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La selezione

By 6 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Guardo le immagini sul monitor del mio computer. All’interno di due finestre distinte sono visualizzate le riprese di due telecamere a circuito chiuso, entrambe si riferiscono alla stessa stanza. In una è possibile vedere la mia superiore, nell’altra la fila dei candidati di fronte a lei. Filmiamo tutte le selezioni, e le registriamo per poi riesaminarle ed essere sicure di aver fatto la scelta giusta. A un cenno concordato, faccio entrare il candidato successivo a quello che ha appena sostenuto il colloquio preliminare.
Lei gli sottopone una breve serie di domande, e poi lo fa accomodare in fila insieme agli altri. Io, nel frattempo, osservo come si comportano quelli che hanno già risposto al questionario in precedenza.
Di fronte a me c’è l’ultimo candidato, quello che quasi sicuramente verrà scartato. Per questo è rimasto per ultimo. Prendiamo sempre delle informazioni preliminari prima di operare la selezione, e in base a queste decidiamo l’ordine dei candidati. Il candidato di fronte a me sembra tranquillo. Solo la sua respirazione tradisce un minimo di tensione, nel modo in cui ogni tanto trattiene per alcuni secondi il fiato per mantenere una sensazione di controllo sulle proprie emozioni. Ormai ho imparato a fare caso istintivamente anche a questi dettagli, senza doverci prestare attenzione intenzionalmente. Un po’ come per respirare: non ci si pensa, è automatico.
Torno a guardare il monitor, e mi accorgo che uno dei candidati nella fila sembra nervoso, il terzo da sinistra. Ne prendo nota mentalmente. Ecco, il colloquio col penultimo candidato è terminato. La mia superiore prende alcuni appunti, e poi arriva il cenno.
‘ Può andare, ‘ dico all’ultimo candidato, indicandogli la porta in cui entrare. ‘ C’è un ampia anticamera in cui può lasciare i suoi vestiti, lì nessuno li toccherà. Si presenti scalzo, con addosso solo la biancheria intima.
Il candidato mi rivolge un cenno di assenso, ma non dice una parola. Si avvia verso la porta esitando solo un attimo a muovere il primo passo. Avevamo visto giusto, quella esitazione sarebbe già sufficiente per scartarlo. Tuttavia la mia superiore è una persona estremamente meticolosa, e lui verrà sottoposto comunque alla selezione come tutti gli altri.
Dopo un paio di minuti, il candidato entra nella stanza. Indossa dei boxer piuttosto larghi, che gli si sono infilati in maniera vagamente comica tra le natiche. Si accomoda di fronte alla mia superiore, e risponde alle sue domande. Si ingobbisce leggermente per protendersi verso di lei, che se ne sta seduta a un tavolo di fronte al quale non c’è nessuna sedia per l’intervistato. Lui cerca di fare l’indifferente, ma c’è della tensione che rende rigida la sua schiena. E quei piedi proprio non ne vogliono sapere di sostenere il suo peso, vorrebbero portarlo altrove.
Finito il breve colloquio, la mia superiore scrive le sue annotazioni circa l’ultimo candidato. O forse fa solo finta, non c’è nulla da scrivere in realtà. Poi mi rivolge il nostro cenno, e io la raggiungo.

Prendo posto di fianco a lei, di fronte a noi la fila degli otto candidati. Mi avvicino alla mia superiore, e mormoro nel suo orecchio:
‘ Due, cinque, otto.
Lei fa un breve cenno di assenso. Quei candidati sono da scartare, per entrambe. Ma non è ancora il momento di mandarli via. Tuttavia annota quanto le ho detto sui suoi fogli.
‘ Ora spogliatevi completamente, ‘ dice pacatamente la mia superiore. I candidati si abbassano le mutande, e le posano da qualche parte alle proprie spalle, sul pavimento. Il candidato che prima mi era sembrato nervoso (il terzo da sinistra, ora il quarto) ha esitato a denudarsi. Probabilmente anche lui è da scartare. Osserviamo il loro sessi, da cui hanno rimosso la peluria come richiesto nel nostro bando. Il primo candidato, tutto a destra, ha un pene notevole, sia per lunghezza che per spessore. Troppo per le nostre necessità, ma potremmo indirizzarlo ad altre realtà che hanno esigenze differenti dalla nostra. Gli altri rientrano nella normalità, e sono adatti allo scopo.
‘ Proceda, ‘ mi dà il via libera la mia superiore. Mi alzo, e mi avvicino alla fila dei candidati, partendo dall’ultimo. Da una tasca del camice tiro fuori un guanto di lattice e me lo infilo sulla mano sinistra, per preservare la forma e l’igiene. Appoggio la mano guantata sotto al suo sesso, col palmo aperto come se volessi soppesarlo. Lo sollevo e lo abbasso un paio di volte come per valutare il peso del suo pene e dei suoi testicoli. In realtà quello che ci interessa è la sua reazione. Appena l’ho toccato ha avuto un piccolo sussulto, ma poi niente più. Tuttavia rimane rigido e impaziente. Non fa per noi.
Il penultimo candidato ha un pene che personalmente non mi piace: troppo corto e tozzo, con un glande sproporzionatamente largo. Sembra una specie di fungo, non mi piacerebbe fare del sesso con un uomo il cui pene mi fa pensare a un fungo. Cambio guanto, e procedo con la delicata palpazione. Il candidato sembra a suo agio, non ci sono motivi per respingerlo.
Il successivo ha un bel pene. Appena sopra la media, ben proporzionato, anche rispetto allo scroto. Cambio di nuovo guanto e procedo con la palpazione. Mi lascia fare, e anzi per un attimo il suo volto si contrae in una smorfia di compiacimento. Non è un segnale positivo, ma nemmeno tanto negativo da pregiudicare la selezione.
è il turno di quello nervoso. Cambio nuovamente guanto e procedo a tastare i suoi genitali. Come lo tocco si irrigidisce, e pochi istanti dopo il suo pene inizia a gonfiarsi. Prolungo qualche istante di più il contatto per vedere se riesce a controllare la cosa, ma il suo pene si avvia verso una completa erezione. Il candidato dà evidenti segni di nervosismo, e arrossisce violentemente. Allora tolgo la mano e faccio un passo indietro. Il candidato fa per dire qualcosa, ma poi si ferma guardandosi intorno come se cercasse un appiglio da qualche parte.
‘ Non si agiti, ‘ gli dice con voce ferma la mia superiore. ‘ Non ha fatto nulla di male. Quello che le è successo è perfettamente naturale. Purtroppo non è compatibile con le nostre esigenze. Può andare.
Il candidato a capo chino raccoglie le sue mutande, e le usa per coprire il proprio sesso sempre più evidente.
‘ Riceverà comunque il gettone come previsto per aver partecipato alla selezione, ‘ continua la mia superiore. ‘ Grazie per il suo tempo.
Gli sorride affabile, e l’uomo, pur movendosi con evidente imbarazzo, risponde al suo sorriso e mi rivolge un cenno di saluto prima di lasciare la stanza. Io rimango impassibile.
‘ Proceda, ‘ mi invita la mia superiore.
Cambio guanto, facendo sempre attenzione a riporre quelli usati nell’altra tasca del camice. Il quarto candidato ha un sesso molto scuro, in netto contrasto con l’incarnato del resto del corpo. Sembra quasi che sia stato innestato a posteriori sul suo corpo. Non ha particolari reazioni alla palpazione, così passo oltre.
Il terzo candidato aspetta che cambi guanto, poi quando sto per toccarlo esclama:
‘ No! ‘ e mi ferma prendendomi per il polso. ‘ Mi conceda un attimo, ‘ domanda, sempre tenendomi bloccata. Io non batto ciglio, ma non mi piace ricevere ordini da un uomo che non conosco.
‘ La lasci andare, ‘ sibila la mia superiore, con un’espressione dura in viso, ‘ immediatamente.
L’uomo, intimidito, lascia subito la presa sul mio polso. Il volto della mia superiore torna disteso ed educatamente sorridente. Accomiata anche questo candidato con la stessa formula del precedente, e l’uomo se ne va pesantemente irritato, anche se cerca di non darlo a vedere.
Il secondo candidato mostra una minima reazione alla palpazione. Non si irrigidisce, ma il suo pene subisce un leggero allungamento. Tuttavia, anche se protraggo il contatto la situazione rimane stabile. Probabilmente sarà da scartare, ma solo al passaggio successivo della selezione.
Cambio l’ultimo guanto, e mi preparo a esaminare l’ultimo candidato. Il suo sesso è veramente massiccio, e faccio fatica a tenerne in equilibrio l’asta e soprattutto i grossi testicoli su una sola mano. Non ha alcuna reazione, e non sembra nemmeno compiaciuto nonostante l’eccezionalità della sua dotazione. Sarebbe un buon candidato, se non fosse davvero eccessivamente dotato per i nostri standard. E si tratta di standard piuttosto rigidi.
Mi tolgo anche l’ultimo guanto e lo ripongo nella tasca con gli altri, quindi raggiungo la mia superiore al tavolo.
‘ Numeri otto e due al prossimo test, ‘ le mormoro all’orecchio. Lei annuisca in maniera appena percettibile. Annota alcune brevi frasi, più che altro parole chiave, sui suoi incartamenti.
‘ Procediamo col secondo test, ‘ dice rivolta ai candidati rimasti, ma è un segnale anche per me. Mi alzo, sciolgo i capelli posando sul tavolo il fermacapelli con cui li tenevo raccolti. Poi mi sfilo gli zoccoli di gomma, appoggiandoli appaiati di fianco alla mia sedia. Quindi mi tolgo il camice, lo piego e lo poso sullo schienale della mia sedia stando attenta a non gualcirlo. Sotto al camice non indossavo nulla, quindi rimango completamente nuda. Non ho trucco, né gioielli. E non un solo pelo su tutto il corpo. Sono asettica e pura come mi ha voluto la mia superiore.

Ho dovuto passare anche io una selezione per poter diventare la sua assistente. Ero la quinta di una fila di dieci ragazze che si erano presentate per quel lavoro. Il mio colloquio si è svolto in maniera molto diversa da quelli che faccio ora con la mia superiore, però. Quando è stato il mio turno, sono entrata nella stessa stanza, ma ero stata invitata a presentarmi già completamente spogliata. Non c’era nessun’altra candidata, solo quella che sarebbe diventata la mia superiore e un uomo nudo di bell’aspetto. Ho sostenuto un breve e superficiale colloquio su di me con la mia futura superiore (in realtà solo per vedere come mi sarei comportata, in seguito ho scoperto che aveva già preso numerose informazioni sul mio conto). Poi sono stata esaminata dall’uomo nudo, che ha tastato varie parti del mio corpo per vedere come reagivo. Quindi la signora ha chiesto a me di toccare il petto dell’uomo, i suoi glutei e quindi i suoi genitali.
‘ Un ultima domanda, ‘ mi ha chiesto la signora alla fine del mio test, e io ho acconsentito con un cenno del capo. Anche perché non avrei potuto sottrarmi. ‘ Lei è così snella che devo chiederglielo: è suo quel seno così florido?
‘ Sì, ‘ ho risposto semplicemente. Lei già sapeva che era vero, avendo avuto accesso alla mia storia clinica, ma voleva sentirmelo dire per vedere come avrei risposto.
‘ Lei è la persona che stiamo cercando, ‘ disse senza esitazioni. ‘ Si rivesta e torni in sala d’aspetto a dire alle altre candidate che possono tornare a casa.
Ho iniziato a lavorare da subito, dovendo comunicare alle altre candidate, comprese quelle che non avevano nemmeno sostenuto il colloquio, che la selezione era terminata.

Mi avvicino ai candidati rimasti, partendo dal numero otto.
‘ Il candidato baci la mia collaboratrice, ‘ gli ordina la mia superiore. Mi sporgo appena verso di lui, porgendogli le labbra. Lui le evita all’ultimo istante, baciandomi sulla guancia, ben attento a non entrare in contatto nemmeno accidentalmente coi miei seni.
‘ Basta così, ‘ ci interrompe subito la mia superiore. ‘ Lei può andare, ‘ continua, rivolta al candidato. Mentre gli ripete la formula di commiato, lui sembra quasi sollevato di potersene andare.
Mi avvicino al candidato numero sette.
‘ Il candidato baci la mia collaboratrice, ‘ dice anche a lui la mia superiore. L’uomo tituba appena all’inizio, poi si avvicina e posa le labbra sulle mie. Il suo bacio è superficiale, affettato, come se cercasse di svolgere al meglio un compito che non gli piace per fare bella figura. Lo attiro a me, premo i miei seni contro il suo petto, sento il suo pene posarsi contro il mio inguine. è rigido, imbarazzato. Quando poso le mani sui suoi glutei, stacca le labbra dalle mie.
‘ Va bene, basta così, ‘ dice la mia superiore. ‘ Lei può andare.
‘ Ma’ ‘ il candidato cerca di muovere una timida obiezione, ma la mia superiore lo interrompe subito alzando una mano aperta col palmo rivolto nella sua direzione, e procede con la formula di commiato senza perdere il consueto sorriso con cui l’accompagna. L’uomo, più che altro deluso, si allontana.
Mi avvicino al terzo candidato rimasto, e la mia superiore ripete il suo ordine, sempre con la stessa formula:
‘ Il candidato baci la mia collaboratrice.
Per lei la ritualità è molto importante. La ripetitività dei gesti stabilisce la parità di trattamento dei candidati, e allo stesso tempo il distacco necessario da loro. Per questo anche la ritualità dei guanti di lattice, del tutto inutile se si pensa che gli stessi uomini a cui ho tastato i genitali con la precauzione del guanto poi mi baciano e mi toccano a turno. Tutto è rituale, per studiare le attitudini psicologiche dei candidati.
Questo candidato è il mio preferito, quello che oltretutto ha il pene che preferisco. Mi bacia con un certo trasporto, ma senza esagerare. Sembra convincente, anche se data la situazione è improbabile che provi un coinvolgimento sincero. Lo stringo a me, premendo i seni sul suo petto. Il suo sesso si adagia contro il mio, senza mostrare reazioni. Se fosse realmente coinvolto, non sarebbe rimasto così indifferente. Quando poso le mani sulle sue natiche, lui fa lo stesso con me.
‘ Basta così, ‘ dice la mia superiore, e subito ci stacchiamo. Il pene del candidato sembra aver subito un ispessimento appena percettibile, del tutto accettabile a questo stadio del colloquio. Prima di passare al candidato successivo, rivolgo alla mia superiore un cenno concordato per segnalarle un candidato perfetto. Lei annota la mia segnalazione senza mostrare alcuna emozione.
Passo al candidato successivo, e la mia superiore ripete la formula di rito. Ci baciamo, e il contatto con questo candidato è un misto tra la voglia di sembrare naturale e una sorta di pudore rispettoso nei miei confronti. Decisamente sbagliato. Quando poi lo attiro a me, percepisco un’inequivocabile pressione del suo sesso contro il mio. Mi stacco da lui.
‘ Basta così, ‘ interviene la mia superiore, intuendo l’accaduto. Il candidato, moderatamente vergognoso, si porta le mani all’inguine, cercando di sedare meccanicamente il montare dell’erezione. Mentre la mia superiore gli ripete la formula di rito, lui timidamente raccoglie il suo intimo e poi si allontana cercando di non far rumore, cercando quasi di scomparire dalla vista facendosi piccolo piccolo.
Il penultimo candidato, quello che aveva accennato a una reazione già al primo test, sorprendentemente regge bene nel secondo. Dopo la formula di rito, mi bacia con il giusto trasporto, e si lascia anche stringere e toccare apprezzabilmente.
‘ Posi le sue mani sulle natiche della ragazza, ‘ gli intima la mia superiore, vedendo che lui non lo fa spontaneamente. La sua reazione è pronta, e tutto sommato quella del suo inguine accettabilmente contenuta. Quando la mia superiore ci interrompe, il suo sesso appare allungato di un paio di centimetri, e ispessito alla base, ma non ancora avviato a un’erezione inequivocabile. Entro i parametri del secondo test.
‘ Il candidato baci la mia collaboratrice, ‘ ripete per l’ultima volta la mia superiore al candidato col sesso vistoso. Bacia bene, ma in maniera piuttosto asettica. Quando poi lo attiro a me, il suo sesso preme subito contro il mio, ma è difficile dire se è per le sue dimensioni sopra la norma o perché sta reagendo. Tuttavia quando gli poso le mani sulle natiche, inequivocabilmente lo sento allungarsi e ispessirsi contro una coscia, e mi stacco da lui.
‘ Basta così, ‘ ci interrompe la mia superiore. L’uomo si piega a raccogliere il suo intimo, incurante del proprio sesso che oscilla pesante, mezzo riempito da un’erezione che monta. Si dirige verso l’uscita, ma la mia superiore lo ferma.
‘ Aspetti, ‘ gli dice, e l’uomo si arresta. ‘ Per favore, ci attenda in quella stanza, ‘ gli indica un’altra porta, sulla parete opposta a quella verso cui si stava dirigendo. ‘ La prego, ‘ insiste, ‘ abbiamo una proposta da farle che potrebbe interessarle, anche se ha fallito questo colloquio.
L’uomo esita alcuni istanti, poi si dirige verso la porta che gli è stata indicata. La apre, rivolge lo sguardo per un attimo alla mia superiore che però non sta guardando nella sua direzione, e quindi entra nella stanza richiudendo la porta alle proprie spalle.

‘ Passiamo all’ultima parte del colloquio, ‘ dice la mia superiore, rivolta ai candidati rimasti.
‘ Per favore, procura loro un’erezione, ‘ si rivolge a me. Annuisco. Faccio cenno ai due uomini di avvicinarsi a me, e mi inginocchio di fronte a loro. Inizio a massaggiare i loro peni, come se dovessi masturbarli. In breve tempo il candidato col pene che mi piace raggiunge una piena erezione, dritta anche se leggermente pendente sulla sinistra. L’altro, invece, fatica ad andare a regime.
‘ Il candidato numero sei è pronto, ‘ dico alla mia superiore. Lei si alza, per la prima volta dall’inizio della selezione, e si avvicina al candidato numero sei.
Smetto di massaggiargli il pene, e lo lascio all’esame della mia superiore. Lei lo prende in mano, e inizia a far scorrere il prepuzio sul glande per vedere che non nasconda problemi.
‘ Prova in maniera più intensa, ‘ mi dice, riguardo all’altro candidato. Il suo pene ha appena accennato a ingrossarsi, poco più di quanto successo in precedenza. Mi sposto di fronte a lui, e accolgo in bocca il suo sesso. Provo per un po’ a stuzzicarlo succhiando e stimolandolo in ogni modo con la lingua, ma non c’è verso. Alzo lo sguardo a incrociare i suoi occhi.
‘ A volte mi capita, ‘ dice. ‘ Magari se insiste un altro po”
‘ Basta così, ‘ ci interrompe invece la mia superiore, al che tolgo delicatamente il pene del candidato dalla mia bocca. Lui raccoglie le sue mutande con aria mesta, e recito io la formula di commiato, lasciando la mia superiore all’esame del pene dell’unico candidato che ha passato la selezione. Poi lei annota alcuni parametri sui suoi incartamenti, e quindi porge la mano al candidato.
‘ Perfetto, ‘ gli dice. ‘ Lei ha tutte le carte in regola per essere assunto.
L’uomo sorride, stringendo la mano alla mia superiore.
Questa è sempre una scena strana, quando la riguardiamo nei filmati. Un uomo nudo e sorridente, col pene eretto, che stringe la mano a una donna d’affari vestita di tutto punto con un tailleur piuttosto costoso e castigato. In disparte, una ragazza nuda che rivolge alcuni cenni di congratulazione all’uomo nudo. è una scena paradossale.

‘ Ora occupiamoci del candidato numero uno, ‘ mi dice la mia superiore dopo che il candidato vincente ha lasciato la stanza e abbiamo compilato le scartoffie necessarie. Annuisco, e la seguo quando si dirige verso la stanza dove lui ci attende.
L’uomo si è seduto sul lettino presente nella stanza, e balza in piedi quando ci vede entrare.
‘ Stia pure seduto, ‘ gli dice la mia superiore, ‘ adesso non è più sotto esame, si può rilassare.
‘ Va bene, ‘ fa lui, tornando a sedersi. Si è rimesso i boxer, che mascherano in parte la possanza del suo membro.
‘ Ci sono altre realtà, oltre alla nostra, che sono interessate a prestazioni analoghe a quelle che richiediamo noi, ‘ inizia a spiegargli la mia superiore, prendendo posto a un tavolo in tutto e per tutto uguale a quello presente nella stanza dei colloqui. Tuttavia non c’è una sedia anche per me, e io resto in piedi, nuda, di fianco a lei.
‘ Queste realtà, però, preferiscono restare nell’ombra, ‘ continua la mia superiore, ‘ e si rivolgono ad altre come la nostra per selezionare indirettamente il loro personale.
‘ Non sto per proporle nulla di illegale, ‘ aggiunge poi, in risposta all’espressione perplessa che si è venuta a formare sul volto dell’uomo. ‘ Solamente la società non è ancora disposta ad accettare che certe realtà vengano a galla alla luce del giorno, come lei può immaginare. Noi stessi preferiamo agire nella penombra, come ha potuto constatare.
L’uomo annuisce, e sembra rilassarsi.
‘ Queste altre realtà sono più propense a considerare certe sue caratteristiche peculiari che a dire la verità risultano eccessive per le nostre esigenze. Solamente in base a queste caratteristiche, avremmo dovuto rifiutarla subito. Ma avendo visto in lei potenzialità che potevano interessare ad altri, ho ritenuto che sarebbe stato onesto e vantaggioso anche per lei presentarle in un’altra sede questa opportunità.
‘ Di cosa si tratterebbe? ‘ domanda finalmente lui, incuriosito.
‘ Oh, ‘ fa la mia superiore, agitando una mano con un leggero svolazzo, per allontanare la tensione che si è venuta a creare e che ha percepito nella voce dell’uomo, ‘ praticamente le stesse mansioni per cui l’avremmo assunta noi, solamente per un target differente. Un ambiente più rilassato, in realtà. Anche per questo la sua reattività al contatto con la mia collaboratrice, eccessiva per i nostri rigidi standard, non sarebbe un problema.
‘ A dire la verità, ‘ aggiunge la mia superiore dopo una breve pausa, ‘ lei è sicuramente adatto per quel lavoro, come non lo è affatto per il nostro.
‘ Il fatto che i requisiti siano minori, ‘ prende confidenza lui, ‘ significa anche che i compensi sono in proporzione?
‘ Non necessariamente, ‘ risponde subito la mia superiore, poi ci pensa un po’. ‘ No, non direi, ‘ conclude. ‘ I requisiti non sono minori, o non del tutto. Sono per lo più differenti. Non direi minori, no. Differenti è la parola esatta. I clienti pagano meno, ma sono più numerosi. Quindi economicamente la situazione non dovrebbe essere svantaggiosa. Poi sta a lei saper gestire i suoi affari.
L’uomo annuisce.
‘ Ovviamente, ‘ concorda con la mia superiore.
‘ Tuttavia dobbiamo effettuare qualche altro test, per accertare che lei possieda tutti i requisiti del caso, ‘ lo avverte lei. ‘ Ma penso non avrà problemi a superare questi test.
L’uomo annuisce ancora, mostrandosi disponibile.
‘ Si spogli pure e si stenda, ‘ gli suggerisce la mia superiore, e lui esegue. Il suo membro massiccio si stende di traverso sul suo basso ventre, i suoi grossi testicoli si adagiano tra le sue cosce. La mia superiore si alza, e mi cede le sue scartoffie perché sia io a compilarle. Estrae un piccolo metro da sarta da una tasca dal suo tailleur elegante, e si avvicina all’uomo, sedendosi sul bordo del lettino.
‘ Stia rilassato e faccia dei respiri profondi, ‘ gli sussurra prima di prendere in mano il suo membro. Dopo aver effettuate le prime misurazioni, mi detta i dati.
‘ Tredici e sedici, ‘ che io inserisco nelle voci ‘circonferenza a riposo’ e ‘lunghezza a riposo’ dell’apposito modulo. Poi la mia superiore prende i grossi testicoli dell’uomo in una mano, e riesce appena a circondarli con le sue dita. Quindi mi detta la valutazione.
‘ Nove, ‘ dice. In una scala da uno a dieci, è la misurazione più alta che abbiamo mai registrato, a pari merito con un altro uomo un paio di anni prima. Nessuno ha mai raggiunto la valutazione massima.
‘ Ora ho bisogno che lei raggiunga l’erezione, ‘ dice all’uomo, e fa cenno a me di avvicinarmi.
‘ Va bene, ‘ acconsente lui, e lascia che inizi a massaggiargli il pene.
‘ Mi tocchi pure, se vuole, ‘ gli dico. ‘ Se ritiene che l’aiuti a fare prima, ‘ specifico meglio un attimo dopo. Timidamente l’uomo allunga una mano, e inizia a toccarmi i seni. Poi prende coraggio, e inizia a strizzarli con più coinvolgimento. Tutto sommato la sensazione è piacevole. Il suo pene si allunga, e posso agevolmente afferrarlo con entrambe le mani per stimolarlo meglio.
‘ Ci siamo, ‘ dice a un certo punto, togliendo la mano dai miei seni. La mia superiore annuisce al mio cenno, e lascio andare il pene dell’uomo per tornare a sedermi alla scrivania. Lei si adopera a prendere le nuove misure, e poi me le detta.
‘ Sedici e mezzo e ventitré.
Scrivo anche quei dati negli appositi spazi. Poi la mia superiore torce il pene dell’uomo per saggiare la consistenza della sua erezione.
‘ Mi dica se le faccio male, ‘ lo avverte. ‘ So che non è piacevole, ma è un test necessario. Abbiamo quasi finito.
L’uomo annuisce, e la lascia fare. In volto è disteso, non sembra provare dolore.
‘ Sette, ‘ è la valutazione finale della mia superiore. Sempre in una scala da uno a dieci, esprime il valore della rigidezza dell’erezione del candidato. è un valore non molto alto, ma più che normale per un pene di quelle dimensioni. Difficilmente i peni così grandi raggiungono erezioni particolarmente rigide, sette è un buon valore.
‘ Sono valori ottimi, ‘ comunico all’uomo, così che possa dare un senso a quanto gli accade.
‘ Ora manca un ultimo test, ‘ lo informa la mia superiore. ‘ Lo eseguirà la mia collaboratrice.
Si alza dal lettino, e viene verso la scrivania. Le cedo il posto e vado verso l’uomo.
‘ Abbiamo bisogno di un altro paio di parametri, ‘ gli dico, ‘ poi sarà tutto finito. Porti pazienza ancora qualche istante.
Lui annuisce, non sembra preoccupato o stanco. Salgo sul lettino, sopra di lui. Inizio a strofinare la fessura del mio sesso lungo l’asta della sua erezione, dopo averla distesa dritta sul suo ventre. Presto sento l’attrito attenuarsi, grazie ai miei umori, e inizio il test vero e proprio. Mi sollevo, e punto il suo sesso contro l’entrata del mio. A fatica mi allargo, finché non riesco ad accoglierlo. è piuttosto grosso, all’inizio salgo e scendo lentamente lungo il suo fusto aspettando di dilatarmi a sufficienza. Poi inizio a muovermi sempre più velocemente, finché non raggiungo una frequenza di penetrazioni ben precisa.
‘ Mi dica quando sta per venire, ‘ gli ordino. ‘ è molto importante che non mi venga dentro.
Vedo il suo sguardo perplesso.
‘ Non c’è pericolo che resti incinta, non si preoccupi, ‘ lo rassicuro. ‘ Ma per il buon esito del test è importante che non eiaculi dentro al mio corpo. Ha capito?
Lui annuisce, e si abbandona al mio ritmo costante.
Inizio a provare un certo piacere, la pressione della sua erezione massiccia dentro di me è un extra del mio lavoro che non capita spesso. Purtroppo arriva il momento in cui devo interrompere l’azione, e staccarmi da lui. Se solo avessi potuto stuzzicarmi un po’ il clitoride nel mentre’
‘ Ci sono quasi, ‘ mi dice lui, con la voce strozzata. Mi sfilo da lui, e afferro il suo pene con entrambe le mani. Lo masturbo per pochi secondi, scivolando con la punta delle dita direttamente sul suo glande reso viscido dai miei umori. Dopo di che, lui eiacula. Il primo spasmo produce una fuoriuscita di sperma minima, appena sufficiente a colare dal buchino sulle mie dita. Ma la seconda proietta in aria un lungo filamento biancastro, costringendolo a un grugnito profondo. Seguono altre due spruzzate un po’ meno intense, e poi l’espulsione di seme cala vistosamente, riducendosi a un rigagnolo che cola giù dal suo sesso sulle mie mani.
‘ Due e cinquanta, ‘ commenta la mia superiore, annotando il tempo passato da quando ho raggiunto il ritmo di spinte necessario al test a quando mi sono fermata.
‘ Tre getti molto forti, ‘ le comunico io, nel caso si fosse distratta in quel momento a controllare il cronometro. ‘ E altri sei o sette di minore intensità prima che si esaurisse il flusso.
La signora si avvicina di nuovo, e con un cucchiaio raduna lo sperma che si era sparso sul torace e sull’addome dell’uomo raccogliendolo in un unico punto.
‘ Sette anche in questo caso, ‘ conclude dopo aver valutato la quantità di seme prodotta dall’uomo.
‘ Un ottimo risultato, ‘ conferma.
‘ Le tue impressioni? ‘ domanda a me.
‘ Un buon pene, ‘ dico esprimendo una valutazione complessiva. ‘ Molto grosso, lo si sente premere dentro. Penso farà impazzire la clientela appassionata del genere.
‘ Ok, abbiamo finito, ‘ conclude lei, facendomi segno di scendere pure dal lettino.
‘ Può andare, ‘ dice rivolta all’uomo. ‘ Le faremo sapere. Non posso assicurarle nulla, perché come le ho detto abbiamo raccolto questi dati per conto di altri, ma mi stupirebbe se la rifiutassero.
‘ Grazie, ‘ fa lui, aggiustandosi i boxer in cui fatica a far entrare il suo grosso membro che non si è ancora afflosciato del tutto. Poi si allontana, uscendo dalla stanza.

‘ Come stai tu? ‘ mi domanda la mia superiore.
‘ Tutto ok, ‘ le rispondo.
‘ Mi pareva ti stessi divertendo, lì sopra, ‘ mi incalza. Vorrei dire di no, in qualche modo mi sembra poco professionale ammettere di aver provato piacere nello svolgere quello che dovrebbe essere invece solo un momento asettico del mio lavoro. Ma non posso negare che avere dentro quell’erezione voluminosa mi sia piaciuto parecchio. Non a lei che sicuramente se n’è accorta.
‘ Non posso negarlo, ‘ mi arrendo. ‘ è stato piuttosto piacevole averlo dentro.
‘ Vuoi che ti aiuti a scaricare la tensione? ‘ mi domanda. Sono combattuta. In qualche modo anche questo mi sembra poco professionale, ma d’altro canto è proprio la mia superiore a propormelo. Forse devo ancora abituarmi a gestire i risvolti più intimi del mio lavoro, che mi costringono a mettere in gioco una parte personale di me che non mi viene naturale condividere.
‘ Sì, grazie, ‘ acconsento alla fine.
‘ Siediti sul lettino, ‘ mi ordina lei, ma il suo tono è meno formale che in precedenza. Io obbedisco, e aspetto la sua mossa successiva. Si inginocchia di fronte a me, e mi forza dolcemente ad allargare le gambe. Prima di conoscere lei, non avevo mai avuto rapporti con un’altra donna. Anche se è già successo altre volte, non riesco a fare a meno di opporre una minima resistenza, all’inizio.
‘ Lasciati andare, ‘ mi dice lei. ‘ Fa parte delle mie mansioni, lo sai. Non c’è nulla di personale.
Annuisco. Allento del tutto la stretta delle mie cosce, e piego la testa all’indietro, lasciando che inizi a passare la sua lingua nella mia fessura. Ne lambisce le pieghe con delicatezza ma decisione, portandomi presto ad assecondare i sui movimenti con leggere oscillazioni del bacino, desiderando che si avventi finalmente sul punto più delicato e sensibile. E quando lo fa, lo fa con consapevole fermezza, portandomi velocemente sull’orlo dell’orgasmo. Poi mi lascia lì, a gustare l’attimo prima dell’atto conclusivo. Quando sto per chiederglielo apertamente, snervata dal desiderio, mi anticipa di qualche istante, facendomi perdere nell’oblio del piacere puro.
‘ Grazie, ‘ le dico, ricomponendomi dopo che lei si è rialzata. ‘ Ne avevo bisogno, più di quanto immaginassi.
‘ Non devi ringraziarmi, ‘ mi risponde. ‘ Il nostro è un lavoro difficile, e non per tutti. è normale accumulare tensione, specialmente nel tuo ruolo. Fa parte dei miei compiti rendermene conto e aiutarti a gestire la pressione.
Annuisco, dopo aver riflettuto alcuni istanti sulle sue parole. Non avevo mai compreso a fondo la complessità del suo compito. Un giorno prenderò il suo posto. Pensavo ormai di essere a buon punto, di aver affinato le capacità necessarie a leggere le reazioni dei candidati a un livello vicino al suo. Invece ci sono degli aspetti del suo lavoro che ancora non avevo considerato appieno. Un giorno toccherà a me inginocchiarmi tra le gambe della mia collaboratrice per alleviare la sua tensione. Dovrò essere pronta anche a questo.
‘ Ora andiamo a casa, ‘ mi dice la mia superiore. ‘ Per oggi abbiamo finito. Facciamoci una doccia e rilassiamoci.
‘ Vai pure, ‘ mi dice, vedendo che mi sono fermata ad aspettarla. ‘ Spedisco i dati a chi di dovere. Intanto vai a cambiarti.
Annuisco e mi allontano. Passando dalla stanza dei colloqui, raccolgo il camice e gli zoccoli. Non ho voglia di indossarli per percorrere il breve corridoio fino allo spogliatoio, quindi esco scalza nella sala d’aspetto col camice sotto braccio e gli zoccoli in mano. L’edificio dove alloggiano i nostri uffici ospita anche quelli di altre ditte, ma a quest’ora ormai dovrebbe essere deserto. E comunque nessuno dovrebbe entrare nei nostri spazi se non in caso di emergenza.

In spogliatoio ripongo il camice e gli zoccoli nel mio armadietto personale. Ho cinque camici identici, uno per ogni giorno lavorativo della settimana. Preferisco lavarli tutti insieme nel fine settimana. Dall’armadietto prendo le mie cose da toilette, e vado verso le docce. Delle tre scelgo quella vicino al muro di fondo della stanza, lascio libere le altre due per la mia superiore.
Poco dopo mi raggiunge, lasciando libera la doccia centrale così da non rischiare di sbatterci addosso a vicenda. è una bella donna, nuda fa ancora la sua figura anche se non è più giovanissima. Il seno piccolo non ha ancora ceduto alla gravità, e le gambe snelle sono ancora toniche. Sull’inguine ha un leggero vello nero, come i capelli. Un vezzo che si è concessa da quando ha smesso di testare su di sé le reazioni dei peni dei candidati. Un giorno forse lo terrò anch’io così il mio inguine, chissà. Anche se ormai mi sono abituata ad averlo completamente liscio.
‘ Sei molto brava, ‘ mi dice, mentre si insapona i capelli. Un grumo di schiuma si è depositato su uno dei suoi capezzoli, nascondendolo vezzosamente. ‘ Alla tua età non mi era così facile rimanere impassibile come fai tu.
‘ Non sono mai stata emotiva, ‘ minimizzo, non mi piace ricevere complimenti. ‘ Mi viene naturale rimanere impassibile.
Lei annuisce.
‘ Quale ti piaceva? ‘ mi domanda. Ci penso alcuni secondi.
‘ Il candidato numero sei, ‘ dico alla fine. ‘ Quello che abbiamo scelto.
‘ Davvero? ‘ si stupisce.
‘ Sì. Perché?
‘ Perché è la prima volta che ti piace il candidato che vince la selezione.
Faccio mente locale. In effetti è vero, di solito quelli che mi piacevano non superavano mai il secondo test. Forse proprio perché gli opposti si attraggono, finivo per scegliere sempre candidati troppo emotivi.
‘ è vero, ‘ dico alla fine, ‘ non ci avevo mai fatto caso.
‘ Perché ti piaceva quello?
‘ Perché era equilibrato, ‘ dico, senza doverci riflettere. ‘ Anche fisicamente, le spalle, le gambe. Anche il suo pene era ben proporzionato. Un bel pene.
‘ Meglio del primo? ‘ mi incalza, con una punta di malizia.
Faccio un breve confronto mentale.
‘ Sì, meglio anche di quello.
‘ Davvero? Mi pareva ti piacesse parecchio averlo dentro, il primo.
‘ Sì, è vero, ‘ ammetto. ‘ Ma non sono mai stata particolarmente attratta dai peni giganti. Hanno il loro perché, ma alla lunga non li preferisco.
‘ Avrei dovuto farlo io, l’ultimo test, ‘ si lascia sfuggire la mia superiore, con una nota di rammarico nella voce. ‘ A me piacciono belli grossi.
‘ Puoi sempre diventare sua cliente, ‘ osservo io, chiudendo l’acqua della doccia dopo aver finito di sciacquarmi.
‘ Ci penserò, ‘ fa lei, fingendo di valutare seriamente la proposta. Poi chiude l’acqua anche lei, e ci avvolgiamo negli asciugamani.
‘ Tu andresti con uno dei nostri selezionati? ‘ mi domanda, seriamente. è molto raro che mi chieda un parere personale e non professionale su qualcosa. Potrei dire che il nostro rapporto è amichevole, quasi amicale per certi versi. Tuttavia di solito non andiamo mai sul piano personale se non per qualche futile chiacchiera durante la pausa pranzo o sotto la doccia.
‘ Non saprei, ‘ dico, ‘ non ci ho mai pensato.
‘ Penso di sì, se mi piacesse veramente, ‘ aggiungo dopo qualche altro istante. ‘ Ma li vediamo per così poco tempo, dovrebbe davvero colpirmi molto per spingermi a cercare di rivederlo.
La mia superiore annuisce. Poi scioglie l’asciugamano dal corpo e inizia a frizionarsi dove è ancora bagnata per asportare quanta più umidità possibile.
‘ Una volta ho avuto la tentazione, ‘ mi confessa. ‘ Ma poi non l’ho fatto.
‘ Perché? ‘ domando, districando i capelli prima di asciugarli.
‘ Avevo paura che mescolare lavoro e piacere, anche una sola volta, avrebbe finito per incasinare tutto, ‘ mi spiega. ‘ Come ti ho detto, per me non era così facile mantenere il giusto distacco come lo è per te.
‘ Capisco, ‘ annuisco, abbandonando l’asciugamano sulla panca addossata alla parete per prendere dal mio armadietto il mio asciugacapelli personale. La mia superiore fa lo stesso, e andiamo ad attaccare i nostri asciugacapelli alle prese che ci sono di fianco alla grande specchiera a figura intera, sulla parete opposta a quella che ospita le docce.
Iniziamo ad asciugarci i capelli, di fronte allo specchio. Vedere le nostre figure nude riflesse davanti a me mi sembra strano, per qualche motivo che non riesco a individuare. Eppure, fino a un attimo prima, mi sembrava del tutto naturale condividere l’intimità della doccia con la mia superiore. Capita cinque giorni la settimana da un paio d’anni, quasi tutte le settimane dell’anno. Ormai è per me una cosa del tutto naturale fare la doccia chiacchierando con lei.
Finito di asciugarci i capelli, torniamo alla panca. La mia superiore inizia a spalmarsi tutto il corpo con una crema idratante. Ha una pelle molto delicata. Mi siedo di fianco a lei.
‘ Hai programmi per il fine settimana? ‘ mi domanda.
‘ Niente di particolare, ‘ le dico. ‘ Dammene un po’ qua che ti aiuto.
Mi deposita una noce di crema sul palmo della mano che ho sporto nella sua direzione, e poi si volta dandomi la schiena. L’aiuto a spalmarsi, e le massaggio un po’ le spalle. Sono tese e dure, molto di più di quello che ci si potrebbe aspettare osservandola muoversi; sembra sempre così leggera.
‘ Anche tu sei molto tesa, ‘ osservo. ‘ Fatti massaggiare i seni.
Inizialmente scuote la testa.
‘ è tardi, ‘ cerca di trovare una scusa. Ma io la prendo per le spalle e la forzo a voltarsi verso di me, e lei si arrende subito. Ci sistemiamo in modo da essere quasi una di fronte all’altra, e inizio a massaggiarle i seni. Quei piccoli seni ancora sodi. Li accarezzo con movimenti circolari, seguendone la forma. Poi li comprimo delicatamente, senza forzarne la consistenza. Quindi prendo i capezzoli tra le dita, e li torturo dolcemente. Lei ha gli occhi chiusi, e gradualmente si lascia andare e si rilassa. Non ricordo quando l’abbiamo fatto per la prima volta, né come siamo arrivate a scoprire che una pratica tanto particolare le consentisse di rilassarsi.
‘ Lasciami farlo anche a te, ‘ le domando. Lei apre gli occhi.
‘ Che cosa? ‘ vuole sapere.
‘ Anche tu hai bisogno di rilassarti, ‘ le spiego.
‘ Ma io mi sto rilassando, ‘ ribatte.
‘ Voglio provare, ‘ insisto. Allora lei intuisce. Mi scruta in fondo agli occhi, per capire qual è la ragione profonda che mi muove. Curiosità, voglia di migliorarmi.
‘ Va bene, ‘ acconsente, sistemandosi sulla panca.
Mi inginocchio davanti a lei, e lei mi si concede allargando le gambe. Poso la bocca sul suo sesso, delicatamente. Non ho mai baciato il sesso di una donna prima. I suoi peli sono troppo corti per darmi fastidio. Inizio a esplorare le creste carnose delle pieghe interne della sua fessura. Scivolo dentro, a ogni passaggio un po’ più a fondo, e inizio a sentire il sapore salato dei suoi umori, della sua eccitazione. Istintivamente aumento l’intensità delle leccate, finché i movimenti del suo bacino non mi chiedono di più. Cerco il suo clitoride, e inizio a lambirlo con frizioni circolari della punta della lingua. La sua eccitazione cresce di colpo, e insisto finché il suo fiato si fa corto. Quindi inserisco un paio di dita nella sua vagina, e inizio a stimolarla dentro come mi piace che facciano a me. In breve raggiunge l’orgasmo, emettendo un grido soffocato e afferrandomi la testa perché non mi sposti sul più bello. La lascio fare, la spontaneità del gesto mi piace, e anche sentire le sue dita tra i miei capelli. Poi le ondate di piacere si affievoliscono fino a scomparire come una marea che si ritira, e lei mi lascia andare.
Torno a sedermi di fianco a lei che ancora ha il fiato un po’ corto.
‘ Grazie, ‘ dice, sinceramente riconoscente.
‘ Non c’è di che, ‘ rispondo io. Un altro passo avanti verso la consapevolezza che cerco per il giorno in cui dovrò prendere il suo posto.

Finalmente ci vestiamo, e usciamo dall’ufficio chiudendoci la porta alle spalle. Fuori ormai è buio benché la bella stagione sia alle porte.
‘ Dovremmo farlo più spesso, ‘ commenta la mia superiore mentre andiamo alle macchine, un attimo prima che le nostre strade si dividano.
‘ Certamente, ‘ concordo, col suo sapore ancora sulle labbra.

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