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La vita nuova

By 5 Luglio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

– Si, &egrave vero! Sono una esibizionista.
Specchiandomi dopo essermi passata il rossetto sulle labbra e fissandomi negli occhi verdi, l’ho pensato con una punta d’orgoglio.
Allo specchio vedo una ragazza di 31 anni con un gran bel fisico.
Alta un metro e sessantotto, una terza abbondante di seno, un culetto che sembra un mandolino perfetto. Alto, sodo, su due gambe che in questo momento, velate solo delle autoreggenti con la diritta cucitura sul dietro, mi fanno sentire strepitosa.
Mentre penso a tutto ciò lo sguardo mi cade sulla sveglia che &egrave sul comodino.
Quasi le otto.
– Cazzo, faccio tardi!
Velocemente indosso il minuscolo tanga, la mini con l’abbondante spacco, mi infilo la camicetta che avevo stirato ieri sera e dopo averla abbottonata sono costretta a stenderla lungo i fianchi perché aderisca come si deve e non renda proprio evidenti i capezzoli che si ergono provocanti sul sodo seno.
Un ultimo sguardo allo specchio e penso di essere proprio una bella figa.
In quel momento i miei felici pensieri sono interrotti da un biascicato commento di quello sfigato di mio marito:
– Sembri proprio una troia’.
Non lo degno di una risposta. Vado in camera di Luca che si sta preparando e gli dico:
– Dai, amore, muoviti che facciamo tardi.
Rapidamente lo vedo terminare di legarsi le scarpe da ginnastica e raccogliere lo zaino seguendomi fuori della porta senza dire nulla.
Anche mio figlio &egrave proprio un bel ragazzo.
Quattordici anni, un bel fisico asciutto e modellato dalla palestra che ha preso l’abitudine di frequentare da quando gioca a pallavolo. Sono orgogliosa del mio Luca.
In strada saliamo sulla mia Panda e partiamo di volata.
– Mi raccomando Luca. Evita di mangiare schifezze. Quando hai finito in palestra, vai subito a casa che domani hai compito di matematica.
– Si, mamma. Lo sai che ci tengo alla salute e non preoccuparti, la prof ha detto che se continuo così mi da l’otto sia agli scritti che agli orali.
Ripenso che sono proprio orgogliosa di lui.
Lo guardo girando appena la testa mentre guido in mezzo al traffico caotico e lo vedo intento a smanettare con il suo iPhone.
– Mandi messaggi già a quest’ora?
Gli chiedo per stuzzicarlo un po.
– Ma dai mamma, lo sai che i miei amici sono già tutti fuori scuola.
– Anche la tua ragazza?
Faccio con voce sorniona.
– Dai Ma! Smettila. Non ho nessuna ragazza.
Mi fa lui arrossendo.
Dio come mi piace quando si imbarazza così. E’ un timidone. Me lo mangerei di baci.
Intanto siamo arrivati di fronte alla sua scuola. Lui si gira a raccogliere lo zaino, si protende verso di me ed aspetta che lo baci.
Gli stampo il colore vermiglio del rossetto sulla guancia e lui con fastidio ci si passa la mano sporcandosi tutto il viso.
– Ciao Ma. Ci vediamo stasera.
– Ciao amore mio.
Gli dico offrendogli venti euro che lui fa sparire con un gesto rapido mentre mi fa un sorriso complice.
Lo vedo allontanarsi quasi con nostalgia.
Amo troppo mio figlio. Se sono ancora insieme a suo padre, &egrave solo per non fargli mancare niente.
Luca &egrave venuto per errore. Una stupida infatuazione per Corrado, un collega giovane di mio padre. Più vecchio di me di venticinque anni, non ha avuto l’intelligenza di usare un preservativo. E così, a diciassette anni mi sono ritrovata mamma mentre facevo gli esami di stato per diventare ragioniera.
Il matrimonio riparatore. Un anno ancora per accorgermi che persona insulsa mi ero messa accanto e poi tutto &egrave finito.
Corrado, insegnante come mio padre, si &egrave sempre più ‘ingrigito’. A quarantatr&egrave anni ai miei occhi sembrava un vecchio. Ma, probabilmente, lo era davvero.
Lui non rideva mai. Nemmeno di fronte alle straordinarie cose che suo figlio, da piccolo, faceva ogni giorno che passava. A me poi, non mi toccava quasi più, e da un’anno ormai non c’&egrave proprio più niente.
Così, lentamente, senza dire niente, siamo diventati due estranei.
Per fortuna da circa un anno ho trovato questo lavoro che mi sta dando tante soddisfazioni.
A casa, esco la mattina e rientro la sera. Non cucino quasi mai. Solo se Luca &egrave a casa. Allora mi impegno a preparargli pranzetti squisiti.
Per Corrado al massimo gli metto su l’acqua per la pasta e poi si arrangia da solo.
Da parte mia, a mezzogiorno mangio in mensa e la sera mi arrangio con qualcosa che prendo ad un’ottima gastronomia che &egrave proprio sotto casa.
Non abbiamo particolari problemi economici.
Non siamo benestanti, ma non ci possiamo lamentare.
Ogni anno,ad agosto, Corrado ci paga una pensione a Rimini dove andiamo io e Luca e lui se ne va in montagna a fare solitarie passeggiate ed a caccia dei funghi.
La casa l’abbiamo finita di pagare.
Tutto sommato, non mi posso proprio lamentare.
Il lavoro rappresenta per me il vero svago. Mi sento valorizzata. Da subito mi sono fatta apprezzare per la mia capacità a saper risolvere tutti i problemi che si pongono. Il proprietario della fabbrica, il signor Glauco, &egrave un vecchio settantenne che sembra uno scaricatore di porto. Modi rozzi ma cerca sempre di comportarsi educatamente. A volte mi fa tenerezza. Non gli daresti cinque lire a vederlo, ma &egrave un genio della meccanica. Con il suo brevetto sulle porte e le finestre ha costruito un piccolo impero.
Due fabbriche, la nostra ed un’altra nell’alto trevigiano.
Scaltro negli affari, ma riservatissimo nella vita quotidiana. Io lavoro praticamente al suo fianco, insieme alla sua segretaria personale.
Da qualche parola scambiata con Bianca, appunto la sua segretaria, ho saputo che sono tre anni che &egrave vedovo. Nelle aziende ha occupato tutti e tre i suoi figli. Il più giovane ha circa la mia età.
Tutti i dipendenti mi trattano con particolare rispetto. Anche i suoi figli.
Però, sin dal primo giorno che sono arrivata in fabbrica, ho potuto notare lo strano effetto che facevo su tutti quegli uomini.
Spesso mi &egrave capitato di cogliere i triviali apprezzamenti che facevano sul mio fisico.
Da subito, devo dire per onestà, ne sono rimasta lusingata. Mi piace che tutti quegli uomini mi desiderino.
Una volta ho sentito un giovane operaio dire ad uno più anziano che la notte si era masturbato pensando a cosa mi avrebbe fatto se fossi stata con lui.
Tutto questo mi ha fatto venire una gran voglia di provocarli.
Praticamente, quasi da subito ho preso a vestirmi in maniera molto sexy.
Devo dire che a volte mi sono sentita denudare con gli occhi anche dal signor Glauco.
La Bianca, dopo le prime volte che ha tentato di mettere in mezzo il discorso sull’opportunità di abbigliamenti sobri e comportamenti adeguati l’ho ignorata totalmente. Alla fine si &egrave rassegnata.
Anche oggi, quando parcheggio nel piazzale della fabbrica, che sorge quasi alla fine di Viale Ripamonti a sud di Milano, constato che il piccolo gruppo dei miei fans si attarda ancora per vedere come sono vestita.
Non voglio deluderli. Una volta scesa, piego il busto infilandolo in macchina facendo finta di cercare la borsa.
Il movimento mi lascia il dietro scoperto fino alla base delle natiche, le autoreggenti fanno il loro lavoro.
Sento fischi e urla da lontano. Forse qualche ‘che troia” di troppo.
Però, come sempre, la cosa mi eccita.
Finisco la sceneggiata e con passo regale mi dirigo verso la palazzina della Direzione.
Quando entro, la frescura del condizionatore mi fa subito indurire i capezzoli.
Bianca scuote la testa. Sicuramente non gli &egrave sfuggita la sceneggiata che ho fatto.
Faccio finta di niente e comincio a sistemarmi per lavorare.
Sul mio lavoro sono brava.
Mi occupo sia di dirigere il settore paghe che l’amministrazione della produzione.
Ho il mio da fare che mi impegna per bene.
Sono le undici passate quando il signor Glauco mi chiama nel suo ufficio.
Mi presento come al solito con blocco e penna. Indosso i tondi grandi occhiali che uso per non stancarmi al computer. Entrando mi vedo riflessa nella vetrina della libreria dello studio del titolare e mi piaccio.
Lo spacco valorizza il ricamo che borda le autoreggenti. La cucitura sul dietro, &egrave perfettamente in linea. La camicia aperta quel tanto che basta a valorizzare il mio seno. Sembro la segretaria che tutti gli uomini sognano di fottere al lavoro.
Il signor Glauco &egrave al telefono. Noto che mi squadra. Con la mano mi indica la poltroncina di fronte a lui.
Mi seggo e giro di lato, pudicamente, le gambe. Ma facendo questo movimento ala gonna mi sale ancora di più.
Sento gli occhi grigi del signor Glauco puntarmi all’altezza del pube.
Faccio finta di niente.
Lui termina la telefonata poi mi dice:
– Elisa, abbiamo un problema con la finanza che non capisce un operazione, aspetti, le dico il numero della pratica che mi ha dato il commercialista.
Traffica con alcune carte che ha davanti sulla scrivania e poi mi fa:
– Ecco, nr. 79443/2003. Le abbiamo ancora qua in casa queste pratiche oppure sono già in archivio?
– Beh, il 2003 &egrave ancora qua. Anzi, se ricordo bene, le ha ancora lei.
Lui corruga la fronte e le folte ciglia bianche assumono una forma ad arco perfetto.
E’ comunque ancora un uomo piacente, penso distraendomi dal lavoro. Ha uno sguardo di ghiaccio, due mani che sembrano badili, però ha qualcosa che piace. Non so cosa, però mi affascina.
Intanto sembra essersi ricordato dove sono le carte che cerca.
– Si &egrave vero! Devono essere nelle scansie sotto la biblioteca. Li a destra.
Mi giro a guardare la monumentale biblioteca e mi dirigo verso il lato destro.
Non so perché, ne cosa mi abbia preso, ma invece di piegarmi sulle gambe, una volta aperta l’antina inferiore, mi piego a 90′ rivolgendo il mio culetto proprio verso il signor Glauco.
Traffico parecchi secondi prima di individuare il fascicolo.
Sento il mio culo completamente nudo e in vista di quell’uomo.
La cosa mi eccita da morire.
Individuo il faldone, mi piego ancora di più per infilare la mano sotto ed estrarlo dal suo posto.
Nel movimento ho anche leggermente aperto le gambe.
Quando mi giro tirandomi su verso la scrivania lo vedo paonazzo come un peperone.
Poi quasi facendo uno sforzo sovrumano percepibile ad occhio nudo, lo vedo cercare di riprendere il controllo e con voce profonda farmi:
– Elisa, lei non può continuare a farmi questo.
Mi sento morire dentro dalla vergogna, però la strana frenesia che mi ha preso mi continua, e con voce quasi angelica gli faccio:
– Ma perché? Cosa ho fatto di male?
– Di male niente, figlia mia. Però se continui ancora un po’ mi farai fare un infarto.
– Oddio, signor Glauco. Non mi dirà che una come me possa eccitarla?
Lui ha ripreso pienamente il controllo della situazione. Ha capito il mio gioco. Allora fissandomi dritto negli occhi mi fa:
– Sono tre anni che non vado con una donna. Da quando la mia povera moglie mi ha lasciato, avevo abbandonato ogni voglia.
– Non mi dirà che le ho risvegliato qualche voglia.
Gli faccio, da stronza, io.
Lui fa un mezzo giro sulla sua poltrona senza dire altro, si alza e mi viene vicino.
Ho ancora fra le braccia il faldone.
Lui lo prende fra le sue grandi mani e lo appoggia sulla scrivania, si gira ancora verso di me, mi prende la mano destra e se la porta sull’inguine.
Una grossa e dura sensazione riempie la mia mano.
Con sfrontatezza, la faccio scivolare su e giù come a saggiarne la consistenza.
Lui lascia la mia mano continuare da sola.
Mi rendo conto che ha un cazzo enorme.
Continuo a far scivolare la mano lungo la stoffa del pantalone.
Il suo cazzo si irrigidisce ancora di più.
A questo punto, completamente partita, ho voglia di vederlo da vicino.
Mi inginocchio davanti a lui, faccio scendere la lampo ed infilo la mano.
Faccio fatica a muovermi nell’ampia apertura.
Lui lascia fare.
Riesco ad estrarlo. E’ maestoso. Proprio bello.
La sua pelle &egrave liscia, quasi setosa. L’odore che si propaga &egrave buono.
La mia mano fa fatica a cingerlo. La sua lunghezza &egrave incredibile ai miei occhi.
Dio come &egrave bello.
All’inizio il mio movimento risulta impacciato, poi come d’incanto ricordo quel filmino porno che vedemmo insieme alle mie amiche la sera della cena dell’8 marzo.
Era una bella e matura tedesca, forse si chiamava Blixen, o qualcosa di simile.
Accarezzò fino a farlo eiaculare il cazzo di un uomo per oltre 20 minuti. Con movimenti lenti e toccamenti vari.
Comincio a fare come lei. La mia carezza si fa ritmica, ma lenta. Mi aiuto anche con l’altra mano.
Le unghie della mano sinistra accarezzano la punta della cappella che pulsa ad ogni tocco. Mi da l’impressione di una grossa pesca.
Abbondanti umori fuoriescono lubrificandolo e rendendolo lucido.
Mi avvicino a guardarlo meglio.
La lunga e nodosa vena che risale dalla radice fine alla cappella da sotto, richiama la mia attenzione.
Accarezzo anche quella con le unghie mentre con la destra continuo il mio lento ma costante andirivieni.
Vado avanti un bel pezzo. Poi comincio a toccare la cappella con la lingua. Ad ogni passaggio lei reagisce con una contrazione.
Il suo profumo ormai mi inebria al punto di ottenebrarmi la mente.
La mia lingua lo insaliva lungo tutta l’asta. Ad un certo punto imitando l’attrice provo a prendere in bocca i suoi coglioni. Sono troppo grandi, non ci riesco. Mi dedico ancora alla cappella.
La punta &egrave diventata viola e vibra in maniera incontrollata.
Faccio appena in tempo ad imboccare la punta che un potente getto di sperma mi frusta il palato.
E’ una sensazione inenarrabile. Il caldo liquido mi riempie la bocca.
Poi un altro ed un’altro ancora. Sono costretta a deglutire perché non mi caschi sulla camicetta sporcandomi tutta.
Il sapore &egrave strano. E’ la prima volta che assaggio lo sperma. Anzi a dire il vero, non ho mai preso un cazzo in bocca.
Continuo a deglutire tutto quello che fuoriesce.
Credo che i getti si siano affievoliti quando hanno superato la decina.
Finalmente posso leccarglielo tutto come un gelato. Lo sperma, molto più debolmente, continua a sgorgare incessante.
Termino solo quando &egrave completamente pulito e lo vedo rapidamente perdere la sua consistenza. Solo allora alzo gli occhi e lo guardo.
Ha lo sguardo perso nel vuoto.
Con un clinex che prendo dallo scatolo che era sulla sua scrivania, completo l’opera di pulizia, lo risistemo mentre lui &egrave ancora perso.
Gli tiro su la cerniera lampo, mi alzo lentamente, mi sollevo sulle punta e lo bacio appena sulle labbra.
All’orecchio gli dico:
– Grazie.
Mi giro e sculettando esco dalla sua stanza.
Mi accorgo che &egrave ormai quasi ora di pranzo.
Devo riconoscere che mi sento sazia, tutto quello sperma ingerito mi ha soddisfatta. Non ho proprio fame.
Vedo Bianca preparasi e quando mi guarda per capire se vado con lei in mensa le dico:
– Scusami ma oggi non ho fame. Con questo caldo mangerei solo un gelato.
Lei scuote le spalle e se ne va.
Mi seggo sulla sedia e ripenso a quanto ho appena fatto.
Mille pensieri mi passano per la testa.
Si sarà offeso? Se mi crede una puttana? Ma cosa cazzo ho combinato? Se dovesse licenziarmi, che credenziali mi farebbe? Grande puttana?
Sto ancora rimuginando dentro di me questo turbinio di pensieri quando la porta del suo ufficio si apre e lui compare sotto la soglia.
Mi guarda con uno sguardo strano e poi mi fa:
– Puoi venire un momento’.
Noto il passaggio al tu e la cosa non mi sembra per nulla rassicurante.
In silenzio gli passo davanti ed entro nel suo ufficio.
Lui va a sedersi al suo posto e mi indica di nuovo la poltroncina di fronte.
Mi seggo come una suora di castità.
Lui con voce tranquilla e profonda mi fa:
– Perché?
Lo guardo quasi stranita. Non capisco cosa intenda.
– Perché giochi così con me?
Ecco che divento rossa come un peperone, come se avessi solo adesso realizzato ciò che &egrave accaduto.
Tento di balbettare qualcosa e mi esce:
– Ma io non ho giocato’
Allora lui sembra accigliarsi ancora di più:
– Vuoi davvero prendermi in giro. Cosa puoi trovare in un vecchio come me?
– Non lo so ‘ balbetto ancora, poi tutto d’un fiato ‘ tu mi piaci. Anch’io sono tanti anni che non ho più rapporti con nessun uomo. Vederti tutti i giorni mi ha letteralmente fatto invaghire di te. Scusami. Non ti disturberò più se vuoi. Ti prego solo’. non licenziarmi.
Lo vedo rilassarsi sulla poltrona e lentamente come riordinare i pensieri. Poi sempre con la sua stupenda voce continua:
– Non lo avrei mai creduto. Ma davvero ti piaccio un poco?
– Non lo so. So che dentro di me avevo tanta voglia di te. E quando ho sentito le tue parole mi &egrave sembrato naturale poterti aiutare in qualche modo.
Lui sembra ancora abbastanza incredulo. Poi come si rassegnasse ed accettasse la cosa mi fa.
– Ok. Ho bisogno di digerire la cosa. Comunque grazie a te. E’ stato stupendo e, non offenderti’.
Mi allunga una busta, la prendo, la apro e vedo diverse banconote da cento euro.
Credo che il mio viso stia diventando cianotico, lui si affretta subito a dire:
– Non voglio pagarti per quello che hai fatto. Non ti considero una mercenaria. E’ che questo &egrave il solo modo che conosco per ringraziare una donna.
Scusami, non farmi vergognare.
Resto letteralmente basita.
Lui si alza, gira attorno alla scrivania, mi viene vicino, mi prende la mano e mi fa alzare e mi bacia con passione. La sua lingua scava nella mia bocca ancora piena del sapore del suo sperma.
Mi lascio andare ed un profondo calore mi sconvolge le viscere.
Lui si stringe a me e sento la prepotenza della sua erezione. Lascia la mia bocca e mi dice piano nell’orecchio:
– Ci verresti con me?
Devo sollevare la testa per guardarlo negli occhi e vedo la libidine che attraversa i suoi occhi.
Senza pensarci minimamente gli rispondo:
– Si.
Lui mi prende per mano e mi porta con se.
Uscendo dal suo ufficio allungo la mano a prendere la mia borsa dalla scrivania e mi accorgo di avere ancora la busta con i soldi in mano. La infilo dentro e la metto in spalla seguendolo docilmente.
Fuori dall’ufficio mi lascia la mano e capisco che possono vederci gli operai, lui mi indica la sua macchina ed io entro dal lato passeggeri.
Sedendomi nella sua ‘Porche’ la gonna si alza del tutto. Lui si siede al posto di guida ed ingrana la marcia con sicurezza. Sgommando partiamo.
Arriviamo abbastanza rapidamente ad un piccolo ristorante con alloggi che sorge lungo la strada verso Pavia.
Si vede subito che lui conosce il proprietario. Parlotta pochi minuti poi viene ad aprirmi la porta e mi fa scendere.
Andiamo alle spalle del ristorante e vedo che ci sono degli splendidi villini.
Entriamo nel primo che troviamo.
Come entriamo una dolce frescura ci accoglie. Lui va ad un frigorifero e ne tira fuori una bottiglia di champagne.
– Ne vuoi?
Scuoto la testa.
Lui la rimette in frigo e mi prende per mano. Mi porta nella camera da letto, con cura scosta il copriletto e lo toglie del tutto. Mi viene vicino, mi bacia ancora e comincia ad aprirmi i bottoni della camicetta.
Il mio seno si erge con tutta la sua provocante freschezza.
Le sua mani ruvide sono capaci di una piacevolissima dolcezza.
Mi tortura dolcemente i capezzoli. Poi mi sgancia la gonna e la lascia scivolare. Devo agitare le gambe per farla scendere fin giù.
Mi accarezza il fianco, scende lungo il mio sedere, si infila sotto il filo del tanga e lo strappa con un colpo.
Solo con le calze e le scarpe con i tacchi mi sento proprio troia.
Credo di avere il viso in fiamme.
Lui rimira il mio corpo. Lo fa con lentezza e facendomi sentire veramente porca.
Decido che non posso subire così.
Gli sbottono la camicia, mentre la faccio scivolare sulle sue spalle forti, gli bacio il villoso petto.
Gli slaccio la cintura e gli apro i pantaloni, mentre gli succhio i capezzoli. Sono abbastanza comodi, scivolano giù da soli.
Il boxer che indossa &egrave elegante. Dal disegno vedo che sono di Armani.
Da solo ha sfilato i mocassini di pelle morbida. Si lascia togliere da me il boxer.
Mentre lo faccio scendere, lo accompagno con la lingua sul suo ventre.
Quando &egrave tutto giù il suo membro non &egrave ancora del tutto rigido. Mi inchino di più e facilmente lo prendo fra le labbra.
Con la lingua gli accarezzo la cappella.
Lui reagisce subito.
Finalmente si libera del boxer, mi tira su, mi solleva come un fuscello e mi stende sul letto.
Lentamente si abbassa su di me e comincia a baciarmi. Poi scende sul mio collo, ancora più giù sul mio seno.
I capezzoli sono diventati di marmo.
Li prende dolcemente fra le labbra e ci gioca con la lingua.
La sua lingua guizza attorno all’aureola. Poi scende ancora.
Arriva sul mio ventre. Comincia a girarci attorno. L’ombelico, poi i primi peli. Fino ad arrivare al mio fiore.
La sua lingua mi penetra dolcemente. Si attorciglia al clitoride. L’orgasmo mi sconquassa all’improvviso.
Lui non si ferma fino a che non cedo alla stanchezza del godimento.
Solo allora si solleva, si posiziona e con estrema delicatezza, che &egrave insospettabile vedendolo, e mi penetra con la sua stupenda spada.
Non avevo mai ricevuto un cazzo così grosso.
Mia marito al suo confronto ha un cazzetto, ma anche gli altri due che avevo conosciuto in gioventù non valevano niente in confronto a questo.
La sua penetrazione &egrave stupendamente lenta. Quando arriva in fondo, si ritrae e poi ricomincia.
In breve un nuovo profondo orgasmo mi sommerge.
Non so quante volte riesco a venire prima che lui mi dica:
– Non ce la faccio più!
– Continua, non ti preoccupare, prendo la pillola.
Lo sento guizzare dentro di me e poi scaricarsi con la stessa forza della mattina.
Alla fine mi sento completamente piena.
Ancora una volta l’orgasmo mi ottenebra la mente.
Mi risveglio che lui mi sta accarezzando dolcemente.
E’ una sensazione stupenda. Non mi era mai capitato con nessuno che dopo aver fatto l’amore qualcuno si dedicasse a me.
Gli sorrido.
Anche lui mi sorride.
Lo trovo bellissimo.
So che non &egrave bello. Però i suoi potenti muscoli, la sua mascella squadrata, il suo naso leggermente adunco, i suoi occhi meravigliosi.
Il suo cazzo. Dio come &egrave bello, sembra un dio greco.
Glielo dico. Lui si mette a ridere.
– Non mi era mai capitato una donna che mi facesse i complimenti per il mio cazzo.
Anch’io rido. Mi piace questa intimità che si &egrave stabilita, glielo dico.
Lo vedo farsi serio.
Allora subito gli dico:
– Guarda che non chiedo niente. Ho solo detto che mi piace e quando lo vorrai sarò sempre disponibile.
Lui sembra rasserenarsi, allora mi dice:
– Sai per me &egrave difficile. Ci sono i figli, le aziende, i problemi di eredità. E poi interpreterebbero male il tuo interesse per me. Tu sei quasi una ragazzina nei miei confronti.
– Mica tanto. Ho trentuno anni.
Faccio io risentita.
Lui mi sorride.
– Ne ho settantotto.
Mi confida lui.
Lo guardo ancora più ammirata.
– Non preoccuparti gioia. Adesso che ti ho trovata appena potrò ci troveremo sempre. Affitterò questo villino e sarà il nostro nido. Tu chiedimi pure quello che vuoi, io te lo darò.
– Non voglio niente. ‘ gli faccio quasi risentita ‘ Anzi ‘ continuo dopo un attimo d’incertezza – voglio che mi paghi ogni volta. Cinquecento euro. Così il patto sarà sempre chiaro fra di noi. Mi fa piacere essere la tua puttana. Voglio che tu mi tratti da troia. Mi eccita questa turpe idea. Non lo so perché, ma toccami fra e gambe, la sola idea mi sta facendo di nuovo bagnare tutta.
Lui mi accarezza fra le gambe e lentamente mi penetra con un dito.
Un filo del suo sperma che era dentro di me ha cominciato a venire giù e mi scorre lungo la coscia.
La mia vulva risulta ampiamente lubrificata ed aperta, lui continua a scavarci dentro.
In breve ancora un orgasmo mi sommerge.
Alla fine, quando ormai sono esausta, facciamo una doccia. Quando abbiamo finito, lui esce e va a parlare con il proprietario.
Quando torna mi da un mazzo di chiavi.
– Queste sono del villino. Puoi usarlo quando e con chi vuoi. Basta che avvisi Alvaro, il proprietario che magari non arrivo io a disturbarti.
Io gli sorrido.
Poi continua:
– Adesso lui ti accompagna al lavoro. Alla Bianca digli che sei venuta con me, su mia richiesta, dal commercialista. Lo avviso io a Maurizio. Io arriverò più tardi da solo per non dare nell’occhio.
– Va bene capo. Sempre a tua disposizione.
Mi vesto rapidamente e quando sono pronta lo bacio che &egrave ancora disteso sul letto. Lui mi accarezza ancora fra le gambe ed arriva fino al mio buchetto.
Con voce roca mi dice:
– La prossima volta giriamo pagina.
Ed affonda la punta del dito.
Gli sorrido e dico:
– Guarda che da quelle parti &egrave tutto nuovo.
– Meglio. Sarà un piacere iniziarti.
Lo guardo negli occhi e con la punta delle dita gli lancio un bacio. Poi mi stacco da lui ed esco.
Fuori del villino trovo Alvaro che mi aspetta già in macchina. Mentre sta avviando il motore, gli chiedo di fermarsi ad un negozio di biancheria intima per lasciarmi comprare un altro tanga.
Lui sorride silenzioso e parte.
Mi faccio lasciare alla fermata del tram che dista circa 300 metri dalla fabbrica. Così faccio finta di essere tornata con quel mezzo.
Accaldata arrivo in ufficio e trovo Bianca al telefono che appena mi vede fa:
– Guardi, guardi. E’ appena arrivata, gliela passo.
E mi tende la cornetta.
Gli faccio segno che voglio sapere chi &egrave e lei, sillabando le parole come fanno le persone mute, mi fa capire essere il commercialista. Gli indico di passarmelo sulla mia linea.
Come suona il telefono alzo il ricevitore:
– Buongiorno Elisa, Glauco mi ha detto tutto. Stia tranquilla. Stasera si porti a casa il faldone che avete recuperato stamattina e me lo porti in ufficio domattina. Poi sarà libera di andare dove sa, alla sua collega può dire che rimarrà a lavorare con me tutto il giorno.
Girandomi per nascondere la vampa che mi arrossa le gote a bassa voce rispondo:
– Va bene dottore. Farò come vuole dottore. Arrivederci dottore.
Fingendo un fastidio che non provavo, appena chiusa la comunicazione comincio a brontolare.
– Ci siamo lasciati un’ora fa e solo adesso si ricorda che domani dobbiamo ancora lavorare. Anzi adesso mi preparo subito le carte e domani vado a passarmi la giornata con quel rompiballe.
Manifestando tutta la sua solidarietà, Bianca mi risponde:
– Sti maledetti commercialisti. Fanno tanti casini, quando la finanza interviene poi bisogna inventarsi come risolverli.
– Hai proprio ragione, cara.
E gli sorrido mentre entro nello studio di Glauco per recuperare il faldone. E’ ancora sul tavolo.
Ne approfitto per raccogliere il clinex che mi era caduto mentre uscivo. Lo appallottolo e lo nascondo nel palmo sotto il faldone. Quando sono al mio posto lo faccio scivolare in borsa.
La rimanente giornata scivola quasi senza accorgersene. Quando Glauco rientra faccio finta di essere occupata e lo saluto distrattamente.
Una fitta al ventre mi sommerge quando sento il suo profumo mentre mi passa vicino.
Finalmente vengono le 17.30. Prendo la borsa e saluto al volo la Bianca mentre scappo letteralmente dall’ufficio.
Appena con la macchina sono fuori dalla fabbrica mi dirigo verso il centro. Non ho voglia di andare a casa e sorbirmi le litanie di Corrado.
Mi viene in mente di chiamare al cellulare Rosaria, la mia estetista. Le chiedo se posso fare una seduta per pulire i peli superflui.
Lei mi risponde:
– Solo se arrivi subito. Non ho altri appuntamenti e mi sto rompendo. Altrimenti vado a casa.
– No. No, arrivo di volata.
Di corsa dirigo verso il suo studio.
Arrivo in meno di dieci minuti.
La trovo sulla porta che mi aspetta.
Il suo fisico &egrave troppo palestrato per i miei gusti. Però devo riconoscere che &egrave armonico. Ha un tratto del viso molto deciso. Il naso forse un po’ troppo grosso, ma non stona. I suoi capelli corti gli danno un aria strana’. Come dire, equivoca. Però devo dire che mi piace. Come persona &egrave dolcissima, anche se a volte ha atteggiamenti quasi mascolini.
La saluto baciandola sulle guance. Con Rosaria siamo molto amiche.
Come lei comincia il suo certosino lavoro, non posso fare a meno di raccontargli gli eventi di questa particolare giornata.
Quando ho finito il mio racconto lei commenta:
– Finalmente lo hai cornificato a quello stronzo! ‘ Rivolta a mio marito, di cui sa tutto.
Poi comincia il suo terzo grado. Vuole tutti i particolari, anche i più scabrosi. All’inizio mi vergogno un poco, poi, piano piano, man mano che le parole mi escono dalla bocca, comincio ad eccitarmi.
Il racconto diventa sempre più completo e fluido. Quasi rivivo gli attimi supremi che ho vissuto.
Gli descrivo l’eiaculazione che ha avuto nella mia bocca mentre lei &egrave costretta a fermarsi perché le tremano le mani dall’eccitazione.
Mi ha chiesto più volte di descriverle il sapore.
Mi sembra impossibile che lei non lo conosca.
Quando ha terminato la solita depilazione la vedo prendere da un armadio uno strano aggeggio che mi fa infilare sotto le gambe.
Come d’incanto, le gambe mi si aprono come dal ginecologo ed il sedere risulta sollevato abbondantemente dal lettino.
Gli chiedo cosa mi sta facendo e lei:
– Beh! Se devi inaugurare il secondo canale &egrave bene prepararlo un pochino. Cosa ne dici?
Il rossore mi richiama lo stato di eccitazione e vergogna che mi accompagna da stamattina.
Lei riprende il suo lavoro. La depilazione continua sotto il perineo, fra la vulva ed il buchetto, ma anche attorno al buchetto stesso.
Quando ha finito, sempre in quella strana posizione, comincia ad idratarmi la pelle con una crema freschissima.
La sua mano scivola lungo tutto il mio corpo. Adesso si attarda sui miei seni. Il respiro mi si fa pesante.
Rosaria se ne accorge e continua accentuando il massaggio.
Le sue mani adesso sono sul mio ventre. Un dito scivola attorno alla vulva. Ci scivola dentro. Sono un lago di umori. Ho gli occhi chiusi e sono rapita dal suo lento massaggio.
Un dito ricoperto di crema viola il mio buchetto.
Il suo movimento &egrave dolce. sento che mi allarga le pareti. Poi mi accorgo che le dita sono due.
Il movimento mi rapisce. Un orgasmo improvviso mi squassa in maniera incredibile.
Lo sfintere si contrae attorno ad un numero di dita che non riesco più a contare.
Sono sicura che ho perso i sensi.
Quando comincio a riconnettere sento un lento e profondo stantuffare nel mio culo. E’ piacevolissimo.
Lentamente monta di nuovo la mia eccitazione.
Ancora un violento orgasmo mi fa abbandonare ogni volontà non so più per quanto tempo.
Quando finalmente mi riprendo, Rosaria mi sta ancora massaggiando la schiena.
Adesso sono supina, a faccia in giù.
Si accorge che sono sveglia e si posiziona in modo da poterci guardare negli occhi e mentre mi fa l’occhiolino mi chiede:
– Piaciuto?
– Dio mio. Non ho mai provato una cosa così. Ma cosa mi hai fatto?
– Lo vuoi proprio sapere?
La guardo con occhi supplicanti.
La vedo girarsi e far comparire davanti ai miei occhi un mostruoso cazzo di plastica, un vibratore.
– Non me lo avrai infilato dentro?
Le chiedo incredula.
– Certo. E direi che lo hai gradito alla grande. Cara mia, sei nata con un culetto fatto apposta per i grossi calibri.
E mi da una sonora pacca sulla chiappetta destra.
– Secondo me, ti darà tante soddisfazioni.
Continua a dirmi. Le sue parole mi fanno risalire la pressione.
A fatica scendo dal lettino. Rosaria mi sostiene, ma mentre lo fa, mi palpa vistosamente.
Non so cosa mi prende, come stamattina faccio ciò che sento invece di ciò che penso, mi giro e la bacio sulla bocca.
La sua lingua risponde subito. Si attorciglia alla mia. Sento le sue mani dappertutto.
Lentamente scivoliamo a terra e ci rotoliamo abbracciate.
Con un movimento degno di una contorsionista la vedo sparire con la testa fra le mie gambe. La sua lingua comincia a scavare dentro di me.
Ma lo fa in maniera divina. Non ruvida come Glauco. E’ bellissimo.
Non riesco a comprendere fino in fondo ciò che provo che subito un nuovo orgasmo mi sommerge. Ma &egrave diverso dagli altri. E’ dolce. Continuo. Non mi sconquassa.
Lei continua fino a che mi sento placata.
Le sue dita sono ancora dentro il mio culetto. Quando ha finito la sento che li ritira ed un rumore strano, come uno schiocco, mi sorprende.
La guardo e lei mi fa:
– Era tutta la mano’
Non capisco cosa voglia dire, ma le sorrido.
Allora, presa dalla mia fregola, decido di ricambiarle il servizio. Infilo la mia testa fra le sue cosce e comincio anch’io a leccarle la figa.
Un sapore stranissimo per me. Molto diverso dal cazzo di Glauco. Ma anche il sapore di Rosaria mi piace.
Comincio in maniera maldestra, ma poi credo di trovare il ritmo giusto. La sento sciogliersi sotto i miei colpi.
Le infilo un dito avanti ed uno indietro e comincio ad entrare ed uscire dai suoi pertugi.
Non ci mette molto a godere fino a strillare.
Non so che fare se non succhiarla più forte.
Finalmente comincia a rilassarsi. Fra i suoi umori mi accorgo che le &egrave scappato un poco di pipì.
Lecco come niente fosse.
Lei si abbandona del tutto e comincia a pisciarmi in faccia. Come un’invasata mi lascio investire dalla sua pioggia dorata. Buona parte la bevo, il resto mi ricopre la faccia, i capelli, mi scende lungo i seni fino al ventre, sul pube.
Il suo profumo acre, il sapore non dolce, il filo caldo che scende lungo il mio corpo mi eccitano di nuovo.
La lingua di Rosaria a ripreso a scavare dentro di me.
Mi lascio andare e comincio anch’io a pisciarle in bocca.
Lei posiziona la bocca a ventosa e sento che la beve quasi tutta.
Quando ho finito anch’io, finalmente mi rilasso.
Vedo che anche lei &egrave stanca.
Ci guardiamo negli occhi così come stiamo, in posizione da 69.
Lei si rigira verso di me e avvicinandosi alla bocca mi bacia.
Nell’azione mi accorgo che il sapore della mia pipì risulta più aspra della sua.
Ma lei sembra non farci caso.
Poi mi dice con voce roca:
– Scusami, ma ti desideravo da sempre. Forse non l’avevi capito ma io sono’ sono lesbica.
La guardo con tenerezza, gli avvicino la bocca all’orecchio e le sussurro:
– Io no. Però oggi mi sono scoperta troia’
E scoppio a ridere come una matta. Anche lei si lascia andare alla risata liberatoria.
Ci abbracciamo e stiamo un po’ a coccolarci.
Mi accorgo dall’orologio sul muro che sono già passate le 20 da un pezzo. Mi scuso e le dico che ho bisogno di andare via.
Lei mi accompagna in bagno dove facciamo una veloce doccia.
Mi asciugo alla buona i capelli, mi rivesto e la saluto. Prima di uscire lei mi offre un grosso flacone di liquido trasparente:
– E’ un ottimo lubrificante. Anche se sei molto elastica ti aiuterà a prenderlo nel culo. Lo puoi usare anche per accarezzare il suo cazzo. Vedrai come sarà più facile fargli le seghe.
La ringrazio con un bacio sulla bocca ed esco.
Appena in strada chiamo Luca al cellulare preoccupata per la cena:
– Non ti preoccupare mamma. Sono venuto a studiare da Roberto e mi ha invitato a restare a casa sua anche a dormire. Ci vediamo domani sera.
Lo saluto facendogli le solite raccomandazioni e mi tranquillizzo.
Vicino casa c’&egrave una pizzeria da asporto dove mi compro una margherita e vado a casa a consumarla.
Appena entro intravedo Corrado stravaccato sul divano come sempre.
Non lo saluto nemmeno. Vado in cucina e mi mangio la pizza. Quando ho finito vado in camera mia.
Poggiando la borsa sul comò vedo fuoriuscire il clinex sporco. Lo tiro fuori e viene fuori anche la busta di Glauco.
Curiosa la apro e conto le banconote.
Dieci da cento euro.
– Però, mica male?
Penso dentro di me. Porto il clinex vicino il naso ed aspergo il forte profumo che emana.
L’eccitazione mi riprende.
Decido di andare in bagno a prepararmi per la notte. Quando esco mi infilo subito sotto le lenzuola e comincio a ripensare alla giornata appena trascorsa.
E’ stata pazzesca. Ma più ci ripenso, più mi eccito. Conclusione: sono costretta a masturbarmi per riuscire a trovare un poco di pace. Finalmente il sonno mi accoglie fra le sue braccia.
Stamattina me la prendo con più calma, visto che non devo accompagnare Luca.
Faccio una doccia usando un prodotto energizzante.
Mi massaggio il corpo con una crema che mi aveva dato Rosaria tempo fa, come idratante.
Prima di uscire mi preparo una piccola valigia con cambi sia di biancheria che di abiti, penso che non si sa mai. Ne prendo due per sicurezza.
Arrivo da Maurizio il commercialista che sono quasi le dieci.
Come entro nell’ufficio la sua segretaria mi fa subito entrare.
Contrariamente al solito lui si alza e viene a salutarmi vicino la porta.
Mi fa accomodare e subito si accorge del mio abbigliamento particolare.
Indosso un giacca pantalone di lino beige.
La sua particolarità &egrave che quando sono in piedi non si vede niente di strano, ma come mi seggo, ci si accorge che i lati del pantalone sono completamente aperti dalla base fino alla cintura e la giacca mostra che sotto non porto niente, lo avevo comprato per una festa tra donne, ma non l’avevo mai indossato, mi sembrava eccessivo.
Nel sedermi mi porgo verso di lui ed i suoi occhi possono tranquillamente esplorare i miei seni nudi.
Un ampio sorriso gli si stampa su una faccia da porco libidinoso.
– Cara la mia Elisa. Spero proprio che prima o poi vorrà condividere anche con me i suoi talenti.
Guardandolo con uno sguardo di superiorità, mentre gli metto il faldone sulla scrivania ed il mio seno destro esce completamente dall’ampia scollatura, gli dico:
– Vedremo come si comporta, caro il mio Maurizio. Certo dipende anche dai tuoi argomenti. Quelli di Glauco sono molto convincenti’.
Come se gli avessi dato uno schiaffo in pieno volto, il suo viso diventa paonazzo. Gli occhi rabbiosi sembrano emanare scintille per la libidine che emanano mentre mi risponde:
– E’ una cosa che possiamo accertare subito.
E si alza dalla sua poltrona venendo a mettersi al mio fianco.
Lo guardo fisso negli occhi, poi con un lieve movimento del capo indico la porta.
Lui si piega sul citofono e dice:
– Margherita non mi disturbi per nessun motivo fino a che la chiamo.
Si rialza ed aspetta.
Provocata, dopo la mia baldanza non mi posso più tirare indietro.
Tendo la mano e gli palpo quello che adesso mi accorgo essere il suo vistoso pacco.
La massa &egrave enorme, anche se non ancora rigida al punto giusto.
Mi alzo, lo precedo verso la sua poltrona. Gli slaccio il pantalone, lo faccio scendere e non posso che sbarrare gli occhi nel vedere che la punta della sua bestia, ancora non in erezione, gli arriva oltre la metà coscia.
Gli calo le mutande, lo faccio sedere e mi inginocchio davanti a lui senza tralasciare di prendere il flacone che mi ha dato ieri sera Rosaria.
Gli stendo parecchio lubrificante lungo quella biscia mostruosa che ha fra le gambe e comincio il massaggio.
E’ impressionante vederlo crescere.
La lucentezza che il gel lubrificante gli da, lo fa sembrare ancora più bello.
E’ più grosso del mio avambraccio anche se non riesce a diventare rigido come quello di Glauco.
Ma soprattutto &egrave lunghissimo.
Per la testa mi passa l’idea che ho sprecato la mia vita dietro a quel bastardo di Corrado.
Con grande impegno comincio un massaggio con tutte e due le mani e con la collaborazione della lingua. L’impegno risulta alquanto faticoso.
Ad un certo punto, per non sudare, mi sfilo la giacca e resto a seno nudo.
Mi strofino la sua cappella sul seno. Lui sembra apprezzare.
Vado avanti un tempo indeterminato, tanto sono concentrata nel mio compito.
Però il mio impegno arriva a produrre un risultato concreto.
E che risultato!
Lungi e corposi schizzi mi vanno fra i capelli, cerco di governarne la direzione, ma come un idrante impazzito si muove contro di me. Sono investita dal suo seme dappertutto. Mi ritrovo letteralmente ricoperta di sperma su tutto il seno, il collo, sul viso..
Cerco di ingoiarne quello che riesco, ma non &egrave facile. Il suo sapore &egrave diverso da quello di Glauco. E’ più fluido ed asprigno.
Però, a dire il vero, non mi dispiace. Anzi, ad essere sincera fino in fondo, devo dire che il sapore dello sperma inizia proprio a piacermi.
Quando ha finito finalmente di scaricarsi mi rialzo. Tutto il mio davanti &egrave ricoperto di sperma. Prendo il pacchetto di fazzolettini che ho in borsa e provo inutilmente a ripulirmi.
Lui sembra distrutto.
Ha un sorriso da ebete stampato sul viso e gli occhi rivolti all’in su.
Vedo che su un lato dell’ufficio c’&egrave una porta, allora gli chiedo:
– E’ un bagno?
Lui come rincoglionito:
– Si, si &egrave un bagno.
Ci vado e mi sciacquo come posso i seni e la faccia. Il trucco &egrave bello e andato a puttane.
Per quanto meglio di prima ho ancora tanto sperma addosso.
Nei capelli ci sono diversi fili appicicaticci. Tolgo quello che posso con il fazzolettino e poi rientro nel suo ufficio.
Reindosso la giacca ed aspetto che si riprenda.
Quando mi sembra che abbia finito di godersi il suo momento gli faccio:
– Contento così?
E lui che sicuramente &egrave un gran puttaniere, mi risponde:
– Credo di aver passato il tuo esame.
– Beh, si, non sei niente male. Vedremo in futuro.
Mentre prendo la borsa e mi dirigo verso la porta gli faccio:
– I cinquecento euro per la consulenza me li da la tua segretaria?
Lui strabuzza gli occhi. Poi riprendendosi, con malcelato fastidio, fa:
– Va bene, ho capito. Però, devo dire che &egrave la sega più cara che mi hanno mai fatto. Non male devo dire, però’.
Si alza, apre il portafoglio e mi stende una banconota da cinquecento euro.
– Caro mio, le cose preziose bisogna pagarle. Quando vuoi sai come trovarmi. Però non credere che le tariffe siano tutte uguali.
E faccio sparire nella borsa la banconota.
– Cazzo che zoccola che sei! Non l’avrei mai creduto.
– Beh, visto che ho scoperto un talento, come hai detto all’inizio, &egrave bene che lo metta a frutto. Non trovi? Ciao, ciao bella tega.
Ed esco dalla sua stanza. Sfilo quasi di corsa davanti alla sua segretaria, per paura che si accorga delle macchie fra i capelli.
Appena scendo in strada mi guardo attorno e con sollievo individuo un negozio di parrucchiere dall’altro lato della strada.
Decisa vado nel negozio e mi fermo alla reception. Deve essere vuoto. A metà settimana, di mattina non deve essere il momento di maggior traffico, per fortuna.
Una splendida fanciulla compare dal nulla e mi chiede cosa può fare per aiutarmi.
– Deve aiutarmi. Ho proprio necessità di uno shampo e di una rimessa a posto del trucco.
– Ma signora, così, senza prenotare?
– Deve fare un miracolo. Altrimenti mi chiami il proprietario cortesemente.
– Ma signora, non so se posso. Non credo che potremo aiutarla così all’improvviso.
Alzando il tono della voce:
– Allora, le ho detto di chiamarmi il proprietario, oppure preferisce che mi metto a fare una piazzata.
Lei scompare dietro una tenda. Un minuto neanche ed un bellissimo efebo con una voce acuta, mi si para davanti:
– Allora, cosa c’&egrave di tanto urgente.
Ha un volto dai lineamenti delicati ed un esile corporatura che rende difficile identificarne il sesso. L’intonazione della sua voce ha un che di femmineo che lo classifica inequivocabilmente come un finocchio.
– Finalmente un vero uomo.
Faccio io con tono canzonatorio. Poi mi avvicino al suo viso e protendendomi verso il suo orecchio, a bassa voce ma abbastanza alta affinché la ragazza possa ascoltare, gli dico:
– Non crede che può aiutarmi a togliermi lo sperma che ho fra i capelli. Non le dico poi quello che mi &egrave restato sul seno. Direi che non può proprio mandarmi in giro così. Non &egrave vero?
Lo strano essere mi guarda attonito, mi passa la mano fra i capelli. Lo vedo raccogliere un po’ della sostanza appicicaticcia che &egrave presente fra i miei capelli. Porta la mano vicino al suo piccolissimo naso.
I suoi occhi si illuminano, si infila il dito in bocca e lo succhia. Poi con un ampio sorriso mi fa:
– Ma prego mia cara, venga pure nel mio studio.
La ragazza mi guarda con aria schifata.
Io gli passo davanti impettita e seguo spavalda.
Quando entriamo nell’ampia stanza che &egrave il suo studio mi fa accomodare su una amplissima poltrona.
La ruota nel verso giusto rispetto il lavello, per consentirgli di lavarmi i capelli e comincia il suo lavoro.
Quando ha terminato, mi fa una piega perfetta.
Mi trucca con maestria e poi mi chiede di togliere la giacca.
La tolgo e mi rimetto sulla sedia, lui si piega su di me e comincia a leccarmi tutto il seno.
Anche se avevo pulito abbastanza, ci sono ancora molti residui dello sperma che fino a poco fa mi ricopriva.
Quando ha finito con la lingua con un panno umido e profumato mi asperge il corpo e poi con una soffice schiuma mi idrata tutta.
– Vorrei proprio conoscerlo il produttore di tutto questo ben di dio.
Mi fa con voce melliflua. Ed io che sono una stronza, subito gli faccio:
– Ma come, non lo conosce il dottor Maurizio Crespi, il commercialista qui di fronte?
– Oh Dio! ‘ Fa lui con una vocina in falsetto ‘ Ma &egrave il mio commercialista.
– Allora cerchi di conoscerlo meglio. Vedrà, ne vale la pena.
Quando ha terminato il suo compito mi saluta con due baci sulle guance e mi chiede:
– Spero che presto lei diventi mia cliente.
– Sarà un piacere’ come si chiama, mio caro.
– Florindo, bellissima signora.
– Io Elisa. Facciamo così Florindo, dica a quella sciacquetta che ogni giovedì pomeriggio lei mi tenga sempre il posto. Io pagherò anche se poi non vengo. In cambio caro Florindo, ricorrerò alle sue cure ogni qual volta dovesse essere necessario. Va bene?
– Perfetto mia divina.
Esco lasciando duecento euro sul banco della ragazza.
Appena fuori vedo che &egrave già quasi mezzogiorno. Corro alla macchina e volo verso il mio nido.
Arrivo che Glauco &egrave sulla porta che sta parlando con Alvaro.
I suoi occhi si illuminano appena mi vede. Si libera subito dell’albergatore e mi segue nel villino.
– Avevo paura che non venissi. Ero distrutto.
– Ma no stupidone. Ho solo avuto un piccolo contrattempo.
A lui non interessa il motivo, vuole subito cominciare.
Appena dentro mi sfilo la giacca e lascio scendere i pantaloni.
Anche lui si denuda ed insieme ci stendiamo sul letto.
Io comincio con il dargli bacini su tutto il corpo. Lui ricambia come può. Ma vedo che &egrave eccitatissimo. La sua cappella &egrave già lucida di umori.
Lo faccio stendere a pancia in su e mi dispongo sopra di lui.
Con la mano accompagno il suo enorme cazzo dentro di me. Con lentezza esasperante comincio a danzare roteando il bacino sopra di lui.
Glauco sembra già perso.
Allora mi abbasso su di lui, strofinandogli i capezzoli sul petto e gli sussurro:
– Ricorda che mi hai promesso’
Ha gli occhi di un bambino a cui hai regalato l’uovo di cioccolato più grande che possa immaginare.
Io gli offro il flacone di Rosaria.
Lui con gentilezza mi solleva e mi adagia sul letto.
Prende tutti i cuscini che trova e li mette al centro del letto. Mi ci fa stendere appoggiandoci su la mia micina.
Nello specchio dell’armadio mi vedo con il culo proteso verso l’alto.
Lo vedo versarsi del gel sulla mano e poi ne fa scendere direttamente sul mio buchetto.
Dio, come &egrave freddo!
Il suo dito entra facilmente dentro di me.
Mi accarezza, allargandomi le pareti, con dolcezza, ma determinazione.
Sento la sua mano forte che adesso si &egrave ingrossata nel mio culo. Ha introdotto qualche altro dito.
Il suo movimento circolatorio mi sta letteralmente facendo impazzire.
Gli dico che sta per farmi venire.
Lui toglie subito la mano. Nello specchio vedo che si unge abbondantemente il cazzo, poi si posizione dietro di me, fra le mie gambe.
Sento la sua enorme cappella che va su e giù sul mio buchetto.
Con dolcezza, a piccoli colpetti, con esasperante lentezza, finalmente, con un forte dolore al momento clou, la sua cappella entra nelle mie viscere.
Si ferma per lasciarmi abituare. Il dolore si calma, lui riprende il lento gioco dei colpetti.
Ad un tratto non capisco più niente.
Mi sento urlare come una cagna:
– Dai, dai’vieni, vieni’.riempimi tutta.
I suoi coglioni cominciano a sbattere con forza sulla mia figa.
I suoi colpi sono diventati violenti. Entra ed esce come uno stantuffo. Sento un dolore sordo, ma il piacere mi inebria.
Sono in preda ad una condizione di orgasmo permanente, fino a quando parto del tutto.
Mi risveglio con un indolenzimento fra le gambe ed un senso di vuoto dentro.
Guardo nello specchio e vedo lui seduto vicino a me che mi accarezza il buchetto.
Gli chiedo:
– Come lo hai ridotto?
E lui mi prende per i fianchi e mi tira su girando il mio sedere verso lo specchio. Lo guardo e vedo un grande buco nero dove prima c’era il mio culetto, un rivolo di sperma ne cola fuori.
– Mamma mia! Speriamo che torni a posto.
Lui si mette a ridere:
– Non ti preoccupare, hai un culetto molto elastico.
Gli dico che l’ha detto anche la mia estetista, e lui curioso mi chiede:
– Scusa, ma come l’ha verificato lei?
Arrossisco ma poi penso che non mi interessa di avere segreti con lui, gli rispondo:
– Ieri sera mi ha preparato all’evento.
– Ma come ha fatto?
– Beh! Prima infilandomi tutta la mano nel culo e poi con un bel vibratore, grande quasi come il tuo cazzo.
Lui si mette a ridere come un matto.
– Ma sai che non avrei mai immaginato che tu facessi di queste cose?
– A dire la verità ne ho fatte anche di peggio, però non lo sapevo neanche io fino a ieri mattina.
– Ma, scusa, cos’altro hai fatto?
– Beh! Oltre a far l’amore con la mia estetista che ho scoperto essere lesbica, oppure fare una sega magistrale a quello stronzo del tuo commercialista? Direi che la cosa che mi ha eccitato di più &egrave stata farmi pisciare in bocca da Rosaria’.
Glauco adesso sembra si faccia venire un infarto dal ridere.
Mi tocca prendergli un bicchier d’acqua per cercare di calmarlo.
– Figlia mia. Ma lo sai che sei uno spettacolo? E’ incredibile questa tua esplosione. Ma possibile che tuo marito non ti apprezzi?
– Lascia perdere l’argomento. Comunque ho deciso che voglio godermi la vita. Il nostro incontro mi ha fatto capire che se sono giudiziosa e faccio bene la puttana per un pochi di anni, mi sistemo per la vita.
– Questo &egrave sicuro. Piccola mia, tu hai talento. Anzi se vuoi ti do una mano a cercare i clienti adatti. Pieni di soldi ed abbastanza vecchi da non pretendere tanto. Così non ti consumi per loro e mi lasci giocare come abbiamo fatto oggi.
– Allora lascia perdere Maurizio. Quello ha un boa fra le gambe. Credimi!
L’uomo ride ancora di gusto.
Poi mi invita a mangiare perché lui stava aspettando me e non aveva ancora mangiato.
Finiamo di mangiare che sono quasi le 17.
Gli chiedo cosa vuole fare. Lui mi risponde con uno sguardo da pesce lesso:
– Pensavo che potremmo riposarci ancora un pochino, cosa ne pensi?
Facendogli l’occhiolino rispondo:
– Direi che abbiamo proprio bisogno di riposare. Vero?
Così torniamo al nostro villino.
Glauco questa volta senza chiedermi nulla prende la bottiglia di champagne in frigo e la apre. Ne versa due calici e me ne offre uno.
Io sono già riversa sul letto.
Il vestito me lo sono già tolto e l’ho buttato a terra perché il lino si riduce sempre uno straccio.
Sono nuda a gambe aperte con lo sguardo invitante.
Glauco ha il braccio teso per offrirmi il calice. Ma per arrivare alla mia posizione gli trema la mano, il contenuto si disperde sul mio seno.
Lui, dopo un attimo di smarrimento, appoggia con cura il bicchiere sul comodino e piegandosi verso di me comincia suggere il liquido fresco.
Ho la pelle d’oca al passaggio della sua lingua. Un po’ per il freddo del vino, un po’ per l’eccitazione.
Con un movimento degno di un contorsionista, riprende il bicchiere e versa un altro po’ di vino sul mio ventre.
La lingua rapida saetta a raccoglierlo tutto.
Poi ancora sul pube e poi proprio sulla mia spaccatura.
Lui continua a far scendere lentamente il liquido direttamente sul mio clitoride e contemporaneamente lo succhia con la sua bocca.
Andiamo avanti fino a che comincio a scuotermi per l’orgasmo che mi coglie anche questa volta impreparata.
Trovo che sia bellissimo far l’amore con lui. Quest’uomo mi trasmette emozioni. Cose che finora non avevo mai provato.
Quando mi sono calmata, si stende di nuovo al mio fianco. Lo bacio e gli monto su dandogli la schiena.
Da sola mi introduco il suo cazzo dentro. La posizione innaturale mi riempie in maniera incredibile.
Mi dondolo su di lui fino quasi a svenire dal godimento.
Lui resiste di più. L’eiaculazione di prima ha ridotto la sua reazione. Però il suo cazzo &egrave bello duro. Voglio godermelo ancora come prima.
Mi tiro su, poggiando sui piedi, tenendogli dritto il cazzo con la mano destra e sostenendo il mio peso con la sola mano sinistra, mi sposto fino ad appoggiarmi la sua cappella sul buchetto del culo.
E’ un attimo. Forse il mio peso, forse l’eccitazione, perdo l’appoggio sull’unica mano che mi tiene su. Lui sprofonda violentemente tutto dentro di me. Mi sento trafitta. Impalata.
Mi manca il fiato.
Un dolore atroce di carni strappate mi infiamma tutta. Il culo me lo sento squartato.
L’introduzione improvvisa e nemmeno lubrificata, mi ha provocato una sensazione di dolore incredibile, ma’.. al tempo stesso, mi sono sentita completamente piena, come desideravo sentirmi.
Lui con dolcezza resta immobile per consentirmi di adattarmi in qualche modo alla penetrazione. Cerco di restare immobile anch’io per un tempo indefinito.
Sento solo il tuo cazzo pulsare dentro di me.
Il suo continuo pulsare con il tempo comincia ad avere un effetto rilassante sui miei muscoli interni. Mi rendo conto che &egrave la contrazione del mio sfintere a farlo pulsare.
Lentamente comincio a sentirmi meglio.
Finalmente riprendo coraggio.
A fatica mi metto in ginocchio e con lentezza comincio ad andare su e giù.
Il movimento &egrave in senso contrario alla penetrazione. Sono sempre girata di spalle e nel mio movimento sento la sua carne spingere e riempiermi tutto il condotto.
Mi sento sazia fisicamente di lui.
Lentamente, molto lentamente, il mio sfintere riprende finalmente a rilassarsi ed io comincio a godermi la penetrazione.
Evidentemente anche per lui la posizione &egrave molto soddisfacente, infatti dopo poco sento che comincia a contrarsi ed allora mi abbandono al più completo godimento.
Sento il fiotto lungo e violento sbattermi dentro. Sento le viscere riempirsi. Ho la sensazione di sentirne il sapore in gola.
Va avanti un bel pezzo, alla fine mi sento colma.
Quando ha terminato ed ha cominciato a perdere la sua rigidità, provo a scendere dalla scomoda posizione.
Lungo la coscia mi scivola un rivolo di sperma misto a sangue.
Lo guardo, e sorridendogli dico:
– Potrai vantarti di avermi spaccata il culo.
Lui con delicatezza prende un fazzoletto e cerca di pulirmi. Poi opta per tamponarmi come può l’ampia apertura e mi tira per mano verso il bagno.
Appena entriamo mi fa sedere sul bidet ed apre l’acqua alla temperatura ideale.
La sua mano si introduce sotto di me e sciacqua continuamente con delicatezza il mio sfintere slabbrato.
Sento che mi deterge con un sapone liquido e riprende ancora a sciacquare abbondantemente.
Quando &egrave soddisfatto delle abluzioni a cui mi ha sottoposto e ritiene che anch’io sia soddisfatta, si solleva sulle ginocchia ed accosta il suo viso al mio.
Lo guardo e muta lo interrogo:
– Vorrei fare come ha fatto la tua estetista’
Capisco subito a cosa si riferisce, gli sorrido e con gli occhi gli do il mio assenso.
Lui si alza, si dispone di fronte a me e mi offre il suo cazzo ancora consistente anche se non &egrave più rigido come prima.
Apro la bocca e aspetto che lui cominci. Con la mano dirige il getto che con forza ha cominciato ad uscire.
In bocca, sui miei occhi chiusi, sui capelli’
Poi sento che scende sul mio seno.
Uno strano piacevole orgasmo mi prende quando scorrendo lungo il mio ventre la sua orina mi arriva sulla figa.
Mi sembra che non finisca mai. Il suo getto ha ripreso rinnovato vigore e ed &egrave inequivocabilmente diretta alla mia bocca. Ogni tanto deglutisco, ma la maggior parte la faccio fuoriuscire dai lati della bocca e la lascio colare giù per il mento.
Mamma mia, penso. Che cazzo penserà di me’
Ma poi mi lascio andare e mi godo questa stupenda sensazione di sentirmi porca fino in fondo senza alcuna remora.
Quando ha terminato lui si scosta e lascia che mi alzi.
Sempre senza parlare lo guardo, lui &egrave interdetto, non sa che fare, allora tendo un braccio dietro il suo collo, lo faccio abbassare e lo bacio in bocca.
Lui ricambia, ma mi accorgo che non &egrave proprio contento della cosa.
Lo lascio andare e mi metto sotto la doccia.
Mi lavo bene tutto il corpo, vedo che mi ha messo uno spazzolino nuovo sul lavabo. Tendo la mano e prendo sia quello che il dentifricio. Mi lavo anche i denti e mi sciacquo bene la bocca.
Quando ho finito esco e indosso un accappatoio dell’albergo, vado in camera. Trovo Glauco che fuma disteso sul letto:
– Allora ti sei divertito?
Gli chiedo davvero interessata.
– Certo. ‘ mi fa lui con veemenza – Con te sto provando tutte quelle fantasie che in vita mia non avevo mai avuto il coraggio di provare. Ti ringrazio piccola.
Gli sorrido. Sento che anche se mi giudica una porca a lui piaccio così. Penso che vada bene anche a me così.
Sul comodino vedo che c’&egrave la sua busta, ma la vedo particolarmente gonfia. Decido allora che se devo essere puttana, lo devo essere fino in fondo. La prendo e davanti a lui ne controllo il contenuto.
Sono un’enormità di banconote da 500 euro, poi ne conterò 30.
Lo guardo esterrefatta. Lui sorride e mi fa:
– Te l’ho detto. Questo &egrave l’unico modo che conosco per ringraziare una donna che mi ha veramente dato ciò che volevo. Ed oggi mi hai dato tutto e anche di più.
Mi seggo vicina a lui sul letto e lo bacio con trasporto. Sono quasi commossa.
Lui sembra imbarazzato, allora si tira su e mi fa:
– Adesso stenditi qui sul letto, ho una cremina che ti aiuterà non poco.
Lo vedo aprire un vasetto senza alcuna etichetta e sento la sua mano che mi massaggia il culo.
Le sue dita entrano e mi cosparge anche l’interno.
Devo dire che l’effetto &egrave stupendo. Sento le carni che reagiscono rinvigorendosi.
E’ stupenda.
Quando ha terminato mi consegna il vasetto.
– Se ne avessi ancora bisogno, &egrave specifica per rimetterti in sesto dopo il sesso anale. Comunque, se ci riesci, cerca di evitare quelle penetrazioni violente come hai fatto oggi pomeriggio, cerca di essere meno affamata.
Mi dice prendendomi in giro. Io gli rispondo:
– Mi pareva che sua signoria avesse gradito. Anche se mi sono fatto un male boia. Comunque devo dire che questa crema &egrave straordinaria. Adesso mi sento una meraviglia.
Lo lascio che sono le nove di sera. Ho indossato uno dei vestitini di ricambio, l’abito di lino l’ho lasciato per la lavanderia dell’albergo.
Vado dritta a casa.
Trovo Corrado che sta bestemmiando come un turco perché ha dovuto preparare la cena per Luca.
Come mi vede mi investe con un sacco di parolacce.
Cerco di andarmene nella mia stanza ma lui mi segue lungo il corridoio, continuando ad affibbiarmi tutti gli epiteti peggiori di cui il suo sozzo linguaggio &egrave fornito.
Ad un certo punto mi rendo conto che Luca ci sta ascoltando, allora mi giro e come una tigre ferita lo affronto:
– Vuoi che ti spieghi dove sono stata? Bene, vieni in camera mia.
Lui, cretino, mi segue. Crede che stia bleffando.
Come entriamo chiudo la porta a chiave e lo affronto:
– Bene, &egrave giusto che tu lo sappia. Sono due giorni che mi sto facendo sbattere da chiunque lo voglia. Sono stufa di essere sepolta in un rapporto del cazzo con te. Se ritieni che questo sia inaccettabile per te, sappi che domattina stessa ti consiglio di andare da un buon avvocato perché io chiedo il divorzio e ti voglio rovinare. Ti porto via tutto quello che riesco. Adesso vattene a fanculo.
Ruoto la chiave ed apro la porta aspettando che esca. Lui sembra essere stato investito da un TIR.
Lo vedo barcollare, poi cade in ginocchio e comincia a piangere:
– Perché mi fai questo. Perché mi vuoi portare via la casa’
Non ci vedo più dalla rabbia. Io gli dico che mi faccio sbattere da altri uomini e lui pensa che gli porto via la casa.
– Va via, stronzo. Va via subito, e tornatene da mammina.
Lui si alza, si trascina nella sua stanza. Dopo poco sento la porta delle scale che si richiude. Chiamo Luca:
– Luca, gioia mia, vieni un momento.
Mio figlio arriva subito ed io che intanto avevo cominciato a prepararmi per la notte lo ricevo in tanga.
Luca diventa rosso come un peperone e resta come paralizzato. Io cerco di sdrammatizzare la situazione:
– Che c’&egrave &egrave la prima volta che mi vedi svestita?
Lui continua a restare in silenzio con gli occhi calamitati sulle mie tette.
– Che c’&egrave, ti piacciono?
Lui diventa ancora più rosso in viso. Mi avvicino a lui e gli carezzo i capelli, ma la curiosità e la mia latente vena da porca mi portano a scrutarlo in mezzo alle gambe.
Il suo pigiama risulta con una tenda all’altezza del cazzo.
Gli sorrido e gli do un bacio sulla guancia mentre gli dico a bassa voce:
– Che c’&egrave sporcaccione, la tua mammina ti eccita?
Lui scappa via e va a rinchiudersi nella sua stanza.
Penso di avere esagerato. Non riesco a capacitarmi di avere avuto quell’atteggiamento con il mio bambino.
Lo seguo nella sua stanza. La porta &egrave chiusa a chiave. Batto piano con le nocche della mano:
– Aprimi amore. Scherzavo. Volevo solo giocare un poco. Aprimi che parliamo un poco.
Finalmente sento la chiave ruotare. Giro la maniglia ed entro. Lui &egrave steso sul letto a faccia in giù.
Gli accarezzo la schiena. Comincio a massaggiarlo. Lui sta singhiozzando.
– Cosa c’&egrave, piccolo mio? Dillo alla tua mamma.
Fra i singhiozzi, girandosi con il corpo lui mi dice:
– Mà, adesso papà se ne andato per sempre?
Mi sento impreparata ad affrontare adesso il discorso. Resto con gli occhi bassi e tento di organizzare un discorso, ma lui continua:
– Mà, sei tanto bella, lo sai?
Adesso sono io che non so che fare. Lui imperterrito:
– Mà, sai quante volte ti ho sognato? Non ci crederai mai.
Guardo mio figlio stralunata. Lui intanto a preso a massaggiare il mio seno ancora scoperto.
Mi accorgo che con l’altra mano si sta accarezzando il cazzo.
Sono pietrificata.
Dopo poco lascia partire corposi schizzi di sperma che mi arrivano fin sulla pancia.
Si ributta a faccia in giù e piangendo mi dice:
– Vattene via. Per favore, lasciami solo.
Come inebetita eseguo. Mi alzo e vado via.
Una volta in camera mia mi tocco la pancia piena del suo sperma. Dio, penso, ma &egrave proprio mio figlio. Com’&egrave possibile tutto questo?
Passo una notte insonne. La mattina sono distrutta, ma devo accompagnarlo a scuola e poi tornare al lavoro.
Mi faccio forza e vado a prepararmi. Quando &egrave pronta la colazione vado a chiamare Luca.
Busso piano sulla porta. Lui non risponde. Facendo piano apro la porta e lo trovo ancora disteso a letto, nudo, che si sta accarezzando il cazzo.
Lui mi guarda. Io non so che fare. Lui mi dice:
– Me lo fai tu, mamma.
E mi mostra il suo cazzo che non &egrave proprio mostruoso, in questo somiglia al padre.
Sono scioccata. I suoi occhi mi implorano. Come un automa mi avvicino al suo letto e mi seggo sulla sponda.
Lui mi guarda. I suoi occhi sono velati dalla voglia.
Mi prende la mano e l’accompagna sul suo cazzo.
Io comincio a fare quello che ho scoperto di saper fare bene.
Sento i suoi muscoli irrigidirsi. Mi piego su di lui e glielo prendo in bocca. Due schizzi rapidi mi investono. Io deglutisco il suo seme. Lui da ancora due spruzzetti e poi si rilassa.
Quando rialzo la testa, mi guarda riconoscente:
– Grazie mamma. E’ stata la cosa più bella che mi sia capitata.
Io sempre come un automa mi alzo e vado a chiudermi nel mio bagno.
Seduta sul water piango, ma anche rido. Non so nemmeno io cosa fare. Poi penso che Luca sta crescendo e forse ha bisogno di essere aiutato per diventare un uomo.
Decido che stasera gli parlerò.
L’ho lasciato davanti a scuola senza dire una parola. Gli ho solo dato 50 euro dicendogli di comprarsi da mangiare.
Lui si &egrave allontanato senza dire niente e soprattutto senza darmi il solito bacio.
Lo vedo che raggiunge i suoi amici e mettersi a parlare con un ragazzo molto più grande.
Avrei voglia di piangere, ma devo assolutamente andare al lavoro. Oggi ci sono i versamenti IVA da fare e solo io sono capace.
Arrivo al lavoro e comincio una mattina molto impegnativa.
Sono le undici che Bianca mi dice che il signor Glauco vuole parlarmi.
Visto che ho finito di preparare tutti i versamenti da fare, li consegno a Bianca perché provveda a mandare un fattorino, quindi mi munisco del fedele blocco di appunti e vado da lui.
Come entro lo trovo vicino la porta che chiude a chiave appena sono entrata.
Mi prende alla spalle e mi bacia sul collo dicendomi:
– Dobbiamo decidere come facciamo con il lavoro. Se adesso sei più impegnata dobbiamo trovare qualcuno che ti aiuti.
Colta di sorpresa lo guardo senza parlare. Mi rendo conto che ha ragione. Non posso pensare che quanto ho intenzione di fare non avrà ripercussioni sul lavoro; mancare così all’improvviso; ci sono le scadenze, i contratti.
Lui continua:
– Ho dato incarico ad un agenzia di trovarci un paio di ragazzi. Li prendi in prova e poi scegliamo quale teniamo. Va bene?
– Si, certo, signor Glauco.
Lui mi guarda di sottecchi corrugando la fronte. Poi mi dice:
– Quando siamo soli puoi darmi del tu. Lo sai, no?
La gentilezza della sua voce ha il potere di sbloccare il magone che ho dentro. All’improvviso prorompo in lacrime e fra i singhiozzi e con voce supplicante:
– Aiutami Glauco! Aiutami, non so proprio cosa fare?
Lui mi guarda apprensivo, ma subito mi prende fra le sue forti braccia trasmettendomi una piacevole sensazione di sicurezza.
– Sta tranquilla piccola mia, non ti preoccupare, sono qua io. Siediti qua, vicino a me.
E mi accompagna al divanetto in fondo al suo ufficio dove ci sediamo vicini, abbracciati:
– Vuoi raccontarmi cosa ti succede?
Tranquillizzata dal calore che il suo abbraccio mi infonde gli racconto fra i singhiozzi i recenti eventi.
Lui con voce paterna si sforza di tranquillizzarmi:
– Non ti preoccupare. Se davvero hai voglia di chiudere con tuo marito non ti preoccupare. Ci penso io. Abbiamo un esercito di avvocati che possono risolvere il problema. Per tuo figlio la cosa &egrave più complicata.
Mi accorgo che prende tempo in cerca delle parole giuste. Taccio pendendo dalle sue labbra:
– Vedi, &egrave naturale che nasca un’infatuazione incestuosa quando si ha una mamma così bella e giovane come te.
Gli abbozzo una specie di sorriso per il complimento, lui continua:
– Ciò che mi preoccupa &egrave che, in questo caso, potrebbe nascondere difficoltà maggiori che tuo figlio sta passando, magari proprio a causa del clima familiare in cui &egrave cresciuto. Ammetterai che non &egrave che sia stato proprio idilliaco.
Il mio volto &egrave una maschera di dolore. Mi sento prostrata profondamente. Le sue parole mi martellano nel cervello provocandomi una sofferenza profonda:
– Cosa posso fare?
Gli chiedo in preda allo smarrimento più totale:
– Per prima cosa devi parlargli. Devi farlo aprire con te. Spiegagli perché con suo padre le cose sono andate male; e poi fallo parlare. Se riusciamo a capire quali problemi sta vivendo, potremo aiutarlo meglio e prima. Poi devi essere forte. Assolutamente non devi assecondarlo nelle sue iniziative sbagliate.
Le sue parole mi fanno male e si vede. Forse anche per questo interrompe il suo discorso e aspetta che io reagisca.Mi faccio forza e gli dico:
– Hai ragione. Stasera gli parlo. Grazie Glauco ‘ dopo una attimo di pausa riprendo – Non so che dirti. Grazie, &egrave tanto che non ho qualcuno che mi aiuta a decidere cosa fare. In tutti questi anni mi sono isolata dalla mia famiglia per orgoglio, mi sono rinchiusa in una vita lontana da tutto e tutti, ed ora mi rendo conto che avevo sbagliato. Ho bisogno dell’aiuto di qualcuno, magari di un vero uomo.
Lui mi accarezza i capelli e con la sua calda voce mi sussurra:
– Al di là delle tue scelte di vita sei una brava ragazza. Ti voglio bene. Per cui, quando avrai bisogno di sfogarti, parlare, oppure anche solo di un consiglio che un vecchio con un po’ d’esperienza ti può dare, io sarò qui, a tua completa disposizione.
Mi poggia le sue labbra sulla fronte. Il suo &egrave un bacio casto. Bello, pieno d’affetto.
Lo ricambio con trasporto, e baciandolo con ardore, gli faccio:
– Non so cosa dirti. Posso solo prometterti che quando mi vorrai sarò sempre disponibile, per qualsiasi cosa tu voglia.
Lui mi sorride e mi dice, di non preoccuparmi, su questi argomenti non c’&egrave una necessità di ricambiare. Mi commuovo.
Lui allora cambia argomento per troncare il mio pianto.
Mi informa che, per liberarmi dal contatto diretto con la Bianca, quando avremo assunto il nuovo collaboratore, lui mi nominerà responsabile amministrativo del gruppo, compresa l’altra fabbrica. In questo modo, mi dice, potrà pagarmi di più senza problemi per giustificarlo e potrà concedermi l’autonomia necessaria per sviluppare la mia nuova attività:
– Anzi, visto che non possiamo immaginare che io possa reggere questo ritmo tutti i giorni, se sei d’accordo, avrei già da proporti un cliente.
Si ferma a guardare la mia reazione, che subito si manifesta con un sorriso:
– Bene, sono contento, così se sei d’accordo, vai a pranzo da lui e ci stai tutto il pomeriggio. Quando hai terminato vai pure a casa.
– Come si dice in questi casi Grazie? ‘ Poi con sguardo furbo gli dico – Oppure dobbiamo trattare sulla tua percentuale.
Per un attimo ci casca, poi capisce che voglio prenderlo in giro e mi manda a quel paese.
– Sei proprio una grande stronza!
Mi dice sorridendo:
– Ok, questo &egrave l’indirizzo. E’ quasi ora che tu vada.
E mi bacia ancora, anche se in maniera meno casta. Io ricambio volentieri e gli chiedo:
– Noi quando ci vediamo?
– Pensavo che potrebbe essere bello passare insieme il week end.
– Dai, sono contenta. Vedrò come organizzarmi con Luca, ma contaci fin da subito.
Lo lascio con un ultimo bacio ed esco. Metto a posto le carte che avevo sul tavolo e saluto una costernata Bianca che mi guarda senza capire cosa succeda.
Non conosco l’indirizzo che mi ha dato Glauco e quindi imposto il navigatore. Lo strumento mi preannuncia che ci vorrà più di un’ora per giungere a destino.
Con calma parto e seguo le indicazioni.
Arrivo a destino nella campagna bergamasca.
Una bella villa in stile palladiano. Non saprei dire se originale o un falso, però &egrave bellissima.
Suono al cancello sulla colonnina che &egrave all’altezza del finestrino del conducente.
Mi risponde una voce di donna straniera, gli dico il mio nome, il cancello si apre.
Avanzo per buoni 200 metri prima di arrivare alla villa. Ai lati del viale sono state messe a dimora un’enorme quantità di alberi e piante di tutti i generi.
Mi ricorda una visita che ho fatto da studentessa ad un orto botanico che non mi ricordo dove fosse.
Davanti all’ingresso gli immancabili putti rinfrescano una bellissima donna immersa nell’acqua della fontana.
Ninfee galleggiano tutte attorno alla statua.
Lascio la macchina proprio di fronte all’ingresso e scendo.
Alla porta mi attende una orientale con tanto di divisa da cameriera.
Vengo introdotta in uno studio e lasciata in attesa.
Mi guardo attorno e noto che tutte le pareti sono ricoperte di libri che sembrano antichi.
Solo su di un lato c’&egrave un divano grandissimo (sarà lungo più di tre metri) ed &egrave sormontato da un bellissimo quadro che, se la memoria non mi inganna, può risalire allo stile in voga ad inizio ottocento, una scena campestre con donne che fanno merenda sull’erba ed uomini che stanno giocando, poco distanti, a qualcosa che somiglia al golf.
Sto guardando la scena campestre nei suoi dettagli che una bella voce maschile richiama la mia attenzione.
Un vecchio elegantissimo si fa avanti, ha i lunghi capelli raccolti con una coda di cavallo e un barba altrettanto lunga, tutto di un bianco candido. Mi bacia la mano con elegante disinvoltura e si presenta:
– Sono Roberto Cinquettini. Incantato di conoscerla. Mi permetta di dirle che &egrave molto più bella di quello che mi aspettavo. Glauco non &egrave stato generoso nei suoi confronti.
Il complimento mi fa arrossire, ma allo stesso tempo mi porta a prendere consapevolezza del perché sono qui e cosa si aspettano da me. Allora con la maggiore civetteria di cui sono capace mi rivolgo lui:
– Ma lei mi lusinga, caro Roberto. Io sono Elisa. E Glauco &egrave una persona straordinaria. Sono sicura che le avrà spiegato con dovizia di particolari i miei pregi ed i miei difetti.
All’uomo piace il mio cipiglio sfrontato. Mi risponde prendendomi sottobraccio:
– Sicuramente. Ma devo dire che le mie aspettative erano molto più contenute. Adesso sono sicuro che lei riuscirà a farmi dare il meglio di me.
Civettuola gli sorrido.
Lui intanto mi sta accompagnando in uno splendido giardino dove c’&egrave una tavola imbandita per tre.
Alla mia curiosità, manifestata con un lieve arricciarsi delle sopracciglia, mi risponde:
– Forse Glauco non l’ha informata, ma a me piace fare tutto insieme a mia moglie.
Distendo il viso e gli trasmetto una rassicurante disponibilità; ma dentro di me penso: ‘Però, ne ho cose da imparare in fatto di troiaggine’.
La moglie &egrave veramente una piacevole sorpresa. Si chiama Sabrina. Avrà si e no 40 anni. Bella, statuaria. Un portamento di classe. Un poco abbondante, troppo alta e massiccia, ma il suo seno deve essere stratosferico da quello che si vede nell’abbondante scollatura.
Il suo saluto &egrave un bacio dentro la mia bocca senza dire nulla. La sua lingua ci sguazza diversi secondi prima che riesca a reagire alla improvvisa penetrazione.
Mentre ci baciamo intrecciando le lingue non posso fare a meno di pensare che ha un viso angelico. Mi viene in mente che potrebbe fare la modella per molte sante. La cosa mi fa sorridere. Lei interpreta male e pensa che sia rivolto alla sua bravura. Glielo lascio credere.
Consumiamo il pasto conversando amabilmente e solo dopo aver bevuto il caff&egrave Roberto, che ha ingerito diverse pillole durante tutto il pranzo, si alza e ci invita a prepararci.
Sabrina allora mi accompagna. Mentre percorriamo i vasti saloni della villa mi dice che le pillole che ha preso gli servono per reggere:
– Poverino, &egrave malato di sesso, l’unica cosa che gli interessa e fottere in tutti i modi. Non &egrave un granché, però &egrave molto generoso.
La guardo alquanto perplessa. Allora lei senza mezzi termini mi informa:
– Facevo il tuo mestiere prima. Mi ha sposata perché ero come piaceva a lui. Aperta a tutto ‘ mi fa guardandomi fissa negli occhi – Se anche tu lo sarai, vedrai andrai via contenta.
– Ma perché partecipi anche tu?
– Perché a lui piace vedere le donne che lesbicano e fotterne due di seguito lo fa sentire super. Vedrai basta farlo scaricare bene, ci vorranno cinque sei eiaculazioni, ma alla fine ne sarai soddisfatta.
La cosa mi intriga abbastanza e gli chiedo come faccia alla sua età a raggiungere tanti orgasmi. Lei mi risponde:
– Dove non arriva la natura, ci pensa la chimica.
– Ma davvero ci sono prodotti che riesco a raggiungere questi risultati? Dovrai darmi qualche consiglio sui quelli migliori, non si sa mai.
– Non ti preoccupare. Se hai bisogno di consigli, chiamami pure.
Intanto siamo entrate in una stanza dall’arredamento molto particolare. Un unico grande letto circolare al centro della stanza ed una poltrona molto strana posizionata su di un palchetto.
Lei introduce in una stanza interna la cui porta non &egrave subito visibile. Scopro che si tratta di un bagno spogliatoio. Una volta entrate apre un armadio pieno di vestiti e divise di ogni genere:
– Scegli cosa vuoi essere. Forse oggi potrebbe andargli l’infermiera e la malata, cosa vuoi fare?
Sono shoccata. Poi cercando di riprendermi gli rispondo:
– Proverei l’infermiera.
– Va bene. Mi piace fare la passiva e lasciare agli altri il compito di darsi da fare. Dunque ‘ spiegandomi come una lezione cosa dovevamo fare ‘ io faccio l’ammalata che non reagisce a nessun stimolo. Tu sei l’infermiera porca che ne approfitta per violentarmi in tutti i modi. Vedrai ai lati del letto, tutto intorno, ci sono dei cassetti. All’interno troverai giocattoli di tutte le specie. Se non ne conosci qualcuno, tu lasciali stare. Le prossime volte, se ce ne saranno, ti insegnerò come usarli.
Affascinata dalla semplicità di come mi illustra il mio compito gli chiedo:
– E lui quando entra in campo.
– Lui farà il Primario che ti sorprende mentre fai la porcellona. E’ chiaro che te la farà pagare. Per farla breve si sfogherà prima su di me che farò l’incosciente e poi su di te. A proposito, lavori anche con il culo?
Sono sempre più shoccata dal linguaggio crudo che adopera. Poi ricordo quanto mi ha detto circa il mestiere che praticava prima di sposarsi.
Mentre penso questo mi si accende una lampadina in testa:
‘Oh Dio! Ma anch’io sono una prostituta’.
Sabrina intanto mi tende la divisa, per così dire, da infermiera.
In sostanza uno strano tanga senza alcuna stoffa sul davanti. Solo due cordicelle che formano una V ai lati del mio sesso, poi il filo che si perde fra le chiappe. Una cuffietta bianca con la croce rossa stampata sul davanti.
Mentre indosso un reggiseno che non ha coppe, ma ha un semplice balconcino per sostenere il mio seno, Sabrina mi dice:
– Ricordati, sicuramente lo strap-on dovrai indossarlo perché lui vuole che mi prendi davanti ed indietro.
La guardo smarrita. Lei capisce che non so di cosa sta parlando. La vedo andare decisa verso la camera.
Torna con un enorme cazzo di plastica. Mi rendo conto che ha due teste contrapposte. Una più piccola, una più grande, all’attaccatura centrale ci sono delle cinte munite di fibbie in pelle. Con fare professionale mi aiuta ad indossarlo. Prima mi lubrifica con una piacevole carezza del clitoride e poi mi introduce l’attrezzo che lega ai miei fianchi a mezzo delle cinte. Allo specchio del bagno mi vedo praticamente nuda con un cazzo che svetta fra le mie gambe.
La ringrazio dell’aiuto. Allora lei mi chiede:
– Ma da quanto tempo hai deciso di darti alla vita?
Arrossendo leggermente gli rispondo:
– Ad essere sincera sono solo due giorni, questo &egrave il terzo.
Lei si mette a ridere fino alle lacrime. A fatica cerca di ricomporsi, poi mi fa:
– Dobbiamo proprio vederci fuori di qui e mi devi raccontare tutto, come sei arrivata a questo e come eri prima. Sei incredibile.
Gli sorrido per dimostrargli il senso della gratitudine nei suoi confronti, per l solidarietà dimostratami.
Poi la vedo farsi seria. Indossa rapidamente sul suo corpo nudo che &egrave molto più bello di quanto mi aspettassi una camicia da notte da cui fuoriescono i seni, il culo e davanti alla figa c’&egrave un ampio buco che la scopre totalmente.
Torniamo in stanza. Lei si pone al centro del letto e mi dice:
– Aspetta in bagno, quando lui si &egrave sistemato sulla poltrona tu entri e cominci a fare ciò che vuoi su di me. Quando lui fingerà di scoprirti, tu andrai da lui e seguirai tutte le sue indicazioni. Il resto lo recitiamo a soggetto, come viene.
– Grazie, Sabri.
Mi sorride e mi indica la porta del bagno. Mi ci nascondo dietro lasciandola semi aperta. Non so come ma Sabrina ha un interruttore e suona una campanella.
Roberto entra.
E’ bardato con abiti di pelle nera. Stivali a mezza coscia. Il cazzo imbracato da una strana bardatura ed il suo scroto &egrave racchiuso in uno strano sacchetto. Un giubbino di pelle che sulle sue braccia flaccide, nel complesso risulta alquanto ridicolo.
Un cappello anche quello di pelle nera.
Mi scappa quasi da ridere. Mi trattengo e assisto alla sua seduta. Sto per scoppiare. Si siede impalandosi su un grande cazzo di gomma che fa parte del corredo della poltrona.
Le gambe le poggia su due appoggi come quelli che si usano dal ginecologo.
Quando lo vedo fermo penso come entrare in scena. A questo punto sono tutta concentrata sul che fare. Mi guardo attorno e scopro un ampio armamentario di oggetti a disposizione, prendo un grande clistere, lo riempio di acqua calda nel lavabo del bagno e faccio la mia comparsa sulla scena:
– Allora, come sta oggi la nostra bella zoccolona?
Giro attorno al letto in cerca di reazioni. Mi posiziono di fianco a Sabrina, intanto penso come lubrificarla. Mi ricordo dei cassetti. Ne apro uno e subito vedo diversi flaconi di lubrificante.
Ne prendo uno e lubrifico la cannula del clistere, poi mi dedico a lubrificarle il culo.
Lo faccio con passione. Prima con la lingua e poi con il lubrificante.
Anche se fa la parte della svenuta, il corpo di Sabrina reagisce spontaneamente al mio trattamento. Vedo luccicare le sue grandi labbra. Gli umori la stanno già allagando.
Le infilo la cannula su per il buco del culo.
Tengo alto il contenitore ed aspetto che tutto il liquido lentamente scenda nelle sue viscere.
Quando il contenitore si &egrave svuotato, mi pongo il problema di come toglierglielo. Riapro uno dei cassetti e tiro fuori un cazzo nero veramente impressionante. Sembra autentico. E’ di un materiale rigido ma morbido allo stesso tempo. Mi sembra vero. Mi fa anche un po’ di senso. Non ci penso più di tanto. Lo lubrifico con il gel e con una azione veloce e repentina, lo introduco al posto della cannula.
La giro a pancia in su. Mi inginocchio fra le sue gambe e comincio a leccarla.
E’ bagnatissima. Il mio leccare &egrave fatto con rabbia. Prima violentemente e poi, mentre lei si contorce e continua a far defluire fluidi dalla vagina, molto più dolcemente.
Ad un certo punto comincio a risalire lungo il suo ventre.
Arrivo agli enormi seni e li succhio come meglio ci riesco. Ci prendo gusto.
Torno a dedicarmi alla sua vulva.
Mi ricordo che devo indossare l’attrezzo.
Torno ancora al cassetto e prendo lo strumento. Ne trovo solo uno di grosso calibro.
Lo indosso. Non ho bisogno di lubrificarlo. Mi sento abbondantemente eccitata e lubrificata internamente. Poi torno a dedicarmi a lei. I sapori di Sabrina sono buonissimi. Mi piace quello che gli sto facendo. Lei &egrave bravissima nella sua parte. Sembra davvero un corpo senza vita.
Quando mi sembra pronta, mi posiziono fra le sue gambe ed a fatica inizio con difficoltà la penetrazione, ostacolata dalla ingombrante presenza nel suo retto.
Dopo diversi tentativi ci riesco. Mentre comincio il movimento dentro di lei, penso che avere un cazzo mi sembra ridicolo. Però, devo riconoscere, mi da una inebriante sensazione di potere.
Ho appena cominciato il movimento di via vai che sento la voce di Roberto interrompere lo strano silenzio che ci circonda.
– Cosa sta facendo, signorina, alla nostra povera malata?
Quasi mi spavento per il timbro di voce che usa. Però subito cerco di riprendere il controllo del mio ruolo:
– Niente professore. Sto solo facendo un massaggio al ventre per riuscire a farla evacuare. Sono diversi giorni che non riesce ad andare in bagno.
– Ma che cazzo dice? Si vede bene che lei se la sta fottendo.Venga subito qua!
Mi dispiace lasciare Sabrina sul più bello. Anche perché il cazzo che ho dentro di me, anche se abbastanza piccolo, con l’eccitazione del momento, ha cominciato a fare effetto anche su di me e, ad essere sincera, stavo per raggiungere il primo orgasmo.
Controvoglia esco dalla sua figa e vado verso la poltrona.
Lui si alza con un strana contorsione, anche per far fuoriuscire il cazzo che gli riempiva il culo.
Da vicino &egrave ben più grosso di quello che avevo immaginato.
– Venga qua! Si sieda.
Lui tiene dritto il cazzo. Io che avevo capito l’antifona mi ero premunita prendendo il flacone di lubrificante che riesco a spargermi in buona quantità sul culo.
Lui mi fa sedere sopra quel cazzo finto.
L’attrezzo scivola con facilità nelle mie viscere. Lui ne sembra soddisfatto.
Mi fa alzare le gambe sugli appoggi.
Il cazzo va più in profondità. Mi fa male. Una lacrimuccia mi vela gli occhi. Lui gode.
In quella stranissima posizione poi mi rendo conto che si infilza sul cazzo che poco prima riempiva il ventre di Sabrina.
Con stupore vedo che si sta fottendo da solo. Mi rendo conto che questi giochetti fanno parte del suo agire continuo. l suo culo lo prende con estrema facilità, segno dell’abitudine al giochetto.
Continua nell’operazione fino a che del liquido bianco comincia a sgorgare dal suo cazzo. E’ una fuoriuscita senza la forza dell’eiaculazione. Non capisco cosa sia.
A questo punto si sfila dallo strumento che lo stava sodomizzando e mi aiuta a scendere dalla sedia. Poi mi porta vicino al letto. Prende per le gambe Sabrina e la trascina fin sul bordo, la gira di lato facendo in modo che in primo piano ci sia il suo culo e mi dice:
– Allora cagna in calore. Cosa volevi fare a questa povera malatina.
Io non rispondo. Lui mi prende per i capelli ed avvicina la mia faccia al suo culo.
Lo vedo estrarre il cazzo di plastica dal culo di Sabrina e mi dice:
– Guarda bene adesso.
Lo vedo introdurre il suo arnese. Non &egrave grosso, ma abbastanza lungo. Lo sento dirmi con voce rauca per la libidine:
– Adesso inculami, vacca.
Capisco cosa vuole e mi posiziono dietro di lui.
Lui ha un ritmo da martello pneumatico. Un andirivieni pazzesco. Fatico a prendere il suo ritmo, ma alla fine ci riesco.
Lo arpiono ai fianchi e lo seguo martellando insieme, all’unisono.
Comincio a godere da pazzi.
Lui dice frasi sempre più sconnesse fino a che con la testa indietro comincia a latrare come un cane.
Capisco che sta godendo.
Insisto a pistonare ancora più forte nel suo culo fino a che si ferma dando l’impressione di svenire.
Mi fermo anche io ansimante.
Lui gira la testa verso di me e mi indica di uscire, estraggo subito il cazzo finto che lo ha posseduto finora.
A questo punto, lui mi tira con il braccio, mi fa inginocchiare, si sfila dal culo di Sabrina e spinge la mia testa verso il suo corpo fino a che non ho la bocca all’altezza del suo culo.
Platealmente comincio a leccarlo. Sabrina, dimostrando una grande capacità di controllo dei propri muscoli comincia a far fuoriuscire dal retto quanto vi &egrave depositato.
Lui mi trattiene con la testa sul suo culo. Io invece di allontanarmi mi ci struscio contro.
I liquidi che fuoriescono mi bagnano tutta.
L’acqua calda mista al suo sperma, mi ricopre il viso.
Allora, alzo la testa e me ne lascio cadere sul collo e sul seno. Con una mano me la spalmo. Torno a baciare il suo buchetto.
Un’altra quantità di liquido mi investe.
Sabrina riesce a rendere lunghissima la sua operazione di svuotamento.
Quando ha terminato, io gli tiro giù le gambe dal letto e mi posiziono davanti alla sua figa e resto in attesa.
Lei capisce al volo. Il getto della sua orina mi investe con forza. Prima tutta la faccia poi il resto del corpo. Roberto non mi trattiene più. Lo vedo masturbarsi mentre mi guarda.
Il suo sperma mi raggiunge proprio quando, si fa per dire, mi ero ripulita completamente.
Tiro per il braccio Roberto e gli porgo un seno in bocca. Lui comincia a suggerlo con dovizia. La sua lingua allarga la superficie da pulire. In breve mi ha pulito completamente.
Poi mi spinge la testa verso il suo cazzo che risulta ancora durissimo. Non riesco a farlo entrare tutto, &egrave troppo lungo. Lui con una mossa repentina mi spinge la testa verso il suo pube. Il cazzo mi sprofonda fino in gola soffocandomi.
Se non fossi ostruita dalla sua presenza ingombrante avrei già vomitato.
Lui continua imperterrito. Mi rendo conto che mi sta proprio chiavando in bocca. Non riesco a respirare. La quantità di saliva prodotta &egrave abnorme.
Comincio a perdere coscienza. Ed ecco, finalmente, che lui esce e l’aria che entra nei miei polmoni mi consente di riprendere a respirare di nuovo.
Sto per imprecare quando rientra di nuovo in me.
Capisco che devo farmi furba. Devo sfruttare le sue uscite per incamerare aria.
La volta successiva infatti riesco a riempire bene i polmoni.
Va avanti un tempo indefinibile fino a quando non mi riempie la gola di sperma.
Praticamente i primi getti mi scendono direttamente nello stomaco.
Poi estrae il cazzo e riprende a spruzzarmi sul viso e sui capelli.
Gli ultimi getti sono per il mio seno.
Quando ha terminato cade quasi in trance ai piedi del letto ed io ne approfitto e mi libero di lui e mi avvicino a Sabrina. Gli offro il mio seno sporco di sperma. Anche se ha ancora gli occhi chiusi lei comincia a ripulirmi i capezzoli.
Dopo poco io sono distesa sul letto e lei mi sta leccando dappertutto per raccogliere lo sperma che mi ricopre.
Finalmente anch’io riesco a raggiungere un orgasmo liberatorio.
Quando ha terminato mi dice di approfittare del riposo dell’uomo per andare a fare una rapida doccia.
Quando torno in stanza trovo un tavolino con un’abbondante merenda.
La merenda la gradisco volentieri. Quando ho finito Sabrina indossa lei uno strap-on.
E’ molto più grosso di quello che avevo indossato io. Da tutte e due i lati.
La vedo che mi guarda con occhi pieni di voglia e mi chiama a se con un ripetuto piegamento del dito.
I suoi occhi non promettono niente di buono. Gattonando sul letto vado vicino a lei.
Lei si stende e riprende la posizione della semi morta e mi sussurra:
– Lesbica un poco con me, poi impalati, cosi che lui ti possa inculare.
Eccitata dalle sue richieste inizio a leccarla tutta. Scendo fino alle dita dei piedi, che succhio uno alla volta e lecco anche fra dito e dito.
Il trattamento si vede, gli piace. Risalgo sul retro della gamba fino a dietro il ginocchio. Con la saliva mi aiuto a leccarla proprio la.
Continuo a risalire. Con rotazioni dall’interno all’esterno lungo le cosce.
Adesso lei &egrave carponi sul letto. Arrivo al suo sedere.
Con la mano destra la forzo per fargli aprire le gambe; gli lecco il tratto fra la figa ed il culo, poi il buchetto.
Salgo ancora lungo la schiena. Mi attardo all’altezza dei reni. La vedo contrarre tutti i muscoli. Arrivo al collo, la faccio girare e distendere sul letto.
La bacio in bocca. Ormai non mi interessa più cosa fa Roberto. Sono troppo presa dal godimento di ciò che sto facendo.
Scendo sui suoi seni. Mi attardo a baciarli e pasturarli con le mani per un bel pezzo. Sono bellissimi. Poi ancora più giù. Arrivo al suo fallo di gomma. Lo succhio come fosse un cazzo vero.
Infine mi tiro su e finalmente mi impalo su di lei. Il cazzo di Roberto mi entra quasi subito dietro.
Va avanti un bel pezzo a pistonarmi nel culo mentre io continuo la mia danza sul cazzo che ha indossato Sabrina. Anche lei, come me d’altronde, &egrave in preda ad un continuo scuotimento per il susseguirsi di orgasmi che ci stanno letteralmente squassando.
Alla fine sento Roberto scaricarsi dentro di me.
Fiotti lunghi e corposi. Continuano per un po’.
Io ormai mi muovo come fossi davvero drogata sul cazzo che mi impala. Roberto mi sussurra all’orecchio:
– Posso?
Non capisco cosa, ma rispondo un si quasi gridando la liberazione dell’orgasmo che mi sta facendo impazzire.
Il suo getto dentro di me riprende più forte e continuo di prima.
Capisco solo in ritardo cosa sta facendo. Un incontrollabile tremore rende evidente la mia reazione. Godo come non ho mai goduto.
Non avrei mai immaginato si potesse godere così.
La sua orina continua a riempire la mia pancia fino a che tutto diventa nero.
Mi risveglio che sono in posizione fetale sul letto. Ho un forte mal di pancia e mi duole il culo.
Cerco di capire cosa mi sia successo.
Roberto e Sabrina sono amorevolmente al mio fianco. Mi aiutano a tirarmi su. Mi fa un male cane il culo e la pancia borbotta in maniera oscena.
Guardo Sabrina che si premura di dirmi:
– Non ti preoccupare &egrave normale. Sei piena all’inverosimile. Adesso andiamo in bagno e ti svuoti.
Insieme, uno per lato, mi sostengono fino in bagno.
Faccio fatica a camminare perché mi hanno tappata con qualche vibratore.
Finalmente arriviamo in bagno. A fatica, aiutata dalla coppia, riesco ad entrare nella vasca.
Mi posiziono in ginocchio ed aspetto.
E’ Sabrina che mi sfila il vibratore.
Lo svuotamento delle mie viscere &egrave immediato e liberatorio.
Credo di aver investito in parte la donna.
Roberto guarda estasiato.
Sabrina con la doccia ha cominciato a ripulirmi tutta.
L’acqua calda che scivola sulla mia pelle ha anche un effetto rilassante.
Mi piace sentire il calore sulla schiena e la sua mano che con la spugna sta distribuendo il sapone.
All’improvviso sento una dolce carezza sul mio culetto.
Giro la testa e vedo Sabrina che mi insapona. La schiuma molto corposa che mi ricopre tutta.
Anche lei entra nella vasca per essere più comoda a sciacquarmi. Poi mi abbraccia.
Roberto gli passa un grande asciugamani.
Allora lei comincia ad asciugarmi con paziente dolcezza.
Le sue carezze sono splendide.
Quando ha terminato mi aiuta ad uscire e mi riporta sul letto.
Noto subito che hanno cambiato le lenzuola e che hanno pulito a terra.
Mi fa stendere e comincia a leccarmi tutta.
Lei indossa ancora lo strap-on. Mi prende con dolcezza, mentre la sua bocca continua a succhiarmi i capezzoli.
Abbracciate ci rotoliamo. Adesso sono sopra di lei. Sento di nuovo che Roberto mi sta penetrando. Ma subito mi rendo conto che non &egrave lui. Il cazzo che sta entrando &egrave molto più grosso. Giro la testa e vedo un bel ragazzo biondo.
Il suo &egrave un cazzo notevole. Non lunghissimo, ma molto largo. Mi sento ancora una volta piena completamente.
Ancora un orgasmo mi sconvolge.
Roberto invece, viene a posizionarsi davanti al mio viso e riprende a scoparmi in bocca.
Ormai ho capito come fare per sopportare la sua penetrazione senza soffrire come prima.
Ogni volta che lui esce a darmi tregua con due tre profondi respiri riempio completamente i polmoni.
Ancora una volta mi riempie la bocca.
Il ragazzo biondo esce da dietro di me e viene a posizionarsi anche lui nella mia bocca.
Faccio fatica a farlo entrare. Le mascelle rischiano di slogarsi. Ma mi impegno davvero con professionalità, fino a che la sua cappella &egrave tutta nella mia bocca. La mia lingua rotea su di lei.
Il giovane riesce solo a fare pochi su e giù, poi si svuota con un abbondante eiaculazione, anche lui nella mia bocca.
Non riesco ad ingurgitare tutto. Buona parte mi fuoriesce dai lati della bocca.
Il suo sapore e dolcissimo.
Mi rendo conto che lo sperma mi piace sempre di più.
Sabrina si sfila anche lei dal mio corpo e viene a baciarmi ed a raccogliere quanto non ho ingerito.
Alla fine siamo tutti e quattro distesi sul letto.
Sorridendo chiedo a Sabrina chi &egrave il giovane biondo, e lei con semplicità mi risponde:
– Il figlio di Roberto. Sta cominciando ad imparare ad andare a puttane.
Una violenta stilettata mi contrae l’utero.
Però’. che piacere che mi ha chiamato ‘. Puttana’.
Terminata la performance andiamo ancora in bagno a rinfrescarci e rivestirci. Sabrina mi da il suo biglietto da visita e mi dice:
– Chiamami. Se vuoi possiamo rivederci per parlare, ma anche per divertirci un po’ insieme. Se ne hai voglia conosco un posticino che &egrave la fine del mondo. Potresti guadagnare bei soldini anche li.
Ok! ‘ le dico convinta ‘ volentieri. Anche perché così mi dai qualche buon consiglio.
– Da quello che ho visto non credo proprio che ti servano consigli. Comunque sono a disposizione.
Usciamo insieme dal bagno e nello studio troviamo Roberto e suo figlio che ci aspettano.
Prendiamo un the come se avessimo trascorso un amabile pomeriggio fra amici e fra un biscottino ed una chiacchiera, Roberto mi stende la busta. Io, proprio per il piacere di farmi giudicare la apro e conto i soldi.
Ancora una volta sono letteralmente basita. Diecimila euro. In quattro ore’ diciamo di lavoro.
Non mi sembra vero. Però sento la voce di Marco, il figlio di Roberto che mi dice:
– Che c’&egrave troia non sei soddisfatta?
Ha equivocato il mio stupore.
Roberto lo guarda severo, Sabrina avvampa per la rabbia. Io, dopo il primo momento prontamente gli rispondo:
– Beh! Forse, visto che c’&egrave stato l’imprevisto di una mezza sega come te, forse qualcosina in più poteva esserci. Comunque va bene così.
Roberto resta letteralmente stupito fra l’imbarazzo e la vergogna, Marco invece &egrave diventato paonazzo per la rabbia e fa per scagliarsi contro di me.
E’ Sabrina la più veloce a interporsi e bloccarlo dicendogli:
– Sei scortese a rivolgerti così ad una professionista. Per lei si tratta di affari. A noi sta bene avere delle professioniste che ci aiutino nei giochetti. Mi sembra che lei sia stata ampiamente soddisfacente per tutti. Non credi?
In cuor mio la ringrazio per la prontezza di spirito che mi ha tolto nell’angolo in cui mi ero cacciata con la mia provocazione. Penso che dovrò essere molto più attenta in futuro.
Saluto i tre ed accompagnata dalla donna orientale che mi aveva ricevuta, torno alla mia macchina.
Sono le 20,20. Vado a casa.
Trovo Luca che sta guardando la televisione sul divano al posto che solitamente occupava Corrado.
Gli chiedo se ha fame, lui mi risponde che dopo esce con gli amici.
Mi seggo vicino a lui.
Lui si fa subito sotto, ma io lo fermo e gli dico:
– Dobbiamo parlare.
Sembra contrariato. Si scosta e si gira a guardare la televisione.
Io comincio molto blandamente a parlargli di rapporti di fiducia, amore, passione ed altre cazzate per tentare di spiegargli che con suo padre &egrave finita, quando lui si gira e rivolgendosi con un modo molto arrogante mi dice:
– Ma che cazzo mi racconti. Ti ho sentita sai, che ti fai sbattere da chiunque. Quindi smettila troia. Non dare la colpa a mio padre.
Resto paralizzata. Lui continua:
– Ha ragione Andrea, una troia come te bisognerebbe farla chiavare a tutti. E poi. Dopo avermelo ciucciato vieni a fare la mammina che mi spiega? Ma va fanculo.
Ormai le lacrime scendono incontrollate.
Lui si alza e se ne va.
Resto distrutta sul divano. Quando mi sveglio, sono le tre di notte, mi accorgo che Luca ancora non &egrave tornato. Provo a chiamarlo sul cellulare, ma lui mi nega la risposta.
Distrutta vado a stendermi sul letto.
La mattina devo constatare che non &egrave rientrato. Sono preoccupatissima.
Mi ordino di reagire e mi preparo ad andare al lavoro.
Ma quando esco decido prima di passare a scuola per vedere se sta bene.
Sto arrivando davanti la sua scuola che lo vedo montare senza casco, sulla moto guidata dal suo amico più grande e li vedo partire a buona velocità.
D’istinto li seguo.
Dopo non molto tempo altre due moto si affiancano e dai gesti che fanno capisco che si conoscono.
Li vedo dirigersi verso la periferia.
Alla fine arrivano ad un nuovo quartiere fatto con grandi palazzoni. Molti sono ancora vuoti.
Scendono nel garage di uno dei palazzi.
Parcheggio in superfice ed a piedi li seguo giù per la rampa.
Faccio appena a tempo ad arrivare che le grida di Luca mi gelano il sangue:
– No! Che cazzo volete. Cosa volete farmi.
Corro in direzione della sua voce. Sono all’interno in uno dei tanti box vuoti.
Come arrivo vedo che i due ragazzi che erano arrivati con le loro moto tengono Luca immobilizzato su un materasso steso a terra e gli hanno calato i pantaloni.
L’altro ragazzo, quello con cui lui &egrave montato in moto, si sta togliendo i pantaloni e gli sta dicendo:
– Non ti preoccupare piccolo. Adesso ti facciamo provare tante belle sensazioni. Vedrai, così &egrave più bello di quando me lo hai succhiato.
I ragazzi hanno tutti fra i 18 ed i 20 anni.
Io strillando come un’ossessa mi lancio contro l’amico di Luca:
– Lascia stare mio figlio. Brutto bastardo.
Lui mi guarda sorpreso. Gli altri due lasciano Luca e mi corrono incontro.
Sono quasi addosso a lui con le unghie delle mie mani protese verso il suo volto che sono bloccata dagli altri due.
Il ragazzo mi guarda adesso beffardo:
– Guarda, guarda chi abbiamo qua. La mammina puttana.
– Lascia stare mio figlio ‘ Poi rivolto a Luca ‘ Amore va a casa, aspettami la.
Luca mi guarda anche lui sorpreso. Io continuo a gridargli scappa.
Uno degli sgherri del ragazzo fa il gesto di inseguirlo, ma quello che ho di fronte, l’amico di Luca, lo ferma:
– Lascia pure che vada. Stamattina ci divertiremo alla grande. Questa troia ha giusto tre buchi tutti per noi.
Finalmente Luca si tira su i pantaloni e guardando con odio il suo amico e, mi accorgo , con apprensione me, comincia a correre via.
Adesso mi sento più tranquilla.
– Cosa vuoi bastardo.
Dico rivolta a quello che ormai ho capito essere il capo della gang.
– Come cosa voglio. Hai fatto scappare il nostro giocattolo, adesso ci fai giocare tu.
Detto questo si avvicina minaccioso. Provo a graffiarlo, non riuscendoci gli sputo in faccia.
Lui si pulisce con il dorso della mano e poi mi da un potente manrovescio.
Cado a terra e batto con la testa. Una fitta di dolore mi acceca quasi.
Sento il sapore del sangue sulle labbra.
I due energumeni mi stanno tirando su.
Il capo con pazienza mi slaccia la camicetta.
La gonna me la strappa via con violenza. Resto in autoreggenti, con un minuscolo tanga ed il reggiseno a balconcino che valorizza il mio seno.
– Guarda che bel pezzo di gnocca.
Fa lui strappandomi il tanga.
– Adesso, se fai la brava, poi ti lascio andare via tranquilla, se fai la stronza, ti giuro che te ne faccio pentire.
Capisco che ogni resistenza &egrave inutile. Allora gli rispondo:
– Tu lascia in pace mio figlio.
– Si, si, mammina. Ma adesso divertiamoci.
Adesso che si &egrave tolto gli slip vedo che ha un bel cazzo grosso e rigido che gli svetta fra le gambe.
Anche gli altri due, adesso che mi hanno spogliata, mi lasciano e si spogliano.
Il capo mi fa cenno di prenderglielo in bocca.
Mi inginocchio e comincio un pompino. Cerco di essere distaccata. Ma l’afrore selvaggio che l’inguine sudato del ragazzo emana mi fa letteralmente impazzire. Non ci metto molto che comincio a lavorarlo con una dovizia che soddisfa prima me stessa, ma di riflesso anche lui. Infatti dopo poco tempo lo sento sospirare:
– Ragazzi &egrave un’idrovora. Una bocchianara così non l’avevo mai trovata.
Sento la voce di quello che mi sta scavando la figa con le dita rispondergli:
– Vedessi come si sta bagnando qua sotto sta zoccola.
Il capo mi viene in bocca abbastanza rapidamente.
Anche gli altri due voglio provare. Sono tutto sommato ancora dei ragazzi inesperti. Non mi ci vuole molto per farli venire e riuscire a bere il loro sperma.
Quando ho finito con il terzo il capo mi fa piegare a pecorina e mi penetra violentemente da dietro.
Sto quasi per raggiungere l’orgasmo che lui estrae il cazzo dalla mia figa e senza tanti preamboli me lo sbatte nel culo.
Mi fa male, ma il suo cazzo anche se grande non raggiunge quello di Glauco.
Tutto sommato, dopo pochi minuti comincio a godere anch’io.
Dopo che il capo si &egrave svuotato nelle mie viscere, anche gli altri due mi violentano allo stesso modo del loro capo.
Solo uno, un certo smilzo. Con un cazzo tanto sottile quanto tanto, ma tanto lungo, riesce a venire una terza volta e lo fa sul mio viso.
Poi mi lasciano stesa sul materasso e se ne vanno con le loro moto.
Resto ancora un attimo per assorbire i ripetuti orgasmi che, nonostante tutto, ho provato con grande partecipazione.
Ripenso a cosa ho risparmiato a mio figlio ma non riesco a non pensare come sia possibile che mi possa piacere essere trattata così.
Anzi che ci ho goduto ripetutamente in maniera così spudorata.
Quando mi sento pronta raccolgo ciò che resta dei miei vestiti e ricompostami alla bene e meglio, mi dirigo alla macchina.
Salgo, metto in moto, guardo lo specchietto e quasi faccio un colpo. Gli occhi di Luca mi fissano impauriti.
– Amore cosa fai qua. Perché non sei andato a casa.
– Non sapevo come fare. Non so nemmeno dove siamo. Cosa ti hanno fatto quei bastardi.
Mi rendo conto che Luca &egrave un ragazzino.
– Va bene amore adesso andiamo a casa. Poi ne parliamo.
Guido senza dire una parola fino a casa. Per fortuna quando arriviamo non incontriamo nessuno del palazzo. Appena entriamo in casa vado a mettermi sotto la doccia.
Ci sto un bel pezzo. Intravedo dietro il vetro della doccia che Luca &egrave sulla porta aperta del bagno che mi spia.
Non ce la faccio ancora a confrontarmi con lui.
Quando ho finito indosso l’accappatoio e vado in camera. Chiudo la porta, mi stendo sul letto e prendo il vasetto che mi ha regalato Glauco. Il culo mi fa male. Contorcendomi come posso mi spalmo la crema dappertutto.
Alla fine, indosso la biancheria intima e mi infilo una tuta.
Vado in camera di Luca.
E’ disteso sul letto. Come entro si tira su. Mi siedo sul letto al suo fianco:
– Vuoi raccontarmi qualcosa?
Lui ha gli occhi fissi sul pavimento.
Gli accarezzo la testa e gli dico:
– Non ti basta quello che ho dovuto subire?
Lui si mette a piangere.
– Non volevo, mamma! Non volevo. E’ stato Andrea.
– Chi quello stronzo del tuo amico?
– Si. Lui mi portava in moto. Mi faceva vedere i giornaletti con le donne. Mi faceva sentire grande’.
– E questa storia che tu’ hai fatto quelle cose che ha detto?
Le sue parole sono interrotte da singulti che continuamente gli vengono:
– Era cominciato per gioco. E’ stato prima lui. Mi ha accarezzato, me lo ha preso in bocca. Diceva che fra uomini si fa così.
– Povero piccolo mio. Ma stamattina cosa &egrave successo.
– Stanotte ho dormito da lui. Ha voluto che gli raccontassi tutto, poi si &egrave fatto baciare là e, mentre lo facevo, mi chiamava come te dicendo un sacco di parolacce. Troia, zoccola, puttana.
Sono troppo stanca per reagire. Subisco le sue parole con dolore e basta. Poi gli dico:
– Gli altri due?
– Non li conoscevo. Prima di partire da scuola mi ha detto dai vieni con me che oggi facciamo esperienze nuove. Io non volevo deluderlo e così sono andato con lui.
Gli carezzo la testa e gli dico:
– Va bene. Adesso basta. Sta qua mentre io vado a riposarmi un poco.
– Potrei venire a letto con te?
– No. No, amore mio. Sono cose sbagliate. Ti chiedo un favore solo. Sta buono e lasciami riposare un poco. Poi andiamo a parlare con un amico di mamma che forse ci può aiutare.
Quando gli ho telefonato per chiedergli se mi aiutava a parlare con Luca, ha voluto che andassimo a casa sua. Così nessuno ci avrebbe visto.
Ho impiegato circa un’ora per spiegare la situazione a Glauco. Quando ho finito sono distrutta. Non so quanto ho pianto. Lui ha ascoltato con pazienza ed amore.
Adesso mi prende le mani fra le sue e mi dice:
– Adesso tu te ne vai di la e ti metti buona buona sul divano e ti riposi. Se vuoi musica, guardare la TV, un libro, hai tutto a disposizione. La mia cameriera sta preparando qualcosa da mangiare, perché mi pare di aver capito che nessuno di voi due ha mangiato oggi.
Annuisco con la testa.
– Va bene. Adesso vai e lascia entrare Luca. Avrò bisogno di tempo per parlare con lui.
I miei occhi esprimono tutta la mia gratitudine. Non ho la forza di dire niente.
Lui si alza e mi prende per un braccio. Con delicatezza mi fa alzare e mi accompagna alla porta. Usciamo e lui mi indica un salone. Vedo Luca sul divano che ci osserva curioso.
Glauco mi lascia e si rivolge a lui:
– Allora giovanotto, le facciamo due chiacchiere.
Nella sala dove sono capeggia un orologio a pendola. Segna le 15,18.
Mi guardo attorno curiosa. Cerco di cogliere i particolari intimi della vita di Glauco. Niente di ciò che si vede da una misura del suo carattere. E’ tutto impersonale. La cosa mi incuriosisce ma poi i miei pensieri vanno inevitabilmente a quanto &egrave successo oggi. Ripenso alla paura che ho avuto per Luca. Quando ho sentito le sue grida. Ed ancora, il vagare dei miei pensieri, va ad Andrea. Al suo cazzo. Al profumo di orina e sudore che emanava ed a come mi piaceva essere dominata dal quel piccolo porco.
Al piacere di sentirmi violata. Come una frustata mi passa per la testa: ‘Non &egrave vero che mi sono sacrificata per mio figlio’. Il pensiero per un attimo mi imbarazza. Ma poi penso che &egrave più forte di me. Ciò che &egrave accaduto invece di farmi sentire degradata, mi ha esaltato, ha acuito le mie percezioni animali. Il piacere di avere quei tre ragazzi addosso. Il loro sperma dentro di me. Gli epiteti e le parolacce che gridavano tentando di offendermi, per me era piacere puro. Mi rendo conto con po’ di vergogna che mi gratifica sentirmi puttana. Percepisco che il solo pensarci &egrave qualcosa di molto fisico per me. Lo sento nelle mie carni. Nel mio sesso che percepisco umido.
Mi sento quasi costretta a cercare un bagno e, quando lo trovo, mi chiudo dentro e mi accarezzo da sola.
Quanti anni era che non lo facevo. Provo quasi un dolore fisico al pensiero di quei cazzi che entravano nel mio culo. E poi nella figa, ancora in culo e poi in bocca.
Il loro scaricarsi dentro di me. Il piacere che hanno provato e mi hanno trasmesso.
L’orgasmo mi fa scuotere in maniera incontrollata, ma quella sensazione di sentirti piena, quella no, non mi sta accompagnando.
Mi rinfresco con un bidet, così riesco anche a raffreddare il bollore che ancora mi sento dentro. E’ solo quando inizio a tirare su il tanga che vedo la lunga spazzola per lavare la schiena che &egrave appoggiata sulla vasca. Il manico &egrave perfettamente liscio. Con un’impugnatura bella grossa. E’ lunghissima. Mi eccita. Con mano tremante la prendo. Con del sapone liquido cerco di lubrificarla. Mi sembra di percepire la gratitudine del mio corpo, quando finalmente la introduco nel mio retto.
La sensazione di vuoto che hanno lasciato i cazzi dei ragazzi ora ha trovato un’adeguata risposta. Il nuovo orgasmo mi sconquassa quasi subito lasciandomi finalmente appagata.
Quando torno nella sala la pendola segna le 19,43.
Guardo la porta ancora chiusa dello studio di Glauco. Mi avvicino e cerco di origliare. L’insonorizzazione &egrave perfetta. Torno al mio posto ed aspetto.
Ancora 22 minuti poi la porta si riapre. Luca esce per primo. Ha il viso disteso. Quasi sorridente. Glauco sembra affaticato, ma comunque soddisfatto. Mi vengono vicino e Glauco mi fa:
– Allora abbiamo fatto un patto con questo giovanotto. Sabato e Domenica ‘ guardandomi negli occhi per trasmettermi che anche per lui &egrave un sacrificio rinunciare al nostro week end ‘ venite con me sulla mia barca. Poi lunedì va in un posto che io conosco dove ci saranno alcune persone che l’aiuteranno a superare questo brutto momento. Vedrai Elisa, quando tornerà da noi, sarà più e meglio di prima. Gliel’ho promesso.
Due lacrime forzano per uscire dai miei occhi. Lui ha rinunciato anche al week end con me per aiutarmi. Non mi lascia neanche il tempo di somatizzare la cosa che riprende:
– Adesso però ho una fame da lupi. Vediamo cosa ci ha preparato Matilda.
Così insieme andiamo in sala da pranzo e cominciamo il più bel pranzo della mia vita.
Luca scherza con Glauco, ma anche con me, come da tanto tempo non succedeva. Sembra cambiato. Non so come potrò ringraziare quest’uomo.
A fine pranzo devo impormi la forza di rifiutare l’invito a restare a dormire:
– Domani e venerdì, dobbiamo comprarci qualcosa per venire in barca.
– Va bene ‘dice lui ‘ allora domattina non venire al lavoro, andate in viale Cordusio dopo ti do il numero. C’&egrave un negozio specializzato, vai a nome mio e non preoccuparti di niente. Sabato mattina alle sei vi aspetto qua.
– Va bene, padrone.
Gli rispondo felice. Gli do un bacio sulla guancia che lui mi offre. Luca gli stringe la mano ed insieme andiamo a casa.
Stiamo proprio uscendo dalla porta quando lui mi raccomanda:
– Non preoccuparti di mandarlo a scuola. Poi, lunedì ne parliamo. Ok?
– Va bene.
La notte trascorre serena. Riesco a dormire distesa senza alcun incubo.
La mattina Luca di buon ora mi porta il caff&egrave a letto.
E’ bellissimo. Ci prepariamo ed insieme passiamo una giornata stupenda, come da tanto tempo non accadeva.
Il sabato mattina alle sei meno un quarto siamo a casa di Glauco. Con la sua macchina andiamo all’eliporto e da lì comincia la splendida avventura di Luca.
La barca &egrave un panfilo da trenta metri. Ci sono tre uomini di equipaggio ed una cameriera per gli ospiti.
Il giro, da Venezia, ci porta fino a Dobrovnik in Croazia. E’ tutto bellissimo. Luca poi, grazie a Glauco, passa quasi tutto il tempo con il comandante ad aiutarlo a governare il timone e ripete in continuazione i termini marinareschi che il comandante, con grande pazienza, gli insegna.
Credo che queste giornate resteranno impresse nella sua memoria per sempre.
Domenica sera ci lasciamo con abbracci e baci.
L’appuntamento &egrave per lunedì mattina, alle nove, davanti la fabbrica. Luca andrà con lui in Svizzera. Ci resterà il tempo necessario.
In barca mi ha spiegato che &egrave una clinica specializzata ad affrontare le difficoltà della psiche umana, soprattutto nell’età evolutiva.
Ho fiducia in lui.
Quando si allontanano sento che ho fatto la cosa migliore.
Io vado al lavoro cercando di concentrarmi. Come entro vengo informata da Bianca, che mi tratta con una deferenza che prima non usava, che sono attesa da tre ragazzi, due maschi ed una ragazza.
Li incontro uno alla volta, vedo i loro curricula, cerco di capire le loro esperienze e poi li riunisco tutti e tre:
– Di voi tre, ne assumeremo uno. E’ chiaro che per quanto ci riguarda il nostro criterio &egrave il merito e la capacità. Per spiegarmi, non basta fare il ruffiano, bisogna che sappiate fare e bene il lavoro che vi viene richiesto. La prova durerà un mese. Sarete pagati secondo contratto di apprendistato, alla fine chi sarà scelto avrà il contratto a tempo indeterminato.
So di essere stata carogna, ma non posso fare la buona e poi trovarmi scoperta sul lavoro. Glauco ha dimostrato di avere fiducia in me, non posso deluderlo.
Sono le quattro e mezza che lui mi chiama al cellulare e mi dice di raggiungerlo al villino. Senza dare spiegazioni, informo Bianca che mi assento. Ai ragazzi ho lasciato i compiti per almeno tre giorni.
Arrivo al villino di corsa.
Glauco mi aspetta a tavola dove il proprietario gli ha appena fatto mangiare una insalatona. Deve aver guidato tutto il giorno. Si vede che non era ancora riuscito a mangiare.
Dopo che gli ho fatto compagnia nel bere il caff&egrave, ci ritiriamo nel nostro rifugio.
Non entriamo neanche che Glauco mi abbraccia e mi bacia con passione:
– Non ce la facevo più. Sono quattro giorni che ti voglio.
Non mi perdo in chiacchiere, lo spoglio lentamente, mentre la mia lingua comincia a rivestirlo di saliva.
Il suo petto villoso. Ha la pelle sudata. Però il suo sapore &egrave sempre buono.
Poi gli slaccio i pantaloni. Anche la mia lingua scende. Il suo ventre. L’ombelico. Finalmente arrivo al suo cazzo.
Lo lecco. E’ già bello turgido, anche se non ha un’erezione perfetta.
Ci penso io. Lo imbocco e con lenti movimenti della testa, accompagnata dai movimenti della lingua, lo faccio vibrare rigido come il marmo.
Lui gradisce la mia fellatio. E’ rilassato in attesa che il piacere lo sommerga.
Comincio a giocarci rallentando il raggiungimento dell’acme.
Lo lecco sulla punta, imbocco la cappella con rapidi colpi di lingua, ma appena mi accorgo che lui comincia a vibrare, lo stringo alla base e ne fermo il raggiungimento dell’apice.
Vado avanti un bel pezzo, fino a che lui all’ennesimo tentativo di abbandonarlo con la mia bocca, mi blocca la testa con la sua forte e capiente mano.
Capisco che non ce la fa più.
Affondo fino alla radice. Sento la sua grossa cappella pulsare in fondo alla mia gola.
L’esperienza fatta con Roberto mi ha insegnato a saper gestire tale penetrazione.
Lui accompagna il movimento della mia testa che sempre sincronizzato con quello della mia lingua, continua a scorrergli lungo tutta l’asta. Esco e riaffondo. Lentamente, con dolcezza. Quando arrivo in fondo mi fermo e ne aspiro fin in fondo il sapore.
L’esplosione &egrave improvvisa. Ho il suo cazzo piantato fin in gola. I suoi getti scendono direttamente nel mio stomaco. Dopo il terzo fiotto devo respirare. Riesco a farlo uscire che un altro potente getto mi prende sugli occhi.
Lo lascio venire su di me.
Sono ancora vestita. Buona parte ormai si &egrave depositata sulla mia camicetta.
Non mi interessa. Mi viene in mente che in macchina ho sempre pronto i vestiti di ricambio. Lo lascio sfogare fino a quando ancora pulsante non ha altro da eruttare.
Alzo gli occhi a guardarlo. Lui mi ringrazia con gli occhi. Sono felice. Vedo che il suo cazzo &egrave ancora bello duro.
Rapidamente mi spoglio, lui mi chiama vicino. Mi bacia. Sento che mi scava la bocca che ha ancora vivo il sapore del suo sperma.
Lo fa con una passione insolita. Ricambio con quanta abilità sono capace.
Lui mi passa un dito lungo il profilo del mio viso fino a raggiungere lo sperma che ho sull’arcata sopraccigliare. Ne raccoglie un poco e me lo porta alla bocca. Gli succhio il dito come fosse un piccolo cazzo.
Ripete la manovra fino a ripulirmi la faccia.
Nei suoi occhi vedo il piacere disegnato. Un piacere fatto di lussuria, ma forse anche di qualcosa in più. Almeno lo spero.
Il suo membro &egrave tornato rigido al punto giusto.
Con attenzione, per non ripetere l’errore della volta scorsa mi impalo con il culo dandogli la schiena.
Devo dire che questa posizione mi piace. Riesco a sentire il cazzo molto di più.
Comincio una lenta danza. Poi comincio a salire, scendere e roteare contemporaneamente. Ottengo in non molto tempo ciò che volevo. Lui si scarica ancora dentro di me. E’ bellissimo sentire il suo liquido caldo che risale il mio retto.
Quando non si contrae più, mi stendo sulla schiena e girando la testa per arrivare vicino al suo viso con voce roca dal desiderio gli dico:
– Mi pisceresti dentro?
Vedo un lampo nei suoi occhi. Senza uscire dal mio corpo mi prende per sotto le gambe e con il mio culo impalato all’altezza del suo ventre si alza. Mi appoggia sul letto alla pecorina e poi”
Sento distintamente il suo liquido scendermi nel retto. Il caldo, la pressione sulle pareti, la pienezza del retto che si scontra con il resto del corpo.
L’orgasmo, ancora una volta mi ottenebra la mente. Mi rendo conto che mi sto scuotendo come una pazza prima di perdere completamente conoscenza.
Mi riprendo che siamo ancora così. Io di fianco sul letto e lui dentro di me.
Con una calma che mi trasmette tanta sicurezza, mi riprende come fossi una bambolina di pezza e mi solleva. Andiamo nel bagno ed anche lui entra nella vasca.
Quando esce non posso fare a meno di sporcarlo. Mi dispiace. Me ne vergogno.
Appena ho finito apro la doccia e comincio a pulirlo con devozione.
Lui mi accarezza la testa mentre completo l’opera di pulizia su tutti e due.
Quando usciamo dal bagno indossando gli accappatoio lui mi chiede:
– Ma come ti &egrave venuto? Mi vergognavo a chiedertelo, ma lo desideravo davvero.
Gli faccio un sorriso e gli rispondo:
– E’ stata l’esperienza con il tuo amico Roberto. Sapessi che porcellone che &egrave. Ed anche sua moglie?
Lui si mette a ridere.
– Si &egrave vero. Pensa che sua moglie gliel’avevo presentata io. Una grandissima professionista ‘ continua ‘ pensa che una sera, da sola, ha soddisfatto, ma ti assicuro proprio soddisfatto, undici di noi. Poi sai, adesso con il cialis e tanti altri prodotti prima di spomparci tutti ha impiegato tutta una notte.
– Si &egrave vero. Anch’io credo sia una grande professionista. Poi, sai, siamo diventate amiche.
– Ma dimmi, si sono comportati bene con te?
– Beh! A dire il vero il figlio di Roberto si &egrave comportato un po’ da cafone. Ma Sabrina mi ha difeso bene.
– E’ la paga? E’ stata alla tua altezza? Ha risposto a quanto ti aspettavi?
– Guarda su questa cosa dei soldi devo dire che siete proprio dei coglioni voi uomini. Pensa diecimila euro per quattro ore. Incredibile. Sarò anche inesperta, ma mi sembrano tanti.
– Si lo sono. Però ricorda che queste sono tutte persone per cui i soldi non valgono nulla. A loro interessa solo fare quello che gli passa per la testa.
Mi da un bacio e poi si alza e va a prendere dello champagne.
– Ne vuoi?
Con l’indice ed il pollice della mano destra gli indico una modica quantità.
Me ne versa anche a me e si siede sul bordo del letto.
– Hai visto i ragazzi che dovevano arrivare? Che impressione ti hanno fatto?
– A prima vista mi sembrano tutti e tre in gamba. Però prima di darti un giudizio voglio vedere come si comportano con il lavoro.
– Il presidente dell’Agenzia mi ha assicurato che sono il meglio su piazza. Ed anche la ragazzina, mi ha detto che &egrave un bel bocconcino.
Una fitta di gelosia mi brucia in corpo. Lui continua.
– Se dovesi scegliere la ragazza, mi dai una mano? Io sono fuori allenamento come dongiovanni. Credo che te ne sia accorta!
Mi faccio forza e gli sorrido:
– Mi stai chiedendo di dare la preferenza a lei?
– NO! ‘ alterando un poco il tono di voce ‘ ti ho detto se ti sembra che sia quella giusta, allora vediamo.
– Ok, capo. Tutto quello che vuoi. Lo sai.
Dopo qualche secondo di silenzio riprendo:
– Mi racconti come &egrave andata con Luca?
– Si, scusa. Ho pensato solo a me.
– No. Avevi ragione. Sei stato anche troppo buono con una come me.
– Non ti preoccupare. Comunque il primario l’ha visitato e sottoposto a diversi test. Mi ha detto che massimo tre mesi ce lo rimanda a casa. Tu intanto ritiralo da scuola. Anzi, secondo me, dovresti denunciare quei bastardi. Poi, quando torna, secondo me, per risolvere il problema e bene che lui non stia insieme a te. Ho pensato ad un collegio qui vicino. Sul lago di Como. E’ molto buono. Un ambiente esclusivo. Potrà prepararsi e crescere in un’ambiente sano. Per la retta non preoccuparti. Io sono uno dei mecenati che sostengono la fondazione che possiede il collegio. Ci penso io.
Adesso ho le lacrime agli occhi. Come faccio a non amare quest’uomo. Farò tutto quello che vuole. Se potrò, gli darò la ragazzina su un piatto d’argento.
– A proposito ‘ riprende lui ‘ allora ho già impartito a Bianca le istruzioni sul tuo nuovo incarico. Da domani tu lavori tre giorni a settimana. Due qua e uno a Conegliano. Il tuo compito sarà sovraintendere che tutto fili liscio. Gli altri due giorni li dedichi alla tua ‘nuova’ attività, ed il sabato e domenica, sei mia proprietà. Ok?
Gli salto con le braccia al collo e le gambe intorno alla vita.
– Ma davvero tu mi consenti di fare la puttana? Anzi mi aiuti e mi paghi pure?
– Si! A condizione che tu continui a soddisfare me e, quando capita l’occasione, anche chi voglio io. Poi se mi dai una mano a trovare giovani pollastrelle. Beh! Come si dice. Carne fresca’..
– Farò tutto quello che vuoi. Sarà la tua puttana, la tua ruffiana, tutto quello che vuoi.
Ci rotoliamo sul letto e riprendiamo a fare l’amore.
Lui mi trascina con le gambe a borde del letto, me le tira su e mi prende così.
Il suo via vai nella mia figa già umida da prima mi da subito piacevoli sensazioni.
Ad un tratto lui esce, mi alza di più le gambe e punta la sua cappella sul mio buchetto.
E’ ancora aperto da prima. Lui comincia a pistonarmi alla grande. Quando anche con il culo comincio a godere, lui comincia ad uscire dal culo ed entrare in figa, uscire dalla figa e rientrare nel culo.
Ha un’abilità che non immaginavo. Non ci mette molto. Riprendo a scuotermi come un ossesso per l’orgasmo che mi sta devastando.
Fino a quando anche lui si scarica ancora una volta nel mio culo.
Restiamo stesi vicini per parecchio tempo.
Non so perché. Ma quando lui da segni di ripresa gli racconto i miei pensieri su Andrea e quello che ho provato quando mi hanno violentato.
Lui si mostra comprensivo. Poi mi dice:
– Guarda che tu avessi la vocazione della troia, mi pare una cosa accertata. Allora, che male c’&egrave ad esserlo fino in fondo. Poi, fintanto che ti piace e lo vuoi, perché no? L’importante che lo vivi con gioia e non come elemento di umiliazione. Tu non devi espiare alcun peccato. Sono altri che devono pagare per come ti hanno trattata. Smettila di arrovellarti. Da oggi in poi devi sentirti libera di fare ciò che vuoi. Ricorda, con oggi comincia la tua nuova vita.

By Imitalo

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