Skip to main content
Racconti CuckoldRacconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

La Trasgressione Sgretola Ogni Remora e Principio Morale

By 26 Aprile 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

La vita nella cittadina della provincia comasca era noiosa. Soprattutto per Marisa, moglie di un agiato imprenditore del posto, il cui status sociale le aveva permesso di non dover lavorare e di potersi dedicare completamente a se stessa e alla figlia Laura. Ma ormai la figlia era cresciuta e lei, oltre ad andare in palestra o dall’estetista e in giro per il paese, non sapeva cosa fare. ‘Devi trovarti un hobby’ le diceva il marito quando la vedeva insofferente la sera, per cercare di tirarla su di morale. E Marisa ne aveva provati diversi: cucito, lettura, volontariato presso la scuola locale per il doposcuola. Ma si annoiava presto di tutti questi passatempi. D’altronde Marisa era una donna di 45 anni, ancora molto bella grazie alle creme e alla palestra. Aveva i capelli castani che incastonavano un viso dolce con due grandi occhi marroni, aveva un seno leggermente abbondante ma ancora sodo, così come il sedere, segni inequivocabili del tempo passato ma anche dell’impegno profuso a non lasciarsi andare e a tenersi in forma. Cercava, semplicemente, nuovi stimoli nella vita per potersi sentire nuovamente viva, anche perché il marito erano diversi anni che quasi non la considerava più. Non soltanto sotto le coperte, ma nemmeno le faceva più i complimenti sul suo aspetto, nonostante tutto l’impegno che lei ci metteva per rimanere giovane e bella. Aveva paura che ormai avrebbe fatto la vita di sua madre, anni passati a spettegolare con le sue amiche al bar tutto il giorno e a messa la domenica, per poi tramutarsi, senza che se ne rendesse conto, in un’acida vecchietta, capace solo di sputare sentenze e critiche per qualunque cosa. Non che lo spettegolio davanti ad un caff&egrave le dispiacesse, solo che non voleva che fosse la sua unica fonte di distrazione.
Cominciò a parlarne con la sua estetista, Giulia, con cui negli anni era entrata molto in confidenza e ormai la considerava una delle sue migliori amiche. Le raccontò dei fallimenti che aveva avuto nel provare cose nuove e la depressione che la stava assalendo, mentre si faceva una manicure o una pedicure. Provarono a pensare a nuove soluzioni per il problema di Marisa finché, durante una sessione di ceretta alle gambe, a Giulia non venne un’idea.
‘Ma scusa Marisa’ le disse ‘so che tu vivi in una villetta con il giardino e la piscina e sta venendo la bella stagione. Perché non ti dedichi alla cura del giardino? Magari piantando qualche nuovo albero o facendo un piccolo orto. Va molto di moda in questo periodo’.
‘Ma ti sembra che io possa mettermi a lavorare la terra con queste?’ le rispose facendole vedere le mani perfettamente curate ‘E poi c’&egrave già il Pino che viene a sistemarci il giardino ormai da anni. Quello &egrave il suo regno e non vuole che nessuno lo disturbi mentre si occupa delle piante e della piscina’. Giulia lasciò perdere la questione e si dedicò completamente a rendere ancora più lisce le gambe dell’amica.
Marisa, però, tornando a casa continuò a pensare alla proposta della sua estetista. Più ci rifletteva e più comincia a non trovarla una così cattiva idea. Decise quindi, per il giorno successivo, di andare a parlare con Pino per vedere se c’era qualcosa che lei avrebbe potuto fare per cominciare.
Il giorno seguente, dopo essersi svegliata e preparata la colazione per la figlia che andava a scuola ed il marito che doveva andare al lavoro, si mise un paio di pantaloni della tuta e una felpa e si diresse in giardino per cominciare a dar una mano al suo vecchio giardiniere e imparare da lui. Rimase invece molto sorpresa quando si trovò di fronte, invece di un signore anziano, un giovanotto di origine nordafricana di circa 25 anni che stava tirando fuori gli attrezzi dal capanno dove erano tenuti.
Marisa lanciò un urlo, gridando al ladro e facendo spaventare il ragazzo che mollò gli attrezzi e si guardò intorno cercando di giustificarsi in qualche modo.
La situazione venne risolta, fortunatamente, dall’arrivo di Pino che calmò la signora spiegandole la situazione: ‘Calma, calma’ le disse ‘questo ragazzo non &egrave un ladro. Si chiama Amir ed &egrave il mio apprendista. Da oggi prenderà il mio posto come giardiniere della vostra villa. Ne ho già parlato con vostro marito e anche lui &egrave d’accordo. Ormai sono troppo vecchio per questo lavoro e ho deciso di ritirarmi. State tranquilla, però, vi lascio in buone mani. Il ragazzo ha lavorato con un mio caro amico per qualche anno e, dopo aver visto le sue capacità, ho deciso di fargli prendere il mio posto. Dopotutto non ho figli a cui lasciare l’attività. Vedrete che resterete soddisfatta’.
A quelle parole Marisa si tranquillizzò e, imbarazzata per la brutta figura da razzista appena fatta, si diresse verso Amir con il braccio teso. ‘Piacere’ gli disse ‘Marisa N. Mi scuso per la figura di prima, non volevo offenderti o spaventarti.’
‘Nessun problema signora, sono cose che capitano’ le rispose il giovane, piantandole i suoi due occhi neri addosso. Marisa notò una strana espressione sul volto di Amir e ne restò turbata. Ma scomparve subito, portandola a chiedersi se non l’avesse solo immaginata.
Cambiando completamente discorso il ragazzo le disse ‘Aveva bisogno di qualcosa signora?’. Marisa, ancora scossa dalla sensazione di prima e dalla situazione in generale, cominciò a balbettare ‘Ehm…. Sì’. Certo’. Giusto, quasi dimenticavo. Ero venuta per chiedere a Pino se fosse possibile dargli una mano con la cura del giardino. Mi piacerebbe cominciare a fare un po’ di giardinaggio. Penso che dovrei chiedere a te ormai, giusto?’ ‘Giustissimo signora. Non si preoccupi, mi farebbe piacere se mi desse una mano, soprattutto una mano bella come la sua’.’ Marisa non riuscì a non sorridere e ad arrossire per quel complimento fatto da un ragazzo che poteva essere suo figlio. ‘Ma cosa dici? Non essere troppo sfacciato, caro mio, potrei tranquillamente essere tua madre e, sicuramente, sono la tua datrice di lavoro.’ ‘Certo, certo’ rispose Amir sorridendo, mentre raccoglieva gli attrezzi da terra e si accingeva a salutare il signor Pino, aggiungendo un ‘vedremo’ tra se e se.
Dopo aver salutato entrambi il vecchio giardiniere si misero a lavorare. Naturalmente Marisa si mise a fare i compiti più semplici, come tirar su le foglie morte dal prato o innaffiare le bellissime rose che crescevano, mentre Amir si dedicava alla potatura e a tagliare il prato. Dopo qualche ora di lavoro finirono quello che c’era da fare per la giornata. Il ragazzo prese gli attrezzi e li mise nel capanno, poi prese la sua borsa e fece per salutare e dirigersi verso casa. ‘Aspetta’ gli disse la padrona di casa ‘almeno lascia che ti offra qualcosa da bere e magari farti una doccia prima di andare a casa’, cosa che venne accettata di buon grado, visto anche il caldo che negli ultimi giorni era arrivato. Si diressero in cucina, dove Marisa prese una coca dal frigo e gliela offrì. Amir la scolò tutta d’un fiato con gusto prima di lasciarsi andare in un sospiro liberatorio. ‘Ci voleva proprio’ le disse dopo aver finito di bere ‘grazie mille. Se non le dispiace adesso penso che accetterò la sua offerta di farmi una doccia. Mi saprebbe indicare il bagno?’. Marisa lo guidò fino alla stanza, prima di congedarsi per andare a mangiare qualcosa. Con la coda dell’occhio vide Amir che si toglieva la maglietta sudata prima di entrare lasciandole vedere il fisico scolpito. La donna si girò, inconsciamente, per ammirare quel corpo, non sapendo che il giovane lo aveva fatto apposta, proprio per invogliare quella reazione. Senza dar segni di aver visto come era guardato, entrò in bagno, lasciando la porta socchiusa e si tolse i pantaloni e le mutande, rivelando un attrezzo di dimensioni considerevoli nonostante fosse ancora a riposo.
Come pensava, Marisa rimase ad osservarlo come in trance. Il marito di lei non poteva competere minimamente con quel ben di dio. Sentì un brivido al basso ventre pensando a come doveva essere prendere un cazzo del genere e di come sarebbe potuto diventare una volta duro. Turbata, si diresse in cucina dove cercò di calmarsi cercando di sistemare e facendosi un drink, ma tornando continuamente col pensiero al bronzo di Riace che si stava facendo una doccia nel suo bagno.
Dopo una decina di minuti si sentì chiamare. Amir aveva dimenticato (apposta?) di prendere un asciugamano e le chiese di portargliene uno. Arrivata davanti alla porta bussò piano dicendo ‘Te lo lascio qui davanti alla porta’ e fece per andarsene, ma la risposta che dentro di sé sperava, arrivò ‘Non si preoccupi signora Marisa, entri pure. Mica si scandalizzerà a vedere un ragazzo nudo. L’ha detto lei che potrebbe essere mia madre’. Come si permetteva quel ragazzino di parlarle così, poteva anche essere bellissimo e molto dotato ma dopotutto era solo un marocchino immigrato che faceva il giardiniere e lei la moglie di un imprenditore del nord. Entrò nel bagnò come una furia, pronta a licenziarlo in tronco, ma se lo trovò di fronte nudo, con le braccia dietro la schiena, come a spingere quel grosso cazzo verso di lei. Marisa restò interdetta di fronte alla visione di quel pene e non riuscì a proferire parola. In compenso, riuscì ad inciampare sul tappetino finendo direttamente addosso ad Amir. Questo fece perdere l’equilibrio ad entrambi che si trovarono a terra, con lei sopra di lui e il grosso cazzo in mezzo tra loro. Inoltre, cercando di prenderla, Amir le mise una mano su una chiappa, saggiandone la fermezza prima di toglierla.
‘Ehi’ le disse il ragazzo sogghignando ‘non c’era bisogno che mi asciugasse lei di persona, bastava un asciugamano’ e si levò da sotto di lei facendole strisciare il suo pene su tutta la pancia per farglielo sentire bene e sfiorandole la mano. Marisa, sull’orlo delle lacrime e con la faccia tutta rossa, si precipitò fuori dal bagno, scusandosi. Si diresse in cucina dove si versò un altro bicchiere di whiskey per calmarsi mentre dentro di sé si insultava per essersi messa in ridicolo ed essersi comportata come una verginella alla prima cotta. Vide Amir uscire dal bagno con l’asciugamano legato in vita e i muscoli del petto e gli addominali ancora bagnati, che si dirigeva verso di lei. Senza dire nulla lasciò cadere l’asciugamano e le mise una mano nei pantaloni della tuta. Marisa restò impietrita di fronte all’audacia di quel giovane e non disse nulla mentre sentiva la mano di lui che si infilava nelle mutandine. Era completamente bagnata e se il ragazzo lo sospettava soltanto, adesso ne aveva anche la certezza. Si appoggiò al bancone della cucina mentre le sue dita le esploravano le intimità, lanciando dei gemiti di piacere quando le prese il clitoride con due dita per strizzarlo dolcemente. Poi, come era entrato, uscì. Senza dire nulla, prese i suoi vestiti ancora sporchi e si rivestì, dirigendosi verso l’uscita. Le uniche parole che uscirono dalla sua bocca furono un ‘A domani signora’ mentre un sorriso carico di promesse si stampò sulla sua faccia. Marisa era ancora troppo sconvolta per poter dire alcunché. Non solo aveva permesso che un ragazzino immigrato che le faceva da giardiniere le esplorasse le intimità, facendole anche un ditalino, ma si era anche permesso di lasciarla così, sull’orlo dell’orgasmo, come a rimarcare l’inversione di ruoli in quella situazione. Era lui il burattinaio in quell’opera e sapeva esattamente come e quando muovere i fili giusti. Molto probabilmente lei non era nemmeno la prima che cadeva nella sua rete. Chissà quante altre donne sposate di buona famiglia aveva scopato con quel cazzo gigante e chissà quanto avevano goduto a prenderlo tutto? Voleva sentire nuovamente quelle dita lunghe che si infilavano dentro di lei portandola all’orgasmo che oggi le aveva fatto solo assaggiare. Voleva sentirle su tutto il suo corpo mentre la massaggiavano e la palpavano, esplorandole ogni centimetro quadrato della sua pelle. A questo pensava Marisa quando anche lei si spogliò per farsi una doccia e finì quello che lui aveva iniziato passandosi la spugna mentre si immaginava che fossero le sue mani. Quella sera non riuscì a guardare in faccia il marito e la figlia e la notte non riuscì a chiudere occhio, i sensi di colpa e la rabbia per ciò che aveva subito avevano preso il sopravvento dentro di lei. Sensi di colpa nei confronti del marito perché, dopo tanto tempo, qualcuno l’aveva apprezzata come donna, nonostante i modi rudi che avevano usato su di lei. Rabbia perché aveva perso completamente il controllo della situazione ed era capitolata già al primo assalto del giovane. Non era riuscita nemmeno a dare una parvenza di moglie fedele. Alla prima vista di quel magnifico cazzo non aveva capito più nulla. E soprattutto sapeva, ed era la cosa che la stava facendo uscire di testa, che appena avrebbe rivisto il giovane non sarebbe riuscita a fare alcuna resistenza non appena lui avesse provato nuovamente a toccarla. Nel mezzo della notte non ce la fece più e dovette masturbarsi nuovamente pensando a cosa le avrebbe fatto subire Amir la prossima volta che sarebbe passato a sistemarle il giardino.

Leave a Reply