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Racconti Erotici EteroTrio

La riunione con gli inglesi

By 1 Settembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Piacere, mi chiamo Sara, sono alta 1.70, una seconda abbondante, fisico asciutto, ma con un culettino bello sodo, capelli alle spalle neri e mossi.

Ho sempre amato mettere in mostra il mio corpo, ma non in maniera volgare, in quel modo fine, che fa girare a guardarti tutti i maschietti, e che ti fa sentire apprezzamenti sulla tua bellezza anche dalle donne, obiettivo non facile visto che si sa, il gentil sesso talvolta non risparmia cattiverie in fatto di commenti.

Ho 28 anni, e posso dire di avere una vita felice: mi piace divertirmi coi ragazzi, senza grossi impegni, e uscire con gli amici quando non sono presa dal lavoro.
Lavoro presso una prestigiosa società di consulenza finanziaria, con sede nel centro di Milano.
Ho sempre lavorato qui, con dedizione e impegno da quando mi sono laureata, e in quell’Aprile se fosse andato in porto l’affare Harrington avrei potuto ottenere la promozione che tanto desideravo da tempo, e che avrebbe fatto decollare definitivamente la mia carriera.

Quelle che segue sono le righe che raccontano quei frenetici giorni di aprile’

Eccola, inesorabile, come ogni mattina la sentii suonare’ il suono era quello di una canzone di Cremonini, il mio cantante preferito’ e l’ora manco a farlo apposta era le 6.26.
Non mi piace mettere la sveglia a orari ‘tondi’, e quella mattina a dir la verità la misi una mezz’ora prima del solito. Non che ce ne fosse bisogno, avevo dormito davvero poco, ma in ogni caso volevo evitare qualsiasi tipo di problema, vestirmi con calma e arrivare in anticipo a lavoro per preparare nei minimi dettagli la riunione che attendevo da tempo.

Mi alzai di scatto dal letto, spremuta, caff&egrave e la solita brioches’ amo prendermi cura di me al mattino, e la colazione la ritengo un rituale sacro.

Finito il breve spuntino mattutino, mi feci una doccia, mi asciugai, e mi diressi verso l’armadio per scegliere come vestirmi’ sono solita vestirmi con la massima serietà e discrezione quando vado a lavoro, usualmente in una giornata standard avrei messo un intimo discretissimo, quasi da nonna, e un tailleur nero con camicia bianca abbinata’ ma quel 27 aprile era troppo importante…troppo! Avrebbe potuto cambiare la mia vita.
E proprio in quel momento. Al momento di scegliere come vestirmi capii che avrei fatto di tutto per strappare una firma dalle mani di quel Mike Harrington, che negli ultimi mesi, lavorativamente parlando mi aveva fatto impazzire, costringendomi a lavoro extra e orari improponibili.

E allora scelsi un perizomino nero di pizzo, con il suo reggiseno abbinato, delle calze nere autoreggenti che per caso terminavano con un pizzo simile a quello della mutandina.
Al di sopra un gonna corta e stretta che arrivava a metà coscia e una e una camicetta bianca, con una scollatura davvero generosa, e che lasciava davvero poco all’immaginazione.
Ai piedi dei sandaletti, con un tacco importante, e sul volto un lieve velo di trucco.

Arrivai talmente presto in ufficio che ancora non era presente nessuno.
Mi riguardai la mia presentazione e mi accertai di non lasciare nulla al caso, ripassando ogni minima parola da dire e ogni minimo gesto da fare.
Ma tant’&egrave…le cose non vanno sempre secondo i nostri piani, e quel giorno men che mai’

Ci misero una vita, ma lentamente arrivarono le 16, ora in cui avrei dovuto incontrare i due dirigenti della Harrington Associated, e uno di questi era proprio Mr. Harrington in persona.
Se fosse andato in porto quel contratto avrebbe portato nelle casse della mia azienda una quantità ingente di denaro. Proprio per questo motivo, le sfere alte avevano mandato ad affiancarmi Luca. Era di qualche anno più grande di me, intorno ai 35, il tipigo ragazzo prodigio, laureatosi col massimo dei voti e arrivato a ricoprire ruoli importanti in poco tempo.
Avere una persona con la sua esperienza affianco mi rasserenava, sapevo di avere una spalla solida su cui contare.

Non c’&egrave bisogno di dire, che come tutte le persone importanti i due della Harrington arrivarono in ritardo di quasi tre quarti d’ora.
Le prime presentazioni andarono via spedite.
Conobbi Mike, alto quasi come me, sulla 50ina, ma fisico tutto sommato grosso, temprato da quanto ho saputo dai tanti anni di Rugby, e Alex, tutto l’opposto del collega: sull’1.90, un’ampia stempiatura, e una pancetta che la camicia non riusciva a nascondere.

Dopo un caff&egrave e i primi convenevoli, ci dirigemmo verso la sala riunioni principale, quella più grande, con ampio proiettore e lavagne installate per l’occasione.
Iniziai la mia presentazione sotto gli occhi attenti dei due clienti e di Luca.
Non persi l’occasione mentre passavo documenti durante la presentazione di chinarmi verso di loro, lasciando intravedere la mia ampia scollatura, e magari mentre esponevo dati alla lavagna di mettermi sulle punte per mettere in mostra il mio culetto e l’inizio delle mie calze.
I due clienti comunque parevano concentrati sulla presentazione, e non mostravano almeno apparentemente essere impressionati dalla mia bellezza.

Passarono i minuti, le ore, e ormai lentamente ci avvicinavamo al termine della presentazione, quando tutto d’un tratto Luca lesse un messaggio sul cellulare, e visibilmente scoicciato, chiese perdono per l’inconveniente, ma avendo appena saputo che la moglie era rimasta a piedi nel bel mezzo dell’autostrada, disse che sarebbe dovuto scappare.
Mi sentii quasi mancare. Come avrei fatto senza di lui? La cosa avrebbe potuto prendere una piega rovinosa…
Non mi persi animo e andai avanti con solerzia.
Ma proprio mentre la mia presentazione stava per terminare… Mr. Harrington scambiò una serie di battute con il collega, in un inglese talmente stretto e colloquiale che non capii’. mi interruppe, e nel suo marcatissimo accento Londinese mi disse che non aveva capito una serie di dati che avevo esposto, e che secondo lui gli stessi erano errati, riteneva una tal mancanza di precisione non concepibile per la portata del contratto che si stava accingendo a firmare.
Mi si gelò il sangue, non era possibile…li avevo ricontrollati migliaia di volte!
Mi chiese con tono deciso e severo di avvicinarmi per verificare assieme il problema.
Mi diressi verso di lui e ponendomi tra le sedie dei due dirigenti mi piegai preoccupata verso i fogli e le righe che il Sig. Harrington aveva sottolineato e stava mostrando con la penna.
Fu proprio in quel momento che lo sentii’
…la sua mano grossa, muscolosa, forte posarsi prima sulla mia coscia, per poi risalire piano piano fino al pizzo delle calze, e dal sopra il tessuto della gonna arrivare a palpare il culo’
Provai inizialmente a ribellarmi chiedendogli cosa stesse facendo, ma la sola risposta che ricevetti fu una sonora sculacciata, mentre la mano del collega si poneva sulla mia schiena a tenermi ferma.
‘Stai zitta per favore’ lo sappiamo tutti e due questo contratto &egrave importante…eccome se &egrave importante…potrebbe pure decretare la fine della tua carriera una mia non firma, e tu vuoi che lo firmi visto come ti sei vestita da troia…Benissimo io ho intenzione di firmarlo, ma te lo dovrai guadagnare..ci siamo intesi?’
‘Ma, cos”
‘CI SIAMO INTESI?’ gridò con tono perentorio facendo ancora più pressione sul mio culo e facendomi terminare in uno stato di terrore.
‘CI SIAMO INTESI?’ ripet&egrave.
‘Sss..ssì’
Sentìì le due sedie spostarsi.
A un certo punto Mike perentoriamente mi abbassò la gonna alle caviglie, mi costrinse a toglierla definitivamente.
Mentre il collega mi strappava letteralmente di dosso la camicetta, lasciandomi quindi con addosso le mie scarpe col tacco alto, le autoreggenti e l’intimo.
Ero in completa balia di quei due, che non perdevano l’occasione per scambiarsi risatine e commenti in inglese.

Mike mi cinse la vita da dietro e mi sollevò in aria. Mi trascinò sul divanetto in pelle nera posto a fondo sala.
Il contatto col suo corpo muscoloso mi portò un fremito che non avrei immaginato.
La situazione mi stava eccitando, e se da fuori non lo davo a vedere, la mia fighetta calda e bagnata non poteva mentire.
E Mike presto se ne accorse’ mi strappò il perizomino con violenza, e subito dopo toccò ai gancietti del reggiseno saltare, lasciandomi con le tette completamente al vento.
Sentii Alex, mettere le sue mano tozze sulle mie tette da davanti, e iniziare a stringerle forte quasi impastandole..provocando degli urletti di dolore misti a piacere, mentre Mike avvinghiatosi a me da dietro esplorava in maniera lenta e sapiente le mie grandi labbra e la mia figetta ormai bagnata.
Passò poco che mi misero a pecorina, facendomi appoggiare sul divano. E abbassondosi le zip, e spogliandosi, Alex prese a esaminare col suo tozzo cazzo la mia bocca.
Inizialmente si limitò a mettermelo in bocca facendomelo quasi saggiare come un chupa chupa, e poi mettendo una mano dietro la mia testa iniziò praticamente a scoparmela, provocandomi dei conati che a fatica riuscivo a trattenere.
Mike mi teneva stretta da dietro, speravo mi avrebbe penetrato presto nella figa, non ce la facevo più..ero vicina a un orgasmo senza nemmeno essere penetrata.
Ma il mio desiderio fu ben presto disatteso.
Improvvisamente, senza alcun preavviso e senza un minimo di lubrificazione sentii il suo pene impalarmi nell’ano fino in profondità, e fino a sentire i suoi addominali contro il mio culo.
Era un cazzo enorme, lungo, ma soprattutto largo…e quella penetrazione secca mi aveva fatto cacciare un urlo, che se non fosse stato attutito dal pene del collega avrebbe portato qualcuno a domandarsi cosa stesse succedendo nella sala riunioni.
Iniziarono a scoparmi selvaggiamente e quasi sincronizzati, uno la bocca e l’altro il culo.
Avanti e indietro avanti e indietro.
Non ce la facevo più, ero un’ossessa, in uno stato di eccitazione mai che non pensavo possibile. Bramavo quei cazzi come mai mi era successo nella vita.
Accompagnavo i loro movimenti coi miei, spingendo il culo indietro verso gli addominali di Mike quando andavo indietro e la bocca in avanti verso il pene di Alex.
La cosa andò avanti per qualche minuto, fin quando cedetti a un poderoso orgasmo che mi fece, mi vergogno a raccontarlo, pisciare completamente addosso per l’eccitazione e piangere.
I due ridevano con gusto alla mia visione in quello stato, e mi insultavano con gli appellattivi più sconci.
Ero la loro bitch, la loro slut, la loro slave’.
Uscirono da me e mi guardarono contorcermi per qualche secondo, fin quando la mia respirazione non riprese un andamento normale e il mio orgasmò terminò.
Non si curarono di ripulirmi. Mike si sedette sul divano e mi prese con forza a cavalcioni su di lui, mi teneva per le natiche, e mi aveva praticamente impalato’ con le sue mani forti quando risalivo con il culo mi riportava giù con forza, provocandomi degli urletti di piacere e spingendo il suo pene fino in fondo..
Ansimavo come una cagna, incurante di quello che a breve sarebbe successo.
Sentii Alex, rimasto fino a lì in disparte prendere da terra il mio perizoma, e infilarmelo in bocca.
Si avvicinò da dietrò, adagiando il suo pene al mio buchetto del culo, ormai visibilmente slabbrato dalle botte precedenti.
Ma con un movimento forte e improvviso portò il cazzo tozzo vicino alla fighetta e si insinuò in quel buco in cui era già presente il cazzo di Mike.
Mi provocò un dolore lancinante, che mi portò le lacrime agli occhi e a gridare accasciandomi sul petto di Mike, singhiozzando.
I due cominciarono a scoparmi selvaggiamente toccandomi ovunque, e con le dita penetrandomi anche il culetto.
Andarono avanti per fortuna per pochi minuti, e dopo infine quasi all’unisono mi svuotarono nel ventre una scarica di sperma impressionante.
Si tolsero da dentro me, e togliendomi il perizomino dalla bocca, si pulirono con le mie labbra i loro arnesi. Mi lasciarono sfinita, praticamente scoinvolta su quel divanetto, con la figa in uno stato irriconoscibile, come se ci fosse entrato il pene di un cavallo.

Si rivestirono come se niente fosse, si riavvicinarono al tavolo, firmarono il contratto, e mentre Alex usciva dalla stanza, Mike si avvicinò e mi disse ‘Ti sei guadagnata quei due milioni di contratto, ma non ti preoccupare, ci si vede fra un anno…al rinnovo’ e dandomi una sonora sculacciata, aprì la porta e diede un giro di chiave alla serratura, così che si sarebbe potuta aprire solo dall’interno…si girò un’ultima volta verso di me e sorridendomi uscì dalla stanza.

Rimasi distesa per un tempo imprecisato…distrutta, sporca, piena del mio orgasmo e dello sperma dei due.. fin quando non mi decisi a rivestirmi rimettendomi la gonna e quello che rimaneva della mia camicia…me la sarei cambiata nel mio ufficio, dove ne avevo una di emergenza, e sperando vista l’ora di non essere vista da nessuno nel tragitto.
Me ne andai a casa camminando a cambe larghe per il dolore…stanca, ma contenta, felice e’…dirigente!

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