavano a vicenda e si sfidavano a vicenda ad andare oltre con Elisa che occasionalmente spronava o autorizzava i loro desideri.

“Posso dare una lettura più approfondita?” Chiesi, inclinando la testa verso il telefono.

“Fai pure.” Disse con un sorriso in attesa.

Mentre leggevo la loro chat, molte delle inquietudini e delle preoccupazioni su ciò che stavamo facendo sono svanite. Era chiaro dalla conversazione che tutto questo non era qualcosa che sentivano di essere state costrette a fare. Non si trattava solo dell’uso continuato della mia piscina indossando costosi costumi da bagno o di bere champagne piuttosto che birra. Era qualcosa che volevano fare ed erano entusiaste di farlo. Hanno ammesso di divertirsi pisciando per me, hanno parlato delle dimensioni del mio cazzo, si sono vantate su chi mi avrebbe fatto venire più forte e su quale figa sarebbe stata la più stretta. Hanno anche discusso se avrei voluto guardarle “lesbicare”, ho ridacchiato quando ho letto la risposta di Elisa: “Non credo che ci siano molti uomini che non vorrebbero vederlo!” Entrambe hanno risposto con lingue ed emoji ridenti.

Tuttavia, il pezzo che ha veramente attirato la mia attenzione è stato un piccolo scambio verso la fine.

Viola: ho visto i tuoi occhi, ti piaceva succhiargli il cazzo, scommetto che ci stai pensando ora troia (emoji melanzana)

Camilla: sì, certo, adoravo il suo cazzo da vero uomo. Ma anche tu lo amavi, lo vedevo, vorresti che Matteo fosse tuo padre.

Viola: sì beh, e tu vorresti che fosse il tuo paparino (emoji con la lingua)

Camilla: al 100%

Elisa: voi due sapete che ha abbastanza panna per entrambe, vero?

Camilla: vedremo, la mammina ha bisogno di tanta panna. Sono solo contenta di essermi conservata per lui.

Viola: ma che cazzo dici?

Camilla: ok, non sono vergine. Ma in confronto a te, quasi lo sono.

Viola: è vero, ma tu non vivi con quattro fratelli, vero?

Camilla: a volte vorrei fosse stato così.

Viola: puoi venire ad aiutare me e mamma quando vuoi.

Camilla: che schifo no!

Elisa: passo pure io. I ragazzi adolescenti, non sono nella lista dei miei interessi.

Mentre restituivo ad Elisa il telefono, stavo sorridendo per lo shock e per l’eccitazione.

“Viola? I suoi fratelli? Sua madre?” Chiesi, immaginando come doveva essere quella famiglia.

“A quanto pare.” Disse con un’alzata di spalle. “Allora,” disse con un sorriso ironico, “te lo chiederò di nuovo. Te li scopi?”

Abbassai di nuovo lo sguardo sul telefono e scansionai alcuni estratti della chat. Poi mi voltai di nuovo verso Elisa e praticamente ringhiai la mia risposta. “Cazzo sì!”

Elisa sorrise e annuì con approvazione. “Bene! E mi lascerai guardare, vero?”

Sorrisi mentre mi rendevo conto di quale figlia deviata fossi riuscito in qualche modo a crescere.

“Sì, puoi guardare.” Ridacchiai. “Ma Elisa, che mi dici di te? Come ti procureremo quella doppia penetrazione di lingue che mi hai mostrato ieri sera?”

Lei arrossì un po’ per la mia audacia. “Non ne sono sicura. Non voglio spaventarle.” Rispose lei con un po’ di malinconia. “Forse dovremmo limitarci a farle fottere da te e vedrò cosa riesco a fare all’università. Voglio dire, non sappiamo nemmeno se gli piaccio, vero? E non voglio rovinarti le cose.”

Ho sorriso calorosamente mentre la guardavo dall’alto in basso ed i miei occhi hanno colto tutta la bellezza di mia figlia, la sua sensualità. Per quanto bella fosse, era la sua umiltà a renderla così adorabile. Era forse la ragazza più bella che avessi mai visto, piccole tette adolescenti che difficilmente sarebbero diventate molto più grandi, un corpo sodo, un bel sedere, e quel viso adorabile e gli occhi da cerbiatto. Ma, per quanto fosse sexy, sembrava non capirlo lei stessa, sembrava non sapere che tutti quelli che la vedevano volevano scoparsela. Adoravo questo in lei.

“Elisa, non credo che sussista il problema se ti vogliono.” Dissi in tono incoraggiante. “A giudicare da quei testi, è solo una questione che loro sappiano che possono, piuttosto che noi che ci preoccupiamo se lo vogliono”.

Fece un sorriso a bocca aperta e una scrollata di spalle. “Vediamo cosa succede allora.”

Il campanello ha interrotto la nostra conversazione e ho lanciato ad Elisa uno sguardo di auspicio.

“Hai intenzione di farle entrare?” Chiesi strizzando l’occhio.

Sorrise e annuì mentre si precipitava alla porta.

La conversazione con Elisa, la lettura dei loro messaggi, la realizzazione che le ragazze lo desideravano davvero tanto quanto me, avevano cospirato per far partire bene il mio motore e, non appena le ho viste entrare, è andato su di giri. Non che fossero vestite in modo particolarmente sexy, è solo che mi sono reso conto di avere una vera e propria cotta per queste due bellissime giovani donne. Erano la mia cotta, la mia ossessione, gli oggetti dei miei desideri e, ora che sapevo che provavano la stessa cosa, il mio cuore e il mio cazzo esplodevano di amore e lussuria.

Entrarono in cucina ridacchiando come fanno le ragazze ma si fermarono non appena mi videro. Il potere del mio sguardo, la fame nei miei occhi, le bloccavano come gatti alla luce dei fari.

“Buongiorno Matteo.” Dissero, le loro voci tinte di attesa nervosa.

“‘Giorno” Risposi, la mia voce impastata dal desiderio.

Rimasero immobili mentre osservavo avidamente la loro magnificenza. Le loro tette adolescenti avvolte in magliette attillate, le loro lunghe gambe ed i loro sessi erano coperti da sottili pantaloni da yoga che sembravano dipinti addosso con lo spray, e lasciavano trasparire ogni forma della perfetta pelle sottostante.

Mi alzai dallo sgabello e mi diressi verso di loro, la loro attrazione era quasi magnetica.

Prima Viola.

Ho colmato il divario finché non c’era più niente tra di noi. Non appena si rese conto di cosa stava succedendo, i suoi occhi si spalancarono e mi fissò in attesa. I suoi respiri erano corti, rantoli nervosi mentre aspettava che facessi la prima mossa. I miei respiri erano profondi e appassionati, e i miei occhi ardevano di lussuria per questa giovane ragazza.

L’ho tirata a me, il suo corpo stretto e magro premuto rigidamente contro il mio. L’ho baciata e lei ha risposto all’istante. Le nostre lingue danzavano, i nostri respiri si intrecciavano, e lei si addolcì contro di me, premendo il suo sesso contro il mio. I nostri gemiti alimentavano le nostre passioni. Seghe e pompini sono fantastici, ma in quel momento avevo bisogno di scopare qualcosa di bagnato, caldo, stretto e giovane. Le mie mani sono andate al suo culo e l’ho tirata vicino. Il mio cazzo praticamente vibrava con la potenza e la forza del mio bisogno. I suoi occhi svolazzarono e si chiusero mentre si concedeva a me.

Quel bacio era appassionato, umido e rumoroso. Ha fatto promesse su entrambi i nostri interessi. Ha promesso che oggi saremmo diventati amanti. Oggi avremmo fatto tutte le cose su cui avevamo fantasticato, oggi avremmo scopato. Senza fiato si appoggiò al piano di lavoro. I suoi profondi occhi marroni fissavano i miei, sostenevano il mio sguardo, erano sensuali e fumosi, e mi dicevano che era pronta. Mi ha detto che era più che pronta, voleva questo, voleva me, voleva essere scopata, voleva essere presa.

Poi ho rivolto la mia attenzione a Camilla.

Il mio sguardo si spostò su di lei e non appena seppe di avere tutta la mia attenzione sorrise. Un sorriso così bello, così sexy, così sensuale, mi ha detto che era pronta a scopare quanto lo era Viola.

Ma lei è diversa da Viola, nessuno “prende” Camilla. Se le piaci, e ti vuole, e pensa che tu sia degno, “darà” se stessa, ma solo quando sarà pronta. Quel sorriso mi diceva che era pronta, pronta a scopare, ma, a differenza di Viola, non aveva bisogno che facessi la prima mossa. Sensualmente si avvicinò a me, colmando il divario tra di noi. Sostenendo il mio sguardo avvicinò le sue labbra alle mie e poi si fermò, arrestandosi abbastanza a lungo da creare un bisogno doloroso nel mio petto.

Tutto quello che riuscivo a sentire era il suo respiro tremante. Tutto quello che riuscivo a vedere erano le pozze di lussuria rivelate dal suo sguardo intimo e profondo. Tutto quello che potevo sentire era il calore del suo corpo premuto stretto contro il mio. Tutto quello che potevo sentire era la freschezza del suo profumo e l’immaginato profumo inebriante che emanava dalla sua giovane fica.

Quel doloroso bisogno di stare con lei crebbe fino a quando sentii che il mio petto poteva collassare su se stesso. È cresciuto fino a quando la mancanza di contatto è stata fisicamente dolorosa. È cresciuto fino a quando non ho più potuto resistere. Ho colmato quel divario tra di noi, ho premuto le mie labbra sulle sue e ci siamo baciati, i suoi occhi si addolcirono e svolazzarono mentre le sue labbra si aprivano per permettermi di entrare. Quando la mia lingua ha incontrato la sua e la nostra saliva si è mescolata, quello è stato il balsamo che ha lavato via ogni ultimo residuo di distanza, di distacco. Mi ha stretto così forte, mi ha baciato così forte e ha premuto le sue tette e il suo sesso così forte contro di me, che non c’era dubbio che lo desiderasse tanto quanto me. Si contorceva contro di me, le sue tette si schiantavano contro il mio petto, i suoi capezzoli colpivano la mia gabbia toracica e batteva ritmicamente il suo sesso contro il mio membro teso, le sue passioni erano infiammate come il mio cazzo. Le mie mani sono andate sulle sue natiche gloriosamente sode e ho seguito il suo ritmo mentre tornavo indietro. Se non fosse stato per i nostri vestiti avremmo scopato e lo sapevamo entrambi, lo volevamo entrambi.

Ci siamo separati, il suo respiro tremava, il suo petto si sollevava, i suoi occhi bruciavano e le sue narici si allargavano, speravo di apparire altrettanto folle di lussuria quanto lei.

Tutti e tre ci fissammo l’un l’altro, accrescendo il preludio di ciò che sarebbe stato.

È stata Viola a rompere il silenzio per prima. “Mettiamo i costumi da bagno, Matteo?” Sussurrò.

Lentamente scossi la testa. “Non ce n’è bisogno oggi, Viola.” Dissi mentre i miei occhi vagavano per i loro corpi facendo loro sapere esattamente cosa intendevo.

Mi sono tolto i pantaloncini e la maglietta esponendo la mia nudità e sono rimasto ritto e orgoglioso. Così orgoglioso che il mio membro ha puntato verso il mio mento. In quel momento, mi sono sentito selvaggio, come un animale, come un leone, alla testa del suo branco, il suo gruppo, il suo harem. Il mio cuore batteva forte e il mio petto si espandeva mentre mi guardavano avidamente, tutte e tre. Il mio cuore pulsante riuscì a spremere un altro sprizzo di sangue nel mio membro gonfio, mentre il loro sguardo scendeva sotto la mia vita e Viola si leccava involontariamente le labbra.

Ho lasciato che la mia nudità sprofondasse nei loro sguardi mentre lasciavamo che l’attesa crescesse.

I miei occhi si posarono sui loro petti. Top attillati in stile yoga, il nero intenso di Camilla, il blu brillante di Viola, uno più audace, praticamente un reggiseno, l’altro più coprente, come i loro caratteri, entrambi evidenziavano i loro addomi stretti e le perfette tette adolescenti. Ho inclinato la testa per far loro sapere che era ora di rimuoverli e loro hanno obbedito. Non pensavo fosse possibile ma, non appena le loro tette sono state scoperte, il mio cazzo si è indurito un po’ di più.

I miei occhi si spostarono sul delta tra le loro gambe. Li ho guardati per un momento, lasciando che l’aspettativa crescesse un po’, immaginando le delizie sotto quella lycra aderente, prima di dare loro un cenno di istruzioni per toglierseli.

Li hanno fatti scivolare giù per le gambe in modo sexy per quanto possibile si possano rimuovere i leggings in lycra. Mi sono ritrovato a sorridere mentre mi chiedevo quanti “momenti” come questo sono stati rovinati da qualcuno che fatica a mettersi a nudo. Tuttavia, quelle riflessioni sono state dissipate immediatamente quando entrambe si sono alzate per rivelare la loro bellezza giovanile.

Magnificenza. Pura nuda, adolescente, magnificenza. Dio, erano bellissime. So di averlo già detto prima, e siamo onesti, ieri erano praticamente nude dentro quei costumi, ma questo è diverso. Questa è la nudità come preludio al sesso, non c’è niente di meglio. Niente di meglio dei partner che si mostrano l’un l’altro. Quell’esibizione di nudo mentre l’attesa cresce. Quel mostrarsi nudi mentre si immagina come sarà unire i propri sessi. Entrare ed essere penetrati. Per allungarsi e contorcersi, dimenarsi e connettersi come un tutt’uno.

Fissai le loro vite strette, i fianchi arrotondati, le tette piccole e le gambe lunghe. Ho guardato come i loro sguardi cadevano sul mio cazzo prima che il mio sguardo andasse ai loro sessi. Mi chiedevo quanto fossero bagnate, quanto sarebbero state strette, era chiaro che non erano vergini, ma erano giovani e io ero ben dotato.

Gli occhi di Camilla incontrarono i miei. “Sei così grande.” Deglutì.

Quella precedente spavalderia, quella sfrontatezza, erano sparite. All’improvviso dimostrò la sua età, la sua relativa mancanza di esperienza significava che il suo viso era dipinto di ansia e preoccupazione mentre si chiedeva come sarebbe stato “prendermi”.

Viola si avvicinò a Camilla e le strinse la vita con un braccio. Sussurrò in modo rassicurante all’orecchio di Camilla. “Va tutto bene piccola. Fighe strette come le nostre si allargheranno per prendere grossi cazzi come quello. Fidati di me, lo so.” Diede a Camilla una rassicurante stretta di incoraggiamento.

Senza interrompere il contatto visivo con me, Camilla annuì accettando il consiglio della sua amica.

Fu Elisa a parlare subito dopo. “Papà, devo indossare il mio costume da bagno oggi?” Sussurrò dolcemente.

I miei occhi si posarono su Elisa, l’unica persona rimasta nella stanza con indosso dei vestiti, e le rivolsi un caldo sorriso. “No piccola. Non oggi. Non se non vuoi.”

Quel pensiero, quell’idea, l’idea che Elisa si sarebbe unita a noi nella nostra nudità fece esplodere la lussuria di Camilla e Viola. Ogni reticenza e nervosismo erano spariti. Si sono lanciate su di me. Labbra, lingue, mani, baci, carezze. Mi sono ritrovato in un appassionato bacio a tre. Il loro calore nudo premeva contro il mio, le loro gambe erano a cavalcioni delle mie mentre le loro fiche bagnate cercavano il contatto con le mie cosce. Le loro mani esplorarono il mio cazzo, le loro labbra mi accarezzarono il collo, le loro passioni intrecciate con le mie.

I miei occhi si spostarono su Elisa e quando vide che aveva la mia attenzione si sollevò la maglietta da notte sopra la testa. Soffocai il gemito, il gemito che avrebbe rivelato alle mie future amanti quanto fossi eccitato alla vista di mia figlia nuda. Ma Elisa poteva vedermi, non aveva bisogno che io emettessi un suono, poteva vederlo nei miei occhi e nella reazione del mio cazzo, poteva sentirlo nel mio respiro.

Rimase lì nuda, vulnerabile, bellissima. Le sue piccole tette si sollevarono, i suoi capezzoli simili a gioielli si tesero, il suo petto arrossì per l’eccitazione, la sua figa in bella mostra. Desideravo ardentemente che lei facesse parte di questo, che stesse con noi, ma sapevamo entrambi che avrebbe dovuto aspettare.

Mi scostai leggermente, creando uno spazio tra le due ragazze che pendevano dal mio corpo, con le mie forti braccia avvolte attorno alla loro vita, le manovrai per farle guardare l’un l’altra.

I loro sguardi si incontrarono, ci fu un attimo di esitazione, ma solo un attimo, sapevano cosa volevo, lo volevano anche loro. Le loro labbra si trovarono l’una nell’altra, le loro tette si schiantarono insieme e canticchiarono la loro lussuria l’una per l’altra. Non era la prima volta che lo facevano, era ovvio che erano amanti esperte. Ora lo facevano per me. Mentre la mia fantasia diventava realtà, mentre queste due bellezze adolescenti si abbracciavano così appassionatamente, ero in estasi.

Le mie mani hanno massaggiato i loro culi, le loro mani hanno massaggiato il mio cazzo. I miei occhi fissarono avidamente mia figlia. Era in piedi in bella mostra davanti a me, che gustavo i corpi delle sue amiche mentre lei gustava la visione di noi tre.

Le mie mani scivolarono più in basso, le mie dita percorsero la valle del loro culo, suscitando piccoli sussulti di attesa mentre la punta delle mie dita sfiorava i loro minuscoli ani raggrinziti, mormorii di piacere quando trovai le loro fessure, gemiti di lussuria mentre le penetravo.

Ho toccato le loro giovani fiche strette. Erano bagnate fradice, le loro fighe pulsavano e bruciavano di desiderio. L’erotismo del mattino, la carezza del mio cazzo, guardare il loro bacio lesbico, tutto significava che ero vicino, significava che ero pronto. Liberai dolcemente Viola dall’abbraccio ed i suoi occhi trovarono i miei.

“Ho bisogno di te.” Ringhiai.

I suoi occhi lampeggiavano le sue stesse passioni mentre riconosceva il suo bisogno reciproco. Poi il suo viso si indurì mentre la sua lussuria la sopraffaceva. Ha afferrato il mio cazzo e mi ha tirato vicino.

“Sei pronto a scoparmi adesso?”

Sbuffai la mia risposta. “Sì.”

“Mi riempirai la fica con questo grosso cazzo?”

“Oh cazzo! Viola, sì!”

“Come mi vuoi?”

Lussuriosamente ma amorevolmente l’ho piegata sul piano di lavoro della cucina. Sapeva cosa stava per succedere e lo voleva disperatamente come me. Allungò una mano per appoggiarsi al bancone e si aprì a me. Divaricò le gambe offrendomi tutto il suo corpo.

In quel momento credo che il mio cuore abbia saltato qualche battito, l’aria sembrava rarefatta e non mi arrivava abbastanza ossigeno al cervello. Se qualcuno me l’avesse chiesto avrei giurato di essere ancora nel mio letto a dormire profondamente e che tutto questo fosse solo un sogno.

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