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La Zia Dalla Russia

By 24 Febbraio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Era una afosa giornata di fine luglio ed io (Luca) ero in vacanza dopo l’esame di maturità brillantemente passato.

Vivevo ancora a casa con i miei genitori che però si erano spostati nella casa in montagna per sfuggire alla cappa di caldo che attanagliava la città.

Visto che non ero un gran cuoco mi facevo ospitare a pranzo e cena dagli zii che vivevano tutti nello stesso condominio famigliare.

La routine era sempre quella: sveglia verso le 11, pranzo da zia, pomeriggio di cazzeggio tra amici, calcio e piscina e cena sempre dai parenti.

La mia estate proseguiva così monotona spettando le vere vacanze che sarebbero iniziate il 10 di agosto con il viaggio in Portogallo con 2 miei amici e soprattutto 3 ragazze.

Finché un giorno una notizia squarciò il mio solito tram tram.

Un pro-zio che viveva in Svizzera e che non avevo mai conosciuto era deceduto e tutti i miei parenti sarebbero partiti l’indomani per il funerale.

Dopo un giro di telefonate mia madre mi disse che per questi 3 giorni senza “ristoro” si sarebbe occupata di prepararmi i pasti la compagna di mio zio.

Lyubomira, questo era il suo nome (chiamata da tutti Mira), era la compagna di mio zio Fulvio. E’ una giunonica donna russa che da 3 anni faceva coppia fissa con mio zio appena divorziato e si era trasferita nel suo appartamento dopo pochissimi giorni che si conoscevano.

Non mi è mai andata a genio visto che sembrava quasi raggirare e comandare a bacchetta mio zio, che di carattere è sempre stato molto timido e insicuro, e infatti il nostro rapporto si limitava al saluto.

Purtroppo dovetti accettare e mi convinsi che un’ora a pranzo e un’ora a cena erano sopportabili.

La mattina seguente i miei parenti partirono presto per la nazione elvetica e mentre dormivo ancora alle 9.30 sentii il campanello della porta suonare.

Con questa brutta sveglia sperai che fossero solo rappresentanti di aspirapolvere o testimoni di Geova da liquidare in fretta, aprii la porta chiusa solo con la catenella. Vidi che era Mira che voleva entrare e senza pensarci anche se innervosito aprii la porta e la feci accomodare.

Non mi resi conto di averla accolta indossando solo i boxer e quindi corsi in camera per cercare almeno una maglietta.

Una volta vestito notai che lei si era già messa hai fornelli per prepararmi il latte, ma anche se io volevo tornare a letto, non protestai.

Appena mi sedetti al tavolo lei esordì:

-ma non ti vergogni con boxer con pinguini?-

-quando scopi con troietta usi questi?-

-non sei abbastanza grande per pinguini?-

Dopo questo trittico di prese per il culo mi difesi con una frase dettata solo dal mio stato mezzo addormentato e innervosito:

-l’importante è che uso bene quello che c’è nei boxer-

Questa frase l’aveva fatta arrabbiare tanto che mi disse:

-volgare che non sei altro, non si parla così a tua zia (anche se non la chiamavo mai cosi,anzi piuttosto la chiamavo approfittatrice)-

detto questo mi versò il latte nella tazza e si diresse verso la porta aggiungendo solo:

-a mezzogiorno puntuale, non sono una serva- e richiuse la porta dietro di se.

Sempre più nervoso ma almeno a pancia piena, mi misi sul balcone a prendere il sole ascoltando un po di musica.

Arrivarono in fretta le 11.40 ed onde evitare altre ramanzine in italiano/russo mi affrettai a raggiungere casa di mio zio.

La casa però distava solo 2 rampe di scale e il tempo di bussare mi accorsi di essere in largo anticipo.

Mira mi apri la porta vestita solo di maglietta e con un largo asciugamano che le faceva da gonnellone.

Borbottando qualcosa di incomprensibile mi diressi in cucina mentre lei con un andamento strano si diresse in bagno.

Non l’avrò interrotta mentre stava facendo gabinetto??

Sperando che non fosse così aspettai 10 minuti solo in cucina tra mille profumi diversi da quelli della cucina mediterranea ma comunque buoni.

Una volta tornata dal bagno le chiesi scusa per l’anticipo ma lei mi rispose bruscamente:

-prima rispondi volgarmente poi arrivi in anticipo; non bene così-

Sempre più con le palle a terra accettai il rimprovero e mi misi davanti alla TV ma non feci nemmeno in tempo di accenderla che mi disse che era pronto.

Mi misi a tavola davanti a lei e in un imbarazzante silenzio iniziammo a mangiare. Silenzio che non durò molto infatti lei esclamò:

-rispondere male sei capace ma conversare non ti hanno insegnato?-

-no no certo che so parlare ma non so quali argomenti possano interessarti-

Il silenzio era tornato e per evitare un altra battuta dissi:

-non vedo l’ora di partire per il mare con Chiara e gli altri!-

Lei non rispose ma disse:

-come mai non le sei saltato addosso in auto l’altra sera?-

Ma che cazzo fa? Mi spia quando sono sotto casa?

-no è troppo presto per questo, magari in Portogallo succederà qualcosa- mi difesi.

-non è che sei gay?- e scoppiò in una risata per nulla femminile.

La sua voce forte con quel suo accento dell’est Europa mi dava ai nervi ma non potei che replicare e bevvi in un colpo tutto il bicchiere di birra.

Una volta finito e sparecchiato la tavola volevo andarmene ma mi obbligò a mettermi sulla poltrona e guardare la TV mentre lei si mise sul divano ad un paio di metri da me.

La birra, il caldo e il pesante pranzo mi fecero addormentare e di li a poco accadde anche a Mira.

Solo il cellulare alle 14 mi sveglio con un messaggio per andare in piscina e così mi alzai dalla poltrona. Purtroppo l’alza bandiera faceva capolino nelle bermuda e sperando che non se ne accorgesse svegliai Mira mettendole una mano sulla spalla un po’ sudata e chinandomi verso di lei per non disturbarla troppo. Non potei non fare a meno che vedere le goccioline di sudore che scivolavano pian piano nella scollatura formata da due grossi seni. Lei si svegliò e forse ancora intorpidita dal sonno allungò la mano per richiamarmi e finendo proprio sulla patta dei miei pantaloni.

Immobilizzato ed in preda al panico sentii lei che mi disse in modo stranamente dolce e affettuoso:

-ti aspetto per le 19 che preparo pizza- e tornò a dormire togliendo la mano da me.

Uscii dall’appartamento col fiatone e con un erezione bestiale.

La giornata in piscina fortunatamente mi fece dimenticare l’accaduto e arrivata l’ora di cena tornai, questa volta in orario, da Mira.

La trovai abbigliata in un vestito per nulla sexy, anzi molto casto che non concedeva nulla ne alla scollatura ne alle cosce che erano coperte fin sotto le ginocchia. Notai però che non portava il reggiseno ed infatti i grossi capezzoli

si intravedevano chiaramente. Non era una donna molto avvenente: capelli corti e color biondo cenere un viso pieno e

tipico delle donne dell’est, il corpo abbastanza in carne che era costretto in quel vestito che forse sarebbe andato meglio con qualche chilo in meno, il sedere era rotondo ma non sproporzionato e faceva inizio a due gambe non troppo sode e con quel filo di cellulite che si notava dalle increspature dell’abito sui fianchi.

Era la prima volta che mi soffermavo ad osservarla ed infatti lei lo notò ed esclamò:

-vuoi per caso foto? cosa hai da guardare?-

-nulla nulla ti trovo in forma-

-non mi prendere per il culo, tue troiette sono tutte scheletri-

-ma va!-

Fermai questo discorso per non essere in imbarazzo.

Cenammo con la pizza e tanta birra fresca che fece effetto sopratutto su di lei facendola arrossare sulle guance piene.

Stranamente non era una brutta serata e stavamo anche ridendo vedendo un programma comico quando di colpo da sotto il tavolo sentii il suo piede finirmi in mezzo alle gambe andando a toccarmi il membro. Saltai sula sedia ridendo in modo nervoso e lei mi disse:

-ah c’è qualcosa li sotto? ma funziona? secondo me è piccolo piccolo?-

Era tornata la solita acida ma stavolta risposi a tono:

-non ti ci starebbe nemmeno dentro tutto!-

Di colpo il suo viso diventò serio e alzandosi e dirigendosi verso di me con un dito puntato sul mio naso urlò:

-maiale! come ti permetti di rispondermi cosi, ti tiro una sberla, porta rispetto, ho 50 anni tu 18.-

Senza farlo apposta al posto di guardarla negli occhi guardai dentro la scollatura facendola andare su tutte le furie.

-cosa fai? dove guardi?-

E visto che non volevo farmi mancare niente era in corso un altro alzabandiera che notò subito:

-ti stai anche eccitando? brutto porco!-

-Basta, ora basta. Mi hai rotto i coglioni, è tutto il giorno che mi prendi in giro.-

Aveva fatto effetto la mia reazione, si era immobilizzata ed in silenzio mi fissava.

Era il mio momento, potevo zittirla per i prossimi 2 giorni e aggiunsi:

-dovresti essere felice che, nonostante un carattere di merda, riesci a far eccitare qualcuno.-

Ma invece di calmarla provocai una reazione inaspettata. Si fece scivolare le spalline del vestito fino a scoprire il seno e sollevandolo con le mani disse:

-ti piace mie tettone?-

Il grosso seno sollevato con i due grossi capezzoli scuri che mi puntavano mi avevano incantato. Lei vedendo sempre più

pressione sulla mia patta si avvicinò fino a farmi cadere sulla sedia per poi affondarmi il viso sui suoi seni.

Iniziai a baciar la sua scollatura arrivando al capezzolo che era già rigido. La mia saliva si mischiava al sudore che era presente sul seno e il suo profumo forte era ormai su tutta la mia faccia.

Per non esplodere slacciai il primo bottone delle bermuda e la cerniera non resistette alla pressione facendo uscire i testicoli ed il pene coperti fino a metà dai boxer. Mira non perse l’occasione e si fiondò a prendere il mio membro iniziando a masturbarmi con la bocca e con la mano mentre con l’altra si toccava per provare più piacere.

Dopo pochi minuti stavo per raggiungere l’orgasmo quando sentii stringere la bocca sul pene e soffocare dei versi di piacere.

Era appena venuta ed io ero a poche pompate dal piacere quando lei si fermò rivestendosi.

-Cosa c’è? Stavo per venire.-

-no no basta adesso, è sbagliato-

Ero furioso e la mia reazione arrivò subito. Mi alzai e prendendola per i capelli la buttai sulla poltrona. Con un colpo secco le strappai le spalline del vestito facendola denudare fino alla vita e le spinsi la testa fino ad ingoiare quasi tutto il mio pene. Come detto prima, poche pompate furono sufficienti per sborrarle in gola e appena lo feci tolsi il pene e le tappai la bocca con la mano per farle ingoiare tutto. Mandò giù tutto mentre gli occhi che mi guardavano con odio erano pieni di lacrime.

-Non avevo mai ingoiato sperma, come hai potuto farmi questo?-

Non le risposi ma le diedi un bicchiere di acqua per sciacquarsi la bocca e incominciai a baciarle il viso. Baciavo e leccavo tutto il collo arrivando poi alla bocca e fu li che capii che lei ci stava.

La sua lingua inizio ad avvolgere la mia e un bacio lungo e appassionato ci unì per diversi minuti.

Ma lei voleva la sua vendetta e non tardò ad arrivare. Mi portò in camera, mi misi steso sul letto e lei si mise a cavalcioni sulla mia faccia. Non portava le mutande e una volta tolto il vestito mi si presentò la sua vagina pelosa e bagnata. Aveva un odore forte, e sembrava quasi che avesse la vulva piena di gelatina. Si abbasso fino a farmi sprofondare nei suoi umori ed io prima dubbioso leccai tutta la sua linfa che aveva assunto ormai un sapore ottimo.

Iniziai a massaggiarle le grosse cosce e facendomi strada tra le natiche arrivai al piccolo ano sudato. Lo immaginavo già sfondato, ed invece era ancora vergine. Questo mi fece eccitare sempre più e con un movimento deciso la alzai facendola scivolare in basso fino ad impalarla.

Come avevo predetto non riuscì a prenderlo tutto e a fatica riuscivo a farlo sprofondare dentro di lei.

Ma io volevo fargliela pagare per il suo comportamento ed allora la feci stendere stesa sul letto ed alzandole le gambone fino ad appoggiarli sulle spalle la perforai ancora ed ancora, sempre di più. Aumentando il ritmo avanzavo centimetro dopo centimetro fino a che non mi decisi e con un colpo secco entrai completamente. Lei urlò dal dolore e mi tirò un ceffone dicendomi:

-Bastardo!-

Ma questo l’aveva ancora di più fatta arrapare e inizio a massaggiarsela sputandosi sulle mani. Ormai la stavo vedendo come la mia troia e aumentai il ritmo facendola urlare dal piacere. Sentivo che ogni mio colpo le faceva produrre liquidi e sembrava che stessimo scopando dentro a una piscina talmente erano forti i rumori che provocava la penetrazione.

Stavo per venire e per dimostrarmi gentile con lei le chiesi dove voleva.

-In bocca!- esclamò.

Allora passai il mio pene sui suoi liquidi cosi da impregnarlo per bene e aspettai che lei venne a prenderselo.

Iniziò a leccarlo tutto, prima l’asta e poi la cappella godendosi il suo sapore e fini per farmi venire a colpi di bocca fino ad ingoiare ancora il mio seme.

Ma questa volta non l’avevo obbligata e sembrava che non le bastasse mai.

Ci fermammo completamente esausti e mi rilassai con un massaggio fino ad addormentarci.

Dopo un ora lei si alzò per andare in bagno e dopo pochi minuti tornò.

Facendo finta di dormire sentii che stava iniziando a massaggiarmi il pene che dopo pochi istanti tornò duro. A quella vista non resistette e salì a cavalcioni infilandoselo completamente. Si muoveva come se fosse in trans e allora la presi dai fianchi e iniziai a spingerla con foga.

-Morivo di voglia ma non volevo svegliare te-

-vorrà dire che tra un po mi farai un regalino- le risposi divertito.

-Tutto per te-

Mentre la scopavo lei si massaggiava le mammelle sputandosi addosso per inumidirle e forse raffreddare i capezzoli che stava torturando. Era una scena splendida: il suo seno e la sua pancia rotonda sudata che ballavano sotto i colpi che le infierivo. Raggiunsi ancora l’orgasmo ma questa volta dentro di lei. Si alzo per pulirsi mentre il mio sperma le colava lungo le gambe. Tornata mi chiese:

-Qual’è regalo che vuoi?-

-Voglio essere il primo per te-

-Per cosa? Non vorrai mica…-

-Si voglio il tuo culo, ti voglio possedere-

-Ma farà male? Aspetta prendo vasellina che uso per peretta.-

Prese la crema dal cassetto più basso del comò cosi facendo mi mostrò tutto il suo culone e quella vista mi fece tornare subito il fallo sull’attenti.

Si mise a pecorina sul letto fradicio di noi e iniziai a spalmarle la vasellina introducendo lentamente prima un dito, poi due.

Aggiungevo crema sulle mani e le baciavo le natiche mentre lei stava venendo a ripetizione bagnandosi e sgocciolando copiosamente. Nel suo orifizio ero ormai entrato con tre dita e visto che un po di lavoro lo volevo fare con il mio cazzo tolsi la mano e puntai il membro all’ingresso. Iniziai pian piano a sforzare e aggiunsi un po di vasellina fino a quando sentii il suo ano dilatarsi facendomi entrare fino in fondo.

Lei piangeva e gemeva ma al posto di divincolarsi si spingeva verso di me aumentando la penetrazione.

-Si si sono tua troia, puttana, tutto quello che vuoi. Scopami, sei mio re-

Dopo 15 minuti che la montavo sentivo che stavo per inondarle l’ano e così fu.

La riempii come un bignè e pian piano lo tolsi.

Si girò verso di me e mi baciò con un intensità unica dicendomi di amarmi. Avevo soddisfatto tutti i suoi sogni più nascosti e l’avevo resa la mia serva.

I due giorni a seguire furono un susseguirsi di passione ed eros interrotti solo dall’arrivo dei parenti.

Ora lei mi guarda con occhi innamorati e appena posso la faccio sentire donna.

Solo da quel giorno ho iniziato a chiamarla Zia Mira.

 

 

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