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Racconti Erotici Etero

Laura & Co.

By 2 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Premessa.
Mi trovo a Lisbona.
Dopo alcuni appuntamenti di lavoro mi ritrovo in un elegante bar del centro a bere un po’ di Porto.
Fa caldo e indosso una camicetta nera chiusa da una zip e una gonna verde un po’ attillata appena sopra il ginocchio. Sono seduta al bancone e forse ho già bevuto qualche bicchiere di troppo quando…

Questo mi dico &egrave l’ultimo e poi basta.
Non mi posso mica ubriacare con questo vinello.
Ne ordino un altro e il ragazzo del bancone mi risponde con un sorriso e con un gesto del capo lascia intendere che me lo porterà quanto prima .
Apro la borsetta e prendo la scatola dei “Panatela”,dicono che sono i sigari delle donne e in effetti non sono male, lunghi e sottili, ma con un buon corpo.
Cerco l’accendino che come al solito sarà in fondo, quando davanti ai miei occhi compare dal nulla una fiammella.
Accendo e mi giro. E’ un bell’uomo quello che mi ha fatto accendere e lo ringrazio in inglese.
Lui sorride. Mi chiedo “ma come si dirà grazie in portoghese”. Ma certo come in spagnolo, in fondo sono quasi uguali.
“Gracias.” Ovviamente.
“De nada.” mi risponde.
Solo che ora che dico, il mio spagnolo &egrave quasi finito.
Mi arriva il Porto e gli chiedo in inglese, se ne vuole uno anche lui.
Lui sorride di nuovo, mi sembra quasi un dialogo fra scemi, però il barista &egrave furbo e traduce per me, ed &egrave ora lui a ringraziarmi.
“Gracias, con muy gusto”
“De nada.” rispondo convinta e quasi felice.
Cerco di spiegarmi in uno spagnolo appena accampato e quanto meno improbabile, sono un incrocio fra Totò e “Io Tarzan tu Jane”, però mi piace stare con lui.
Quando i bicchieri si svuotano dice qualcosa al barista che arriva con due nuovi bicchieri pieni di un vino ambrato.
Lo annuso, ha lo stesso odore di quello di prima, solo notevolmente più buono e migliore al palato, si vede che ho incontrato un intenditore.
Andiamo avanti così, fra un dialogo che non decolla e l’assaggio di diversi Porto, fino a quando non dico basta sul serio ,ma &egrave tardi ,ho bevuto troppo e il cervello sembra funzionare alla moviola.
Non mi accorgo quasi che ha pagato il conto, poi da gran cavaliere mi offre il braccio e usciamo dal bar.
Iniziamo a camminare passando in vie sempre più strette fino a che non arriviamo in un vicolo chiuso. Quasi mi spinge dentro un portone aperto e mi bacia languidamente.

Che giornata assurda, tanto vale finirla in bellezza e bersi qualche buon bicchiere di Porto, almeno qui sarà buono visto che lo fanno in questo strano paese.
Mi hanno anche regalato dei cigarillos da donna, a me che amo i cubani vecchia scuola, forti e senza aromi strani, confezionati solamente con tabacco puro.
Però non ho altro e prendo il pacchetto.
Non faccio in tempo a metterne uno che qualcuno mi offre del fuoco, almeno sono gentili oltre che strani mi dico stupita.
Dico grazie senza guardarlo, poi però mi giro, &egrave un bel tipo, sembra quasi uscito da un film con il grande Bogart, il maschio latino nella sua essenza più pura, anche se a Milano gli darebbero del terrone, qui ci sta bene.
Non sa una parola d’inglese, ne io so il portoghese o lo spagnolo.
Però mi affascina, magari sarà il vino, ma non riesco a toglierli gli occhi di dosso.
Gli offro un bicchiere, vediamo che succede, magari qualcosa di buono.
Iniziamo a bere, lui ordina Porto diversi, sembrerà anche lo stereotipo del meridionale anni ’50 ,ma di questo se ne intende, ma debbo ammettere che sono uno meglio dell’altro.
Finisce che non sto quasi in piedi, lui paga e usciamo.
Più che camminare mi appendo al suo braccio e mi faccio portare, non so neanche dove stiamo andando in quel labirinto di vicoli che mi sembrano tutti uguali.
Finiamo in un portone di un palazzo in rovina, mi spinge contro il muro e mi ficca la lingua in bocca.

Il suo bacio &egrave dolce come il vino che abbiamo bevuto insieme, ma con la forza di un cognac.
Mi stringo a lui mettendogli una mano fra i capelli neri e setosi.
Quando sento il suo alito sul collo mi sciolgo come un gelato al sole, non m’accorgo quasi che mi ha tirato giù la zip della camicetta e mi sta toccando il seno.
Ha delle mani morbide e lisce che fanno scivolare il alto il reggiseno per giocare coi capezzoli già turgidi al solo pensiero d’esser sfiorati.
Mi sto bagnando come una fontana, ma perch&egrave non scende li dove voglio io, così &egrave una dolce tortura.
Sembra che mi legga nel pensiero quando le sue mani afferrano i lembi della gonna per tirarla su.
Mi sposto un pò dal muro per facilitargli la cosa, ma mi ritrovo con le gambe ancora più dentro le sue e finisco con lo strusciarmi sul suo pacco.
Lo sento vivo e l’immagino subito ben fornito ,ma senza esagerazioni, un qualcosa che sappia soddisfare la voglia che ho di lui dandomi solo piacere.
Quel piacere che adesso mi danno le sue dita sul mio perizoma zuppo, dev’essere diventato trasparente coi miei umori, peccato che non lo possa vedere.
Lo prego di farmi sua, ma lui non mi può capire.
Vorrei allungare le mani, ma &egrave troppo piacevole il suo toccarmi, il sentire le dita che una dopo l’altra mi sfiorano i petali del mio sesso, aprendoli sempre di più.
Gli prendo la testa con le mani e la porto davanti alla mia, gli dico ‘ora’ e finalmente capisce.
Si slaccia i pantaloni e si sfila i boxer liberando un bellissimo palo di carne.
E’ duro, eretto ,pronto solo per me e per la mia voglia.
Mi sposta di lato il perizoma e mi solleva, quando scendo quella che sembra una prugna o almeno ha quella grandezza, mi preme all’apertura della porta del sesso.
Poi finalmente entra.
Trattengo a stento un urlo liberatorio quando lo sento scivolare fino in fondo.
L’orgasmo arriva subito, lui si ferma per farmelo gustare, certo che &egrave un gran signore dell’amore.
Lo bacio e lui capisce che può riprendere con quei movimenti che tanto ci fanno godere.
Non so quanto rimaniamo così, a me sembra un’eternità, peccato che come tutte le belle cose debba finire.
Lui s’irrigidisce e mi stringo ancora di più a lui, poi un fiotto caldo fa capolinea dentro di me.
E’ solo un assaggio.
Mi riempie col suo orgasmo che si unisce al mio nel più divino dei cocktail.
Lentamente scendiamo a terra, abbracciati come due fidanzatini.

L’alito gli puzza di vino, ma non &egrave che il mio deve sapere di rose.
Mi apre la bocca con la sua e mi ficca la lingua in gola.
Serro le labbra e inizio a succhiargliela, come se avessi un cazzo in bocca e volessi fare un pompino.
Lui si eccita, mi apre la camicia e mette una mano sul seno.
Una morsa.
Lo stringe fino a farmi male, ma quel capezzolo duro tradisce il mio piacere.
Mi guarda e sorride come a dirmi stasera ho trovato una da scopare.
E la mia risposta non può essere che.. vediamo che sai fare.
Dice cose che non capisco, ma chi se ne frega, ora voglio solo sesso..
Mi alza la gonna fino alla vita, prende i bordi del perizoma e lo strappa via buttandolo a terra.
Non faccio in tempo a dire una parola che ho le sue dita dentro la fica.
E’ violento, ma piacevole allo stesso tempo, mi masturba con forza e subito mi bagno.
Allungo una mano e gli apro i pantaloni, poi abbasso i boxer.
Esce fuori un bel cazzo già bello duro che stringo fino a farlo gemere.
Solo allora inizio a menarglielo forte, sentendolo gonfiare ancora di più fra le mie dita.
Lo vogliamo entrambi, non c’&egrave bisogno di dire nulla.
Mi spinge contro il muro e mi solleva a gambe aperte.
Poi me lo sbatte dentro.
Entra tutto con un colpo solo, mi attacco alla sua bocca per non urlare.
Non so neanche come riesca a tenermi in quella posizione, ma mi sta scopando come un indemoniato.
Il cazzo entra rapido ed esce sempre più coperto del mio piacere.
Mi stringo a lui più per paura di cadere che per altro e poi così sento meglio il suo cazzo che mi sbatte dentro e le palle che finisco sul mio buchetto.
Mi sento una cagna in calore, vorrei non smettesse mai e lo istigo a darci senza pietà.
Alla fine viene e io con lui.
Mi riempie la fica di sperma che inizia a colarmi sulle cosce.
Cola insieme al mio orgasmo e non posso certo perdere questo piacere.

Respiriamo a fatica, col fiato corto ma tanta voglia di continuare.
Come ho un po’ di forze mi alzo e mi pulisco con un fazzolettino di carta.
Me ne chiede uno anche lui, ma ho in mente ben altro.
Mi allungo su di lui per baciarlo, gli apro la camicia e con la lingua inizio a segnare una linea che scende verso il basso fino ad arrivare a lui, lo scettro.
Inizio a baciarlo, ha un gusto unico, di piacere allo stato puro, i nostri orgasmi sono li, pronti ad essere assaporati. Lo pulisco con calma, sentendolo rinascere fra le mie labbra, fino a che non torna come prima, anzi forse più grande e possente.
Lui non dice niente, si lascia sfuggire alcuni gemiti di piacere che sono musica per le mie orecchie.
Poi si alza per abbassarsi dietro di me.
Mi mette le mani sulle natiche e inizia a massaggiarle con dolcezza, disegnando cerchi sempre più piccoli man mano che si avvicina la mio buchetto.
Quando lo sfiora ho un sussulto, allora abbassa la testa per baciarlo, anche se &egrave solo un soffice tocco con le labbra, mi manda in estasi e mi lascio andare.
Ma non &egrave come penso, almeno non subito.
Prende a strusciarlo contro le mie labbra intime che subito si aprono di nuovo ricoprendolo di umori.
Quando lo sposta verso l’apertura proibita non riesco a negargliela tanto me ne ha fatto venire la voglia.
Mi prende a piccoli colpi, non sento nessun dolore ,ma solo un piacere estremo.
Quando &egrave entrato del tutto allungo una mano da sotto e gli accarezzo i testicoli.
Lui non si muove godendo a lungo delle mie dita che ora sfiorano ora stringono i suoi genitali.
Sono io che inizio a spingere piano, e lui mi viene dietro.
I muscoli anali sono completamente rilassati, quello splendido pezzo di carne entra ed esce senza fatica facendoci godere.
Posso quasi sentire le sue vene che pompano il sangue verso quel fungo che sta all’estremità del suo pene.
Solo alla fine mi afferra con forza i fianchi per spingere le ultime ondate di piacere.
Mi viene dentro riempendomi più di prima e rimaniamo fermi così, ancorati l’un l’altro nel nostro orgasmo.
Quando si muove lo fa per prendere dalla mia borsa i fazzolettini di carta coi quali ci puliamo prima di uscire da quella improvvisata alcova.
Mi accompagna fino a un taxi dove entro dopo un ultimo appassionato bacio.
Torno in hotel senza sapere neanche il suo nome, ma di certo preferisco il ricordo che avrò sempre di lui.

Ora &egrave lui con le spalle al muro.
M’inginocchio e dopo qualche leccata lo prendo in bocca.
Ha il sapore di lui, ma anche il mio, la mia fica non &egrave stata certo tirchia nel rilasciare umori.
L’afferro per le chiappe e inizio a spompinarlo per bene.
Mentre le labbra lo chiudono in una morsa che scorre per tutto il cazzo, la lingua gira intorno alla cappella con la stessa velocità.
L’unica parola che capisco &egrave puta, di certo non &egrave un complimento, ma non gli si può dare del tutto torto.
Lo sfilo dalla bocca solo per prenderlo in mano e potermi dedicare alle sue palle.
Le prendo in bocca, una alla volta, sono troppo grosse per starci entrambe e le succhio con forza.
Ora non parla più, geme e basta.
Allungo una mano sulla mia fica per raccogliere un po’ di sperma che gli spalmo poi sulle palle.
Il gioco gli piace e lo ripeto più volte.
Alla fine ha di nuovo il cazzo in tiro e abbastanza bagnato per riprendere a scopare.
Mi sposta un poco e si mette dietro.
Sento che mi sputa sul buco del culo, poi me lo mette dentro.
E’ una fucilata, un solo colpo ed &egrave tutto dentro.
Non urlo per orgoglio, ma mi ha veramente aperto come una cozza.
Solo che non &egrave pago di ciò.
Lo tira fuori del tutto per rimetterlo come prima, tutto dentro in una botta sola.
Questa volta mi scappa un gemito di dolore e allora lui ripete la penetrazione.
M’incula così non so quante volte finché non ho il buco largo abbastanza per non sentire più male.
Poi mi afferra per i capelli e inizia a sbattermi con violenza.
E’ un misto di dolore e piacere, ma non gli dico niente, anzi lo sfido a prendermi ancora di più.
Ormai &egrave un toro, ogni volta che entra le palle mi sbattono sulla fica che ha ripreso a colare.
Vorrei muovermi, ma quel cazzo mi impedisce qualsiasi gesto tanto &egrave carico di forza.
Se da una lato vorrei che venisse, dall’altro vorrei continuare a lungo, prenderlo dietro mi &egrave sempre piaciuto, anche se non avevo mai trovato un simile animale da monta.
Inizia a schiaffeggiarmi le chiappe con una mano mentre con l’altra non molla i mie capelli.
Sono sconvolta dal piacere quando mi sborra dentro, un fiume di sborra che sento quasi nel mio stomaco.
Lo sperma mi da un po’ di sollievo rinfrescandomi dentro.
Prima di alzarsi se lo pulisce sul mio culo, poi si riveste e mia abbandona li a terra.
Cerco di darmi una pulita con un fazzoletto, ma di certo non posso togliermi di dosso l’odore del sesso.
Mi rialzo a fatica e cerco di tornare in hotel.
Riesco a trovare un taxi,l’autista mi guarda male, ma mi riporta in albergo dove mi butto subito sotto la doccia.
Mi sento sporca dentro, però mi &egrave piaciuto, questo non potrò mai negarlo.

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