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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

la stazione

By 4 Novembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Si erano conosciuti per caso, lui prendeva il treno ogni giorno nella stessa stazione dopo una giornata di lavoro, quel pomeriggio d’estate era dovuto tornare a casa per un impegno sportivo, aveva una gara di sollevamento pesi a livello nazionale quella sera e qualche ora in più per prepararsi e rilassarsi era necessaria. Aveva 35 anni, una vita da sportivo, un corpo muscoloso e magro, forgiato da anni di palestra e sacrifici, qualche soddisfazione e qualche gara vinta, ma soprattutto la soddisfazione di aver vinto con sé stesso, costruendo su una struttura gracile, un corpo che non rimaneva inosservato. La stazione era semideserta, si chiedeva se fosse l’unico in città a lavorare in quei giorni così caldi, era perso nei suoi pensieri, seduto sulla scomoda panchina di metallo, con l’odore di acciaio che ribolliva dai binari per finire acre giù nella sua gola, malediceva l’estate, quella stagione in cui non si trovava conforto dalla calura se non standosene in acqua, magari su di una bella spiaggia. D’un tratto la vide, rannicchiata vicino ai binari e destò subito la sua attenzione, aveva una macchina fotografica in mano e col sorriso sulle labbra cercava e coglieva gli scorci più interessanti di quella stazione vuota. Subito Andrea rimase colpito da quella donna, dal suo modo di fare e dalla sua passione, da sempre lo attraevano le persone come lui, che davano alle proprie passioni anima e cuore, e poi era bella, niente di vistoso ma un’eleganza nei modi che la rendevano erotica pur con una macchina fotografica in mano e vestita con un paio di jeans e scarpe da ginnastica. Una frangia scura sulla fronte, piccola di altezza, sui 50 anni di età, forme morbide, qualche chilo in più probabilmente preso con l’età, il ragazzo non riusciva più a toglierle gli occhi di dosso, fu lei in un attimo a rompere il silenzio accorgendosi dello sguardo che la scrutava ‘non sono pazza eh, sto facendo delle foto per un concorso fotografico..’ cominciarono a parlare del più e del meno per quei pochi minuti che il destino gli aveva concesso, poi lei corse via e sorridendo disse ‘se non rientro in ufficio chi li sente quelli…’ non prima di aver fatto uno scatto veloce anche a lui. Quell’immagine, quella voce, rimasero impresse per tutto il viaggio di ritorno nella mente di Andrea, si trovò a giocare immaginando la vita di quella donna che l’aveva turbato con così poco, immaginò arrossendo lievemente anche come sarebbe stata vestita in modo più femminile, si perse ad immaginarla addirittura nuda, come sarebbe stata nell’intimità, mentre il treno ormai correva, pensava a come quella voce si sarebbe tramutata nei gemiti, sicuramente l’aveva colpito nel segno, tanto che quel pensiero non lo abbandonò nemmeno la sera e la gara fu un disastro, era distratto con la testa tra le nuvole e fu eliminato al primo turno, ma il sorriso non smise mai di illuminare il suo sguardo.

Martina era rientrata in ufficio, anche a lei nonostante fosse una donna sposata, di solidi principi religiosi e con due figli che l’aspettavano a casa, quell’incontro l’aveva colpita alla pancia, era da sempre attratta dalla bellezza dei ragazzi più giovani di lei, pur senza aver mai avuto alcuna intenzione di avere scappatelle o avventure, le era capitato di fantasticare nella mente e volare lontana dalla sua famiglia almeno per gioco. Aveva chiuso la porta dell’ufficio e quasi con fiatone e il viso arrossato si era appoggiata come un’adolescente dietro la porta destando subito l’ilare curiosità di colleghi e colleghe. si ritrovò in quel pomeriggio con gli stessi pensieri, turbati dall’imponenza di quel fisico, così tanto in contrasto con l’educazione e la pacatezza nei modi di fare, si trovò a pensare se fosse sposato, che lavoro facesse, se fosse un buon amatore, poi si ricordò della foto e la scaricò sul computer, mettendosi ad analizzarla nei dettagli ‘era proprio bello..’ pensava dentro di sé, fu richiamata diverse volte quella sera, poi fingendo un dolore alla testa che in realtà non aveva uscì un ora prima e se ne andò a casa.

Passarono un po’ di giorni nei quali il ragazzo aveva cambiato strada passando adesso sempre sotto la finestra del palazzo dove aveva visto entrare Martina con la speranza di poterla vedere ancora, Anche lei aveva cominciato ad affacciarsi di frequente per capire le abitudini di quel ragazzo, più per curiosità che per altro. Un paio di volte lo aveva visto seduto su di una panchina proprio sotto la sua finestra guardare in alto scrutando il palazzo, questo le fece battere il cuore nella pancia e si sentì come una bambina delle scuole medie alle prime cotte. Il fatto che quel ragazzo così giovane e bello si interessasse così tanto a lei, tanto da girare per il quartiere alla ricerca di uno sguardo la riempì di orgoglio, si sentì veramente donna, anzi femmina dopo tanti anni di abitudini e mancanze, le faceva però anche paura, con quello che si sente in giro, daltronde nemmeno lo conosceva. Un giorno trovò il coraggio di uscire dal nascondiglio e affacciarsi fingendo indifferenza, i due sguardi si incrociarono e ad un caloroso saluto di lui, lei rispose con un gesto fugace della mano ed un sorriso, prima di rifugiarsi di nuovo nell’austerità dell’ufficio, non senza una strana morsa allo stomaco.

Il giorno dopo arrivò l’ora di andare a casa, salutò, scese le scale e raggiunse la sua piccola panda azzurra, da lontano vide un piccolo foglio sotto alle spazzole tergicristallo, subito pensò ad una multa che proprio non ci voleva in quel periodo, ma quando prese quel foglio in mano il cuore cominciò a rullarle nel petto ancora di più che per una mancata contravvenzione, ‘ti desidero dal primo attimo che ti ho vista…sei fantastica, ho una voglia pazza del tuo corpo’ il tutto seguito da un numero di cellulare, quasi si sentisse in colpa di qualcosa che non aveva fatto, piegò subito quel foglio e lo mise in tasca, poi cominciò in affanno a pensare, era sicura che fosse stato quell’andrea che aveva quasi dimenticato, chi altro poteva essere, non aveva certo amanti o ammiratori nascosti, ma come poteva sapere quale fosse la sua macchina? L’aveva spiata forse…era un pazzo! eppure queste attenzioni in fondo le piacevano, da tempo non ne riceveva, nemmeno da chi avesse il dovere di fargliele! tornò verso casa con la mente annebbiata da questi pensieri, entrò salutando e disse che avrebbe fatto una doccia, quindi si rinchiuse in bagno sedendosi in terra, poi estrasse di nuovo quel biglietto, quasi come sperasse che non ci fosse su scritto niente e si fosse immaginata tutto, di nuovo l’immagine di quel ragazzo e adesso leggeva quelle parole come se fosse lui a pronunciarle ‘ti voglio…’ si sentì strana, accaldata, la testa che girava lievemente …e sentì bagnarsi sotto, la sua fica aveva reagito a quelle parole prima della sua mente, si sentiva gocciolare come non le succedeva da anni, come forse non le era mai successo, si tolse i vestiti uno dopo l’altro, rimase nuda, sdraiata in terra, la mano passava sulla sua pelle, raggiunse i folti peli scuri del suo pube, poi le labbra, sentì le lacrime che ininterrottamente il suo sesso stava piangendo, le toccò impiastricciandosi le mani e i peli, le portò alle labbra, le assaggiò prima con la lingua, poi succhiandole avida, per tornare a toccarsi ancora,erano anni che non si masturbava, l’eccitazione prese il sopravvento, perse ogni inibizione, sussurrava il suo nome poi le venne in mente quel numero, voleva sentire se realmente la voce che avrebbe risposto fosse quella del ragazzo o se si poteva essere immaginata tutto,continuandosi a toccare sempre con più foga sdraiata in terra sul fresco pavimento con le gambe oscenamente aperte quanto più potesse, fece il numero con la modalità sconosciuto, in modo che chi avesse risposto non avrebbe saputo il suo numero né chi fosse a chiamare, sentì ‘pronto…pronto’ adesso era sicura era la sua voce, ma ormai era tardi anche per tirarsi indietro il piacere troppo grande, l’eccitazione troppo forte, la mente annebbiata, non disse niente ma cominciò a gemere sempre più sonoramente, la voce rotta mentre godeva fino a un rantolo cupo nel suo orgasmo che la travolse facendola tremare quasi fosse una crisi epilettica, poi il telefono le cadde in terra e la comunicazione si interruppe. Solo dopo a mente lucida pensò che aveva fatto una figura di merda, e che anche se non poteva esserne sicuro né poteva richiamarla, Andrea sapesse di chi fosse la voce di donna che godeva per lui e con lui, e che aveva ascoltato in silenzio magari toccandosi altrettanto, non sarebbe mai più riuscita a guardarlo in faccia ne era sicura, buttò il foglio nel gabinetto e tirò l’acqua lasciando che lo portasse via da lei.

Passarono le settimane, quasi si era dimenticata di quella situazione che non l’aveva fatta dormire per notti intere, l’archiviò come la stupidaggine di una volta, in fondo non aveva fatto male a nessuno, e poi magari quel porco lasciava biglietti a tutte le donne che incontrava e nemmeno sapeva che fosse stata lei dietro la cornetta, e comunque non l’avrebbe più rivisto se lo era giurato, cambiò addirittura il posto dove era solita parcheggiare la macchina, lontano dalla stazione. Un giorno, era quasi l’ora di chiusura, sentì l’usciere del palazzo chiamarla in interfono ‘signora c’è un ragazzo che chiede di lei, lo faccio entrare?’, Martina sovrappensiero per le pratiche che stava trascrivendo, pensò subito si trattasse di suo figlio che magari era passato di lì per tornare a casa insieme ‘si, lo lasci pure entrare, grazie’, ma quando lo vide varcare la soglia della porta, con una maglia bianca a maniche corte aderentissima e un paio di pantaloni verde mimetico, con quel sorriso sulle labbra, fu come se si sentisse nuda, le ritornò in mente la scena della telefonata, diventò subito rossa in viso e balbettò un ‘ciao che ci fai qui?’ , lui sicuro di se, senza mai perdere un accomodante ed affascinante sorriso rispose calmo e sicuro ‘ho perso il treno stasera, ho il prossimo tra un paio d’ore e avevo voglia di venire a trovare un’amica…’, Martina si rilassò, nessuna frase sgarbata, nessuna malizia in quelle parole, e poi c’erano ancora due colleghe in ufficio con lei, non era sola, lo fece sedere vicino a lei e cominciarono a chiacchierare. Il problema si presentò quando le mancava ancora qualche decina di minuti al termine del lavoro e le altre ragazze la salutarono, non prima di aver mangiato con gli occhi il fisico possente del nuovo arrivato ed averla guardata quasi con un pizzico d’invidia, d’un tratto nell’ufficio silenzioso c’erano solo loro due e Martina era imbarazzatissima, non sapeva cosa fare, dove guardare che dire, mentre lui le parlava sicuro e brillante di ogni genere di argomento. Martina terminò il lavoro sbagliando e correggendosi più volte poi mise tutto nel cassetto e quasi come una liberazione da quella pericolosa tentazione disse ‘ok, ho finito possiamo andare…’ si alzò, ma non fece in tempo a voltarsi che sentì il corpo di Andrea aderire al suo, si sentì pervasa di calore in un’istante ad averlo così vicino, era eccitata ma aveva paura, non aveva certo intenzione di farsi un’amante o compiere qualche sciocchezza, ma allo stesso tempo quel ragazzo bello e misterioso la eccitava tantissimo, nell’ultimo attimo di lucidità fece per voltarsi e spingere via quel corpo così possente ed in una parvenza di austera serietà disse ‘ma che fai? Sei diventato pazzo? Lasciami…’ ma lui per niente intimorito, senza perdere per un attimo la tranquillità le prese il braccio con una stretta forte, non violenta ma autoritaria, e posò nuovamente la mano della donna sulla scrivania, Martina rimase ferma continuando ad opporsi verbalmente ‘sei matto? Sono una donna sposata…adesso deve tornare il mio principale…lasciami!’ , lui in tutta risposta le scostò i capelli dal collo e premendola ancor di più le fece sentire la propria eccitazione sulla schiena, poi leccandole piano il collo le sussurrò all’orecchio ‘sono quasi impazzito a sentirti godere in quel modo…voglio scoparti…lo voglio da impazzire’, la donna non era più in sé, pensieri alternati tra la donna di famiglia e la femmina con la voglia di lasciarsi andare e farsi prendere con forza, la paura e l’eccitazione, balbettava frasi senza senso ansimando mentre la mano di lui percorrendo tutto il suo busto raggiunse i pantaloni sbottonandoli quasi con forza, fu un caso che non saltassero via sul pavimento, poi in un istante i jeans erano all’altezza delle ginocchia ‘sei bellissima..’ parole che erano frecce al petto mentre anche la camicia si apriva sotto le mani di quel folle sconosciuto,ansimava mentre si sentì girare come fosse una bambina da quelle mani forti ‘voglio che mi guardi mentre ti spoglio…’ queste le parole di andrea, parole che non ammettevano replica e lei infatti tacque rimanendo ferma mentre la camicia volava sul pavimento liberando un petto privo del reggiseno, fu un ulteriore colpo al cuore quando sentì quelle mani forti violare l’elastico del perizoma e farlo scivolare sui pantaloni all’altezza delle caviglie…era nuda e di nuovo come nel bagno di casa sua, si sentì eccitata tanto da gocciolare vistosamente lungo l’interno della coscia, ma stavolta lui era lì davvero e l’avrebbe scopata, questo le creava disagio ma anche profonda eccitazione, Andrea le prese la mano e la portò tra le sue gambe, mostrandole il movimento che avrebbe dovuto fare ‘masturbati per me, qui adesso, voglio vederti toccare e sentire godere ancora…toccati ora’ non si spiegò nemmeno perchè o forse non le interessava davvero, il suo corpo obbedì a quell’ordine prima della sua mente e si trovò a masturbarsi sempre con più convinzione liberando rantoli e gemiti sempre più forti, con lui che la guardava da vicino e le leccava quando il seno, quando le spalle, quando il viso e la bocca…lei cominciò a godere e la sua mente non più lucida adesso cominciava a pensare solo al piacere, mentre lui si toglieva la maglia liberando quella che sembrava una scultura greca, sentiva il suo odore di maschio così vicino e percepiva di essere un’oggetto di desiderio, forse nessuno l’aveva mai desiderata così tanto, da compiere una follia, si sentiva viva, femmina, erotica, cominciò a lasciarsi andare e con la voce rotta dal piacere ‘scopami, ti prego…sei un porco, un bastardo…fammi godere ti prego…’ i dialoghi diretti dall’eccitazione si fecero per entrambi sempre più caldi, frasi e parole che nessuno dei due pensava sarebbe mai riuscito anche solo a pronunciare… ‘ti piace vero? Ti senti porca? Dimmelo…’ e Martina ormai in preda agli spasmi del piacere rispondeva ‘si, si…ti prego sono la tua porca, scopami…scopami…’ lui ormai era nudo, si gustò l’orgasmo della donna fino in fondo poi la fece girare, aspettò qualche minuto che si riprendesse passando il cazzo che ormai masturbava nella sua mano tra le labbra oscenamente bagnate, un carezza gentile… ‘dimmi che lo vuoi tutto dentro…’ e lei rispose ‘si, lo voglio’, ma la risposta non soddisfaceva Andrea, che mordendole le spalle e la schiena insisteva ‘cosa vuoi? Dillo…’ al che ormai in preda al delirio Martina cedette ‘voglio il tuo cazzo dentro, voglio sentirti fino in fondo, scopami…come vuoi…sono tua…’ non fece in tempo a terminare la frase che la cappella dell’amante le allargava già la fica, per poi spingerlo tutto dentro, fino in fondo premere rimanendo in quella posizione per farla sentire piena e poi uscire del tutto e ricominciare, e ancora e ancora, sempre più veloce, le teneva talvolta i capelli, talvolta le stringeva i fianchi come segno di possesso tanto forte da farle quasi male, martina lanciò via i pantaloni che ancora aveva alle caviglie, voleva aprire la gambe di più e lo fece, dimenticandosi quasi di essere in ufficio ‘guardami…come apro le cosce per te…sono porca vero? Dimmelo…’ i ruoli si erano invertiti ‘si sei bellissima, tutta mia…soltanto mia…ti scopo come mai nessuno ha fatto ,sei la mia puttana’ e martina incalzata dai colpi che la facevano sbattere col seno sulla scrivania insisteva ‘si, la tua puttana…nessuno mi aveva mai chiamata così….dimmelo ancora, mi eccita…’andarono avanti per almeno dieci minuti poi lui uscì, la prese e sdraiandosi in terra le ordinò di cavalcarlo ‘scopati da sola…fammi vedere quanta voglia hai di godere…del mio cazzo…’ e lei obbediente, si sedette su quel palo di carne pulsante, e cominciò a cavalcare come non aveva mai fatto, graffiando andrea sul petto, tanto forte da lasciare i segni delle unghie…venne ancora, la secondo volta, quando ormai stravolta le gambe gli cedettero, lui non era certo pago, la lasciò così a quattro zampe in terra e andò dietro di lei, che si accorse delle intenzioni del ragazzo nel momento in cui sentì il cazzo premerle sul culo, ebbe un attimo di lucidità ‘lì no, ti prego…non l’ho mai fatto, mi fa male…’ parole che invece di farlo desistere moltiplicarono l’eccitazione di quel predatore ‘voglio il tuo culo…sei mia, e me lo prendo…’ il dolore durò pochi secondi, per trasformarsi di nuovo in piacere, un piacere mai provato e per questo ancor più forte era come essere tornata vergine per una volta, comincio a godere di nuovo stringendo i pugni sul pavimento, per poi toccarsi, mentre lui come un animale era avvinghiato alla sua schiena e godeva sempre più, sentirlo così la fece sciogliere di nuovo ‘si anche il mio culo è tuo…prendilo…scopalo…’venne per la terza volta, lui la lasciò seduta sul fianco in terra, al che si alzò ‘voglio che lo prendi in bocca…succhialo…ti prego…’ non si fece pregare e la lingua iniziò a percorrere quella carne pulsante e calda che sapeva di lei…lo prendeva in bocca per poi leccarlo di nuovo, gocciolando saliva da ogni lato della bocca, lui muoveva il bacino come a scoparle le labbra e le teneva i capelli, per poi venire in un grugnito animale 4, 5, 6, 7 schizzi bianchi e caldi, sul corpo nudo e straziato della donna, sui capelli, in bocca, sul viso, sul petto, ovunque…poi anche lui cadde in ginocchio abbracciandola, e le lingue si incrociarono per la prima volta.

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