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La Sposa – prima parte

By 15 Maggio 2020One Comment

Prologo

… Tutto era iniziato molto tempo prima, quando lui le aveva chiesto di sposarlo e lei aveva accettato entusiasta. La sua famiglia aristocratica avrebbe garantito ad entrambi una vita agiata e tranquilla, e benché lei non appartenesse al loro mondo, il matrimonio sarebbe stato condotto secondo le regole che il loro rango imponeva.

La madre e la sorella di lui, si erano espressamente assunte il compito di aiutare la giovane sposa in tutti i preparativi, mentre il padre avrebbe organizzato tutto nei minimi dettagli. La famiglia di lei al contempo era stata più volte coinvolta nei preparativi e nella scelta ora degli addobbi ora delle pietanze che si sarebbero succedute durante tutto il banchetto.

Insieme avevano preparato tutto fin nei minimi dettagli, la chiesa era stata accuratamente scelta dalla famiglia di lui, così come il prete che li avrebbe sposati. Il ristorante che avrebbe preparato il banchetto di nozze era stato scelto fra molti, ma solo uno fra mille poteva garantirgli il trattamento esclusivo a cui erano abituati i loro ospiti, ed il vestito nuziale era stato ordinato e preparato su misura espressamente per lei.

I preparativi erano andati avanti per alcuni mesi e lei spesso era stata invitata a rimanere a dormire nella loro tenuta di campagna. Tuttavia mai in questo periodo avevano potuto giacere insieme, il rituale imponeva che gli sposi non dovessero mai trovarsi soli, e la sorella di lui era stata sempre instancabilmente presente durante tutti i loro incontri.

Di notte aveva spesso dormito con la futura sposa, lunghe notti insonni, trascorse a soddisfare ogni più perverso desiderio della giovane fanciulla appena diciottenne. Notti passate ad implorare un piacere lungamente agognato, e poi appagato solo dopo le prime luci dell’alba, quando il suo futuro sposo veniva a trovarla insieme alla madre, e finalmente lei aveva il permesso di godere.

Lei stessa aveva scelto di essere la sua schiava di piacere. Quando lui, dopo pochi giorni che l’aveva conosciuta, le aveva imposto di accettare ogni tipo di depravazione, lei aveva subito sentito il desiderio di lasciarsi assoggettare da lui…

– L’inizio

…Tre giorni prima …

…un auto con i vetri oscurati era andata a prenderla all’uscita dal lavoro, sul sedile posteriore era appoggiata una lettera…

Ciao Amore, come stai?

Spero tu non sia troppo nervosa, vedrai che sarai perfetta, ne abbiamo parlato a lungo e sono sicuro che sarai perfettamente all’altezza della situazione, sei bellissima.

Non devi preoccuparti di nulla è già tutto pronto, questa macchina ti condurrà all’atelier per le ultime preparazioni, sarà un week-end intenso ma dopo sarà fantastico, ora levati reggiseno e slip e consegnali all’autista, non ti preoccupare di nulla ho pensato a tutto io, ognuno di loro sa gia cosa fare, tu dovrai solo ubbidire …

un bacio

Il tuo aguzzino

Appena entrata in auto aveva seguito le indicazioni del suo amante e consegnato all’autista la sua biancheria poi erano partiti diretti in centro, in poco più di mezzora furono a destinazione. Era un palazzo antico e molto signorile, l’usciere le apri la portiera e senza dire una parola la accompagnò all’ascensore “terzo piano prima porta a sinistra”. Mentre saliva si chiese in quanti sapessero della sua condizione. Suonò al campanello e una giovane domestica le apri, “prego la stavamo aspettando, consegni pure a me tutti i suoi abiti qui non ne avrà bisogno”.

In quei tre giorni era stata completamente ripulita dentro e fuori. All’alba e al tramonto di ogni giorno, le venivano somministrati due clisteri di tre o quattro litri, che la riempivano e la svuotavano completamente lasciandola in uno stato di totale spossatezza. Era stata totalmente depilata con l’elettro-depilazione in modo da risultare liscia come una bambina, i peli non le sarebbero mai più ricresciuti, e al loro posto, vicino al pube c’era un piccolo tatuaggio raffigurante delle manette con le iniziali del suo padrone. I capezzoli, la clitoride e le grandi labbra erano state forate, ed in ogni foro era stato inserito uno spesso anello d’oro bianco, le grandi labbra le erano poi state sigillate da un piccolo lucchetto anch’esso d’oro.

Ogni sera veniva lavata e profumata con oli aromatici da due ancelle, e mentre le braccia di quattro forti uomini le impedivano di sottrarsi alle sapienti cure delle ancelle, queste la massaggiavano nei punti più delicati e sensibili. Il loro compito consisteva nel portarla al massimo dell’eccitazione per poi procurarle un violento dolore ed impedirle così di arrivare all’orgasmo. Alla fine, calda ed insoddisfatta, la mettevano in un vaporoso letto a baldacchino, dove veniva legata con le braccia sopra la testa e le gambe aperte in modo da non potersi toccare ne strusciare in modo che non potesse ottenere neppure quel minimo sollievo che le sue carezze le avrebbero concesso.

La sera del terzo giorno, venne riportata a casa vestita solo di un leggero cappotto. Qui trovò ad aspettarla le sue più care amiche Sara, Nancy e Raffaella. Appena le vide trasali e divenne rossa per la vergogna. Cosa avrebbero pensato di lei se avessero saputo? …non ebbe il coraggio di dire nulla, e cercando di essere il più naturale possibile andò in camera da letto.

Le tre la seguirono, poi con fare risoluto le levarono il cappotto lasciandola nuda. Le spiegarono come colui che stava per diventare suo marito avesse provveduto ad informarle, mostrandole i video di cosa stava subendo, e di come nulla la trattenesse se non le catene che lei stessa accettava le venissero messe di notte. Poi con molta tranquillità la aiutarono a mettersi a letto e la incatenarono come le sere precedenti in modo che non fosse libera di dare sfogo al suo desiderio.

– L’abito

…Otto del mattino…

Tutto era pronto, era tempo di finire di vestirsi, suonò il campanello e poco dopo la porta si aprì, un fattorino in camicia bianca e pantaloni neri era alla porta con un grossa scatola contenente l’abito nuziale. Le sue amiche presero il pacco per lei che nel frattempo stava completando la sua toletta.

Mentre Nancy e Raffaella portavano l’abito in camera da letto, Sara andò da lei per aiutarla a finire di lavarsi.

“Avanti devi indossare il tuo vestito, sarà una giornata molto dura ma vedrai che sarai bellissima”

…oggi nessun uomo l’avrebbe tenuta ferma rifletté…

Un flash nella sua mente la riportò al giorno in cui il suo futuro marito la portò in uno dei più esclusivi atelier della città. Quel giorno le mostrarono alcuni fra gli abiti più belli, e più costosi, che avesse mai visto. Tulle, pizzi e broccati in seta, tutti con finissime lavorazioni, corsetti con lavorazioni in oro e argento e gonne ampie e vaporose degne di una principessa. E poi l’umiliazione di essere presa e spogliata da due giovani commessi, assolutamente etero, i loro apprezzamenti volgari e le loro mani a palparle il culo e a soppesarle i seni. I capezzoli pizzicati e stirati per valutarne la resistenza e l’elasticità. Il terrore che la invase nel vedere le coppe del reggiseno irte di aculei avvicinarsi al seno…

…oggi doveva essere lei stessa a lasciare che le sue amiche le imponessero il supplizio…

“ehi tutto bene? Vuoi un bicchiere d’acqua?”

“eh.. no grazie, scusa ero solo sovrappensiero”

“Sicura di sentirti bene? Mi sembri molto turbata, vuoi sederti un attimo?”

“E’ tutto a posto, non ti preoccupare è stato solo un attimo. Sono pronta, andiamo di là e aiutatemi ad indossare il mio vestito”

Sara l’accompagnò in camera, intanto Nancy e Raffaella avevano aperto la confezione dell’abito e stavano iniziando ad estrarne il contenuto.

“Non immaginavo ci fossero cose simili qui dentro” commentò Nancy.

“Già neppure io, non penso che accetterei tutto questo” aggiunse Raffaella

“Non vi preoccupate, sono stata io a volerlo, e poi dopo un po’ riesci anche ad abituartici, la cosa più dura in realtà…”

non riuscì neppure a completare quel pensiero, non ce la faceva, aveva voglia di godere.

“…Niente, iniziamo altrimenti farò tardi”

Nessuna aveva il coraggio di fare nulla, alla fine fu Nancy ad andarle vicino e ad aiutarla a prepararsi.

“Appoggia le mani sulla scrivania e piegati in avanti, dobbiamo iniziare a prepararti”

Si sfilò l’accappatoio, sotto era già nuda. Un grosso fallo trasparente del diametro di sette centimetri e lungo venti le venne infilato nell’ano, mentre una corda di ruvida canapa venne fatta passare prima in un anello posto alla base del fallo e poi all’interno delle grandi labbra e dentro l’anello posto sulla clitoride, per annodarsi infine intorno alla vita.

Il reggicalze prevedeva solo due attacchi all’esterno delle cosce, mentre sul lato interno le calze vennero agganciate agli anelli posti sulle labbra della vagina, producendone così il doloroso stiramento. Ogni passo diventava un terribile tormento, il fallo dietro le rendeva difficile camminare e la corda sfregava ad ogni passo sulla clitoride ed all’interno della vagina, dove un nodo ne raddoppiava le dimensioni. Il tutto poi era esasperato dalle scarpe, altissime, con dei tacchi a spillo da dodici centimetri.

Quando Sara prese l’abito nuziale Giusi era in piedi, nuda, al centro della stanza “girati e fatti guardare”. Giusi si girò di spalle mostrando le natiche divaricate dal grosso fallo infilato dentro di lei. Intanto anche il fotografo era arrivato, ed iniziò subito a scattare qualche foto di lei ancora nuda.

Sara posò l’abito, prese il corpetto e si avvicinò a Giusi per sistemarglielo addosso. Benché non la stringesse troppo il corpetto era stato studiato per moltiplicare il dolore a cui era gia costretta. Era fatto in modo da portare in fuori ed in alto il seno comprimendolo alla base, ed era dotato di una specie di reggiseno interno le cui coppe presentavano due particolari degni dell’inquisizione spagnola. Nella fodera interna del reggiseno infatti erano state inserite tante piccole puntine da disegno, di quelle con tre punte, lunghe poco più di un millimetro, mentre la punta delle coppe era aperta per far fuoriuscire i capezzoli, ai quali furono sostituiti gli anellini con delle barrette che impedivano ai capezzoli di rientrare e li mantenevano in una costante e dolorosa trazione.

Il dolore provato da Giusi era evidente, e quando il corpetto le fu chiuso sul seno, comprimendolo, un piccolo gemito di dolore sfuggi dalle sue labbra. Mentre il fotografo continuava a scattare innumerevoli fotografie, l’abito venne completato da un ampia e lunghissima gonna che arrivava fin quasi a terra e da un body di raso che ne fasciava la vita ed il seno.

“Ora sei pronta” le disse Nancy mentre finiva di aggiustarle la gonna.

Giusi si soffermò un ultima volta davanti al grande specchio, affianco alla porta della sua stanza. I capelli raccolti sopra la testa ricadevano in morbidi boccoli ai lati del viso, il trucco leggero metteva in risalto il contorno degli occhi e delle labbra colorate di rosso. Era bellissima, il seno che faceva bella mostra di se dalla scollatura del corpetto, nessuno avrebbe potuto immaginare cosa si nascondeva sotto quel meraviglioso abito da sposa.

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