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Racconti Erotici Etero

La tortura

By 24 Luglio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Valentina era stupenda, quanto era troia e bastarda. Era bella e sapeva di esserlo, era eccitante e sapeva di esserlo. Forse per questo Valentina amava cacciare uomini, giocare con i loro sentimenti e con le loro emozioni.
Conobbi Valentina una sera a casa di amici e senza neanche accorgermene caddi sua preda. Quella sera era radiosa, i capelli lunghi mori scendevano leggermente mossi dal suo viso fino al seno, la canottiera leggera che portava senza reggiseno (era un dolce serata di Luglio) lasciava intravedere i suo capezzoli in controluce e la minigonna che portava lasciavano scoperte due gambe magnifiche dalla caviglia fina. La carnagione scura ed abbronzata faceva risaltare il suo sorriso bianco e luminoso. Unico difetto se proprio si voleva trovare il naso leggermente aquilino da strega che però nel contesto passava completamente inosservato.
Valentina esprimeva vita e sesso, era allegra giocosa intelligente nella conversazione. Sono convinto che molti della compagni quella sera tornarono a casa e scopando con la propria moglie abbiano pensato a lei.
Per tutta la sera fu il centro dell’attenzione. Io quando ho voglia so essere simpatico e per tutta la sera conversammo allegramente ridendo di gusto. Prima di andare via ci scambiammo i numeri di cellulare e con uno sguardo tra la furbetta e la troia mi disse: ‘Chiamami!’ Quella sola parola mi illuminò e mi fece esplodere il cazzo all’interno delle mutande. In un istante già pregustavo stupende scopate con quel essere meraviglioso.
Il giorno dopo la chiamai, non mi rispose. La chiamai anche il giorno dopo, non mi rispose. Deluso ed incazzato passai la settimana a pensare a lei, non potevo credere che mi fosse sfuggita così tra le mani. Una settimana dopo, ormai mi ero rassegnato, chiama lei: ‘Ciao sono stata via, scusami’ mi dice e mi invita a prendere un caff&egrave. Pieno di gioia acconsento, la rivedo per il caff&egrave &egrave stupenda ci lasciamo e con la stessa espressione da troia mentre mi saluta mi dice: ‘Chiamami!’
E’ stato l’inizio del baratro, quando la cercavo lei non c’era, quando smettevo lei ricompariva. Più di una sera scopammo anche, fu meraviglio, un giorno mi fece un pompino nel bagno di un bar (si era veramente troia quando voleva), una sera mi fece una sega al cinema. Ma continuava a giocare con me come il gatto con il topo, mi faceva cuocere nel mio brodo senza dare notizie ed ignorandomi per giorni poi ricompariva più troia di prima per scomparire nuovamente.
Dopo sei mesi di questo logorio ero incazzato come una pantera, io solitamente mi comportavo così con le donne come potevo subire un tale atteggiamento, il mio orgoglio di maschio deficiente era profondamente ferito. Incominciai a meditare una vendetta, così decisi che l’avrei torturata e ricambiata in ugual misura. Lavorai di fino e la convinsi ad assecondare un mio sogno: fare l’amore con lei legata, sarebbe stata la sua fine non immaginava quella che darebbe stata la sua fine.
Un martedì sera l’andai a prendere ed alle nove di sera eravamo nella mia casa in campagna, isolati ed indisturbati. Bevemmo un aperitivo e poi io dissi: ‘E’ ora!’
Senza altre parole la portai su delicatamente la spogliai nuda, la feci sdraiare su letto e gli legai le mani strette al bordo del letto di ottone battuto dopodich&egrave la bendai in modo che non potesse vedere più niente. Erano le dieci di sera e la tortura che avevo programmato per lei poteva avere inizio, una tortura di desiderio e piacere (io non potrei fare male ad una mosca) che non avrebbe dimenticato per tutta la vita.
Mi spogliai nudo, senza fare rumore e mi fermai in piedi ai bordi del letto. Lei era meravigliosa nella sua nudità dalla punta dei capelli alla sua figa carnosa che risplendeva in mezzo al suo bacino. Mi parlava, mi chiedeva dove ero, ma in assoluto silenzio non rispondevo. Guardavo il suo viso lei girava piano la testa e cercava di captare il più piccolo rumore per individuarmi. Percepivo la sua ansia, ma io rimanevo immobile e silenzioso: ‘La tortura &egrave appena all’inizio mia cara Valentina mi desidererai così tanto da impazzire’ pensai io.
Mi inginocchiai ai bordi del letto, non volevo che il contatto con il mio corpo gli desse dei punti di riferimento ed incominciai a sfiorarla con le mani. Tocchi lievi e veloci, una volta sul viso, una volta sul collo, una volta le gambe, una volta l’inguine un’altra un seno. Cosi feci anche con i baci, piccoli baci sfuggenti che gli davo in ogni pare del corpo. Carezze e baci che per lei dovevano essere come sferzate, frustate improvvise di piacere, non poteva sapere dove avrei colpito ed il suo corpo era teso come le corde di un violino in attesa del colpo che sarebbe arrivato. Ero estasiato dal potere che avevo in quel momento su di lei, il suo respiro era profondo, il suo viso teso in una smorfia tra un colpo e l’altro ed ogni qual volta le mie labbra baciavano i suoi seni, piuttosto che il ventre o la mia mano sfiorava le sue cosce o il pelo della sua figa il suo corpo si contorceva in uno spasmo di brividi. Quando la baciavo in un punto potevo osservare la pelle sollevarsi (come quando si ha freddo) ed espandersi in un brivido di piacere. Avevo il cazzo che pulsava, avrei voluto scoparla subito ma più di tutto volevo vederla soffrire. La tortura di baci e carezze fu lunga e prolungata, il corpo di Valentina si contorceva sempre di più in spasmi di piacere ed ad un certo punto la sentii dire: ‘Basta, scopami ti voglio dentro di me!’
Dentro di me esultai la mia tortura stava dando i suoi frutti. Non risposi subito, avvicinai la bocca alla sua figa e questa volta con decisione vi infilai la lingua dentro e leccai, era bagnata, aperta, calda e piena di umori profumati che colavano come gocce di rugiada. Leccai piano ma con decisione poi con le mani le aprii le labbra e diedi due colpi al clitoride, mi accorsi immediatamente che il suo corpo si era irrigidito in uno spasmo di piacere e che sarebbero bastati altri due colpi per farle avere un orgasmo. Mi fermai immediatamente, non era quello che volevo, e mi avvicinai al suo orecchio. ‘Non ti scopo adesso, e non ti farò neanche godere adesso voglio vederti implorare il mio uccello, prima’ gli sussurrai. Salii sul letto e mi misi in ginocchio, con lei sotto ed il cazzo a pochi centimetri dalla sua bocca. Presi in mano il mio cazzo e lo portai a contatto delle sue labbra. ‘lo vorresti?’ gli chiesi ‘Lo vorresti adesso?’ Lei, con difficoltà dato le braccia legate, alzo un poco la testa ed aprii la bocca per accoglierlo con la lingua, io con molto autocontrollo con la mano lo spostai quel tanto per impedirglielo. Lei, come un serpente impazzito ed affamato, a bocca aperta incominciò a girare il viso per cercare la punta del mio cazzo e prenderlo in bocca, mentre io con la mano lo spostavo per impedirglielo facendo sfiorare alla mia cappella ogni volta alle sue labbra.
‘Lo vuoi, in bocca? Lo vuoi ingoiare tutto? Dimmelo che lo vuoi?’ Gli intimai io. ‘Si lo voglio ingogliare tutto, lo voglio baciare, lo voglio in bocca.’ Mi rispose, sentivo fremere il suo corpo sotto di me’. Glielo lasciai prendere in bocca, incominciò a succhiarmelo con avidità, come se non avesse mai desiderato altro, lo succhiava, leccava mentre spostando in avanti il bacino glielo infilavo sempre più in profondità in gola. Mi stava risucchiando l’anima, quando con un sforzo mostruoso glielo tolsi dalla bocca e urlai: ‘No! Non ancora’. Un altro secondo e gli avrei sborrato i gola. Lei rimase con la bocca aperta nella speranza che glielo ricacciassi dentro. Incominciai a baciarle il viso, sfiorandola, sopra di lei con il corpo. Mentre le baciavo il collo, la punta del mio cazzo le sfiorava la figa ed ogni volta che la mia cappella si appoggiava sulla sua vagina bagnata il suo corpo sussultava. I mie baci scivolarono sempre più giù, lasciando un brivido di piacere al loro passaggio. Scivolai fino alla sua stupenda figa e mi ci dedicai con calma, leccandola e scopandola con la lingua senza tralasciare il suo meraviglioso clitoride in erezione. Il suo bacino si contorceva ad ogni mio colpo, se avesse avuto le mani libere probabilmente avrebbe preso la mia testa per schiaccirmi con forza il viso contro la figa.
Sentii i brividi che precedono l’orgasmo e mi fermai. ‘No! No! C’ero quasi!’ Urlò, il suo corpo ebbe un sussulto e ricadde stremato sul letto privo di forze.
La guardai soddisfatto di me stesso. ‘Non &egrave ancora arrivato il tuo momento’ le dissi. ‘Bastardo’ mi rispose lei con fatica ‘Mi ucciderai dal desiderio.’
Il mio cazzo stava esplodendo, dovevo fare qualcosa o sarei stato io a non resistere. Mi rimisi sopra di lei e glielo conficcai in gola e lei me lo riprese a succhiare con foga. Le sue labbra mi avvolgevano in una morsa calda, morbida e meravigliosa la cappella e la parte superiore del cazzo mente con la mano me lo segavo violentemente. Il primo getto di sperma schizzò direttamente nella sua gola, spostai il cazzo ed il secondo il terzo getto la colpirono in pieno viso lasciandogli due sfregi di sperma biancastro che partivano dalle labbra, attraversavano le guance e finivano sulla benda nera che gli copriva gli occhi.
Stremato, mi lasciai cadere sul letto accanto a lei, ora la tortura poteva ricominciare. Ripresi, carezze, baci, piccoli morsi in ogni parte del suo corpo. Appena mi ritornò duro (non ci volle molto) incominciai anche a penetrarla, ogni volta la sua figa sembrava risucchiarmelo dal desiderio, per poi uscire immediatamente e riprendere con la lingua.
Se la sentivo troppo vicino all’orgasmo rallentavo per farla riprendere. Lei, non diceva, più niente aveva capito che ogni sua richiesta avrebbe ottenuto il risultato contrario. Per lei parlavano il suo corpo che si contorceva, il suo respiro ansimante, la smorfia del suo viso e la sua figa completamente fradicia da avere lasciato un lago di umori sulle lenzuola.
Erano le tre di mattina ormai, quattro ore di torture di piacere senza godere una sola volta, decisi che era ora di porre fine alle sue sofferenze. Mi misi sopra di lei e feci entrare la cappella nella sua figa. ‘Vuoi il mio cazzo? Vuoi godere? Vuoi che ti scopi?’ gli chiesi. ‘Si lo voglio, scopami!’ Mi rispose raggiante. Infilai il cazzo lentamente fino alle palle, poi incominciai a scoparla con forza facendo quasi uscire del tutto il cazzo e respingendolo dentro fino in fondo. Un colpo un urlo di lei, due colpi un altro urlo, al quinto colpo un urlo strozzato ed un orgasmo lungo e forte che irrigidì tutto il suo corpo mentre le labbra della figa mi serravano il cazzo.
Felice ma non del tutto soddisfatto, gli liberai una mano, gli alzai le gambe sulle mie spalle e glielo infilai piano nel culo. ‘Voglio godere nel tuo culo’ gli dissi ‘e guardarti mentre ti masturbi’. Incominciai a incularla piano poi sempre più forte, mentre guardavo la sua mano che si masturbava velocemente.
Godemmo nuovamente assieme. Crollai accanto a lei, la liberai completamente e ci addormentammo.
Da quel giorno, lei mi chiama, io non mi faccio trovare, poi quando ho voglia la chiamo godo di lei e lei di me per scomparire nuovamente ed il mio orgoglio di maschio &egrave salvaguardato.

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