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Racconti Erotici Etero

La serva

By 18 Marzo 2013Dicembre 16th, 2019One Comment

Il buon vecchio Totò diceva: ‘che Dio ce la mandi buona’, alludendo alla nuova serva da assumere.
La letteratura che riguarda i rapporti tra serva e padrone è abbastanza vasta ed abbraccia una casistica variegata, che va dalla giovane, inesperta e formosa contadinella, che dopo un po’ di tempo veniva rispedita al paese licenziata in tronco (dalla padrona) e con la pancia (opera questa del padrone), fino ad arrivare alla matura domestica che si occupava degli sbalzi ormonali del padroncino adolescente, fungendo da nave scuola.
In mezzo a questi due estremi c’è di tutto, comunque sempre legato da un filo comune, la subordinazione tra una donna ed un uomo, dovuta al rapporto di lavoro, della serie se non fai quello che dico io ti caccio, ma anche all’istruzione ed all’estrazione sociale differente.
Naturalmente la serva, o domestica, era appannaggio delle famiglie nobili o comunque ricche, che potevano permettersi gente che si occupasse della loro casa, per tutti gli altri non se ne parlava assolutamente.
Dopo la seconda guerra mondiale, grazie al boom economico, l’utilizzo di questo persone si è diffuso, i costumi sono cambiati e nessuno si sognerebbe più di chiamarle serve.
Ad un certo punto non si trovavano più italiane disposte a fare questo mestiere, e si è cominciato a guardare oltre confine.
Ci fu un periodo che andarono di moda le Etiopi, ma durò poco.
Le signore tendevano a trovar loro un mucchio di difetti, al contrario dei loro mariti.
Il problema stava nel fatto che spesso erano sul genere ‘la ragazza dalla pelle di luna’. Magari non erano tutte belle come Zeudi Araya, però, se ti metti in casa una giovane dal fisico che ricorda un leopardo e con la sessualità disinibita delle donne africane, sono guai.
Tua moglie insiste a dire che è troppo scura, puzza e non sa pulire casa, tu invece ‘
Insomma le Etiopi, come colf, durarono poco, e furono sostituite rapidamente dalle Filippine, ultra cattoliche, piccole, cicciottelle e con quelle facce da ragazzine, che sicuramente non ispiravano troppi sogni erotici ai mariti italiani.
Chiudo la digressione. Anche noi abbiamo una colf. Non è Etiope e neanche Filippina.
Si tratta di una Romena intorno alla quarantina che, devo dire, non avevo mai preso seriamente in considerazione.
L’ho vista poche volte e di sfuggita, perché quando viene a pulire casa, due volte a settimana, io devo andare a lavorare e mia moglie resta con lei.
Di lei so poche cose: si chiama Marga, ha trentotto anni (queste notizie le ho ricavate dal suo documento, quando l’abbiamo assunta), veste in maniera dimessa ed ha l’aria un po’ timida e spaurita.
Oggi, contrariamente al solito, mi trovo in casa proprio nel giorno in cui lei viene a pulire, perché sto smaltendo i postumi di una fastidiosa influenza.
Visto che devo rimanere a casa, mi moglie decide di uscire, lasciandomi solo con lei.
Io me ne sto sdraiato in poltrona, con un plaid addosso, a leggere un libro.
‘Ciao.’
‘Ciao’, rispondo io.
Passa tenendo in una mano lo spazzolone e nell’altra un secchio con dell’acqua saponata.
Indossa una maglia grigia, a maniche lunghe, ed un paio di jeans, ai piedi calza delle vecchie ciabatte di mia moglie.
Mi ricordo che quando arriva a casa lascia le sue scarpe all’ingresso e si mette queste ciabatte.
La osservo di spalle mentre passa vigorosamente la straccio sul pavimento della cucina.
è piccola di statura ed un po’ tozza, con i polsi e le caviglie robusti.
Le sue mani sono un po’ screpolate, sicuramente con il lavoro che fa ‘
Non è grassa, ma sembra che abbia un sedere abbastanza grande e sporgente.
Ma che stai facendo? Ti metti a fare un pensierino sulla serva?
Passa con il secchio in mano diretta in bagno e le do un’occhiata anche davanti.
Mi sa che ha le tette piccole.
Lei mi sorride mentre i nostri sguardi si incrociano ed io ricambio.
Ripassa con il secchio pieno di acqua pulita.
Sì, ha le tette piccole.
La seguo con lo sguardo mentre entra di nuovo in cucina.
Ha i capelli scuri, abbastanza lunghi, legati dietro con un semplice elastico, e la coda che ne esce, ondeggia leggermente mentre lei sciacqua il pavimento con lo spazzolone.
Per un po’, immerso nella lettura del libro, ne perdo le tracce: starà da qualche parte in casa.
Decido di andare in bagno e mi alzo.
Davanti alla porta d’ingresso, come al solito, ci sono i suoi stivaletti rossi a punta.
Anche se non sono un esperto di moda, penso che è un bel po’ che non vanno più di moda le scarpe a punta, e le sue, sdrucite e sformate, hanno proprio l’aria di essere state comprate parecchio, anzi troppo, tempo fa.
Marga è proprio in bagno, sta davanti al lavandino, intenta a pulire lo specchio.
Non mi ha visto ed io rimango un po’ guardarla, mentre, spostando la testa da una parte e dall’altra, cerca di individuare qualche macchia che le potrebbe essere sfuggita alla prima passata.
Mi chiedo come starebbe, vestita un po’ meglio e magari truccata a dovere.
Si è fermata, ha lasciato cadere la spugna e con le mani, poggiate sul bordo del lavandino, si è puntellata, come se rischiasse di cadere.
Sta piangendo. Vedo, riflesso nello specchio, il suo viso solcato dalle lacrime e faccio quello che non dovrei fare.
Sì, lo so, se quella piange sono cazzi suoi, dovrei solo fare silenziosamente qualche passo indietro, tornare in soggiorno ed aspettare che finisca di pulire il bagno.
Invece mi faccio avanti.
‘Marga. Tutto bene?’
Alza la testa e mi vede attraverso lo specchio, senza bisogno di girarsi.
‘No, tutto male. Sono brutta, faccio schifo e non mi vuole nessuno.’
Non dovrei stare lì, dovrei lasciarla sola, in santa pace, invece mi avvicino ancora e, di istinto, con il dorso della mano, le detergo le lacrime che scendono lungo la guancia.
Marga mi regala un sorriso un po’ mesto, ma rimane immobile.
Le mie mani si posano sui suoi fianchi, sento il contatto con la sua pelle nuda, perché la maglia è un po’ corta e, nel tentativo di pulire la parte superiore dello specchio, si è sfilata dai jeans.
Mi sto incamminando su un terreno minato, lo so benissimo, dovrei subito togliere le mani e dire qualche parola di scusa, ma non ne ho nessuna voglia e, d’altra parte, anche lei resta immobile, anzi, veramente, si sposta leggermente all’indietro, così i nostri corpi si toccano ed io, trovandomi più vicino, le poso le labbra sul collo.
Marga rovescia leggermente la testa all’indietro e allora le mie mani, mantenendosi sotto la maglietta, cominciano a salire, mentre anche le mie labbra si spostano salendo lungo il suo collo.
Lei ha un sussulto solo quando le mie mani, nella lenta e continua salita, raggiungono la stoffa del reggiseno.
Ecco, ho esagerato e si è rotto l’incantesimo.
Marga si gira verso di me, il suo volto ha un’espressione indefinibile e non ho la minima idea di cosa succederà ora.
Incrocia le braccia e si sfila la maglia.
Rimango un attimo, stupito, a guardare il suo reggiseno, stinto e sdrucito, parente stretto degli stivaletti rossi a punta.
Ma è solo un attimo, perché Marga, con un gesto rapido, si toglie anche quello.
Ha veramente le tette piccole, ma per fortuna non sono mosce.
Non mi sono mai piaciute le tette mosce. Lei ha due cosine minuscole, poco sporgenti, appena accennate, che contrastano con le braccia robuste e le mani tozze.
Le sue dita prendono possesso della lampo della giacca della mia tuta ed iniziano ad abbassarla.
A questo punto prendo l’iniziativa, mentre lei mi libera del pezzo superiore della tuta, io le apro i jeans.
Ci stiamo spogliando a vicenda, dopo che le ho abbassato completamente i jeans, Marga se li toglie agilmente ed inizia ad occuparsi dei pantaloni della mia tuta.
Ci fermiamo un attimo solo quando siamo rimasti entrambi in mutande.
Lei osserva il mio arnese mezzo dentro e mezzo fuori, con la cappella che spunta oltre l’elastico dello slip, poi lo prende in mano con decisione.
Siamo stretti l’uno contro l’altra, i suoi capezzoli premono contro il mio petto nudo, mentre lei si strofina sul mio corpo, così non ci resta altro da fare che liberarci dell’ultimo indumento rimastoci.
Il bagno in cui ci troviamo e stato ricavato da una ristrutturazione, anni fa e per motivi di pendenza dello scarico, la ditta che ha fatto i lavori ha dovuto rialzare il pavimento nella parte terminale, dove si trova il water.
Così sfrutto il gradino per farla salire e colmare il divario di statura che renderebbe il tutto molto difficoltoso, se non impossibile.
La prendo sotto le ascelle e la deposito sopra il gradino.
Marga non piange più, semplicemente allarga un po’ le gambe e mi stringe a sé.
La prendo forte per le chiappe e cerco di infilarglielo al volo.
La cappella sbatte un paio di volte sulla sua fica che sta iniziando ora a scaldarsi, finché non è lei a prendere l’iniziativa: me lo prende in mano e lo guida verso la retta via, mentre io continuo a carezzarle le chiappe.
Le entro dentro piano, è piccola, calda ed abbastanza stretta, ma si apre quasi subito.
Marga geme e mi bacia il petto peloso, mentre io aumento gradualmente il ritmo.
Solo più tardi, ho pensato al rischio che ho corso, se mia moglie fosse rientrata prima del previsto, ma in quel momento entrambi avevamo in testa una sola cosa.
Lei ad un certo momento si ferma un attimo, e gli da una ‘strizzatina’. è una cosa particolare, che non tutte le donne sanno fare, però io l’ho sempre trovato irresistibile, infatti vengo all’istante, con sommo dispiacere di Marga.
Così, quando io mi fermo, lei continua come una forsennata, cercando di raggiungere l’orgasmo prima che si ammosci.
Mi dice nell’orecchio: ‘ancora, ancora’, ma sento che il mio arnese sta cedendo inesorabilmente.
Le piazzo bene le mani sotto le chiappe e la sollevo, allora Marga mi stringe i fianchi con le gambe ed io indietreggio lentamente, cercando di non perdere l’equilibrio, fino alla vasca da bagno.
Poggio il sedere sul bordo della vasca e lei rimane attaccata a me, con le gambe allargate, dentro la vasca da bagno.
Sono miracolosamente riuscito a restare attaccato a lei senza farlo uscire, e possiamo riprovarci.
Le tocco le chiappe, mentre con la bocca le mordicchio i capezzoli, che sono diventati duri duri e, lentamente, lo sento risorgere.
Se ne accorge anche lei e comincia a muoversi sopra di me, non vuole assolutamente perdersi questa seconda possibilità.
Mi da un’altra strizzatina e mi sento morire. ‘Dopo, fallo alla fine, per favore’, le dico piano in un orecchio.
Lei capisce, si mette a ridere e continua a cavalcarmi furiosamente.
La strizzatina, anzi, veramente me ne riserva tre di seguito, una meglio dell’altra, ricompare solo alla fine, quando lei sta per venire ed io non resisto più.
Raggiungiamo l’orgasmo quasi nello stesso momento e per un pelo non finiamo tutti e due dentro la vasca, a rischio di farci male.
Quando mia moglie è tornata a casa, io stavo tranquillamente leggendo il libro sul divano, mentre Marga passava l’aspirapolvere in camera da letto, canticchiando una canzone del suo paese. Il mio primo incontro con Marga, che ho raccontato nel capitolo precedente, risale a tre mesi fa, dopo non è più successo nulla, visto che non ho avuto occasione di restare solo con lei.
Certo, mi è capitato di vederla diverse volte e all’inizio pensavo che sarebbe stato imbarazzante incrociare il suo sguardo, invece niente di tutto ciò.
Marga, sembra meno timida ed anche un po’ meno triste, mentre io, nei momenti in cui la incrocio per casa, mi rendo conto che la guardo con occhi differenti.
Ripenso a quello che è accaduto in bagno e me la immagino senza vestiti, oppure, quando la osservo di spalle, mentre lava il pavimento, penso di posare le mie mani sulle sue chiappe sode.
Insomma, dopo quanto accaduto, nulla potrà essere come prima.
Neanche lei sembra imbarazzata e, a differenza di prima, è più propensa a rivolgermi la parola.
Ieri mia moglie mi ha dato una notizia pensando di rifilarmi una bella scocciatura.
‘Marga ha problemi a venire il mercoledì, così ho pensato di spostarla al martedì pomeriggio, però non posso mai rimanere di martedì. Dovresti starci tu a casa. Lo so che ti scoccia avere qualcuno che mette tutto in disordine per fare le pulizie, ma non siamo riuscite a trovare un altro orario possibile. Comunque non è necessario che stia in casa tutto il tempo, basta che ti trovi quando arriva e quando deve andare via, perché lei non ha le chiavi.’
Il martedì pomeriggio è la mia giornata libera, che passo in genere a riposarmi, leggendo un libro o ascoltando un po’ di musica, quindi capisco le preoccupazioni di mia moglie, questa volta invece, con sua grande sorpresa, sono molto accondiscendente e non faccio minimamente storie.
Ci ho pensato tutto il giorno: che sarebbe successo all’indomani, trovandomi di nuovo da solo con Marga?
Magari l’altra volta era stato solo un momento di debolezza di entrambi, oppure no?
Comunque, per ogni evenienza, decido di farmi un bella doccia prima del suo arrivo.
Guardo l’orologio, sono le tre e lei deve arrivare alle quattro, quindi ho tutto il tempo.
Naturalmente, mentre sto sotto l’acqua, suona il citofono.
Ma chi sarà ora che rompe i coglioni?
Esco sgocciolando dalla cabina doccia e raggiungo il citofono che intanto ha suonato una seconda volta.
‘Sì, chi è?’
‘Marga.’
Oh cazzo! è arrivata in anticipo.
Quando le apro la porta di casa sono riuscito ad infilarmi l’accappatoio ed a mettermi anche le pantofole.
‘Ma non dovevi venire tra un’ora?’
‘Per pulire sì.’
Mi fa un bel sorriso e si chiude la porta di casa dietro di sé.
Noto che si è vestita diversa, meglio del solito.
Sotto il giaccone imbottito porta una maglia rossa più aderente di quelle che indossa solitamente e mi sembra che le siano cresciute un po’ le tette, ma forse dipende dal reggiseno.
In basso indossa una gonna nera, aderente e corta, che le evidenzia il sedere e sotto un paio di leggins, sempre neri, mentre ai piedi porta i soliti stivaletti rossi a punta.
Se potevo avere dei dubbi sulle sue intenzioni, me li toglie subito, perché, dopo aver lasciato cadere in terra giaccone e borsa, mi apre l’accappatoio.
Osservo il suo sguardo un po’ malizioso che si sposta in basso e poi torna su, mostrando delusione.
Non è ancora pronto. Mica è telecomandato, le dico io.
Si mette a ridere e noto che si è anche truccata gli occhi.
Il mio arnese comincia a reagire quando Marga, dopo essersi inginocchiata, lo prende tra le mani.
Oggi non ha legato i capelli con il solito elastico, ma ha usato un fermaglio colorato, che mi resta in mano, quando lo apro, e la sua capigliatura scura ed ondulata, le ricade sulle spalle.
Impiega pochissimo a farmelo diventare duro, usando un po’ le mani ed un po’ la bocca, a questo punto si rialza, si toglie gli stivaletti e mi spinge verso la camera da letto.
Sistema la sovraccoperta sopra il letto disfatto, poi mi toglie di dosso l’accappatoio e lo stende sopra la sovraccoperta.
‘Meglio non sporcare’, mi dice.
Io me ne sto seduto sul letto ad osservarla mentre si spoglia.
Prima la maglia rossa. Sotto porta un reggiseno nuovo, nero, scollato e leggermente imbottito.
Ora è la volta dei leggins, seguiti subito dopo dalla gonna.
Se ne sta davanti a me in reggiseno e mutandine, si gira agilmente per farsi ammirare da me e rimane volgendomi le spalle.
Il reggiseno glie lo apro io e lei se lo toglie con cura, lo ripone piegato sopra i suoi vestiti e poi si gira.
Truccata e con i capelli sciolti sta molto meglio, ma non mi dilungo a dirglielo, perché le mie mani si allungano verso di lei e, dopo essersi posate sui fianchi, si inoltrano nelle mutandine, accarezzandole le chiappe.
Continuo un po’ così, mentre lei inizia a muoversi e tira indietro la testa sospirando.
Quando vedo che inizia a respirare a bocca aperta, allargo le braccia tendendo l’elastico e spingo verso il basso, facendole scendere le mutandine fino alle ginocchia.
Per l’occasione si è anche parzialmente depilata, lasciando solo un ciuffetto nero.
Si libera agilmente dello slip, alzando prima una gamba e poi l’altra e, a questo punto io mi sdraio sopra l’accappatoio, tirandomela dietro.
Marga mi sale sopra, allargando le gambe, vedo la sua fica umida e semi aperta che si avvicina, mentre lei me lo tiene in posizione con le mani.
Si abbassa lentamente, con un sospiro, e lo sento entrare dentro.
è bella stretta come l’altra volta, ma oggi, visto che abbiamo tempo e stiamo comodi, pensa di giocare un po’ con me.
L’ha appena fatto entrare dentro, che lei si risolleva, facendolo uscire, poi lo riprende di nuovo in mano, lo tiene fermo, e si riabbassa. Ripete questo giochino diverse volte, finché io non l’afferro per le chiappe e la costringo a restare giù.
La spingo un po’ verso il basso e lo sento entrare entro fino in fondo, mentre lei fa un gridolino acuto.
Mi ricordo di quello che era successo l’altra volta.
‘Marga …’, mi punta gli occhi addosso, aspettando che io continui a parlare, ‘mi raccomando non dargli subito la strizzatina’.
‘La strizza cosa?’
‘Non fargli subito quella cosa, sennò non duro niente.’
‘Ah, quella, sì, ho capito, va bene, solo alla fine’, mi dice con aria furbetta, mentre comincia a prendere il ritmo della cavalcata.
Va avanti per un bel po’, mi viene in mente che con tutto il lavoro manuale che fa in giro per le case, deve aver acquisito una bella resistenza e, tutto sommato, non mi dispiace far guidare a lei la danza.
Riprendo il controllo solo verso la fine, le pianto forte le mani nelle chiappe e le faccio cambiare ritmo, più lento e, allo stesso tempo più profondo.
Marga mi guarda come se aspettasse da me un via libera.
‘Sì?’
‘Sì’, rispondo io, e, prontissima, arriva la strizzatina, che mi fa partire immediatamente.
Marga è venuta appresso a me, gridando così forte che ho temuto quasi che i vicini sentissero, ma per fortuna a quell’ora non c’è nessuno.
è rimasta sopra di me per un mucchio di tempo, almeno mi è sembrato così, poi è scivolata lentamente di lato, poggiandomi la testa sulla spalla.
Mi sono quasi addormentato così, finché non sono stato risvegliato dal torpore, da una sensazione strana e piacevole, di solletico ma anche di altro.
Il solletico era dovuto ai capelli di Marga che mi sfioravano la pancia, l’altro era la sua bocca che me lo stava succhiando dolcemente.
Ha aspettato il tempo strettamente indispensabile perché ‘lui’ tornasse su e si è di nuovo ‘impalata’.
è venuta prima di me, nonostante un altro paio di sostanziose strizzatine (forse sto cominciando ad invecchiare), ma non si è persa d’animo ed ha continuato con la bocca.
Si è scansata solo all’ultimo, coprendomi la cappella con le mani, che si sono riempite del mio sperma.
Evidentemente non le piace ingoiare, ma per il resto non mi posso lamentare.
‘Accidenti, le quattro e venti!’
Si è alzata di colpo e si è rivestita.
Quando mia moglie è tornata, io stavo in poltrona a sentire la musica e la casa era in ordine e pulita.
‘Tutto bene con Marga?’
‘Oh sì, tutto bene.’ Io e Marga abbiamo ormai un ottimo affiatamento.
Ogni martedì ci facciamo un’oretta veramente soddisfacente per entrambi.
Si tratta di puro piacere, senza nessun’altra implicazione, anche se mi rendo conto che mia moglie non apprezzerebbe affatto.
Oggi le ho fatto un regalo, non ne potevo più di vederla con quegli stivaletti a punta, tutti sdruciti e sformati, così, quando è arrivata, le ho detto: ‘sorpresa’, e l’ho costretta a bendarsi.
Da un po’ di tempo ha abbandonato il fermaglio e porta una fascia sulla fronte, per tenere indietro i capelli, così le ho abbassato la fascia, facendola calare sugli occhi e le ho messo il pacco in mano.
Quando ha sollevato il coperchio ed ha messo le mani dentro, ha capito subito.
Era emozionata e contenta, perché non aveva mai avuto un paio di scarpe così belle, continuava a rigirarsi tra le mani quei due oggetti di pelle rossa e morbida, ed ha voluto provarle subito.
Per un attimo ho temuto che i suoi piedi un po’ tozzi non riuscissero ad entrare in quelle calzature dalla linea così snella, invece le ha infilate senza sforzo.
Marga è una persona semplice, per certi versi anche un po’ rozza, ma ha l’entusiasmo di una ragazzina africana, appena arrivata da un villaggio sperduto nella foresta, almeno immagino che potrebbe essere così una ragazzina africana, anche se, di ragazzine africane non ne ho mai conosciute.
Per ringraziarmi del regalo, decide di farmi subito un pompino, direttamente davanti alla porta di casa (naturalmente prima l’abbiamo chiusa).
Si spoglia completamente, rimanendo solo con le scarpe nuove, poi mi apre i pantaloni.
Le sue labbra si muovono decise, ma allo stesso tempo delicate. Marga sa il fatto suo, e poi tra noi c’è un tale affiatamento, dopo mesi e mesi di costante esercizio, che potremmo essere in grado di darci piacere fino in fondo, anche bendati.
Io sono appoggiato alla porta di casa, mentre lei, completamente nuda, a parte le scarpe nuove, è inginocchiata di fronte a me.
I capelli lunghi mi fanno il solletico, mentre le sue labbra me lo stanno lavorando.
Lo sento farsi sempre più duro, allora l’afferro per le chiappe e comincio a guidarne il movimento, poi lascio scivolare una mano in mezzo e risalgo sul davanti.
Le mie dita trovano la fessura umida della sua fica e lei grida di piacere.
Continuo a toccarla, sempre più in profondità e sento che sto per venire.
Se n’è accorta anche Marga, lo sento dalla presa diversa delle sue labbra sul mio cazzo.
Tra poco si staccherà, lo so. Le piace molto fare pompini, ma non gradisce ingoiare.
Una volta, in una delle nostre rare e brevi conversazioni, mi ha detto che le fa schifo, anche se non ha mai provato, ed io ho pensato che era meglio non insistere.
Ecco, sono quasi arrivato, la sensazione dello sperma che risale dentro di me e fortissima, solo pochi attimi, poi mi svuoto, mi libero.
Ora Marga si toglie.
No. questa volta è rimasta ferma, con le labbra serrate dolcemente intorno al mio cazzo, che inizia a spruzzare.
Per paura che lei non regga fino in fondo, le afferro la testa tenendole le mani sulle guance, mentre mi muovo e continuo a schizzarle sperma in bocca, ma è una precauzione inutile, perché Marga tiene duro.
Si scosta solo quando ho finito. Devo dire che ha l’aria soddisfatta, come di chi è riuscito a scalare una montagna considerata insuperabile.
La tiro su e l’abbraccio mentre cerco di ripulirle la faccia con un fazzolettino.
In camera da letto ha voluto che le facessi lo stesso servizio.
Per un attimo ho pensato che nuda ma con le scarpe nuove, che non ha voluto togliersi assolutamente, Marga sia un po’ buffa, e poi a me non è mai piaciuta troppo slinguazzare fiche, poi però, l’idea di aver finalmente sbloccato il pompino con ingoio, mi ha convinto.
La fica di Marga è già bagnatissima, e quando la mia lingua affonda nella sua carne calda, lei sussulta e grida di piacere, mi spinge con le mani dietro la nuca, impedendomi quasi di respirare.
Sono mezzo soffocato e, un po’ egoisticamente, penso che sia meglio non prolungare troppo la cosa, così la mia lingua si sposta per arrivare al clitoride.
Quando lo raggiungo lei viene percorsa come da una scossa elettrica, io cerco di toccarlo ancora, ma lei mi scosta.
‘Non ancora’, mi dice nell’orecchio, e sono costretto a spostare la lingua.
Quando finalmente Marga mi da il via libera, e posso riprendere a stuzzicarle il clitoride, lei ha una reazione fulminea: mi stringe il capo tra le cosce, impedendomi di tirarmi indietro e subito dopo vengo investito da uno spruzzo caldo che quasi mi soffoca, ma la convinzione che d’ora in poi i pompini saranno tutti come quello che mi ha appena fatto, mi convince a mantenere la posizione.
La mia lingua, dopo una esplorazione rapidissima e profonda, piomba di nuovo sul suo clitoride e non lo molla più, mentre Marga raggiunge un orgasmo violentissimo.
Siamo rimasti sdraiati sul letto per un bel po’, poi lei ha guardato l’orologio ed è saltata su.
Accidenti, queste pulizie domestiche proprio non ci vorrebbero, se una volta potessimo avere un intero pomeriggio, potremmo ottenere chissà che risultati, ma anche oggi si è fatto tardi e ci restano solo cinque minuti per darci una lavata.
Veramente i minuti diventano parecchi di più, perché la convinco, per risparmiare tempo, dico io, a fare la doccia insieme.
Il box è abbastanza grande, ma due persone ci vanno un po’ strette e quando Marga si gira di spalle per prendere il bagno schiuma, io la schiaccio contro la parete di piastrelle, e comincio a carezzarle le chiappe.
Lei protesta, dice che è tardi, che non riuscirà a pulire tutta casa, ma intanto allarga le gambe.
Comincio a strofinarglielo in mezzo alle chiappe e lei divarica ancora di più le cosce, allora mi stringo forte a lei e Marga me lo afferra e se lo infila nella fica.

Le cose vanno di bene in meglio. Marga si è completamente sbloccata, riguardo ai pompini. Mi ha detto che è stata una stupida a non voler provare fino ad ora, ma è tutta colpa di una sua amica che le aveva detto che era una cosa schifosa.
Adesso adora farsi riempire la bocca di sperma e poi ingoia tutto tranquillamente.
Anche per me è molto meglio, perché un pompino senza ingoio è un po’ come fare una scopata e tirarlo fuori nel momento finale.
Capita sempre più spesso che ci attardiamo, e allora l’unica possibilità è mettersi a pulire in due.
Lo so, è una cosa ridicola, lavorare insieme alla serva (pardon, colf) alla quale prima abbiamo fatto perdere tempo, in ogni caso credo che mia moglie non troverebbe la faccenda troppo divertente.
Con il passare del tempo Marga si sta dirozzando, ora veste meglio, ha imparato a truccarsi, ma ha conservato quella passione genuina, quasi primordiale, che rende impagabili i nostri incontri.
Sono anche riuscito a convincerla a farselo mettere nel culo, anche se è stato difficile, perché quando era molto giovane, in Romania, aveva avuto un’esperienza disastrosa.
C’è voluta tutta la mia pazienza per convincerla ed ha accettato solo dietro la promessa che se le faceva male, non avrei insistito.
Ho preso mille precauzioni, abbiamo iniziato piano piano, con dolcezza, gradualmente, usando lubrificanti e l’ho addirittura fatta esercitare con un plug, che ha portato per diversi giorni, aumentando gradualmente i tempi.
Il giorno fatidico era molto tesa ed ho dovuto carezzarle a lungo le chiappe per calmarla, poi, piano piano le ho estratto il plug.
‘Tranquilla, Marga, se hai portato questo fino ad ora e non ti ha dato fastidio, andrà tutto bene.’
Il plug aveva fatto un bel lavoro, lasciandole il buchino appena un po’ dilatato, permettendomi di iniziare e spingerglielo dentro senza farle danni, ma quando ho provato ad andare in profondità era strettissimo.
Hai voglia a dirle di rilassarsi, di stare tranquilla, Marga era tesa come una corda di violino.
Allora le ho ficcato una mano in mezzo alle gambe ed ho cominciato a stuzzicarle la fica.
Questo l’ha distratta e, quando ho sentivo che la tensione si allentava, ho dato una bella spinta.
Ha detto ahi una sola volta, poi ho sentito che cedeva e glie l’ho spinto fino in fondo.
All’inizio è stata buona buona, insolitamente docile per il suo carattere, poi, quando ha realizzato che non le faceva male ha cominciato a prendere l’iniziativa, muovendo il culo in avanti e all’indietro. Beh, quando ha preso a dimenarsi così, devo ammetterlo, ho resistito veramente poco.
Dopo quella prima volta ce ne sono state molte altre ed ormai Marga si può definire un’amante completa.
Ma è un’amante?
Delle volte penso se potrei avere con Marga un rapporto diverso da questo.
Per il sesso siamo così intimi come neanche marito e moglie potremmo esserlo, ma per il resto siamo quasi due estranei.
Marga, per certi versi mi fa quasi tenerezza, ma sarebbe impensabile iniziare con lei una relazione tradizionale, meno che mai immaginare di viverci insieme.
Spero di non doverlo mai spiegare a mia moglie, perché sono sicuro che non capirebbe. Ho sempre temuto che poteva succedere ed oggi è successo.
Stavamo in camera da letto.
Marga si era fatta inculare, come prima cosa.
Era particolarmente in vena, si vedeva da come si muoveva lasciando scorrere il mio cazzo avanti e indietro in mezzo alle chiappe.
Rispetto alla prima volta la situazione è migliorata moltissimo. Si mette sempre il plug prima di venire da me, si fa due ore di pulizie in un’altra casa con quel coso infilato dentro e quando ci incontriamo è parecchio su di giri, perché dice che lavorare con il plug dentro la stimola particolarmente.
Ma torniamo ad oggi.
Dopo che io sono venuto ha continuato a cavalcarmi furiosamente, mentre si sditalinava alla grande.
Raggiunto l’orgasmo anche lei, ha deciso di farmelo rinvenire subito.
Io avrei preferito cinque minuti di tregua, ma in questi momenti non puoi discutere con Marga, così mi ha fatto allargare le gambe ed ha cominciato a succhiarmelo avidamente.
Alternava la lingua alle labbra ed in breve è tornato su, allora ho chiuso gli occhi e l’ho lasciata fare.
In questi casi ci sono due possibili epiloghi: Marga continua fino in fondo, oppure, quando manca poco, toglie la bocca, mi si mette a cavalcioni, e lo guida fino ad entrare nella sua fica calda, che non aspetta altro.
Se rientriamo nel secondo caso, è probabile che lo cosa finisca lì, viceversa, se lei termina il pompino, devo aspettarmi per forza il terzo atto, perché lei vuole godere bene fino in fondo, prima di mettersi a pulire casa.
Oggi sono un po’ stanco e poi non sono più un ragazzino e, tre volte di seguito, comincia ad essere un po’ al limite, per me.
Stacca Marga, ti prego, penso dentro di me, ma lei non ci pensa per niente, la sento aumentare le attenzioni nei confronti del mio arnese, poi avverto lo sperma che sale e sta per uscire.
E va beh, faremo anche il terzo atto, non è che poi mi dispiaccia.
Lei si prepara ed io finalmente mi libero.
Marga non fa una piega, tiene duro fino a che non cessano le contrazioni e ‘
Un botto seguito da un urlo.
Marga si tira su di colpo, mentre io alzo la testa in direzione del rumore.
Nel vano della porta aperta della camera da letto, c’è mia moglie con una busta della spesa in mano, per terra ce n’è una altra identica, che ha causato il botto.
Mi moglie ci guarda a bocca aperta.
Siamo tutti e due nudi, sul letto, io sdraiato e con il cazzo ancora dritto, Marga in ginocchio con la faccia piena di sperma.
Forse si è trattato di un’allucinazione, perché non vedo più mia moglie, ma sento solo la porta di casa che si chiude violentemente.
No, non si è trattato di un’allucinazione, perché in terra ci sono ancora le borse della spesa.

Come è andata a finire?
Quel giorno Marga non ha pulito casa, perché si è data una ripulita alla faccia, si è rivestita in fretta ed ha tagliato la corda.
Mia moglie è tornata a notte fonda e non mi ha parlato per una settimana.
Marga è stata licenziata.
Per sei mesi ho dovuto aiutare mia moglie, nel fine settimana, a pulire casa, una volta ho provato ad accennare al fatto che con Marga non ci fosse nulla a parte il piacere sessuale, ma ho capito subito che si trattava di un terreno minato e non ho più ripreso l’argomento.
Ieri mi ha detto che in futuro non dovrò più pulire casa, perché avremo di nuovo una colf.

La sostituta di Marga si chiama Lua, anzi veramente il suo nome completo sarebbe Lualhati, ma Lua è più semplice.
Siamo seduti in soggiorno, io, mia moglie e la nuova arrivata.
Lua è filippina, ha più di sessanta anni e vuole lavorare ancora un paio d’anni, in modo di arrivare alla pensione che pensa di godersi nel suo paese.
Più o meno è alta (anzi dovrei dire bassa) un metro e quarantacinque, ed ho l’impressione che all’incirca sia larga uguale.
Porta i capelli grigi legati dietro con una crocchia, indossa una tuta informe, che tradisce un corpo tozzo e grasso, per finire il quadro, dai pantaloni che terminano un palmo sotto al ginocchio, spuntano due polpacci degni di un marciatore.
Verrà due volte a settimana ed uno dei giorni sarà il martedì pomeriggio.
Mia moglie mi lancia un’occhiata ironica ma io faccio finta di niente, mentre spiega a Lua che il martedì in casa ci sarò io.
Non mi ha degnato neanche di uno sguardo, d’altra parte non credo sia interessata a me, cosa questa decisamente positiva.
Prima di congedarla ci facciamo lasciare il suo cellulare, allora mi ricordo che ho ancora memorizzato quello di Marga.
Magari uno di questi giorni la chiamo.

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