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La punizione

By 12 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Giulia si apprestava a ridestarsi da un lungo sonno. Quella mano familiare che stava insinuandosi in mezzo alle cosce per risalire al di sotto della maglietta che fungeva da camicia da notte era il modo, dolce e piacevole, con cui Leonardo l’aveva abituata al risveglio. Ma quando quella mano, giunta al termine della corsa, sfiorò le labbra nude della vagina, un gemito di dolore la sorprese nel dormiveglia mattutino. Allora ricordò tutto e fu come un lampo: l’appuntamento della sera precedente, l’incontro, il tradimento inatteso, il sesso infinito consumato su un divano di pelle, il ritorno a casa quasi a notte inoltrata con i muscoli tesi, la vagina dolente e il rimorso nel cuore. Un brivido di terrore l’avvolse. D’istinto urlò mentre si girò su se stessa di scatto.
– Cosa c’è? Cos’hai? ‘ disse Leonardo, stupito dall’inaspettata reazione della fidanzata.
– Niente! Stavo solo facendo un brutto sogno ‘ riuscì a rispondere.
– Mi dispiace.
– Non preoccuparti, ora sono sveglia.
– E stai bene?
– Abbastanza ‘ disse Giulia con voce ancora molto scossa.
– Su, su ‘ riprese Leonardo abbracciandola ‘ ora ci sono qua io al posto dei tuoi brutti sogni!
A quelle parole Giulia sentì una stretta nel petto. I brutti sogni di cui occorreva liberarsi, in realtà, erano tali solo per il fardello di viltà e di menzogna che si portavano dietro. Ma in sé non avevano nulla di brutto. Erano stati piuttosto un’esperienza, unica e irripetibile, con un uomo che aveva saputo soddisfare i suoi desideri più intimi.
Ma ora che quella serata di meravigliosi eccessi apparteneva ai ricordi, malgrado la perfezione di quell’incontro Giulia non riusciva a capacitarsi di ciò che era successo. Amava Leonardo. L’amava profondamente. Stava bene con lui e adorava il modo con cui lui sapeva accendere la sua femminilità. Eppure l’aveva tradito. E adesso era lì, stretta fra le sue braccia, costretta a custodire un terribile segreto.
Questi pensieri angosciosi, in cui Giulia era immersa, non le consentirono di avvertire il turgore del membro di Leonardo che cresceva contro la sua coscia. Ma quando la mano di lui da paterna tornò a farsi audace, capì e fremette. La sentiva discendere e disegnare una ad una le vertebre della sua schiena, risoluta a puntare dritta verso il solco delle natiche. Quella mano compiaciuta della morbidezza languida della sua pelle era un chiaro segnale di preludio: Leonardo voleva prenderla.
Questa consapevolezza la terrorizzò. Si era addormentata, stanca e spossata, senza pensare cosa avrebbe detto o fatto l’indomani, senza elaborare alcuna strategia che potesse salvarla. Ma ora presagiva che se Leonardo fosse penetrato in lei avrebbe capito tutto. La sua vagina, come aveva dovuto constatare quando lui l’aveva appena sfiorata con le dita, non era in grado di sostenere un rapporto. Bruciante fino allo spasimo al minimo contatto a causa del prolungato amplesso della sera precedente l’avrebbe presto tradita.
In un attimo Giulia immaginò la scena. Leonardo, stupito dalle grida di dolore che non sarebbe riuscita a contenere, avrebbe aperto le finestre e toltole di dosso il lenzuolo. A questo punto il suo corpo, denudato ed esposto alla luce del giorno, non avrebbe tardato a rivelare le tracce del passaggio di quell’amante improvviso. Nella sua mente si stagliò l’immagine di due rossori, intensi e diffusi, uno sul volto e uno sulla vagina esposta da un’accurata depilazione totale, uno di vergogna e un altro frutto del piacere consumato, che avrebbero incontestabilmente mostrato il suo tradimento.
A questo pensiero reagì con violenza, scostando Leonardo con entrambe le mani.
– Cosa c’è? Oggi proprio non ti capisco! ‘ disse Leonardo.
– Non mi va ‘ rispose Giulia.
E dopo qualche secondo di silenzio aggiunse:
– o meglio, mi andrebbe pure, se l’altro ieri non mi avessi strapazzata in quel modo. Sono ancora dolorante.
– Ah! ‘ fece Leonardo un po’ interdetto. Beh, bastava dirlo!
– Si, hai ragione, scusami! ‘ replicò Giulia con tono conciliante.
Dopo quel brusco risveglio la mattinata domenicale trascorse senza altri incidenti. Leonardo non appariva essersi insospettito ed era anzi più gentile e premuroso del solito. Nel pomeriggio, dopo aver riposato un po’, decisero di uscire a passeggio. Leonardo le chiese, come spesso accadeva, d’indossare un vestitino corto. Giulia avrebbe senz’altro preferito di no, presa com’era dal timore che il suo corpo, comprese le parti prive di segni visibili, potesse denunciare in qualche modo l’accaduto. Tuttavia, scelse di assecondare la richiesta di Leonardo per non destare sospetti.
Il tempo era bello e adatto a passeggiare. Si fermarono in una libreria e fecero alcuni acquisti. Leonardo le propose di andare a sfogliare nella villa comunale i libri appena presi. Giunti in villa Leonardo s’immerse nella lettura. Giulia invece non riusciva a distogliere il pensiero da quanto era accaduto. Era incredibile come tutto si fosse svolto con sconcertante naturalezza.
Si era recata presso lo studio legale dell’avvocato Carli, al quale si era affidata per delle questioni ereditarie. L’avvocato l’aveva accolta con gentilezza e, senza preamboli, aveva iniziato a esporle in modo dettagliato le soluzioni alternative idonee a risolvere il suo problema. A un tratto, senza preavviso, quando la discussione andava avanti ormai da circa un’ora, era entrata in stanza la segretaria, la quale, nel prendere congedo, aveva lasciato su un tavolino collocato accanto al divano due vassoi di tartine e di rustici. L’avvocato disse allora ch’era sua abitudine mangiare sempre qualcosa a quell’ora perché era solito tornare a casa soltanto verso le 22:00. Si accomodarono sul divano. Le tartine erano squisite. L’espressione decisa dell’avvocato e il suo eloquio spigliato l’affascinavano. Sembrava che ogni cosa – il suo aspetto, i suoi modi, il tono di voce – corrispondesse al suo ideale di uomo.
All’improvviso, dopo averle rivolto uno sguardo più intenso, l’avvocato s’interruppe bruscamente. Il silenzio che ne seguì le apparve interminabile. L’avvocato si avvicinò a lei e le fece notare che nel mangiare l’ultima tartina le era rimasta un po’ di maionese vicino al labbro. Giulia fece per toglierla con una salvietta ma lui, senza dirle di preciso dov’era, le ripeté per tre volte che non era riuscita a pulirsi. La terza volta aggiunse: ‘se permette faccio io’. Allora si accostò. Afferrò il tovagliolino e la mano di Giulia insieme, la guardò dritto negli occhi, avvicinò la bocca alla sua e le succhio delicatamente l’angolo del labbro superiore. Poi disse: ‘forse mi ero sbagliato. Non c’era maionese sul labbro’. Cinque minuti dopo il suo membro era dentro di lei.
Mentre era ancora assorta a ricostruire il senso degli avvenimenti che avevano portato a tradire Leonardo a Giulia sembrò di riconoscere in un uomo seduto su una panchina poco distante proprio il profilo dell’avvocato Carli. Dapprima pensò che l’immaginazione le stesse giocando un brutto scherzo, ma dopo qualche minuto l’uomo si girò verso di loro. Era proprio lui. Giulia ebbe un sussulto. Mille pensieri e mille timori si affollarono nella sua mente. Quella vista la colse del tutto impreparata. Si domandò se doveva cercare di nascondersi per non farsi vedere, ammesso di essere ancora in tempo, oppure se non fosse meglio mostrarsi per indurlo ad allontanarsi. Ma mentre stava ancora decidendo cosa fare l’uomo si alzò e si diresse verso di loro. Giulia si irrigidì come una statua di sale. L’uomo percorse il viale alberato con passo svelto, arrivò all’altezza della loro panchina, si fermò e si voltò. A Giulia mancò il respiro.
– Leonardo! Anche tu qui!
– Oh! Il caro avvocato Roberto Carli ‘ rispose Leonardo alzandosi per salutarlo.
– Che piacere vederti ‘ disse l’avvocato. Sono almeno due mesi che non ci incontriamo.
– Già ‘ replicò Leonardo con tono scherzoso. Il che non è del tutto negativo. Significa che è almeno due mesi che non ho bisogno di un avvocato.
Giulia era rimasta seduta sulla panchina quasi inebetita. Non poteva credere che Leonardo conoscesse il suo amante. E mai si sarebbe aspettata che questi, pur vedendola accanto a lui, si sarebbe avvicinato ugualmente per salutarlo.
– Roberto ‘ disse Leonardo ‘ lascia che ti presenti la mia fidanzata.
Giulia si alzò dalla panchina con le gambe tremanti e si avvicinò tendendo la mano all’avvocato per improvvisare una finta presentazione. Ma un attimo prima di dire ‘piacere’ sentì l’uomo esclamare: ‘ma lei la conosco benissimo, ci siamo visti ieri al mio studio’.
Giulia rimase paralizzata. L’avvocato aveva deciso di non nascondere la loro conoscenza. Non stava accadendo niente di ciò che si aspettava.
– Ah! ‘ esclamò Leonardo con fare meravigliato ‘ sapevo dell’appuntamento di Giulia con un avvocato, ma non immaginavo che fossi proprio tu.
– Si ‘ disse l’avvocato ‘ ci siamo visti ieri piuttosto a lungo. Mi ha sottoposto una questione intricata con molte ipotesi da vagliare.
Giulia notò che la conversazione stava già prendendo una brutta piega. Per giustificare il ritardo della sera precedente aveva detto a Leonardo di essere passata da un’amica ed essersi trattenuta da lei fino a mezzanotte. Tuttavia, siccome questo l’avvocato non poteva saperlo, temette che stesse per fornire un alibi differente, facendola scoprire.
– Beh! ‘ disse Leonardo ‘ mi auguro che Giulia non sia stata con te fino a mezzanotte, altrimenti dovrei iniziare a preoccuparmi.
Giulia ebbe un fremito e non riuscì a trattenersi dall’arrossire. Si sentiva sull’orlo del baratro.
– No ‘ replicò l’avvocato sorridendo ‘ abbiamo finito molto prima. Ma in ogni caso non credo che tu abbia motivo di preoccuparti. Da quel poco che conosco la tua fidanzata si capisce che è una donna fedele.
Giulia lanciò all’avvocato un’occhiata di odio. Come poteva essere così crudele e spavaldo?
– Si, hai ragione ‘ disse Leonardo ‘ ho poche certezze al mondo, ma una di queste è che per quanto ci amiamo Giulia non mi tradirebbe mai.
A queste parole Giulia stava per sentirsi male. L’incontro con l’avvocato Carli le appariva quasi come un castigo divino.
Poco dopo i tre si salutarono. Giulia e Leonardo tornarono a casa, ma Leonardo sembrava diventato serio e silenzioso. Giulia cercava di capire da ogni suo gesto, da ogni parola, se quella conversazione l’avesse in qualche modo insospettito. Erano quasi le 22:00 quando Giulia sentì Leonardo chiamarla, chiedendole di raggiungerla in salotto.
– Sai ‘ esordì Leonardo ‘ prima ho detto all’avvocato Carli che tu non mi avresti mai tradita e davanti a un conoscente non direi mai qualcosa di diverso. Ma noi stiamo insieme da oltre un anno e mi accorgo che non te l’ho mai chiesto: in tutto questo tempo non c’è mai stato un tradimento da parte tua?
Quella domanda a bruciapelo lasciò Giulia completamente spiazzata. Leonardo aveva sempre mostrato la massima fiducia in lei. Non faceva mai domande inquisitorie e non le chiedeva mai conto del tempo che trascorrevano separati.
– No ‘ rispose Giulia, cercando d’imporsi un atteggiamento il più possibile neutro.
– Uhm! ‘ mugugnò Leonardo. Eppure hai venticinque anni, quasi quindici più di me e sei bella e desiderabile. Possibile che non ci sia o non ci sia mai stato neppure un piccolo corteggiatore segreto?
Beh! ‘ farfugliò Giulia ‘ qualche amico ogni tanto mi fa degli apprezzamenti e io capisco che gli sono quanto meno simpatica, ma niente di più.
– Capisco ‘ disse Leonardo.
– Ascolta Giulia ‘ riprese Leonardo dopo una lunga pausa ‘ ho bisogno di farti una domanda semplice e diretta di cui non tarderai a capire la ragione. La domanda è la seguente: ieri sera mi hai tradito con l’avvocato Carli?
A Giulia si gelò il sangue nelle vene. Ma di fronte a una domanda del genere non c’era tempo di pensare perché un attimo di silenzio equivale a un’affermazione. Quindi rispose d’istinto:
– Non capisco come ti sia venuta in mente una cosa del genere! Certo che no!
– Già ‘ disse Leonardo con fare pensieroso ‘ tu non capisci come mi sia venuta in mente una cosa del genere. Uhm, sai cosa ti dico? Che mi sembra che la tua risposta celi la domanda che in questo momento sta assillando il tuo cervello. Tu ti stai chiedendo come abbia fatto a scoprirlo e di quali elementi sono in possesso per sostenere la mia affermazione.
– Ora ‘ proseguì Leonardo senza darle il tempo di replicare ‘ per il momento io non ho intenzione di svelare la mia fonte, soprattutto perché prima gradirei molto una tua confessione. E dato che ti voglio bene, per aiutarti a cacciare fuori questo rospo che non vuole uscire ti faccio una domanda ancora più precisa: è vero o no che ieri sera, all’incirca dalle 20:00 alle 23:30 tu e l’avvocato Carli avete passato il tempo a mangiare tartine e a scopare sul divano di pelle del suo studio, che tu hai goduto come una troia, che per tre volte lui ti è venuto dentro e che ti ha sbattuta talmente tanto che stamattina non riuscivi neppure a scendere dal letto?
Di fronte alla cruda esattezza di quei dettagli Giulia si sentì perduta. Il mondo le stava crollando addosso. Immaginò che per qualche assurda ragione l’avvocato Carli avesse rivelato tutto al suo fidanzato. Allora tentò un’estrema difesa:
– Se l’avvocato Carli ti ha raccontato queste cose ha mentito.
– Ah! Ha mentito! ‘ urlò Leonardo visibilmente alterato. Tu credi che qui ci sia la tua parola contro la sua e pensi che questo ti dia il diritto di ostinarti a negare. Sei una delusione Giulia! Ti stai comportando peggio di quanto avrei mai immaginato. E siccome non voglio ascoltare altre menzogne è arrivato il momento di mettere le carte in tavola.
Detto questo Leonardo le afferrò i capelli, rovesciandole la testa all’indietro e con l’altra mano le strappò la camicetta e il reggiseno di dosso. Poi, senza darle neppure il tempo di dibattersi, le strattonò violentemente la gonna che le cadde ai piedi e le abbassò le mutandine. Ora Giulia era praticamente nuda. Il suo bellissimo corpo, alto e snello, al chiarore della fredda luce dei faretti del soggiorno mostrava gli evidenti segni di una notte di sesso sfrenato. Leonardo squadrò a lungo le labbra arrossate della vagina, i graffi d’amore sul fianco sinistro e il piccolo livido che affiorava sotto un capezzolo, prodotto chiaramente da un morso.
– Allora ‘ disse Leonardo senza mollare la presa ‘ hai ancora il coraggio di negare?
Giulia non rispose e scoppiò in un pianto dirotto. Leonardo le lasciò i capelli. Giulia perse l’equilibrio e cadde a terra, dove rimase a singhiozzare. Leonardo prese i suoi vestiti, si appallottolò e glieli lanciò addosso.
– Rivestiti puttana! ‘ le disse. Poi uscì. Quella sera Leonardo non ritornò a casa. Giulia passò buona parte della notte ad aspettarlo. Poi, verso l’alba, si addormentò sul divano.
Il giorno seguente Giulia rientrò prima dal lavoro. Non aveva ancora rivisto Leonardo. Trascorse il pomeriggio a preparare una cena squisita e le proprie valige, che mise accanto all’uscio affinché Leonardo le vedesse. Leonardo rincasò tardi. Appena entrato vide le valige e sentì l’odore di cibo provenire dalla cucina. Capì subito che quei due elementi, in apparenza contraddittori, racchiudevano il senso di una scelta che Giulia rimetteva a lui: se voleva, se ne sarebbe andata all’istante, altrimenti sarebbe restata cercando di farsi perdonare.
– Ho capito ‘ disse Leonardo avvicinandosi a lei ‘ e lo apprezzo. Anche se non basta certo una cena per ottenere un perdono.
Leonardo aveva pronunciato quest’ultima frase con il sorriso sulle labbra. Giulia gli saltò addosso per abbracciarlo. Rimasero avvinghiati per un tempo lunghissimo durante il quale Giulia singhiozzava chiedendogli scusa.
– Su, su! ‘ disse Leonardo. In fondo è stata solo una prova che non hai superato.
Queste parole risuonarono strane alle orecchie di Giulia. Presa dalla disperazione, non si era domandata per quale motivo l’avvocato Carli avesse rivelato tutto a Leonardo, confessandogli anche i particolari più intimi del loro rapporto clandestino. Né si era chiesta in quale occasione potesse essere avvenuta tale rivelazione, dato che il tradimento risaliva appena alla sera precedente la sua scoperta. La sua mente iniziò a ripercorrere il susseguirsi degli avvenimenti. Fu allora che per la prima volta a Giulia venne l’idea che l’incontro nella villa comunale poteva non essere stato casuale.
– Tu lo sapevi già non è vero? ‘ disse Giulia. Quando abbiamo incontrato l’avvocato Carli in villa eri già al corrente di tutto!
– Si ‘ rispose Leonardo impassibile.
– E da quando? ‘ incalzò Giulia.
– Dalla sera stessa in cui mi hai tradito, da prima che tu rientrassi a casa.
– Vuoi dire che l’avvocato Carli, appena sono uscita dal suo studio, ti ha chiamato per raccontarti ogni cosa?
– Si, esattamente.
– E perché mai avrebbe fatto una cosa del genere? ‘ chiese Giulia.
– Mah, forse un rimorso di coscienza ‘ rispose ironicamente Leonardo.
Poi l’espressione si fece seria.
– Dimmi una cosa Giulia. è stato bello fare sesso con l’avvocato Carli?
– Che c’entra questo? ‘ disse Giulia un po’ adirata.
– C’entra moltissimo invece. Rispondimi per cortesia e fallo sinceramente.
– Si ‘ disse Giulia ‘ è stato molto bello.
– Ti è sembrato che lui già conoscesse i tuoi gusti, i tuoi desideri, che sapesse pizzicare le corde più sottili della tua sensibilità erotica?
– Si ‘ rispose Giulia spaventata.
– Vedi Giulia ‘ continuò Leonardo ‘ ogni donna desidererebbe almeno una volta nella vita avere un incontro perfetto. Conoscere una persona con cui, magicamente, si crei un’intesa fin dal primo istante. Un uomo che già conosca come per incanto tutte le proprie fantasie più profonde. è chiaro che nella realtà ciò è molto improbabile. A meno che… a meno che quest’uomo non sia stato adeguatamente istruito da chi già ti conosce bene e sia una persona dotata d’intelligenza e sensibilità sufficienti per fare tesoro di queste istruzioni.
– Aspetta ‘ disse Giulia ‘ mi stai dicendo che tu e l’avvocato Carli eravate d’accordo? Che l’hai aiutato a corteggiarmi e a conquistarmi?
– Si. Ho detto io alla tua amica Ines di consigliartelo come avvocato. E non credere che l’abbia scelto a caso. Prima di trovare una persona adatta a te ho dovuto fare una lunga e laboriosa selezione.
– Ma perché? ‘ chiese Giulia.
– Ci sono diverse ragioni. Almeno tre. La prima è che tu sei molto più giovane di me. Per una persona della tua età è normale desiderare altre esperienze. Quindi ho preferito anticiparti. La seconda è che mi piaceva l’idea che tu fossi presa da un uomo su cui io mantenessi il pieno controllo. è da un po’ che ho questa fantasia.
Leonardo fece una pausa. Poi riprese.
– Purtroppo però le cose non sono andate come speravo. Tutt’altro.
– Perché? ‘ chiese Giulia.
– Perché credevo che tu mi amassi come ti amo io. E credevo anche che tu fossi più sicura del mio amore verso di te.
– Che vuoi dire?
– Che mi aspettavo che tu ti saresti comportata diversamente. Speravo che ti sottraessi ai suoi approcci. è chiaro che se tu l’avessi fatto, una volta certo che avevi deciso di rinunciare a lui per me, a quel punto ti avrei raccontato tutto e ti avrei spinta tra le sue braccia. Sarebbe stata una meravigliosa prova d’amore da parte di entrambi. E invece no. Non hai avuto nemmeno la forza di dirmi ‘senti Leonardo, ho trovato un uomo che mi fa impazzire come non mi è mai capitato in vita mia. Io ti amo e continuerò ad amarti ma non voglio rinunciare a una notte con lui. Me lo permetti?’. Non te l’avrei mai negato. Ma tu non hai scelto né la via della rinuncia, né quella della sincerità. Hai preferito quella del tradimento, della negazione e della vergogna.
Giulia si sentì profondamente ferita. Gli chiese urlando:
– Era dunque questa la prova alla quale ti riferivi? è questa la ragione principale per cui hai organizzato tutto? Per scoprire se io avrei avuto o no la forza di tradirti?
– Si ‘ rispose Leonardo. E purtroppo l’hai avuta. E ora non sei più mia.
Leonardo pronunciò quelle parole come un giudice che emette una sentenza destinata a punire più il magistrato che l’imputato. Aveva deciso di lasciarla e Giulia ne era consapevole. Durante tutto il pomeriggio, mentre faceva le valige, Giulia aveva messo in conto quest’eventualità. Ma ora, dopo le rivelazioni di Leonardo, le sembrava inaccettabile.
– Sono una stronza ‘ disse Giulia. Una grandissima stronza!
Poi lo guardò. Era sul punto di piangere.
– Ma noi non possiamo perderci ‘ proseguì. Io ti ho tradito, è vero, ma ti amo. E ora voglio solo farmi perdonare. Farò qualunque cosa per riscattarmi!
– Non fare promesse che non puoi mantenere ‘ disse Leonardo. Mi hai già ingannato abbastanza.
– No, Leonardo. Questo non te lo consento! Forse il mio amore non vale il tuo, ma può provare a eguagliarlo, se me ne dai la possibilità. Accetto qualunque castigo, ma non dirmi che non saremo mai più l’uno dell’altra.
Leonardo la guardò. Per un attimo il suo sguardo si caricò di piacere. Poi ridivenne serio.
– Leonardo! ‘ incalzò Giulia. Io ho sbagliato lo so. Ho sbagliato tutto e hai ragione a lasciarmi. Sono stata stupida ed egoista. Egoista perché ho scelto la via più facile per soddisfare una pulsione. Stupida perché non ti ho mai creduto tutte le volte che mi hai detto che l’amore vince una scappatella, se questa non è vissuta come un tradimento. Però ti conosco e so che soffriresti a lasciarmi. Ci dev’essere un’alternativa, un modo attraverso cui io possa dimostrarti che sono veramente pentita. Se vuoi punirmi fallo! Scegli tu come. Lo desidero più di ogni altra cosa. Se tu mi ami, come dici, non puoi privarmi della possibilità di dimostrarti che ti amo anch’io.
– Non è una punizione che mi può restituire la fiducia in te ‘ replicò Leonardo. Una punizione servirebbe a te per sentirti a posto con la coscienza, ma non a me, che avrei bisogno di qualcosa che mi dimostri in modo incontrovertibile che sei solo mia.
– Cosa vuoi che faccia? ‘ chiese Giulia.
– Niente che tu possa fare ‘ replicò Leonardo con tono sprezzante. Tu hai sempre rifiutato di abbandonarti a me.
Giulia comprese il senso di quelle parole. Più volte Leonardo le aveva parlato della sensazione di appartenenza racchiusa in certi giochi erotici. Aveva tentato di convincerla che, al di là dell’eccitazione derivante dal gusto della novità, essi racchiudevano un significato profondo, perché erano la manifestazione esteriore di un modo particolarmente intenso di stare insieme. Giulia si era incuriosita e qualche volta aveva accettato di farsi ammanettare mentre facevano l’amore, ma non aveva mai voluto spingersi oltre. Soprattutto, aveva sempre detto a Leonardo che per lei l’eccitazione non sarebbe mai potuta passare attraverso il dolore. Leonardo aveva cercato di farle capire che il bdsm rientra nel novero delle esperienze che richiedono il coraggio della scoperta per poter essere apprezzate, ma Giulia era stata irremovibile.
Ora però le cose erano diverse. Per Giulia si profilava l’occasione giusta per cambiare idea. In fondo ‘ pensava ‘ se non le fosse piaciuto, se avesse provato solo dolore, sarebbe stata la giusta punizione per ciò che aveva fatto. Inoltre, sentiva che questa era l’unica via per riconquistare Leonardo. Allora disse in modo risoluto:
– Se vuoi legarmi e frustarmi io sono pronta!
– Giulia ‘ disse Leonardo con tenerezza. Tutte le volte che abbiamo iniziato un certo genere di cose tu non hai mai mostrato un particolare interesse. Senza contare che hai sempre detto di avere ben poca resistenza al dolore. Pensi forse che qualche frustatina leggera basterà a farmi dimenticare quello che hai fatto?
– Non sono così sciocca ‘ disse Giulia. E mi dispiace se pensi questo di me. Lo so che ho sempre avuto paura di varcare certi confini, ma forse non c’è mai stata una buona ragione per farlo. Ora invece c’è per cui ti dico: fammi tutto quello che serve per tornare a essere tua!
Leonardo la guardò. Giulia aveva un’aria di sfida. Forse era davvero pronta per quello che aveva in mente da quando si erano conosciuti.
– Non ti sottrarrai neppure se dovessi soffrire più di quanto potresti mai immaginare? Anche se piangerai, ti dibatterai, desidererai mille volte che io smetta?
– Se non fosse così, non sarebbe una punizione ‘ rispose Giulia sicura di sé.
Leonardo rimase in silenzio. Poi disse:
– Giulia, qui non si tratta di un semplice gioco, ma di una prova di affidamento e di abbandono nelle mani di una persona che si ama. Non si può prendere la decisione di sostenere una prova del genere sull’onda dell’emozione. Facciamo così: ora tu te ne vai, torni dai tuoi genitori, tanto hai già fatto le valige. Stare separati farà bene a entrambi. Tra due settimane esatte, se sei ancora sicura come lo sei adesso, vieni qui e lo facciamo. Non nel mio appartamento, non sarebbe possibile, ma nella mia casa di campagna. Lì saremo soli. Non disturberemo nessuno e nessuno ci disturberà.
Leonardo fece una pausa. Poi riprese.
– Una sola cosa ti chiedo. Se tra due settimane hai qualche dubbio, qualche incertezza, se avverti dentro di te che verresti perché l’hai promesso e non perché lo vuoi davvero, ti prego, non venire. Vieni solo se muori dalla voglia di farlo.
– Va bene ‘ disse Giulia.
– Siamo intesi ‘ disse Leonardo. Ora aspettami un attimo.
Leonardo si allontanò dalla stanza. Quando rientrò aveva alcune cose in mano: un completino intimo e un plug anale di morbido lattice, a forma di asso di spade. Il completino era composto da un gonnellino nero di stoffa leggera e semitrasparente e da un top coordinato. La microgonna, che copriva a stento le parti intime, aveva una spaccatura che lasciava completamente scoperto un lato. Il top nero era fatto per arrivare poco sotto il capezzolo.
– Devo indossare queste cose adesso? ‘ chiese Giulia.
– No. Ora le porterai con te. Le indosserai solo qualora tu decida di venire.
– Vuoi dire che dovrò uscire di casa così? ‘ chiese Giulia allarmata.
– Si, esatto. Senza nient’altro. A parte un paio di scarpe ovviamente, per le quali lascio a te la scelta. Vestirti così ti farà bene. Se mentre ti metti queste cose e inserisci il plug nel tuo culetto l’imbarazzo prenderà il sopravvento vorrà dire che non sei sicura e allora farai meglio a ripensarci. Altrimenti, quest’abbigliamento ti aiuterà a prepararti a quello che ti aspetta. Ora prendi le valige e vai.
Nel salutarla Leonardo le diede un bacio sulla guancia. Giulia si alzò, prese le valige e varcò la porta di casa. Nelle due settimane successive Giulia tornò a vivere dai suoi genitori. Da subito s’impose di non pensare alla prova che l’attendeva. Per darsi coraggio diceva a se stessa che siccome Leonardo l’amava non aveva nulla di cui preoccuparsi. Il giorno convenuto, all’ora prevista, si preparò senza esitazioni e sgattaiolò di casa senza essere vista dai genitori. Raggiunse la casa di Leonardo in macchina con la preoccupazione di non riuscire a trovare un parcheggio che le consentisse di percorrere il minor tratto possibile a piedi conciata in quel modo. Lo trovò. Il portone era aperto. S’infilò dentro, prese l’ascensore e bussò direttamente alla porta. Leonardo aprì.
– Sono pronta ‘ disse Giulia.
Leonardo la guardò. Era bellissima: quasi nuda e palpitante. Le si avvicinò, le mise una mano dietro la nuca, la baciò sulla bocca con forza e le allungò l’altra mano in mezzo alle natiche. Il plug c’era.
– Bene ‘ disse Leonardo. Vedo che non abbiamo dimenticato nulla! Andiamo!
Mentre scendevano dalle scale Giulia non faceva che guardarsi intorno sperando che non ci fosse nessuno. Leonardo se ne accorse:
– Lo so, hai ragione, l’ultima puttana da strada va in giro più vestita di come sei tu ora. Ma è anche vero che il loro mestiere è trasparente e non si può certo dire che tradiscano.
Quella frase generò in Giulia un profondo senso di umiliazione. Leonardo non l’aveva affatto perdonata.
Dopo circa mezz’ora di macchina giunsero nel casolare di campagna. Una volta entrati Giulia notò che il locale era ben riscaldato. Leonardo doveva essere già stato lì nel pomeriggio.
– Siccome devi soffrire tanto stasera, non volevo farti patire anche il freddo ‘ disse Leonardo con un sorriso ironico ‘ Su, spogliati ora. Togliti anche le scarpe e distenditi su quel letto.
Giulia eseguì. Si distese nuda su un letto singolo e basso, un po’ più largo del normale, che aveva quattro catene di ferro pendenti a ciascuno degli angoli. Leonardo le si avvicinò e le strinse ai polsi e alle caviglie quattro costrittori di pelle trapuntata con dei cuoricini rossi. Ognuno di essi portava un anello di acciaio, che, con un piccolo lucchetto, venne legato a ognuna delle quattro catene. Poi Leonardo prese due cinte di pelle nera, le passò sotto l’incavo delle ginocchia di Giulia e assicurò ognuna di esse alle rispettive sponde laterali del letto, tirando bene le cinte affinché le gambe di Giulia restassero il più possibile aperte. Ora Giulia era lì, distesa, con le braccia e le gambe legate a croce alle quattro catene ancorate agli angoli del letto e due cinte di pelle poste all’altezza delle ginocchia, che le impedivano di chiudere, anche parzialmente, le cosce. In quella posizione il suo monte di venere, completamente depilato, si sporgeva verso l’alto in modo osceno.
– Bene ‘ disse Leonardo ‘ direi che sei pronta. Preferisci essere bendata?
Giulia fece segno di no.
– Allora io mi allontano un po’. Vado di là a prepararmi qualcosa da mangiare. Ti lascio qui comoda a meditare sulla punizione che ti attende.
Leonardo sparì in cucina, lasciando Giulia senza parole. Mentre veniva legata, aveva sperato che tutto finisse il più presto possibile. E invece adesso era costretta a stare nuda e inerme in attesa di ricevere il suo castigo. Trascorse così circa un’ora, durante la quale più volte le sembrò di avvertire il rumore dei passi di Leonardo. Poi a un tratto, senza preavviso, vide Leonardo comparire sulla soglia della stanza.
– Rieccomi qui! ‘ irruppe Leonardo.
Giulia ebbe un sussulto. Nell’entrare Leonardo era stato silenziosissimo. Il cuore iniziò a palpitarle e i muscoli si tesero.
– Questa è la nostra amica di stasera ‘ disse Leonardo mostrando a Giulia l’attrezzo che aveva in mano. Tra le fruste corte ho scelto la più dolorosa. Una lunga non sarebbe adatta a quello che ho in mente, mentre questa è molto precisa e lascia delle bellissime striature rosse a forma di U.
Giulia fissò l’arnese. Era formato da un’impugnatura fatta di un materiale indecifrabile dalla quale si dipartiva un filo di acciaio intrecciato e satinato, lungo circa una trentina di centimetri, a forma di ferro di cavallo.
– Bene ‘ disse Leonardo ‘ direi che possiamo iniziare. Ormai la tua carne sarà ansiosa di assaggiare la frusta.
Mentre disse questo sferrò un colpo violento sul dorso del piede sinistro di Giulia, che cacciò un urlo acutissimo. Non aveva mai provato un dolore così intenso. Dopo qualche istante una curva rosso fuoco comparve sul piede.
– Vedi che bel segno! ‘ disse Leonardo con aria soddisfatta. Non esiste penna più adatta di questa per scrivere sulla tua pelle una storia di sofferenza. Ma prima di continuare devo leggere a questi piedini la loro sentenza di condanna, altrimenti non possono capire perché li tratto così male.
Leonardo estrasse dalla tasca alcuni fogli di carta, ne aprì uno e cominciò a leggere.
– Questi piedini sono colpevoli di essersi recati per tre volte presso lo studio dell’avvocato Carli, di aver salito le scale, di essere entrati, di non essersi mossi di un millimetro per scappare quando l’avvocato ha mostrato le sue intenzioni, di essersi poggiati sulle sue spalle e di essersi arcuati in segno di piacere mentre la loro padroncina veniva montata sul divano come una troia. Per tutti questi addebiti sono condannati a ricevere sei colpi ciascuno.
Detto questo Leonardo iniziò a percuotere, alternativamente, il dorso e la pianta dei piedi di Giulia. A ogni colpo Giulia emetteva un grido sempre più forte e il piede si contorceva spasmodicamente. Quando batteva la pianta, Leonardo teneva saldo il piede con l’altra mano affinché il colpo andasse a segno.
Dopo qualche minuto di questo supplizio Leonardo si fermò. Era arrivato a dodici. Una serie di striature rosse e profonde, tutte alla stessa distanza l’una dall’altra, ricopriva trasversalmente i piedi di Giulia come una calza, facendola singhiozzare di dolore. Leonardo disse:
– Per alcuni giorni ti sarà molto difficile camminare e non potrai mettere i piedi a terra senza soffrire. Ma questo aiuterà i tuoi piedini a stare più attenti a dove vanno in futuro.
Mentre diceva questo, Leonardo carezzava la coscia di Giulia. Poi lentamente la mano superò il ventre e risalì l’addome fino a fermarsi su un seno.
– Credo che qui abbiamo qualcuno che è ancora più colpevole ‘ disse Leonardo prendendo un capezzolo tra le dita. Qualcuno che ha ceduto alle lusinghe di mani diverse dalle mie.
Giulia fremette. Ricordò di quando, durante l’incontro precedente il tradimento, l’avvocato Carli le aveva toccato il seno, stringendole un capezzolo tra il pollice e l’indice. Fu in quel momento che Giulia aveva mostrato per la prima volta tutta la sua arrendevolezza. Giulia allora capì. Doveva essere stato Leonardo a consigliare all’avvocato di spremerle le tette in quel modo per lei così irresistibile.
– Avevi rivelato tu all’avvocato quanto mi piace se mi si strizzano i capezzoli? ‘ chiese Giulia.
– Ma certo! Gli ho detto che la mia vacchettina impazzisce quando viene munta. E così è stato. Quando il mio amico ti ha tirato i capezzoli non hai capito più nulla. Sei rimasta immobile a farti mungere senza dire una parola. La lista dei peccati commessi da queste belle tettine sode è lunga. Senti qua: queste simpatiche tettine ‘ proseguì Leonardo leggendo un altro foglio ‘ sono colpevoli di essersi mostrate attraverso una scollatura eccessiva, di essersi lasciate toccare senza reagire, di essersi inturgidite mentre venivano palpate, di essere ritornate dall’avvocato Carli con il chiaro desiderio di farsi esplorare meglio e, da ultimo, di essersi fatte mordere durante l’amplesso. Pertanto, sono condannate a dieci colpi ciascuna.
– Ti prego ‘ disse Giulia ‘ abbi un po’ di pietà.
Leonardo la fissò. Si abbassò, avvicinando il viso all’orecchio di lei.
– Certo che ho pietà. Infatti, sono qui, vicino a te, per soffrire insieme a te. E a ogni frustata ti darò un bacio sulla guancia.
Leonardo non aveva ancora finito di pronunciare la frase che sferrò un colpo violentissimo sul seno destro di Giulia, centrandole il capezzolo. Giulia urlò con quanto fiato aveva in gola.
– Fa molto male, non è vero? ‘ disse Leonardo baciandola. Su, forza, è solo il primo colpo, ce ne sono altri diciannove da sopportare.
Questa volta a Giulia la tortura apparve interminabile. Leonardo le colpiva i seni imprimendo alla frusta tutta la forza del braccio e del polso, incurante delle sue grida di dolore. Giulia iniziò a piangere a dirotto. Il sudore imperlava il suo petto e il respiro divenne affannoso. I colpi si sovrapponevano sui seni martoriati senza soluzione di continuità. Quando Leonardo ebbe finito, alcuni piccoli rivoletti di sangue rappreso ornavano i punti dove la pelle si era lacerata a causa della violenza dei colpi ricevuti. Uno di questi partiva da un capezzolo e scendeva deliziosamente lungo il seno, seguendone la curvatura.
– Bene ‘ disse Leonardo ‘ direi che anche i seni hanno patito abbastanza.
– Allora è finita ‘ disse Giulia con un lieve sorriso di speranza.
– Vorrai scherzare! Mi dispiace dirtelo, cara Giulia, ma la sofferenza più grande devi ancora provarla. Finora mi sono concentrato sulla periferia e ho tralasciato volutamente la zona in assoluto più peccatrice di tutte. Purtroppo per te corrisponde a una parte del tuo corpo dove la pelle è particolarmente tenera e sensibile, per cui lì la sofferenza causata dalla frusta è davvero insopportabile.
Nel dire questo Leonardo mise una mano in mezzo alle cosce di Giulia, la quale d’istinto cercò di serrare le gambe. Si accorse allora che Leonardo le aveva legato le ginocchia ai due lati del letto in modo così stretto da impedirle il più piccolo tentativo di proteggersi.
– Lo so ‘ disse Leonardo ‘ vorresti chiudere le gambe. E tra un minuto stai certa che lo vorrai con tutte le tue forze, al punto da tendere queste cinghie che ti stringono fino allo spasimo. Però queste belle coscettine hanno tardato un po’ troppo a manifestare questa volontà di serrarsi. Quando hanno sentito arrivare il cazzo pulsante dell’avvocato Carli non hanno pensato affatto a chiudersi. Anzi, l’amico Roberto mi ha detto che è stato accolto a cosce aperte è il caso di dire. Quando ti è salito sopra hai allargato per benino le gambe per ospitare nel migliore dei modi il suo membro nelle profondità della tua carne. Quindi ora ‘ proseguì Leonardo carezzandole delicatamente l’interno delle cosce ‘ è giusto che questa bellissima micetta traditrice accetti la frusta con la stessa disponibilità con cui ha ricevuto il cazzo.
Giulia lo guardò spaventata. Quando aveva accettato di essere punita aveva immaginato che avrebbe sofferto molto, ma mai avrebbe previsto un castigo così atroce. Quello strumento di tortura, che aveva seviziato i suoi piedi e i suoi seni, ora stava per abbattersi sulle sue parti più intime. Giulia pensò con terrore al dolore che quell’arnese le avrebbe procurato in punti così delicati. Ma Leonardo non le diede il tempo di riflettere. Iniziò a colpire senza sosta il suo ventre e la parte interna delle cosce. Più volte Giulia credette di svenire. A ogni colpo urlava a squarciagola e si dimenava spasmodicamente. Per quanto le cinghie e le catene limitassero al massimo i suoi movimenti, il suo corpo era squassato da sussulti incontrollabili. I singhiozzi si trasformarono in un pianto disperato, mentre Leonardo continuava a percuoterla con violenza inusitata.
Dopo un po’ finalmente Leonardo si fermò. Giulia sperò che avesse pensato di smettere, ma il suo fidanzato aveva solo deciso di cambiare tecnica: ora Leonardo s’immobilizzava, alzava il braccio per prendere una maggiore rincorsa, rimaneva fermo qualche istante per godere della trepidazione di Giulia e gridando a ogni colpo un insulto diverso colpiva con tutta la forza che aveva, finendo il più delle volte per centrare la fica indifesa. Non contento, Leonardo prese alcune mollette di legno nero che aveva in un cassetto accanto al letto e pinzò le labbra esterne della vagina in modo da allargarla ed esporre ai colpi anche la sua parte interna. Poi si fermò per raccogliere un attimo lo sguardo implorante di Giulia e calò tre colpi fortissimi. Al terzo Giulia svenne davvero. Solo allora Leonardo si arrestò. Posò l’attrezzo e andò in cucina alla ricerca di qualcosa per farla rinvenire. Ma mentre era ancora lì, sentì dei forti lamenti provenire dalla stanza: Giulia si era risvegliata da sola.
Dopo circa mezz’ora Leonardo ricomparve sulla soglia della stanza. Si sedette sul letto e le poggio delicatamente una mano sul ventre.
– Ti fa male qui? ‘ le domandò.
Il tono fermo e gentile esaltava l’ipocrisia della domanda.
– Si ‘ disse Giulia.
Leonardo la guardò negli occhi senza togliere la mano. Poi di colpo le infilò due dita nella fica in modo intenzionalmente brutale. Giulia urlò. Il dolore era intensissimo. I colpi di frusta avevano reso ogni punto della vagina rosso, gonfio e dolorante e dove la pelle si era lacerata qualunque contatto generava una sofferenza insopportabile.
– Allora, parla liberamente. Hai qualcosa da dire? ‘ la esortò Leonardo.
– Si, che sei un maiale!
– Hai ragione ‘ disse Leonardo senza scomporsi ‘ ma non mi sembra che la cosa ti dispiaccia.
Nel dire questo Leonardo aveva un sorriso ironico stampato sul volto. La spiegazione di quelle parole e di quel sorriso non si fece attendere. Leonardo estrasse le dita dalla fica con la medesima cattiveria con cui le aveva introdotte e le avvicinò al suo viso.
– Guarda qua, cara la mia troia masochista!
Mostrò le dita a Giulia. Erano completamente bagnate dei suoi umori.
– Abbiamo ancora qualche cosa da fare io e te ‘ disse Leonardo ‘ per questo non ti ho ancora slegata.
Giulia lo guardò con un’espressione di terrore.
– C’è un fatto in tutta questa storia che proprio non ho digerito e di cui mi devi dare conto. La mattina successiva al tradimento tu eri stanca e dolente per la serata di sesso bollente che ti eri concessa. Ma di fronte alle mie avances non ti sei limitata a dire che non avevi voglia di fare l’amore. Mi hai accusato che non ne avevi voglia perché due giorni prima ti avevo strapazzato troppo. Hai cioè imputato a me quello che ti eri fatta fare dal tuo amante. Mi hai incolpato di essermi comportato in modo brutale, mentre eri in quello stato perché la sera prima ti eri fatta sbattere per ore come una troia. Ti sembra bello?
Giulia divenne paonazza dalla vergogna.
– E vuoi anche sapere perché hai reagito così? ‘ incalzò Leonardo.
– Perché sono una stupida ‘ lo anticipò Giulia.
– No, non sei affatto stupida ‘ replicò Leonardo. Non sperare d’ingannarmi dicendoti stupida. Tu hai pensato che quella stessa mattina o in un altro momento io avrei potuto accorgermi del tuo rossore vaginale e hai voluto precostituirti una scusa.
Giulia rimase in silenzio senza sapere cosa dire. Ancora una volta il suo fidanzato aveva ragione.
– Immagino come ti senti ‘ continuò Leonardo ‘ ed è giusto che tu ti senta così. Anche perché in quello che hai fatto c’è una cosa ben peggiore.
Giulia lo guardò interdetta.
– è così. Le condizioni in cui sei tornata a casa quella sera non sono state frutto della passione. Avevo chiesto io a Roberto di ridurti così, di scoparti fino allo sfinimento. Speravo che quando lui si fosse avvicinato a te la seconda o almeno terza volta tu ti saresti sottratta. E invece no. Hai aperto lo stesso le cosce senza fiatare e hai lasciato che ti sfondasse ancora. Ti sei comportata come una puttana in calore.
Giulia iniziò a singhiozzare di nuovo. Leonardo si accostò al suo viso e le prese la punta del mento tra le dita. Il suo tono di voce si fece più calmo.
– Ora dimmi una cosa Giulia e cerca di essere sincera stavolta. Quando eravate stesi sul divano e a un certo punto l’avvocato, senza tanti complimenti, ti è salito sopra per montarti la terza volta tu lo desideravi ancora?
– No ‘ rispose Giulia con un filo di voce.
– Sentivi che se fosse entrato di nuovo dentro di te avresti sofferto? ‘ la incalzò Leonardo.
– Si.
– Eppure l’hai lasciato fare ugualmente. Sei in grado di dirmi il perché?
Giulia rimase in silenzio.
– Non preoccuparti ‘ disse Leonardo ‘ te lo spiego io. Hai accettato che ti scopasse lo stesso perché dentro di te c’è sempre stato qualcosa che ti fa godere nell’offrire la tua sofferenza. L’esperienza di oggi ti ha solo aiutato a farlo venir fuori.
Leonardo le rivolse uno sguardo severo.
– Il punto è che questo dono così bello, così prezioso, così raro che è la tua sofferenza tu hai scelto di offrirlo a un altro diverso da me. è questo il tradimento peggiore. Quello che più mi allontana da te.
Giulia lo guardò senza replicare nulla. I suoi occhi gli chiedevano perdono.
– Ora ‘ proseguì Leonardo con tono pacato ‘ dall’urlo che hai cacciato prima, quando ti ho inserito due dita dentro, non è difficile intuire che in questo momento la tua fica è conciata molto peggio di quando l’avvocato ti ha presa l’ultima volta.
Giulia temette di capire il senso di quelle parole. Ebbe un moto di terrore.
– Guarda! ‘ disse Leonardo senza darle il tempo di pensare ‘ Come vedi, frustarti mi ha eccitato non poco.
Giulia si girò di lato e vide il grosso membro eretto di Leonardo appena estratto dai pantaloni.
– Stasera scopriremo fino a che punto la tua sofferenza coincide con il mio piacere e fino a che punto da questa sofferenza riesci a trarre un piacere ancora maggiore.
Così dicendo Leonardo salì sopra di lei e appoggiò la punta del cazzo contro le labbra della vagina. Ma a quel punto si bloccò e rimase immobile.
– Come vedi ti lascio ancora una volta scegliere. Cosa vuoi che faccia?
Giulia lo guardò dritto negli occhi. Leonardo le stava dando l’occasione di sottrarsi a quell’ulteriore supplizio e nelle condizioni in cui era sarebbe stato irragionevole non accettare. D’altronde, Leonardo le stava anche dando la possibilità di offrire una prova definitiva di coraggio e di amore. Giulia si domandò che tipo di dolore le avrebbe causato la penetrazione in quel momento e se sarebbe riuscita a sopportarla. Ma, mentre si pose quella domanda, si accorse quanto grande fosse il desiderio di scoprire la risposta.
– Scopami ‘ disse Giulia. Scopami pure senza pietà, se ti va!
A quelle parole lo sguardo di Leonardo s’illuminò. Pensò che forse Giulia era davvero la donna dei suoi sogni. Il membro, già eretto, gli divenne durissimo. Scelse di penetrarla con lentezza, centimetro dopo centimetro, per prolungare il piacere di quell’invasione in un territorio così martoriato. Ma una volta dentro iniziò a scoparla con delle spinte fortissime. All’iniziò Giulia non poté fare a meno di urlare con tutto il fiato che aveva in gola. Quel membro spietato aveva riaperto in un colpo tutte le ferite. Per alcuni lunghissimi istanti il dolore fu così forte da toglierle il respiro. Aveva l’impressione che una lama fosse entrata nella sua carne straziata. Allora cercò di liberare la mente. Di evitare di concentrarsi su quella sofferenza così acuta e di pensare al piacere che gli stava regalando con quel sacrificio. Per farsi forza iniziò a contare le spinte che la tormentavano. Pensò che siccome Leonardo era già molto eccitato non sarebbe durato molto. Forse sarebbe venuto prima che lei fosse arrivata a contare fino a cento.
Venti, trenta, quaranta. Ogni volta che il cazzo sprofondava in lei a Giulia sembrava di ricevere una nuova frustata. Cinquanta, sessanta, settanta. Dal ritmo costante di Leonardo Giulia capiva che non stava ancora per venire. Ottanta, novanta, cento. Leonardo continuava a penetrarla imperterrito. Allora Giulia smise di contare e si abbandonò completamente, cercando di rifugiarsi in uno stato di torpore. Fu allora che per la prima volta da quando era iniziato quel nuovo supplizio percepì una lieve sensazione di piacere. Si avvide con stupore che riusciva a sentire il membro muoversi nella sua carne e non soltanto il dolore che quella presenza le procurava.
Questa scoperta la eccitò. Accorgersi di essere capace di provare piacere in quelle condizioni le diede una sensazione di enorme forza. D’istinto contrasse i muscoli della vagina e mosse il bacino per incontrare meglio il cazzo di lui. Leonardo capì immediatamente che la sua fidanzata stava superando la soglia del dolore. Allora iniziò a baciarla con foga. Le loro lingue s’intrecciarono mentre i corpi si cercavano con passione selvaggia. Quel dolore misto a piacere dava a Giulia una sensazione nuova e intensissima, mai provata prima. Sentiva l’eccitazione salirle dentro e prendere il sopravvento. Stava entrando in uno stato di estasi. Leonardo accelerò il ritmo dei suoi colpì. All’improvviso vide il corpo di Giulia contorcersi e tendere le catene che la legavano fino allo spasimo. Giulia era scossa da una serie di fremiti convulsi e irrefrenabili. Leonardo non l’aveva mai vista così. Capì che Giulia stava provando l’orgasmo più forte della sua vita. Allora le estrasse il cazzo dalla fica e lo avvicinò alla sua bocca per farle bere il seme prima che quell’orgasmo finisse. E così fu. Un’ondata di fiotti di sperma denso e abbondante si riversò nella bocca aperta di Giulia, che ingoiò golosa quel caldo liquore. Quando l’ultima goccia di seme stillò dal membro fremente di Leonardo, Giulia aprì gli occhi e lo guardò in viso. Non si era mai sentita così stanca. Ma non si era neppure mai sentita così bene. Così sottomessa e padrona di se stessa insieme.
Leonardo le rivolse uno sguardo di una dolcezza infinita.
– Ti amo ‘ disse Leonardo.
– Ti amo anch’io ‘ rispose Giulia.

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