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Racconti Erotici Etero

L’amante imberbe

By 26 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

L’ amante imberbe
Erano trascorse due settimane dall’ultimo mio incontro con Tilde, confesso che mi mancava il suo corpo pronto ad ogni sollecitazione amorosa come mi mancavano i suoi freddi occhi magnetici follemente eccitanti perché inespressivi anche nel piacere. La forzata astinenza dovuta a dei futili screzi con il mio compagno, la cui causa ne io ne lui eravamo disposti a riconoscere la nostra parte di torto, faceva si che la voglia di sesso sempre presente in me si era molto acuita.
Quel sabato come sovente succedeva da molti mesi, salii sul furgone di Gianni e questa volta, senza rivolgerci neanche una parola giungemmo a Torino, mi feci lasciare in piazza Carlo Felice di fronte alla stazione di Porta Nuova, lì, seduta su una panchina del giardinetto mi cambiai le scarpe per indossare il paio regalatami da Tilde.
Con quelle ai piedi mi sentii subito un’altra, i tacchi a spillo non solo slanciavano la mia persona ma mettevano in risalto le mie gambe e il mio sedere rendendo più seducente la mia andatura, in questo ero aiutata dalla gonnella ampia e corta, quasi una mini che svolazzando ad ogni mio passo mostrava generosamente le mie cosce.
Notai gli sguardi ammirati degli uomini che incrociavo sorprendendo con la coda degli occhi il voltarsi di parecchi di questi e anche di qualche donna. Ero felice perché avrei fatto all’amore!

Non ero sicura di trovare Tilde a casa. Passando davanti al suo negozio di intimo la vidi attraverso la vetrina e entrai, appresi così che era inutile andare nel suo appartamento perché gli era appena arrivato il suo ciclo.
Vide la mia contrarietà all’idea di trascorrere quasi tre ore in giro per Torino in quel giorno particolarmente afoso, con ai piedi le scarpe dai tacchi alti anche se ormai mi ero abituata. Mi fece uscire sulla soglia per dirmi che se mi sbrigavo potevo ugualmente salire da lei, in casa c’era Rupert che stava per andare in piscina a raggiungere i suoi amici, aggiungendo che il giovane aveva qualcosa da chiedermi.
Il ragazzo sembrò gradevolmente sorpreso di vedermi, si era abituato alle mie visite anche se ultimamente si erano alquanto diradate. Sapeva quello che facevo con sua ‘zia’ da quella volta che lo avevamo coinvolto nei nostri giochi erotici, il suo arrossire nell’aprirmi la porta mi ricordò che era molto giovane anche se non ho mai voluto chiedere la sua età per il timore che conoscendola non avrei più osato guardarlo con gli stessi occhi.
Fu molto gentile e da perfetto cavaliere mi fece accomodare offrendomi da bere, accettai soltanto un bicchiere d’acqua, mentre bevevo gli dissi che se voleva uscire non doveva avere riguardi per me, mi sarei fermata solo il tempo di riprendermi dal caldo, poi nell’andarmene avrei chiuso la porta accostandola. Lui galantemente rispose che non gli importava molto della piscina, aggiungendo che se veramente voleva rinfrescarsi, poteva con il mio permesso, farsi una doccia e aggiunse che se volevo potevo farmela anch’io, magari prima di lui.

Conoscendo la sua timidezza, rimasi sorpresa che osasse farmi una simile proposta, finché capii che stava provandoci timidamente, ricordando quanto mi era piaciuto quella volta decisi che l’avrei assecondato. Per questo risposi che facesse pure, poi mentre varcava la soglia del bagno gli suggerii guardandolo in modo particolare, di non rivestirsi . . . visto il caldo, aggiunsi facendolo arrossire.
Impiegò pochissimo, ritornò con un asciugamano avvolto attorno alle reni, gli sorrisi, poi riconoscendo che anch’io ne avevo bisogno, mi allontanai per andare a rinfrescarmi. Sotto la doccia mi diedi della pervertita riconoscendo che ora avevo voglia di lui, Rupert. Dopo essermi asciugata misi l’accappatoio di Tilde e prima di ritornare in sala calzai nuovamente le scarpe dai tacchi alti.
Gentilmente Rupe (così lo chiama Tilde), osservò arrossendo, che anche con l’accappatoio di spugna avrei avuto caldo, gli risposi che aveva ragione ma che per non farmi sentire in imbarazzo, se me lo levavo, lui doveva togliersi l’asciugamano. Capii che tutti e due avevamo il medesimo desiderio, eseguimmo entrambi, potei ammirare ancora una volta il suo corpo di efebo biondo che sua ‘Tante’ continuava accuratamente a depilare. L’emozione che gli provocava la mia presenza aveva inibito fino a questo momento l’erezione del suo pene che pendeva sui testicoli lisci e glabri che mi ricordavano quelli della statua del Davide di Michelangelo.
Farfugliò che ero bella. ‘trovi?’ chiesi camminando languidamente davanti a lui ancheggiando leggermente a causa dei miei tacchi, poi gli indicai la mia patatina ombreggiata da una peluria che non essendo stata depilata da qualche tempo aveva ormai raggiunto la lunghezza di quasi 1cm e gli chiesi il favore di rasarmela, poi senza aspettare mi diressi verso il bagno esibendo in modo indecente l’ondeggiamento del mio fondoschiena che, a detta di alcuni, sarebbe alquanto bello.

Sapevo dove Tilde riponeva il necessario per la rasatura, misi un piede nella vasca dopo essermi tolto la scarpa e feci uscire un po di schiuma da barba sulle dita che poi spalmai attorno alla mia passerina, quindi misi in mano al ragazzo il rasoio usa e getta. Fu delicato come lo era sua ‘Tante’, il suo turbamento mi eccitò moltissimo, tanto che temendo che l’afrore della mia passera che aveva cominciato a stillare la sua eccitazione spaventasse il ragazzo, gli tolsi di mano il rasoio e terminai l’operazione sotto il suo sguardo. Con gioia vidi che il suo pene durante la mia rasatura si animava e lentamente si tendeva fino a rivelarsi in tutta la sua lunghezza.
Con il getto della doccia eliminai ogni traccia di sapone, mi asciugai, rimisi la scarpa e mi raddrizzai, fu a questo punto che Rupe fece una cosa che non mi aspettavo, si chinò posando la bocca all’inizio della mia anca, spostandola verso il mio ventre fino a raggiungere l’inizio della piega inguinale.
‘Oh Frau Lisa . . . Frau Lisa . . .’ Diceva con voce roca.
Speravo che la sua bocca scendesse ulteriormente verso il mio sesso che non aspettava altro, ma lui si alzò, il suo sguardo quasi disperato mi fece compassione. Presi la sua testa fra le mie mani e lo baciai ed era come baciare una ragazza tanto la sua bocca era fresca.
‘ Voglio che me la baci . . . lo capisci Rupe?’
‘ Cosa?’ Cielo com’era ingenuo!
‘ La mia passera, la mia fica, voglio che me la lecchi. Lo farai?’

Non aveva mai voluto farlo neanche a sua ‘Tante’, mi guardò a lungo poi come soggiogato annuì abbassando il capo. Mi avviai tirandolo per il pene divenuto duro come un pezzo di legno. Tilde aveva ragione, con quei tacchi non ero più una donna ma una femmina vogliosa di cazzo, del cazzo che ora tenevo in mano. Arrivati in sala Rupe mi fece segno di seguirlo e imboccò il corridoio. Visto da dietro con quella schiena armoniosa, quel vitino, quel culo rotondo, sembrava davvero una ragazza. Mi condusse nella sua cameretta, vidi appena le foto alle pareti, foto di montagna, Rupe che giocava a tennis, Rupe che giocava a pallavolo ecc . . .
La stanza era ordinata, pulita e semplice, un letto singolo, due sedie, un piccolo armadio, una libreria, uno scaffale a muro con dei libri di testo italiani, dei romanzi, alcuni italiani, altri tedeschi, insomma, una stanza quasi monacale.
Ordinai al ragazzo di stendersi, ubbidì soggiogato dalla mia nudità, notai il suo lieve tremore quando mi chinai sulla sua bocca, si, chiudendo gli occhi era come baciare una ragazza, come una ragazza socchiuse le labbra quando iniziai leccarle, mosse appena la lingua contro la mia ma appena la spinsi me l’aspirò dolcemente, le mie mani percorsero il suo petto liscio ma muscoloso, il suo ventre, sospirò nella mia bocca sentendo che accarezzavo il suo pene, duro e per niente piccolo vista la sua età (già, ma quale era la sua età?), poi le sue cosce, l’interno di esse liscio e quasi vellutato, ritornando poi al pene, lo brandii scoprendone il glande, ne feci scorrere la pelle poi stringendolo nella mano sollevai il viso . . .

I suoi occhi erano chiusi, le labbra luccicanti della mia saliva lasciavano uscire il fiato della sua emozione, sentivo addosso una libidine straordinaria, non so cosa avrei voluto fargli, spostai la bocca sul suo petto come avrei fatto se fosse stata davvero una ragazza, il bottoncino che presi fra le labbra era piccolo ma delizioso, ebbi la gioia di sentirlo tendersi appena lo picchiettai con la punta della lingua, i sospiri che emise mi fecero capire che i suoi capezzoli erano sensibili proprio come quelli di una ragazza.
‘Ohhh frau Lisa . . . frau Lisa . . . . Ripeteva fra i sospiri.
Bagnai di saliva il suo petto, succhiai dolcemente prima uno poi l’altro capezzolo, sentivo il suo cazzo pulsare nella mia mano, smisi di farne scorrere la pelle ma lo strinsi, ed era duro, duroooo ! ! !
Esplorai con la bocca il suo ventre lasciando una scia di saliva, poi ricordando le sensazioni che mi aveva fatto provare prima, la mia bocca si spostò su una delle sue anche e scese lentamente leccando la piega dell’inguine, con un forte sospiro il ragazzo sollevò il bacino in una muta offerta della sua virilità.
Non resistetti oltre e calai la bocca sul suo pene, la calai fino a prenderlo tutto, la feci risalire, la calai nuovamente, lo succhiai dolcemente, una sensazione bellissima! Più bella dell’altra volta, ma allora vi era Tilde che ci osservava mentre ora il ragazzo era solo mio e potevo dedicarmi interamente a lui.
Mi venne in mente che avevo in bocca il cazzo più giovane che avessi mai avuto la gioia di prendere e volevo averlo tutto per me e goderne, goderne a sazietà.

Ad un certo punto la mano che accompagnava i movimenti del mio capo scese lungo il mio corpo e afferrandomi dietro le cosce mi attirò contro il letto. Senza bisogno che me lo dicesse e senza smettere di muovere la bocca sul giovane pene sollevai una gamba posando il ginocchio oltre il corpo del ragazzo, il difficile fu salire con l’altro ginocchio. Mi aiutò Rupe rivelando una forza che non sospettavo e stesa a cavallo sopra di lui arretrai finché sentii il suo alito riscaldare la mia fichetta, mi fermai, sapevo che per lui era la prima volta che avrebbe baciato il sesso ad una donna e non volevo precipitare le cose, dargli il tempo di abituarsi all’odore particolare di femmina in calore che fino ad ora gli aveva impedito anche solo di provare. Ma ero eccitata, terribilmente eccitata!
‘ Dai fammi sentire la tua lingua, leccamela Rupe, leccamela!’ imploravo dentro di me, sentivo le sue mani accarezzare le mie cosce, palpare il mio culo, ma era terribile quanto desiderassi la sua lingua, sfogavo la mia libidine cercando di procurare il massimo piacere al ragazzo per indurlo a rompere gli indugi che ancora lo frenavano, ingoiando con passione, anche con amore quel giovane cazzo, la saliva colando lungo l’asta bagnava le mie dita che ne tendevano la pelle così da renderlo maggiormente sensibile alle carezze della mia bocca.
Fui ricompensata dalla gioia che provai sentendo le mani sul mio culo spingerlo in basso poi la sua lingua . . .
‘Ohh si . . . siiiiii ! ! !’ Gorgogliai sul membro che ripresi a succhiare con voluttà infinita.

Sentii la sua lingua muoversi timidamente con lunghe esitazioni nella valle del mio sesso separando le labbra intime che sentivo pulsare, ma era troppo poco per soddisfare la mia libidine, allora presi a muovere il bacino avanti e indietro schiacciando la fica sulla sua bocca, arrivando a farvi entrare il suo naso, poi non appena percepii sul clitoride la pressione della sua lingua mi fermai cercandone il contatto con piccoli scatti, poi sollevando appena la bocca esclamai:
‘ Si . . . si Rupe . . . si . . . lì . . . li . . . liiiiiii ! ! ! Ohhh così . . . così . . .’
Poi fu soltanto piacere, piacere puro, me lo succhiò, me lo leccò me lo mordicchiò mentre io strofinando i seni sopra il suo ventre ingoiavo con ingordigia il suo meraviglioso cazzo.
Non volevo venire, non ancora, ma era tanta la mia voglia che quando sentii arrivare l’orgasmo volli sollevarmi per non spaventare il ragazzo con l’emissione dei miei liquidi sempre copiosi durante il piacere, ma lui mi tenne ferma plasmando il mio culo mentre con giovanile entusiasmo baciava la mia fica come avrebbe baciato la mia bocca.
Nessuna donna avrebbe potuto resistere alle sollecitazioni di quella bocca e
venni muovendomi convulsamente cercando maggiormente il contatto della lingua che sentivo danzare sul mio clitoride e quando me lo prese fra le labbra succhiandolo famelicamente, i miei gemiti furono soffocati dal cazzo sul quale la mia bocca continuava ad andare, lo succhiai menandolo con la mano scivolosa di saliva che precedeva la mia bocca, gustai prima il sapore delle goccioline che uscendo impregnarono la mia lingua poi ebbi la gioia di sentire il corpo del ragazzo tendersi, inarcarsi sollevandomi, i getti del suo piacere che invasero la mia bocca mi fecero rallentare.

Tolsi la mano, lasciando solo la mia bocca muoversi lentamente sull’estremità del membro sobbalzante, il mio amorevole succhiare completò l’orgasmo del mio giovane amante che malgrado la sua inesperienza fu dolce come nessun altro continuando a baciarmi devotamente la vulva ancora fremente negli ultimi suoi spasimi mentre io dopo aver trangugiato lo sperma che empiva la mia bocca ne ripulii amorosamente i residui cercandone il sapore fin sopra i suoi testicoli.
Rupert mi fece posto quando mi strinsi accanto a lui, le sue labbra, tutto attorno ad esse e persino il suo naso erano bagnati e odoravano del mio orgasmo. La bocca che baciai aveva il mio sapore, lo cercai tuffandovi la lingua ancora pregna del piacere del ragazzo. leccai il suo viso come fossi un cagnolino.
‘Grazie Rupert’ Dissi deponendo ancora dei piccoli baci attorno alla sua bocca.
‘Perché?’
‘Per averlo fatto.’
‘Se vuoi lo faccio ancora.’ Oh com’era caro!
Lo presi per mano il e insieme andammo in bagno, anche se riottoso lo feci chinare sopra il lavandino e gli lavai la faccia come avrei fatto con un bambino, gli dissi anche di sciacquarsi la bocca ma si rifiutò di farlo. Come un vero gentiluomo si voltò mentre accovacciata sul bid&egrave mi detergevo fra le cosce, rimase voltato anche mentre mi asciugavo; quando ebbi terminato mi girava ancora le spalle ed era così bello che lo abbracciai da dietro.

Con i tacchi alti superavo la statura di Rupert di quasi metà della mia testa, gli feci sentire i seni contro la parte superiore della sua schiena sposando con il basso del mio ventre la rotondità del suo sedere. Oh mi piaceva quel ragazzo, mi piaceva!
Appoggiando il capo contro la mia spalla lasciò che le mie mani percorressero il suo corpo liscio come quello di una fanciulla, le cosce, il ventre dove malgrado la giovinezza sentivo i muscoli guizzare sotto le mie mani, poi il suo petto dai capezzoli piccoli ma eretti che pizzicai lievemente facendolo fremere, mi chinai sul suo orecchio.
‘Tante Tilde dice che hai qualcosa da chiedermi, fallo ora!’
Avevo preso in bocca un suo lobo, lo succhiai mordicchiandolo, Rupert sospirò fortemente poi:
‘Fra una settimana . . . insieme a Tante ritorno a Reutlingen . . . non so se ritornerò . . . volevo chiederle . . .’ Il caro ragazzo mi dava ancora del ‘lei’, siccome esitava completai:
‘ Di fare all’amore con te?’
‘ Si . . .’
Una delle mie mani scese al suo ventre, come speravo il suo cazzo era di nuovo duro, fu accarezzandolo lentamente che chiesi:
‘ Lo abbiamo appena fatto, non ti basta?’
‘ Non così. . .vorrei . . .’ Sapevo quello che voleva, ne feci scorrere lentamente la pelle . . .
‘ . . . adesso vorresti scopare?’ Ero perfida nella mia franchezza lo so, mi sollevai sulla punta dei piedi per strofinare l’incavo del mio ventre contro il suo culo.

‘ La prego Frau Lisa’ Sospirò il ragazzo protendendo il sedere nel vano tentativo di sentire il mio sesso.
‘ Allora ti piace?’
‘ Cosa?’
‘ La mia passera’
‘ Si, se vuole la bacerò ancora . . .’ Era talmente caro che non potevo e neanche volevo sottrarmi, tanto più che la mia voglia si era rinnovata molto prima di quella del ragazzo.
Questa volta fui io a precederlo consapevole dell’effetto che dovevo fare al mio giovane amante, gettando un’occhiata sopra la mia spalla sorpresi il suo sguardo fisso sull’alto delle mie cosce e sul culo che il mio incedere faceva muovere in modo che sapevo irresistibile per gli uomini e Rupe era un uomo, lo testimoniava il cazzo teso che nel camminare oscillava appena, tanto era duro.
Giunta davanti alla camera che sapevo essere di Tilde aprii la porta e entrai.
‘ Questa &egrave la camera di ‘Tante’. . .’ Osservò lui quasi spaventato
Ormai ero ai piedi del letto, lo specchio dell’armadio rifletteva la mia immagine impudica, anche Rupe vi apparve riflesso quando si trovò al mio fianco.
‘ E’ qui che ‘Tante’ ti porta per fare all’amore?’
‘ Si ma . . .’ Lo interruppi subito.
‘ Sei bello Rupe lo sai?’
‘Anche tu sei bella Frau Lisa.’ Finalmente mi aveva dato del ‘tu’.

Mi voltai verso di lui, osò portare le mani sulle mie anche, si accorse del mio inginocchiarmi quando senza che muovesse le mani le sentì risalire lungo i miei fianchi, il mio petto . . .
‘ Frau Lisa!’ Aveva capito e ne era quasi spaventato.
‘ Non vuoi?’
‘ Oh si . . . si . . .’
Spinsi una mano fra le cosce che lui subito dischiuse mentre l’altra dietro il suo sedere ne strinse una pagnottella per tenerlo fermo e avvicinato il viso, picchiettai di sotto in su l’estremità del giovane cazzo facendolo rimbalzare contro le mie labbra, il mio naso. Il ragazzo appoggiate entrambe le mani allo specchio dell’armadio aveva chinato il capo per guardare quella che rispettosamente chiamava ancora ‘Frau Lisa’ lambire per tutta la lunghezza il suo cazzo. Si, perché avevo preso a leccarlo placcandolo contro il suo ventre, percorrendone l’asta dai testicoli fin sotto la cappella dove picchiettavo velocemente la parte che sapevo sensibile.
E lo guardavo, lo guardavo negli occhi per godere delle sue reazioni alle mie carezze, ebbi la soddisfazione di vedere l’alterazione del suo viso, le sue labbra socchiudersi lasciando sfuggire lunghi sospiri, poi una gocciolina scese sulla mia lingua, un’altra ancora. . . Allora sollevandomi leggermente lo imboccai facendolo scomparire nella mia bocca, arretrai il capo lasciandolo fuoriuscire ma non completamente, il mio viso avanzò, si ritrasse, avanzò ancora . . . Tenevo le labbra morbide mentre scivolavano sulla sua stupenda asta, e lo guardavo non staccando gli occhi dai suoi, volevo che vedesse come ‘Frau Lisa’ lo sbocchinava, come faceva andare le labbra lungo il suo cazzo!

Mi fermai, la mano che stringeva la sua natica si allentò appena sentii che cercava di muovere le reni, lasciai che li muovesse liberamente, lo fece prima timidamente poi la lussuria che aveva invaso il suo corpo lo fece osare, una sua mano si posò sul mio capo e tenendolo fermo prese a far andare più rapidamente il membro nella mia bocca mimando il coito.
Era bellissimo sentire quel cazzo andare e venire fra le labbra che tenevo morbide, di tanto in tanto fermavo il suo scoparmi la bocca per succhiarlo amorosamente aiutandomi con la lingua per accarezzarlo premendolo al mio palato, una sensazione mai provata prima, era come fare all’amore con un essere androgino, maschio e femmina allo stesso tempo, maschio per il membro duro che rilasciava sulla mia lingua il sapore della sua eccitazione, ma femmina per la dolcezza che trovavo fra le sue cosce che la mia mano non cessava di accarezzare spingendola fino al solco delle sue natiche a titillare il suo buchino. . . .
‘ Frau Lisa . . . Frau Lisaaaa . . . ohhhh . . .’
No, non spinsi il dito in quel culo così simile a quello di una fanciulla, per qualche forma di pudore, ne ero fortemente tentata, non lo feci perché dalle parole e dai suoi sospiri estasiati avevo capito che sarebbe venuto nuovamente nella mia bocca, non volevo, lo volevo dentro di me quel cazzo. Mi alzai in piedi beandomi dell’espressione alterata del bel viso, mi allungai sul letto attirandolo accanto a me, fu accarezzando dolcemente le sue guance deliziosamente imporporate che lanciai il mio invito:
‘ Adesso fammi quello che vuoi, voglio che ti ricordi di Frau Lisa!’

Stavo ancora accarezzando il suo viso quando si chinò sulla mia bocca, il suo bacio fu dolcissimo e delicato come delicate erano le mani che esploravano il mio petto, plasmavano i miei seni senza schiacciarli, delicate le dita che giocavano con i miei capezzoli. Con meraviglia mi accorsi che baciava come baciava sua ‘zia’, a bocca aperta, muovendo la lingua attorno alle mie labbra, catturandole fra le sue per suggerle dolcemente.
Chiudendo gli occhi l’illusione era perfetta, dovetti allungare le mani al suo ventre per ricordarmi che era un maschio che mi faceva sospirare, ringraziai mentalmente la mia amica per avergli insegnato come si ama una donna e Rupert aveva imparato talmente bene che dovetti solo chiudere gli occhi e lasciarmi cullare.
Gustai lo scivolare della sua bocca lungo il mio collo, accarezzai il suo capo tendendo il busto quando questa si aprì su di un mio capezzolo, presi a sospirare e quando passò all’altro capezzolo avrei voluto dirgli che era stupendo come le sue labbra accarezzavano il mio bottoncino teso e duro senza succhiarlo, muovendole semplicemente. Il suo flagellarlo con piccoli colpi della sua lingua era irresistibile, mi stavo bagnando copiosamente, sentivo il calore del mio liquido colare fra le mie natiche, avrei voluto dirgli che continuando mi avrebbe fatto venire tanto era dolce il suo fare . . .
Sollevai alto il ventre, lui portò una mano fra le mie cosce passando le dita nella valle grondante della mia vulva, sentendo a che punto era la mia eccitazione sollevò a me il viso interrogandomi con gli occhi.
‘ Adesso Rupe . . . adesso!’

Appena si fu spostato fra le mie gambe, sollevai le ginocchia e spalancate le cosce poggiai i piedi contro il mio sedere poi afferrai con impazienza il suo pene e ne passai la cappella lungo la ferita del mio sesso, poi bagnata dei miei succhi la strofinai quasi brutalmente sul mio clitoride sussultando per il piacere che arrivava quasi all’orgasmo.
L’orgasmo giunse inaspettato appena Rupe spinse il suo cazzo nel mio ventre e fu un orgasmo talmente violento che gli spasimi che stringevano la mia vagina serrarono il giovane pene impedendone il movimento
Appena mi fui rilassata sufficientemente il ragazzo si allungò sopra di me senza però pesare con il suo corpo sopra mio, ma tenendolo sollevato con la forza delle braccia tese ai due lati del mio capo mosse le reni scorrendo col suo cazzo in una vagina talmente dilatata e scivolosa che ne risultò una soave carezza che mi fece chiudere gli occhi e ondeggiare il bacino che avevo sollevato.
Oh fu bellissimo assaporare la dura presenza che muovendosi empiva la mia vagina fu stupendo riaprendo gli occhi vedere con quanta tenerezza il suo sguardo seguiva l’evolversi del mio piacere, perché avevo ripreso a godere senza vergognarmi di far udire i miei lamenti.
Si, perché Rupe era diverso dagli uomini ai quali mi ero concessa fino a quel momento, nel penetrarmi la sua espressione era dolce, non vi era quella smorfia di tronfia soddisfazione che hanno gli uomini quando posseggono una donna, non mi fece udire nessuna delle parole che tanto danno fastidio a noi donne, tipo: ‘Ti piace eh troia?’ o cose del genere. Nel suo sguardo vi era tenerezza e anche amore, anche lui sospirava il suo piacere e si muoveva in modo divino facendomi sentire il suo pene per tutta la sua lunghezza.

Non mi scopava, mi amava! I suoi occhi esprimevano amore, mi amava con lo sguardo, con il cazzo amava la mia fica, la mia vagina, con la bocca amava la mia bocca quando si posava su di essa baciandola, la sua lingua amava i miei seni che lambiva rantolando su di essi, le sue labbra amavano i miei capezzoli mentre ne faceva il giro, anche la sua lingua li amava picchiettandoli e facendoli vibrare.
Era bellissimo! Godevo con tutta me stessa, il mio rammarico era che tutto questo sarebbe finito ma come arrestare il piacere quando sale in modo così prepotente? Rupert fu stupendo, seppe tenermi a lungo sull’orlo dell’orgasmo e anche lui era agli stremi perché aveva rallentato il suo scorrere, capii che non potevamo rimanere in questa sorta di stato di grazia senza uscire di testa, all’improvviso lo supplicai:
‘ Ohhh Rupe . . . fai forte, forte . . . sbattimi Rupe . . . godi . . . riempimi! Voglio tutto dentro . . . riempimi Rupe . . . oh dai . . . dai . . . daiiiii! ! !’
Non sono parole che si dicono ad un ragazzo ma ad uomo vero, io le pronunciai perché Rupe lo era da come mi amava, si fermò, le sue mani scesero sotto il mio sedere e mettendosi in ginocchio mi sollevò facendo strisciare le mie spalle e il mio capo sul letto poi . . .
Non pensavo avrebbe osato insinuare le mani nei miei glutei ma lo fece, il solco bagnato delle secrezioni del mio sesso lasciò scivolare le sue dita, le sentii soffermarsi sul mio orifizio ma non lo violò come avrei voluto ma prese a penetrarmi con colpi bruschi, quasi brutali, ma la brutalità era nel suo cazzo, nel suo aprirmi la fica, nel suo sprofondare nella mia vagina, non nel suo sguardo il cui desiderio non ne cancellava la dolcezza.

Ogni suo colpo strappava in me un grido di gioioso piacere, di godimento genuino, anche Rupert esprimeva liberamente il suo piacere rispondendo alle mie incitazioni con parole d’amore per me dolcissime anche se non ne capivo appieno il significato:
‘ Ohhh liebchen Lisa . . . oh liebe . . . liebe . . . liebe . . .’
Poi furono sensazioni sublimi che assaporammo insieme mentre salivamo gli ultimo gradini del piacere, venni qualche istanti prima di lui, un godimento che mi fece uscire dalla realtà per pochi attimi. Questa volta gli spasimi della mia vagina non fermarono il giovane pene ma il dolore che mi procurò il suo forzarmi prolungò il mio godimento così che godevo ancora quando il ragazzo piantandosi in fondo alla mia vagina irrorò il mio utero coi getti ripetuti del suo orgasmo.
‘ Oh liebchen . . . liebchen . . . ich liebe dich . . . ich liebe dich . . . . oh liebe!!!’
Il suo viso arrossato non riuscìva ad alterare la dolcezza del suo sguardo, solo allora si distese su di me coprendomi col suo corpo e mentre baciavo la sua bocca, le mie mani percorrevano la sua schiena, il suo culo di ragazza che nei residui spasimi dell’orgasmo si contraeva e si rilassava.
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Mezz’ora dopo facevo il mio ingresso nella boutique di Tilde, bastò la mia espressione raggiante a far capire alla mia amica quello che era successo.
‘ Veramente non riporterai Rupe a Torino?’ Chiesi con un accento di tristezza.
‘ Vedremo, intanto goditi anche tu la tua vacanza’ Rispose accomiatandomi con un bacio.

Cosa ne pensate? Siate indulgenti tenendo presente che in questa vicenda sono stata coinvolta emotivamente oltre che fisicamente.

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