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Racconti Erotici Etero

La storia

By 5 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Lo sentiva. Come fosse cosa viva. Ad ogni scossone, ad ogni buca della strada. Lo sentiva cone mano d’uomo che la solleticasse, la accarezzasse, la facesse rabbrividire. Una dolce, dolcissima tortura quella cucitura dei collant che sfregava, si strusciava sul suo nudo clitoride ormai gonfio a dismisura, si infilava come una lingua fra le sue grandi labbra. Chissà se in quell’autobus affollato di facce anonime, di corpi sfatti dalla stanchezza, di barbe incolte e volti struccati, di sporte della spesa e ventiquattrore piene di documenti, qualcuno, soffermandosi sulle sue gote infiammate, intuisce quel suo, e loro, piccolo, banale segreto. Glielo aveva chiesto la sera prima, mentre cenavano con il consueto sfondo di un telegiornale e delle sue solite notizie tra l’ennesima crisi politica e l’ultimo omicidio-suicidio: perché domani non vai al lavoro indossando solo i collant, senza intimo? Così glielo aveva chiesto, con una naturalezza che era uno dei suoi pregi. Semplice e diretto come quando, subito dopo, avevano discusso di quale mostra andare a vedere il prossimo week end, quello finalmente per entrambi libero da impegni di lavoro e di famiglia. Ed eccola al mattino impeccabile nella sua gonna nera, corta poco sopra il ginocchio, e la camicetta bianca, pudicamente slacciata di due soli bottoni che lasciavano intravvedere solo l’inizio del suo generoso decolleté. Ai piedi un paio di ballerine nere. Esteriormente perfetta nella sua mise lavorativa, rifletté su cosa potessero pensare le persone che, con lei, condividevano quel viaggio se solo avessero saputo che sotto non aveva nulla; che quelle calze nere erano immediatamente a contatto con la sua figa che anche la sera prima, dopo cena, aveva goduto da impazzire di quel cazzo grande, grosso, nodoso che l’aveva penetrata in tutti i modi possibili e immaginabili. E anche quel mattino, svegliatisi insieme, già sapeva quel che sarebbe accaduto: lui che la guarda, la bacia augurandole il buongiorno. Poi si alza per preparare il caffè e lei che non può fare a meno di notare il rigonfiamento dei boxer: già sveglio anche lui vero? Gli aveva detto sorridendo. Come sempre le aveva risposto e ancora si ritrovò meravigliata della capacità di quell’uomo e del suo cazzo di essere sempre pronti a soddisfarla. E dopo il caffè lui le si era avvicinato mentre era seduta. Lasciò che lei gli cingesse i fianchi, che la sua bocca cominciasse a baciarlo, a leccarlo mentre le mani sfilavano l’intimo e quel cazzo, di cui era follemente innamorata, uscisse fuori a salutare il nuovo giorno. Se lo infilò in bocca e iniziò a succhiarlo avida, bagnandolo fin lungo tutta l’asta e tornando precipitosamente al glande, a quella cappella turgida attorno alla quale non si stancava di vorticare la sua lingua. Dopo pochi minuti lui uscì da quella bocca, la alzò, le sfilò la camicia da notte e la prese così da dietro mentre le sue mani si aggrappavano al tavolo da cucina e il loro piacere era indifferente ai rumori casalinghi che provenivano dagli appartamenti accanto al loro, di caffè che gorgogliava, di ciabatte che camminavano, di mamme che vestivano bambini che di andare a scuola non ne avevano voglia. In prossimità dell’orgasmo lui estrasse il cazzo, lei si girò, si inginocchiò e bevve golosa quel seme caldo, buono, dolce. Chi era quell’uomo? Chi era veramente quell’uomo entrato ormai da 5 anni nella sua vita? Chi era quell’uomo che quando ‘ come stanotte ‘ decidevano di stare insieme a casa o dell’uno o dell’altra, la faceva sedere sul divano, appena rientrata dal lavoro, le offriva un bicchiere di vin piccolo (come lo chiamava Andrea Zanzotto che lui le aveva fatto conoscere) , di prosecco della Valdobbiadene e mentre lei chiudeva gli occhi dimenticando le fatiche quotidiane, lui si inginocchiava, le sfilava le scarpe ed iniziava a massaggiarle e baciarle i piedi incurante dell’odore che avevano dopo una giornata di duro lavoro ma anzi eccitandosene a dismisura?Chi era quell’uomo che la abbracciava e la coccolava continuamente? Chi era quell’uomo dalla fantasia così fervida e che non si vergognava delle proprie perversioni? Chi era quell’uomo che spesso l’accompagnava in bagno e la guardava fare pipì (lei che prima di conoscerlo si chiudeva a chiave anche quando era da sola!) e poi gliela puliva lui con la sua bocca e la sua lingua quella figa umida di piscio e di voglia? Chi era quell’uomo a cui aveva dato, per la prima volta nella sua vita, il culo scoprendo, quasi stupita, che riusciva ‘ proprio come gli aveva detto – a farla godere anche lì?Chi era quell’uomo che quando entrava in una libreria sembrava un bimbo in una luna park ma che doveva inseguire per vestirlo perché, senza di lei, era così trasandato? Chi era quell’uomo che aveva un cazzo così generoso? Lei ne aveva conosciuti tanti, nella sua vita, di uomini. E di cazzi. Ma uno così mai. Uno così grande, così duro, così instancabile, mai. Un giorno gli aveva confessato che la prima volta che avevano scopato in una stanza d’albergo lei si era ritrovata a pensare ma quanto dura questo qui? e lui incredulo : perchè ‘ gli aveva chiesto ‘ non sono come tutti gli altri?.
No ma è meglio che tu non lo sappia perché altrimenti col cazzo staresti con me avrebbe voluto rispondere mentre, invece, gli aveva domandato se voleva scoparla ancora e lui per la quarta volta in un pomeriggio l’aveva fatta gridare di piacere. Chi era quell’uomo che non si vergognava di dirle che, quando non era con lei, arrivava a masturbarsi anche 3 volte al giorno soltanto pensandola? Chi era quell’uomo?
Era il suo uomo. L’uomo con cui le piaceva fare l’amore e scopare; l’uomo con cui visitare mostre, parlare di libri e di vita,; l’uomo che quando andava in montagna lei passava ore in apprensione perché sapeva che il pericolo era adrenalina per lui; l’uomo che un giorno aveva salvato la vita ad una persona che stava annegando in una piscina e che poi, senza aspettare di essere ringraziato, era tornato da lei come niente fosse. Era uomo. Era un uomo. Ed era suo. E quell’uomo la sera prima le aveva chiesto una cosa. E lei il giorno dopo l’aveva fatta. Come sempre. Non per compiacergli ma perché quelle cose, e lo aveva scoperto grazie a lui, le piacevano: voi donne non capite ‘ quante volte glielo aveva detto mentre rimanevano nudi ad accarezzarsi sul letto con in bocca ancora il sapore l’uno dell’altra ‘ che siete le uniche e sole padrone del vostro piacere; un uomo vi ama solo se prima si preoccupa che siate voi a godere e dopo del suo piacere; nel sesso l’uomo non può essere egoista! Dovete essere consapevoli che il piacere è godimento e non solo nel sesso e per convincerla le cucinava scampi alla griglia o la stupiva con un risotto ai funghi porcini. Sì quella cosa l’aveva fatta e adesso, scesa dall’autobus, sentiva la sua figa calda e bagnata; il suo clitoride eccitato, la parte superiore dei collant quasi incollata alla sua vulva Lo sentiva e glielo scrisse: “sei un bastardo! Come faccio ora a lavorare così eccitata?”. Attese qualche minuto, rallentando la camminata per leggerne la risposta: “stasera potrai vendicarti” le rispose. “Puoi starne certo; adesso entro, ciao amore, a dopo e fai il bravo mi raccomando”. Glielo diceva e scriveva sempre di fare il bravo…Sei gelosa? gli aveva chiesto cinque anni prima, la prima volta che si erano visti che poi aveva coinciso anche con la loro prima scopata, una scopata veloce, in un’auto parcheggiata lungo una strada; una scopata da cerniere abbassate, pantaloni calati in fretta con lei che gli aveva detto entrami con forza, mi piace la violenza.
Io? figurati gli aveva risposto. Gelosa? Di più. Aveva ben presto capito perché glielo aveva chiesto. Quando parlava in pubblico, con quella voce così maschia, così arrochita dal fumo di sigarette vedeva gli sguardi rapiti delle altre donne. Bastava che scrivesse, in Facebook, una cazzata qualunque e c’erano almeno 5/6 donne subito pronte a commentare, a cliccare su “mi piace”. Era un uomo così…così pieno di vita, di fascino, di cultura; era un uomo in grado di soddisfare completamente una donna e nemmeno se ne rendeva conto pensava mentre si sedeva davanti alla sua scrivania…

Piaciuto? Se volete commentare, inviarmi i vostri pensieri e riflessioni: itsat67@gmail.com

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