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E’ notte, sono in auto è sto guidando verso casa  -ti penso – i fari illuminano la strada bagnata dalla fine pioggia che insistente continua e cadere dal primo pomeriggio, non c’è luce, solo il buio tagliato dai fari dell’auto che rendendo appena visibile la lunga striscia d’asfalto nero che mi corre incontro.

Le gocce d’acqua si adagiano sul vetro e al passaggio del tergicristallo vengono spazzate via lasciando una scia di riflessi striati che offuscano le immagini – continuo a pensarti – ore, minuti, il tempo sembra avere perso la sua naturale dimensione; da quanto sono in macchina? in fondo alla strada vedo la nostra casa – cosa starai facendo? – avvicinandomi distinguo un fioco bagliore che tenuemente illumina i vetri di una finestra. Riconosco la stanza – la tua preferita perché ha il camino – è li che mi stai aspettando? –

Ti avevo telefonato prima di partire dall’ufficio, una chiamata breve, poche parole per dirti – che stavo rientrando; qualcuno ha detto: “quando lasci la moglie a casa da sola è sempre meglio telefonare prima di rientrare…” (sensata precauzione!!!!) – “ciao amore, sono per strada…… sto arrivando….”, “ciao …… è andato tutto bene al lavoro ?….”, “si, si…, tutto bene !….”, “sbrigati ad arrivare….  sono qui che ti aspetto….. ho una sorpresa per te !……”. “Una sorpresa…..! che genere di sorpresa?”, “Una di quelle che ti piacciono….o almeno lo spero… dai sbrigati”….

L’ultima tua frase, pronunciata con tono languido, provocante, mi ha lasciato sorpreso e allo stesso tempo curioso, ripenso alle date importanti della nostra vita: il primo incontro, la prima uscita da soli, compleanni, anniversari…,-  non mi sarò per caso dimenticato qualche ricorrenza speciale ? –  no, ne sono certo, e allora perché quell’aria misteriosa? – chissà che tipo di sorpresa hai preparato? – ancora pensieri…

La fastidiosa sensazione di stanchezza di colpo lascia il posto alla frenesia di arrivare, ogni altro precedente pensiero svanisce come le gocce di pioggia sul vetro.

Comincio a fantasticare su ciò che hai detto, su ciò che mi attende a casa, quelle poche ma enigmatiche parole hanno acceso la mia curiosità, stuzzicato la fantasia  – è davvero strano dove può arrivare a spaziare la mente in particolari momenti – immagini che da confuse si fanno nitide, dettagli che pian piano prendono corpo, quella frase: “ho una sorpresa per te”… “una di quelle che ti piacciono”….

Istintivamente spingo a fondo l’acceleratore, nella testa ho solo quelle parole e le immagini che riescono a stimolare; capita, qualche volta, che ti diverti a stuzzicarmi in modo malizioso usando doppi sensi, ma nel tono della tua voce, questa volta, ho percepito una provocazione diversa e ora cerco, arrovellandomi, di scoprirne il senso.

Sono come ipnotizzato, rapito dalle mie elucubrazioni, mi rendo conto di essere arrivato non perché vedo ciò che ho davanti, ma dal rumore che fanno le ruote percorrendo il viale in ghiaia che dal cancello arriva alla casa.

Fermo la macchia, apro la porta e scendo; c’è un silenzio irreale (o almeno così mi sembra) e il sole è già tramontato.

La serata è resa “frizzante” dal vento di fine autunno che sposta le foglie cadute dagli alberi; sento un leggero brivido lungo la schiena…sarà l’aria fredda…. o forse ciò a cui sto pensando?

Mentre apro la porta di casa guardo fugace l’orologio; non è tardi, le luci del corridoio sono spente, tutto è avvolto nel buio; solo dalla sala arriva il tremolante bagliore della soffusa luminescenza creata dalle candele e, intuisco, dal camino che acceso…. lo sento crepitare. Nella mia mente ti vedo con gli occhi del desiderio che mi ha accompagnato per tutto il viaggio; cammino verso la porta semichiusa della sala e t’immagino nell’avvolgente penombra, distesa sul divano con  il ritmico riflesso ondeggiate del fuoco che “danza” sul tuo corpo facendone risaltare le curve.

I tuoi splendidi occhi brillano in modo malizioso, i capelli fluenti e lunghi li hai raccolti in un raffinato chignon, al collo un semplice filo di perle che ne evidenzia l’esile linea, invitando però lo sguardo ad indugiare sulla “generosa” scollatura del vestito, chiaramente studiata per mettere in evidenza il seno.

L’abito, rigorosamente nero, attillato ed essenziale nello stile, è reso seducente dall’ampio spacco laterale che, aprendosi poco sotto il girovita, regala a chi ti osserva la fantastica visone delle tue gambe e della loro sinuosità, delicatamente avvolte in conturbanti calze di seta nera sostenute dai ganci della guepiere appena visibili e con la scura balza a pizzo che contrasta con la tua pelle chiara e vellutata.

Ai piedi – inutile dirlo – un paio di scarpe dal decolté rigorosamente accentuato e con l’immancabile,  vertiginoso, tacco a spillo.

 L’espressione del tuo volto è molto accattivante, il trucco è leggero e reso “fine” dalla sapiente dosatura. L’ombretto, il mascara e il rossetto, dosati al punto giusto, ne rendono volutamente accattivante l’espressione – labbra appena dischiuse con la punta della lingua che le sfiora in modo molto… troppo provocante .

Mentre penso a questa sensuale versione di Te, sento il ritmo cardiaco aumentare, così come il turgore del mio membro; mi scopro eccitatissimo e, prefigurandomi il momento in cui ti vedrò, entro nella stanza.

Smarrimento! Incredulità!  Sorpresa! – come era la frase …. Ho una sorpresa per te……!!! –

Non avevo pensato e non ero preparato alla visione che improvvisamente mi si presenta agli occhi… sono sbalordito, frastornato… incredulo.

            Non sei “vestita” come ti ho immaginato, tutt’altro, e la posizione in cui ti trovo non è la stessa che pochi istanti prima invadeva, libidinosamente, la mia fantasia, quello che osservo va oltre, molto oltre  il limite della più fervida immaginazione, lo oltrepassa… indiscutibilmente!!!!

Sei in ginocchio, le spalle semi-rivolte alla porta, i capelli sono raccolti in una fluente coda che , adagiata sul lato di una spalla, lascia scoperta la bianca schiena. Il filo di perle, quello si – così come lo avevo immaginato – ti contorna e risalta il collo; gli unici “indumenti” che indossi sono il reggicalze, le calze di seta nera e le scarpe nere con il fondo rosso cremisi.

Osservo il tuo corpo, i rotondi glutei che sfiorano leggeri i tacchi e poi….. quel particolare impossibile da trascurare e che non avevo nemmeno lontanamente contemplato nella mia eccitante visione:  davanti a te, in piedi, un altro uomo……????

Lui non ti tocca, ha le mani appoggiate ai fianchi, il bacino proteso in avanti, la testa leggermente reclinata all’indietro, gli occhi chiusi e ansima.

Solo un attimo, ma che a me sembra eterno. Non riesco a credere a ciò che vedo, l’immagine è sconvolgente ed eccitante nello stesso momento; la scena che mi ritrovo, mio malgrado ad ammirare mi inibisce qualsiasi azione, pochi attimi di disorientamento poi realizzo…

Sento il sangue aumentare la pressione e pulsare nelle tempie, il volto avvampare, il cuore sussultare ed infine, capisco il perché di tanto sconvolgimento…

 La tua testa, la tua bocca, le tue mani sono troppo vicine al suo inguine, l’espressione del suo volto e il movimento lento e ritmato non lascia dubbi su ciò che sto osservando incredulo… gli stai succhiando il cazzo e la cosa sembra piacere più a te che a lui.

Non so se ti sei accorta del mio arrivo, se hai sentito la macchina fermarsi davanti casa, forse si, forse no, focalizzo solo la tua concentrazione, la tua attenzione esclusivamente rivolta a quella turgido cazzo che ti pulsa vigoroso fra le labbra. – Mi stavi aspettando?  “Ho una sorpresa per te !”… mi avevi detto!

Rimango impietrito a guardarti, quella che mi pervade è una sensazione strana, imprevista, paradossale, ma nonostante tutto “molto… troppo eccitante”.

Non so chi sia l’ altro, non lo conosco e non mi importa, l’unico particolare nitido è il suo “affare” infilato nella tua bocca, in quella che fino a pochi istanti prima pensavo fosse solo “Mia”.

Continuo a guardare inebetito ed allo stesso tempo incredulo ed estasiato, osservo i tuoi movimenti come fossero rallentati, il tuo corpo, le tue mani, tutto si muove in armonia, ti vedo come sempre stupenda, meravigliosa e, per la prima volta, in preda alla lussuria più sfrenata.

Guardarti impegnata a gustarti quel vigoroso e turgido membro mi emoziona e mi eccita all’inverosimile. I tuoi movimenti sono di una lentezza esasperante ma pieni di grazia e di sapiente conoscenza del gioco che stai conducendo.

Il cazzo che osservo (che non è il mio) è ben stretto nella tua mano che scorre piano, avanti e indietro – mi sembra di sentire l’avvolgente sensazione procurata dalle tue dita  –  il movimento è ritmico e lento, cominci dall’attaccatura dell’inguine stringendo leggermente la presa,  per poi salire sempre lentamente sino a raggiungere l’aureola della violacea cappella, seminascosta dentro la tua golosa bocca.

L’altra mano la tieni fra le tue gambe, non riesco a vederla ma il movimento che compie non lascia dubbi, ti stai procurando ulteriore piacere… lo capisco anche dai movimenti del tuo bacino che assecondano l’accarezzarti del clitoride. che  immagino turgido e intriso dei tuoi copiosi umori, e ciò mi da consapevolezza del fatto che stai godendoti l’estasi di quel sublime momento di piacere.

Pur in preda allo smarrimento più totale, mi accorgo di non riuscire a staccare gli occhi da ciò che vedo, sono letteralmente stregato dal tuo modo di gestire quel momento di lussuria.

Osservo avido di libidinoso desiderio la tua mano che tiene stretto l’uccello dell’altro uomo e il lento avvicinarsi della tua bocca….. colgo l’attimo di attesa, ti fermi, ne lasci uscire la violacea cappella che lecchi avidamente dall’alto verso il basso per poi, con ingordigia, riprenderla nuovamente fra le labbra che l’accolgono, senza difficoltà, lasciandoti scivolare dentro la turgida asta che scompare avidamente per tutta la sua lunghezza.

Le mani dell’uomo davanti a te si sono ora spostate sulla tua testa, le dita spariscono fra i tuoi capelli, dando l’idea di artigli che non voglio lasciare la preda cercando di mantenere il contatto –  che immagino sublime –  con le tue labbra. Lui non ti guarda, continua a tenere gli occhi chiusi ma il suo piacere è indiscutibilmente evidente e tangibile… (soprattutto per la tua bocca).

Non dice nulla, e non deve dire nulla. Continua ad ansimare, colgo lo scatto che gli fa protendere in avanti il bacino quando sente venir meno il contatto con la tua bocca – mi scopro a condividere la spasmodica ricerca della sensazione che gli procura la tua lingua – sicuramente vorrebbe affondare ancor più dentro… so perfettamente cosa sta provando e lo invidio.

Sei compiaciuta di ciò che gli fai provare,  noto nel tuo sguardo il ludico desiderio rivolto a ciò che tieni fra le mani, ti passi la punta della lingua sulle labbra, hai l’espressione soddisfatta nel momento in cui avvicini nuovamente la bocca allo “strumento del tuo piacere”. Ti fermi qualche secondo, qualcosa sembra avere attirato la tua attenzione, inghiotti d’un colpo l’asta pulsante, ti fermi nuovamente e con la bocca piena “dell’altro”, giri lentamente la testa verso di me – che continuo a guardare inebetito il tuo impegnato “lavoro di lingua” – in un attimo lasci sfilare, mantenendone il contatto con la morbida lingua, l’ingombrante boccone e con sguardo malizioso e di sfida mi dici: “ciao amore, bentornato a casa” poi, come in un gioco di prestigio, fai di nuovo sparire tutto ciò che stringi nella mano all’interno della bocca

Altro breve istante di pausa, altra leccata e, una volta nuovamente libera del prelibato boccone mi dici: “allora !!!!!….ti piace la sorpresa ?. Non sei tu quello curioso, mi hai sempre provocato dicendomi che mi avresti voluto vedermi succhiare un altro uccello?…eccoti…. accontentato!”, (altra leccata a piena lingua che mi provoca l’ennesimo sussultare) “che ne pensi ! va bene così ?”.

Non riesco a dire nulla, ti guardo come allucinato e mi accorgo di non provare ne risentimento ne gelosia anzi, la tua naturalezza è troppo eccitante, mi avvicino titubante, ho timore di spezzare quel momento di puro godimento, di rovinare il lussurioso e attraente gioco al quale, mio malgrado, mi accorgo di voler assolutamente partecipare.

Ti guardo con desiderio e provo senza riuscirci, condizionato dall’inebriante attimo di massima eccitazione, a distinguere le miriadi di sensazioni che mi permeano mentre continuo ad osservarti maneggiare il cazzo di un altro uomo.

Evidentemente intuisci ciò che sto pensando, mi conosci troppo bene e attirandomi a te con disarmante naturalezza, delicatamente appoggi la mano libera sul vistoso e fin troppo eloquente rigonfiamento che si manifesta prepotente fra le mie gambe, cominciando ad accarezzarmi da sopra i pantaloni.

Mentre fai questo mi guardi negli occhi passandoti nuovamente la lingua sulle labbra, che intanto hai maliziosamente riavvicinato all’altro cazzo e che, come mi aspettavo, non disdegni di riprendere nuovamente in bocca.

Guardo rapito mentre succhi, mi slaccio i pantaloni che scivolano a terra, il cazzo mi pulsa paurosamente così come la testa. Ho il cuore che batte fortissimo, il respiro veloce aumenta d’intensità mentre finalmente riesco a trovare il contatto diretto con la tua mano.

Senza liberare nemmeno per un istante la bocca dal ingombrante ma gustoso (a vedere come lo succhi) palo di carne che te la riempie, mi accarezzi l’uccello con tocco leggero, ne percorri l’intera lunghezza con la sola punta delle dita – lo riconosceresti sicuramente anche ad occhi chiusi – cogli l’impercettibile fremito quando arrivi a sfiorare il frenulo, lo pizzichi leggermente facendomi tremare, poi lo afferri con decisione ed inizia, anche per me, l’estasi.

Chiudo gli occhi sospirando rumorosamente e mentre la mano che avvolge la mia carne comincia a muoversi, ho impressa nella mente l’immagine della tua bocca piena dell’altro, riapro gli occhi, guardo verso il basso, – tu sei li che succhi – allora è vero…tutto ciò che sta accadendo  è reale… non è il solito “mio sogno” dal quale mi svegliavo agitato e smanioso di raccontartelo…. quello che vivo, che provo, è la fantasia divenuta realtà.

Finalmente decidi che è arrivato il mio turno; è giunto il momento di rivolgermi le tue “attenzioni”. Ti liberi finalmente la bocca dall’altro “intruso”, il suo cazzo è lucido della tua saliva e  brilla ai riverberi del fuoco… cogli l’impazienza che mi anima, ti avvicini con le labbra alla mia cappella, sorridi compiaciuta e prendi a leccarla piano non disdegnando di raccoglierne la trasparente goccia di denso umore fuoriuscita per l’eccitazione.

Sono impaziente, fremo dal desiderio di averti, lo senti dal pulsare della carne che tieni fra le dita, dal contato con la tua bocca dovuto ai movimenti che istintivamente compie il mio bacino.

Mi guardi e sorridi;  ti guardo a mia volta e mentre l’uccello ti scompare fra le labbra, tutto, fino in fondo, chiudo gli occhi e mi abbandono al tanto agognato momento.

Il trattamento che fino a pochi istanti prima stavi riservando all’altro ora lo concedi a me, a tuo marito – mi spetta di diritto penso! – l’altra tua mano non ne vuole sapere di lascia la “presa” su ciò che non è mio, prosegue nel suo ritmato movimento; capisco che ti piace e che non vuoi abbandonare quel caldo contatto nella consapevolezza che il bello deve ancora venire.

Il tempo sembra essersi fermato, il piacere è tutto ciò che conta. Oltre al crepitare della legna che brucia nel camino si sentono solo i gemiti provocati dalla incontenibile goduria che tu, con bocca e mani, ci stai procurando.

Sei molto attenta nel lasciarmi vedere quanto ti piace succhiare il cazzo. Ti muovi al rallentatore per permettermi di cogliere ogni particolare, segui con la punta della lingua il contorno della cappella, t’inebria sentire la ritmica pulsazione provocata dall’afflusso di sangue ai morbidi tessuti ora tesi allo spasmo.

La tua soddisfazione è palpabile così come il gusto che provi nello stringere i denti per sentire l’uccello indurirsi sempre di più ad ogni perverso morso, il tuo piacere è intenso e me ne accorgo da come continui a masturbare anche l’altro.

Non ti fermi, non vuoi fermarti, tutto ciò ti eccita da morire, e i caldi e copiosi umori che ti bagnano l’interno delle cosce mi fanno capire che stai per raggiungere l’orgasmo.

La tua bocca, così come le mani, si muovono più velocemente, ecco, senti di essere oramai giunta all’apice, per tutti l’istante sembra interminabile poi arriva l’esplosione dei sensi, la liberatoria ed interminabile goduta accompagnata da gemiti che non lasciano dubbi sull’intensità dell’orgasmo che stai provando.

Ti bastano pochi istanti per riprenderti, per ritrovare il controllo, vuoi ancora “giocare” e spingere la tua lussuria al massimo, decidi senza indugio e ci fai sedere entrambi sul divano – siamo i tuoi strumenti di piacere – ti inginocchi davanti a noi, guardi compiaciuta i nostri – ora tuoi – cazzi, che tieni stretti saldamente nelle mani, sei tu che conduci il gioco, sei la nostra unica padrona, continui a masturbarci con lentezza, senti la nostra eccitazione e ti piace averne l’assoluto controllo.

Abbassi la testa, i capelli raccolti ci permettono di vedere – e tu vuoi che si veda bene  quello che stai per fare – prendi nuovamente in bocca prima il mio uccello, facendolo entrare lentamente – quello che provo è meraviglioso – sento la tua lingua percorrerne vellutata tutta la lunghezza, con la punta arrivi al frenulo, lo stuzzichi con piccoli colpi di punta, ridiscendi e di nuovo risali, quando arrivi alla cappella la fai uscire dalla bocca per poi morderla. Sento distintamente i denti che si appoggino al prominente bordo, mi inarco per la sensazione che provo, le tue mani si muovono in sincronia, adesso la tua bocca abbandona il mio uccello, lo lascia umido di saliva mista all’umore  fuoriuscitone grazie alle tue attenzioni, ora tocca a me restare a guardare mentre “giochi” con l’altro.

Una, due, dieci, cento succhiate, in una alternanza infinita, quanto tempo è passato? quante volte ho visto la tua bocca riempirsi del mio e dell’altro cazzo? quante volte sono stato sul punto di godere? non lo so! non capisco più nulla, desidero solo che tutto ciò continui all’infinito.

La tensione dei nostri corpi è oramai al limite, te ne accorgi, ti fermi, mi guardi divertita e dici: “adesso tocca a me, adesso devi scoparmi e farmi godere”.

Non me lo faccio ripetere, mentre ti adagi con la schiena sul divano fai cenno all’altro di avvicinarsi, allunghi la tua mano verso il suo uccello, lo afferri e te lo avvicini alla bocca, lo inghiotti nuovamente.

Io comincio ad entrare dentro di te lentamente, scivolando senza difficoltà dentro la tua accogliente fica. Mentre affondo stringi le gambe attorno ai miei fianchi  tirandomi ancora più dentro, lo vuoi tutto, sino in fondo.

Sei meravigliosa, ti osservo succhiare avidamente ad occhi chiusi, avvicino il mio viso al tuo, le mie labbra ti sfiorano il collo procurandoti un impercettibile fremito di piacere – non te lo aspettavi – ti sfioro con la punta della lingua,  tu ti guardi bene dal lasciare andare l’altro uccello, anzi, ancora più decisa continui a maneggiarlo mentre girandoti di lato mi baci, mi fai passare la lingua sulle labbra, siamo vicinissimi, oltre a sentire il tuo respiro, lento e profondo, sento anche il sapore dell’altro che hai in bocca…i colpi della mia penetrazione ti fanno inarcare, ti mordi le labbra, aprendo gli occhi e guardandomi con aria compiaciuta dici: “adesso stai a vedere, e godi!”.

Così, con la mia bocca a pochi centimetri dalla tua, ti fai scivolare nuovamente dentro l’altro  “arnese” mentre osservo da vicino la tua lingua strofinarsi sul prepuzio, lambire vogliosa la scura cappella che rimane racchiusa fra le labbra – vuoi essere guardata mentre ti gusti avida un altro cazzo consapevole del fatto che ciò mi manda in visibilio.

Quante volte me lo hai sentito dire durante le nostre meravigliose scopate? Quante volte ti ho confessato la mia fantasia infilandoti in bocca il “nostro gioco da letto”, immaginando fosse un altro uccello pronto a farti godere?

E’ troppo, non resisto, ma voglio anch’io prolungare il tuo piacere, smetto di scoparti e mi insinuo fra le tue gambe con il viso, ti voglio leccare, voglio farti sentire la  mia lingua, infilarla dentro di te, succhiare e mordere il clitoride, gustarmi il sapore del tuo bollente “miele”, consapevole del fatto che adori essere leccata.

Sul volto sento l’intenso calore che emana il tuo sesso, raccolgo inebriandomi il denso e succulento nettare della goduta, quante volte sei venuta?, non lo sai! Sicuramente tante.

Sono sempre più eccitato, mi fai impazzire, quello che mi hai fatto vedere, sentire, provare, mi ha sconvolto, mentre continuo a leccare alzo lo sguardo, tieni sempre la tua testa girata di lato, la bocca è ancora abbondantemente “piena”, gli occhi sono chiusi, sento che anche tu sei giunta al culmine, allunghi la mano libera verso il clitoride, te lo tocchi con frenesia, mugugnando perché il cazzo che ti riempie la bocca non ti permette di fare altro, godi nuovamente nella mia bocca, sulla mia lingua, la mano mi afferra la testa, spingi il volto fra le gambe, sei incontenibile mentre assaporo il succo del tuo orgasmo.

Il movimento del tuo bacino, che continua ad inarcarsi verso la mia bocca assieme all’aumentare del ritmo della tua succhiata, mi porta al limite della resistenza, non ce la faccio più, rialzandomi, mentre stringo forte l’uccello fra le mani per trattenermi dal godere, ti allargo le gambe che avevi istintivamente stretto al sopraggiungere dell’orgasmo e riprendo a scoparti come mi avevi chiesto di fare.

Ti sento, sei ancora in preda al godimento, mentre continui instancabile a succhiare muovi il bacino avanti e indietro assecondando la mia penetrazione, nello stesso tempo, mentre spingo, ingoi l’altro uccello, quando mi ritraggo lo tiri fuori e lo lecchi… siamo oramai tutti prossimi all’orgasmo.

Mi spingo ancora una volta nella tua “profondità”, la contrazione che sento mi fa capire che è arrivato il tuo momento, stai per “esplodere”, allunghi la mano fra le gambe, mi tocchi, vuoi sentire l’asta pulsante che entra ed esce, tocchi anche il clitoride, muovi la mano velocemente, sento il tocco delle tue dita ad ogni affondo, cominci ad ansimare, il cazzo  che ti riempie la bocca smorza i gemiti del tuo incontenibile piacere, lui è sempre li, stretto nella tua mano, fra le tue labbra, te lo senti sulla lingua, contro il palato, sei “piena” in ogni senso.

I tuoi occhi sono chiusi ma le palpebre fremono come tutto il tuo corpo, spingi ancora di più in avanti il bacino mentre ingoi l’altro cazzo, stando ben attenta a non fartelo uscire dalla bocca.

Aumenti il ritmo, ti muovi sempre più veloce incitandomi a spingere più a fondo, continuo a penetrarti, anche l’altro si muove avanti e indietro, ti asseconda nel ritmo scopandoti in bocca.

Siamo al culmine e improvvisa arriva per tutti la goduta, io sborro dentro la tua fica inarcandomi al massimo per prolungare l’attimo d’intenso piacere, tu continui a muoverti in preda ad un orgasmo multiplo,una, due, tre volte, l’altro ti schizza in bocca, sulla faccia, fra le mani, un fiotto caldo ti arriva sul seno, un’altro fra i capelli, la tua mano coperta del denso godimento dell’altro uomo si muove ancora rallentando però il ritmo, mentre allungando avidamente la lingua raccogli l’ultimo smorzato schizzo che arriva fra le morbide labbra socciuse.

E’ tutto finito… mentre cominci a recuperare la regolarità del respiro – ora la tua bocca è libera –  continui ad assecondare i miei colpi che man mano si fanno più lenti, mi tieni stretto a te, dentro di te. Sento il tuo corpo rilassarsi, gli ultimi fremiti di piacere ti fanno tendere i muscoli del ventre, tremi impercettibilmente ancora per qualche istante, tieni gli occhi chiusi, sul volto un espressione soddisfatta, continui a dare qualche leccata all’altro uccello ancora pulsante.

Ora c’è silenzio, lo stesso silenzio di quando ero arrivato. Tutto è finito, dopo la straordinaria e sconvolgente esperienza ci siamo appisolati esausti, l’uno accanto all’altro, favoriti del tepore del camino.

Ci destiamo dal torpore al quale ci eravamo abbandonati dopo il godimento; siamo vicini sul divano, il camino è ancora acceso e riscalda i nostri corpi ancora nudi. Tu sei adagiata sulle mie gambe, ti abbraccio, mi stringi forte, penso che è la prima volta da quando sono arrivato a casa che le tue mani – tutte e due –  sono solo “mie”.

Restiamo così abbracciati, ci baciamo, l’altro è scomparso, dileguato, sparito…

Chi era?… Era reale?… Mi ritrovo a pensare che in fondo non mi interessa saperlo, ne ora, ne mai. Ora siamo solo noi, ci guardiamo negli occhi, il tuo sguardo è stanco ma appagato e sorridente così come il mio, ti stringo e continuo a baciarti sul collo, sulla bocca, ed intanto ti sussurro che ti Amo.

Guardandomi con aria innocente mi accarezzi le spalle, la schiena, e domandi: “ti è piaciuta la sorpresa?”

Io rispondo: “eccome se mi è piaciuta”.

Tu, insistendo con malizia:”Non sei arrabbiato, vero?”.

Ti guardo dubbioso e rispondo: “no amore mio, non sono arrabbiato”.

Mi fissi negli occhi, sorridi e domandi: “a proposito, l’impegno che hai detto di avere per domani sera… a che ora pensi di tornare?”, “sai, mi è venuto in mente una cosa che…..” e andando verso il bagno mi lasci così, nel tormentato pensiero di capire quale sarà “LA PROSSIMA SORPRESA”.

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