Angela era sposata da più di sette anni, ma negli ultimi due anni, non aveva che occasionali rapporti con il marito, il quale si era dedicato di più al gioco e all’alcool, quando tornava ubriaco, a volte la picchiava, poi si addormentava.
Angela sentiva la voglia di vivere, era giovane, anche se economicamente non mancava loro nulla, perché avevano la casa di loro proprietà, non ricchi ma benestanti, però da quando giocava suo marito non era più lo stesso uomo.
Usciva tutte le sere, beveva molto e perdeva molti soldi, e perdeva troppo. Anche il lavoro cominciò ad andargli male.
Una sera era rientrato con un occhio pesto, ma non volle dire nulla alla moglie.
L’indomani passata la sbronza, le disse che aveva un debito con quelli della bisca, ma aveva finito i soldi, e loro gli dissero che se non pagava entro una settimana… gli hanno fatto intendere che lo avrebbero fatto fuori. Angela adesso si rendeva conto che la situazione era grave, più grave di quanto avesse pensato,erano rovinati, aveva prosciugato tutti i loro risparmi.
Mario ( suo marito) voleva vendere la casa, “Eh NO!” disse lei “la casa no!” e gli disse che era pazzo e che doveva farsi curare, vendere la casa non era accettabile, quanto se ne poteva ricavare vendendola in una settimana, metà prezzo forse meno. Non era una gran casa, valeva si e no 180.000.000.- ma se ne ricavavano novanta era tanto vendendola in fretta, solo qualche squalo l’avrebbe comperata, e come pagare la differenza del debito, che era di 150.000.000.- . anche quella non era la soluzione.
Dopo una settimana di tensione le cose peggiorarono, suo marito aveva recuperato solo i due terzi del debito dando la casa in garanzia, mettendola di fronte al fatto compiuto.
Mancava ancora parecchio, dove trovare 50.000.000,-, questo era il dilemma, soprattutto ora che la casa era stata ipotecata, ma oltretutto resta poi da rimborsare il debito dei 100.000.000.- Era una situazione critica.
Era di sera quando si presentarono due signori vestiti elegantemente, potevano sembrare uomini d’affari, Angela andò ad aprire, dissero che avevano un appuntamento con il signor Mario Farri, lei disse che era la moglie, e li fece accomodare.
In salotto Mario sudava, chiese loro e volevano bere qualcosa, accettarono, Angela servi i Signori disse Mario, Angela disse che avevano solo Birra o whisky, scelsero il Whisky, non avevano l’aspetto di criminali, sembravano normali uomini d’affari.
Mario fece loro vedere i soldi che aveva recuperato dalla banca con l’ipoteca della casa, spiegò loro che aveva solo 100.000.000.- gli altri 50, disse che gli serviva più tempo per trovarli.
Loro però avevano con lui un accordo, una settimana per 150.000.000.-
Adesso la questione cambiava, mancano 50.000.000.- e quanto tempo pensava di aver bisogno, perché loro non avevano garanzie che lui avrebbe pagato, e ogni dilazione nelle questioni finanziarie comprende degli interessi come sarebbe riuscito a pagare anche gli interessi?
Mario non sapeva in questo momento, non sapeva proprio nemmeno se avrebbe trovato i soldi che doveva pagare ancora figurarsi gli interessi.
Loro dissero che la cosa migliore era che lui avesse delle garanzie da offrire, se pensava di trovare i soldi a breve, ma a lunga distanza di tempo dissero, i nostri datori di lavoro non troverebbero le cose di loro gradimento.
Noi abbiamo fatto una piccola verifica nella sua ditta, da quando beve la sua carriera ha subito un brusco arresto, quindi può contare solo sul suo stipendio attuale, deve inoltre rimborsare i soldi alla banca, come pensa di risolvere i suoi problemi, in questo modo.
Mario non lo sapeva, era completamente privo d’idee non riusciva a ragionare con chiarezza. Guardò sua moglie Angela, allora lei disse: “Signori non potreste avere un po’ di pazienza, è ovvio che non abbiamo le idee chiare e che solo il tempo di cercare i soldi ci è indispensabile come i soldi stessi, se poteste darci il tempo forse troveremo i soldi”, poi aggiunse, “ ve ne sarei enormemente grata, ci serve solo del tempo”.
Uno dei due uomini disse che doveva telefonare per chiedere istruzioni, li pregò di indicargli dove si trovava la più vicina cabina telefonica, aveva rifiutato di usare il telefono privato loro, forse temeva una possibile intercettazione.
Dopo dieci minuti ritornò, e disse: “ L’unica proposta che sono autorizzato a farvi, è che per avere del tempo al fine di cercare i soldi che vi necessitano, con il congelamento del debito, quindi la non maturazione degli interessi, potete ma solo se lo volete, accettare di darci una garanzia, ossia saremo espliciti, la signora viene con noi, in fondo lei non lavora e quindi non ha impegni inderogabili” …”accettate?” Angela restò zitta non sapeva cosa dire, guardò suo marito che non sapeva certo prendere una decisione era prostrato sulla poltrona.
Allora l’uomo aggiunse, “volete parlarne tra di voi? Potete andare in un’altra stanza e decidere, ma dovete darci una risposta entro quindici minuti”.
Mario e Angela andarono in cucina, lei lo abbracciò e gli disse, “anche se non hanno pronunciato la parola ostaggio è quello che vogliono, cosa facciamo Mario?” Mario disse che non sapeva cosa dire, era così stanco si sentiva completamente svuotato, disse “rifiutiamo, e succeda quel che succeda” Allora Angela intervenne: “senti, cerchiamo di ragionare, forse il massimo che mi può accadere e di dover scopare con il loro capo, ma non è la cosa più terribile del mondo, ma se riuscirai a trovare i soldi allora mi verrai a prendere, sono certa che se anche non ci chiedono gli interessi vorranno qualcosa e lo sto mettendo in conto, in fondo pur di guadagnare tempo quando ho detto loro che se ci davano tempo ho detto loro VI SAREI ENORMEMENTE GRATA, quelli hanno capito bene che ero pronta ad andare a letto con loro pur di guadagnare tempo allora io sono pronta a questo sacrificio, ma devi esserlo anche tu!”
Mario la guardò con lo sguardo di chi ha perso tutto e che non sa cosa fare e le disse: “ ti sacrificheresti per me?” “si certo”.
Tornarono di là e dissero che accettavano la proposta, volevano solo sapere in quali condizioni sarebbe stata trattenuta. L’uomo disse; “Lei starà in una nostra casa, sarà sempre accompagnata da qualcuno di noi, se vuole può pensare di essere un ostaggio, ma noi preferiamo considerarla una nostra garanzia, potrà lavorare in qualche nostra casa da gioco o altro locale e questo congelerà gli interessi.
Mario taceva, Angela guardò quell’uomo così educato, che sembrava irreale in un contesto come quello, e le faceva paura, adesso che aveva accettato aveva molta paura, il silenzio di Mario la preoccupava, si disse ma lui rimasto solo non sarà così disperato da non fare nulla e questo le faceva ancora più paura, ma non osò chiedere cosa sarebbe successo se Mario non pagava.
Fu Mario a chiedere, “cosa succederà se non trovo i soldi?” “farete del male a mia moglie?”.
Il più loquace dei due disse: “No, non abbiamo nessuna intenzione di farle del male, ma lavorerà per noi fino al totale rimborso della somma, e se siete d’accordo, lei verrebbe con noi adesso, perché per noi conta o avere i soldi o delle garanzie”.
Angela chiese di poter preparare una valigia con degli effetti personali, non sapendo quanto tempo sarebbe stata via.
Mario insistè a quel punto per sapere come avrebbe fatto a sapere se sua moglie stava bene, e vederla per essere sicuro. Loro dissero che finchè non portava i soldi non l’avrebbe vista, ma lei potrà telefonargli a casa una volta alla settimana, anzi potevano mettersi d’accordo sin d’ora avrebbe telefonato tutti i lunedì sera alle 19,30.
Angela e Mario si abbracciarono e si baciarono, poi lei seguì i due uomini, era ovvio che la colpa di tutta quella situazione era di Gianni! Angela, uscendo però cominciò a pensare, se lui non si fosse messo a bere e a giocare, forse chissà, ma si chiese se lei non lo avesse trascurato, forse l’ho spinto troppo verso la ricerca del successo e la fretta della casa, lo stress è stato troppo, forse sono colpevole quanto lui, speriamo che in questo contesto lui reagisca e smetta di bere io forse mi merito di essere sacrificata per averlo trascurato e spinto eccessivamente verso il lavoro non sostenendolo abbastanza.
Angela si sedette sul sedile posteriore della Mercedes, era in una sorta di stato di sogno non riusciva a ragionare più, si disse che se aveva stressato il marito si meritava un destino in cui sarebbe stata pronta a espiare e aiutare il marito a riscattarsi, era ovvio che lei non gli era stata vicina nel modo giusto.
Angela si immaginò il suo destino si chiese se l’avrebbero prostituita oppure fatta lavorare in uno di quei locali di spogliarello, o chissà magari a fare la cameriera in un topless bar, o chissà cosa d’altro, forse il capo di questi voleva tenerla con lui per scoparla, tutti questi pensieri turbinavano nella mente di Angela e lei si sentiva stranamente eccitata, era un misto di paura ed eccitazione.
In fondo lei non era una verginella, sapeva di essere bella, sapeva fare l’amore in tutti i modi, a suo marito aveva dato tutto, e negli ultimi due anni in cui si erano un po’ trascurati con Gianni, lei aveva avuto qualche relazione con tre uomini diversi, non erano stati rapporti impegnativi, lei non voleva certo divorziare, erano solo storie di sesso, perché ogni tanto le serviva scaricarsi, e lo aveva fatto.
Ovviamente sperava di poter evitare di prostituirsi, però non lo escludeva, se sarebbe stato necessario non si sarebbe tirata indietro, oramai erano sul lastrico e voleva cercare di salvare il salvabile, in fondo si erano sposati per amore, e malgrado non avessero figli, perché volevano prima avere una posizione, e ci erano quasi riusciti, questa sarebbe stata solo una parentesi, e questo poteva essere un sacrificio necessario prima di perdere tutto.
Uscirono dalla città, viaggiavano da un’ora quando si infilarono in una stradina di campagna, lì vicino ad un furgone fermo c’erano due uomini in attesa, e aspettavano loro, non c’era dubbio. La fecero scendere dall’auto e le chiesero di salire sul furgone, c’erano dei cuscini sul fondo, le dissero di mettersi il più comoda possibile chiusero il furgone dopo aver deposto la sua valigia, e lei rimase al buio, sentì il motore avviarsi e partirono.
Non riusciva a capire da che parte stavano andando, era ovvio che non volevano sapesse dove era diretta, al buio era sola fu presa da stanchezza e si appisolò, forse tutto questo era per farle perdere l’orientamento e magari tornavano addirittura in città.
Ad un certo punto il furgone rallentò sentì che stava percorrendo una strada non asfaltata, questo la svegliò, non sapeva quanto fosse rimasta addormentata.
Il veicolo si fermò aprirono lo sportello e la fecero scendere, uno degli uomini la teneva sottobraccio, era un parco enorme, circondato da un bosco quello dove si trovavano, davanti a oro c’era una costruzione ma era buio si intravedeva solo la porta dove erano diretti bene pareva la porta di una garage.
Entrati c’erano all’interno molti veicoli,era proprio un garage, lo attraversarono ed entrarono in una porta laterale che li introdusse in un corridoio, giunsero ad un ascensore, salirono, uscirono su un altro corridoio sembrava un piano di albergo, c’erano molte porte numerate, la fecero entrare in una stanza, era proprio una camera d’albergo, di tipo matrimoniale, le dissero che avrebbe dormito in quella stanza e che domani sarebbe venuto qualcuno a prenderla.
Era una bella stanza, Angela era un po’ più tranquilla, essendo entrati nel garage si era chiesta dove l’avrebbero portata, invece era un albergo andò nel bagno era tutto di lusso, si lavò e si coricò, pensando che se la sua prigionia era in un luogo così lussuoso non era poi così preoccupante.
Al mattino lei stava ancora dormendo quando qualcuno entrò nella stanza, una cameriera la svegliò, e le disse si alzi signora è attesa, Angela si alzò chiese alla cameriera chi la voleva, la giovane rispose che era attesa dal padrone, Angela guardò attentamente la giovane cameriera vestita a puntino con una classica uniforme nera con colletto e polsini bianchi, grembiule, crestina, tutto molto castigato, era una mulatta stupenda dai lineamenti europei e la pelle abbronzata, chissà una meticcia delle ex-colonie, ma bellissima, Angela andò al bagno si lavò e si preparò il più in fretta possibile, la cameriera rifatto il letto si mise in attesa dietro la porta del bagno.
Appena Angela fu vestita la mulatta le fece strada, guidandola fino ad una porta in fondo al corridoio bussò ed apri la porta senza attendere risposta.
All’ingresso, annunciò ad alta voce: “La signora Farri”, Angela entrò era un ufficio molto grande, molto luminoso, aveva da un lato delle enormi porte finestre, in fondo una scrivania padronale, un uomo era seduto dietro in attesa, si alzò appena Angela fu entrata, aveva i capelli grigi tagliati corti, molto elegante con un completo grigio scuro doppiopetto, impeccabilmente si avvicinò come stesse accogliendo una persona amica con le mani tese dicendo “cara signora Farri, si accomodi è un grande piacere conoscerla di persona” e le fece il baciamano appena Angela gli porse la sua mano. La fece accomodare nel salottino adiacente, c’era un divano delle poltrone un tavolino basso, le disse che certamente lei non aveva ancora fatto colazione e quindi se gradiva farla in sua compagnia, Angela era un po’ presa da questo vortice di amabilità accettò e si accomodò. E ordinò alla cameriera di portare quella che la Signora desiderava, Angela chiese solo un caffè.
Cominciò amabilmente a parlare di cose banalissime, che studi aveva fatto, da quanto era sposata, se aveva lavorato, cose molto normali, come due persone che stanno facendo conoscenza, e consumarono il caffè tranquillamente.
Angela si scusò ad un certo punto, ma volle sapere come sarebbe stata la sua permanenza, e come doveva regolarsi per il suo debito, e di cui gli era stato accennato dai signori la sera precedente, che forse avrebbe dovuto lavorare per loro.
“Si” disse l’uomo, “veniamo al dunque”. Le presentò un documento, nel quale lei si riconosceva quale debitrice al posto del marito se lui non avesse pagato entro il termine di sei mesi, il debito prevedeva un tasso del 20% al mese, a partire dal sesto mese da oggi, per il momento lei restando come garanzia e lavorando per loro l’interesse sarebbe stato congelato. Ma in realtà gli interessi di questi sei mesi li paga lei con le sue prestazioni.
“accetta le condizioni?” chiese l’uomo. Angela chiese che lavoro avrebbe dovuto fare per pagare loro praticamente un interesse di 20 milioni al mese visto che dopo aver letto il contratto fece presente che le clausole dimostrano che in realtà c’è un tasso di interesse del 40%.
L’uomo sorrise: “Mia cara noi gestiamo varie attività, abbiamo locali di spettacolo, esercizi pubblici e privati, le possibilità sono infinite, più il lavoro è gravoso più alto è il guadagno, sempre che lei abbia le qualità”. “lei sa ballare?” chiese infine.
Angela rispose che non aveva mai fatto la ballerina ma era stata in discoteca spesso e pensava di saper ballare anche se non da professionista.
L’uomo continuò, “lei saprebbe fare la barista?”
“No, ma potrei imparare” .
“vede cara signora Farri, dobbiamo solo trovare il modo di impiegarla secondo le sue predisposizioni, se lei fosse una ballerina abbiamo locali con cubiste, e anche bariste, cameriere, o le intrattenitrici”
“Lei in cosa si sentirebbe maggiormente qualificata, Signora ?”
Angela rispose:”Non ho mai fatto nessuno di questi lavori, devo solo provare, forse potrei fare la cameriera, e con un po’ di pratica anche la barista, so usare la macchina del caffè, ma avrei difficoltà con i cocktails, vede signore dipende dal livello di difficoltà del lavoro, ma quanto guadagna una cameriera, perché non credo che si possano guadagnare 20 milioni al mese?”
L’uomo la guardò strizzando gli occhi poi sorridendo disse: “Lei non farebbe invece l’intrattenitrice, forse è più facile, ha proprietà di linguaggio è bella, quindi…”
Angela chiese: “Non lo so, cosa fa l’intrattenitrice?” … “se è quello che penso non serve molto saper parlare in quel servizio”.
Lui disse: “allora non ha detto di No! Cosa fa firma il nostro impegno?” Angela guardò l’uomo diritto negli occhi prese la penna e, mentre stava per firmare l’uomo la fermò e le disse: “Signora Farri, questo impegno implica che lei si lega a noi per un tempo assai lungo, e noi come nelle forze armate non tolleriamo diserzioni, né insubordinazioni, pretenderemo da lei la sua cieca obbedienza e se ci sarà un incarico per il quale la riterremo idonea lei non potrà rifiutarsi di assolverlo.
Angela prese il documento e firmò con mano ferma, oramai al punto in cui si trovava non aveva certo scelta, comunque era già in mano loro, e se avessero voluto avrebbero potuto costringerla, tutto le era chiaro dalla sera precedente quando era uscita con i due esattori venuti a casa sua.
L’uomo prese il documento e andò e riporlo nel cassetto della sua scrivania.
Rivoltosi ad Angela le disse: “adesso venga con me”, il tono era adesso di comando, non più come se facessero una conversazione, lei lo seguì, si avviarono nel corridoio, entrarono in una grande stanza da letto, le ordinò di spogliarsi, Angela si rese conto che non aveva molta scelta, esitò un attimo, ma poi decise che se voleva scoparla, lo aveva già messo in conto. Appena iniziato a togliersi la camicetta, bussarono, lui disse avanti, allora Angela si fermò.
Lui rivolto ad Angela le ordinò di continuare a spogliarsi, in quel mentre entrò la cameriera.
L’uomo si spazientì e le disse di sbrigarsi a spogliarsi, allora Angela capì che non aveva scelta, il tono era divenuto addirittura minaccioso, con le lacrime agli occhi proseguì nella svestizione, era oramai in reggicalze con le mutandine ed il reggiseno ed esitava a proseguire, allora l’uomo le si avvicinò e le diede uno schiaffo che le fece girare la testa, e le disse che doveva denudarsi e che non doveva indugiare, non aveva tempo da perdere con lei. Angela tremante continuò e si spoglio completamente.
L’uomo si rivolse alla cameriera e le disse che avrebbe dovuto recuperare tutti gli abiti di Angela, farli lavare e metterli da parte sotto chiave.
Si rivolse nuovamente ad Angela, “seguimi” e s’incamminò verso una porta che era su un lato della stanza, entrò e attese che Angela entrasse, era una sala con un bagno, un lettino ginecologico, una scrivania ed una armadietto a vetri contenente vari strumenti medici. Ad un cenno dell’uomo Angela salì sul lettino, lui si tolse la giacca, indossò un camice da medico, le si avvicinò, le disse di mettere i piedi sui sostegni, aprì maggiormente i sostegni in modo che lei fosse totalmente aperta, ed iniziò a toccarla. Angela lo osservava perplessa, e anche timorosa, allora le disse di non preoccuparsi che era qualificato, e continuò ad ispezionarla davanti e dietro, le inserì un divaricatore, le fece anche dei tamponi, poi le prese anche il sangue, dicendole che dovevano fare delle analisi.
Le legò le braccia al lettino sopra la testa, e le caviglie ai sostegni con delle cinghie, il lettino era rivolto verso la porta di accesso, lei era lì legata e chiunque si fosse affacciato avrebbe visto tutta la sua intimità esposta, mentre pensava questo lui se ne andò senza dire nulla.
Dopo che il “dottore” fu uscito, passò forse mezz’ora, che arrivò un infermiera, o perlomeno Angela pensò che era un infermiera visto che aveva un camice.
La donna entrando le diede un occhiata, ma non disse nulla, si recò all’armadietto lo aprì, prelevò una scatola di medicinali, allora Angela si azzardò a chiederle se doveva restare lì così, se non poteva slegarla, la donna la guardò divertita e le rispose che se era stata legata e lasciata lì così un motivo ci sarà! E se ne andò.
Dopo un po’ entrò un uomo, era in pigiama, si soffermò davanti al lettino a guardare Angela che chiuse gli occhi non potendo fare niente per proteggersi, allora l’uomo chiese “ma il dottore non c’è?” Angela non sapeva come comportarsi e malgrado la domanda assurda visto che c’era solo lei, e nella sua posizione cercò di rispondere con tono educato “no, non c’è è uscito”, l’uomo in pigiama disse “ripasserò, grazie”.
Angela si sentiva il viso in fiamme, ma anche era turbata, non riusciva a capire se era eccitata perché era esibita oppure perché era legata alla mercè di chiunque avesse voluto approfittare della sua posizione.
Nelle due o più ore successive l’uomo che cercava il dottore passò altre due volte, altre persone uomini o donne passarono e guardarono dentro scrutandola in mezzo alle cosce così oscenamente aperte senza dire nulla.
Alla fine ritornò l’infermiera, le si avvicinò osservò la fica e le toccò il solco, Angela non poteva muoversi, ma osò chiedere “Ma che fa?” l’infermiera le rispose “ordine del dottore” continuando a toccarla, poi disse che era bagnata, e aggiunse che essere così esposta la eccitava, con la gente che andava e veniva, poi aggiunse che magari avrebbe preferito trovarsi in un posto un po’ più affollato, ma Angela non rispose.
Angela si chiese come mai si sentiva così turbata e come mai si bagnava se sentiva una profonda vergogna ad essere così esposta, non riusciva a capacitarsi delle sue reazioni, inoltre era stanca della posizione cominciava a sentire male alle giunture degli arti.
L’infermiera le disse:”ti devo depilare ordine del dottore”, Angela le disse con voce supplichevole di non farlo, perché depilarla, non aveva senso, era già così esposta, si lamentò. L’infermiera rispose che si trattava di una misura igienica.
Grosse lacrime iniziarono a rigare le gote di Angela, la quale maledì la situazione in cui si trovava.
L’infermiera le cosparse di cera calda il pube le applicò delle pezze, e poi una ad una le strappò, ad ogni strappo un urlo di Angela significava il dolore che sentiva, era una vera tortura, si chiese perché non avessero voluto rasarla, sarebbe stato meno doloroso.
Dopo la depilazione le passò una crema idratante disinfettante che avrebbe subito attenuato il dolore.
“Adesso ti slego” le disse l’infermiera, e così fece, poi le ordinò di voltarsi, di mettersi in ginocchio sul lettino, le avrebbe fatto un clistere. Angela era sempre più sconvolta, depilata con la ceretta sulle parti intime, clisterizzata, e chissà cosa altro avevano in mente ancora, mentre si girava vide entrare la cameriera mulatta, che portava una pentola e un catino, allora Angela chiese all’infermiera se doveva essere trattata così in presenza di altre persone, non poteva restare solo l’infermiera lì, la donna le rispose che aveva bisogno di aiuto, e le diede una pacca sul culo per farla muovere, e le disse:”poche storie si metta in posizione le natiche ben alte e la testa appoggiata al lettino”.
Angela eseguì l’ordine non era il caso di discutere oramai era chiaro che tutto questo avrebbe dovuto sopportarlo per molto tempo.
L’infermiera le infilò una cannula nell’ano, poi attaccò un contenitore ad un porta flebo, aprì il rubinetto del contenitore, l’infermiera le disse anche di non muoversi più fino a quando non glielo ordinava lei altrimenti la avrebbe legata.
Angela sentì il liquido caldo che le invadeva le viscere, c’erano almeno due litri di sostanza nel contenitore, e sentiva l’intestino gonfiarsi sempre più.
Appena finito di svuotarsi il contenitore, le disse che le avrebbe tolto la cannula, ma che avrebbe dovuto trattenersi per cinque minuti.
Angela sudava, ma resistette, entrò il dottore (se era veramente un dottore), che si accertò che tutto procedeva come desiderava.
La cameriera l’aiutò a scendere dal lettino, le disse che avrebbe dovuto liberarsi nel catino che aveva messo a terra al centro della stanza, non nella tazza del WC, Angela iniziò a piangere tutto ciò era peggio di quello che aveva immaginato, si accucciò comunque sul catino e si liberò, non ce la faceva proprio più a trattenersi malgrado la vergogna ebbe una sensazione di sollievo nell’essersi liberata l’intestino.
Appena Angela fu vuota il dottore ordinò alla cameriera di lavarla, allora la cameriera si tolse il grembiule e il camice, restando nuda, prese Angela per mano e la fece entrare nella vasca, dove entrò insieme a lei, anche la cameriera era depilata, anche se solo parzialmente, aveva infatti un triangolo di peli ben curato sopra le labbra, lavò Angela con molta cura indugiando sul buchetto posteriore e sulle labbra della vulva, la penetrò e insaponò davanti e dietro penetrandola con le dita, Angela malgrado la vergogna non riuscì a nascondere l’eccitazione che quelle manipolazioni le davano.
Finito di lavarla s’interruppe, costrinse Angela ad uscire dalla vasca e l’asciugò vigorosamente, si asciugò a sua volta.
Il “dottore” disse: “adesso accompagnala nella sua camera”poi,rivolto ad Angela “Obbediscile senza discutere”. La cameriera prese Angela per mano e senza rivestirsi nessuna delle due s’incamminarono e raggiunsero la camera dove Angela aveva trascorso la notte.
Amina, così si chiamava, disse ad Angela che era molto bella, e Angela ricambiò il complimento.
Le chiese se aveva mai fatto l’amore con un donna, alla negazione di Angela le chiese se voleva provare.
Angela restò un po’ a pensarci, non sapeva dove voleva arrivare, e chiese se aveva facoltà di scelta in merito, allora Amina le disse che non aveva nessuna scelta in realtà voleva solo sapere cosa ne pensava.
Amina si avvicinò i loro corpi si toccavano, Angela era immobile in attesa degli eventi, sentiva il calore della cameriera contro il suo i seni che le premevano contro i suoi, Amina cercò le labbra di Angela, le insinuò la lingua passandola dolcemente sulle labbra, e forzandola ad aprire la bocca, Angela era tesa, ma non sapeva esattamente come comportarsi e aprì le labbra, Amina fece entrare la lingua nella sua bocca e la passò sulla sua lingua, sui denti si era impossessata della sua bocca, Angela cercò di non pensare a nulla, e di lasciarsi andare, non voleva dimostrarsi debole ed era anche un po’ preoccupata.
Ma alla fine non ci riuscì, si staccò e disse: “no, non ce la faccio, io non sono lesbica”, il suo orgoglio si era risvegliato.
Amina la guardò con dolcezza, la fissò negli occhi e le disse: “nemmeno io tesoro sono lesbica, ma con donne o con uomini è sempre bello fare l’amore, devi solo lasciarti andare e non pensare ai pregiudizi, o forse sono io che non ti piaccio? Forse preferiresti una donna bianca?”
Angela guardò con sorpresa Amina, e disse:”ma che dici, io non sono razzista, e anche se tu sei bella, ecco io con una donna, non me la sento” Amina era sempre sorridente con uno sguardo ironico come di chi ti sta prendendo in giro.
Angela si sentì scrutata, provò vergogna, c’era qualcosa nello sguardo di quella ragazza come se la frugasse, e la facesse sentire più nuda di quello che era, e benché anche l’altra fosse nuda era Angela a sentirsi imbarazzata, Amina sembrava così a suo agio, infatti Angela arrossì e abbassò la testa.
Amina andò all’armadio, lo aprì, c’erano dei cassetti interni, ne aprì uno e tirò fuori un fascicolo e iniziò a leggere: “Angela Farri” si fermò e la guardò sorridendo ironicamente e proseguì “vedi quando qualcuno ha un debito si fanno informazioni approfondite” e continuò la lettura “27 anni casalinga altezza 1,69 , ben fatta, bel seno, bel culo, capelli castano scuri, occhi verdi, ha frequentato una scuola professionale per segretarie, ha militato nell’area giovanile di un partito di estrema destra che propagandava il razzismo, negli ultimi anni ha avuto tre relazioni extramatrimoniali con tre uomini facoltosi, le piacciono le belle auto, i suoi amanti le hanno fatto dei regali, il marito sembra non si sia mai accorto delle sue infedeltà” alzò lo sguardo e le rivolse la parola direttamente “devo continuare?”.
“No!” disse Angela “è tutto molto dettagliato, ma vorrei precisare che non sono razzista, quelle erano cose da ragazzi”.
“Va bene” disse Amina, “non sei razzista, allora per te non sarà un problema essere al mio servizio, come puoi ben capire esiste una gerarchia, e qui tu sei nel gradino più basso, e devi solo obbedire, non si accettano insubordinazioni, credo lo avrai capito dal modo in cui ti ha esposto la cosa anche il dottore, soprattutto dal momento che hai firmato il contratto”.
“Ma tu sei solo una cameriera” ribatté Angela. “Io qui sono superiore a te, posso disporre di te come voglio”, Angela restò scioccata “Ma sei pazza cosa stai dicendo?” Amina suonò il campanello, dopo pochi istanti entrarono due uomini neri che sembravano dei lottatori, indossavano solo delle mutande di pelle, ed erano particolarmente muscolosi, Angela lanciò un urletto di stupore e timore nel vederli, perché loro erano seri e minacciosi e la presero per le braccia.
La costrinsero a mettersi in ginocchio. Amina ritornò all’armadio e ne estrasse uno scudiscio e rivolta agli uomini disse loro: “disponetela meglio, testa sul tappeto ed il culo ben proteso” uno degli uomini la abbassò mettendole un piede sulla nuca e costringendola ad abbassare la testa fino a che la sua fronte non toccò il tappeto. L’altro le si sedette sulle reni.
Amina si portò dietro di lei e le assestò una gragnola di colpi così rapidi e precisi da lasciarla senza fiato, non erano fortissimi, forse perché non voleva lasciarle ferite, ma erano comunque dolorosi, appena smise, Angela si rilassò e inizio a gemere, e piangere.
Amina andò a piazzarsi davanti a lei spostò il colosso e la prese per i capelli, alzandole la testa e fissandola con uno sguardo che non era più né dolce ne gentile, le disse: “io posso continuare anche fino a strapparti la pelle dal culo, oppure tu ti pieghi subito e le punizioni saranno equilibrate, altrimenti sappi che questa non era una vera punizione, è solo un campione omaggio, ma dieci volte meno forte di una punizione reale, ed inoltre fino a quando non ti riterrò pronta tu non guadagni e questo fa sì che non riuscirai a ripagare il tuo debito.
“Farò l’amore con te” disse Angela, “non mi sembri convinta” ribatté Amina, “mettimi alla prova ti prego” insistette ancora Angela.
“Andate” disse rivolta ai lottatori, Amina prese Angela per mano e la fece alzare, la portò sul letto e lì iniziarono a baciarsi, dopo un po’ Angela faceva del suo meglio, dopo un po’ di tutte queste stimolazioni Angela forse la paura per la situazione e il crollo di tutto il suo mondo, si rilassò tra le braccia della bella Amina che la leccava, e godette.
Amina le disse: “ora leccami con passione, devi far godere anche me” e Angela si impegnò, fino a che portò la giovane donna all’orgasmo.
Dopo un po’ Amina ordinò che portassero da mangiare, e Amina spiegò ad Angela che avrebbe dovuto insegnarle molte cose, che doveva muoversi con più sensualità e che avrebbe dovuto essere pronta a fare l’amore con uomini e donne in qualsiasi modo. Lei sarebbe stata la sua istruttrice.
Per le due settimane successive, Angela dovette fare esercizi di ballo e spogliarello seguendo il ritmo della musica, come camminare, come ancheggiare durante lo spogliarello, e spesso venne sculacciata dalla bella Amina, la quale pretese di essere chiamata, Padrona.
Fu molto umiliante per Angela, ma ad ogni titubanza e ogni ritardo nell’esecuzione di un ordine anche la sola esitazione veniva punita con sonore sculacciate.
Amina la padrona, le spiegò che c’erano molti clienti i quali amavano i ruoli di dominazione ed erano indifferentemente uomini e donne, e lei avrebbe dovuto sapersi presentare convenientemente.
Ogni giorno la punì anche senza motivo, dopo quindici giorni di addestramento la portò al cospetto del dottore.
L’aveva fatta vestire per l’occasione ma sotto non portava biancheria intima, solo delle calze autoreggenti, le aveva anche messo un collarino di cuoio e attraversarono i corridoi con Angela tenuta al guinzaglio.
Il dottore ordinò che si spogliasse ed Angela lo fece secondo gli insegnamenti con studiata lentezza.
Quando fu nuda il dottore si dimostrò soddisfatto, e disse:” Bene, rivestila e portala al locale sarà messa all’asta questa sera”.
Angela si rivestì turbata dalle parole del dottore, poi seguì Amina fino in camera, lì la bella Amina appena entrate si voltò di scatto verso Angela la baciò infilandole la lingua in bocca, e Angela si arrese subito malgrado la sorpresa, poi terminato il bacio Amina con un sorriso sadico la schiaffeggiò, “spogliati” le disse con tono duro, poi proseguì:”ricordati che tornerai da me dopo, e in mia presenza resterai sempre nuda” Angela si sbrigò a spogliarsi poi si fece coraggio e chiese in cosa consisteva l’asta.
Allora Amina le spiegò che lei non essendo una prostituta che lo deve fare per mangiare, ma una borghese, sarebbe stata messa all’asta infatti aveva un valore di base maggiorato, essendo anche bella, il che non guasta, tutti i soci del gruppo parteciperanno all’asta per averla al proprio servizio nei locali che ognuno gestisce. In realtà l’asta stabilisce chi avrà diritto ad avere per primo la nuova schiava a disposizione perché comunque dovrà passare un periodo in tutti i locali dell’organizzazione, l’asta stabilirà anche il prezzo delle prestazioni ad ogni modo per i prossimi cinque mesi dovrà lavorare nei vari Night, almeno due settimane in ognuno.
Finito il giro sarai di ritorno qui, ogni titolare farà una scheda sul comportamento e sulle prestazioni, al fine di stabilire bene tutte le potenzialità che hai, dopo se tuo marito paga tutto quanto ha come debito fra sei mesi sarai di ritorno a casa, altrimenti il lavoro diventerà molto più assiduo. L’ultimo periodo lo farai ancora con me che valuterò il tuo livello, e cosa hai imparato. Questo le spiegò Amina.
Alla sera in un locale chiuso al pubblico, avvenne l’asta, Angela si ritrovò ribattezzata “Melissa” sarebbe stato il suo nome d’arte, e con quello sarebbe stata presentata, entrò sul palco al ritmo delle musica e fece il suo spogliarello, era tesa ed emozionata non aveva idea di quanta gente ci fosse, ma erano parecchi, i fari le impedivano di vedere la sala, iniziò a spogliarsi secondo le istruzioni, le mani le tremavano, rimasta nuda continuò a ballare e a mimare con i movimenti del bacino un rapporto sessuale, toccandosi i seni e la vulva, in modo osceno come le era stato ordinato. Quando la musica finì il silenzio era come se la assordasse, lei però rammentò le istruzioni e iniziò a camminare lentamente ancheggiando sulla pedana del palco lentamente facendosi ammirare esattamente come fosse una modella che presenta un vestito ma lì lei presentava solo se stessa.
L’asta era partita e le giungevano le voci delle offerte, alla fine arrivò ad otto milioni. Otto milioni per due settimane. Questo era considerato il suo valore di mercato a chi avrebbe dovuto tenerla nel suo locale, questo significava che avrebbe ovviamente dovuto guadagnare molto di più dalle sue prestazioni.
La sera stessa, l’uomo che aveva vinto l’asta andò a prelevarla, le portò degli abiti, che avrebbe dovuto indossare per il viaggio.
L’uomo non si presentò le disse solo di vestirsi, Angela indossò le calze autoreggenti che si trovavano nel pacco, non c’era biancheria intima, l’abito semplice si indossava come un camice e si allacciava sul davanti, la gonna molto ampia bastava sollevarla per accedere alle sue parti intime.
L’uomo aveva una quarantina d’anni, era un tipo taciturno, anche se di bell’aspetto, fisicamente sportivo, capelli nerissimi tagliati elegantemente, fresco di barbiere, molto curato, i suoi modi erano autoritari le disse solo “seguimi”.
Uscirono, scesi nel parco la fece salire su un auto sportiva, Angela non aveva nemmeno guardato che auto fosse, per lei che fino a qualche tempo prima ci teneva a guardare l’eleganza ora era ben poco interessata se l’auto costasse un milione o cento milioni fosse di una gran marca oppure fosse un utilitaria della Fiat. Tutto ciò contava poco.
Partirono presero l’autostrada gli chiese dove fossero diretti, l’uomo per tutta risposta le diede un ceffone, da quel momento tacque, restava con gli occhi chiusi oramai rassegnata alla sua sorte presa da una specie di apatia non aveva nemmeno guardato dove erano e dove si stavano dirigendo, aveva rinunciato a se stessa e oramai pensava che quella sarebbe stata la sua sorte senza possibilità di uscirne.
Quando uscirono dall’autostrada Angela si svegliò, aveva dormito perché era inutile qualsiasi cosa e così per un po’ era uscita dalla realtà, si sentiva ancora più esausta di quando erano partiti, si disse che doveva smettere di pensare.
Giunsero ad una casa di campagna, l’uomo scese e lei lo imitò, l’uomo la prese per mano e la condusse in questa casa, appena dentro le fece vedere dov’era il bagno, le disse di farsi una doccia, che poi avrebbe potuto andare in camera da letto.
Angela obbedì si spogliò, e si accinse a lavarsi, non tanto perché fosse sporca quanto per togliersi di dosso il senso di spossatezza che le aveva procurato quel viaggio in automobile.
Appena uscita dalla doccia l’uomo era lì che l’attendeva, le diede un accappatoio con il quale asciugarsi e poi la condusse in una camera da letto, le diede l’ordine di aspettarlo e la lasciò sola.
L’uomo andò a lavarsi, Angela poté sentire il rumore della doccia, s’immaginò che appena finito vorrà prenderla, e si sedette sul letto in attesa.
Appena l’uomo ritornò in camera le si avvicinò le tolse l’accappatoio e si spogliò anche del suo, poi iniziò a baciarla, Angela si abbandonò alle carezze ed ai baci dell’uomo.
Lui la chiamò “melissa”, allora ricordò che quello era il suo nome d’arte, lei rispose “sì signore”, lui le sorrise e disse “dovrai chiamarmi sempre Signore o padrone” e lei Prontamente rispose “Sì, Signore”.
Lui la baciava nei punti giusti, e dopo un po’ Melissa cominciò a rilassarsi e ad abbandonarsi al piacere che saliva in lei, era inutile resistere, ed era uno sforzo troppo grande e che l’avrebbe esaurita.
Melissa la schiava decise che doveva scordarsi d’essere Angela la moglie di Gianni Ferri, adesso doveva considerare solo il presente. Il suo padrone attuale non doveva essere insoddisfatto di lei, e quindi si adoperò a rispondere ai suoi baci con la massima partecipazione, lui la prese a lungo era molto resistente e Melissa non poté fare a meno di avere diversi orgasmi, non aveva un pene enorme era molto normale più o meno come tanti ma aveva una resistenza incredibile, la rigirò e la penetrò anche dietro dove oramai tra il sudore e il suo godimento che le era colato nel solco era già lubrificata, la prese dietro a lungo e riuscì a farle avere un’altro orgasmo. Quando l’uomo cominciò ad accelerare il ritmo perché stava per godere, le disse: “appena mi sfilo vieni a prenderlo in bocca, non devi sprecare nemmeno una goccia del mio sperma”, Melissa per quanto spossata desiderosa solo di lasciarsi andare e riposare, appena lui le uscì dal retto si voltò per prenderlo in bocca, e iniziò a pomparlo sentiva il sapore dei suoi succhi intimi e del suo culo, ma leccò furiosamente senza pensare e lui le scaricò un ondata di sborra in bocca, che quasi la soffocò, ma lei attenta a non scontentarlo ingoiò tutto diligentemente.
Alla fine poté stendersi e riposarsi, aveva goduto molto con questo strano amante silenzioso, magari se la sua vita si manteneva così forse non sarebbe stato troppo male in fin dei conti essere una prostituta.
Non sapeva il suo nome e non osava chiederlo, doveva accontentarsi di conoscerlo come il suo “padrone”, e questo un po’ le dispiaceva, ma lei non lo avrebbe certo irritato chiedendoglielo.
L’indomani sera la condusse in un locale notturno, lì una donna che le fu presentata come la Signora direttrice, le spiegò che avrebbe dovuto esibirsi in uno spogliarello, come introduzione degli altri spettacoli, dopo il numero sarebbe andata in sala per fare compagnia ai clienti del locale, e cercare di farsi offrire dello Champagne.
Se qualcuno desiderava qualche prestazione sessuale da lei, doveva informare uno dei camerieri, il quale le avrebbe fatto sapere se poteva accettare o meno.
Se il cliente poteva pagare la tariffa richiesta avrebbe potuto salire al piano superiore dove vi sono delle camere disponibili per l’intrattenimento della clientela.
Melissa riscuoteva un grande successo, in molti volevano stare con lei, ma la direzione concedeva a pochi questa possibilità, lei non sapeva quanto chiedevano per le sue prestazioni, ma visto il tipo di selezione della clientela era una cifra consistente. Ogni volta che doveva salire in camera con un cliente, veniva informata del tipo di prestazione che doveva essere fatta al cliente, dalle più semplici come il vederla solo abbigliata con biancheria intima e fare servizi solo di bocca, a chi voleva solo il culo, a chi era più complicato voleva legarla o farla camminare come un cane prima di prenderla, qualcuno volle sculacciarla, in fondo nulla di terribile, solo due clienti desiderarono frustarla ma con una frusta che era abbastanza morbida non era stato insopportabile, tutte le volte lei era riuscita ad avere il suo piacere.
E così passò la quindicina di giorni previsti.
Passò in un altro locale, e in pratica la situazione era simile, vennero a prenderla la portarono in una casa, e il giorno successivo riprese il lavoro cambiava il luogo ma la vita era esattamente la stessa, nel secondo locale la differenza consisteva che la clientela era composta per lo più da coppie, e che i clienti erano associati e per avere la tessera era necessario venire presentati.
Ebbe numerose richieste, soprattutto di fare l’amore con donne davanti al loro marito, a volte con lui partecipativo altre no, qualcuna era un po’ sadica e desiderava vederla sottomessa e la trattava come una cagna, altre erano più dolci, c’era una discreta varietà, e Melissa soddisfece tutte le richieste non si sottrasse ad alcuna prestazione.
In un locale successivo, la clientela era composta di sole donne, ma che la clientela fosse femminile o maschile, non cambiava molto tutto era molto simile nella gestione, faceva lo spettacolo e poi lavorava in sala, a volte saliva nelle camere per un ora altre volte per l’intera notte. Anche se era una prostituta a tutti gli effetti e non avrebbe mai pensato di diventarlo Angela-Melissa non si sentiva in colpa, aveva sempre avuto un certo disprezzo per le prostitute nella sua educazione borghese, ma adesso che era stata in fondo costretta ad esserlo, non le dispiaceva, trovava anche un certo piacere nel suo ruolo, tra l’altro una delle ragazze le aveva detto che una notte con lei costava 4.000.000 di lire, era una buona tariffa e questo in qualche modo la faceva sentire orgogliosa.
Come lo sapeva quella ragazza gli rivelò che c’era un registro e aveva letto il suo nome con vicino un numero ed era – Melissa 4M- e questa era la tariffa prevista per la notte intera.
Passarono così alcuni mesi, ogni quindici giorni in un locale nuovo, finito questo periodo dei Night arrivò ad un locale molto diverso, sembrava una specie di bordello ottocentesco, tutte le ragazze erano vestite molto più succintamente che nei Night, anzi erano praticamente sempre con addosso solo la biancheria intima.
Appena giunta fu lasciata lì dal suo accompagnatore in mezzo alla sala d’ingresso dove si trovavano almeno una ventina di donne. Rimase quindi in attesa che le venissero dati ordini, nessuno si curava di lei, fece un passo in avanti e alla sua destra vide una ragazza che era n ginocchio con la fronte rivolta verso il muro,la vedeva solo di profilo, non scorgeva i suoi lineamenti perché coperti dai capelli, aveva le natiche belle tonde ed erano segnate come se fosse stata frustata, in quel momento Melissa avrebbe desiderato essere dall’altra parte della stanza per poter vedere meglio quel culo coperto di segni, e si stava eccitando, si disse oramai sono una pervertita.
Una donna elegante, vestita con un tailleur blu, sembrava una manager e l’unica vestita oltre a lei in quel luogo si diresse diritta verso di lei, doveva avere circa 45-50 anni molto ben curata e sorridente le disse: “Tu devi essere Melissa, puoi chiamarmi Signora Olga” Melissa rispose subito al saluto con umiltà sorridendo e con voce sommessa e abbassando gli occhi come le era stato insegnato.
La signora Olga chiamò una ragazza alta, ben fatta che indossava un completo nero, corsetto calze, tanga e vestaglia trasparente, e gliela presentò come Margareth, e disse dormirai in camera con lei, ti dirà lei cosa fare, e per tua norma sappi che è anche lei la preposta alle punizioni delle disubbidienti, Poi rivolta a Margareth le disse: “mia cara, questa è Melissa, deve stare sempre nuda, mettile collare e guinzaglio, e puniscila spesso”.
Margareth sorrise, fece un cenno con il capo alla Signora che se ne andò, poi rivolta a Melissa le disse: “spogliati subito” Melissa restò un attimo interdetta chiedendosi come mai questo cambiamento improvviso un ceffone la riscosse dai suoi pensieri e appena ristabilito il suo equilibrio che il ceffone aveva provocato iniziò a spogliarsi, non voleva iniziare il primo giorno facendosi voler male, si era accorta che se ti prendeva in cattiva luce in quel mondo vivevi male.
Si denudò e restò nuda davanti a questa stupenda donna alta che la sovrastava di almeno cinque o sei centimetri con dei capelli nerissimi, e con un ovale del viso stupendo, solo lo sguardo era di una severità che non prometteva nulla di buono. Una ragazza si avvicinò ad un cenno di Margareth e raccolse i suoi abiti e se li portò via, poi, Margareth si rivolse direttamente a Melissa dicendole che avrebbe dovuto chiamarla Signorina Maggie, adesso camminerai davanti a me e salirai la scala, ti guiderò io, fino alla nostra camera, e come Melissa le passò accanto, Maggie iniziò a colpirla sulle natiche, Melissa sobbalzò e accelerò l’andatura, e così andarono su per le scale con Maggie che colpiva le natiche di Melissa e tutte le ragazze sembravano divertite dallo spettacolo, giunsero alla fine di un corridoio e Maggie smise di sculacciarla solo quando furono davanti alla porta della loro camera, aprì e la fece entrare. Una volta dentro la fece piegare un po’ sul busto e le diede altri cinque sculaccioni, e Melissa restò nella posizione che le era stata imposta, il viso pieno di lacrime perché le natiche le bruciavano come anche il suo orgoglio.
“Mettiti sul letto, testa sul cuscino e culo in alto, non è ancora finita sai, qui vedrai è tutta un’altra musica, finora dove sei stata te la sei spassata” le disse Maggie con tono perentorio e Melissa obbedì senza discutere anzi con prontezza.
Melissa era in posizione, tremante e si diceva che non se lo aspettava questo trattamento, Maggie le si avvicinò, e le infilò la mano tra le natiche e cominciò ad accarezzarla, le toccò tutta la sua fessura, raggiunse il clitoride e cominciò a toccarlo e a stuzzicarlo roteando le dita, quando sentì che Melissa si stava lubrificando dall’eccitazione, risalì fino al buchetto lo penetrò con le dita, Melissa si sentiva come una vacca al mercato.
Intanto Maggie le parlava, le disse che i suoi ordini non avrebbe mai dovuto discuterli, non doveva mai contraddirla in nulla, e che l’avrebbe battuta tutti i giorni, fino a quando sarebbe rimasta lì, avrebbe sempre avuto il culo rosso.
Poi prese uno scudiscio e le affibbiò sei colpi sulle natiche in rapida successione tanto da lasciare Melissa sorpresa e senza fiato.
Poi le ordinò di farla godere, Maggie si sistemò vicino al volto di Melissa con le cosce ben aperte e Melissa decise che non voleva certo deludere questa sua nuova padrona, e si tuffò a leccare a succhiare quella fica spalancata portando Maggie all’orgasmo.
Appena ebbe finito, Maggie le disse “adesso vieni andiamo in bagno, ci laveremo, devi imparare a lavarmi come voglio io”.
Entrarono in una vasca da bagno, che aveva anche l’attacco per il getto doccia, tirarono la tendina e Melissa si dedicò a lavare la bella Maggie con molta attenzione e delicatezza, e Maggie lavò Melissa e la portò anche all’orgasmo lavandole la fessura la masturbava”
Quando uscirono dal bagno dopo che si furono asciugate, Maggie fece indossare a Melissa un collare, le agganciò un guinzaglio, e le disse che sarebbe stata sempre così con lei per tutta la sua permanenza, le disse che dovrà mangiare vicino a lei, ma sempre in ginocchio sul pavimento, dormirai sul pavimento ai piedi del mio letto, forse qualche volta ti permetterò di venire nel letto vicino a me se ne avrò voglia , ma te lo devi meritare.
Maggie scese nel salone con Melissa al guinzaglio, dove dovevano attendere l’arrivo dei clienti.
La ragazza che all’ingresso Melissa aveva visto in punizione, adesso non era più in ginocchio, Melissa la riconobbe perché anche lei era nuda come lei e portava il collare, era tenuta al guinzaglio da una ragazzina di 18 anni al massimo, che prima non aveva visto, il culo della donna era striato, era asciutta, abbastanza carina, non aveva cellulite, benché dovesse avere più di 35 anni.
Visto con quale curiosità Melissa guardava l’altra donna schiavizzata, Maggie generosamente le disse che la più giovane la padrona era la nipote, figlia della sorella della donna tenuta al guinzaglio e si chiamava Susanna, la ragazza invece si chiamava Alba, tutta la faccenda è dovuta al fatto che la zia Susanna è stata sorpresa a letto con il cognato, ossia il padre di Alba e allora quest’ultima aveva organizzato con alcuni amici di attirare la zia in trappola, siccome Susanna era divorziata e aveva deciso di divertirsi, erano riusciti a farle fare un incontro con un giovane che era minorenne, lei aveva bevuto e non sapeva che il ragazzo aveva solo sedici anni, ma questo non è importante, le hanno fatto delle foto e quindi o accettava di diventare la schiava della nipote, oppure avrebbero fatto pervenire le foto alle autorità, come puoi vedere ha accettato la condizione, e adesso la nipote la prostituisce, e lo può fare perché l’altra ha accettato tutte le condizioni e la porta qui un paio di volte al mese, e quando c’è, è molto richiesta e pagano bene per averla a disposizione.
Nei giorni che seguirono il suo arrivo, Melissa fu molto richiesta, anzi la più richiesta forse perché era una novità, succede spesso così, era sempre accompagnata da Maggie, veniva sculacciata alla presenza dei clienti oppure dai clienti stessi. Le uniche prestazioni fisiche che le venivano richieste erano la fellatio e la sodomia, solo poche volte fu presa dalla parte principale.
Maggie la faceva stare sempre con lei a letto, le piaceva molto farsi leccare da Melissa prima di dormire, e Melissa stava diventando brava nel leccare la fica, e le diceva sempre che per una che non è lesbica era una stupenda “leccafiche”.
A Melissa tutto sommato non era dispiaciuto restare in quel bordello, si era anche affezionata a Maggie, e viceversa, infatti la sua “padrona” del momento era stata molto poco padrona e molto amante, e aveva raggiunto momenti di grande piacere con quella dominatrice, anche giocare con l’altra schiava Susanna su richiesta di alcuni clienti più affezionati le era piaciuto, e il prezzo delle prestazioni in quei casi era lievitato notevolmente.
Susanna le raccontò che era da un anno che viveva quest’ esperienza, all’inizio era stata dura e aveva odiato Alba, ma adesso, quando era scaduto il periodo concordato con la nipote, fu lei a supplicarla di tenerla come sua schiava.
Dopo i primi tempi in cui tutto dentro di lei si ribellava a questa situazione, all’improvviso si era resa conto che le piaceva essere una schiava sessuale, aveva cominciato a godere come in nessuna altra situazione precedente, e ogni volta che sua nipote la umiliava lei si bagnava, e se veniva sculacciata stando sulle ginocchia della nipote arrivava anche all’orgasmo.
Venerava sua nipote come una Dea, la sua Signora e padrona, e voleva restare con lei, la nipote aveva accettato, e per il suo piacere e anche per il tornaconto economico la portava al bordello una settimana al mese.
Vivevano entrambe in quella che era stata la casa di proprietà di Susanna, che ovviamente l’aveva ceduta alla nipote, perché non era normale che lei fosse padrona di alcunché, voleva essere la schiava in modo totale e lo era adesso, rinunciando a qualsiasi bene, si vestiva solo se la padrona lo ordinava e indossava solo ciò che la padrona le permetteva di indossare, e questo le permetteva di vivere in modo pieno la sua sessualità.
Il ragazzo della nipote sapeva di questa situazione e non aveva obiettato, ogni tanto la nipote le permetteva di assistere ai suoi rapporti con il fidanzato e poi lei poteva leccarla per ripulirla, soffriva un po’ nel vedere la sua padrona godere con un’altra persona, ma se le permetteva di assistere per lei era già un premio.
Melissa era perplessa, e pensava come sia possibile arrivare ad abituarsi a questa vita? Anche se la situazione con Maggie le era piaciuta, e aveva goduto diverse volte, si chiedeva se lei sarebbe riuscita a vivere pienamente in quella condizione come libera scelta. Decise che avrebbe chiesto a Maggie se poteva tenerla lì, almeno per provare se era quello che lei desiderava, era un po’ confusa.
Quella notte volle parlarne con Maggie, e mentre erano abbracciate nel letto, si facevano delle coccole, dopo l’amore, si decise e le chiese se poteva restare lì con lei fino alla fine del contratto o del saldo del debito. Maggie la guardò sorpresa di una simile richiesta, ma le rispose che non era possibile, lei era destinata ad un percorso prestabilito per il suo addestramento, questa era solo una tappa, solo alla fine del percorso sarebbe stata collocata e non sapeva né dove, né a quali condizioni, anche a lei sarebbe piaciuto tenerla con sé, ma non aveva il potere di prendere simili decisioni.
Oramai il suo periodo era alla fine in quel locale, le disse: “ancora qualche giorno e verranno a prelevarti”.
Melissa aveva finito il suo periodo, e come se lo aspettava vennero a prelevarla, questa volta salì su un furgone chiuso senza permetterle di rivestirsi, in questo modo lei non vedeva nulla era come cieca, viaggiarono a lungo, dopo molte ore imboccarono una strada sterrata, erano in campagna come constatò scendendo dal furgone, la fecero mangiare e le permisero di fare i suoi bisogni, essere nuda solo con il collare e dover essere trattata all’aperto come un animale da quegli uomini non era la stessa cosa che con Maggie protetta all’interno delle mura di una casa.
Dopo questa sosta, risalì sul furgone, e ripresero il viaggio.
Melissa si mise a dormire,era inutile sprecare energie e preoccuparsi meglio approfittarne per dormire.
Viaggiarono per l’intera notte, al mattino, quando la fecero scendere era giorno inoltrato, anche adesso erano in aperta campagna, erano dinanzi ad una casa colonica enorme era fatta a corte, come quelle di una volta, c’era un portone che dava su un ingresso di un enorme cortile tutte le abitazioni avevano gli usci che dava sull’interno, era una zona isolata circondata da campi e boschi, varcarono il cancello a piedi tenendola per il guinzaglio, nel cortile c’era gente, ognuno affaccendato nei suoi lavori, c’erano donne che facevano il bucato il una vasca, uomini che aggiustavano attrezzi, era come se fosse una corte medievale, erano tutti o quasi di colore, neri, mulatti, nordafricani e mediorientali, ci saranno state presenti una ventina di persone.
Lei era nuda condotta al guinzaglio in un simile contesto, adesso sentiva la vergogna che le arrossava il volto, e si chiedeva che cosa le sarebbe accaduto. Venne condotta davanti ad un uomo che era seduto ad un tavolo ad una lato del caseggiato davanti ad un portico, era un nero dall’aspetto assai imponente, indossava una tunica africana molto colorata con arabeschi, due giovani donne di colore erano vicino a lui abbigliate all’araba, lui sorseggiava una bevanda calda, te o caffè.
Giunti dinanzi al suo tavolo, gli uomini gli dissero che avevano portato la Schiava Melissa, lui rispose che li stava aspettando, fece un cenno ad una delle sue donne, la quale si avvicinò e prese il guinzaglio di melissa che l’uomo che l’aveva guidata le consegnò. Tirò sul guinzaglio e Melissa fu costretta a seguirla, la fece avvicinare all’uomo di colore e la costrinse a piegarsi e ad inginocchiarsi davanti a lui.
L’uomo si chiamava Omar, così aveva udito dagli uomini che l’avevano condotta lì, gentilmente chiese ai due se desideravano bere qualcosa, ma loro rifiutarono dicendo che erano attesi, e avevano fretta, perciò salutarono e se ne andarono. Melissa li guardò disperata, quello non era un Night e nemmeno una casa di appuntamenti, cosa sarebbe successo? La situazione era diversa dal solito l’essere nuda in un contesto come questo era molto diverso, non c’era nulla di erotico, c’era solo la vergogna di essere nuda in mezzo ad una piazza piena di gente, come se si aspettasse di essere arrestata per atti osceni in luogo pubblico, guardò gli uomini che si allontanavano si mise a piangere e li richiamò chiedendo loro di non abbandonarla lì, loro risero e proseguirono.
Omar si rivolse alla donna, e le disse che era inutile piangere, doveva smetterla subito o l’avrebbe punita molto severamente.
Melissa cercò di calmarsi, ma le era difficile riuscire a smettere di piangere, allora l’uomo visto che non obbediva decise che sarebbe stata punita immediatamente, si rivolse alle due donne, una di loro si allontanò, Melissa non sapeva in che lingua aveva parlato e non aveva capito niente.
La donna tornò con dei bracciali di cuoio e delle corde, Omar allora rivoltosi di nuovo a Melissa le disse che fra un po’ avrà un ottimo motivo per piangere, due uomini si avvicinarono portavano un cavalletto, lo sistemarono a poca distanza dal tavolo, v piazzarono sopra melissa piegata in due con le natiche rivolte verso il tavolo e la legarono, le misero i bracciali di cuoio, ai polsi e alle caviglie, fecero passare le corde negli anelli dei bracciali alle gambe del cavalletto.
La donna che aveva portato le corde si piazzò dietro di lei, impugnava una paletta ricoperta di cuoio, un padule di quelli seri, non era liscio, aveva delle irregolarità, come tante piccole concavità.
Iniziò a sculacciarla con regolarità, le diede almeno una decina di colpi prima di fermarsi, Melissa era agitata, non riusciva a calmarsi e lo stato di tensione e paura in cui verteva le faceva stare così rigida e sentire un dolore maggiore di quanto non fosse, la donna non l’aveva colpita con eccessiva violenza, meno di quanto non faceva Maggie. Melissa Soffriva più per la situazione strana in cui si trovava, la paura la attanagliava. Rimpiangeva Maggie e le sue sculacciate adesso era tutto molto diverso non si rilassava e non si era nemmeno eccitata da questa punizione. Temeva che lì sarebbe stata uccisa, cosa le stava capitando?
La donna che l’aveva sculacciata si allontanò, tornò poco dopo con una frusta, Melissa tremava dalla paura, vedendola avvicinarsi adesso temeva per la sua salute fisica e psichica. Pensò che l’avrebbero uccisa di botte? Questo fù il suo pensiero!
Cominciò a ripensare alle parole di Amina, quando le disse “ tu sei razzista, hai militato in un partito di destra di ispirazione nazista” lei aveva negato, ma era stata una sua posizione di gioventù e aveva avuto dei pregiudizi e delle paure nei confronti della gente di colore, adesso si preoccupava che sapendo questo si sarebbero vendicati, con Amina era riuscita a sottomettersi benché incoraggiata dalle scudisciate, anche perché era bellissima e non era proprio scura, era come se fosse abbronzata.
Adesso invece le persone che le stavano intorno erano neri, ed era spaventata pensava che erano dei selvaggi, ignorava le loro intenzioni e si sentiva abbandonata e disperata.
Le due ragazze avevano dei lineamenti europei, ma la pelle molto marrone, erano piuttosto belle, e iniziarono a colpirla alternativamente prima una e poi l’altra la fustigazione proseguì con colpi cadenzati, e Melissa iniziò a urlare, le avevano segnato ben bene le spalle e stavano scendendo verso le natiche già arrossate precedentemente, ad ogni colpo, rispondeva un urlo di Melissa.
Fino a quel momento tutte le punizioni ricevute avevano avuto un carattere erotico, ma adesso era solo una punizione il cui scopo era farle male.
Le ragazze forse seguivano degli ordini precisi, le diedero solo quattro colpi sulle natiche e scesero subito sulle cosce e poi sui polpacci, le faceva molto più male che sulla schiena, le sue urla sembravano urla di agonia le vennero dati altri cinque o sei colpi sulle gambe poi si fermarono. Melissa si accasciò sul cavalletto, quasi con sollievo non era ancora morta, appena aveva pensato che fosse finita, una delle ragazze le assestò quattro violenti colpi di frusta sulle natiche cogliendola di sorpresa, le parve di essere lacerata, urlò con tutto il fiato che aveva da restare senza voce prima di accasciarsi oramai totalmente sfinita.
Restò legata per circa una mezz’ora, sotto il sole, poi una delle donne le si avvicinò portando un catino e con una spugna la lavò le passò una pomata sulle parti dolenti con molta delicatezza. Poi slegata da degli uomini venne sollevata di peso e portata sotto il portico all’ombra, dove le fissarono il guinzaglio ad un anello sul muro e le legarono nuovamente le mani dietro la schiena, rimase distesa sulla paglia che le faceva da giaciglio per circa un’ora.
Venne la ragazza che l’aveva frustata, la slegò, impugnò il guinzaglio e la costrinse a seguirla dentro la stalla, c’erano molti box tipici delle scuderie, con pareti di legno e anche delle sbarre che arrivavano al soffitto partendo da mezz’altezza, la fece entrare in uno di questi box, la condusse fino ad un angolo, dove c’era un giaciglio fatto di paglia e sopra una coperta.
A quel punto per la prima volta le rivolse la parola, aveva una voce quasi da bambina molto dolce, le disse che se si comportava bene non l’avrebbe fissata all’anello sul muro quindi avrebbe potuto muoversi all’interno del box liberamente, e presto sarebbe uscita di lì, ma lei non doveva mai parlare, né dimostrare più intelligenza di un cane, anzi doveva comportarsi come un cane, allora le chiese se aveva capito quello che le aveva detto doveva limitarsi a leccarle la mano, e così facendo la ragazza le tese la mano. Melissa era spaventata e stava ancora pensando confusa, aveva paura, ma questi pretendevano non fosse più di un cane, anzi un semplice animale, fare la cagna ecco cosa si pretendeva da lei, era impietrita senza capacità di ragionare, la giovane si rese conto che era un po’ scioccata e allora le si inginocchiò accanto e iniziò ad accarezzarle i capelli sussurrandole dolcemente che le conveniva adeguarsi alla situazione, altrimenti per lei le cose saranno più difficili e le punizioni più crudeli, le conveniva riflettere se non accettava questa sua nuova condizione sarebbe stata legata in ginocchio nel recinto dei cani e sarebbe stato peggio perché si sarebbero accoppiati con lei, sarebbe sufficiente mettere una cagna in calore lì vicino e loro si sarebbero sfogati su di lei. Quelle parole furono sufficienti a Melissa per capire che doveva cedere non aveva senso peggiorare le sue già difficili condizioni, e iniziò a leccare la mano della ragazza come se fosse un cucciolo, allora cercò di guaire e di agitare le natiche come fanno i cani per fare le feste benché non avesse la coda l’effetto era abbastanza credibile, allora la giovane donna le sorrise e le disse che era brava, e la accarezzò come se fosse una cagnetta, a quel punto Melissa malgrado il dolore dovuto alle frustate si mise sulla schiena e tenendo le braccia e le gambe rivolte in su come fanno i cani che vogliono le coccole e le carezze sul ventre, per dimostrare alla giovane donna che aveva capito.
La ragazza rise felice di avere convinto la nuova cagnetta in così poco tempo le fece un po’ di coccole carezzandole il petto ed il ventre e allora le disse: “Brava, hai capito, vedi se continui così andrà tutto per il meglio”. Melissa aveva sete, si rimise carponi e si mise ad ansimare tenendo la lingua di fuori. La nera la guardò stupita e felice le disse “hai sete vero?” Melissa abbaiò, per risposta, la ragazza le disse sii paziente e ti porterò subito da bere e da mangiare vedrai.
Si allontanò e dopo pochi attimi arrivò con due ciotole, in una che pose in un angolo versò dell’acqua da un rubinetto che era nello stesso box, e nell’altro ci mise dentro del pane con dei pezzi di frutta varia erano evidenti avanzi del pasto loro, Melissa obbediente nel suo nuovo ruolo iniziò a bere, e appena dissetata, si avvicinò al pasto, e iniziò a mangiare in fondo era dalla sera precedente che non mangiava.
Appena ebbe finito tutto il suo pasto la nera la guardò sorridente le accarezzò il capo come si fa con un cane ben ammaestrato e se ne andò.
Solo a quel punto Melissa si rilassò e si mise a piangere, non aveva mai immaginato di provare tanta umiliazione, ma non voleva correre il rischio di essere montata da dei cani, oramai aveva deciso se doveva comportarsi come una cagna lo avrebbe fatto, lei da ragazzina aveva avuto un cane, e sapeva perfettamente come dimostrano affetto ai loro padroni, avrebbe imitato alla perfezione i suoi atteggiamenti, non valeva la pena rischiare di essere massacrata di botte.
Quando la ragazza nera ritornò, verso sera con un’altra ciotola in mano, Melissa si mise nella posizione di attesa sentendola arrivare e iniziò ad abbaiare di felicità come avrebbe fatto un cane, era in attesa con gli arti tesi carponi, appena la nera entrò nel box, lei iniziò a festeggiarla a scodinzolare, la nera rise e disse: “Brava la mia cagnetta, sei felice di rivedere la tua padrona che ti porta da mangiare?” e Melissa cercò di dimostrare gioia ed impazienza come fanno i cani in quelle situazioni, rendendo soddisfatta la giovane donna nera.
Melissa benché aveva mangiato a mezzogiorno, adesso aveva comunque appetito, gli avanzi erano pochi e l’avevano appena sospeso i morsi della fame inoltre questo era una specie di minestrone caldo e non avanzi, quindi lo mangiò con appetito, c’erano oltre alle verdure dei pezzi di pollo dentro, un po’ di carne le avrebbe fatto bene. La padrona restò lì ad osservarla compiaciuta, soprattutto perché Melissa faceva il possibile per impegnarsi nel suo ruolo, leccò anche avidamente la ciotola ripulendola, nulla era rimasto, appena ebbe terminato Melissa andò verso la padrona per leccarle la mano e farle capire dirigendo il muso verso l’altra ciotola che aveva anche sete.
La padrona sorridente la guardò divertita dalla sua mimica “hai sete vero?”, Melissa abbaiò assentendo in questo modo, allora la padrona si avvicinò alla ciotola e si sollevò le gonne si accucciò sulla ciotola e iniziò ad urinare dentro, doveva essere parecchio che si tratteneva perché fu un getto bello lungo e chiaro doveva aver bevuto parecchio.
Rialzatasi e rivolta verso Melissa disse: “ecco la mia cagna adesso ha da bere”, Melissa non riuscì a trattenersi e iniziò a piangere le lacrime le colavano giù per le gote, era lì ferma davanti alla sua padrona in piangendo silenziosamente, mentre la nera aveva le gonne sollevate all’altezza del ventre, allora la nera le si rivolse dicendo:” vieni qui subito e leccami per asciugarmi,e poi non avrai altro da bere fino a quando non avrai finito quello che c’è dentro alla ciotola e in mia presenza”.
Melissa era oramai sconfitta, sapeva che avrebbe dovuto cedere, e si avvicinò per leccare prima il sesso della sua aguzzina, e lo fece anche provocandole subito una certa eccitazione, la nera si bagnò e Melissa ne approfittò per leccarla a lungo chissà forse se la faceva godere sperava in un suo ripensamento e la fece godere in brevissimo tempo, certo cerebralmente per l’altra doveva essere un piacere schiavizzare e umiliare la bianca.
Appena giunta all’orgasmo si rilassò si sedette sulla paglia. Chiamò a sé la sua cagnetta, e le disse: “ sei una stupenda lecca-fighe, mia piccola cagnetta ci divertiremo molto insieme”, ma adesso devi dimostrarmi ancora la tua totale sottomissione andando a dissetarti con il mio nettare”.
Melissa aveva lo sguardo implorante, ma l’altra non si intenerì, si alzò, prese in mano il guinzaglio che era stato appeso al muro e rivolta verso Melissa “forse preferisci andare nel canile, chissà che una notte passata nel canile non ti convinca a bere il mio prezioso nettare” Melissa terrorizzata all’idea si precipitò verso la ciotola e iniziò a lappare la piscia della padrona, si sforzò, aveva dei sensi di nausea, ma riuscì a controllarsi e vuotò la ciotola fino all’ultima goccia.
La nera allora le disse: “torno domani, e se sarai altrettanto obbediente…” lasciò la frase in sospeso, e se ne andò.
Melissa si distese sopra il suo giaciglio, e cercò di scordarsi di tutto, voleva poter dormire e chissà sperava che fosse solo un incubo e che si sarebbe risvegliata a casa sua, era un’illusione ma…
Dopo un’oretta lei era assopita, sentì dei rumori qualcuno si stava avvicinando, i passi erano quelli di un uomo erano pesanti, allora alzò la testa e vide davanti al box sorgere l’uomo, ne fù spaventata ma i suoi riflessi già avevano ripreso a funzionare secondo i criteri della sopravvivenza, e si mise subito a quattro zampe, ma indietreggiò nell’angolo in attesa degli eventi, era spaventata e si chiedeva quale sorte le sarebbe riservata con la presenza di quest’uomo, almeno ci fosse anche la donna che le era stata vicina durante il giorno, Melissa gemeva con un flebile guaito di cane implorante pietà senza sapere per cosa.
L’uomo sorrise, e disse: “su vieni qui cagnetta, su, su” Melissa si avvicinò con la testa bassa, l’uomo la prese per il collare e le disse “su stai ferma ti metto un po’ di pomata”, e si mise a spalmarle una pomata che aveva con sé su tutta la schiena e le natiche, finita l’operazione, l’uomo le fece una carezza proprio come si fa con un cane Melissa allora conscia di doverlo ringraziare gli leccò la mano e scodinzolò come avrebbe fatto un cane riconoscente nei confronti del padrone. Lui le si rivolse con tono gentile: “se continuerai a essere brava così, domani stesso forse ti farò venire su in casa” Melissa rispose abbaiando con un tono che doveva esprimere felicità e gli leccò nuovamente le mani.
L’indomani,vennero a portarle da mangiare, poi la ragazza si sedette su uno zoccolo di legno, e la chiamò, le mostrò un bastoncino, glielo mise davanti al volto, Melissa allora interpretò il suo ruolo, e prima annusò poi cercò di prenderlo, la ragazza glielo sottrasse, la tenne per il collare mentre Melissa continuando a comportarsi come un cane tentava di prenderlo trattenuta dalla ragazza, la quale si stava divertendo nel costringerla a questo gioco umiliante, glilo avvicinò ancora al viso e poì lo lanciò in fondo al box, le disse vai, Melissa andò a raccoglierlo e presolo tra i denti si mise a scodinzolare come riteneva avrebbe fatto un vero cane con il bastoncino tra i denti.
La ragazza la chiamò, ma lei si accucciò ritenendo che se avesse obbedito subito non sarebbe stata credibile, e tenne il bastone in bocca.
La ragazza si avvicinò, le prese l’osso dalla bocca, Melissa non voleva fare resistenza doveva ritenersi timorosa della padrona e infatti lo era, e cedette il bastone.
Il gioco ricominciò fino a quando dopo alcuni tentativi Melissa riportò il bastone alla padrona, ponendolo ai suoi piedi, si guadagno una carezza e un biscotto che accettò, e divorò con voracità come fanno gli animali.
Nel tardo pomeriggio, venne a riprenderla, le mise un guinzaglio e se la portò in cortile, lì intorno ai tavoli imbanditi c’era tutta la comunità, venne portata vicino al padrone.
La ragazza le fece ripetere il gioco mandandola a riprendere il bastoncino, e Melissa si comportò come ci si aspettava da lei un cane bene addestrato e obbediente, correndo carponi nell’aia per fare piacere ai spettatori, se la ridevano di vederla ridotta allo stato di un cane, era rossa come un pomodoro, si trattenne comunque dal mettersi a piangere, e superò la prova.
Lo dovette fare per una decina di minuti riportava il bastone, la ragazza lo lanciava lei lo rincorreva e lo riportava, poi divertitisi abbastanza smisero per dedicarsi al loro pasto.
Intorno ai tavoli era tutto un vociare, di cui lei non poteva capire una parola, lei era tra l’altro meno che un animale per questa gente, e il fatto che non capisse il loro linguaggio la fece sentire veramente come se fosse in un mondo alieno, dove poteva essere considerata meno di niente.
Restava accucciata a fianco del padrone, lui mangiava, poi le lanciò l’osso che era rimasto di quello che aveva mangiato, lei lo prese al volo, c’era ancora parecchia carne intorno, e si accinse a divorarlo, tenendolo tra le zampe, usando le mani con le dita unite, in modo che apparisse un cane veramente, e questo piacque al padrone, e così continuò con gli avanzi del padrone per tutta la serata, siccome la mimica era molto piaciuta, gli avanzi successivi furono più sostanziosi.
Per lei sopravvivere era l’unica cosa che contava, e non voleva restare così, sperava nelle parole dette dal padrone il giorno prima che se si comportava bene, l’avrebbe portata in casa, sperava di poter dormire in un vero letto.
Venne riportata nel box quando ebbero finito di mangiare, la ragazza le disinfettò le ginocchia che erano escoriate dalle corse sul terreno dell’aia, poi la padrona le riempì, una ciotola della sua urine e le disse che era per dissetarla, e se ne andò.
Melissa adesso che era sola si lasciò andare al pianto, aveva necessità di sfogare la frustrazione ed il dolore della sua situazione.
Poi si coricò e attese, alla fine però malgrado il disgusto che provava morsa dalla sete, per i cibi piccanti che aveva mangiato, si decise e cercò di dissetarsi con l’urina che la ragazza le aveva lasciato, fece fatica ma alla fine la svuotò.
Poi sì mise a dormire sperando che il sonno l’aiutasse a ristorarsi, e a scordare le sue disavventure.
Al mattino quando venne la padrona, per prima cosa controllò che la ciotola fosse vuota e che non ci fossero tracce di urina in giro.
Le mise il guinzaglio e se la portò fuori, quando furono sotto il portico le disse di alzarsi, Melisse non si mosse subito pensava di non aver capito, l’altra le disse:”su”, lei restando accucciata si alzò come forse faceva un cane sulle zampe posteriori offrendo le braccia alla padrona per farsi sostenere, allora la ragazza le disse: “si sei brava sono già certa che questa lezione l’hai capita, sarai una brava cagnetta all’occorrenza, ma adesso tirati su eretta, in piedi”, Melissa eseguì, felice di alzarsi, sentì un po’ di dolore alle articolazioni ma si mise in piedi, e istintivamente prese una mano della ragazza e gliela baciò come gesto di ringraziamento. Le era grata per davvero e che aveva rinunciato alla sua dignità, sarebbe stata docile e sottomessa.
Uscirono dalla stalla e salirono le scale che portavano all’abitazione, non c’era nessuno, la nera la portò al bagno, la lavò, le diede anche uno spazzolino da denti nuovo, e la lasciò in bagno in modo che completasse da sola la sua toeletta.
Quando uscì,trovò entrambe le nere che l’attendevano, fuori dal bagno l’uomo era seduto al tavolo in sala da pranzo lo intravide solo, perché subito pensò che le due nere avrebbero voluto che s’inginocchiasse, e anticipando qualsiasi ordine si mise subito in ginocchio in atteggiamento sottomesso, e subito piegatasi andò a baciare i piedi alle due nere, visto che non dissero nulla iniziò a leccare loro i pedi alternativamente forse pensando che dovesse continuare a fare la cagna, ne furono sorprese ma gradirono l’atteggiamento con il quale la bianca si umiliava, anche l’uomo che l’aveva vista fu compiaciuto, ma subito le disse:”alzati e avvicinati”, obbediente al richiamo con prontezza scattò e visto che le due nere si scostavano si precipitò ai piedi del padrone, baciandogli i piedi, lui la fece alzare, e la fece sedere al tavolo, le disse che le avrebbe permesso di fare colazione con loro, Melissa rispose con tono umile “grazie padrone”, era già un miglioramento rispetto a prima, sperava che la sua permanenza sarebbe stata meno dura da quel momento, in fondo l’unica differenza in quel momento lì a tavola era che lei era nuda.
Finita la colazione, l’uomo le disse cosa si aspettava da lei, ed inizialmente cominciò spiegandole che nella sua comunità non venivano mai mandate donne bianche, lei era un’eccezione,forse avevano ritenuto che fosse utile al suo addestramento avevano deciso per questa opzione, per ottenere da lei la totale sottomissione e scongiurare ogni eventuale resistenza o ribellione da parte sua.
Il contratto che deve essere onorato con il versamento dei soldi scade fra due mesi circa, e resterai qui fino al giorno della scadenza.
Questa comunità è composta da circa 25 persone in sede permanente, altri invece vanno e vengono, si sono solo sei donne comprese le mie due compagne. Lei qui è l’unica che resterà sempre nuda, e anche l’unica schiava, e sarà la schiava della comunità per il periodo che le rimane da fare, si rivolgerà a tutti i membri della comunità con l’appellativo di padrone o padrona. Per non crearle dubbi ha stabilito per lei delle regole facili da seguire e gliele elencò.
Prima regola si alzerà alle 8,30 del mattino, per preparare la colazione a loro, perché vivrà nella loro abitazione, appena li vedrà saluterà i padroni inginocchiandosi e baciando loro i piedi come omaggio tutte i giorni al primo incontro. Per svolgere i lavori domestici potrà stare in piedi, ma appena finiti i compiti che le vengono attribuiti si rimetterà in ginocchio e si sposterà dentro alla casa a quattro zampe, quindi ogni volta che rientra in casa varcherà la soglia in ginocchio.
In cortile può stare in piedi e i lavori di cui sarà incaricata sono abbastanza facili darà da mangiare ai polli, laverà la biancheria e la stenderà, nulla di difficile.
Ogni qualvolta spostandosi incontrerà qualcuno lei si prosternerà con la fronte a terra, come ogni volta che viene interpellata da qualcuno, abbandonerà ciò che sta facendo e omaggerà il padrone o la padrona che la chiama.
Se nessuno la interpella o non le rivolge il saluto e lei sta lavorando può stare in piedi, continuare il suo lavoro.
Se quando è in ginocchio e la persona che l’ha anche solo salutata e si avvicina allora gli bacerà le scarpe o i piedi.
Se qualcuno la interpella e la ferma con i gesti non solo con le parole, lei resterà immobile in atteggiamento sottomesso fino a quando il padrone o la padrona avrà deciso cosa vuole da lei. Se qualcuno la tocca, lei gli si offrirà e lo agevolerà. Ossia se le viene toccato il seno porgerà il petto in avanti ponendo le mani dietro la schiena in modo da farlo risaltare di più, se le tocca il pube spingerà in fuori il bacino e allargherà le gambe in una muta offerta, se le toccano le natiche si inchinerà abbastanza da permettere al padrone o la padrona di assaporare con il tocco la sua parte più appetitosa. Non potrà mai sottrarsi a nessuna attenzione che le verrà rivolta.
Quando sarà richiesta, alla sera lui le indicherà presso quale abitazione recarsi, e lei si presenterà , s’inginocchierà davanti alla porta prima di suonare e spetterà che le aprano, entrerà quindi in ginocchio e lì concederà il suo corpo ai padroni del memento con entusiasmo, nessuna prestazione sessuale potrà essere rifiutata.
Può accadere che quando sarà in cortile verrà richiesta per delle prestazioni sessuali anche durante il giorno, lei è li soprattutto per soddisfare i suoi padroni, quindi qualsiasi cosa stia facendo dovrà seguire chi la vuole per concedersi, di giorno comunque non entrerà nelle abitazioni, nella selleria, c’è una stanzetta con un materasso che è stato predisposto a questo scopo.
Ogni giorno sarà sculacciata pubblicamente prima della cena delle 18,00 in cortile dove si riunisce la comunità. Altri potrebbero durante il giorno ritenere che debba essere sculacciata a mani nude soltanto, mentre alla sera sarà usata una paletta di cuoio.
Non le sarà perdonata nessuna forma di indisciplina, nessun ritardo nessuna disobbedienza, deve essere chiaro che anche i cani contano più di lei.
Quando le chiese se aveva capito Melissa fu pronta a rispondere “Sì, padrone”.
Allora dopo avere sparecchiato e lavato le stoviglie una delle due padrone della casa la chiamò e in ginocchio Melissa la raggiunse e la seguì fin sulla soglia di casa, uscite lei si alzò e andarono giù e le fece vedere tutto quello che doveva fare e dove trovare il necessario.
Le fece vedere anche l’angolo che avrebbe usato per essere usata sessualmente dove c’era il materasso buttato in un angolo, nel caso qualcuno la volesse durante il giorno.
Una volta ricevute le istruzioni, sui suoi compiti, iniziò a svolgerli sotto lo sguardo della padrona n. 2.
Erano passate due ore e stava completando i suoi lavori quando una donna le si avvicinò, teneva per mano un ragazzo di una quindici, forse sedici anni a vederlo, erano di pelle più chiara, ma sicuramente nord africani, non era la madre perché avrà avuto forse venticinque anni, era quindi troppo giovane. La chiamò sgarbatamente, allora Melissa lasciò il lavoro le si avvicinò e s’inginocchiò immobile in attesa di ordini. L’aveva interpellata dicendo “schiava!” spiegò al ragazzo in modo che Melissa capisse, che lei era una schiava, ed era a disposizione, e se voleva vedere quanto questo fosse vero doveva solo darle ordini o toccarla, Devi diventare un uomo, hai sedici anni ormai.
Avanti lo incitò lei, il ragazzo con mano incerta le sfiorò un seno, e Melissa docile secondo gli ordini ricevuti porse il petto al ragazzo, allora il ragazzo si fece più deciso e cominciò ad accarezzarle le tette con più sfacciataggine, le prese a piene mani le impastò come stesse facendo il pane. Imbaldanzitole infilò una mano sul pube, Melissa allargò le cosce cercando di spingere in fuori il pube il più possibile, la toccò bene in profondità le infilò le dita, lei gemette perché non era ancora bagnata, era inesperto, allora la donna intervenne e le ordinò:”schiava apriti bene la fica con le tue mani, e metti anche in mostra il clitoride” Melissa si inumidì le dita con la saliva, si aprì le labbra della fica e cercò di eccitarsi per mettere in mostra al meglio il clitoride, questo suo esibirsi impotente di fronte agli ordini la fece un pò eccitare, oramai era incredibile come poteva anche eccitarsi quasi a comando, e aveva rinunciato a ogni dignità, da quando l’avevano usata come cane anche se forse non sarebbe stato nemmeno necessario.
La donna spiegava al ragazzo che toccando quel bottoncino di carne si poteva fare eccitare una donna con molta facilità, bastava insistere con la necessaria dolcezza, e l’avrebbe vista bagnarsi e trasformarsi nella sua vacca bianca a quel punto ne faceva quello che voleva.
La donna prese la mano del ragazzo e lo guidò, Melissa lasciò il suo botticino alle cure dei padroni, la ragazza lo guidava facendogli fare un movimento rotatorio proprio sul clitoride e già era eccitata Melissa lo divenne di più cominciando ad ansimare, stimolata non poteva non bagnarsi, allora la donna gli disse che adesso poteva immergere le dita dentro, il ragazzo penetrò Melissa con le dita, nella fica fradicia di umori, la donna gli disse adesso sentì come è bagnata, puoi farne quello che vuoi, è pronta per essere montata. Portala pure nella selleria.
Il ragazzo oramai era eccitato, le ordinò di alzarsi e di precederlo nella selleria, e mentre si avviavano lui cominciò a darle delle pacche sul culo, molte persone avevano assistito alla scena e parevano divertite, perché applaudirono.
Il ragazzo se la tenne per un ora nella selleria, la prese penetrandola normalmente sopra di lei, ma venne presto, allora deluso la costrinse a succhiarlo, e appena si fu ripreso, volle montarla facendola girare alla pecorina, e la prese più a lungo, anche se non fu molto a lungo, era troppo eccitato era la sua prima femmina, ma a Melissa non dispiacque troppo fare da nave scuola, il ragazzo aveva una buona capacità di ripresa ed era anche bello, aver avuto la possibilità di sverginarlo era stata una cosa dolcissima, al di là delle sculacciate per entrare poi lui fu molto dolce con lei, e lei lo aveva fatto godere con tutta se stessa, quando ebbe finito per la terza volta in un’ora, lui disse che avrebbe dovuto andare anche se era evidente non gli andava di lasciarla, e tra un amplesso e l’altro l’abbracciava e continuava ad accarezzare il corpo favolosa di Melissa, lei lo baciò con passione, facendogli sentire la sua lingua in bocca, poi gli baciò i piedi e lo ringraziò di essersi degnato di usarla per il suo piacere, lei si sentiva onorata, lui si stava eccitando di nuovo, e con uno sguardo da innamorato, la fece alzare: “sei una schiava meravigliosa”, e la baciò lui prendendo l’iniziativa con la lingua in bocca e Melissa lo lasciò fare capendo che così lui si sarebbe sentito gratificato, poi lui prima di andare le promise che l’indomani avrebbe voluto riaverla ancora, e Melissa fedele al suo ruolo rispose “ sarò onorata padrone”.
Appena rientrò in casa fu interrogata, il padrone toccandole la fica le chiese se si era offerta come si conviene melissa disse che era stata obbediente e aveva fatto del suo meglio per soddisfare il giovane padrone. “glielo chiederò” disse il padrone-capo (come lo aveva soprannominato Melissa).
La mandarono a lavarsi, e poi le diedero da mangiare, era la padrona n.1 che cucinava, però questa volta non venne fatta accomodare a tavola, avrebbe dovuto mangiare dopo di loro e solo con gli avanzi che mettevano in un piatto per lei.
Al pomeriggio prima della cena venne posizionato il cavalletto, di fronte alla tavolata perché alla sera nella comunità si mangiava tutti assieme, tutti avrebbero assistito allo spettacolo.
Melissa venne fatta posizionare sul cavalletto piegata in modo da offrire le natiche ai commensali, ma non venne legata, le dissero che avrebbe dovuto mantenere la posizione e senza l’aiuto dei legami, perché lei sapeva di meritare di essere punita e se non avesse mantenuto la posizione allora sarebbe stata legata e avrebbero usato la frusta.
Melissa piantò bene i piedi per terra, divaricando le gambe come le avevano insegnato, e con le mani si aggrappo alle gambe del cavalletto.
Era là pronta in attesa da cinque minuti prima di sentire la presenza di qualcuno molto vicino dietro di lei. La punizione ebbe inizio, colpi feroci si abbatterono sulle belle natiche di Melissa, lo sculacciatore era attento ad aspettare che Melissa avese assorbito bene il colpo prima di passare al successivo. Alla fine Melissa era in sudore ed esausta anche per la tensione dell’attesa, non le facevano male solo le chiappe che erano di un bel rosso, ma anche tutte le giunture, una mano le accarezzò le natiche doloranti e Melissa fremette, poi le presentò la paletta da baciare davanti al volto.
Melissa baciò la paletta. Venne lasciata in quella posizione per una mezz’ora, la padrona n.2, venne a slegarla, poi la condusse presso il padrone, che la fece sedere vicino a lui le mise dinanzi un piatto con degli avanzi, Melissa mangiò tutto ciò che le veniva dato sotto lo sguardo compiaciuto dei presenti.
Poi dopo un paio d’ore di chiacchiere le persone cominciavano piano, piaco a congedarsi, e a raggiungere i loro alloggi.
Il padrone le disse: “se devi andare in bagno fallo ora, poi lavati e appena hai terminato ritorna qui, questa sera hai un impegno”. Melissa rientrò e si preparò, appena tornata,si presentò inginocchiandosi davanti al padrone e gli baciò le scarpe come ogni volta che lo incontrava, e attese i suoi ordini.
Le disse di recarsi all’abitazione numero 8, suona e aspetta come già ti ho spiegato e comportati bene. Melissa si alzò e si recò all’abitazione indicatagli.
Suonò si mise in ginocchio e attese, restò parecchi minuti in attesa, poi appena si aprì l’uscio si ritrovò di fronte il ragazzino che l’aveva scopata al mattino, lui aveva un sorriso radioso e compiaciuto (era anche più sicuro di sé) e le disse: “entra schiava, lei avanzò e gli baciò i piedi, non era ancora completamente entrata, perciò dalla porta aperta tutti quelli che ancora erano nell’aia potettero constatare che era obbediente agli ordini, se ci fosse stato bisogno di altre conferme. Il ragazzo la fece andare fino al salotto arredato con tappeti e cuscini all’araba, c’erano cinque ragazzi più o meno della stessa età del suo giovane amante del mattino, c’era anche una donna sui trent’anni, che lei però non aveva mai incontrato. Il ragazzo scoprì si chiamava Karim, il quale annunciò a tutti “ecco la nostra schiava” melissa era lì immobile in attesa di ordini, Karim per farla avanzare le diede una manata sul culo, dicendole “vai avanti” voleva ovviamente dimostrare agli amici che lui ci sapeva fare, lei obbediente andò davanti ad ognuno dei presenti e baciò loro i piedi.
La donna che era lì disse ai ragazzi:” se volete io me ne vado” loro in coro risposero di no, potevano certamente avere bisogno dei suoi consigli, allora la donna disse che per prima cosa era necessario controllare che la schiava fosse pulita. Loro la pregarono di farlo lei, e la donna la chiamò:”puttana bianca, metti la fronte a terra e alza bene il culo”, delle risatine divertite giunsero alle sue orecchie, mentre eseguiva docile l’ordine della donna, secoli di desiderio di rivalsa trasmessi dagli antenati nei confronti di coloro che consideravano gli infedeli colonizzatori erano evidenti, eppure i popoli arabi avevano diffuso la loro religione con lo stesso sistema con la colonizzazione e la forza, e le deportazioni di schiavi erano state ingenti, e fino al diciannovesimo secolo avevano avuto modo di continuare in questa loro attività in modo assai palese, sicuramente il fenomeno non è scomparso ma sommerso.
Comunque lei era la donna bianca, e il vederla lì in ginocchio sottomessa e schiavizzata dava loro una carica sessuale notevole, e Melissa si rese conto che il contesto faceva eccitare anche lei, ma non perché fossero di razza diversa, ma soprattutto perché erano ragazzi giovanissimi, questo la stava eccitando, ragazzi inesperti che potevano disporre di lei a loro piacimento e imparare a godere di una femmina,nonché quella vena masochistica che le era emersa in quei mesi si costante sottomissione.
La donna le infilò le dita nella fica, era pulita ma già bagnata, dall’eccitazione che sentiva montare dentro di sé, in fondo le palpatine che chiunque le poteva dare essere costantemente nuda in mezzo a persone vestite, il sapere che chiunque potrebbe prenderti a suo piacimento, la facevano stare in un perenne stato di eccitazione.
La donna allora con la mano alzata disse:”vedete queste puttane bianche sono sempre pronte alla monta, perché sono delle porche, sono peggio degli animali” e le infilò le dita nel culo, poi commentò “ma qui c’è già passato un reggimento”.
I ragazzi le batterono le mani, poi la donna disse: “la schiava è pulita si è lavata ad poco ed è più che pronta all’uso, anzi la credo impaziente di essere coperta dal maschio”. I ragazzi la chiamarono in mezzo a loro e iniziarono a palparla, uno le mise l’uccello teso davanti alla bocca e lei lo prese tra le labbra con voluttà.
Un altro le si piazzò dietro, le diede due sculaccioni ai quali lei rispose agitando il bacino offrendo le chiappe e aprendo un po’ meglio le cosce, il ragazzo entrò nella sua fica come si infila un coltello nel burro, nel frattempo gli altri la palpavano le pareva di avere cento mani addosso. Quello che l’aveva penetrata per un po’ fece il suo va e vieni, poi le uscì dalla vagina ben lubrificato e le puntò sullo sfintere, Melissa si inarcò per agevolarlo, lui spinse e lei abituata a essere sodomizzata spinse in fuori il ragazzo, emise un grugnito di piacere, dicendo “è meglio della fica mi sento preso e attirato dentro come da una ventosa” Melissa una volta che il ragazzo l’ebbe presa bene nel culo, iniziò un movimento in sintonia andando incontro all’inculatore, e poi facendosi sospingere in avanti rimboccando l’asta che le occupava la bocca. Nel frattempo i ragazzini le impastavano i seni, le torceano i capezzoli, uno era andato sotto di lei e cercava di leccarle la fica che grondava umori, tanto era il godimento che provava. Godette in contemporanea con il suo inculcatore, che le riversò delle colate di sborra brucianti nell’intestino, e fu questo che la fece perdere ogni ritegno, aumentò la suzione del cazzo che aveva in bocca, e poco dopo anche lui venne con copiosi getti che lei diligentemente ingoiò.
Appena quello che l’aveva inculata, uscì, subito un altro prese il suo posto penetrando nel canale perfettamente lubrificato. Un altro si presentò davanti alla sua bocca, e lei cominciò a baciarlo, poi lo imboccò, ma lo lasciò, e prese in bocca una delle palle, mentre lo masturbava, gli succiò una palla, tenendola completamente in bocca, poi la sputò fuori e passò alla seconda, questo il ragazzo non se lo aspettava, andò su di giri, da non riuscire a controllarsi dall’eccitazione, stava per godere Melissa lo percepì e gli ingoiò la cappella dandogli quelle tre pompate giuste da farlo godere nella sua bocca, questo era stato piacevole, il ragazzo appena lei ebbe finito di ripulirlo, la baciò con un lingua in bocca che pareva un ringraziamento. Quello dietro la pistonava con foga, ma non sarebbe durato più molto i suoi movimenti erano troppo concitati stava per venire e accolse già anche la sua seconda sborrata nel culo. Le pareva di essere tutta un buco, in fondo l’avevano pistonata bene, poi vide che quello che le leccava maldestramente la fica era in tiro e abbandonato, si spostò, piazzandosi in posizione di sessantanove e andando a prenderglielo in bocca, mentre con questa variazione di posizione anche il ragazzo riusciva a leccarla meglio, e godettero ognuno grazie alla lingua dell’altro, questo delizioso e devoto leccatore era Karim, che avendola goduta al mattino aveva lasciato la precedenza agli amici.
Lei sentì che lui le stava accarezzando le natiche, e benché avesse appena goduto era ancora in tiro, allora lei se lo tenne in bocca, in modo che non perdesse consistenza, il ragazzo la accarezzava e leccava con dolcezza come un innamorato, questo la fece sciogliere, perché si commosse, si girò, e messasi sopra di lui, gli prese il cazzo in mano e gli disse,”padrone, vuoi onorare la tua schiava e permetterle di gustare il tuo cazzo nella fica”, Karim le disse di si, lei si infilò l’uccello in pancia, e cominciò un va e vieni sopra di lui, lentamente gustandolo, e poi si piegò in modo da poterlo baciare mentre si impalava, questo ragazzo pareva che avesse un qualcosa di diverso da tutti gli altri, oltre a essere particolarmente bello, era tenero come se provasse dei sentimenti, anche quando l’aveva chiamata schiava era stato comunque con un tono di affetto.
Lui comunque era più tranquillo e calmo, con maggiore sicurezza rispetto al mattino e avendo già goduto una volta adesso si sarebbe gustato meglio questo fare l’amore con Melissa, la quale voleva fargli sentire tutta se stessa, non come la schiava che subisce e agisce per dovere verso un padrone, ma come una donna che si dona totalmente all’uomo, con passione e con amore. Durò a lungo questa volta con tenerezza si scambiavano baci e carezze, e Melissa gli sussurrava all’orecchio che gli piaceva tanto il suo cazzo, ma molto veramente molto, e lui le diceva che l’amava, che voleva tenerla sempre per se, appena possibile, poi raggiunsero un orgasmo insieme, e Melissa si abbandonò tra le braccia del suo giovane spasimante, facendosi coccolare.
Nel frattempo gli altri si erano ripresi e Melissa sapeva che sarebbe stata di nuovo richiesta, ma nel frattempo voleva gustarsi questo momento di tenerezza, fino a quando il cazzo di Karim perdendo consistenza non le uscì dalla fica.
Gli altri erano pronti, uno dei ragazzi allora la fece spostare, la tenne alla pecorina e la penetrò nel culo, con un affondo, lei era ormai lubrificata dalle precedenti inculate, allora una volta entrato cominciò a stringere gli sfinteri, questo dava al ragazzo che la montava una sensazione di essere munto, che cominciò a emettere grugniti di piacere.
Andò avanti per cinque minuti ma non poteva resistere oltre, e le venne nel retto, Melissa aveva acquisito una tale esperienza che se lo voleva poteva fare venire un uomo in pochissimo tempo, solo uno scopatore esperto avrebbe potuto tenerle testa, e questi ragazzi erano così giovani e inesperti.
Il ragazzo si accasciò svuotato, dovette salire su un altro infilandoselo nella fica e uno la penetrò nel culo, questa doppia penetrazione le era gradita, l’ultimo che non aveva goduto una seconda volta le si mise davanti in ginocchio sopra la tasta di quello che era sotto di lei e così lei pote prenderlo in bocca. Appena trovato il ritmo giusto cominciarono a muoversi all’unisono, e questa tripla stimolazione la fece godere parecchio ebbe una serie di orgasmi che si susseguirono, e il suo godimento si trasmise agli altri che godettero quasi tutti in contemporanea.
Appena usciti e liberatala dai loro sessi Melissa si accasciò esausta, i ragazzi erano contenti della sua prestazione, e la lasciarono riposare, poi dopo un po’ Karim le portò dell’acqua da bere, e dei frutti, in modo che si riprendesse.
Dopo una mezz’ora ripresero scambiandosi le posizioni chi non l’aveva goduta nel culo volle incularla e chi non l’aveva presa davanti lo fece, la ricoprirono di sborra, come non le era mai capitato in tutta la sua vita, quando ebbe gli ultimi due che le si presentarono davanti alla bocca per essere nuovamente succhiati era stanchissima, ma si sforzò, cercò anche di prenderli in bocca tutti e due, ma non ce la fece allora li succhiava alternativamente, avevano già goduto diverse volte perciò era molto più difficile farli godere, cominciò a palpare loro le palle, faceva di tutto per mostrarsi lasciva sperando crollassero, non voleva guardarli ma sentiva i loro occhi puntati su di lei, allora pensò che se si umiliva facendogli vedere che era porca avrebbero goduto prima. Tenendo entrambi i cazzi nelle mani appoggiati alle labbra e masturbandoli, tirando fuori la lingua per lambirli, per la prima volta alzò lo sguado su di loro li guardò come farebbe una cagna felice di essere ai piedi del padrone, sorrise e gli disse “grazie padroni di godere dei vostri meravigliosi scettri” poi ricominciò a succhiarli alternativamente masturbandoli, accarezzandogli le palle,i ragazzi vedendola così sottomessa alle sue parole avevano avuto una scarica alla colonna vertebrale che gli arrivò al cervello.
Lei ogni tanto se li toglieva di bocca e diceva sempre frasi simili, come rendetemi più degna dandomi il vostro sperma da bere, miei divini padroni e poi ricominciando a succhiare
Questo aumento di libidine accelerò la venuta del piacere, alla fine Melissa ricevette in pieno viso l’ultima e più debole scarica di sperma spalancò la bocca per raccogliere il loro succo, poi tenne la bocca aperta per fare loro vedere che aveva tutto lo sperma depositato sulla sua lingua, loro fecero commenti e anche gli altri si avvicinarono per guardare lei restò con la bocca spalancata rivolgendosi verso ognuno perché potessero vedere ben anche la donna si avvicinò e solo allora chiuse le labbra gonfiò le gote come se si sciacquasse la bocca, i ragazzi le ordinarono di aprire nuovamente la bocca lei obbedì, allora le dissero “ingoia cagna” e lei ingoiò, poi leccò bene i cazzi lasciandoli perfettamente puliti ma svuotati. Poi sempre in ginocchio si rivolse a loro:”miei signori e padroni vi ringrazio del grande onore che mi avete fatto, di poter bere il vostro prezioso nettare ad una indegna schiava” per quella notte aveva sicuramente finito. Oramai lei accettava il loro totale dominio, e non potendo fare altrimenti,per questo fece di tutto per farsi vedere come la desiderava, in modo da compiacerli.
Baciò nuovamente i piedi a tutti, Karim il ragazzo del mattino, mandò tutti via, e rimasti soli, la fece salire al piano di sopra, gli chiese se aveva da fare i suoi bisogni, e infatti dopo tante penetrazioni, qualcosa doveva fare, almeno svuotare la vescica, e cercare di spremere fuori i residui di sperma che aveva all’interno del suo corpo.
Lei si accinse a fare i suoi bisogni, per un momento aveva sperato che Karim la lasciasse sola, ma poi visto che il ragazzo rimaneva si rassegnò e chiuse gli occhi, seduta sulla tazza cercò di rilassarsi, sentiva tutto l’imbarazzo della situazione, ad un certo punto sentì che lui era vicinissimo a lei e che teneramente la baciava, sulle palpebre chiuse. Si rilassò e le cateratte si aprirono.
Karim volle che si lavassero assieme, e infatti aveva riempito la vasca da bagno versò dei Sali profumati, appena Melissa ebbe terminato le sue funzioni corporali la invitò ad entrare con lui nella vasca, si lavarono vicendevolmente, lui la baciava con estrema tenerezza, e le disse che l’amava, e che la voleva per sé.
Lei lo guardò sorpresa, ma anche spaventata, perché questa poteva essere una complicazione che non sarebbe stata apprezzata dai suoi padroni, quelli che l’avevano mandata lì, e cercò di spiegargli che non era possibile, lui era solo attratto, perché aveva per la prima volta avuto un rapporto completo con una donna quella mattina, si trattava di un’illusione d’amore non di amore, lei era una schiava che doveva soddisfare chiunque le venisse ordinato, era certo lusingata perché anche lui le piaceva molto, ma prima o poi ne avrebbe sofferto se lui la vedeva sempre pronta a concedersi a tutti al minimo ordine, anche se al momento poteva sembrare eccitante.
Karim la baciò, le spiegò che lui voleva tenerla per sé, che quella notte avrebbe dormito lì, l’indomani avrebbe parlato con Omar. Melissa lo scongiurò di lasciare perdere, che era meglio che ci riflettesse con calma, “altrimenti ti metterai nei guai mio bel padroncino”.
Karim volle fare ancora l’amore con lei, e si comportò come un tenero amante, poi si addormentarono abbracciato nel letto come fossero una coppia che si amava veramente, era da tempo che Melissa non viveva un momento d’amore normale e si poteva addormentare senza paure, rilassata, e le era piaciuto quell’attimo e lo gustò con piacere, sapeva che l’indomani sarebbe tutto ricominciato come prima.
Al mattino, loro dormivano profondamente furono svegliati dal suono del campanello, Akim guardò l’orologio erano le sette e mezza, erano andati a dormire alle tre, e quindi avrebbero voluto dormire molto di più, Akim si stiracchiò e si chiese chi lo disturbava a quell’ora, scese, da sopra Melissa sentì la voce di una donna adirata, con Akim che le rispondeva a tono.
Era la padrona n. 2, ed entrò in camera da letto come una furia, aveva in mano un gatto a nove code, era di cuoio morbido e liscio, meno male pensò Melissa, comunque si buttò subito ai piedi della padrona n.2, baciandole le scarpe e chiedendo di perdonarla per qualsiasi cosa avesse compiuto di sbagliato.
La padrona n.2, disse:”cerchi di corrompere in nostri ragazzi? dovevi tornare appena finita la serata, non restare qui, nessuno ti aveva detto di restare qui a dormire”.
Akim intervenne, disse che lui le aveva ordinato di restare tutta la notte, la voleva per sé, e aggiunse:”una volta in casa mia, decido io quando rimandarla indietro, e siccome voglio questa schiava, la tengo quanto mi pare”.
La donna lo guardò sorpresa, e gli disse: “sei pazzo, non puoi, ascolta Akim se vuoi godertela tutti i giorni bene, ma anche gli altri se la devono godere e tu non puoi per un capriccio crearci dei problemi, che non sappiamo quali conseguenze possono avere”.
Melissa in ginocchio attendeva, poi la padrona n.2 le disse: “tu fuori cagna”, Melissa non se lo fece ripetere, si incamminò velocemente seguita dalla padrona che le colpiva le natiche con la frusta, appena giunta in cortile si alzò e la padrona n.2 le disse: “devi camminare davanti a me sempre allo stesso passo, senza accelerare, e con le mani dietro la nuca, Melissa eseguì e s’incammino mentre la padrona la frustava, con cadenza.
Arrivarono a casa, che Melissa si sentiva un diffuso bruciore dalla schiena alle cosce, entrati si mise in ginocchio e andò in cucina a preparare la colazione.
Quando tutti furono in cucina lei dovette ascoltare il padrone Omar in merito alle sanzioni che avrebbe preso nei suoi confronti, e lui disse che indipendentemente da tutto anche se era Akim ad averla trattenuta, voleva dare una dimostrazione a lei che probabilmente con le sue arti femminili aveva cercato di irretire il ragazzo che era inesperto, perciò sarebbe stata punita per questo quella sera stessa.
“riceverai trenta colpi di padule anziché dieci, poi venti colpi con il gatto a nove code”, dopo sarebbe stata inculata sul cavalletto da tutti i maschi presenti.
Melissa per tutto il giorno fece i suoi lavori, cercando di essere il più diligente possibile, aveva il cuore in gola, sapeva già dalle parole di Akim che se lui insisteva lei ne pagava le conseguenze.
Passò il giorno, e le parve che la sera fosse giunta più in fretta del solito, malgrado la stanchezza.
Venne posta sul cavalletto, la padrona n.1 iniziò con la prima fase delle sculacciate, le diedi i prmi dieci colpi di padule, poi venne sostituita da un’altra donna, e poi da una terza ognuna le affibbiò dieci colpi, e li sentì bene perché non avevano certo risparmiato la forza nel colpire. Le lasciarono tirare il fiato per cinque minuti, e poi la padrona n.2 le affibbiò le frustate con il gatto a nove code.
Appena terminata la seduta della frusta, qualcuno iniziò a metterle una crema sull’ano e un dito la penetrò per spalmarla, bene, poi gli uomini si misero in fila, ce n’erano nove presenti quella sera e tutti passarono dentro al suo culetto, riversando il loro seme. Per fortuna erano attenti ogni due maschi qualcuno le metteva ancora del lubrificante per limitare lo sfregamento e non danneggiarla, comunque nove cazzi nel culo in una sera erano tanti, Melissa piangeva calde lacrime, alla fine la portarono in casa, aveva lo sfintere aperto e dolorante, e dovette coricarsi sul ventre.
Dormì solo perché era distrutta e grazie ad un impacco che le venne fatto all’ano.
L’indomani ricominciò la sua vita come di consuetudine, ogni giorno aveva delle richieste, ma per fortuna per almeno una settimana nessuno la sodomizzò, è probabile che Omar avesse dato ordine di permetterle di riprendersi. Insomma piano, piano conobbe diciamo meglio tutti i componenti della comunità, aveva soddisfatto più o meno tutti, ma per tutta quella settimana non vide Karim.
Passata la settimana, e avendo fatto delle performances sessuali notevoli, benché non avesse dovuto rivedere né Karim né i suoi amici, né dovette mai soddisfare il capo della comunità Omar, le vennero concessi un paio di giorni di riposo.
Venne lavata massaggiata e profumata per due giorni meglio che in un salone di bellezza, alla sera prima del terzo giorno, venne fatta entrare nella stanza di Omar, le due padrone erano nude anche loro mentre l’accompagnavano, Omar era disteso sul letto, entrando dissero: “ecco la schiava signore è pronta”.
Nel frattempo gli altri si erano ripresi e Melissa sapeva che sarebbe stata di nuovo richiesta, ma nel frattempo voleva gustarsi questo momento di tenerezza, fino a quando il cazzo di Karim perdendo consistenza non le uscì dalla fica.
Gli altri erano pronti, uno dei ragazzi allora la fece spostare, la tenne alla pecorina e la penetrò nel culo, con un affondo, lei era ormai lubrificata dalle precedenti inculate, allora una volta entrato cominciò a stringere gli sfinteri, questo dava al ragazzo che la montava una sensazione di essere munto, che cominciò a emettere grugniti di piacere.
Andò avanti per cinque minuti ma non poteva resistere oltre, e le venne nel retto, Melissa aveva acquisito una tale esperienza che se lo voleva poteva fare venire un uomo in pochissimo tempo, solo uno scopatore esperto avrebbe potuto tenerle testa, e questi ragazzi erano così giovani e inesperti.
Il ragazzo si accasciò svuotato, dovette salire su un altro infilandoselo nella fica e uno la penetrò nel culo, questa doppia penetrazione le era gradita, l’ultimo che non aveva goduto una seconda volta le si mise davanti in ginocchio sopra la tasta di quello che era sotto di lei e così lei pote prenderlo in bocca. Appena trovato il ritmo giusto cominciarono a muoversi all’unisono, e questa tripla stimolazione la fece godere parecchio ebbe una serie di orgasmi che si susseguirono, e il suo godimento si trasmise agli altri che godettero quasi tutti in contemporanea.
Appena usciti e liberatala dai loro sessi Melissa si accasciò esausta, i ragazzi erano contenti della sua prestazione, e la lasciarono riposare, poi dopo un po’ Karim le portò dell’acqua da bere, e dei frutti, in modo che si riprendesse.
Dopo una mezz’ora ripresero scambiandosi le posizioni chi non l’aveva goduta nel culo volle incularla e chi non l’aveva presa davanti lo fece, la ricoprirono di sborra, come non le era mai capitato in tutta la sua vita, quando ebbe gli ultimi due che le si presentarono davanti alla bocca per essere nuovamente succhiati era stanchissima, ma si sforzò, cercò anche di prenderli in bocca tutti e due, ma non ce la fece allora li succhiava alternativamente, avevano già goduto diverse volte perciò era molto più difficile farli godere, cominciò a palpare loro le palle, faceva di tutto per mostrarsi lasciva sperando crollassero, non voleva guardarli ma sentiva i loro occhi puntati su di lei, allora pensò che se si umiliva facendogli vedere che era porca avrebbero goduto prima. Tenendo entrambi i cazzi nelle mani appoggiati alle labbra e masturbandoli, tirando fuori la lingua per lambirli, per la prima volta alzò lo sguado su di loro li guardò come farebbe una cagna felice di essere ai piedi del padrone, sorrise e gli disse “grazie padroni di godere dei vostri meravigliosi scettri” poi ricominciò a succhiarli alternativamente masturbandoli, accarezzandogli le palle,i ragazzi vedendola così sottomessa alle sue parole avevano avuto una scarica alla colonna vertebrale che gli arrivò al cervello.
Lei ogni tanto se li toglieva di bocca e diceva sempre frasi simili, come rendetemi più degna dandomi il vostro sperma da bere, miei divini padroni e poi ricominciando a succhiare
Questo aumento di libidine accelerò la venuta del piacere, alla fine Melissa ricevette in pieno viso l’ultima e più debole scarica di sperma spalancò la bocca per raccogliere il loro succo, poi tenne la bocca aperta per fare loro vedere che aveva tutto lo sperma depositato sulla sua lingua, loro fecero commenti e anche gli altri si avvicinarono per guardare lei restò con la bocca spalancata rivolgendosi verso ognuno perché potessero vedere ben anche la donna si avvicinò e solo allora chiuse le labbra gonfiò le gote come se si sciacquasse la bocca, i ragazzi le ordinarono di aprire nuovamente la bocca lei obbedì, allora le dissero “ingoia cagna” e lei ingoiò, poi leccò bene i cazzi lasciandoli perfettamente puliti ma svuotati. Poi sempre in ginocchio si rivolse a loro:”miei signori e padroni vi ringrazio del grande onore che mi avete fatto, di poter bere il vostro prezioso nettare ad una indegna schiava” per quella notte aveva sicuramente finito. Oramai lei accettava il loro totale dominio, e non potendo fare altrimenti,per questo fece di tutto per farsi vedere come la desiderava, in modo da compiacerli.
Baciò nuovamente i piedi a tutti, Karim il ragazzo del mattino, mandò tutti via, e rimasti soli, la fece salire al piano di sopra, gli chiese se aveva da fare i suoi bisogni, e infatti dopo tante penetrazioni, qualcosa doveva fare, almeno svuotare la vescica, e cercare di spremere fuori i residui di sperma che aveva all’interno del suo corpo.
Lei si accinse a fare i suoi bisogni, per un momento aveva sperato che Karim la lasciasse sola, ma poi visto che il ragazzo rimaneva si rassegnò e chiuse gli occhi, seduta sulla tazza cercò di rilassarsi, sentiva tutto l’imbarazzo della situazione, ad un certo punto sentì che lui era vicinissimo a lei e che teneramente la baciava, sulle palpebre chiuse. Si rilassò e le cateratte si aprirono.
Karim volle che si lavassero assieme, e infatti aveva riempito la vasca da bagno versò dei Sali profumati, appena Melissa ebbe terminato le sue funzioni corporali la invitò ad entrare con lui nella vasca, si lavarono vicendevolmente, lui la baciava con estrema tenerezza, e le disse che l’amava, e che la voleva per sé.
Lei lo guardò sorpresa, ma anche spaventata, perché questa poteva essere una complicazione che non sarebbe stata apprezzata dai suoi padroni, quelli che l’avevano mandata lì, e cercò di spiegargli che non era possibile, lui era solo attratto, perché aveva per la prima volta avuto un rapporto completo con una donna quella mattina, si trattava di un’illusione d’amore non di amore, lei era una schiava che doveva soddisfare chiunque le venisse ordinato, era certo lusingata perché anche lui le piaceva molto, ma prima o poi ne avrebbe sofferto se lui la vedeva sempre pronta a concedersi a tutti al minimo ordine, anche se al momento poteva sembrare eccitante.
Karim la baciò, le spiegò che lui voleva tenerla per sé, che quella notte avrebbe dormito lì, l’indomani avrebbe parlato con Omar. Melissa lo scongiurò di lasciare perdere, che era meglio che ci riflettesse con calma, “altrimenti ti metterai nei guai mio bel padroncino”.
Karim volle fare ancora l’amore con lei, e si comportò come un tenero amante, poi si addormentarono abbracciato nel letto come fossero una coppia che si amava veramente, era da tempo che Melissa non viveva un momento d’amore normale e si poteva addormentare senza paure, rilassata, e le era piaciuto quell’attimo e lo gustò con piacere, sapeva che l’indomani sarebbe tutto ricominciato come prima.
Al mattino, loro dormivano profondamente furono svegliati dal suono del campanello, Akim guardò l’orologio erano le sette e mezza, erano andati a dormire alle tre, e quindi avrebbero voluto dormire molto di più, Akim si stiracchiò e si chiese chi lo disturbava a quell’ora, scese, da sopra Melissa sentì la voce di una donna adirata, con Akim che le rispondeva a tono.
Era la padrona n. 2, ed entrò in camera da letto come una furia, aveva in mano un gatto a nove code, era di cuoio morbido e liscio, meno male pensò Melissa, comunque si buttò subito ai piedi della padrona n.2, baciandole le scarpe e chiedendo di perdonarla per qualsiasi cosa avesse compiuto di sbagliato.
La padrona n.2, disse:”cerchi di corrompere in nostri ragazzi? dovevi tornare appena finita la serata, non restare qui, nessuno ti aveva detto di restare qui a dormire”.
Akim intervenne, disse che lui le aveva ordinato di restare tutta la notte, la voleva per sé, e aggiunse:”una volta in casa mia, decido io quando rimandarla indietro, e siccome voglio questa schiava, la tengo quanto mi pare”.
La donna lo guardò sorpresa, e gli disse: “sei pazzo, non puoi, ascolta Akim se vuoi godertela tutti i giorni bene, ma anche gli altri se la devono godere e tu non puoi per un capriccio crearci dei problemi, che non sappiamo quali conseguenze possono avere”.
Melissa in ginocchio attendeva, poi la padrona n.2 le disse: “tu fuori cagna”, Melissa non se lo fece ripetere, si incamminò velocemente seguita dalla padrona che le colpiva le natiche con la frusta, appena giunta in cortile si alzò e la padrona n.2 le disse: “devi camminare davanti a me sempre allo stesso passo, senza accelerare, e con le mani dietro la nuca, Melissa eseguì e s’incammino mentre la padrona la frustava, con cadenza.
Arrivarono a casa, che Melissa si sentiva un diffuso bruciore dalla schiena alle cosce, entrati si mise in ginocchio e andò in cucina a preparare la colazione.
Quando tutti furono in cucina lei dovette ascoltare il padrone Omar in merito alle sanzioni che avrebbe preso nei suoi confronti, e lui disse che indipendentemente da tutto anche se era Akim ad averla trattenuta, voleva dare una dimostrazione a lei che probabilmente con le sue arti femminili aveva cercato di irretire il ragazzo che era inesperto, perciò sarebbe stata punita per questo quella sera stessa.
“riceverai trenta colpi di padule anziché dieci, poi venti colpi con il gatto a nove code”, dopo sarebbe stata inculata sul cavalletto da tutti i maschi presenti.
Melissa per tutto il giorno fece i suoi lavori, cercando di essere il più diligente possibile, aveva il cuore in gola, sapeva già dalle parole di Akim che se lui insisteva lei ne pagava le conseguenze.
Passò il giorno, e le parve che la sera fosse giunta più in fretta del solito, malgrado la stanchezza.
Venne posta sul cavalletto, la padrona n.1 iniziò con la prima fase delle sculacciate, le diedi i prmi dieci colpi di padule, poi venne sostituita da un’altra donna, e poi da una terza ognuna le affibbiò dieci colpi, e li sentì bene perché non avevano certo risparmiato la forza nel colpire. Le lasciarono tirare il fiato per cinque minuti, e poi la padrona n.2 le affibbiò le frustate con il gatto a nove code.
Appena terminata la seduta della frusta, qualcuno iniziò a metterle una crema sull’ano e un dito la penetrò per spalmarla, bene, poi gli uomini si misero in fila, ce n’erano nove presenti quella sera e tutti passarono dentro al suo culetto, riversando il loro seme. Per fortuna erano attenti ogni due maschi qualcuno le metteva ancora del lubrificante per limitare lo sfregamento e non danneggiarla, comunque nove cazzi nel culo in una sera erano tanti, Melissa piangeva calde lacrime, alla fine la portarono in casa, aveva lo sfintere aperto e dolorante, e dovette coricarsi sul ventre.
Dormì solo perché era distrutta e grazie ad un impacco che le venne fatto all’ano.
L’indomani ricominciò la sua vita come di consuetudine, ogni giorno aveva delle richieste, ma per fortuna per almeno una settimana nessuno la sodomizzò, è probabile che Omar avesse dato ordine di permetterle di riprendersi. Insomma piano, piano conobbe diciamo meglio tutti i componenti della comunità, aveva soddisfatto più o meno tutti, ma per tutta quella settimana non vide Karim.
Passata la settimana, e avendo fatto delle performances sessuali notevoli, benché non avesse dovuto rivedere né Karim né i suoi amici, né dovette mai soddisfare il capo della comunità Omar, le vennero concessi un paio di giorni di riposo.
Venne lavata massaggiata e profumata per due giorni meglio che in un salone di bellezza, alla sera prima del terzo giorno, venne fatta entrare nella stanza di Omar, le due padrone erano nude anche loro mentre l’accompagnavano, Omar era disteso sul letto, entrando dissero: “ecco la schiava signore è pronta”.
Quando fu pronta, scese, la gente era già lì che aspettava per mangiare, lei si avvicinò ad Omar, si inginocchiò e lo salutò secondo la consuetudine,e disse: “padrone, mi metto sul cavalletto?” lui le rispose che non doveva essere battuta quella sera, Melissa aggiunse: “sì grazie padrone lo so, ma mi chiedevo se desiderano vedere come è ancora aperto il mio culo e così tutti i padroni potranno ammirare quanto siete stato potente e come io adesso sia bene aperta da quella parte”, Omar ne fu felice e le disse: “ si è un ottima idea, sei proprio una schiava e consapevole di esserlo vai pure a sistemarti in modo che tutti ammirino il capolavoro”.
Melissa andò al cavalletto e si posizionò piegandosi, e con le mani si aprì le natiche per mostrare a tutti come era oramai ben aperta, i ragazzi iniziarono per primi ad andare a ispezionarle il buco del culo, poi imitati da tutti gli altri. Ormai Melissa provava un perverso godimento nell’esibirsi a quel modo, e infatti era bagnata, oramai l’essere esibita, e nell’umiliarsi di propria volontà le provocava delle ondate di calore, sentiva la vergogna come uno degli ingredienti necessari ad eccitarsi, pensava che dopo tutto ciò avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, e che forse oramai la sua vita sarebbe stata quella di venire prostituita nei vari bordelli del mondo.
Mantenne la posizione fino alla fine del pranzo, poi richiamata dal padrone, si alzò e si precipitò ai piedi di Omar.
Quella notte lui la volle tutta per sé, e la prese fino allo sfinimento, ovviamente le aveva evitato la sodomia, ma perché voleva che si riprendesse, e Melissa questa volta si gustò con calma l’enorme fallo di Omar, quel cazzo era il suo vero padrone.
Dal giorno dopo riprese i suoi doveri domestici, e anche quelli sessuali,soddisfacendo le varie richieste degli abitanti della comunità, oltre ad alcuni di passaggio.
Passò una settimana prima che qualcuno ricominciò a incularla, l’ano era ritornato alla normalità dopo la grande inculata di Omar, i muscoli era però molto più elastici, e lei adesso si sentiva più ricettiva anche psicologicamente, si apriva e si concedeva ed era un godimento come se la prendevano davanti, data la sensibilità anale acquisita.
Il periodo trascorse abbastanza tranquillo, il più affezionato era Akim, che la voleva tutti i giorni appena la trovava libera da impegni, e spesso era lui che si occupava di punirla alla sera. Il giovane ogni tanto aveva preso l’abitudine di sculacciarla prima dei loro accoppiamenti, e Melissa era sempre totalmente disponibile a godere con lui, quel ragazzo le piaceva perché era molto bello, aveva dei lineamenti nobile e faceva l’amore con lei come una mante appassionato, lei lo voleva soddisfare in tutto, e le piaceva essere sua.
Spesso Akim le faceva raccontare le sensazioni che lei aveva provato con la sodomizzazione di Omar, poi la prendeva dietro e le ordinava di ripetere che era una rottainculo di una puttana bianca, e Melissa obbediva ripetendo gli epiteti insultanti che eccitavano il suo giovane amante e anche lei stessa, e lo incitava dicendogli che dovrebbe punirla più spesso per come era troia, e almeno sue volte su tre Akim la puniva dopo averla scopata.
Fece l’amore con Omar ogni notte che non era impegnata in qualche casa della comunità, la sua attività sessuale era praticamente l’incombenza principale che doveva assolvere. L’ultima sera che doveva passare nella comunità, Omar, decise che sarebbe stata presa da tutti i componenti maschi presenti della comunità, ce n’erano sedici di presenti, e tutti scelsero di incularla.
Venne lasciata riposata durante il giorno, poi giunta la sera, venne posizionata al cavalletto, non fu punita, ma iniziarono a sodomizzarla dopo averle lubrificato con cura l’ano, fu una vera tortura, perché sedici membri in una sera, erano veramente tanti, ma sopportò tutto con storicità, alla fine aveva il culo in fiamme, malgrado che veniva lubrificata ad ogni introduzione, fu una serata memorabile.
L’indomani, al mattino vennero a prenderla, la fecero salire su un furgone chiuso, era stata lavata con cura, le avevano messo un unguento sull’ano, in modo da alleviare il dolore, le misero una specie di pannolino e una mutanda per proteggerla durante il viaggio, indossò una vestito allacciato fino al collo, assai largo e dei sandali, faceva ancora caldo in quell’inizio di settembre, appena salita si adagiò sui cuscini che erano all’interno del furgone, evitando di appoggiare le natiche, era su un fianco.
Sentì Omar che parlava di lei con uno degli uomini e dire:”ecco, avete qui numerose cassette delle prestazioni della schiava, vedrete voi stessi, che da come si è comportata è totalmente domata, non potrà più vivere senza un padrone”.
Iniziò il viaggio, e lei cercò di dormire, doveva sconfiggere il senso di tristezza che provava per tutta quella faccenda, e per la situazione che stava vivendo, e si disse che Omar aveva ragione per lei sarebbe stato difficile avere una vita normale, oramai aveva bisogno di un padrone.
Arrivarono e percepì il veicolo che si fermava, non aveva voglia di aprire gli occhi, si sentì sollevare da qualcuno che la prendeva in braccio, poi cercò di aprire gli occhi malgrado il senso di spossatezza che provava, ma non vide nulla sicuramente era tardi ed era buio.
Venne messa a letto, spogliata, e si riaddormentò.
Quando si risvegliò, era ancora buio, ma adesso stava meglio, le emozioni degli ultimi giorni erano state forti, cercò di alzarsi, era un bel letto alto e comodo, le pareva di conoscerlo, cercò nella penombra un segno, vide una radio sveglia, che indicava le 5,30 del mattino, in fondo aveva dormito dalle 10 del girono precedente erano quasi venti ore, cercò un interruttore dell’abat jour, e accese la luce, riconobbe la stanza dove era già stata all’inizio della sua schiavitù, era un ritorno, che comunque si aspettava, non fu particolarmente sorpresa anche se nell’ultimo periodo aveva pensato che non sarebbe più uscita da quella comunità dove l’avevano lasciata così a lungo.
Andò in bagno, si tolse le mutande che tenevano ancora il pannolino, fece i suoi bisogni che sentiva premere sulla vescica e si liberò, si lavò accuratamente tastando l’anello del suo sfintere che era ancora indolenzito e aperto.
Ritornò a letto e cercò di assopirsi, restò distesa pigramente ad aspettare che qualcuno le dicesse quale sarebbe stata la sua sorte, e si riaddormentò.
Alle otto, entrò Amina, e Melissa si svegliò, era elegantemente vestita, non era più una cameriera, ma sembrava una manager con un tailleur grigio perla, lei restò sorpresa all’inizio, ma quando Amina schioccò le dita Melissa, saltò giù dal letto e si prosternò ai suoi piedi baciandole le eleganti scarpe di pelle lucida e nera.
Le ordinò di girarsi, testa in giù, culo ben sollevato in aria le disse, e Melissa oramai da perfetta schiava quale era non esitò nemmeno una frazione di secondo e obbedì.
Amina le disse che presto sarebbe tornata a casa, mentre la ispezionava nelle sue parti intime perfettamente esposte, Melissa era assai preoccupata, perché si chiedeva se avrebbe potuto ritornare a casa e riprendere una vita normale. Amina la controllò molto a lungo facendole penetrare le dita nella fica già bagnata di Melissa, e poi nel suo ano, infilando e roteando il dito lentamente, disse: “ sei stata aperta molto bene, dimmi cosa sei?” – Melissa rispose:” sono una lurida cagna rottainculo, indegna di essere chiamata schiava, posso solo servire da cesso, mia padrona” Amina era soddisfatta, adesso era totalmente domata, proseguì “cosa pensi della gente di colore?” e Melissa oramai totalmente e vigliaccamente sottomessa rispose: “sono i miei signori e padroni, spero che un padrone nero mi conceda l’onore di comprarmi per servirlo come è giusto, perché nessuno è più superiore di un uomo di colore, solo loro possono dominarmi nel modo giusto e rompermi il culo come hanno fatto e come merito, loro sono la vera razza superiore padrona”. E cosa pensi delle donne nere “sono delle vere regine mai signora, io posso solo ambire a leccarle per pulirle dopo il loro bisogni, e essere usata da loro come cesso e niente di più”, Amina “so che lo hai fatto” Melissa: “ sì è vero mia signora, ho bevuto la piscia di una padrona nera, e spero che verrò onorata ancora in seguito con la vostra mia sublime signora e padrona”.
Amina pareva molto soddisfatta della totale sottomissione di Melissa, le disse di aver visionata le cassette con le sue prestazioni durante tutto il periodo in cui era stata via, ne abbiamo fatto un montaggio dei pezzi migliori, e verrà fatto vedere a potenziali compratori e chissà forse distribuito su grande scala.
Melissa allora guardando la padrona disse: “mio marito non ha pagato vero?”
“No” rispose Amina “non ha pagato perciò verrai venduta”. Melissa disse che era meglio così, allora Amina le porse dei documenti davanti e le disse di firmarli, lei prese il documento e lo lesse, il documento in questione diceva che i coniugi Ferri decidevano per la separazione consensuale, e che erano di fatto già separati da sei mesi.
Angela Ferri, ora Melissa, firmò i documenti con la penna che Amina le porgeva, oramai non poteva certo tornare a vivere con il marito, non aveva più senso dopo tutta questa storia.
Amina le disse di restare nella stanza, per quel giorno poteva oziare, se avesse avuto tempo sarebbe tornata a farle compagnia, e che le sarebbe stata portata la colazione subito.
Melissa trascorse la giornata nell’ozio più totale, mangiò regolarmente e con appetito quello che le avevano portato, era più libere mentalmente nel non sentirsi più legata dal matrimonio, forse adesso si sentiva più leggera e con meno sensi di colpa, in fondo in quei mesi era stata scopata da decine di uomini, si era umiliata che più di così non era possibile, il matrimonio non aveva più senso.
Alla sera, venne la sua padrona del momento Amina, al suo ingresso Melissa si prostrò ai suoi piedi, Amina le disse che sarebbe stata lì ancora per poco, forse già l’indomani sarebbe stata portata dal suo nuovo padrone, Melissa non sapeva cosa dire e stette in silenzio, adesso che era stata venduta aveva un padrone e sarebbe stata una cosa definitiva, si chiese cosa l’aspettava di diverso da quello che aveva vissuto fino ad oggi, e come sarà il suo nuovo padrone.
Amina le chiese se desiderava sapere quanto era stato pagato per comperarla, Melissa disse che le sarebbe piaciuto saperlo, e allora Amina le fece vedere la fotocopia di un assegno di 180.000 dollari. Melissa strabuzzo gli occhi e disse che era una cifra enorme per una misera schiava come lei, in cuor suo si sentì lusingata, qualcuno aveva pagato una cifra importante per lei, c’era gente che non riceveva quei risarcimenti nemmeno dalle assicurazioni in caso di morte, cercò di vedere la firma ma era scritta le pareva in arabo quindi incomprensibile per lei.
Pesava a quale destinazione sarebbe dovuta essere spedita e con quali modalità, lei oramai non aveva scelta, ma la sua sorte la preoccupava, c’era l’incognita davanti a lei, si disse che avevano visto i filmati del suo addestramento e che questo li aveva certo convinti che sarebbe stata una brava schiava, e sperava di farcela, perché non c’era speranza di tornare indietro.
Amina si divertì con lei per un paio d’ore, poi la lasciò e le disse che era meglio che si riposasse.
Alle 6.30 del mattino entrò Amina la fece alzare, ma siccome Melissa era assonnata, in quanto non aveva dormito bene, se la mise sulle ginocchia e la sculacciò a lungo, a quel punto Melissa si svegliò del tutto, appena la fece scendere dalle sue ginocchia, Melissa si buttò ai piedi della padrona e le leccò le scarpe, ringraziandola per la sua premura e per la sculacciata che si era meritata, venne condotta nel bagno e venne lavata da un paio di cameriere, venne ri-depilata del pelo che cominciava a crescere e che le formava un’ombra sul pube. La profumarono le venne messo un collare nuovo, con il suo nome inciso su una targhetta d’oro, Amina le mise il guinzaglio e se la portò dietro, Melissa camminava verso il suo nuovo destino, le sue natiche ancheggiavano rosse dalle sculacciate ricevute, ed erano uno spettacolo eccitante per chiunque le avesse potute ammirare, lei si vide in alcuni specchi del corridoio, era quasi fiera di essere portata via a quel modo, era eretta in modo fiero, e si disse che doveva dimostrarsi orgogliosa del suo aspetto oltre che del suo addestramento, in fondo era stata brava e i suoi padroni avevano dimostrato di apprezzare la sua buona volontà, e vedeva che i pochi inservienti e persone che incrociarono nei corridoi guardavano con invidia la splendida mulatta che si portava dietro quella appetitosa preda.
Entrarono nell’ufficio del dottore, dove lui era seduto alla sua scrivania, Melissa venne fatta inginocchiare, davanti alla sua scrivania, lui iniziò a conversare con Amina, la quale gli disse che era molto soddisfatta della schiava bianca e del suo addestramento, l’acquisto valeva la pena, certo aveva promesso ad Akim che gliela avrebbe lasciata per un periodo a sua disposizione perché se ne era invaghito, ma la cosa le sarebbe tornata utile, Melissa sarebbe stata usata come esempio per le altre nuove schiave e avrebbe collaborato appieno su questo non c’erano dubbi, anzi avrebbe aiutato ad organizzare le trappole per le varie signore occidentali che avevano il vizio del gioco, o che avendo necessità di denaro sarebbero andati a rivolgersi a loro per avere dei prestiti.
Poi il vederla sottomessa sarà un ottimo esempio per tutte e per spezzare la loro volontà, inoltre la schiava Melissa è oramai consapevole del suo ruolo, e ci riferirà anche le infrazioni delle varie schiave, ci farà anche da spia insomma. Inoltre da oggi non prenderà più nessun contraccettivo, così pensiamo di ingravidarla al più presto, credo che Akim desideri molto avere questo piacere, e lei è solo una delle prime che riteniamo idonee per iniziare il programma che abbiamo preparato, in fondo le donne occidentali si sono liberate, ma nel fondo restano schiave, si sottometteranno a chiunque sarà capace di dominarle, non possono essere sottomesse dagli smidollati uomini occidentali, e in una generazione l’occidente sarà totalmente trasformato, il suo ex marito si è già convertito, e ha accettato di partecipare alla trappola.
Melissa che essendo oramai solo la loro schiava si rendeva conto che tutto era stato premeditato e organizzato, e che il marito non aveva mai avuto l’intenzione di pagare, l’aveva venduta, e loro parlavano di lei come se nemmeno fosse presente, infatti cos’era adesso lei se non un nulla più di quel balocco che avrebbe dovuto soddisfare i suoi padroni.
Però aveva sentito che sarebbe stata usata per molte cose, ma sarebbe stata a disposizione di Akim, e questo non le dispiaceva, il fatto che volesse ingravidarla la riempiva di orgoglio, insomma lui almeno un po’ l’amava almeno fino a quando non si sarebbe stancato. Melissa però sentendo tutti quei discorsi aveva capito bene che il loro intento era molto più ambizioso di una semplice rete di prostituzione, e le ritornarono in mente le parole, del segretario del partito in cui aveva militato.
Il segretario Nick Mistero (nome di battaglia), aveva detto, che c’era in atto un’invasione mascherata da immigrazione, con collegamenti con la criminalità organizzata, il cui scopo era quello di occupare l’occidente in vari settori illegali e anche legali,in modo da arrivare al dominio assoluto, e di annientare la cultura occidentale.
Adesso dopo tanto tempo si rendeva conto che Nick Mistero era stato deriso come di un folle paranoico, ma che invece era stato un buon profeta, e aveva ragione, aveva anche detto che saranno le donne ad essere le prime a venire schiavizzate e prostituite dai nuovi invasori, e ora lei era la prova di tutto quello che aveva detto e nessuno aveva creduto, purtroppo anche lei aveva perduto la fede in quell’uomo, quando fu lasciato solo e perseguitato dalle autorità.
Adesso Melissa pensò con una certa amarezza, che non erano farneticazioni e non era nemmeno razzismo come l’avevano accusata, si trattava di un gruppo di persone che aveva capito da tempo in anticipo sui tempi quello che sarebbe accaduto, infatti ora sarebbe utile avere dei Leaders che potessero intervenire per fermare il disastro annunciato, ma sicuramente era troppo tardi almeno per lei.
Lei ora non aveva alcuna possibilità né di scelta né di potersi ribellare, aveva oramai accettato il suo destino, e non aveva nemmeno voglia di combattere, poteva abbandonarsi totalmente senza pensare a nulla, sarebbero stati i suoi padroni a decidere per lei, e forse era anche la cosa più facile, ribellarsi non le sarebbe servito, si era arresa al suo destino.
Amina fece entrare una cameriera che portava un soprabito leggero color panna, glielo fece indossare, delle calze autoreggenti e scarpe di vernice con il tacco alto, poi uscirono in cortile salirono su un fuoristrada dai vetri oscurati, Amina e Melissa sui sedili posteriori, davanti solo un autista. Melissa si abbandonò alla pressione della mano di Amina, che la tirava verso il suo grembo e appoggiò la testa sulle cosce della sua prima istruttrice, che le accarezzava i capelli come se fosse la sua cagnetta, e oggi lei era poco più che un oggetto nelle mani altrui.
Dopo un circa una mezz’ora il veicolo rallentò e svoltò, a Melissa pareva di conoscere la zona vedendo una casa d’angolo, ma si disse che poteva assomigliare a un posto già visto in altre circostanze, imboccarono un vialetto di ghiaia che scricchiolò sotto le ruote del veicolo, si fermarono, erano arrivati. Era ancora presto non erano nemmeno le nove del mattino ed erano già arrivati vedeva l’orologio d’oro della bella mulatta, che la tirò su e la fece scendere dall’auto, subito Melissa si accorse che erano a casa sua e di suo marito, erano entrati dal retro, e la mulatta le prese il guinzaglio, e se la tirò dietro, Melissa si guardò intorno preoccupata che qualcuno la potesse vedere, per fortuna non c’era nessuno.
Entrarono in casa dalla porta della cucina e le si rivolse dicendole “ sai come si entra in casa?” Melissa era in dubbio ma lo sguardo della donna non ammetteva discussioni e se non obbediva sarebbero rimaste lì sull’ingresso con il rischio che qualcuno giungesse.
Si mise in ginocchio e varcò la soglia, Amina si muoveva con disinvoltura come se conoscesse bene la casa, era di certo già stata lì varie volte, entrarono in salotto, dove c’era suo marito, anzi oramai era meglio dire ex-marito, non sapeva nemmeno lei come dire, Amina tese i documenti firmati del divorzio.
“Melissa” disse Amina “non sai più salutare come ti è stato insegnato?” Melissa capì, l’ultima umiliazione davanti all’uomo che l’aveva sposata e fargli vedere che oramai era solo una schiava, in ginocchio andò a baciare le scarpe a Mario che le aveva teso la trappola, e rimase lì con la fronte a terra. Lo sentì dire “vedo che è stata addestrata bene” era la prima frase che gli sentiva dire da quando era uscita da casa mesi prima.
Amina replicò: “sì, e non sai quanto, anzi lo sai dal momento che ti sei guardato i filmati” “però” disse Gianni “ 180.000 dollari per avere una schiava sono molti, non so se li vale”.
Melissa era sbalordita, non capiva sembrava che fosse stato il marito a comperarla, ma se erano pieni di debiti non riusciva a capire, i fondo se era lui il suo nuovo padrone avrebbe potuto averla per 50.000.000 milioni di lire pagando il debito, e se glielo avesse chiesto forse qualche gioco di dominazione lo avrebbe accettato perché tutto questo si chiedeva.
Amina disse: “non si può avere una schiava perfettamente addestrata a basso costo”, io sono contenta dei soldi spesi, in fondo tu adesso non hai nessun debito perché lo ha pagato lei con le sue prestazioni nei vari locali, e appena saremo sposati vedrai non avrai più problemi di soldi, adesso potrai averla comunque quando vorrai e potrai chiederle qualsiasi prestazione anche la più umiliante e lei sarà onorata di servirti, eccetto per il tempo che l’ho promessa al mio caro fratellino, vedrai ci divertiremo parecchio con lei, ogni tanto la manderemo in qualche locale, Night o bordello a seconda del nostro capriccio e se dobbiamo andare in vacanza la lasciamo al dottore, per poi riprenderla al ritorno come si fa con i cani, la mettiamo in pensione”.
“Senti amore” disse Amina, “ per un po’ dovremo fare a meno della schiava, perché ci tiene molto Akim a tenerla un po’ per sé, così noi due staremo un po’ da soli in intimità, lui arriverà domani e fino a quando non traslochiamo, potrà stare con noi”.
Melissa sentì dire a Mario “ Akim è della famiglia e credo possa venire tranquillamente come vuole, e in fondo è giovane avrà bisogno di divertirsi e questa schiava sembra impaziente di servire sessualmente i suoi padroni”.
Adesso la trappola le era chiara, e dietro a tutto c’era non solo un’organizzazione di tipo criminale, c’era anche il suo caro marito che la aveva voluta ridurre in schiavitù.
Cominciava la sua nuova vita, doveva dimenticare assolutamente quello che era stata e quello che avrebbe desiderato, perché altrimenti la sua schiavitù sarebbe stata immensamente più dura, invece se si abbandonava a servire i suoi padroni e soddisfare solo i loro desideri, la sua vita sarebbe stata più facile, in fondo era felice che Amina l’avesse voluta per sé e per suo fratello Akim, che lei pensava non avrebbe più rivisto, ed invece ecco lui la voleva anche ingravidare come dicevano parlando davanti a lei, come si trattasse di una semplice femmina da riproduzione, ma in fondo era effettivamente ciò che era una troia da monta e lo aveva dimostrato, anche a lei avevano fatto vedere le foto della villa dove sarebbero andati ad abitare tutti, era una villa enorme con piscina parco, avrebbero avuto anche alcune persone della servitù, solo lei al momento sarebbe stata la schiava per cominciare, avevano in programma di prenderne altre anzi di addestrarle e usare lei per attirarle e lei avrebbe usato l’inganno e il tradimento per attirare nuove prede, lei era caduta in trappola ora sarebbe stata parte della trappola per altre donne che sarebbero state schiavizzate ai nuovi padroni.
Se a suo tempo avesse ascoltato le profezie di colui che si faceva chiamare Nick Mistero e avesse avuto più fede in lui adesso non sarebbe in quella situazione, ma forse chissà in futuro qualcuno li riscatterà, qualcuno del gruppo politico sarà rimasto, ma era meglio di non illudersi, e per il momento dimostrarsi sottomessa ai suoi padroni.
Nei giorni seguenti, Amina la costrinse a parlare di tutte le sue amiche e conoscenti che fossero belle e graziose, e di quelle che potenzialmente potevano divenire delle prede da mettere nella trappola, era a quanto pare importante per Amina comprometterla in modo attivo nella schiavizzazione di altre donne che lei avrebbe dovuto segnalare e anche invitare per poi presentarle ad Amina che le avrebbe sottomesse.
Angela-Melissa decise che non poteva fare altro che collaborare con la sua padrona, la scelta non era una sua prerogativa perciò fornì tutte le informazioni possibili sulle sue migliori amiche.
La prima fu Veronica, la quale aveva l’abitudine quando andava in vacanza di concedersi delle avventure con dei bei ragazzi molto giovani, e siccome ogni anno aveva anche Angela passato delle vacanze con lei partecipando ad alcuni suoi giochi, sapeva che sarebbe stato possibile agganciarla per prima, anche se proprio questa estate lei era scomparsa, però avrebbe fatto presto a spiegare che essendosi separata non aveva potuto andare in vacanza, adesso era tornata e voleva rivedere l’amica, poi Amina le avrebbe fatto trovare un paio di ragazzi, e avrebbe fotografato la scena, e con le foto ricattato Veronica riducendola in suo potere.
Veronica fu felice di sentire Angela, la quale le diede appuntamento in un albergo che era gestito dall’organizzazione di Amina, le disse che aveva dovuto lasciare il marito per delle incomprensioni, e che al momento viveva in albergo, la invitò nella sua camera, si fece portare da bere, le confidò di alcune amicizie fatte, soprattutto di alcuni ragazzi interessanti e discreti.
Veronica era una donna interessante aveva trentadue anni, ma con un fisico da modella, e aveva partecipato a vari concorsi di bellezza durante gli anni dell’adolescenza qualificandosi anche a qualcuno piuttosto bene, il marito era un professionista ignaro dei vizi della bella moglie, e fu facile convincerla a trascorrere una giornata in compagnia, Angela le disse che aveva un ragazzo stupendo per le mani, e che durante l’estate aveva passato una vacanza fantastica in un agriturismo con una quindicina di uomini di cui uno dotato di un membro di trentacinque centimetri, facendo eccitare Veronica.
Appena arrivò il giovane di cui le aveva parlato e che Amina aveva presentato la sera prima ad Angela/Melissa, Veronica era già su di giri e mezza spogliata, il ragazzo aveva una ventina di anni, moro alto atletico, e fu molto galante, si servì da bere e chiese se le signore ne desideravano, Veronica accettò, allora lui prese il bicchiere e glielo porse, poi le disse che lui avrebbe voluto berlo direttamente dal suo corpo, e le faceva mille complimenti, che non lasciavano certo indifferente la Bella Veronica.
Lei si spogliò e si lasciò versare lo champagne sul petto, dal quale il ragazzo lo leccò con rapidi colpi di lingua, arrivando a lambire quello che le era colato tra le gambe.
Il giovane iniziò un assiduo e intenso leccaggio della fica di Veronica, la quale oramai era già lanciata sulla via del piacere, mentre era leccata dal giovane, nel frattempo Angela le leccava i capezzoli, e le sussurrava parole d’incitamento all’orecchio, dicendole che era sempre una gran baldracca, che avrebbe fatto di tutto per il piacere, e lo sapeva che Veronica si eccitava a sentirsi parlare così, tutte le volte che in vacanza avevano avuto incontri con dei giovani, a lei era sempre piaciuto farsi trattare come la peggiore delle baldracche, in questo aveva certo un vena di masochismo, perché una volta uno dei ragazzi di sera tardi se l’era portata lungo la spiaggia nuda fino al gruppo dei suoi amici per esibirla e fare vedere che poteva disporre di una donna adulta, a suo piacimento, e infatti l’aveva fatta montare da tutti, quella sera e qualcuno l’aveva anche sculacciata, e Veronica si era offerta senza sottrarsi a nessuna richiesta, con ragazzi e ragazze.
Angela sapeva che Veronica sapeva anche essere sadica però, perché una notte era appartata con uno di questi giovani del posto, in una pineta, e questo ragazzo molto giovane era anche timido e inesperto per cui aveva voluto farselo a tutti i costi e svezzarlo, si allontanarono dal gruppo, però con suo disappunto venne interrotta dalla presenza di un guardone, a lei piaceva essere guardata, ma in quel caso il ragazzo si era fatto prendere dal panico e non voleva più saperne gli si era ammosciato, lei lo coccolò, gli disse che non era niente, e alla fine decise che doveva punire il guardone che le aveva rovinato la festa, prese in ragazzo per mano e se lo portò di nuovo nel gruppo, l’ignaro guardone volle continuare a seguirla, perché oramai era preso dalle prestazioni della bella Veronica, ma lei nel gruppo fingendo di passare da l’uno all’altro per provocare li aizzò tutti contro il guardone che le aveva rovinato la festa, e non aveva potuto sverginare il ragazzo.
Loro lo conoscevano bene il guardone era un certo Billo che viveva in uno dei paesi dei dintorni, e un paio di ragazzi si allontanarono, d’abitudine lo lasciavano fare ma questa volta vollero compiacere al ricca puttana, come la chiamavano loro.
Presero il guardone Billo, e lo portarono in mezzo al gruppo, Billo era spaventato, lei ordinò che lo spogliassero, poi lo fece eccitare, e alla fine lo fece mettere in ginocchio, aveva preso un fascio di ramoscelli e lo frustò, dopo gli infilò nel culo un vibratore che lei portava sempre con sé tra le urla e i pianti del povero Billo, che aveva il vizio di guardare, lo tenne lì con il vibratore nel culo per un’oretta, prima di lasciarlo andare ovviamente senza i vestiti che se li erano portati via, e quella notte la finì nella sua camera d’albergo dove si portò il ragazzo, quando lei voleva portare a termine una cosa nessuno doveva metterglisi tra i piedi, e lo sverginò, e anzi nei giorni seguenti il ragazzo dopo che Veronica gli aveva insegnato come comportarsi divenne un vero mandrillo.
Nel frattempo viste le caratteristiche di Veronica e la sua enorme predisposizione per il sesso, in quanto era veramente sfrenata, Angela l’aveva scelta come la sua prima preda, e con lei avrebbero portato a termine la trappola per le altre loro amiche.
Fu più facile del previsto, tanto era perversa Veronica, che dopo avere fatto l’amore con il ragazzo che aveva voluto prenderla in tutti i buchi, facendola godere di brutto, come nelle sue migliori esibizioni, venne così stregata dal giovane e dalle promesse di incontrare dei superdotati che accettò praticamente di buon grado di sottomettersi ad Amina, perché il giovane che si chiamava Driss, aveva detto che per avere ancora rapporti con lui lei avrebbe dovuto accettare di sottostare alle sue regole e anche alla sua amica Amina, per Veronica stare con una donna non era mai stato un problema e fare orge o altre cose simili ancora meno, poi sottomettersi ad un uomo più giovane di lei la eccitava come sempre era stato, nelle varie circostanze.
Venne introdotta alla presenza di Amina la settimana successiva dopo aver incontrato altre tre volte Driss da sola senza Angela/Melissa, il giorno in cui venne invitata da Amina, doveva presentarsi con un soprabito e senza null’altro sotto oltre a delle calze autoreggenti. Driss che l’accompagnava la voleva così, ogni volta che uscivano insieme e lei non rifiutava mai nulla ai suoi giovani amanti.
Venne ad aprirgli Melissa nuda con collare e polsiere e cavigliere indossava un grembiulino bianco trasparente e una crestina da cameriera, appena entrata, Driss le fece togliere il soprabito, che consegnò a Melissa chiamandola schiava e di condurli al cospetto della padrona.
Quando Driss le disse che anche lei sarebbe stata presto come Melissa alla quale era stato imposto di cambiare nome, per rompere con il passato, Veronica gli disse che avrebbe accettato qualsiasi nome lui volesse darle, era già eccitata, venne quindi introdotta da Amina costretta a renderle omaggio baciandole le scarpe e a fare giuramento di fedeltà.
Poi Amina le disse che voleva tenerla lì per qualche giorno per vedere se era veramente brava come dicevano Driss e la sua schiava Melissa.
Veronica obbiettò che non poteva restare lì qualche giorno, suo marito l’aspettava per la sera a casa.
Amina disse che gli telefonasse avvisandolo che restava fuori, e che non poteva esimersi dall’obbedirle o con le buone o con le cattive.
Veronica rispose che lei voleva giocare ma che non poteva fare insospettire il marito, perché non intendeva perderlo, e quindi non avrebbe fatto nessuna telefonata.
Ad un cenno di Amina sia Melissa che Driss presero Veronica e la bloccarono, le legarono le braccia dietro la schiena le misero un cappio di corda attorno al collo e se la trascinarono dietro scesero nello scantinato, dove era stata preparata una vera e propria sala di tortura.
La legarono ad una croce di Sant’Andrea, e iniziarono a frustarla dalla schiena alle cosce, ad ogni colpo si vedeva la carne segnata e per Melissa vedere questa scena era una cosa eccitante certo lei arrivava ad eccitarsi come vittima ma si accorse del piacere anche di essere spettatori, ad ogni colpo corrispondeva un urlo di Veronica, la quale si dibatteva nei suoi legacci, poi appena Amina si fermò lei corse a leccare l’amica vittima e questa si eccitava, sotto la lingua oramai esperta di Melissa.
Dopo un paio d’ore di trattamenti vari Veronica cedette, e telefonò al marito inventandosi una storia idiota che era molto stanca che aveva incontrato Angela Ferri e che si sarebbe fermata da lei per passare la notte, il marito obiettò dicendole che se era stanca veniva lui a prenderla, ma lei disse che non era il caso lui aveva già molto da fare, ecc.
Il marito era molto arrabbiato, e Veronica non sapeva più cosa dirgli, alla fine si fece passare Angela la quale gli confermò che era veramente stanca perché avevano bevuto un po’ e quindi era meglio che non si mettesse in macchina, Angela insisté che non doveva preoccuparsi, allora Franco le disse che non capiva perché non poteva venirla a prendere. Angela gli disse che forse a lei faceva piacere stare anche un po’ in compagnia di un amica dopo il suo divorzio, che cercasse di capire, ma Franco era irremovibile, le disse che sapeva che lei aveva divorziato perché si era comportata come una troia, glielo aveva detto Mario l’ultima volta che lo aveva visto.
Franco mise giù il telefono e interruppe ogni altro discorso. Nel frattempo erano arrivati due ragazzi di colore che Amina aveva convocato, e disse loro di prendersi cura della Signora Veronica che avrebbe volentieri gustato i loro giovani cazzi. Veronica era arrabbiata per la piega degli avvenimenti un conto era un gioco erotico anche spinto ma adesso loro la volevano sequestrare praticamente e questo non le andava giù.
Iniziò a fare delle minacce di denunciarli tutti, e che non sarebbe finita così, specialmente appena suo marito avrebbe saputo che la avevano costretta a subire violenze, e i segni lo dimostravano.
Allora Amina le si avvicinò, le diede due ceffoni la fece mettere in ginocchio, e le disse che lei aveva tutti i filmati in cui lei si concedeva a Driss, nonché quando lei accettava questi giochi sado maso iniziati con lui, che quel film era la prova che a lei piaceva quel gioco, e appena lo avrebbero mostrato a suo marito, lui non l’avrebbe certo più difesa, avevano testimonianze giurate di persone che affermavano che lei ogni anno in vacanza senza il marito collezionava giovani amanti e che spesso faceva quei giochini.
La tennero ferma, e le infilarono in bocca il collo di una bottiglia di liquore, la fecero bere ormai era abbastanza ubriaca, e iniziarono a leccarla e ad eccitarla, Veronica tra i fumi dell’alcool perse ogni ritegno e si scatenò entrambi i due mori la presero uno davanti e uno dietro e lei li incitava a sfondarla.
Arrivò il marito di Veronica Franco, il quale suonò insistentemente, e Amina andò ad aprire, lo fece accomodare chiedendogli se voleva unirsi alla festa, lo spettacolo di Veronica presa tra due uomini di colore che si agitava come una baccante, lo fece restare di sasso, e invece Angela/Melissa in ginocchio succhiava il cazzo di Driss, quest’ultima lo vide, e tremò ma non osò interrompere quello che stava facendo.
Amina gli disse che sua moglie era proprio una gran troia insaziabile, e che avrebbe dovuto accorgersene da tempo, cosa pensava che facesse ogni anno in vacanza prima che lui la raggiungesse, e se voleva lei gli avrebbe fornito le prove dei suoi continui tradimenti, così se voleva divorziare, non avrebbe dovuto pagarle nemmeno gli alimenti.
Franco era senza parole, lei gli mise un biglietto in tasca e gli disse se vuole punire sua moglie la lasci senza nulla qui c’e l’indirizzo di una ottimo avvocato divorzista, che le sistemerà la pratica senza complicazioni, e a sua moglie penserò io a trattarla come una schiava, che ne dice, e lei sarà anche vendicato e potrà anche venirla a vedere esibirsi e richiederla per farle fare le porcate che preferisce, e mai l’avrà avuta in quel modo in tutti gli anni di matrimonio, ci rifletta e sarà la sua dolce vendetta. Franco se ne andò senza rispondere.
Il giorno dopo già c’era una Veronica distrutta ai piedi di Amina che glieli baciava, Amina le aveva annunciato che il marito aveva appena fatto chiamare dal suo legale per la pratica di divorzio, quella sera Veronica partì per la casa di campagna della comunità di Omar, dove restò per tre settimane.
Al suo ritorno firmo docilmente i documenti che Amina le aveva messo davanti, le annunciò che il suo compito era di aiutare Melissa nel portare nell’harem altre tre delle loro amiche, per il momento, Paola che aveva una lavanderia e che aveva grossi debiti ai quali non riusciva a fare fronte, loro due le avrebbero fatto ottenere un prestito e le avrebbero presentato un signore, il dottore era quel Signore.
Vanessa e Claudia,in vece sarebbero state portate ad una festa in un club dove le avrebbero corteggiate dei giovani e le avrebbero fatte esibire nel locale ubriache davanti a testimoni, che si comportavano come baldracche, dopo di ché avrebbero continuato al serata in una delle loro camere d’albergo e sarebbero state filmate, così entro un paio di settimane il primo gruppo di schiave sarebbe stato pronto.
E così avvenne, tirate in trappola le amiche, le due prime schiave Melissa e Veronica iniziarono loro stesse alle punizioni le loro ex amiche e si dimostrarono intransigenti, le domarono e le consegnarono alla loro padrona.
La quale disse che da quel momento loro due avrebbero avuto rapporti solo con lo scopo di restare gravide, mentre le altre tre schiave sarebbero state usate per soddisfare i clienti e anche come esche per trovare e tessere la rete che avrebbe intrappolato altre schiave.
Un destino contro il quale non potevano ribellarsi.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…