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Racconti Erotici Etero

La prima volta con la signora Lina

By 19 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo diciannove anni, ne sono passati più di trenta.
Mariella era mia coetanea; stava quasi ogni pomeriggio a casa mia; sua mamma aveva l’abitudine di far compagnia alla mia ogni pomeriggio, nei giorni d’estate. Casa mia era più fresca e le due donne chiacchieravano con piacere. Spesso sedute con le sedie sul marciapiedi, essendo la casa a piano terra.
Alcune volte io e Mariella ci fermavamo in casa a guardare la tv; spesso con varie scuse la costringevo in un angolo e la guardavo negli occhi, due occhi azzurri bellissimi, senza però neanche sfiorarla.
Ma il suo corpo che allora mi sembrava perfetto provocava sempre in me un’eccitazione tale che appena possibile correvo in bagno a liberarmi del mio ‘carico’.
Ma il suo sguardo, i suoi ‘sorrisetti’, col tempo mi fecero convincere di poter osare di più.
Qualche giorno dopo Mariella, come spesso accadeva, arrivò a casa mia in compagnia di sua madre.
La signora Lina era una donna sulla cinquantina, non particolarmente attraente ed un po’ in carne, ma quando si hanno diciannove anni ‘ la carne è carne!
Io e Mariella cominciammo i nostri soliti approcci, fatti solo di sorrisi e toccatine di mani.
Poi mi venne un’idea! Poiché facevamo lo stesso genere di studi, le dissi che avevo bisogno di consultare un libro che lei stava usando.
Avvertimmo sua mamma e ci dirigemmo verso casa sua, poche decine di metri distante.
Una volta entrati andammo nella sua stanza; lei si avvicinò alla libreria e mentre stava cercando il libro mi avvicinai e, con molto timore, le cinsi i fianchi con le mani. Lei si girò fissandomi negli occhi che in quel momento mi sembrarono molto più belli.
In un attimo le nostre labbra si unirono ed iniziò un lungo bacio che nessuno dei due voleva interrompere.
Sempre baciandoci ci avvicinammo al suo letto distendendoci ed io cominciai a toccarla dappertutto a cominciare dai due seni stupendi, poi alle gambe e poi ancora al sedere.
Quando la mia mano si infilò tra le sue gambe sei si ritrasse un po’ e mi guardò negli occhi, quasi implorandomi di fermarmi. Io rispettai la sua volontà e continuammo a baciarci e ad accarezzarci. La mia eccitazione però era così forte che il mio membro stava per scoppiare; le presi una mano e me lo feci toccare senza tirarlo fuori. Le piaceva.
Continuammo così per diversi minuti. Quando avevo deciso di tirarlo fuori e di provare a metterglielo in bocca, un rumore ci sorprese: era la signora Lina!
Scattammo in piedi; io ero mortificato e non sapevo cosa dire, Mariella cominciò a piangere! ‘vai a casa di tua nonna che con te facciamo i conti dopo’, le disse la madre e lei andò via di casa.
La signora Lina urlò verso di me: ‘ti rendi conto di che scusa sciocca hai inventato? Pensavi non l’avessi capito che non avevi bisogno di nessun libro? Hai tradito la mia fiducia e sarò costretto a dire tutto a tua madre’. Io provai a sminuire l’accaduto dicendo ‘ma l’abbiamo fatto così quasi per gioco! Come vede non ci siamo neanche spogliati e non l’avremmo mai fatto!’.
La sonora bugia che avevo detto, almeno circa l’intenzione di non spogliarmi, sembrò attenuare l’ira della signora che nel frattempo non disdegnava di indirizzare il suo sguardo verso le parti intime, guardando l’erezione che non avevo possibilità di nascondere. Lei mi chiese: ‘ma sei mai stato con una donna?’ io: ‘mai avuto un rapporto completo, al massimo baci e toccatine, come stavamo facendo con Mariella, per il resto sono costretto a fare da solo’.
Lei continuava ad osservare la patta, al cui interno il mio uccello non voleva saperne di mettersi ‘a riposo.
Ad un tratto disse: ‘ti va di farci una promessa reciproca?’; ‘certo’ risposi io.
‘La faremo fra un po” disse la signora, e mi invitò a seguirla. Arrivammo nella sua camera da letto, mi fece stendere sul letto matrimoniale e cominciò lentamente a spogliarmi; io, incredulo, non ebbi naturalmente alcuna reazione e già mi gustavo quello che sarebbe potuto succedere.
La signora cominciò ad attraversarmi ogni millimetro del pene con la sua lingua per poi cominciare dolcemente un pompino fantastico. I suoi movimenti si facevano sempre più veloci e mi sembrava di essere in paradiso
Non passò molto tempo che feci un’enorme una sborrata della quale non fece venir fuori neanche una goccia ingoiando tutto.
‘certo che ne avevi dentro di roba’ disse Lina dopo che aveva finito di ripulirmi l’uccello con una sapienza indescrivibile. ‘gliel’avevo detto che normalmente faccio tutto da solo’ le risposi sorridendole.
Lina si spogliò, si distese al mio fianco e prese ad accarezzarmi tutto il corpo; io facevo altrettanto soffermandomi sui seni, grandicelli ma ben fatti. Mentre le leccavo i capezzoli mi chiese: ‘adesso facciamo la promessa reciproca?’ ‘sentiamo’, dissi.
‘tu potrai stare con me quando vorrai, naturalmente se in casa non ci sarà nessuno, ma devi promettere che con Mariella non devi avere alcun rapporto completo finché lei non avrà terminato gli studi, poi si vedrà’.
Io accettai sia perché la cosa mi intrigava non poco sia perché mi risparmiavo pure una figuraccia con mia madre; intanto che lei parlava io non avevo mai smesso di accarezzarle i seni, le gambe e qualche timida carezza alla figa, ciò aveva comportato un certo ‘risveglio’ del mio arnese, particolare che non sfuggì alla signora Lina che subito comincio a lavorarmelo per accelerare la ‘ripresa’; dopo le mani riprese il suo lavoro di nuovo con la bocca e questa volta osai accarezzarle la figa ficcandole pure due dita dentro.
La signora Lina nonostante avesse in bocca il mio cazzo cominciò ad ansimare in crescendo ed utilizzava la bocca ed una mano per un nuovo pompino che mai più dimenticherò; intanto le mie due dita continuavano il loro lavoro nella figa e Lina ogni tanto doveva liberarsi la bocca per mugolii di piacere.
Ad un tratto lasciò l’uccello, si mise a cavalcioni su di me ed aiutandosi con una mano se lo infilò nella figa lanciando un urlo liberatorio; iniziò una cavalcata con urla di piacere infinite, si muoveva in avanti e indietro per sentire tutto il cazzo dentro di lei; dopo un po’ la feci alzare e stendere sul letto, mi misi sopra di lei, le tenni le gambe alzate ed entrai tutto dentro di lei. Continuavo a pomparla sempre più velocemente succhiandole i capezzoli e lei girava continuamente la testa sui due lati ansimando e urlando.
Quando le dissi che stavo per venire si aiutò con le mani a tenermi dentro di se facendomi capire che potevo venirle dentro. Fu così che dopo altri pochi secondi un’altra copiosa sborrata fu accolta questa volta nella sua enorme figa.
Quando dopo alcuni minuti tirai fuori l’uccello dalla figa avvicinai le mie labbra alle sue per darle un bacio ma lei non mi baciò; mi tocco di nuovo il cazzo e disse: ‘questo è per me, i baci puoi continuare a darli a mia figlia mantenendo la promessa’.
Da quella volta spesso citofonavo a casa di Lina, se c’era il marito era una normale visita di cortesia di un amico di famiglia, se Lina era sola si ripeteva piacevolmente la prima, indimenticabile, esperienza.
Con Mariella invece baci e pomiciate erano frequenti ma la promessa fu mantenuta.
Solo che dopo due anni mi trasferii per lavoro, i contatti con Mariella si allentarono ed il sogno rimase in sospeso.
Erano passati sette anni. Contatti con Mariella zero assoluto, con Lina neanche a parlarne.
L’azienda per la quale lavoravo mi comunicò che dovevo trasferirmi presso una filiale situata a pochi chilometri dal mio paese del sud. La notizia mi sconvolse in tutti i sensi: in negativo perché ormai avevo un giro di amici, qualche ragazza con la quale flirtavo e non mi mancavano neanche occasioni di relazioni sentimentali, ma sempre di durata breve; mi sconvolse pure un po’ in positivo perché tornavo finalmente tra la mia gente e con i miei amici di sempre; un pensiero per Mariella, poi, c’era sempre.
Il trasferimento doveva avvenire nel giro di una settimana ed in attesa di trovare una nuova sistemazione nel mio paese d’origine, fui costretto a chiedere per un po’ ospitalità a mia sorella, visto che dovevo lavorare solo a trenta chilometri di distanza.
Arrivai in paese domenica sera e lunedì presi servizio nella nuova sede; rientravo a casa di mia sorella la sera alle 20 e per la prima settimana ebbi poche occasioni per salutare gli amici di un tempo.
Approfittai del primo sabato utile per fare un giro in paese, salutare coloro che conoscevo, praticamente tutti, e rinverdire i ricordi di anni prima.
La domenica, dopo pranzo, decisi di uscire anche perché avevo bisogno di sigarette. Giunto con l’ascensore a piano terra aprendo la porta stavo per svenire, vidi Mariella, ancora più bella di sette anni prima: abitava nello stesso condominio di mia sorella ed in una settimana non l’avevo mai incontrata!
Ci abbracciammo, tentai pure di darle un bacio ma mi diede del matto, eravamo a piano terra e qualcuno avrebbe potuto aprire il portone. Già perché la gioia di averla vista fu molto affievolita da una visione: aveva un passeggino con dentro un bambino di circa un anno! Si era sposata due anni prima ed era andata a vivere in quel condominio. Scambiammo due chiacchiere, provai a lanciare qualche frecciatina ricordando gli anni passati, ma lei mi frenò con decisione dicendo che era sposata e pure felicemente, e poi ero stato io a non averla più cercata.
Ci salutammo da buoni amici e lei escluse la possibilità che io andassi ogni tanto a trovarla a casa perché il marito, che io non conoscevo perché di fuori, era particolarmente geloso.
La giornata fu un po’ triste. Nutrivo la speranza, al mio rientro, di ritrovare Mariella libera, di ritenere ‘sciolta’ la promessa fatta a sua madre e, perché no, di provare a cominciare una relazione anche seria. Quell’incontro e quelle poche parole scambiate avevano in pochi attimi cancellato ogni mio progetto.
Nelle sere successive cominciai a raccogliere, con discrezione per non creare dubbi, informazioni sul marito di Mariella: era di un paese vicino e notoriamente molto geloso come lei mi aveva detto.
Faceva il rappresentante per una ditta di prodotti alimentari, questo lo portava a viaggiare spesso ma particolarmente in zona, alcuni miei ‘appostamenti’ mi consentirono di verificare che rientrava a casa anche solo per alcuni minuti ma nelle ore più disparate, forse perché aveva massima libertà nell’organizzarsi i ‘giri’ per i clienti ma forse pure per questa forte gelosia.
Più volte avevo indugiato nell’uscita e nel rientro a casa di mia sorella nella speranza di un nuovo incontro con Mariella, ma niente.
Mariella, tra l’altro, riusciva a muoversi pochissimo perché la mamma, la signora Lina che mi aveva piacevolmente iniziato al sesso e che per un paio d’anni mi aveva fatto godere, era scomparsa prematuramente e quindi non aveva nessuno che le desse una mano ad accudire il bambino.
Non mi rassegnavo a tanta sfortuna di non poter provare almeno a tentare un approccio con quella ragazza che molti anni prima mi aveva fatto impazzire, ma solo nei ‘pensieri’.
Un giorno incontrai un mio vecchio amico e, forse era terminata la sfortuna, appresi che lavorava nella stessa ditta del marito di Mariella, sia pure in un territorio diverso. Gli dissi che mi sarebbe piaciuto trascorrere una serata con lui ed altri amici nel fine settimana successivo ma mi chiese di rinviare perché per quel fine settimana l’azienda aveva organizzato un corso di aggiornamento per gli agenti dell’Italia meridionale.
Feci salti di gioia, tanto che l’amico mi diede del matto: finalmente ci potevo provare. Trascorsi le prime ore del sabato sul marciapiedi dove si trovava casa di mia sorella, e di Mariella: prima o poi sarebbe pur potuta passare. Verso le undici eccola, bella come al solito, era uscita di buon ora e stava rientrando.
Ci salutammo e le chiesi di accompagnarla su; era perplessa ma alla fine accettò, forse perche non disdegnava di essere aiutata a portar su le buste della spesa. Una volta in casa mi precisò di avermi fatto entrare solo perché suo marito era fuori e che sarebbe rientrato la sera di domenica; le dissi che proprio per quello erano quasi due ore che aspettavo lei rientrasse. Mi fece un sorrisetto malizioso.
Poi, approfittando che il piccolo stava ancora dormendo nel suo carrozzino mi chiese qualche minuto per cambiarsi e preparare un caffè; rifiutai il caffè ma dissi che avrei aspettato.
Dopo solo qualche minuto tornò che aveva indossato una tuta che metteva in evidenza la perfezione del suo fisico, in particolare di quel culetto che tanto avevo sognato e tanto desiderato.
Avevo pochi istanti per inventarmi qualcosa: ‘mi fai vedere la casa?’ dissi, avendo in mente un preciso progetto.
Ci spostammo dalla sala alla cucina, ad una prima cameretta, ad una sorta di studiolo, al bagno per poi arrivare in camera da letto.
Quando entrammo in camera mi venne in mente una vecchia regola dei nonni: ‘una donna sola in casa mai deve mostrare la camera da letto ad un ospite maschio, anche se amico, perché è un messaggio di disponibilità’; mi feci forza e le ricordai questo detto, lei sorrise e mi diede dello ‘stupido’.
Eppure quel sorriso non lasciava trasparire l’indisponibilità manifestata nell’incontro precedente, ma un po’ il contrario.
Raddoppiando le forze le dissi che avrei voluta rendere partecipe di un sogno che nei sette anni facevo di frequente.
‘che pensieri ti vengono?’ disse; ed io ‘nulla che voglio importi, solo quello che vorrai’ ma non la sfiorai neanche.
Probabilmente apprezzò la mia forma di rispetto, si avvicinò e mi diede un bacetto sulle labbra; lo lessi come un incoraggiamento, le passai le mani dietro la nuca e le nostre bocche si unirono in un lungo ed appassionato bacio in cui le lingue si intrecciavano con piacere di entrambi.
Quando ci staccammo mi disse: ‘allora il sogno?’; l’avvicinai al letto, la feci stendere e mentre continuavamo a baciarci cominciai a spogliarla, nessuna resistenza da parte sua.
Cominciai a baciarla dai piedi, poi le gambe, l’addome, i seni, il collo; alternavo a tanti piccoli baci lievi leccatine che lei mostrava gradire molto, avevo però volutamente saltato la figa, bellissima e non depilata.
Dopo il collo però scesi direttamente alla figa, cominciai un lavoro con la lingua per il quale lei cominciò a gemere ed a contorcersi perché di tanto in tanto la mia lingua la penetrava per un po’.
Il lavoro di lingua si faceva sempre più intenso che dopo un po’ le provocò un grande orgasmo pure se cercò di trattenere le urla per non rischiare di svegliare il bambino.
Dopo l’orgasmo ci baciammo e Mariella mi chiese: ‘vuoi vedere invece cosa ho sognato io in questi anni?’ e mi aiutò a spogliarmi; la mia erezione naturalmente aveva raggiunto livelli incontrollabili; afferrò il mio cazzo, lo leccò per bene, ebbe appena il tempo di dire ‘l’avevo toccato solo attraverso i pantaloni, ma è come lo immaginavo’ e in un attimo fu tutto nella sua bocca. Cominciò a fare su e giù con la testa segandolo anche con una mano con una maestrìa rara. La invitai a porgermi contemporaneamente la sua figa e ci immergemmo in un 69 che dopo pochi minuti sfociò in un nuovo orgasmo per lei ed in un’abbondante sborrata per me, interamente nella sua bocca.
Mentre godeva disse: ‘cosa ci siamo persi in tutti questi anni’!
Dopo aver goduto insieme trascorremmo molti minuti a baciarci ed accarezzarci, il bambino ci graziava perché intanto continuava a dormire.
E Mariella: ‘sai avrei voluto regalarti la mia verginità ma non sapevo se mai saresti tornato! Ma una te l’ho conservata’ e detto questo si alzo e si diresse in bagno; fece rientro dopo pochi secondi porgendomi un piccolo tubetto e senza pronunciare alcuna parola si mise a pecora sul letto e mi offrì la sua parte posteriore.
Cominciai a spalmare quella crema nel suo buchetto e ogni tanto inserivo un dito dentro, prima l’indice poi il medio, questa operazione già le procurò molti mugolii di piacere anche perché con l’altra mano le stimolavo la figa.
‘Prendimi, non ce la faccio più’ disse ad un tratto, ‘ma ti prego fai piano perché è la prima volta’.
Così cominciai ad infilare la punta dell’uccello piano piano nel suo buco, brevi ingressi e poi uscivo, ma ogni volta che rientravo andavo sempre più dentro.
‘Ti faccio male?’ le chiesi; ‘si, un po’, ma continua così che bellissimo’. ‘ah ‘ ah ‘ ah’ un piccolo grido ad ogni ingresso; ormai il cazzo era completamente dentro di lei e tenendola per i fianchi cominciai a pomparla prima lentamente poi aumentando il ritmo; quando ebbi accelerato lei con una mano cominciò a masturbarsi ed i miei colpi aumentarono al massimo la frequenza finché lei urlò ‘sto venendo ‘ godiamo insieme!!!!!
Così con quattro ultimi colpi le riempii il culo con una nuova abbondante sborrata; giacemmo di nuovo sul letto baciandoci senza sosta, ma la grazia che ci aveva fatto il bambino non poteva durare all’infinito.
Mariella fu costretta ad alzarsi per tranquillizzarlo ed io cominciai a rivestirmi. Mi accompagnò alla porta ma le dissi che la prossima volta volevo penetrarla anche in figa.
‘Vediamo se e quando sarà possibile’ mi rispose, e ci salutammo con un altro lungo appassionato bacio.

Naturalmente sono molto graditi commenti e suggerimenti

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